Nel centrosinistra sardo gli strateghi del voto di febbraio (una batosta epocale, 113.386 mila voti di distanza dal vincitore: segnatevi questo numero) hanno deciso: “È tempo di un sindaco donna!”. Quali siano le basi di questa decisione, nessuno lo sa. In più, si spaccia per innovativa una candidatura che Cagliari ebbe già vent’anni fa. Ricordate Rita Carboni Boy contrapposta a Mariano Delogu nel 1998? Io sì, molto bene. Quindi, qual è la novità?
Nessuna. Anzi, ora siamo davanti ad un deciso passo indietro. Perché Rita Carboni Boy era una donna che aveva dalla sua una straordinaria competenza e una grande forza di carattere, una donna che aveva sfidato tutti gli stereotipi in anni in cui realmente le donne dovevano stare in casa a fare la calza. Ma lei invece aveva studiato negli Stati Uniti, era diventata avvocato, aveva intrapreso una carriera da imprenditrice agricola (straordinaria la sua azienda a Nuragus), e da esponente di una nobile famiglia di Castello anziché appiattirsi su comode posizioni conservatrici, aveva scelto di stare dalla parte dei Democratici, dell’Ulivo e di Romano Prodi.
E infatti nessuno la candidò “in quanto donna” ma perché potatrice di una esperienza professionale e di vita importante, e io sono orgoglioso di averla conosciuta e di aver lavorato per lei in quella campagna elettorale: perché starle vicino era ogni giorno una lezione di parità di genere applicata ad ogni aspetto della quotidianità.
Ora invece mi sembra che le cose stiano diversamente. Gli uomini (gli stessi che avevano deciso che “il grande sindaco Zedda” era pronto a governare la Sardegna: 113.386) buttano nella mischia la candidatura di Francesca Ghirra perché “a Cagliari è tempo di un sindaco donna”. Ma Francesca Ghirra, amministratrice comunale da otto anni (consigliera e presidente della commissione cultura nella prima consiliatura e assessore all’Urbanistica in questa breve seconda) avrà qualche successo da rivendicare o si accontenta di essere candidata dagli uomini del suo partito solamente “in quanto donna”?
Ma questa rischia di essere la solita domanda impertinente destinata restare senza risposta.
C’è puzza di giochi di potere spacciati per nobili intenti. Come alle ultime regionali. Con il rischio che il risultato finale sia lo stesso.
Gentile Vito Biolchini, le sottopongo volentieri alcune osservazioni.
Sul titolo: “Gli uomini hanno deciso […]”. Il tono è perentorio ma la notizia è manchevole. Sono stati sia uomini che donne a proporre Francesca Ghirra. Né la butterei sul risultato della conta: quanti fossero gli uni e quante le altre, di per sé, non rileva. Importerebbe casomai domandarsi il perché, tra le persone che hanno promosso questa candidatura, ci sia stato un eventuale sbilanciamento numerico a sfavore delle donne (fenomeno pressoché indefettibile ogni qualvolta si tratti di eleggere qualsivoglia carica pubblica di rilievo). Ma la risposta è complessa, viene da molto lontano, certamente non le sfugge, qui sarebbe noioso compendiarla. Meno noioso invece è provare a porvi rimedio. Per esempio, proprio quest’oggi, salutando con favore, tutti noi ostinatamente egualitari, una candidata donna. A parità di valori e merito, si intende. Cioè a distanza di sicurezza dal paternalismo protezionista, ché non sta bene.
Sorprende tuttavia che non venga spesa una sola parola su ciò che più importa: la volontà di Francesca Ghirra
– persona – di incarnare questa candidatura. Perché delle due una: o questo aspetto non conta, e il paternalismo protezionista sorride, o questo aspetto conta, e allora chi abbia promosso questa candidatura, fosse maschio o femmina, importa poco. Conta solo come singola unità numerica aggiunta in posizione di potere. Ma ecco, appunto, un’occasione per contribuire a rimediare a questa asimmetria aritmetica plurimillenaria.
Spiace viceversa osservare che, poche righe più sotto, a sparire sia proprio lo status di “persona” della candidata. Francesca Ghirra è infatti “buttata nella mischia”. Da sola non intende né vuole, non è capace di presentarsi. Perciò deve essere lanciata. Meglio: “buttata” (participio abitualmente riservato al pattume, costituito necessariamente da materia inanimata, incapace sia di trovare da sola la via del cassonetto di pertinenza e sia di opporre resistenza a chi ostinatamente ve la sospinga).
L’impressione complessiva è dunque quella di un climax alla volta del disvalore. Per farlo funzionare occorreva però passare dalla nostalgia degli anni Novanta, un’irripetibile arcadia politica in cui vigeva la parità e le donne erano capaci di presentarsi da sole, senza la spinta di comitati di potere maschili. Non tutte le donne, però. Meglio quelle dotate di precipue qualità: avere “studiato negli Stati Uniti”, essere “avvocato”, avere ereditato una “straordinaria azienda agricola” ed essere perfino tanto intrepide da rinunciare alle proprie prerogative nobiliari “di Castello” per avventurarsi con disinteressata magnanimità nel guado insidioso della democrazia.
Sia chiaro, maiuscolo, nonché scevro da qualunque ironia: non ho alcuna ragione per dubitare delle “straordinarie qualità” di Rita Carboni Boy, persona che a suo tempo, valutato il concorrente, ho convintamente votato pur non avendo avuto il privilegio, come lei, di conoscere né personalmente né de relato. Se però queste sue qualità le devo apprendere tardivamente dal medagliere da lei sollevato all’ostensione, sono costretto a concludere che non bastano. Per aderire all’entusiasmo dei suoi giudizi dovrei sporgermi in un atto di fede, e lei converrà che non è un buon metodo.
Soprattutto dentro il suo percorso argomentativo, sapientemente introdotto da un allarmato “siamo davanti ad un deciso passo indietro” e rafforzato dal capzioso “invece” col quale, due capoversi più sotto, introduce a contrasto il ritratto, immiserito ad arte, della persona Francesca Ghirra. Riconoscerle di essere stata “consigliera e presidente della commissione cultura nella prima consiliatura e assessore all’Urbanistica” (evidenze peraltro difficili da nascondere) poteva darle lustro. Allora meglio prendersi il sicuro e sorvolare sul suo cursus honorum precedente, riservandone uno alla sola Carboni Boi. Come se la Ghirra – donna – ancora una volta fosse capitata in politica in forza esclusiva di pervicaci spintoni maschili. Senza motivo, senza qualità e senza neppure accorgersene. “Buttata” lì, appunto.
Per conferma, lei ci invita infatti a dubitabonda prudenza sulla possibilità che la candidata abbia “qualche successo da rivendicare”. Però il giornalista è lei: potrebbe magari illustrarci quali sono state le opere e omissioni della Ghirra, e solo poi commentarle con la severità che meritano. Invece ne tiene gelosamente per sé l’elenco intero, e nel contempo ci nega anche quello dei monumentali successi politici della compianta Carboni Boy. A favore della quale ritiene, in tutta evidenza, sufficientemente probanti i soli titoli, feudali o borghesi fa lo stesso.
Chissà cosa avrebbe detto, di tutto questo, donna Rita Carboni Boy.
Guardi, sulle omissioni della Ghirra io ho poco da dire ma solo perché ho detto moltissimo già in passato. Sulla cultura a Cagliari il blog è pieno di riflessioni, e per quanto riguarda l’urbanistica le chiedo: il puc è stato adeguato al ppr?
Nel confronto, avrà apprezzato, mi sono meticolosamente attenuto al perimetro di un arengo tracciato da lei, commentando solo ciò che vi ho trovato dentro. Credo infatti che ciascun articolo di stampa debba vivere di vita propria e possa essere valutato legittimamente anche trascurando l’opera omnia del suo estensore. Cioè non le ho contestato di aver ignorato, in passato, le opere e i giorni di Francesca Ghirra; mi sono espresso esclusivamente sulla costruzione argomentativa dell’articolo in questione. Che continuo a ritenere malferma al punto da far apparire pretestuosa la tesi veicolata. Quasi un gratuito spettacolo di malanimo, me ne scuserà.
Il puc è stato adeguato al ppr? Cordialità
Prima di tutto, le elezioni regionali hanno confermato il gradimento del sindaco Zedda, che nel capoluogo ha avuto la maggioranza. Nell’articolo non vedo poi argomenti che giustifichino un giudizio negativo per l’assessora Ghirra.
Caro Vito,
Qui ti posso rispondere anzi, mi sento in dovere di farlo.
Devo rispondere perché l’operazione di demolizione e di screditamento di un fenomeno si appoggia spesso sulla spontaneità della sua genesi. Come se l’esistente nascesse dal nulla per nihilogenesi… a parte i creazionisti, non esiste nessuno che lo crede ancora.
Con le dovute proporzioni, quindi mi perdonerai il parallelismo, ma con questo metodo si sta attuando lo stesso svilimento agito nei confronti di Greta Thunberg, all’indice perché sospetta di eterodirezione. Come se poi ci fosse del male che la comunanza di principi (o fini) portasse più filoni di pensiero a convergere verso il medesimo obiettivo. Si è cercato infatti di fare scandalo dell’ipotesi (tutt’altro che acclarata) che un movimento imperialista green si radunasse a tavolino per costruire il fenomeno Greta, sponsorizzarlo e sostenerlo nella sua battaglia (a tutto beneficio dei finanzieri dell’economia green). Un bel complotto, ordito a notte fonda per metterla in saccoccia agli ingenui giovani manifestanti e usarli per i loro malefici scopi… più pannelli fotovoltaici per tutti.
Che poi, ce lo insegna Robert Naish, qualsiasi fenomeno sociale ed economico è spontaneamente sostenuto da tutti gli attori in gioco che hanno interesse nei suoi confronti (anche non necessariamente orchestrati attorno ad un tavolo).
Ma sto divagando… meglio ritornare al tema.
Di pari, cosa ci si aspetta dall’establishment politico? Che prima di nominare un candidato di un genere che non sia maschile sia esso stesso (establishment) costituito in maggioranza da donne? E fino a quel momento, per coerenza e rispetto di questo principio ipocrita, sponsorizzare solo figure maschili? E anche quando lo scopo non fosse la parità di genere ma più prosaicamente vincere quelle elezioni (voglio, anzi pretendo un elenco preciso di chi si candida per il puro principio di rappresentatività e non per vincere almeno uno scranno o tutta la partita di seggi) sfruttando un topic di genere, dove sta il problema? Mi sembra abbastanza chiaro che la strategia di questa sinistra (che, per inciso, non mi fa impazzire di gioia) sia quella di puntare sul genere femminile: prima con la nomina dell’Alter nos, finalmente donna, e poi candidando a Sindaco un’Assessora uscente. Lo ritengo abbastanza evidente, quanto il ridicolo abbocco della stampa e dei commentatori che prima hanno letto il genere e poi dopo, a margine, le qualità e lo spessore della candidata. Perché la notizia è che la candidata è finalmente una donna. Finalmente.
Ho quindi una domanda per te: se non ora, quando?
Articolo inutilmente astioso da capopolo de’ noantri.
La Ghirra è una candidata preparata e capace, che si propone in continuità con una giunta che a Cagliari, seppure commettendo qualche errore – ma solo chi non fa, non sbaglia! – è stata particolarmente apprezzata.
Si, Francesca Ghirra è donna, e noi elettori che ci riconosciamo nell’operato di questa amministrazione ci auspichiamo che sia anche il primo sindaco donna della città. Eppure, se non fosse capace non la voteremmo, nemmeno in quanto donna. Noi tranne lei, Biolchini, che ha i suoi personali motivi per remare contro. Niente di nuovo, a sinistra siamo abituati a quelli che preferiscono il ‘nemico’ al potere piuttosto che il concorrente interno.
Inutile il riferimento alla Carboni Boy: ci ha provato, l’abbiamo sostenuta, è andata male. Speriamo che questa volta vada meglio, anche senza la sua approvazione.
Beh, almeno qualche errore adesso lo ammettete. E’ un passo in avanti. Quanto al resto, le solite insinuazioni velenose (“personali motivi”) con le quali voi di sinistra (la sinistra governativa, beninteso: quella degli uffici di gabinetto, delle consulenze o dei comodi posti acquisiti per fedeltà partitica nella solita Agenzia regionale, non quella delle periferie che non sapete manco dove sono) avete tentato di tacitare per otto anni chiunque a Cagliari avesse un pensiero diverso e lo esplicitasse in pubblico. Con me non ci siete riusciti. Cordialità.
Lasci perdere i qualunquismi tipo “voi di sinistra … la sinistra governativa … quella degli uffici di gabinetto, delle consulenze o dei comodi posti acquisiti per fedeltà partitica… non quella delle periferie che non sapete manco dove sono… “) e i ‘voi’ accusatori, e si rivolga pure a me come privato cittadino, totalmente al di fuori dalla vita politica, seppure con le sue idee e i suoi valori.
Un individuo maschile singolare, in grado di elaborare un pensiero autonomo che ieri mattina ha ricevuto un link da un amico dopo che la sera prima eravamo stati insieme, sempre da privati cittadini, ad ascoltare la presentazione della candidatura di una persona che stima per motivi personali. Un individuo che, dopo aver letto un articolo dal tono evidentemente astioso, l’ha commentato dopo essersi registrato. È palese che abbia toccato un nervo scoperto.
Ma in tutto questo, la cosa più divertente è che lei dia per scontato che io la conosca, mentre io – a parte vedere che ha un blog – non ho la più pallida idea di chi lei sia e di cosa faccia nella vita. La prego di non accusarmi, ora, di lesa maestà. Dovrei forse informarmi per capire chi sia e per capire cosa “la sinistra governativa” abbia negato a un paladino delle periferie come lei.
Per intendersi, il noi utilizzato nel mio commento precedente comprende le persone con cui scambio delle opinioni, a volte critiche, altre riconoscenti, e che – con qualche distinguo – condividono il mio orientamento e il mio giudizio sull’operato di questa amministrazione. Che sicuramente non è stata perfetta ma che rispetto ai 10 anni di Floris è stata un enorme salto in avanti.
Tutto è perfettibile, l’esperienza maturata conta e tornerà utile, e sono convinto che la Ghirra, che conosco come persona prima ancora che come amministratrice, abbia le doti morali e professionali per essere un’ottimo sindaco. O sindaca. Non credo che le abbiano chiesto di candidarsi in quanto donna ma in quanto persona preparata e capace.
Lo dicono (i zeddiani) in giro già da due anni almeno, facciamo tre, che sarà lei la succeditrice. Poi dopo che la voce ha girato per benino, per due tre anni, la propongono ufficialmente.
Finite le società di comunicazione continentali, finite anche le grandi strategie elettorali?
Stan perdendo smalto i zeddiani, e dal possibile “siamo quelli che battono i populismi e i sovranismi per primi in Europa” che significava anche “siamo il nuovo leader in italia della sinistra” sono retrocessi di diversi gradini. Gradoni. E autoproclamatisi leader del centrosinistra sardo all’opposizione che opposizione non é (perché sui grandi temi/drammi sardi non han grandi differenze con cdx), il che era il piano B rispetto al piano A de “i centomila sindaci che si sarebbero dovuti candidare alle regionali per far vincere tre partiti contro otto del centrodestra”, oggi si autoproclamano prima donna sindaco quando non hanno neanche vinto le primarie.
Dovevano sapere bene che con Tre (due?) consiglieri regionali non passi a trentasei nei giro di una legislatura, che servono voti e appoggi in un sistema elettorale basato sulle preferenze dei candidati. E dovrebbero sapere molto bene che a bogare barra con il pd si rischia di fare la fine di un altro, ben più famoso per la politica, che fu messo da una parte (non era laspy, ma suo diretto avversario) dai suoi stessi (grandi) alleati.
Li facevo molto più lungimiranti. Nel frattempo, se non ci sono candidature interessanti per la città (intesa come città di chi la abita, non la Cagliari politica), prenoto nuxedda per qualche mese.
Vito è di parte quando parla della Carboni Boi, gli vengono gli occhi a forma di cuore quando la nomina, io credo a ragione. Era una grande donna, aggiungo anche che fu l’unica (i maschi scappavano) ad accettare di correre contro Delogu sapendo che Mariano era invincibile. Sono convinto anche che l’espressione “sindaco donna” sia voluta, provocatoria. Il centrosinistra ha fatto poche cose di sinistra a Cagliari e a Vito Biolchini questo non va giù. Ha ragione, ma questo passa il convento. Io, comunque, se la candidata sindaca Ghirra vincesse festeggerei.
Saluti
Antonello
Ma perché …..non avevamo una ” donna”…cone sindaco ???
Anni fa si tacciava il centro destravdi attaccamento alle poltrone.Ora la bandiera è cambiata. Otto anni in Comune non sono abbastanza per passare straffetta a qualche altro nome?
Articolo sessista che pretende che si giustifichi la scelta di una donna invece che di un uomo, specificando con spocchia che comunque non sarà una novità, citando la candidatura di un’altra donna nel 1998 al solo scopo di togliere valore a quella del 2019, come se ora non ci fossero stereotipi da sfidare o se la parità di genere in politica fosse davvero raggiunta. Mette inoltre l’accento sul fatto che nel partito sono gli uomini a comandare, e che in modo forse sessista intendono monetizzare una candidatura femminile, ma lo fa in modo sbagliato, e sicuramente altrettanto sessista, attaccando la donna (perché chiedere questa giustificazione è un attacco) proprio ora che succede, a cagliari, una cosa del tutto normale: una donna candidata sindaca. Saluti.
Io pretendo che si giustifichi QUALUNQUE scelta. Tutto qui. In quanto all’accusa di sessismo, la mia vita professionale, personale e familiare parla per me.
Onestamente trovo sessista il confronto con un’altra candidata donna del 1998. Se la scelta di quel partito fosse caduta su un uomo, come nella maggior parte dei casi avviene, Lei avrebbe parlato di politica, non di genere, e il confronto sarebbe avvenuto con un altro candidato sulla base delle idee, non della appartenenza di genere. Io credo che al giorno d’oggi sia molto facile scivolare in atteggiamenti sessisti, anche se si hanno all’attivo azioni e pensieri femministi, mi permetto quindi di chiederle di considerarla una critica a questo singolo articolo, senza generalizzare in argomenti che non conosco né mi permetto di giudicare, come tutta la Sua vita professionale, personale e famigliare. Le faccio presente inoltre che ha dimenticato il TAG per la diretta interessata, preferendo quello al predecessore maschio (sinceramente ho trovato sintomo di sessismo anche in questa scelta). Infine in italiano si dice (e scrive) “sindaca”, non “sindaco-donna”. Cordialità
Onestamente, io penso che lei trovi sessiste un po’ troppe cose, e il caso del tag dimenticato lo dimostra! 🙂
Scherzi a parte, e ringraziandola per il linguaggio misurato in tempi di intemperanze verbali, ammetto di essermi spiegato male. Provo a tornare sul tema. Contrariamente a quanto lei afferma, io nel caso cagliaritano non ho interesse a parlare di questioni di genere ma, semplicemente di politica. E’ invece il sindaco Zedda a dire che è il momento di una sindaca donna. E perché non doveva esserlo tre anni fa, o cinque ani fa? E perché non un mese fa, quando abbiamo votato per le regionali? E perché non una senatrice (su questo torno dopo) qualche anno fa? Ecco, questo sì che io lo trovo sessista: affermare che “ora” sia il momento di una sindaca, come alle regionali era il momento dei sindaci, alle comunali passate quello dei giovani, e via via strumentalizzando per semplici giochi di potere tutti interni alla sinistra sarda. Anni fa Luciano Uras avrebbe potuto mandare al Senato una donna: decise invece che quel seggio doveva essere suo. Allora servivano “uomini di esperienza”, si disse…
Quanto al linguaggio, ho usato volutamente una forma sbagliata ma perché mi faceva gioco nel titolo e perché credo che in questa vicenda ci sia molto di maschile (in senso deteriore) e poco di femminile. Declino sempre al femminile e con Tiziana Troja sul tema delle discriminazioni di genere ho anche scritto uno spettacolo teatrale. Quindi, almeno sulla questione del linguaggio spero di averla convinta! 🙂
Ebbaaaa!!! Tutte donne sbagliate. Laghi Rita carboni boi pariara una specie di tartaruga ninja, bolis ponni con la Ghirra. Per non parlare de s’accabadora candidata alla Regione. Io ci cravverei una spitturrata persa a tipu desire manca di 5s. Questi uomini non sanno scegliere!!!
Sinceramente non capisco il motivo per cui,ora,ci voglia un sindaco donna,l’importante è che un sindaco sia competente ed onesto,il genere,secondo me,è del tutto superfluo.
Dott. Biolchini, io che non sono di Cagliari, ho sperato fosse proprio lei a succedere a Zedda, anche prima che la stessa Ghirra si proponesse. Mi pare che non sia una sprovveduta, e sopratutto, è uno dei volti più conosciuti della Giunta e del Consiglio Comunale. La dott.ssa Ghirra è capace e secondo me ha una buona esperienza per poter perseguire l’obiettivo, è sotto gli occhi di tutti quanto Cagliari sia cambiata e migliorata, anche grazie alla linfa nuova che le giunte Zedda hanno portato in campo. La politica è fatta di incastri e di decisioni prese “collegialmente” atte al raggiungimento di uno scopo, in questo caso una continuazione del lavoro iniziato nel 2011.
Saluti
Con stima