Politica / Sardegna

“Cannavera presidente, ecco perché lo sosteniamo”: una lettera aperta di intellettuali e associazioni

Ricevo e volentieri pubblico questa lettera aperta a sostegno della candidatura di don Ettore Cannavera a presidente della Regione.

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“Pensiero espresso è già menzogna”: così recita un bellissimo verso di una poesia del 1830 del poeta russo Fëdor Tjutcev intitolata, significativamente “Silentium!”.

Crediamo che non ci sia modo migliore di esprimere il silenzio cui è condannata oggi la politica in Italia. Le sue parole, anche le più nobili e alte, sono consumate: il loro significato, svilito e distorto dall’uso improprio e retorico che ne è stato fatto, è ormai compromesso e privo di efficacia.

Per questo non c’è più discorso che sia in grado di accendere passioni, di stimolare partecipazione e di mobilitare speranza. Eppure i segnali deboli della società ci raccontano di una crescente vocazione alla partecipazione ed all’impegno sociale, che solo raramente trova un adeguato ascolto e una capacità di supporto e di accompagnamento da parte del sistema delle rappresentanze, politiche ed economiche.

Per incidere sulle coscienze la politica ha bisogno non più di parole, ma di gesti dal forte significato simbolico, capaci di esibire in modo diretto, senza bisogno di essere spiegati, il loro senso. Per suscitare interesse profondo la politica non deve sventolare vuoti slogan, ma deve ritrovare la capacità di rappresentare ed organizzare una domanda sociale di inclusione, sempre più urgente, sempre più pressante.

I cittadini, qui in Sardegna, esigono a gran voce (da chi li deve rappresentare) valori come l’onestà, la trasparenza, la competenza, la passione civile, la disponibilità a porsi realmente al servizio delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto dei più deboli.

Questi valori non possono essere solo ornamento di una stanca retorica, non possono essere proclamati come oggetto di una comunicazione puramente verbale. Il fuoco che li anima e che si agita in loro si spegne subito nelle parole, il loro significato, appena pronunciato, diventa gelido e impersonale. Questi valori vanno mostrati attraverso l’esperienza di una vita, sono il contenuto concreto di un vissuto e, perciò, acquisiscono la potenza della verità soltanto in riferimento a pratiche che ne testimonino l’effettivo possesso e il concreto esercizio.

Per essere credibile la politica ha quindi bisogno di un programma, di obiettivi espliciti e realizzabili, di contenuti chiari e all’altezza degli enormi problemi da affrontare per innescare un autentico cambiamento che dia alla Sardegna una rotta capace di arrestarne il degrado sociale e culturale e il declino politico ed economico e di invertire la tendenza, favorendo un nuovo sviluppo. Un progetto che rimetta al centro i fondamentali del vivere associato, capace di focalizzare con chiarezza le finalità di un’azione di profonda trasformazione: la persona, l’ambiente, la cultura.

Ha però soprattutto necessità di una squadra di governo autorevole, competente e credibile, composta di donne e uomini la cui reputazione non abbia bisogno di essere costruita attraverso più o meno abili operazioni di marketing, ma sia attestata dalle cose che hanno fatto, dalla rete di relazioni in cui sono inseriti e che sono in grado di attivare, dalla capacità di attrazione di ciascuno di essi nello spazio di comunicazione e di azione al quale accede, dalla solidità delle credenziali di cui dispone nel campo professionale in cui opera (qualunque campo professionale e qualunque lavoro dignitoso).

La scelta del primus inter pares di questa squadra, quello al quale affidare l’onere della candidatura a governatore, dovrà pertanto scaturire da una duplice coerenza: coerenza rispetto al programma proposto e al progetto di crescita sociale, culturale, civile ed economica della Sardegna ma anche e soprattutto coerenza rispetto ai valori che vanno posti alla base dell’indifferibile e irrinunciabile rinnovamento morale della politica.

Il candidato alla presidenza della Regione dovrà incarnare questi valori, esserne il testimone concreto attraverso la sua esperienza di vita: non dovrà avere bisogno di proclamarli ai quattro venti perché potrà offrire a tutti l’esempio di un’esistenza spesa al servizio degli altri. Solo così si potrà restituire credibilità alla politica e riacquistare il capitale senza il quale essa deperisce e muore: la fiducia dei cittadini.

Solo così la politica può venir fuori dal rumoroso silenzio a cui l’hanno condannata i tanti, troppi che per tutto il nostro tempo hanno trasformato in menzogna il pensiero espresso, ingannando senza pudore gli elettori.  Solo così la politica può tornare a essere protagonista e artefice di quel cambiamento che qui in Sardegna viene invocato e proclamato con sfacciata enfasi, senza che si sia fatto finora nulla di concreto per realizzarlo.

ACLI Sardegna
Michele Schirò – Avvocato
Silvano Tagliagambe – Filosofo della scienza
Cristiano Erriu – Presidente ANCI Sardegna
Andrea Deffenu – Costituzionalista, Forum delle idee SEL Sardegna
Mauro Tuzzolino – Sociologo, Forum delle idee SEL Sardegna
Fernando Codonesu – Sindaco Villaputzu
Carlo Crespellani Porcella
Sezione Cagliaritana dell’Associazione Art. 21
Gianfranca Fois
Carlo Ciotti
Ottavio Olita – Giornalista
Giancarlo Ghirra – Giornalista
Corrado Grandesso – Giornalista
Massimo Fragiacomo – Università di Sassari
Barbara De Nicolo – Università di Cagliari
Fabio Bacchini – Università di Sassari
Ludovica Lorusso – Università di Sassari
Ilene Steingut – Architetto
Giuseppe Vallifuoco – Architetto
Riccardo Schirò – Avvocato
Luigi Porcella – Avvocato
Giuliana Mura – Forum giustizia
Debora Amarugi – Avvocato

 

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10 Comments

  1. i preti fuori dalla politica. fa più schifo questo che la questione morale

  2. Roberto Poli says:

    Certo,certo, ancora al fianco di partiti e personaggi della politica italiana, come se non bastasse quel che ci accade. Buona notte .

  3. Giorgio says:

    Questa sarebbe la squadra di don Ettore?!? Qualche firma, pochissimi voti. Con un gruppo così può al massimo candidarsi in circoscrizione a Pirri…

  4. Edmondo Costa says:

    Credo che ci si debba mettere d’accordo.
    Che caratteristiche dovrebbe avere un buon Governatore?
    Onestà, trasparenza, passione civile, disponibilità al “servizio”, credibilità, cultura, intesa nel senso più largo del termine e non soltanto come avidità di lettura di romanzi, di ascolto di sola musica da camera, di ammirazione estatica di quadri.
    In Sardegna ci sono tantissime persone, non visibili a livello mediatico, ma molto visibili nel proprio settore di competenza, che hanno tutte queste caratteristiche, ma non solo.
    Hanno anche professionalità specifiche, competenze riconosciute, creatività, capacità di progettazione e, soprattutto, di realizzazione di progetti ed Incidono fortemente sul miglioramento economico e sociale di una larghisssima fascia di operatori.
    Tra queste persone si dovrebbe formare una nuova classe politica.
    Queste caratteristiche non sono però sufficienti, a mio parere, per fare il Governatore.
    Ritengo necessarie anche buona conoscenza dei fatti economici, profonda conoscenza del diritto, della costituzione, delle problematiche aministrative e burocratiche, dell’ordinarietà della politica, della diplomazia, una grande capacità di conoscere, valutare e selezionare le persone che integrino e completino le sue caratteristiche, per creare una squadra veramente e finalmente nuova per il governo della Regione.
    Chiedo troppo?
    Certamente si, e sarà ben difficile trovare una persona con simili caratteristiche.
    Dovremmo accontentarci di una persona che sia il più vicino possibile all’ideale.
    Più il futuro Governatore sarà lontano dall’ideale, maggiore e più attenta dovrà essere la selezione dei collaboratori.
    In questo quadro come si potrebbero inserire, come candidati Governatori, personaggi come Cannavera e Murgia?
    Non scherziamo.
    Ben diverso ed accettabilissimo sarebbe il coinvolgere i due personaggi, nella cultura e nel sociale, in una nuova squadra di governo regionale.
    Spero di avere sufficientemente chiarito il mio pensiero.

  5. Sono stupito dal vedere i nomi di alcuni firmatari /proponenti della lettera aperta tra cui diversi di loro militanti Idv e PD che fino a qualche giorno fa, si erano espressi a favore di altri candidati, alcuni persino interni.

    Non solo: vorrei sapere, anche per capirne gli orientamenti, e le modalità di lavoro, a quali associazioni, e a che titolo/ruolo, facciano riferimento i suddetti sottoscrittori, a parte quelle professionali e/o di categoria, visto che le altre non sono esplicitate.

    Altro che centrosinistra unito, con volontà di rinnovamento, volti nuovi, giovani, etc…

    L’impressione è che si vada dove ” conviene” di più.

    Che ingenera questo negli elettori?
    Il desiderio di non votarli più e la decisione di tanti, anche in Idv recentemente, di abbandonare il partito e andare altrove, dove non ci siano vecchi o nuovi capi bastone a decidere le sorti di tutti.

    Con grande rispetto per la figura di Cannavera, crediamo che tale ruolo debba e possa essere egregiamente svolto da un Laico.

    In Sardegna il mondo del volontariato è molto presente, con personalità d’alto valore ed impegno che potrebbero benissimo mettersi alla guida della Regione: giovani preparati, competenti, conosciuti e condivisi (con ruoli precisi nel mondo delle associazioni e con effettive attività portate avanti nel territorio, non svolte ad hoc in periodo pre-elettorale).

  6. Gabriella says:

    cosa non si fa per ottenere i voti dai cattolici…da sinistra a destra…se queste sono le prospettive..penso che molti di noi sceglieranno di fare altro…magari restiamo a casa…c’è sempre una prima volta per tutto

  7. A pensar male ... says:

    Aridaje coi firmatari di appelli. Se Cannavera vuole candidarsi per i cavoli suoi, liberissimo di farlo come libero cittadino, problemi di dispensa vaticana a parte. Se vuole candidarsi col centrosinistra raccolga le firme, si presenti alle primarie, e si misuri con tutti gli altri candidati. Michele Piras e Luciano Uras stanno facendo un discorso surrettizio e strumentale sulla presenza di troppi candidati che “indebolirebbero” il centrosinistra: la finalità di ottenere la designazione del loro prediletto prete senza primarie è fin troppo evidente. Ma sarebbe una bella figura di cacca rispetto ai principi fondanti del centrosinistra, dal momento che pare che le primarie le faccia anche il centrodestra (e a prescindersi dalle argomentazioni della signora Lilli Pruna contrarie alle primarie, che sono palesemente strumentali e capziose). Compagni di Sel non fate troppo i furbi, a tirare la corda si spezza, se volete metterci il prete col trucco senza primarie, poi potreste trovare poca disponibilità in larghi strati del centrosinistra a votarlo alle secondarie, e l’argomento che “così vince Cappellacci (o il M5S, con cui però siete voi che fornicate, fate vobis) non attacca. Troppo comodo, siamo devastati da 20 anni di berlusconismo-antiberlusconismo per piegarci ancora alle logiche del mobilitarsi “contro” qualcuno.
    P.S.: Risulta che gli educatori che operano presso la comunità “La Collina” siano retribuiti a carico della Regione, quindi può darsi che il prete debba risolvere anche un problemino quanto meno morale di conflitto d’interessi prima di pensare a candidarsi …

  8. Pingback: Il prode Ettore | Democrazia Deliberativa

  9. Stefano says:

    Gentile Vito Biolchini,
    mi chiamo Stefano Boi e sono un militante di Sel, nonché un membro del Forum delle Idee di Sel. Sono anche un accanito lettore del suo blog, anche se, fino a questo momento, ho sempre preferito soltanto il solo ruolo passivo di lettore e non anche quello attivo di commentatore.
    Peraltro, sono originario e vivo nel territorio di Don Ettore Cannavera. Conosco (non personalmente, ma solo “politicamente”, intendendo per politica quella con la P maiuscola, la cura della città) questa figura da tanto tempo che ormai non dubito più della saldezza dei suoi valori. Potrei citare tanti esempi di interventi che hanno sedimentato in me questa convinzione, ma tralasciamo. Vorrei qui esprimerle la mia opinione di fan sfegatato di questa candidatura, e farle capire perché, a mio modesto parere, non se la prenda, ma per me le questioni che lei pone sono di lana caprina rispetto alla sostanza politica di questa possibilità di candidatura.
    Personalmente, non sono molto soddisfatto di come la coalizione di centrosinistra si stia muovendo in vista di un appuntamento cruciale come quello delle regionali. A giudicare dai suoi ultimi articoli, credo che su questo concordiamo. A mio parere, la coalizione che percepisco come il mio campo sta dando prova di ri-chiusura interna, mancanza di innovazione, sordità rispetto alle esigenze di partecipazione che sono emerse negli ultimi anni nel nostro campo e nella società italiana tutta. Che porta alla “corruzione” (inteso come uso improprio rispetto al fine per il quale è stato creato) anche di uno strumento che in altre occasioni si è dimostrato molto utile, quello delle primarie. Ed anche su questo, a giudicare da quello che scrive, dovremmo essere d’accordo.
    Per me, le primarie vissute come si prospettavano prima dell’intervista a Don Ettore sarebbero state soltanto una conta interna. E tra l’altro massimamente relegata al più grande partito del centrosinistra, il Pd. E quando si creano queste situazioni scatta un gioco: quello delle dichiarazioni strumentali, dei tatticismi, dei posizionamenti di correnti, correntucole, partitini ecc., tutti in cerca di visibilità in vista della grande partita delle regionali. Diventa un clima asfissiante, nel quale non si riesce esattamente a percepire se e quanto progressiva per il destino del popolo sardo possa essere questa benedetta coalizione. Diciamocelo: il suo profilo chiaramente riformista pare che debba essere l’oggetto di una estenuante negoziazione ad ogni giro di giostra in questo nostro sfortunato Paese.
    In tutto ciò, io ho visto irrompere, con l’intervista fatta a Don Ettore, tutta la potenza e la drammaticità dell’emergenza sociale che viviamo in Sardegna, e allo stesso tempo la possibilità concreta di dare una scossa, incentrata sui quei temi, alla coalizione. L’appello, firmato da tante persone degne di rispetto, alcune delle quali ho il piacere e l’onore di conoscere, infatti ben chiarisce quanto nel tempo si sia logorata il legame tra la parola pronunciata e l’effettiva capacità di metterla in pratica. Insomma, non è sufficiente avere un centrosinistra che dica parole chiare (se anche riuscisse a dirle). Ci servono oggi prove tangibili che il mandato di un programma venga rispettato. E credo, come gli autori di questo appello, che forse solo “l’esperienza di una vita”, a questo punto, possa darci questa sicurezza. L’esperienza di chi è stato una vita in prima linea a fianco a chi era ed è emarginato nella nostra società.
    Per me la messa a disposizione di Don Ettore è una chiamata: una chiamata alle forze del cambiamento a ritrovare la loro missione originale sotto la sua guida. E quando arriva una chiamata di questo tipo, e figure di questo genere si mettono così generosamente a disposizione, a mio parere bisogna rispondere, bisogna crederci, senza mettersi troppe domande. Anche perché, come dicevo, ciò che abbiamo finora costruito non è che ci renda esattamente fieri.
    Alla chiamata potrebbero rispondere in tanti, sentendosi sicuri del legame stretto tra parola pronunciata e coerenza nell’azione amministrativa. È questa la potenza moltiplicatrice di questa candidatura, non certo il suo essere appartenente alla gerarchia ecclesiale. E potrebbe essere questa la scintilla per edificare la coalizione che tutti, credo, auspichiamo: una coalizione nettamente a favore del cambiamento, una coalizione di popolo, una coalizione capace di selezionare la classe dirigente più adeguata alla straordinaria crisi che la nostra isola sta vivendo.
    Trovo poi che essa sia un grande dono a tutti noi. Anche sulla generosità di questa candidatura credo che possiamo essere d’accordo, stando sempre a quanto lei scrive. Quando una persona impegnata nel sociale da una vita decide di mettersi a disposizione, compie secondo me un grande sacrificio. Che dovrebbe essere adeguatamente apprezzato. Non capita spesso che figure di questa levatura rinuncino alla loro aura di neutralità politica per dare il proprio contributo ad un processo di rinascita collettiva. E mi auguro davvero che, oltre alla classe dirigente del centrosinistra, il suo popolo, i suoi intellettuali, i suoi militanti rispondano a questa chiamata, apprezzino questo dono ed inizino a lavorare non per questa o quella corrente o partito, ma per l’edificazione di una prospettiva di governo di fuoriuscita dalla pessima situazione nella quale ci troviamo.
    A questo punto avrà capito, gentile Vito Biolchini, perché per me le sue domande sono nettamente secondarie rispetto alla sostanza politica dell’evento. Penso anche, però, che chi pone una domanda meriti sempre una risposta, quindi le dico che mi auguro che Don Ettore ottenga quella autorizzazione dal Vaticano, che il centrosinistra a quel punto sia in grado di convergere su di lui come nome di sintesi e che, se ciò non dovesse accadere, Don Ettore sia disposto a fare un ulteriore sacrificio e candidarsi alle primarie del centrosinistra sardo.
    Perché credo nel cambiamento possibile e voglio rispondere alla chiamata. E se tutto ciò che io come tanti altri auspico non dovesse avvenire, ci penseremo a tempo debito. Di certo non sarò pentito di averci creduto e sperato fino all’ultimo momento.
    Detto ciò, mi scuso sinceramente per averla fatta tanto lunga, le ribadisco sincera stima e rispetto per il suo sempre interessante punto di vista, e le porgo
    Cordiali saluti,

    Stefano Boi

  10. Io vorrei capire una cosa: ma l’ipotesi è quella di candidare Cannavera alla presidenza della Regione o alle primarie del centrosinistra? Perché sono due cose profondamente diverse.
    Se il Vaticano non dovesse dare un via libera entro giovedì prossimo, 8 agosto, termine fissato per le candidature, Cannavera sarebbe ancora in campo quale candidato esterno alla coalizione di centrosinistra? Oppure già da ora non è interessato alle primarie? Oppure è disposto a candidarsi anche senza il via libera del Vaticano (con conseguente sospensione a divinis)? I proponenti hanno valutato queste diverse situazioni? Perché né questo documento né l’intervista resa dal religioso all’Unione Sarda chiariscono questi passaggi.

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