Politica / Sardegna

Sovranismo, istruzioni per l’uso. Cos’è, a cosa serve, perché ci serve, chi non lo vuole

Allora un polo sovranista?
“Per carità. Sovranismo sta a sovranità come buonismo a bontà”.
Michela Murgia intervistata da L’Unione Sarda, domenica 30 giugno 2013

“Lo dico senza mezzi termini: mi riferisco a Michela Murgia e alla sua intenzione di correre alle prossime Regionali per la carica di governatore. Dobbiamo confrontarci con lei e con il mondo che rappresenta”.
Con i sovranisti?
“Orribile parola ma che ormai è entrata nel gergo politico corrente. Sì, con loro”.
Il deputato di Sel Michele Piras intervistato da L’Unione Sarda, lunedì 10 luglio 2013

 ***

Cerchiamo di capirci: se Michela Murgia rifiuta con sdegno la qualifica di sovranista ma Michele Piras gliela affibbia lo stesso, forse sul significato della parola qualche confusione c’è: eccome se c’è. Anche ai massimi livelli della politica regionale.

“E quindi, chi che cos’è il sovranismo?”, mi chiede l’amico mio, finalmente sollevato perché un po’ si vergognava di farmi questa domanda.

“Guarda, la questione è semplice: sovranismo significa autogoverno. Cioè il diritto dei sardi ad estendere il più possibile e ad esercitare con una nuova classe dirigente le prerogative che ai sardi sono state riconosciute dallo Statuto speciale di autonomia. Che non sono poche. Un diritto che discende delle nostre specificità linguistiche, geografiche e storiche”.

“Quindi sovranismo è un sinonimo di autonomismo?”
“No, la fase storica dell’autonomismo si è chiusa irrimediabilmente, parlare oggi di autonomismo in Sardegna non ha più senso. L’autonomismo era un concetto dato ormai superato dalla storia, il sovranismo invece è un concetto dinamico”.

“E cosa c’entra la classe dirigente?”
“Cosa c’entra? Il cuore del sovranismo sta proprio qui. Negli anni dell’autonomismo i politici espressi dalla Sardegna contavano qualcosa anche a Roma e questo era contemporaneamente un bene e un male. Un bene perché ovviamente la nostra regione non era esclusa dalle dinamiche nazionali, un male perché dalla Sardegna non arrivava alcuna elaborazione originale. I nostri politici erano politici in tutto e per tutto “italiani” e alle logiche politiche nazionali dovevano sottostare. La Sardegna era uno dei tanti vagoni di un treno chiamato Italia. Se l’Italia correva, correva anche la Sardegna. Solo che adesso il nostro vagone si sta staccando dal resto del paese. E il treno Italia spinge la nostra isola sempre più indietro”.

“Quindi sovranismo è sinonimo di indipendentismo?”
“No. L’indipendentismo è una cosa seria e precisa, e presuppone il distacco completo della Sardegna dall’Italia: un altro Stato, un altro esercito, cose così. Michela Murgia è da anni una convinta indipendentista, anche se adesso è in corso un tentativo di farcelo dimenticare. Il sovranismo invece riconosce allo Stato italiano alcune prerogative, ma non tutte: ciò che ragionevolmente possiamo gestirci noi, ce lo gestiamo”.

“E come si fa?”
“Si fa, si fa: se si vuole si fa. Il problema è avere una classe dirigente e politica all’altezza della sfida. Cioè chi oggi si riconosce nei partiti nazionali deve operare uno strappo, un po’ come fece Berlinguer con l’Unione Sovietica, e non accettare più le imposizioni che arrivano da Roma e selezionare la propria classe dirigente sulla base di criteri di competenza e non di appartenenza e fedeltà. Oggi nel Pd, nel Pd e il Sel si fa carriera solo se si ha come padrino un politico nazionale. Se si è nella corrente giusta si fa carriera, altrimenti no. Infatti il nostro personale politico è in gran parte scadente: a tutti i livelli. Perché viene scelto in base alla fedeltà al branco, al capo. Quello italiano è un sistema politico feudale. Ma tu l’hai capito chi cazzo è Civati? E Cuperlo? Chi cazzo sono? Cos’hanno da proporre per la Sardegna?”.

“Sovranismo”, continuo io, “significa quindi che i politici sardi devono fare solo l’interesse dei sardi. Sul serio però, non per finta, alla Mauro Pili o alla Cappellacci. Vuoi una serie di esempi? Guarda la vicenda dei parlamentari europei. Per effetto di una legge iniqua la Sardegna è sostanzialmente priva della possibilità di una rappresentanza a Strasburgo. Perché in questi anni i rappresentanti dei grandi partiti di centrodestra e di centrosinistra non hanno fatto una dura battaglia su questo tema? Perché si sarebbero messi contro i capi nazionali dei loro partiti. Ma esempi come questo ce ne sono a decine. Vogliamo parlare degli sconosciuti continentali imposti nelle liste del Pd alle ultime elezioni politiche?”.

L’amico mio mi guarda e mi dice: “Tutto qui? Pensavo che il sovranismo fosse una cosa più complicata!”

“Beh, semplice comunque non è”, gli rispondo. “Perché la nostra prima che politica è una rivoluzione culturale. Infatti il tema del bilinguismo è centrale per il sovranismo. La lingua crea un contesto nuovo, dà una identità diversa ai sardi. Io l’ho detto tempo fa: a Napolitanola crisi sarda bisognava raccontargliela in sardo, non in italiano. Avrebbe avuto un senso ben diverso” (Qualcuno parli in sardo al presidente Napolitano. Così forse capirà che i nostri problemi sono diversi da quelli del resto del paese).

“E la sinistra in Sardegna? Può essere sovranista?”. L’amico mio si tiene come ultima la domanda che ritiene più insidiosa. “Od amico, la sinistra sarda o diventa sovranista o sparisce”, gli rispondo. “Non c’è alternativa. Il sovranismo peraltro è nella Costituzione, perché la nostra specificità culturale, il nostro essere minoranza linguistica, è certificato dall’articolo 6 della Costituzione. Peccato che la sinistra difenda sempre tutte le minoranze del mondo tranne la minoranza linguistica sarda. E peccato che fra tutti i politici isolani quelli di sinistra siano da sempre più refrattari ai temi dell’identità e dell’autogoverno. Prendi Soru: dieci anni fa aveva fondato un partito con cuore e testa in Sardegna, ora è diventato uno dei politici più “italiani” che ci sia, ha pure il coraggio di farsi supportare da uno come Walter Veltroni. E a Soru se gli parli di sovranismo gli vengono le convulsioni”.

“E a destra?”
“Certo, il sovranismo in quanto aspirazione all’autogoverno non è né di destra né di sinistra. Ma chi è sempre stato servile nei confronti di Berlusconi può essere un sovranista? A destra confondono tutto, strumentalmente e non, sono perfino capaci di spacciarti la Brigata Sassari come esempio di sovranismo. Per cui, in ultima analisi se tu mi chiedessi che cos’è il sovranismo io ti risponderei: hai presente Cossiga? Ecco, il contrario”.

“Ma perché? C’è gente che pensa ancora che Cossiga sia stato un grande politico sardo? Gesucristummiu!”.

 

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60 Comments

  1. Pingback: Dizionario della politica: sovranismo. | under the surface

  2. Sono alcuni giorni che dopo aver letto queste righe mi chiedo perché tanto parlare di “sovranismo”. Breve considerazione: il dizionario on line sabatini-coletti del corriere.it non offre nessuna definizione di “sovranismo”, google.it dà 8.480 risultati … se si prova a comunicare a chi non parla italiano, la traduzione in inglese che più si avvicina al “sovranismo” è forse “sovereignty” (che però si traduce in sovranità e non sovranismo!). Trovo pertanto vuoto e deviante un dibattito su un termine che non esprime un qualcosa facilmente definibile, e comprensibile dagli elettori delle prossime elezioni regionali. Mi sembra che questo tentativo sia l’ennesima ricerca di un’etichetta politica, che consente di fuggire dal vero dibattito che tradotto in una forma in grado di portare reale impatto a livello politico ed economico dovrebbe discutere attorno a concetti consolidati come federalismo (google.it 3.720.000) o indipendenza (6.690.000 risultati). Se uno parla di stato federale, o di stato indipendente, tutti capiscono immediatamente, anche perché gli esempi non mancano. La traducibilità in termini di azioni politiche e legislative conseguenti alla scelta di stare da una parte o dall’altra diventa “accessibile” a tutti, … altrimenti resta il pourparler inconcludente a cui siamo abituati, e forse rassegnati, nel quale tanti politici (e intellettuali) potranno ritrovarsi a organizzare convegni e dibattiti (scrivendo poco però, perchè andare oltre gli slogan e le dichiarazioni può complicare la vita … o meglio la sopravvivenza politica).

  3. anonimo says:

    Il signor Paolo Melis scrive che, secondo lui, ci sono in questo blog risposte che escono fuori tema e che “Si tratat de un’òrdine in sa dibata e de fàghere a modu chi in custas assembleas, virtuales tzertu, nemos podat pediré sa paràula cun una caratza in cara”. Se il signor Melis avesse la gentilezza di spiegare quali interventi spargono disordine nel dibattito e quali rappresentino “una caratza in cara” gliene saremo grati. Ma temo che si tratterebbe di un ordine censorio.

  4. Rosella Soliani says:

    http://www.sardegnaeliberta.it/?p=5904
    http://www.sardegnaeliberta.it/?p=5945

    “La parola è già azione”
    come di recente ha scritto una nota indipendentista…..

    • Mi scusi, ma quale sarebbe l’area sovranista di cui si parla nell’interessante link che lei segnala?

      • Rosella Soliani says:

        Gentile Anonimo, venga al meeting o a s’atobiu se preferisce, e avrà risposta alla Sua domanda.

      • anonimo says:

        Tra meeting e atobiu scelgo l’atobiu. A presto.

      • Nunzio Filogamo says:

        Rosella Soliani o Rosella Grillo ? Io non voglio venire a nessun meeting. Questa cosa che si debba necessariamente partecipare e non più delegare persone intellettivamente all’uopo predisposte,non più far domande per ottenere risposte, mi sa tanto di vendita porta a porta e mi induce la nausea. E nessun antiemetico la potrà risolvere . Per cui : conati .Uno appresso all’altro. Buon meeting.

      • anonimo says:

        No, deve dire bonu atobiu.

  5. Pingback: Sovranismo, istruzioni per l’uso. Cos’è, a cosa serve, perché ci serve, chi non lo vuole | Fabio Argiolas

  6. http://www.youtube.com/watch?v=SlgLJYBjCPc

    Ho letto tante volte “Progres apre ai militanti del centrosinistra”, quindi, alla luce del video postato (risalente all’anno passato), vorrei chiedere da dove provenga la sicurezza di questa affermazione e quali siano i passaggi oscuri ai più in caso di cambio di rotta da parte di ProgRes.
    Inoltre dagli stessi Rossomori vengono definizioni di “sovranismo” ancora diverse rispetto a quelle presentate in questo articolo e nei commenti.
    A me continua a sembrare un termine supercazzola come “democratico”, sicuramente valido per dare una finta aria di novità alla stantia politica sarda.

    • Senza entrare nel merito dell’ambiguità dei Rossomori, ecco la posizione del Segretario Melis sull’argomento sovranismo (chiedo scusa per il copia/incolla, ma il sito dei Rossomori non è un drago in quanto a url):

      Rossomori ha dato vita ad un progetto politico, economico e culturale che ha tracciato la via per giungere alla sovranità della Sardegna. La base politica del progetto parte dall’attuazione in chiave moderna della visione federalista che fu di Emilio Lussu.

      La tesi sovranista di Rossomori viene riconosciuta valida univocamente, questo non sarà mai ammesso, ma è un dato di fatto, posto che ormai in Sardegna tutta la politica parla e tratta di sovranismo.

      Per Rossomori la via dell’indipendentismo e dell’autodeterminazione non ha un approccio separatista, né ha come obiettivo quello di fondare la piccola patria, cioè uno stato nazione di tipo ottocentesco. E’ bensì basato sull’idea di un popolo che partecipa come soggetto attivo federato all’Europa Federale, l’ Europa dei popoli. La Sardegna, passando attraverso una stagione costituente e determinando ex ante la capacità politica di contrattazione può trasformarsi in una Regione-Stato d’Europa, utilizzando la formula della “Regione-Stato Associata”.

      Il sovranismo di Rossomori è un percorso, perciò non è da intendersi come atto unilaterale o quale risultato di “tragicomici” atti quali la dichiarazione solenne dell’indipendenza, come il Psd’Az ha fatto con una mozione in Consiglio Regionale qualche mese fa (con tanta enfasi di Maninchedda), né è utile al percorso attivare una serie di meccanismi ribellisti o rivendicativi basati da una parte su un deplorevole piagnisteo, dall’altra sulla pseudo insurrezione/rivoluzione rispetto ad un soggetto (l’Italia) responsabile di tutto ciò che in Sardegna non va bene. A nulla serve anche la continua mitizzazione della storia della Sardegna, che spesso con una sorta di romanticismo antistorico, cerca di affibbiare situazioni specifiche in storia del popolo sardo, popolo che magari ignorava totalmente quei fatti che sono attribuiti ad atti di liberazione, ma su questo già scrisse abbondantemente Lussu.

      Come scriveva Emilio Lussu, la storia della Sardegna è quella che saremo capaci di scrivere dandoci una dimensione collettiva e progettuale. Noi Rossomori condividiamo fortemente questo pensiero e siamo convinti di dover fare Noi dei passi per diventare popolo sovrano.

      Questa è la chiave del “Sovranismo”, fare cioè delle scelte e dei passi che solo noi sardi possiamo fare e che non sono, come erroneamente perseguito sino ad oggi, atti di concessione esterna.

      La via del sovranismo, così come esplicitato nelle nostre tesi si sostanzia nella trasformazione di tutta una serie di poteri, attualmente concorrenti, in esclusivi: gestione e produzione energetica; gestione e costruzione delle strade; gestione e costruzione delle ferrovie; gestione e costruzione dei porti; gestione e distribuzione dell’acqua; i rapporti diretti con l’Europa; la tutela della salute; la valorizzazione dei beni ambientali e culturali; l’istituzione di istituti di credito.

      Ci sono poteri già in capo alla Regione per via statutaria che consentirebbero, se applicati, di ottenere il controllo diretto di enti e di strutture attualmente amministrate dallo Stato italiano, ma non perché lo Stato voglia tenerseli, bensì semplicemente perché la Regione non compie i passi e gli atti per gestirli: la direzione scolastica regionale; la gestione delle ferrovie e delle strade (l’ANAS usa e decide con solo soldi della Regione); la gestione della produzione e distribuzione dell’energia.

      Oggi tutti sembrano essere diventati sovranisti. Alcuni addirittura hanno deciso di essere i rappresentanti unici di tutta l’area dei sovranisti, vedi P. Manicnhedda esponente del Psd’AZ e alleato di Cappellacci, il quale chiede udienza alla coalizione di centrosinistra definendosi “rappresentante dell’area sovranista”, quindi anche del mio partito (???).

      Aldilà di qualche sproposito, c’è qualcosa di nuovo nella politica sarda. Ciò che Rossomori va predicando sin dalla prima ora, vale a dire la necessità che le forze politiche scelgano di avere testa e corpo in Sardegna, smettendo di essere appendice e succursale di partiti con interessi e con strategie altre, sembra via via concretizzarsi. Certo c’è molta confusione e il tutto sembra più guidato da manovre tattiche più che da una appropriata strategia di lungo corso, rimane però d’interesse il fatto che il panorama politico sardo stia mutando. Le forze politiche si stanno sardizzando, a destra e a sinistra. Ciò determina nuovi scenari, nuovi equilibri. Abbiamo la sensazione che la Sardegna, passando per una transizione già in atto, possa entrare in una nuova era, un’era SOVRANISTA. Se il PD, nostro alleato, né cogliesse la visione, probabilmente potrebbe partire una fase costituente per la nascita di un grande partito sardo progressista da cui potrebbe derivare la costruzione di una politica nuova e di una Sardegna nuova!

      Il segretario Nazionale Rossomori – Salvatore Melis

  7. bachis efisi says:

    Interessante il dibattito su autonomia, sovranità e indipendenza; ma la cosa che veramente conta è che al comando ( e nell’interesse dei sardi) ci sia il pd romano sardignolo. E in questa casa un pò falsamente e ipocritamente si pratica la critica alla rovescia al pd perchè è troppo poco pd, troppo poco di sinistra, troppo poco contro tutti coloro che non sono del pd.

  8. Paolo Melis says:

    Vito istimadu
    giai l’isco chi so pedende una cosa belle impossìbile, però ti lu chèrgio nàrrere etotu:
    – pro ite no elìminas sas rispostas a sos artículos tuos chi non siant firmadas. B’at a èssere una manera de verificare chie t’est iscriende? Si non mi faddo Carchi giornale impreat unu filtru.
    – pro ite no eliminas sas rispostas a sos artículos tuos chi non sighint un’isvilupu ordinadu e coerente de sos cuntzetos de un’arresonamentu.
    Totu nois nde dìamus balangiare: s’ant a pòdere lèghere prus pagu catzadas e chie rispondet lu faghet a una pessone, pro rispòndere a su cuntzetu espressadu dae custa.
    Chi si tratat de tzensura? Si tratat de un’òrdine in sa dibata e de fàghere a modu chi in custas assembleas, virtuales tzertu, nemos podat pediré sa paràula cun una caratza in cara.
    Paolo Melis

    • Ciao Paolo,
      le questioni che poni sono importanti ma allo stesso tempo di difficile approccio.
      La prima: commenti anonimi. L’anonimato e i nick fanno parte della cultura internet. Il successo di questo blog è dato in buona parte dal numero dei commenti (in quasi tre anni ne sono arrivati quasi 40 mila!), praticamente tutti anonimi. Paradossalmente poi io non saprei neanche come verificare se tu che mi scrivi ti chiami veramente Paolo Melis!
      La seconda: è paradossale, ma anche la confusione è segno di ciò che sta succedendo, del clima che si respira. In effetti la discussione avrebbe bisogno di essere ordinata, ma ogni volta che ho immaginato dei correttivi mi sono subito reso conto che i limiti erano superiori alle opportunità.
      Per cui resta la regola che mi sono dato: non pubblicare commenti con frasi ingiuriose, con attacchi personali, con elementi che possano portare ad una querela per diffamazione (perché falsi o esprssi in un linguaggio “non continente”).
      Ciao, grazie.

  9. Chiedo scusa, gentile Tenutario, ma com’è che parla in modo monotematico di sovranismo (tema che interessa pochi fissati) e non discute sulla nomina di Antonello Cabras che rappresenta la nostra realtà molto più del tema indipendentista? Non ci dica che ne ha parlato per primo, che è stato un profeta biblico.Ne abbiamo parlato tutti, ma è successo due giorni fa. I vaticinii sono una cosa, le cose fatte sono altre.Lei parla di quello che preferisce, beninteso, ma chi scrive nel suo blog fa altrettanto. Capisco chi, come Michele Piras, vivendo di politica, intenda rassicurarci che anche lui (unico non anonimo del blog) ne ha parlato. Lo capisco perché un po’ di vernice indipendentista se la sa danno in tanti. E capisco anche i perché delle cose vere non si parla preferendo l’esame di maturità di una ragazza. E’ più facile. Nel frattempo accadono le cose importanti. Saluti cordiali.

  10. anonimo says:

    Riccardo scrive che “Il dramma della Sardegna è anche questo : la classe politica è scadente, ma all’orizzonte non si vedono geni”.
    Caro Riccardo, solo due parole per dirle che la classe politica della Sardegna non è un’astrazione ma, purtroppo, il nostro specchio che riflette, come tutti gli specchi, esattamente quello che siamo.

  11. Francu says:

    Ma quale autonomia, sovranismo, indipendenza. Seguiamo fino in fondo la nostra natura servile e asservita. Consegnate le chiavi della sardegna ad obama, diventiamo il 51 esimo stato federale dell’unione!

  12. Campidanesu says:

    contrario di Sovranità : dipendenza , così recità il Vocabolario dei sinonimi e contrari. Quindi chi è Sovrano non è piu’ Dipendente, sottomesso da deleghe continue; vale a dire che il “sovranismo” centra eccome con l’indipendentismo. Il percorso è abbastanza chiaro, dopo che una Terra proclama la sua sovranità rispetto allo stato italiano allora si troverà ad un passo dalla sua Indipendenza. E’ quindi una evoluzione Politica verso quel passo necessario come Popolo. Al contrario gli stessi padri dell’autonomismo lo hanno definitivamente chiuso in su baulu e interradu perchè esperienza fallimentare. L’autonomismo è un guinzaglio piu’ o meno lungo, quando il Padrone non vuole allora tira e strattona ” bonuuu.. fino a li devi andare …oltre lo sai che non puoi…però se fai da bravo ti do lo zuccherino e magari domani ti allungo il guinzaglio di qualche centimetro…” . Essere Sovrani quindi significa non essere piu Dipendenti ma poter iniziare a gestire cose importanti in materia fiscale, economica, territoriale, alimentare. Essere sovrani significa anche assumersi grandi Responsabilità per non dipendere piu’ … per generare ricchezza , equità , politiche sociali. Detto cio’ , siamo poco piu’ di un milione e seicentomila anime in una grande estensione territoriale , possediamo un territorio enorme sfruttato da progetti industriali fallimentari, basi militari e altre schifezze immonde ; Non si produce piu’ nulla, i sardi sono diventati e stanno sempre piu’ diventando passivi consumatori un po come un tempo , quando eravamo ottimi pastori e siamo diventati discreti Operai e pure Malati. Forse è arrivato il momento di crescere.

    • Amigu campidanesu,
      Ti prego , con confondere Sovranità ( Soberania ) con “sovranismo”; non è la stessa cosa.
      Come dici bene tu “Essere sovrani (quindi) significa non essere più dipendenti, ma poter gestire tutte le cose importanti : fiscalità, economia, territorio, alimentari…”.
      Altra cosa è il cosidetto sovranismo, neologismo inventato dall’italico centrosinistra e del quale si autoattribuito la patria potestà l’esimio Gesuino Muledda.
      Chi ci ospita ne ha definito i contorni, spiegandocene i contenuti, secondo il quale esisterebbero delle forze politiche nazionali ( intendendo Italiane) che avrebbero raggiunto la consapevolezza che l’unica via d’uscita per la salvezza della Sardegna è il sovranismo( appunto ). Peccato che le stesse forze di cui sopra, sono le stesse che hanno cavalcato, in questi 50 anni, l’autonomia.

    • anonimo says:

      Che bella proposta, Campidanesu. Semplice, no? Ci dichiariamo sovrani e facciamo da noi. E’ geniale. Ma perché non c’abbiamo pensato prima?
      Questo progetto bambinesco non è considerato possibile da nessuno che abbia un po’ di sale in zucca e credo che Michela Murgia faccia bene a smarcarsi da questo modo di porre le questioni che ci riguardano.
      Invece lei – che deve essere un tipo sbrigativo e pratico come i leghisti – si sveglia una mattina e dice:”Oggi dichiaro la sovranità della Sardegna e gliela faccio vedere io”. Invita il suo vicino che ha conosciuto in corriera quando è andato a Cagliari per la zona franca (già che c’è dichiari, insieme al sovranismo, anche la zona franca, sarebbe più comodo che fare una dichiarazione per volta) e insieme partite per Cagliari.
      Poi passeremo ai fatti.
      Espulsione immediata dei giudici non sardi, dei poliziotti e dei carabinieri non sardi, degli insegnanti non sardi dalle scuole elementari sino all’università, dei ferrovieri e di ogni lavoratore non sardo, salvo che non abiurino.
      Evidentemente ha ragione sulle fabbriche, sui sardi consumatori passivi, sulle tragiche conseguenze dello spaesamento, che ancora durano, di una comunità che è stata modificata in un tempo brevissimo e però ha memoria di com’era. Ha ragione. Ma dimentica troppo facilmente che una comunità, tanto più una comunità che si ritiene popolo, ha precise responsabilità delle scelte operate e se noi siamo come siamo è perché noi l’abbiamo deciso. E non chi ci teneva, come dice lei, al guinzaglio.
      Lei, Campidanesu, è il rappresentante, per fortuna non molto diffuso in natura, di un leghismo sardo che, rispetto al ricco e sconfitto leghismo lombardo, è arretrato e illusorio. Il tardivo leghismo dei poveri.
      Quando mai i cosiddetti indipendentisti hanno prodotto ricchezza,equità e tutte le belle cose che lei enumera? E con quali strumenti lo farebbe? Non pagando le tasse? Vendendo l’isola come sinora è avvenuto nel silenzio dei sardi che spesso sono stati complici e comunque felici per la loro terra esposta in saldi?
      Non sono sardi quelli che hanno permesso le disgrazie che lei racconta? Non sono sardi quelli che difendono il poligono di Quirra come fonte di reddito, che difendono l’Alcoa e la visione del mondo che ne deriva? Non sono sardi quelli che costruiscono abusivamente, minacciano un procuratore della repubblica e fermano le ruspe facendosi scudo dei bambini? Sardi i pastori che abbracciano Briatore. Sardi quelli che hanno creduto alle telefonate a Putin. Sardi quelli che vogliono bruciare cardi per fabbricare buste della spesa, sardi quelli che credono a qualsiasi promessa.
      Guardi che l’elenco è molto più lungo, ma glielo risparmio.
      Lei, in cambio, ci risparmi le visioni infantili della realtà Siamo troppo cresciuti.

      • Egregio anonimo (ma, detto fra noi, lei è sempre lo stesso che scrive dappertutto o siete legione, e riempite di parole i vuoti spazi interlineari che nel web si rincorrono come le praterie e i verdi pascoli?), per usare un francesismo le potrei dire che ci sono più cose in cielo e in terra che nella sua filosofia, ma essendo eccezionalmente sobrio nonostante i tempi e i modi proverò ad enumerare (è un termine che le piace) le ragioni del mio dissenso. Niente e nessuno ci regalerà nulla delle cose che riteniamo (che qualcuno tanne lei per essere corretti) ci debbano naturalmente appartenere. Specialmente se le chiediamo con naturale grazia e vezzose riverenze. E’ naturale che siano sardi quelli che lei indica come masochistici artefici dele loro e nostre disgrazie, così come sono italiani gli artefici masochistici delle italiche disgrazie, così come sono europei i masochistici artefici delle disgrazie europee, e potremo andare avanti. E allora? Lei si è arreso? Ha optato per il piatto di lenticchie del sarcasmo destrutturante e fondamentalmente qualunquista? Nessuno nasconde che il lavoro da fare sarà immane, complesso, stancante, deprimente e tale da far a volte dire “Querràs no haber nacido”. A chi vuole cambiare le cose serve forza e speranza, non l’ipocrisia di chi vede solo il marcio (cosa che vedono tutti) e non i folli voli per un riscatto forse irraggiungibile (ma che lei non vedrà comunque mai). Ha qualcosa da proporre? O deve solo irridere le proposte di chi almeno ha il coraggio di esporsi e mettersi in gioco, e forse alla berlina? Mi ricorda, chissà perchè, Giuliano Ferrara, ma non per qualità di scrittura. Per prosopopea.

      • A me invece ricorda Ainis. Che sia tornato da queste parti? Sarebbe una notizia! Saluti da Napoli.

      • Francesismo? Quale francesismo?
        Non sono critiche le mie. Sono una descrizione della realtà. E ho solo chiesto come e chi dovrebbe fare il folle volo.Non sarà sufficiente discutere fra di noi e dichiarare l’isola indipendente. Quanto alla prosopopea mi pare sia appannaggio non mio ma di chi racconta un futuro e un passato mitici e del tutto avulsi dalla realtà che, per fortuna, ignora l’indipendentismo.

      • Per sua comprensione il termine “per usare un francesismo” è mutuato dalla letteratura anglosassone americana. Dove viene descritto l’atteggiamento del maschio bianco ignorante e patriottico, che, nella zona geografica che approssimativamente va dal midwest ai grandi laghi, e in dispregio dei cugini francofoni oltreconfine (chiamati mangia rane), quando deve esprimersi in termini poco ordodossi, specialmente in presenza di signore, fa precedere alla parolaccia o alla bestemmia la frase “mi scusi per il francese” o “per usare un francesismo”. Tutto qui. Mi pareva tanto “leggibile” che non pensavo avesse bisogno di spiegazioni. Ma forse parto dal presupposto sbagliato che gli altri leggano quanto leggo io.

      • anonimo says:

        Che cultura, signor Peppino. Ma, detto tra noi, cosa c’entra la frase “ci sono più cose in cielo di quante non ne contenga la tua filosofia” con il francesismo? Vede, troppa cultura fa male e quando è tanta non ce la fa a stare in una testa. Ma il sovranismo e l’indipendentismo sono già falliti e i fatti, non io, lo dimostrano. Non basta qualche chiacchierata nei blog. Saluti.

      • Anonimo0 says:

        Bentornato

      • Peppino says:

        Vede, signor Anonimo, avendo usato la iperutilizzata invettiva shakespeariana in senso canzonatorio, e volendo precisare che facevo volontariamente uso di una simile banalità e tale considerandola nel contesto, l’ho fatta precedere da una excusatio letteraria, in una sorta di interrogazione retorica (diciamo pure un artificio da linguistica testuale). Pensavo di essere stato esplicitamente manifesto in ciò, ma se troppo ho osato me ne scuso con lei e con quanti non avessero capito.

      • Marcello says:

        Questo é ad esempio il modo con cui (anche) alcuni indipendentisti stanno cercando di costruire un alternativa produttiva basata sulla solidarietà e lo sviluppo locale: http://www.acanta.eu . Chi ha competenze e cose da proporre le cose le cerca e le fà, senza sbandierarle e senza produrre autorazzismi che sembrano tanto pagati da chi ci guadagna a vedere la Sardegna incapace di reagire e costruire strade diverse, così come quelli che dicono che è meglio scappare. Fortunatamente ci sono tante persone attive e che il fare rete e la cooperazione l’hanno nel sangue e una Sardegna produttiva, ecosostenibile e sana la stanno già costruendo. Se solo tutte le buone proposte e le idee della base indipendentista trovassero modo di relazionarsi, strutturarsi e concretizzarsi ne vedremo delle belle.

  13. anarkik says:

    Murgia è amata dalla sinistra italiana perchè rappresenta al meglio la sinistra italiana.
    A chi appartiene la casa editrice Einaudi? Al gruppo Mondadori leggi anche Berlusconi!
    Nessuno si scandalizza che lei ingrassi le casse di Berluska. inciucio italiano insegna.
    Solo potere, vogliono il potere a qualunque costo.
    E la Murgia è come loro, la loro migliore rappresentante.
    tanto rumore per Berlusconi e intanto è una sua dipendente.

    http://www.mondadori.it/Il-Gruppo/Libri/Einaudi

  14. Giusto per puntualizzare qualcosa: l’Assemblea Nazionale degli Attivisti di ProgReS ha ribadito in più occasioni che non esiste nessuna possibilità che il partito indipendentista, di cui l’Assemblea stessa è il massimo organo decisionale, alle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio della RAS entri in coalizioni in cui sono presenti organizzazioni politiche italiane o organizzazioni politiche che non riconoscono il diritto di autodeterminazione della Nazione sarda.
    Questo è un punto fermo indiscutibile ed indipendente dal candidato presidente che appoggeremo. Chi continua a proporre alleanze fantasiose dovrebbe tenerne conto.

  15. Ma smettetela con questo sovranismo che non è autonomismo ma neanche indipendentismo ditelo chiaramente SIAMO E VOGLIAMO ESSERE ITALIANI PER ISANGUE VERSATO ETC ETC e non mettete in mezzo la cultura e la lingua sarda e le peculiarità dei sardi col sovranismo e cercate un altro termine al posto di sovranita’ ormai siete riusciti a rovinare un ‘ altra parola della lingua italiana .

  16. Ma ita bolit nai “estendere il più possibile”? Si su Statutu bandat beni, non nc’est nudda de “estendi”, si bandat mali, tocara a ddu cambiai. Oburu nci sunti cosas chi porint ‘andai e cosas chi non bandant po nudda? Intzaras, naraddas! De chi no’, ses bonu sceti a fai a cresci su casinu. Ma sa genti mancu si nd’acàtara. Dd’anti abituara de aici a su casinu, de non pori bivi sentza.

  17. Finalmente è uscito nelle sale il film, tanto atteso dai più, sul “sovranismo” .
    Peccato che non sia ben chiaro quali siano ( o saranno) gli interpreti di questo film. Forse la classe politica attuale, sia di destra che di sinistra ( pari sono ) che, fulminata sulla via del Sardismo, ha deciso di rompere il cordone ombelicale con Roma ? Forse alcuni politici trombati, che vogliono così crearsi una nuova verginità ?
    Il cosidetto sovranismo che ci viene ora proposto dai partiti nazionali, o dai loro vassalli locali, non è altro che l’ ultima chance che rimane loro per ingannare, ancora una volta, i sardi.

  18. anonimo says:

    Mentre qua si discetta sulle parole il minaccioso Pd affonda provocando danni come le petroliere che naufragano e avvelenano i mari. La nomina di Antonello Cabras alla Fondazione del Banco di Sardegna convincerà anche gli ultimi sbandati che il loro partito è un gruppo di persone concentrate sulle nomine di se stessi a qualcosa.
    Ovvio che ora un progetto politico che rispetti il sentimento comune – e che quindi non sia indipendentista – vincerà a man bassa.
    Su quale sia il sentimento comune si potrebbe discutere a lungo, ma non è certo quello del Pd catastale e dei suoi invisi impiegati.

  19. GD- centopercento says:

    Forse ancora ai tempi di IRS, la Murgia ebbe a dire una cosa sul quale trovo ci sia poco da discutere: nell’autonomismo di qualsiasi forma così come nel federalismo, nessuna forma di contrattazione sarà valida quando il soggetto forte sarà sempre lo Stato.
    Bravo Vito, bravi tutti, vai col sovranismo!…. altri 60 anni di calci nei coglioni!

  20. qualunquemente sergio says:

    Sono molto curioso. potreste mostrarmi la nuova classe dirigente e politica che ha ormai maturato la necessaria esperienza per l’evoluzione di cui parla Vito?

  21. Ok, ma quindi lo scappellamento è a destra o a sinistra? Per il resto è tutto chiarissimo come se fosse antani.

  22. Guarda Vito che anche l’Indipendentismo moderno e con un briciolo di razionalità nell’immediato vuole le stesse cose di quello che tu chiami Sovranismo. Nessuno, tranne qualche leader folkloristico che ben conosciamo si sogna la Sardegna Indipendnte nell’immediato, con questa classe politica e con questo sistema, sarebbe una tragedia. Per cui se ragioni così non vedo perchè attaccare Michela Murgia, forse potresti magari ascoltarla e conoscerla meglio. O ascoltare conoscere meglio ProgReS.

    • Guarda, io non attacco Michela Murgia, faccio ragionamenti che possono essere confutati con altri ragionamenti. Siamo alla situazione paradossale che il centrosinistra e la Murgia stanno mettendo in campo schieramenti praticamente identici. Progres apre ai militanti del centrosinistra, il centrosinistra apre agli indipendentisti e ai sovranisti. Che si fa? E’ evidente che la candidatura della Murgia è una pregiudiziale forte. Se si riesce a trovare un punto di incontro e una sintesi, perché no? Il centrosinistra è pronto ad accogliere Murgia e Progres? Io credo di sì. Non penso però il contrario, cioè che Murgia e Progres vogliano fare un percorso insieme al centrosinistra. Gesuino Muledda oggi è stato molto chiaro. Ora sta a Murgia e Progres rispondere.

      • Gesuino Muledda conta quanto il 2 di picche nel csx! Ma poi perché Michela Murgia e Progres dovrebbero andare con il pd? Cos’hanno da spartire con un partito centralista che si dichiara favorevole al prog. eleonora, alle basi militari, all’industria pesante, contro la lingua sarda e la parità di genere? Ti ricordo che appena qualche settimana fa hanno fatto una legge elettorale per farli fuori e adesso dovrebbero allearsi?
        Mi sembra un po’ ridicolo!

  23. Mi piace molto la definizione che hai dato di sovranismo. Che non è autonomismo, ne indipendentismo. E’ un modo di gestire la nazione sarda in modo da fare i suoi interessi. Con una nuova classe dirigente. Puntando su lingua e cultura. Musica per le mie orecchie.

  24. Oi oi Vito, nè autonomismo nè indipendentismo, l’importante è che sia contro Michela Murgia. Pittica l’ossessione!

  25. Michele Piras says:

    Ciao Vito, mi dispiace che tu non legga bene i comunicati, se vuoi il testo completo (al di la delle interpretazioni di Paone) lo trovi sul mio sito. Scripta manent.

    In ogni caso ci tengo a dirti che non c’è confusione alcuna sui termini e sulla posizione politica, basta rileggere il testo:

    “Perciò vogliamo lanciare un appello a tutte componenti sovraniste della politica sarda ed ai mondi che in questi mesi hanno aperto una interessante discussione intorno all’ipotesi di una candidatura di Michela Murgia, affinché quanto prima ci si possa incontrare, si possano confrontare idee, progetti e prospettive per una Sardegna nuova e migliore”.

    Mi pare evidente che l’area che si raccoglie intorno alla Murgia e quella sovranista sono tenute distinte. Non a caso. Ed anche perchè gli osservatori attenti del dibattito politico e culturale in Sardegna non si trovano solamente fra i frequentatori di questo sito.

    E così infatti che giusto ieri ho a lungo parlato con un esponente di spicco dell’area sovranista e precisamente da quell’area (che mi pare di capire sia quella a cui ti riferisci) ieri è arrivata la richiesta di incontro con il centrosinistra. Penso che sia un risultato politico anche del lavoro che ho concorso a fare io.

    Ci tengo anche a dirti che la questione dei “padrini” politici italiani che sollevi in relazione alle “carriere” dei politici sardi è quantomeno una banalizzazione e una generalizzazione e – su questo terreno – dovresti sapere che quella logica non è prerogativa italiana. Anche in Sardegna in tanti casi si potrebbe dire altrettanto.

    Cari saluti
    Michele

    • Ciao Michele,
      intanto grazie per l’intervento. Innanzitutto voglio chiarire un passaggio: nel mio post, quando mi riferivo a “padrini” italiani cui bisogna sottomettersi per fare carriera, non intendevo minimamente fare riferimento a te o al tuo caso. Pensavo piuttosto alla generazione dei politici della Dc o del Pci degli anni dell’autonomismo, e agli attuali dirigenti (anche giovani, se non soprattutto) di Pd e Pdl. Il tuo percorso è limpido e mi dispiace e ti chiedo scusa se nel mio post ho dato adito a questo fraintendimento: non era assolutamente a te che volevo riferirmi, la tua carriera ha seguito ben altri percorsi.
      Detto questo, rimane il problema politico: Sel in Sardegna è pronta alla svolta sovranista oppure no? La risposta che il governo Letta ti ha dato sull’interrogazione che hai presentato sulle servitù militari è stata sconcertante e rappresenta anche un punto di non ritorno. Davanti ad una posizione del genere, o si è sovranisti o si accetta questo stato di cose. Cosa volete fare?
      Sulla Murgia: capisco ora meglio il tuo pensiero, che però comunque trovo debole e fuorviante. I mondi della Murgia sono Progres e circoli in fuga dal centrosinistra. I sovranisti non mi sembra che abbiano scelto quell’opzione. Bene dunque ha fatto Gesuino Muledda dei Rossomori ad invitare la Murgia e Progres ad un ingresso nello schieramento di centrosinistra. Perché (come ho scritto rispondendo ad un altro lettore, e qui copio e incollo) siamo alla situazione paradossale che il centrosinistra e la Murgia stanno mettendo in campo schieramenti praticamente identici. Progres apre ai militanti del centrosinistra, il centrosinistra apre agli indipendentisti e ai sovranisti. Che si fa? E’ evidente che la candidatura della Murgia è una pregiudiziale forte. Se si riesce a trovare un punto di incontro e una sintesi, perché no? Il centrosinistra è pronto ad accogliere Murgia e Progres? Io credo di sì. Non penso però il contrario, cioè che Murgia e Progres vogliano fare un percorso insieme al centrosinistra, e dunque far passare la loro leadership attraverso il percorso delle primarie del centrosinistra (che peraltro la Murgia secondo me vincerebbe). Gesuino Muledda oggi è stato molto chiaro. Ora sta a Murgia e Progres rispondere. Una volta che si chiarisce questo è tutto molto più facile.

  26. alessandro says:

    Vorrei conoscere la sua alternativa e la sua proposta personale sig. Biolchini, nessuno dimentica che Michela Murgia è un’indipendentista, ma mi dica la sua alternativa: mi dica il programma, mi dica chi proporrebbe a capo della coalizione, mi dica quale è la coalizione. Nessuno crede che la Sardegna potrebbe sopravvivere da sola producendo tappi di sughero, senza il resto dell’Italia, ma l’alternativa che il PD sta profilando all’orizzonte questa volta ci porta o a rimanere a casa e non andare a votare, o cercare un dialogo serio con altre parti politiche, che invece un programma lo stanno proponendo

    • Alessandro…… l’affermazione ” nessuno crede che la Sardegna possa sopravvivere da sola producendo tappi di sughero ” è una delle frasi più banali e sconcertanti che possano essere concepite, e rendono molto bene l’idea di quale danno culturale abbia prodotto in Sardegna 150 di colonizzazione italiana……..ho la netta sensazione che questa filosofia di pensiero stia anche alla base dellla cosidetta ” Area Sovranista ” e sia pure tessuto culturale che ha formato egregiamente i ” migliori esponenti ” sovranisti…

  27. Riccardo76 says:

    I mezzi giuridici e costituzionali per applicare il “sovranismo” esistono già, da 65 anni… dunque siamo pienamente coperti da quel punto di vista. E’ dal punto di vista dello spessore politico che la Sardegna è deficitaria totalmente. Pensiamo davvero che esistano politici sardi che davvero hanno interesse a servire il popolo sardo nell’esercizio delle loro funzioni? Costoro invece si servono del popolo,degli elettori, per guadagnarsi l’accesso alla agognata poltrona stipendiale e basta. Poi possono passare anche 50 inverni grigi, che niente succede. Politicanti che puoi rivedere tranquillamente nei servizi dei tg regionali di 30 anni or sono e che ancora oggi sono lì, nelle stanze del potere. All’interno dei rispettivi partiti e partitini, che hanno più volte cambiato nome, comandano sempre gli stessi da decenni. I potentati politici ed economici sono ancora quelli dei decenni passati, con l’aggravante che nel mondo odierno è l’economia che guida la politica, non viceversa, con tutte la distorsioni che ciò comporta. In un siffatto contesto, dove tutto sembra immutabile, i problemi dell’Isola si moltiplicano, la disperazione miete vittime sempre più spesso, la rassegnazione prevale sulla speranza. I nostri politicanti regionali parlano ma non dicono niente, attenti come sono più a rispettare il politichese, il bilancino degli incarichi, i rapporti di forza delle correnti interne. Persone che hanno perso la pur minima credibilità, ma che restano arroccate nelle posizioni di privilegio. I 50enni stanno perdendo il lavoro, i giovani neanche lo hanno un lavoro, la crisi sociale ed economica sta plasticamente facendo emergere la totale incompetenza, incapacità,inadeguatezza, di questi signori. E la Sardegna che arranca scivola nell’abisso, sprofonda come una novella Atlantide. Tradita dall’Italia, come può fare una madre assente con la sua figlia migliore. Il dramma della Sardegna è anche questo : la classe politica è scadente, ma all’orizzonte non si vedono geni.E tutto rimarrà così, finchè l’Isola non passerà di mano, magari venduta di fatto ai russi o agli sceicchi, che imporranno nei centri di potere sardi fedeli ed ubbidienti, e la storia si ripeterà,sempre uguale,sempre la stessa. Da secoli.

  28. Purtroppo in Sardegna siamo ridotti a fare maquillage verbale per giustificare le cose da fare e che non si sono mai fatte. Per anni l’autonomismo non l’abbiamo mai esercitato, sostanzialmente il sovranismo è un sinonimo dell’autonomismo e dell’indipendentismo riformista (il primo propedeutico al secondo), mentre fin’ora abbiamo assistito a classi dirigenti che andrebbero chiamate col loro nome: centraliste. Perché non si capisce cosa ci sia di “autonomista” nel farsi delegare da un padrino romano… L’etichetta indipendentista invece oggi non gode di appeal nella pubblica opinione perché è diventata sinonimo di mancata credibilità politica, a causa dei frazjonismi di alcuni piccoli e impresentabili leader, incapaci di innovare se stessi e la propria proposta politica.
    Il termine sovranismo invece è stato principalmente diffuso nell’autonomismo catalano, il quale lavora per una vera indipendenza e non per delegare certi poteri allo Stato centrale (quello si chiama federalismo, o rappresenta un’altra forma di autonomismo).

    • «Purtroppo in Sardegna siamo ridotti a fare maquillage verbale per giustificare le cose da fare e che non si sono mai fatte. Per anni l’autonomismo non l’abbiamo mai esercitato, sostanzialmente il sovranismo è un sinonimo dell’autonomismo». Sottoscrivo. In realtà chiamano “sovranismo” la piena applicazione dello Statuto d’autonomia. Solo che non possono chiamarlo autonomia perché per più di sessant’anni hanno chiamato “autonomia” la dipendenza. Il problema è che lo Statuto è datato e inadeguato e va riscritto, quindi, se quello che descrive Vito è il sovranismo, allora il sovranismo è nato vecchio. A noi sardi Il grande fratello di Orwell con la neolingua ci fa una pippa. Tipo “nazionalitario” che cazzo vuol dire? (NELLA “NEOLIMBA” LA DIPENDENZA È AUTONOMIA – scritto per Sardegna Quotidiano del 26/09/2011 http://www.cagliarifornia.eu/2011/09/nella-neolimba-la-dipendenza-e.html)

      • Il sovranismo va oltre l’autonomismo perché è completamente diversa la classe dirigente e politica che lo deve incarnare. Il sovranismo non piace a molti indipendentisti, Murgia compresa, perché toglie loro il piacere di credere di essere l’unica alternativa alla situazione attuale. Il sovranismo e’ un evidente passo verso una indipendenza possibile, altro che sinonimo dell’autonomismo.

      • Marcello says:

        Ma siccome non arriverete al 20% dei consensi e non sarete migliori del Psdaz di Mario Melis che era radicato sul territorio, Maninchedda non sarà certo migliore di lui, ecco che gli alleati con i quali vi alleerete vi impediranno di realizzare alcunchè. Errare é umano, perseverare per una poltrona è poco etico. Poi sulla credibilità della proposta possiamo fare tutti i ragionamenti costruttivi possibili.

      • Perfettamente d’accordo: il sovranismo è un evidente passo verso una indipendenza possibile, perché è un processo di acquisizione graduale di pezzi di sovranità. Un indipendentista riformista è per forza di cose un sovranista. Anzi: un sovranista non è nient’altro che un indipendentista riformista. Ma quello che descrivi tu non è affatto sovranismo. È appunto, come confermi, il vecchio autonomismo incarnato da una nuova classe dirigente. È la volontà di applicare lo Statuto d’Autonomia vigente con settant’anni di ritardo. Statuto che era già inadeguato nel 1948, figuriamoci nel terzo millennio. Un atto sovranista è, come primo passo, scrivere un nuovo Statuto d’Autonomia adeguato al contesto globale in cui stiamo vivendo. L’uscita infelice di Michela Murgia – che invece che liquidare frettolosamente il sovranismo con una battuta ad effetto dovrebbe rivendicare l’identità di vera sovranista, in quanto indipendentista riformista (ammesso che lo sia) – è indice di inesperienza politica. Così come, permettimi di dirtelo, lo è il tuo “attacco” nei suoi confronti. In una condizione di normalità in cui si chiamano le cose con il loro nome, invece che punzecchiarvi, stareste flirtando, per trovare un’accordo di alleanza politico-elettorale, perché la vostra sarebbe l’alleanza naturale. Invece fate come gli italianissimi capponi di Renzo. Finché non cominciamo a chiamare le cose con il loro nome, continueremo a vivere in questo Stato confusionale. Stato, non a caso con la S maiuscola.

      • Continui a farmi dire cose che non dico, che non scrivo e che non penso. Il vecchio autonomismo incarnato da una nuova classe dirigente si chiama sempre vecchio autonomismo, non sovranismo. Su Michela Murgia: dica cosa vuole fare e con chi. Al momento ha solo anteposto la sua candidatura alla presidenza prima di ogni contenuto ed alleanza. E questo che ti ho appena fatto si chiama “ragionamento politico”, non attacco personale.

      • Hai ragione: il “vecchio autonomismo” nella neolimba in realtà stava a significare “dipendenza”. Tolgo la parola vecchio e la frase diventa così: quello che descrivi tu non è sovranismo, è l’autonomismo (nel significato che ha nella lingua italiana, non nella neolimba) incarnato da una nuova classe dirigente. Lo hai detto tu: ” il sovranismo va oltre l’autonomismo perché è completamente diversa la classe dirigente e politica che lo deve incarnare”. Vedi cosa succede quando non si chiamano le cose con il nome giusto? “Michela Murgia indipendentista a cucù: un po’ Soru e un po’ Grillo e tanta ambiguità per una candidatura decisa da tempo”. Questo è un “attacco politico” non un “ragionamento politico”. Non starai mica prendendo lezioni di neolimba? 😉

      • Ho capito, anche a questo giro non voto.

      • Dicevo maquillage verbale proprio perché in Sardegna sia il centralismo e sia l’indipendentismo (per motivi opposti) hanno inflazionato la terminologia autonomista, svuotandola di significato. I primi per presentare una azione politica territoriale che non hanno mai esercitato, i secondi nel classico integralismo sciita, nel tentativo di accreditarsi come migliori (e senza ragionare sui passaggi graduali per conquistare la sovranità). Fino a pochi anni fa, mentre il nostro gruppo veniva deriso, si parlava ancora di Cheguevara, di Ghandi e di alberelli giudicali…ma di riforme neanche l’ombra. Oggi ad esempio persone come Sedda hanno cambiato idea e si sono avvicinati ad una opzione gradualista, mentre altri indipendentisti oscillano fra la voglia di cambiamento e il rifugio suicida nel solito settarismo a cui sono abituati. E’ un’altra delle anomalie Sarde rispetto ad altre realtà internazionali, o anche italiane, dove l’Autonomia è una cosa seria e non viene confusa con il centralismo. Diciamo che la Sardegna non ha avuto la classe dirigente che si sarebbe meritata….

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