Politica / Sardegna

Caro Gesù Bambino, puoi regalare alla Sardegna un partito nuovo (con relativo leader)? E buon Natale a tutti

letterina

 

Caro Gesù Bambino,

per questo Natale non ho molto da chiederti. So gli sforzi che già fai ogni giorno per renderci la vita meno pesante, la tentazione sarebbe quella di non abusare della tua disponibilità; ma visto che una richiesta all’anno ancora ci è concessa, vorrei con questa mia rappresentarti tutto il disagio per la situazione che stiamo vivendo in Sardegna.

Non voglio farti perdere troppo tempo, so che sei oberato di lavoro e valutare tutte le richieste che ti arrivano già deve essere un’impresa titanica (figuriamoci esaudirle). Però stavolta non posso esimermi dal chiederti qualcosa anch’io. Non per me sia chiaro, ma proprio per tutta la Sardegna. Che ha bisogno, secondo me, di un partito nuovo.

Lo so, è una richiesta bizzarra. Però credimi, è veramente ciò che serve alla nostra isola; più di tante altre cose che magari fanno più notizia e di cui si legge sui giornali.

La situazione che viviamo la conosci meglio di me. Il vecchio sistema politico ed economico sta collassando e all’orizzonte non si vede nulla di nuovo.

Avrai saputo di ciò che sta succedendo nel Sulcis. Ora, senza entrare nella questione giudiziaria, il sistema che regola da tempo quella parte dell’isola lo sta descrivendo bene nel sito di Democrazia Oggi un sulcitano vero come Andrea Pubusa, e alle sue puntualissime analisi (segnalo “Il sistema Sulcis come ‘ordinamento’ malavitoso” e la notevolissima “Il modello Sulcis? Una grande Dc senza opposizione”) c’è veramente poco da aggiungere.

A governare la politica è una classe dirigente talmente corrotta da non rendersi neanche più conto di esserlo. Enrico Lobina e Roberto Mirasola del Comitato Articolo 54, hanno messo in ordine i loro argomenti e nel post dal titolo “È centrale la questione morale” sono arrivati alla conclusione che

Per ragionare di politica è sufficiente avere come linea guida la Costituzione. Questa ci ricorda, all’art. 54, che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Ora, volendo giornalisticamente sintetizzare la mia posizione, direi che “la questione (morale) è che non c’è questione”. Perché, a solo titolo di esempio, un rinviato a giudizio per evasione fiscale non può candidarsi alla guida di un partito. E una indagata per peculato non può ricoprire incarichi di governo. È semplice, lo capirebbero anche i bambini. Qui invece si continua a far finta di nulla e in questo modo si indeboliscono i partiti che, ci piaccia o no, sono l’unico strumento che abbiamo per incidere democraticamente nella società.

Peraltro, come ha detto al Corriere della Sera il presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia “i partiti deboli aumentano i rischi eversivi”. Rischi reali o indotti, aggiungo io, visto che all’Italia repubblicana è sempre piaciuto fare il doppio gioco ed usare in chiave destabilizzatrice i vari estremismi (di destra e di sinistra) che nel tempo si sono proposti.

Quindi un partito nuovo, dicevo. Non è semplice, perché un partito nuovo non è solo una sommatoria di sigle o di micro leader (di partitini col due per cento non se ne fa più niente nessuno, è chiaro), ma innanzitutto un progetto capace di unire più sensibilità. Perché il partito nuovo, per ambire a governare la Sardegna, deve essere per forza plurale. Un laboratorio culturale dove forze di provenienza diversa (ma tutte democratiche e antifasciste e convinte che le ragioni della Sardegna non siano più necessariamente coincidenti con quelle dell’Italia) riescono ad elaborare un progetto di sviluppo e di governo della società e di proporlo con coerenza e credibilità agli elettori.

Un partito in cui le idee vengono prima delle rendite di posizione che oggi la politica sarda vuole conservare. Perché non c’è partito nuovo senza una classe dirigente nuova.

Tuttavia solo la vecchia classe dirigente ha la forza di mettere in moto un meccanismo che può portare alla nascita di questo nuovo soggetto: è un paradosso ma è così.

Bisognerebbe dunque che tutte le forze che oggi hanno una minima consistenza elettorale, consapevoli della loro imminente sparizione e che si riconoscono in questo progetto, immaginassero in tempi rapidi un percorso costituente in grado di coinvolgere i cittadini. Dopo una prima fase (frutto necessariamente di una decisione calata dall’alto), sarebbe infatti necessaria una legittimazione popolare, “una testa, un voto e a carta d’identità” come dice sempre Pierluigi Marotto, presidente di Sardegna Sostenibile e Sovrana (associazione di cui mi onoro di far parte).

Una legittimazione popolare che impedirebbe al nuovo soggetto di cadere nella tentazione di essere solo un escamotage strumentale e tutto interno ai partiti per resistere al nulla che avanza, e di nascere unicamente per dare una nuova casa a chi case politiche ne ha già sfasciate troppe. Non ti sto chiedendo dunque un nuovo gruppo consiliare, o una nuova sigla capace di riunire le classi dirigenti di quattro o cinque microformazioni in cerca di sopravvivenza, ma proprio un progetto culturale in grado poi di farsi proposta politica e azione di governo. Un partito, appunto.

Perché come scrivono anche Lobina e Mirasola, “i partiti politici, tuttavia, sono necessari per la vita politica e sociale dei cittadini stessi: è allora evidente che diventa necessario riformarli. Come? Smantellandoli, e rifondandoli”.

Ora, caro Gesù Bambino, questo è il giocattolo che vorrei. Però ti prego di portarmi anche le pile, sennò non funziona.

Perché un progetto del genere, così ambizioso e un pochino folle, può nascere solo se ad incarnarlo è un leader che in una operazione del genere mette in gioco tutto se stesso, tutta la sua credibilità e autorevolezza. Una guida dotata della necessaria esperienza politica, consapevole del rischio che corre assumendosi la responsabilità di far nascere un nuovo partito oggi in Sardegna, e che sarebbe chiamata ad occuparsi solo e solamente di questo progetto: né del suo partito, né di incarichi vari.

Un leader del genere, libero da ogni condizionamento o accusa di conflitto di interessi (politici), sarebbe credibile agli occhi dei cittadini; e da ciò trarrebbe anche la forza per essere il garante delle varie forze chiamate a far nascere il nuovo partito e che oggi invece a malapena si sederebbero attorno ad uno stesso tavolo. Non un capo che comanda ma un primus inter pares in grado (in attesa della legittimazione popolare che ogni partito deve avere) di guidare la fase iniziale e transitoria della nuova formazione.

So che molti storceranno il naso a sentir parlare di leader, ma una persona credibile e con le idee chiare fa fare passi da gigante ad ogni organizzazione. Volersene privare a priori è la perversione segreta di tutti coloro che sperano di cambiare la società ma senza fare i conti con le regole della politica e della democrazia.

Un partito nuovo con leader incorporato non è facile da trovare in giro, me ne rendo conto. Ma se non fosse stato così non mi sarei permesso di scriverti questa letterina, caro Gesù Bambino.

Tanti auguri, buon Natale anche a te. E già che ci siamo, anche a tutti i lettori del blog.

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10 Comments

  1. bachis efisi. says:

    La lettera è nella sostanza condivisibile, sia per l’analisi della realtà della sardegna sia per l’indicazione di una prospettiva di superamento di questa realtà.
    Solo alcuni punti suscitano qualche perplessità ( due sono stati considerati da altri commentatori):
    a- perchè insistere a non includere in una parola tutti i reazionari e totalitari e limitarsi a ritenere tali solo i fascisti, una categoria relativa esclusivamente all’italia e a un preciso momento storico, peraltro ormai lontano?
    b-perchè non un destinatario laico e rappresentativo di tutti, della libertà di pensiero, di ogni credo religioso. e anche dei non credenti?
    c-perchè per forza un partito “buono” ( minculpop?) che vince sempre le elezioni, non ha alternativa, e si spartisce da solo tutta la torta?

  2. Gianni says:

    Caro Vito, mi pare abbastanza improbabile che i dirigenti politici degli attuali partiti in Sardegna prendano in considerazione un percorso in qualche modo vicino a quello che tu proponi e d’altra parte il sistema di controllo che la politica esercita sulla società sarda priva di autonomia produttiva propria non consente che ciò possa accadere contro l’attuale sistema politico (vedi il movimento di Grillo o la strampalata esperienza della Murgia).
    La situazione attuale non è poi così negativa per loro e la generosità che sarebbe necessaria per far nascere un nuovo partito come quello che tu indichi (necessariamente senza la loro direzione) non appartiene certamente a questa categoria di persone, abituate a governare senza un vero progetto per la Sardegna, sviluppando esclusivamente una attività di intermediazione fra i partiti nazionali e l’economia assistita della Sardegna.
    Penso che solo una situazione di maggiore sviluppo e benessere della nostra isola possa far nascere un sentimento popolare di affrancamento da questa tipologia di politici.
    La strada è certamente quella che guarda alla sovranità della nostra isola, ma questo sentimento di dignità e di assunzione di responsabilità è incompatibile (oggi) con una economia povera, assistita e arretrata, totalmente dipendente dall’esterno e soffocata da uno strato di burocrazia e di rappresentanza sociale indifferente e disinteressata all’aumento del benessere, della libertà reale, della ricchezza sociale.
    Un fenomeno perverso e solido, che oramai vige da circa 40 anni, causa ed effetto allo stesso tempo: ho impressione che continueremo a scivolare ancora per molto tempo verso uno stato di difficoltà sempre maggiore.

  3. Caro Dott. Biolchini, Lei c’era, ha ascoltato e valutato. Sa che si può se si vuole. Qualcuno ha dato la propria disponibilità per fare passi indietro… Qualcun altro no. Vedremo in futuro. Sappia intanto che la “base” costituita da figure di vario livello culturale, attende con ansia gli sviluppi.

  4. Non c’è bisogno di scomodare Gesù Bambino: il partito nuovo lo avevano già votato i Sardi alle regionali di quest’anno, si chiama(va?) “Sardegna Possibile” e poi sappiamo come è andata. La classe politica sarda non vuole mollare nessun privilegio, è vero, ma ora che non ha più i voti si fa leggi elettorali così fasciste che sembrano una caricatura del fascismo. Spero che prima o poi una risata li seppellisca.

  5. gianfranco says:

    Auguri a te. Parli di idee, al confine delle possibilità, forse impossibili. Vito, le ovvietà non sono di questi tempi, ne dico una: come può essere discriminante l’onesta per occuparsi delle pubbliche utilità? Sarebbe ovvio, ma se ne discute. Buon anno.

  6. Mah, che vuoi che ti dica, caro biolchini! Stukkevole? Mi pare poco!
    Sei però stato grandemente oculato quando te ne sei uscito con: “Un laboratorio culturale dove forze di provenienza diversa (ma tutte democratiche e antifasciste … “. Accidenti! Invece i comunisti che hanno ucciso mezzo mondo? Ah, ho capito! TI STANNO BENISSIMO !
    mikkelj

  7. LUCIDA says:

    Tutto giusto e sagace… Sei un uomo eccezionale. Peccato per quel piccolo difetto nella scelta del destinatario della letterina… Buon Natale Vito! ( nel senso più laico del termine)

  8. supresidenti says:

    Ci credi davvero vito? Non che la necessità non esista ma giusto Gesù bambino può riuscirci. Buone feste, a te e a tutte le persone che ti vogliono bene..

  9. Ospitone says:

    Mmmmhh……quindi caro Gesù Bambino se puoi a Natale …..REGALAMI UN COMPUTER!!!

    “La disumanità del computer sta nel fatto che,una volta programmato e messo in funzione,si comporta in maniera perfettamente ONESTA” (Isaac Asimov)

    Buon Natale VIto

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