Quattro considerazioni a caldo subito dopo i risultati elettorali di oggi.
1 – Della vittoria del movimento di Grillo a Parma e in altri centri minori la democrazia italiana non potrà che giovarsi. È bene infatti che un movimento con questo enorme potenziale elettorale si confronti immediatamente con i problemi e le contraddizioni proprie dei partiti “costretti” a governare.
2 – Il Pd è l’unico partito nazionale che regge l’urto e si afferma in tutto il paese. Parma e Palermo (dove la destra è stata addirittura esclusa dal ballottaggio) sono le eccezioni: la regola è che ovunque vince lo schieramento in cui è presente il Partito Democratico. La parola “vittoria” è eccessiva? Forse. Allora definiamola una “non sconfitta”: perché gli scricchiolii nel Pd si sentono e sono forti. Una cosa è certa: oggi il Pd regge da solo il peso di un sistema politico sempre più fragile. O si muove in tempi rapidissimi per riformarsi, o verrà schiacciato. Da che cosa ancora non si sa. E questo è un problema serissimo.
3 – Il centrodestra non esiste più. Il Pdl è sparito, la Lega pure. Ma attenzione: i loro elettori ci sono tutti e attendono solamente un nuovo progetto e una nuova leadership. Questa situazione la vivemmo in Italia anche nel 1993: la vittoria alle amministrative del centrosinistra convinse Berlusconi a “scendere in campo”. Ora a chi si affiderà il centrodestra? A Montezemolo? Il Corriere della Sera pochi giorni fa, ha invitato il presidente della Ferrari a chiarire definitivamente le sue intenzioni, segno che il blocco conservatore sta cercando un suo alfiere.
Questo vuoto di consenso a destra è pericolosissimo e non deve illudere il centrosinistra. Quanto è successo a Parma deve farci riflettere: perché nel comune emiliano, negli ultimi anni tramutatosi in una roccaforte berlusconiana, il Pd ha confermato i suoi voti, mentre quelli del blocco conservatore sono andati tutti a Grillo. Con questo non voglio dire che Grillo rappresenti il centrodestra, voglio dire solamente che il vuoto in politica non esiste, e che la sparizione del Pdl e della Lega non deve illudere il centrosinistra, anzi. E infatti Renzi (che in quanto a fiuto politico non lo batte nessuno) ha subito detto: “Primarie dopo l’estate”. E ha ragione. Perché altrimenti l’anno prossimo Bersani rischia di fare la fine di Occhetto.
4 – E in Sardegna cosa succederà? Ci crediamo sempre fuori dai grandi movimenti di opinione, salvo poi capire (come è successo un anno fa alle comunali di Cagliari) che invece anche noi seguiamo una tendenza nazionale. Qui le novità sono essenzialmente due. Da una parte c’è il tentativo del senatore del Pdl Beppe Pisanu di costituire un blocco moderato con una forte connotazione identitaria. Questa è la scatola, perché poi dentro ci sarebbero i soliti noti. Che potrebbero essere attratti da questo movimento, se non altro per disperazione.
L’altra novità è rappresentata dall’alleanza Sardisti-Sel. I giornali ne parlano ancora poco ma il progetto è in cantiere da più di un anno e recentemente ha fatto un passo avanti significativo (leggetevi a proposito questo post sul sito del consigliere regionale Paolo Maninchedda). Che piaccia o no, le prossime regionali saranno dominate dal tema del conflitto della Sardegna con lo Stato. A destra sono pronti a cavalcarlo strumentalmente (e basta seguire le dichiarazioni di Cappellacci per capirlo), a sinistra invece il laboratorio Sardisti-Sel viene sottovalutato, temuto piuttosto che studiato. Sia come sia, forse è il caso di iniziare a ragionare con logiche diverse da quelle usate finora. Perché se il centrodestra sarà costretto a ridefinirsi radicalmente, anche il centrosinistra lo dovrà fare. Perché le novità assolute spesso spazzano via tutto e tutti, e quanto successo a Parma (passata da Berlusconi a Grillo ignorando il centrosinistra) lo dimostra.
questo articolo potrebbe essere interessante:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casaleggio-associati/
http://www.repubblica.it/politica/2012/05/23/news/pdl_berlusconi_alfano-35737223/
“Berlusconi tentato di tornare in campo” , la storia si ripete …
La storia si ripete se qualcuno ancora lo vota.
ma quindi SEL si allea con i SARDISTI che sostengono CAPPELLACCI e sono alleati con la DESTRA?
é vero che hanno votato lo stesso provvedimento del PDL sulla stabilizzazione in Regione .
ma che succede in SEL?
Succede quello che è sempre successo: R.i.p ovvero Rivoluzionari in Pantofole!
Gentili Biolchini, Sovjet e Zunkbuster (in ordine alfabetico),
analisi carinissime (si gode come ricci con le citazioni dotte e meno dotte)… quanto deliziosamente ingenue.
Alcune osservazioni:
1) i risultati dipendono dal sistema elettorale (e parliamo di amministrative); proviamo ad interpretare gli stessi numeri proiettandoli sul Porcellum e le cose cambiano parecchio.
2) se a Parma il PD avesse presentato un candidato credibile (e non un funzionario di partito che è piaciuto poco) si parlerebbe in modo diverso del «boom» di Grillo; non che Renzi mi stia simpatico, ma l’osservazione che tanti elettori potenzialmente del PD non hanno votato il candidato proposto perché «non hanno gradito la sua faccia» è del tutto sensata (fatto confermato da parecchi amici di Parma – per quel che vale – che mi avevano detto di non gradire il candidato, visto come un estraneo alle lotte politiche che hanno contribuito a cacciar via il sindaco di destra).
3) in chiave «politica» (leggasi elezioni politiche), casi come quello di Palermo (una parte del PD che disconosce il proprio candidato per un litigio tutto interno al partito) avrebbero una valenza completamente differente. Tanto per essere chiari, Orlando è stato un ripiego della direzione PD per eliminare il pasticcio delle primarie.
Quanto al confrontare la situazione attuale con quella dell’inizio del «ventennio di B.» mi pare azzardato (anche se suggestivo). Magari un’operazione «alla Pisanu» (tanto per citarne una delle tante) potrebbe riuscire, ma se il PD ha tenuto a livello locale come in questa occasione, ci sono ottime prospettive anche per le politiche, paradossalmente molto più semplici proprio perché si userà il Porcellum e gli elettori guarderanno alle (poche) idee generali (se nel frattempo i compagni/amici del PD non si prendono a calci nelle palle da soli, a partire dalla Rosy!).
Così com’è suggestivo interpretare il voto amministrativo con analisi di ampiezza eccessiva (da Lakoff a Battisti). Ad esempio: un mio conoscente ha votato un sindaco di destra perché nel quinquennio passato ha asfaltato la strada e organizzato per un paio di volte una trasferta collettiva per presenziare a non so più quale trasmissione televisiva di grido. Le strade sono pulite, c’è la differenziata che funziona e il comune organizza la fiera annuale con il torneo delle vacche (che si prendono a cornate). Alle politiche vota PD (prima PDS, DS, PCI etc) e continuerà a farlo! Lo so che sono un ignorante minimalista (per me Lakoff potrebbe essere una vodka russa), ma attenzione che stiamo parlando di elezioni che si basano spesso e volentieri su questo (inclusi i flop leghisti, i quali, a dispetto di quanto sento ripetere da tempo, non hanno mostrato per niente una particolare bravura nelle amministrazioni locali; quando è accaduto – Verona – il sindaco è rimasto dov’era).
Tuttavia, mi piacerebbe scocciare (che bel verbo!) Sovjet riguardo l’alleanza SEL-Autonomismo… (da Maninchedda a Zuncheddu). Mi sono imposto di non rompere le scatole, ma mi piacerebbe parlarne, perché, se è vero che «il blocco sociale della sinistra è composto dalla piccola intellettualità, insegnanti, professionisti “illuminati”, dipendenti pubblici», mi domando (a parte l’evidente sciocchezza da un punto di vista squisitamente ideologico, vedi ad esempio il principe di «del fare le fiche nella Carta de Logu» che dichiara candidamente di non essere né di destra né di sinistra) se non porterà un notevole (ovvio) malcontento nei simpatizzanti (come mi pare si inizi a percepire). Concordo che SEL nasca da un’idea confederale della sinistra, per cui: cosa pensa di fare Piras? (Ne parliamo a fine giugno dopo le elezioni?).
Cordialmente,
PS – Riporto una battuta di un caro amico parmense (che vale, per l’appunto, come una battuta di spirito). Mi dice che il PD non piange per Parma perché la situazione è un vero disastro ed è assai meglio lasciarla a qualcun altro. Per una cittadina abituata all’abbondanza, ci sarà da vedere come accoglierà le decisioni dell’amministrazione per rimettere a posto i conti. Se per caso Pizzarotti inciampasse nella situazione, sarebbe un bel terno per il PD proprio in chiave elettorale.
Caro Ainis, non faccia l’ingenuo, perché chi conosce Albert-László Barabási – che prima della sua segnalazione per me, viste le origini, poteva benissimo essere un vampiro…).
Ammetto che che potrei pure essere ingenuo (che poco si addice alla mia età, ma non lo escludo), ma non sfuggirà neppure al lei che coi “se” e i “ma” non si fa la storia (lo so, è una frase fatta, ma ciò non toglie che possa funzionare) e che i partiti in genere si adattano al sistema elettorale che utilizzano, perché di tutto li si può accusare, tranne che non sappiano contare i voti. Quindi “proiettare sul percellum” potrebbe essere un interessante esercizio, ma credo di nessun valore conoscitivo reale?
Non c’è bisogno di andare a Parma per quanto riguarda “candidati” credibili presentati dal PD: dove non c’è zoccolo duro (o durissimo) il candidato conta eccome: diciamo che il Pd a volte non l’azzecca. A Parma è più evidente perché vince M5S, ma senza varcare il mare, lo stesso è successo l’anno passato a Cagliari. Con la sola differenza che le primarie alla fine hanno premiato il candidato vincente (infatti il candidato del centrodestra, baffi a parte, era simile anche fisicamente a quello del centrosinistra!).
È anche probabile che per le amministrative tirar fuori Lakoff e le sue metefore della famiglia autoritaria o “affettuosa” possa essere eccessivo, ma credo dipenda da quanto pesa il voto di opinione: se nei piccoli comuni conta più famiglia e cerchi amicali, nelle gradni città credo che il voto d’opinione qualcosa c’entri e chi riesce a esprimere meglio le esigenze (anche legate ai valori) dell’elettorato a volte vince. Per esempio a Cagliari è successo, nonostante la sproporzione enorme di mezzi fra destra e sinistra. Quindi non escludo che in futuro il suo amico cambi cavallo perché differenziata, strade pulite e partecipazione a trasmissioni di grido (e meraviglioso torneo alla fiera delle vacche, naturalmente) non bastano più.
A Verona votano Tosi (leghista un po’ anomalo, almeno nell’immagine) mentre a Torino il Pd presenta un superclassico come Fassino e vince lo stesso…quindi è probabile che si possa fare una valutazione di massima, ma che sia semplice trovare eccezioni a supporto o a contrasto di qualsiasi affermazione, basta saper cercare.
Riguardo ai rapporti Sel – Indipendentismo, capisco la sua idiosincrasia, ma una forza politica come Sel credo debba essere nelle condizioni di dialogare con chiunque per verificare se esistono punti comuni. D’altra parte il nostro essere “regione autonoma” è stato talmente svilito che forse, come gli arceri di Macchiavelli, è necessario mirare più in alto per poter colpire il bersaglio. Quindi, a meno che non si dichiarino gli indipendentisti tutti scomunicati non vedo perché non ci si possa parlare. Poi, se proprio devo fare outing, anche a me mettere l’accento sulla “sardità” (o sarditudine o quello che è) mi suona male; così come il vezzo di ricercare antichissimi e mitici splendori, cosa questa che nei periodi di decolonizzazione caratterizzava i paesi sottosviluppati alla ricerca di una terapia contro il complesso di inferiorità causato dagli “sviluppati” europei.
Sul blocco sociale della sinistra c’è poco da dire, basta controllare chi vota chi e il gioco è fatto. Non so se sarà corretto dal punto di vista ideologico, ma essendo suomattento lettore non mi pare sia nelle sue corde l’adagio hegeliano che se i fatti non si adeguano alla teoria, tanto peggio per i fatti…
Per quanto riguarda quello che farà il mio amico e compagno Michele Piras, credo che dal momento che si tratta di un coordinatore e nondi un segretario di partito vecchio stile, aprirà una discussione sul tema delle alleanze. Dice bene, Sel nasce da un’idea di sinistra di massa più che confederale. Le prove di sinistra confederale in qualche modo si sono avute con la Sinistra Arcobaleno. I risultati si sono visti, forse non erano giusti i tempi, forse le fusioni a freddo non sono ancora patrimonio acquisito in alcun campo, fatto sta che la sinistra nelle assemblee elettive nazionali è rappresentata dal Pd e dall’Idv e quindi non c’è.
Rispetto al suo amico di Parma, mi pare che il sospiro di sollievo che lui attribuisce al Pd in quella città sia dettato dallo stesso ragionamento che porta a sostenere un governo di tecnici invece che proporsi come valida alternativa.
Ieri mi sono risentito l’intervista che Enrico Berlinguer rilasciò a Minoli il 27 aprile del 1983: si dispiaceva il Segretario di non aver potere a sufficienza per realizzare i propri oviettivi e quindi di non poter realizzare gli ideali in cui credeva lui e i suoi compagni (me compreso, visto che ero militante PCI ai tempi). Il potere ce l’avremo pure, mi sa che scarseggiamo con gli ideali e gli obiettivi e senza questi non si né ambo, né terno.
Con stima
Chi conosce Barabási conosce anche Lakoff, questo era il senso…
Gentile Sovjet,
solo qualche precisazione.
Le mie battute (tali sono, da Lakoff in poi) volevano sollevare la difficoltà di analisi politica di un voto amministrativo. In chiave statistica, la chiamerei una difficoltà legata alla rappresentatività del campione (che non è solo numerica, si badi bene). Per questo ho tirato in ballo le motivazioni locali (e il mio amico voterà PD alle prossime elezioni, come ho già detto, ci scommetterei le p… no le palle no, diciamo che ci scommetterei una bottiglia di quello buono perché con il PD non si sa mai, meglio non rischiare!) e poi il sistema elettorale e il resto, incluso il voto d’opinione che a mio avviso conta assai poco (nel mucchio dei risultati) ma non si può pensarla sempre allo stesso modo. In definitiva denuncio un campione fortemente eterogeneo nelle motivazioni, poco rappresentativo delle istanze sollevate in una consultazione per il governo del paese (ecco il motivo del citare Parma e Palermo).
Per il PD, nocciolo del problema: chi se la sentirebbe di rischiare una proposta politica innovativa dopo i risultati delle amministrative appena concluse? Col Porcellum, Parma non ci sarebbe stata (mica al primo turno la destra aveva votato 5S!) né Palermo. Ecco ciò che intendevo, quindi non mi sentirei di dare addosso a Bersani se decidesse di seguire la linea «tradizionale» percorsa fino ad ora, piuttosto che stravolgere il partito per paura dell’avvento di un nuovo B., pur in presenza di una situazione terribilmente confusa (ma ha sentito Crozza, ieri? La battuta sulla scelta degli assessori tramite curriculum è tremenda per quanto è sbagliata, eppure ha sortito un indubbio successo, alla faccia della politica!).
Su Piras proporrei un timeout: ho come l’impressione che avremo tempo e modo di riparlarne. In ogni caso apprezzo molto l’outing.
Cordialmente,
PS – Barabási è stato l’autore di un best seller di valore mondiale http://www.ibs.it/code/9788806169145/barabasi-albert-l/link-scienza-delle.html«/url>, quello che teorizza, tra l’altro, come due persone qualunque (ad esempio Obama ed io) siano divise da un numero assai limitato di contatti (link). Ne avrà sentito parlare di sicuro, forse senza sapere che dietro ci fosse lui. Se mi posso permettere, è un po’ il guaio degli intellettuali italiani, poco attenti a ciò che odora di tecnica/scienza. In questo momento stiamo utilizzando un sistema complesso (la rete, di cui Barabàsi è uno dei massimi teorici) eppure non abbiamo paura di confessare di non sapere come funzioni (altrimenti sapremmo bene chi sia Barabàsi, che lo ha scoperto!). Non è una critica indirizzata a lei, ci mancherebbe, solo una piccola considerazione su un vezzo non solo italiano che vorrebbe separare intellettuali (cultura «umanistica») e «tecnici» (il resto, di solito poco importante).
Posso dire che sono d’accordo sul fatto che le elezioni amministrative sono altro rispetto a quelle politiche, da qui l’esigenza di un’analisi più attenta. Vero è che però non in genere non ci sono grandi scostamenti tra i risultati delle diverse elezioni: è probabile che – votando oggi alle politiche – il M5S possa fare un grande risultato, proprio sulla base di quanto fatto alle amministrative (dove, asciugando asciugando, chi ha fatto veramente bottino è il centrosinistra della “foto di Vasto”). Quindi concordo che c’è un problema di rappresentatività del campione, ma se le amministrative sono una sorta di “carotaggio” degli umori elettorali in campo non è escluso che ci si possa azzeccare anche con un “pensiero veloce”, per dirla alla Kahneman.
Concordo con lei che la scelta degli assessori per curriculum sia la morte della politica, perché sarebbe una soluzione sbagliata dal punto di vista del psupposto base: cioè che esista una sola soluzione giusta ad un problema e che quindi il tecnico, il competente in materia sia più abile di tutti. La “Verità” già non è più (se mai lo è stato) patrimonio delle scienze esatte, figuriamoci di quelle sociali, fra le quali potremmo anche annoverare la scienza della politica! Quindi le do ragione anche sul secondo punto, intellettuali e politicici sono poco attenti a ciò che odora di tecnica/scienza, tanto da non saperne distinguere le possibilità e i limiti. Ma cosa vuole da una classe politica che inserisce il presupposto di una teoria economica, come la parità di bilancio, nella propria Carta Costituzionale, facendone atto di fede, solo perché lo dicono i tecnici esperti? (Anche quando altrettanto tecnici, latrettanto esperti sostengono che non si deve fare…)
Ma perchè vi accapigliate? sono vent’anni che – porcellum o no – dx e sx vivono sulle cazzate degli altri…
Lasciate sereni che le cose succedano; Grillo non è merito di Grillo: è colpa di Berlusconi e di Bersani, che – a loro volta – sono figli di Andreotti e di Craxi (o di Craxi e Andreotti?)
E, quando dico Andreotti e Craxi, intendo quelli veri, non questi Andreotti “a vita” e Craxi “a vita”.
E, a proposito di “a vita”, cominciano ad essere tali anche Bonino, Bindi, Bossi, Casini, Di Pietro, Fini, Eccetera, Eccetera, Evvendola…
Bene, bravo!
Grazie!
Prego!
Cos’è un esercizio di autosufficienza?
Gentile Sovjet,
no, è una citazione dotta da Petrolini. Se la battuta è voluta, complimenti (a Campus)!
Cordialmente,
Se è voluta?
Son domande da farsi, ignobile plebaglia?
Io non vedo male l’idea di dialogo tra sel e indipendentisti. A parte l’idea di indipendentismo legata all’identità di popolo, in cui credo si annidi il seme dell’apartheid, e che quindi dovrebbe essere evitata, ci sono altri spunti che potrebbero essere fatti “programma comune”.
Per esempio indipendentismo visto come progetto per l’indipendenza alimentare (mi pare di aver letto da qualche parte che importiamo in sardegna il 70% di quel che consumiamo). Puntando verso l’autosufficienza alimentare magari si risparmia e si da più lavoro in sardegna (non ho calcoli fatti: è solo un’idea buttata lì che va verificata).
Oppure anche progetto per l’indipendenza energetica con l’implementazione della produzione energetica da fonti rinnovabili.
Si potrebbe tentare ?
ayo, oh soviet, non si passi! non si sta parlano dei rapporti sel-indipendentismo, ma dei murighi sel-psdaz: cioè, i donatori di bandiere, quelli di CAPPELLACCI PRESIDENTE. Anzi, per essere fedeli alla lettera della scheda elettorale, BERLUSCONI PRESIDENTE.
Ha presente? Fanno parte della maggioranza, in giunta e in consiglio. E itta est? Uras non sind est accatatau. Atru chi indipendentismu! Risponda su questo, se desidera, e non si passi!
Esatto Soviet, si parla di PSd’Az non dell’indipendentismo. Il PSd’Az che si tiene ben stretti anche i posti negli enti.
Intanto saremo d’accordo che una cosa non esclude l’altra, come sanno tutti quelli che sono capaci di fischiare e legarsi al contempo le scarpe (devo dire che pensavo fossero di più, ma a legger certi commenti mi viene il dubbio che poi non siano così tanti).
Poi se si fa politica si fa politica e si costruisce un’alleanza con chi ci sta sulla base di obiettivi condivisi, che poi sarebbero cose da fare per i cittadini.
D’altra parte, non è che fare costantemente l’occhiolino al cosiddetto terzo polo (tutta gente che ovviamente non ha nulla a che fare con l’attuale maggioranza…) sia meglio. Se devo dirla tutta preferisco Minchedda a Oppi.
Però se votate tutti per Sel e si arriva a maggioranza assoluta dei seggi prometto un monocolore!
Ops Maninchedda…
Gentile Sovjet,
quando andava di moda, si chiamava lapsus freudiano…
Decisamente meglio dell’outing!
Cordialmente,
ah, intzandus sa filosofia de bosatrus est: du faint is atrus e no du potzu fai deu? complimenti, davvero. non c’è proprio niente da fare: siete turrati. politicamente, s’intende.
Tento anch’io un’analisi post-voto (è la prima e si accettano volentieri critiche costruttive)
Prima di tutto è importante ribadire che il M5S non è un partito. Per me è soprattutto un “metodo”. Diverso da quelli utilizzati finora per gestire il sistema democratico. Trasforma la democrazia rappresentativa spingendola verso quella partecipativa. Questo per rispondere a Vito che la settimana scorsa alla radio si chiedeva: “Chi sceglie la classe dirigente del m5s? Come si forma?” Li per li mi è sembrata una domanda mal posta: la classe dirigente deve essere scelta dalle persone, non da una persona. Chi contesta questo metodo non crede nella democrazia. Il m5s ha carattere assembleare, non verticistico (è per questo che non è un partito). E’ altrettanto ovvio che la vittoria farà bene al m5s (l’alternativa era la sconfitta…); mi chiedo quanto male farà agli altri: quando a Parma cominceranno a lavorare per applicare tutte le idee che nel m5s circolano, le opposizioni appariranno di colpo in ritardo di 20 anni. Per esempio: se invece di un inceneritore che costa 200 milioni di euro e prende diverse decine di milioni di contributi statali ogni anno, si decide di costruire un impianto di riciclaggio sul modello californiano o di Vedelago, che costa 5 milioni e non prende soldi pubblici e crea più posti di lavoro e migliora la qualità della vita delle persone, allora si potrà dare una veste concreta all’idea di progressismo.
Questo mi porta ad una seconda considerazione. Tutte le analogie che vedono il m5s simile alla lega degli inizi, che ha un elettorato di destra, che “bisogna stare attenti perché dagli arruffapopolo si passa alle marce su roma” sono quanto di più ridicolo si possa ascoltare. La lega si basava su una connotazione identitaria spinta, legata al territorio “padania”, mescolata ad istinti razzisti e di intolleranza; il m5s si presenta con nessuna connotazione identitaria e presenta idee progressiste, ecologiste e anticonsumiste (trovatemi un punto del programma che smentisce questa vocazione). Per intenderci: stiamo parlando di programmi a livello comunale. Ogni comune sviluppa un suo progetto in risposta ad una sua particolare esigenza ma ci sono alcuni spunti programmatici comuni come la carta di firenze (http://www.beppegrillo.it/listeciviche/la-carta-di-firenze.html). L’idea che il m5s sia di destra e anticipi svolte dittatoriali è la cosa più ridicola. Io vi sembro uno che accetterebbe una marcia su roma ? c’è qualcuno qui che mi conosce abbastanza per dire il contrario ? Il programma del m5s è stato sviluppato in un forum dove hanno discusso per un anno circa 600 mila persone, partendo da indicazioni date da diversi “tecnici” che godono di fama mondiale nel loro campo (Rifkyn, Stiglitz, Sachs) e altre emerse dalle discussioni quotidiane sul sito di grillo e nei meetup. Quel programma non è di destra e chi lo dice mente sapendo di mentire, oppure parla senza conoscerlo.
Sovjet si è accorto della somiglianza di alcuni punti col programma di Sel. Secondo me Sel è il partito più vicino al m5s per i contenuti. Il PD canta vittoria glissando sul fatto che, quando si tratta di competere in comuni che hanno peso politico importante, perde clamorosamente.
Per me comunque il PD è destinato ad autoimplodere… ci sono troppe correnti all’interno.
Per concludere dico che è importante, visto il potenziale elettorale in espansione, che il m5s sia aiutato a maturare nella direzione che ha preso. D’ora in avanti sarà preso di mira da persone che cercano una poltrona costi quel che costi.
Se si continua a sbeffeggiarlo in modo superficiale, si contribuisce a distruggere quella che invece può essere una risorsa e un’opportunità per la democrazia.
Il PD si impone dappertutto? Con i voti di candidati che non sono i suoi però! Quindi non si impone da nessuna parte; vedi Genova e Palermo, ad esempio! Patetici!
A Genova il PD ha il 24%, è l’unico partito che supera il 20%, 10 punti sopra il M5S che è il secondo partito. SEL che ha appoggiato alle primarie Doria è intorno al 5%. A Parma idem come sopra. A Palermo è comunque il 3º partito con quasi il 12%, l’IDV è primo con il 15%…
non mi esalta, ma è assolutamente vero: il PD ha vinto queste elezioni e si è imposto dappertutto, anche dove ha perso come a Parma
Scusa, ma Doria non è il candidato di SEL? Per quanto riguarda Palermo non credo ci sia bisogno di ricordare le parole carine di Orlano rivolte al PD…
Credo comunque che non si possa fare un paragone tra elezioni amministrative ed elezioni politiche nazionali. Comunque vedremo. Nel caso non voterò di certo per il PD. Sarei più orientato verso M5S.
Certo, meglio i riformatori. Io non sono del PD e non lo voto, ma le cifre dicono altro.
Quali riformatori?
Quelli dei referendum o quelli dell’Urban Center o magari is galeras po is piccioccus.
Sciobera tui.
Credevo ti riferissi a dei riformatori veri. Ma in effetti nella classe politica attuale non esistono, se non di nome!
Il Pd è quasi al 27%! University, patetico.
E’ quello che ho detto anch’io! Finalmente siamo d’accordo!
D’accordo con te? De gomma, de ghisa e de linna!!!
Ahahah! Me ne farò una ragione.
Se Grillo è nuovo…e se Grillo è giovane…. e se Grillo è capace di governare… e se Grillo crede di fare la differenza… perchè non si lascia misurare? Lui come gli altri…
Qui, in questo blog, trovate come…
http://misurarelapolitica.wordpress.com/2012/05/22/elezioni-amministrative-il-nuovo-che-avanza/
Io avrei invece un’altra idea. Ma siamo già in ritardo:
http://inlibertade.blogspot.it/2012/05/qui-o-si-fa-lindipendentismo-o-si-muore.html
Per tentare un pronostico elettorale: PD 17% SEL 5% IDV 10% Altri di sinistra 4% UDC 7% FLI 3% Altri terzo polo 3% PDL 12% Lega 4% Altri di destra 8% Grillo 27%.
Zunk, come pronostici mi ricordi qualche consigliere regionale. Ma guardati i sondaggi, i tuoi sono solo personali auspici!
Ita cazzu auspici, il mio auspicio è un governo di centrosinistra a guida PD, e aggiungo, via Bersani e tutto il vecchiume, meglio un giovane, e piuttosto di Renzi che è una specie di Grillo del PD, meglio la Serracchiani. Ma bisogna prendere atto che quando l’incazzo della gente, che si tratti di chi se l’è sempre preso in quel posto come i lavoratori dipendenti, o di chi non è più “garantito” dai vecchi andazzi come oggi molti piccoli commercianti, imprenditori e professionisti è da tempo ben oltre il livello di guardia, i metodi di Grillo e anche i suoi programmi (che possono sembrare di estrema sinistra, ma in realtà contengono molti punti che anche numerosi esponenti del PDL antieuropeisti sottoscriverebbero, e infatti Tremonti, Crosetto e altri sono lì li) purtroppo sono più efficaci. Ho ipotizzato il 27% per Grillo, i sondaggi di Pagnoncelli lo danno già al 18,6, e se si guarda all’analisi dei flussi elettorali verso Movimento 5 Stelle fatta molto bene da Sondaggibidimedia.com, il 40 per cento dei consensi viene, rispetto alle elezioni del 2008, da ex elettori PDL e Lega, ma il 31% proviene da ex elettori PD e IDV. Basta per comprendere che a sto partito bisogna dare una stracazzo di direzione chiara, soprattutto quanto alle alleanze (e non penso tanto all’erezione di barriere verso l’UDC, quanto alla follia di esclusioni verso SEL e IDV) altrimenti alla lunga vince Grillo? Si potrà pur pensare che tenendo il Porcellum – che non a caso ora Berlusconi vuole eliminare orientandosi verso il doppio turno – si riesca in extremis a rifare la Foto di Vasto e a vincere di un’incollatura su quel che rimarrà dell’area moderata, ma se invece a vincere fosse proprio il Movimento 5 Stelle?
Per il compagno Sovjet: fino alle amministrative 2011 Nichi Vendola non stava sbagliando un colpo, adesso mi sembra stiano emergendo tante contraddizioni, a parte la vittoria di Doria, peraltro in gran parte frutto della liquefazione del PD genovese dopo la pessima gestione della sindachessa Vincenzi – toh, ve le abbiamo date le pari opportunità? – il grave infortunio di Palermo dove avete mandato perfino Massimo Zedda a sostenere Ferrandelli, vicino a quella parte del PD favorevole agli accordi con l’imputato per mafia Lombardo, e anche a livello locale i sempre meno comprensibili tatticismi di Michele Piras e del bollitissimo Luciano Uras. Adesso volete aggiungerci anche la ciliegina sulla torta di accordi con Maninchedda? Anche voi come il PD, e soprattutto a livello locale, datevi una stracazzo di direzione chiara. Ah comunque … come mai la frase di Falcone scelta da Massimo Zedda (o forse da qualcuno del suo staff) per commemorarlo sulla sua pagina Facebook è identica a quella scelta da Casteddu Online? Curioso vero?
O Zunk, ma oggi devi avere proprio mangiato pesante, e ittamanera! Ci sta che Vendola qualcosa la sbagli pure, d’altra parte anche la Sinistra Arcobaleno non fu proprio un successone. Ma è anche vero che Vendola soffre un po’ l’oscuramento mediatico, cosa che a Grillo in questo periodo non è certo mancato. Anzi, dirò di più con i voti di Lega e Pdl in libera uscita meglio (per il centrodestra) che vadano al movimento autistico di Grillo piuttosto che al centrosinistra. C’è un problema in Sel, ovvero che si guadagna meno di quanto si dovrebbe. È successo così anche a Cagliari o a Milano in termini di risultato elettorale. Purtroppo noi vogliamo abbiamo la consapevolezza che da soli, anche col 20% dei consensi, non andremmo da nessuna parte e quindi subiamo il logoramento di un certo tergiversare Pd (che va a vantaggio del Pd perché è più ricco e strutturato mentre noi siamo con le pezze al culo) e la scarsissima visibilità nazionale. Perché per quanto possa essere visibile Massimo, è Nichi l’ “aratro”, per dirla alla 5 stelle.
Uras non mi pare così bollito, tant’è che pesa all’interno del Consiglio regionale molto più di quanto pesi effettivamente il partito e Michele non mi pare che sia troppo tattico: per vincere le elezioni serve una coalizione regionale che metta fermamente la Sardegna al centro del dibattito e il mondo indipendententista fornisce un ottimo interlocutore da questo punto di vista, anche senza sposarne le finalità ultime. Infine, non credo che dal punto di vista politico, “regalare” di nuovo il PSd’Az al centrodestra (come ha fatto Soru) sia una mossa molto astuta.
Anch’io voglio un governo di centrosinistra (e più sinistra c’è e meglio è) e non sono così ingenuo da pensare che la guida non possa che essere Pd, anche se credo che Nichi qualche punto alla Seracchiani lo dia ancora (ma li dà a tutti i leader Pd…).
Il problema è che un centrosinistra con Vendola candidato premier spaventerebbe i mercati e questo non è tollerabile dai cugini democratici…
Caro Soviet, non penso che la candidatura o mancata candidatura di Nichi Vendola sia un problema di mercati, quanto piuttosto di baricentro della coalizione, almeno se si ragiona sullo schema della “Foto di Vasto”; personalmente non ho mai avuto preclusione a una premiership Vendola, anche se come su tutti qualche riserva non manca neppure su di lui – la principale è che sovente sembra poco concreto, per quanto ciò sia comprensibile data la sua levatura intellettuale superiore, che ben conosco – ma temo che candidando lui, o Di Pietro, o dal lato opposto un esponente ex Margherita o un Renzi, si determini una soluzione che faccia ondeggiare troppo la coalizione su un versante e rischi di far perdere voti nell’altro, non dimenticandoci che oltre a Grillo esiste la sinistra “a sinistra” di SEL, che secondo me ha capacità di espansione sia pur entro limiti fisiologici, ed esiste soprattutto l’astensionismo. Non che il PD debba avere per forza la “golden share”, questa bisogna meritarsela, e stante il carattere necessariamente plurale della coalizione che si va a formare, giudicherei assurdo non fare le primarie – al limite le si faccia prima interne al PD e poi relative a tutto il centrosinistra, anche se Palermo insegna che questa non è comunque una soluzione – e se il popolo dice Vendola (o Di Pietro) che sia Vendola o Di Pietro. Credo tuttavia che un personaggio più “da baricentro” si trovi nel PD piuttosto che in SEL. Su Bersani niente di personale, e sulla Serracchiani so bene che c’è di meglio (se vogliamo anche Renzi, sicuramente con maggiori capacità di leadership, ma è politicamente che lo considero una bestemmia), ma credo che il PD debba decidersi a dare uno stracazzo di segnale di rinnovamento, è giunta l’ora che i D’Alema e anche i Veltroni si ritirino e se proprio sentono nostalgia di un ruolo si dedichino alle loro fondazioni magari per iniziative culturali e benefiche non pretendendo di avere un ruolo politico a vita. Quanto a lasciare i sardisti al centrodestra, sempre che il centrodestra esista ancora quando ci saranno le regionali – ho dei dubbi sul PDL, ma temo che Oppi e Mariolino Floris saranno ancora lì, eterni e indistruttibili nei secoli – non credo proprio che dialogare con personaggi come Giacomo Sanna, Maninchedda, Trincas e compagnia cantante conduca a qualcosa, si tratta di generali in cerca di poltrone, da conquistare o da mantenere, senza un reale “esercito”, che continuassero a fare gli Scipiloti in salsa sarda, se credono. La sinistra sarda piuttosto che col bollito PSdAZ attuale deve dialogare con gli elettori attratti da un disegno fortemente autonomista, che magari, sull’onda di quanto prospettato tempo fa da Massimo Dadea, non escluda l’opzione indipendentista, e direi soprattutto coi movimenti indipendentisti diversi col PSdAZ, magari non con Doddore Meloni, ma con Claudia Zuncheddu, IRS, i Rossomori (dove è rimasto il meglio di quel che c’era nel PSdAZ, gli altri sono appunto degli Scilipoti in salsa nuragica). E in generale con gli elettori che hanno sensibilità per questa tematica. Purtroppo, ancora una volta, osta l’immobilismo del PD, che troppo perso nelle lotte interne fatica e tarda a ridarsi ALMENO uno statuto autonomista come l’avevano i vecchi DS; se SEL procederà più velocemente su questo terreno, ben venga!
sottoscrivo.
Io non vedo queste legioni di persone che non vedono l’ora di ritrovare una “destra” da votare in massa contro il “pericolo comunista”; in primo luogo perché ciò che è stato artificioso in Italia negli ultimi 20 anni è stato proprio il gonfiamento artificiale di quell’area politica che tra neofascisti e semplici conservatori ha un bacino elettorale naturale non superiore al 20-25 per cento, al quale Berlusconi è riuscito ad aggiungere un po’ di democristiani puri e molti voti in libera uscita da elettori di sinistra delusi, in secondo luogo lo stesso PD attuale è infinitamente più a “destra” del vecchio PDS, infine il centrodestra di qualsiasi intonazione ha rotto il più ferreo patto non scritto con certa borghesia, quello secondo cui le tasse non si pagano o si pagano poco e in cambio servizi pochi e scadenti, e questo non gli verrà perdonato facilmente, specie perché si tratta dell’autentica rivoluzione sociale di questi tempi, che non ha toccato i veri ricchi ma ha terremotato certe classi sociali, dal piccolo commercio alle libere professioni, che lucravano sull’arretratezza del nostro sistema dei servizi rispetto all’Europa e agli USA. Non a caso nei Paesi seri come gli USA, la Germania, in parte anche la Francia, dove produzione e distribuzione dei servizi sono improntate all’efficienza “montiana” e non esiste la pletora di fabbrichetta, di botteguccia e di studiolo, fisiologicamente arretrati e non portati al bene comune e all’innovazione (per dirne una, in Francia gli avvocati sono un terzo che da noi a parità di popolazione, in America sono di più ma lavorano in grandi strutture imprenditoriali) che esiste da noi, le tasse si pagano eccome e chi non le paga va in galera.
Quello a cui siamo di fronte è un vero mutamento epocale della struttura di base della società italiana, di una certa struttura di base sulla quale tradizionalmente si reggeva il voto conservatore e reazionario, il problema non è di sostituire ciò che ormai ha poca ragion d’essere, un blocco sociale tipo PDL, bensì convincere la gente che, se dobbiamo cambiare, almeno cambierà per tutti, e soprattutto per la casta politica, e la castixedda del pubblico impiego, la cui conservazione di privilegi a parità di crisi desta sempre maggiore insofferenza. Da questo punto di vista, non è che anche la sinistra sia culturalmente ben attrezzata, a parte forse IDV che però soffre terribilmente anch’essa la concorrenza di Beppe Grillo: PD e SEL sono forze conservatrici, il primo ancora invaso da una casta politica dura a morire di garantiti e sempreverdi, la seconda è socialmente più dinamica ma irrimediabilmente legata agli schemi della politica politicante e politichese, salvo nelle realtà locali dove sono venuti fuori i Pisapia, i Zedda, i Doria (e per l’IDV i De Magistris e il redivivo Orlando) i cui modi di fare politica per un verso sono un buon antidoto al grillismo, per altro verso non portano veramente acqua al “mulino” politico di Vendola (basti vedere le non eccelse prestazioni delle liste di SEL a Milano e a Cagliari).
Conseguenze? Le tendenze che vedo nel breve periodo onestamente sono due: una quella di Beppe Grillo, sfasciare tutto, dare la parola ai cittadini, ma non senza una buona porzione di proposte programmatiche irrealizzabili e ai limiti tra l’estrema sinistra e l’estrema destra (i pidiellini di Parma che hanno votato Grillo avranno letto i programmi del Movimento 5 Stelle?), un’altra quella carsica nella società italiana, intesa alla “voglia di centro” per trovare appunto un “centro di gravità permanente” rispetto agli estremismi alla lunga stancanti, quello di certa destra che ha rotto da tempo e in proiezione anche quello di Grillo. Casini ha chiaramente fallito, Montezemolo ci prova ma non lo vedo sto capopopolo, onestamente credo che chi potrebbe meglio incarnare questa tendenza sia proprio Mario Monti. Nel 2013 quindi, la vera disfida sarà tra Monti e Grillo, e staremo a vedere come si riposizioneranno le altre forze politiche, compreso il PD che secondo me si posizionerà verso Monti perdendo un buon terzo, se non più, del proprio elettorato a vantaggio di Grillo e di Di Pietro.
Analisi interessante. Che Monti abbia impresso un’accelerazione erodendo il blocco sociale del centrodestra è un esito positivo: in effetti fa la destra seria, quella attenta ai poteri forti, che vede la società come una gerarchia dove “i migliori” devono governare, gli altri essere governati. E i migliori, banalizzando un po’ il Weber dell’etica protestante, sono quelli che sono riusciti a fare i soldi. La base sociale di Berlusconi era più composita, vicino a poteri “forti” (indubitabili alcune misure “di classe” della destra a trazione Pdl) c’era anche una destra stracciona, populista, parassita e una piccola borghesia molto simile a quella cantata da Lolli. Non è mancato a questa destra neppure l’appoggio degli operai, cosa questa che dovrebbere far riflettere i partiti della sinistra, che mitizzano la figura dell’operaio, salvo poi essere incapaci di darne rappresentanza (e infatti il blocco sociale della sinistra è composto dalla piccola intellettualità, insegnati, professionisti “illuminati”, dipendenti pubblici).
Sulla collocazione del Pd molto ci sarebbe da dire, attraversato com’è da pulsioni opposte e confliggenti: c’è un Pd “sociale” (mi rendo conto che sto tagliando con la scure, ma Rosy Bindi è più sensibile ai temi sociali di un D’Alema o di un Fassino, quindi potremmo dirla “più a sinistra”, quindi non si può ricostruire la destra e la sinistra Pd sulla base delle vecchie appartenenze) e un Pd “montiano”, rigorista e tutto sdraiato sulle logiche neoliberiste. Tant’è che ha votato quasi all’unanimità la costituzionalizzazione del pareggio in bilancio, che limitando l’intervento dello stato in economia è caposaldo vero della destra politica e economica.
Il Movimento 5 Stelle è in gran spolvero, questo è certo. Lo è stata anche la Lega, che poi è caduta in disgrazia per tornare più forte di prima per poi, e siamo ai giorni nostri, cadere nuovamente in disgrazia (che come la Milano della canzone di Fossati è “sprofondata per sua stessa mano”). Ma la Lega è un partito leninista di massa, ha un’altra struttura rispetto al Movimento 5 Stelle, che dovrà per forza strutturarsi. Io non credo che M5S sia costituito da ingenui, dietro la loro affermazione c’è una pianificazione di marketing politico da manuale? La sua collaborazione con la Casaleggio associati è nota e mi pare che M5S e Grillo seguano le indicazioni degli spin doctors d’oltre oceano con più rapidità e intelligenza rispetto ai partiti italiani tradizionali. In questo è quasi speculare a Berlusconi, che ha saccheggiato abbondantemente tecniche e pratiche della destra americana (per esempio, “il contratto con gli italiani” è stato compiato di sana pianta dal “contratto con l’America” proposto dai repubblicani nel 1994). La strategia di rifiutare ogni confronto con gli altri partiti (questo in America non lo permetterebbero…) è un’altra strategia tipicamente berlusconiana: in un monologo puoi controllare il campo semantico in cui ti muovi, insomma, ti scegli il campo di battaglia e se sei bravo (e Grillo è bravo) nessuno può metterti in difficoltà, perché giochi a casa tua. La situazione cambia se tu ti confronti con gli altri, a quel punto non puoi contare sull’incantesimo di un mondo costruito a tua misura. Se facciamo mente locale, non ricordiamo cose memorabili dette o fatte dalla candidata M5S a sindaco di Cagliari durante i confronti pubblici.
Il M5S è antagonista naturale di Sel, perché entrambi ricendicano una “novità politica”. È vero che la pressione esercitata da Grillo sul suo movimento è molto più invasiva (per ora questo ha portato bene) di quanto lo sia quella di Vendola in Sel. E non è detto che l’enorme spazio dato a Grillo sui mass media e il poco spazio riservato a Vendola non abbia come fino quello depontenziare il secondo, che è l’unico antagonista serio per una leadership a sinistra. Leadership che, con buona pace di Pisapia e del mio amico Massimo Zedda, nessuno a sinistra oggi può rivendicare più di Vendola, fuori dal Pd.
È vero però che in Sel vecchio e nuovo si confrontano riducendo la mobilità del partito. Ma c’è anche un altro elemento: in Sel non c’è l’illusione dell’autosufficienza, ma esiste invece che ogni cambiamento possibile passa per un’azione collettiva reslizzata da soggetti in accordo programmatico. Insomma, senza il Pd e senza un centrosinistra coeso su un programma comune (da costruire a partire da valori condivisi, come ci insegna George Lakoff) non si è in grado di esercitare una pressione capace di determinare un cambiamento. Per dirla alla Berlinguer intervistato a Mixer, è un problema di potere “ancora insufficiente per realizzare i nostri obiettivi”.
È una lettura che io credo sensata della realtà e dei rapporti di forza. Nel M55 mi pare vi sia invece una sorta di pensiero magico del “volere è potere”, più vicino alla new age del pensiero positivo che alla realtà dei rapporti sociali, dove la rete può tutto e basta essere “puri di cuore” per vincere. Questa è mistica, non politica.
Detto questo, avendo letto diversi libri di Grillo, devo dire che molti punti programmatici li sento vicini e da militante Sel non avrei alcun problema a metterli in agenda per realizzarli. Così per vedere se M5S è davvero disponibile a perseguire realmente e con gli strumenti della politica i suoi punti programmatici oppure preferisce adottare un approccio alla Veltroni di autosufficienza e vocazione maggioritaria.
Quando il meetup si è presentato alle elezioni comunali a cagliari, lo ha fatto in modo molto maldestro: non c’era un programma convincente (era arraffazzonato e vago), i candidati non sembravano all’altezza e non c’è stata la partecipazione popolare alla stesura del programma. E infatti ha preso pochi voti (e meno male).
Poi non credo che all’interno del m5s esista questa illusione dell’autosufficienza di cui parli. L’isolamento in cui si ritrovano e che rivendicano come merito, è frutto dell’intolleranza altrui nei loro confronti. C’è stato un periodo (circa 3 o 4 anni fa) in cui le idee del m5s potevano facilmente essere assorbite dal pd. Hanno scelto di sputarci sopra sulla base di una supposta preminenza politica. Adesso hanno capito cosa farsene della suddetta supposta.
Non so se il problema si M5S a Cagliari fosse proprio relativo al programma…mi pare che abbiamo una specie di franchising di programma (i comuni a 5 stelle, come gli alberghi, devono avere alcuni requisiti per ogni stella) quanto di radicamento sul territorio. Inoltre, io valuterei anche il fatto che durante le amministrative di Cagliari, Grillo non fu così pompato dai mass media come ora. Non so oggi come andrebbe… L’intolleranza nei confronti di Grillo e dei grillini è speculare all’intolleranza che loro hanno nei confronti degli altri, è inevitabile. D’altra parte, come il Marco Antonio di Shakespeare, Grillo dice di essere venuto per seppellire i partiti, non per elogiarli. Ma mentre Cesare era morto, i partiti checché ne dica Grillo, non lo sono ancora. Quindi seppellirli non sarà cosa semplice neppure per lui.
io credo che oggi andrebbe come allora, forse qualche voto in più ma pochi. riguardo l’intolleranza: i commenti caustici di grillo non sono mai rivolti ai militanti dei partiti; sono rivolti sempre ed esclusivamente alle dirigenze ed ai leader. Di rimando però arriva intolleranza soprattutto dai militanti dei partiti. Per esempio grillo accusa vendola di incoerenza: si dichiara ecologista e costruisce inceneritori; si dichiara di sinistra e da soldi al san raffaele. Secondo me il problema sta nelle figure di leader, attorno a cui le persone si ritrovano. E’ un limite (sembrerà strano detto da uno che crede nel progetto 5 stelle; se il movimento lo si guarda con meno superficialità non sembra più così strano).
Per te una democrazia senza leader non sarebbe più matura, più colta, più sana ?
Su Vendola Grillo fece un casino sull’acquedotto. Incuriosito andai a controllare e la giunta aveva fatto tutto quello che c’era da fare, la legge regionale era in discussione in commissione e si era davanti ai tmpi tecnici. Il fatto è che Grillo pensa che basti immaginare una cosa per farla realizzare, così non è se si è onosti intellettualmente. Ma se si viule fare propaganda le cose cambiano. Vedremo il pensiero magico come funziona con Parma. Critiicando i leader dei partiti di fatto dai del coglione anche al militante…che reagisce. D’altra parte, se tu provi a dire che Grillo è uno stronzo succede esattamente la stessa cosa…
Dichiarazione di Pizzarotti al tgLa7 alle 16,30 del giorno dei risultati:
“Voi mi chiedete sempre di Grillo ma qui non è stato eletto Grillo. Grillo è solo l’aratro che traccia il solco, noi mettiamo i semi sulla terra che lui smuove e raccoglieremo i frutti”.
Vi ricorda qualcosa?
Boh! Ma che vi succede compagni? Il Pd ha vinto e con lui il centrosinistra. Grillo ha vinto democraticamente ed è leggittimato (tramite i suoi sindaci) a governare in 4 comuni, tra cui quello importante di Parma. Sono contento, felice e vorrei tanto festeggiare ed esporre la bandiera del pd sul balcone. Ma c’è una Italia triste, che piange una ragazzina, che prega per i feriti, che ha paura per i terremotati dell’Emilia. C’è poco da festeggiare certo. Ma guai anche a chi questa sera nel centrosinistra si sente sconfitto o si tafazza i gioieielli di famiglia! Il movimento 5 stelle non potrà che portare una ondata di freschezza in questo stantio panorama politico che puzza di discarica e di manovre oscure. Il Pd è ben radicato nel territorio e la sua base è anni luce più avanti della sua dirigenza. Sel e Idv sono ancora spocchiosi ed un tantino snob, si sveglieranno pure loro o spariranno. La strada è sempre la stessa, il centrosinistra unito vince anche se ha bisogno di nuova gente, nuove esperienze, nuove idee. Parlate di Renato Soru. Chi vi dice non si crei una sua lista civica, fatta di persone perfettamente sconosciute, normali o che addirittura (emulando in questo Grillo) la metta in campo senza esser lui il capolista? Esistono tante persone in gamba che, aldilà delle diverse opinioni che poche volte ci differenziano, a cominciare da te Vito e finendo con tutti gli afecionados qui dentro, che non sfigurerebbero di certo nell’amministrazione della cosa pubblica. Persone normali certo, ma di questo ha bisogno il paese e la Sardegna non può differenziarsi in questo ragionamento. Mi piacerebbe sapere, lasciando da parte gli schemi dei partiti, il vostro vero pensiero su questa ritrovata normalità democratica.
Per il resto (fatta salva la doverosa tristezza) allegri compagni, si volta pagina!
Beh, Soru l’ha già fatto, era “Progetto Sardegna”. Si è imposto come candidato del centrosinistra e ha vinto le regionali. Poi ha governato poco meno di una legislatura, è andato ad elezioni con qualche mese di anticipo e ha preso una bastonata tale da Cappellacci da farlo sparire per qualche mese. Quando si è ripreso ha pensato più alla sua impresa (e speriamo che tutto vada bene e che possa tornare in salute) che a fare il capo dell’opposizione. Pajetta diceva di Brelinguer che fin da giovane fosse iscritto a dirigere il grande PCI, sembra che l’unica cosa che possa fare Soru sia il presidente della regione, a prescindere dalla quantità e dalla qualità del suo apporto alla politica sarda.
No Sovjet, non ci siamo! Ho detto semplicemente: e se Soru si mette in testa di fare il Grillo della situazione, e cioè non scendere direttamente lui in campo?
Io non credo che Grillo sia antipolitica, ma di sicuro si giova dell’ondata di antipolitica più di qualsiasi altro. Questo vento gonfia le vele della sua organizzazione più di quella di chiunque altro. Soru è stato presidente della regione, propietario di giornali di partito, figura del Pd nazionale…sinceramente non ce lo vedo a fare “come Grillo”, non sarebbe credibile e lui funziona se è credibile. Dovrebbe tirarsi fuori un nuovo personaggio. Più che il Grillo potrebbe fare il Bossi della Sardegna, proporre il vecchio toponimo di Ichnusa (o Sandalia, se richiama troppo l’amata bevanda), vestire i panni congeniali di re pastore e riproporsi come eroe dell’indipendenza. Se così facesse sarei curiosissimo di leggere i commenti dello (da me) stimatissimo Gabriele Ainis…ci sarebbe da divertirsi!
Scusa, sono stato un po’ off topic rispetto alla tua domanda…il problema di
Soru resta la credibilità anche se si presenta per interposta persona. Su progetto Sardegna si concentrarono molte speranze e infatti portò in consiglio regionale persone notevoli, magari non politici abilissimi, ma sicuramente rappresentanti degnissimi della cosiddetta società civile, dalla Cerina a Gessa. Ma Progetto Sardegna fu sacrificato non senza strascichi e riproporre un’operazione simile sarebbe arduo. Soru, inoltre, non mi pare ami circondarsi di persone che possono fargli ombra (e in ogni caso, qualora le avesse, non durerebbero molto al suo fianco) e mettere la classica “testa di legno” eterodiretta sarebbe operazione più ardua della precedente.
Secondo me, poi non è detto che io l’azzecchi. Ma tieni present che io sono un mediocre, un “medioman”, e in genere se la penso così è pensiero diffuso…
Dimentica l’universo indipendentista Sig. Biolchini….ne vedremo delle belle, stay tuned!!
sono anni che si dice di tener conto dell’universo indipendentista… e arrivano solo delusioni e ulteriore frammentazione…
1) Vero. Adesso per il Movimento 5 stelle si tratta di far vedere cosa si è capaci di mettere in pratica concretamente, nelle situazioni reali.
Quindi è un bene che i nuovi politici del M 5 S -o grillini che dir si voglia- siano messi a confronto con le pratiche, con le difficoltà, i bilanci, le spese, le tasse da esigere, le situazioni di sofferenza sociale, il quadro di leggi e regolamenti che delimitano l’azione dei comuni…
2) Parlare di un PD sconfitto da Grillo -come faranno i giornali della destra- è come se nel basket si considerasse una vittoria esaltante una bella schiacciata a canestro, fatta dalla guardia di una squadra che perde la partita 80 a 23. Questo non significa che il PD possa stare tranquillo.
Anche se ho moltissimi dubbi, e purtroppo devo vedere Letta Nipote parlare ancora di alleanze spurie o di vocazioni maggioritarie. Se il PD non definisce un programma un po’ più chiaro -e di sinistra- e non rinnova in fretta almeno una parte grande dei propri rappresentanti, corre rischi gravi. In questo quadro gli strumenti ci sono, uno per tutti le primarie.
segue
no puo bastare !
il solito provocatore…
questa e un’altra grande lezione ai signori del centro destra , spero che presto di riflesso arrivi anche in sardegna .
Bravo Biolchini, mi sembra un’analisi condivisibile quasi interamente.
Unico neo le previsioni sulle prossime regionali, tutti gli analisti continuano a fare i conti senza Renatino che probabilmente in questo momento è l’uomo, elettoralmente, più forte di tutti.
Ma chi, De Pedis? Soru alle ultime regionali si era dovuto comprare l’Unità per avere la nomination a candidato senza passare dalle primarie, adesso ce li avrebbe i soldi per pagarsi almeno la campagna elettorale? O li sta usando per pagarsi gli avvocati? Vedremo la reale potenza elettorale di Soru solo quando sarà risolta la controversia col fisco
Ma cali controversia! È che ci vuole un fisco bestiale, per vincere le primarie.
Ci vuole un fisco speciale
per fare quello che ti pare
perché di solito a nessuno
vai bene così come sei
Tu che cercavi comprensione sai
ti trovi lì in competizione sai
Ci vuole un fisco bestiale
per resistere agli urti della vita
a quel che leggi sul giornale
e certe volte anche alla sfiga
Ci vuole un fisco bestiale sai, speciale sai
anche per bere e per fumare
Ci vuole un fisco bestiale
perché siamo sempre ad un incrocio
sinistra, destra oppure dritto
il fatto è che è sempre un rischio
Ci vuole un attimo di pace
di fare quello che ci piace
E come dicono i proverbi
e lo dice anche mio zio
mente sana in corpo sano
e adesso son convinto anch’io
Ci vuole molto allenamento
per stare dritti controvento
Ci vuole un fisco bestiale
per stare nel mondo dei grandi
e poi trovarsi a certe cene
con tipi furbi ed arroganti
Ci vuole un fisco bestiale sai, speciale sai
può anche fare molto male sai
Ci vuole un fiscobestiale
il mondo è un grande ospedale
e siamo tutti un po’ malati
ma siamo anche un po’ dottori
E siamo tutti molto ignoranti sai
ma siamo anche un po’ insegnanti sai
Ci vuole un fisco bestiale
… perché siam barche in mezzo al mare
-Per non dire delle Innocenti Evasioni: la “sensazione di leggera follia
sta colorando l’anima mia…”-
Se PSd’Az e SEL trovano accordi di programma hanno tanto da guadagnarci nei confronti di partiti che non rappresentano più un ideale, se non quello delle poltrone. Il PdL dipende ancora da Arcore, Sardegna Democratica è naufragata quando Soru è tornato indietro al PD cercando di divenirne il capo. Staccarsi dalle segreterie romane sarebbe una mossa vincente, ma il PD sardo non è in grado di farlo. Finora ha cercato di nascondere il problema screditando il PSdAZ in quanto alleato del PDL e questo poteva bastare alla maggioranza degli elettori del centrosinistra, ma se i cugini di Sel vanno col PSdAZ questa tattica non funziona più e anche il PD mostrerà di essere un partito fatto di poltrone esattamente come il PDL
E quindi il Psd’Az rappresenterebbero, a differenza del Pd, un ideale e sono insensibili alle poltrone. Pissenti, lei vive in Sardegna? Concorderei pure sul Pd. Ma lei ha mai sentito parlare di Giacomo Sanna? In politica la proprietà transitiva non vale molto, però il psd’Az si vanta di aver fatto con Cappellacci accordi di programma, come li chiama lei. E rimane imbandito a tavola con Cappellacci e contemporaneamente flirta su diversi forni. Perciò, chi flirta col Psd’az, ritiene che quegli accordi con Cappellacci siano assorbibili per la via del Psd’Az? Non credo. Però, sarebbe interessante parlare di questo, più che dire che sono tutti vergini tranne il Pd (che, di sicuro, non lo è).
E quindi nel Psd’Az rappresenterebbero, …….
Dico solo che ragionare su accordi di programma è meglio che ragionare secondo una logica di schieramenti politici puri e semplici. Il PDL non lo può fare perché le decisioni vengono prese in Continente e il PD nemmeno. Il PSdAz può permettersi di “flirtare” con chi trova accordi di programma perché è fuori dalle categorie di “destra” e “sinistra” italiane che ormai sono state private di senso dai grossi partiti italiani. La vittoria di Grillo dimostra che le masse non si sono mosse secondo una logica di destra o sinistra, ma secondo una logica di “basta, ci siamo rotti i coglioni, i partiti tradizionali sono solo istituzioni cleptocratiche”. Io non ho detto che sono tutti vergini tranne il PD, anzi. E’ proprio il sistema che non va ed è inutile seguirne le logiche. Sel non è il partito comunista sovietico e il PSdAz non è l’ETA, possono trovare accordi di programma,a prescindere dalla verginità dei loro esponenti.
Ci sarà qualcuno che domani riuscirà a titolare “Terremoto elettorale a Parma”?
Considerando le dichiarazioni del leghista (“La Padania si sta staccando…”), aspetto fiducioso…
Sono certo che Libero e il Giornale sapranno fare anche di meglio. Si accettano scommesse.
Anche “Boom di Grillo nell’Italia dei misteri” (Gad Lerner) merita di partecipare alla competizione…