Vigilia di Pasqua, giro di telefonate con parenti e amici più cari. Gli auguri sono il pretesto per manifestare il proprio affetto e per cercare di capire realmente come sta la persona con la quale stiamo parlando. Per capire a che punto è la notte. E la notte forse è appena iniziata.
Dovendo fare la sintesi di tante telefonate, direi che noi della generazione tra i 40 e i 50 ci troviamo sostanzialmente al punto di partenza. Con poco o niente in mano, con serissimi problemi economici e soprattutto senza poter contare su un contesto favorevole, sia politico che economico. Molti di noi (con figli e famiglia, titolo di studio e un luminoso futuro alle spalle) non hanno più un progetto di vita che vada oltre la sussistenza, il galleggiamento.
Cerco di farmi coraggio: “Questo è il periodo storico nel quale ci tocca vivere”, dico al mio amico *. “Ad altri è toccata la guerra, ad altri la fame, ad altri il benessere: a noi questo”. “Sì”, mi risponde, “ma almeno nel periodo fascista si poteva essere antifascisti, c’era una alternativa. Oggi l’alternativa qual è?”. Non ho la risposta.
Mi dice **: “Qualche settimana fa ho sentito per caso parlare un operaio, uno di quelli che lavora ai cantieri stradali per conto dei comuni, gli ho sentito dire con un italiano stentato ad un amico che lui guadagnava 1200 euro al mese e aveva anche la tredicesima e la quattordicesima. Io ho pensato alla mia laurea, ai miei libri comprati in tutti questi anni, all’importanza di tutti i lavori che ho fatto; poi l’ho invidiato, perché lui ha uno stipendio e io no. Io non ho un lavoro”.
In tanti vivono (viviamo) grazie a genitori pensionati che a fine mese ci danno una mano. Anche la loro è una situazione penosa: perché non si capacitano di quello che sta accadendo e perché vorrebbero fare qualcosa per noi, ma non possono nulla.
Parlo con ***, e non abbiamo pudore a dirci che (come tanti, ormai) siamo entrambi in serie difficoltà economiche. “Non si possono fare progetti neanche a breve scadenza, si vive alla giornata ormai”, gli dico. “Cerco di recuperare quello che si può”, mi risponde, “sapendo che soldi in giro non ce ne sono, e che se la Regione non mette in circolo un po’ di risorse qui crolla tutto”.
La Regione. Non c’è giorno che il mio amico ****, un piccolo imprenditore, non mi parli della Regione. Gli deve un sacco di soldi che non arrivano mai. Ad arrivare sono invece le telefonate delle banche, sempre più insistenti. “Anche ieri questa stronza mi ha chiamato, manco la Pasqua in santa pace ti fanno passare”, mi ha detto.
Non parlo di cose che non conosco. Posso solo dirvi che la condizione economica di chi a Cagliari sta tra i 40 e i 50 anni e vive nel mondo della cultura, dell’informazione e della comunicazione, sta peggiorando a vista d’occhio, mese dopo mese. Se penso a come stavo solo un anno fa mi vengono i brividi. Proprio noi, che in questa fase della vita avremmo dovuto raccogliere quanto seminato in vent’anni di lavoro, siamo invece costretti a fare i conti con una crisi alla quale non eravamo preparati. “E ora cosa faccio?” è la domanda che ci poniamo sempre più spesso. E quasi mai c’è la risposta.
A questa situazione ognuno reagisce come può. Bisogna tenere duro, aspettare che la situazione si stabilizzi e prepararsi alla ripartenza. L’unica arma che abbiamo è quella della solidarietà. Non lo dico per dire, ma da quando le cose sono iniziate a peggiorare, molti mi hanno aiutato senza chiedere nulla in cambio, e anch’io sento di poter fare qualcosa di concreto per gli altri. Sono i paradossi della crisi.
Credere negli altri è una moneta che non viene mai sprecata.
Buona Pasqua a tutti.
ma no amici…. ma cosa Londra e Palermo, Banche e Invecchiare c’è tanto da fare qui anche senza soldi…. io non invecchio più dopo aver letto “Manifesto della gioventù eretica del comunitarismo”! E adesso ci godiamo le “Regionali”… tra l’altro io non lo voto a quello, ci siamo capiti, appu nau che non lo voto!
Ho quasi 40 anni.laurea triennale umanista.non ho mai avuto il coraggio di emigrare.lavoro part time e in nero da 10 anni…500 euro che mi evitano l’umiliazione di chiedere soldi..ma non posso permettermi un affitto. .persino in una citta con la miseria nera di palermo un monolocale in periferia costa 350 euro.ho visto tutti i miei amici partire…e non ho un compagno.le mie giornate sono il nulla.gli antidepressivi non mi fanno più effetto.so che il futuro non riserva niente per me se non la sofferenza di invecchiare senza mai aver vissuto.non capirò mai questo paese …come possa fare parte dell’Unione europea nonostante l’arretratezza e il disprezzo per il cittadino. Io sono una vita di scarto…ora lo so
22 anni.Disoccupato
Italiano,ho visto corruzione ovunque, politica,forze dell ordine,chiesa, privati.
Qui il problema non è la crisi ma il voler fottersi a vicenda.
Solo con l amore e il rispetto si cambia qualcosa.
Signori alziamoci e PROTESTIAMO contro chi ci governa perché sono peggio della Mafia con leggi fatte solo per loro.
Ladri e corrotti prima o poi pagherete questa Disperazione che avete creato.
Galera ai politici e alle caste
MioDio che tristezza. Ho 27 anni e non ho piu voglia di lottare, vivo chiuso a casa
Anch io e non l accetto
ragazzi ho 31 anni laurea triennale in scienze politiche e laurea specialistica . master bancario e stage e vari corsi ( informatica lingua). non lavoro…..MA ORGANIZZIAMOCI PROTESTIAMO , COSTITUIAMO UN COMITATO ..BASTA
sono d’accordo con Antonio, dobbiamo fare casino peggio dei forconi, userei magari anche qualche molotov da tirare in c… alle manifestazioni a qualche politico di m…. di qualunque partito
35 anni tra due settimane, diplomato, non ho mai combinato nulla di buono in Italia e ho deciso di andarmene a Londra.
Ora dopo tre mesi non ho trovato nulla perchè lavoro ce n’è anche ma a quanto sembra non per me.
Infatti oltre a un curriculum povero ho problemi di ansia e agorafobia che mi rovinano i pochi colloqui che con fatica riesco a ottenere.
Tra un mese torno a casa in Italia e so che trovero’ la miseria, mia madre che non ha soldi e deve pure mantenermi.
Non so di chi sia la colpa, se solo mia o anche della crisi, so solo che vorrei un’ opportunita’ per fare qualcosa, non sono stupido e ho volontà ma non trovo nessuno che mi dia una possibilita’.
Mi dispiace ma io nell’aiuto degli altri non ci credo perchè personalmente non ne ho mai trovato.
Ripeto, magari è solo colpa mia, perchè vedo che invece altri sono capacissimi a ottenerlo.
Ops! Ho visto solo ora che questo post di Vito è dell’anno scorso, ma è più che mai attuale.
Sai, Claus, io penso che nel Nord Europa ci siano ancora molte possibilità, quindi non demordere, perché chi s’impegna quantomeno viene premiato, laddove esiste la meritocrazia. In Italia di certo la situazione è molto più grigia, soprattutto per chi non appare competitivo. Penso inoltre che occorra accantonare l’idea di aiuti “interessati” a prescindere. Occorre aiutarsi anche attraversando una fase di “isolamento” che magari consenta di liberare le migliori risorse di cui si dispone e di saper individuare le persone valide in contesti avulsi dalle consuete logiche del mercato con cui relazionarsi. Personalmente ritengo inoltre che, nonostante l’inutile burocrazia, il cattivo funzionamento della giustizia, il corporativismo e il clientelismo che tanto incidono sullo stallo economico italiano (a parte le politiche europee fallimentari), sia un dovere aprirsi al mondo in chiave realmente internazionale, non partendo dal preupposto di scappare dal nostro Bel Paese, ma creando un ponte con altre realtà… Spesso infatti i fantasmi del passato li mettiamo dentro la valigia con tutto il resto. Fare tabula rasa può avere un senso solo se si acquista consapevolezza, sennò si corre il rischio di commettere sempre gli stessi errori, se non peggiori. Auguri a te e a tutti coloro chi si trovano in difficoltà o si sentono “perduti”.
Caro Vito,
ti leggo solo ora… Hai ragione nel dire che un mezzo potente col quale contrastare la “crisi” è la solidarietà su cui dovremmo fondare una nuova società, nonché un nuovo modello di sviluppo più armonico e quindi rispettoso dell’ambiente, non solo in Italia: avremo modo di parlarne diffusamente.
Spero che in tanti abbiano quantomeno trascorso bei momenti rituali come questo (che sia una festività cristiana o meno) serenamente, con i propri cari. 🙂
Grazie, Buona Pasqua anche a te.
Ho 40, diploma liceo artistico, vissuto 10 anni all’estero, ora sono qui più povero che mai.
La vita è stata dura, non ho lavoro, non ho soldi, non ho futuro.
gazie governo dittatura di corrotti che odiano gli italiani.
Ciao emil, lavoro per la radio inglese BBC e sto cercando di mostrare questa realtà in un reportage. Sono alla ricerca di un quarantenne che – in questo periodo di crisi- torna spesso a mangiare dai genitori per risparmiare. Se è il tuo caso o conosci qualcuno anche nei dintorni di Milano, ti prego di contattarmi : charl.pele@gmail.com. Ti ringrazio. Chalrène
sono un 44 anne che ha perso il lavoro da 1 anno e non riesce più a vivere! che cavolo deve fare una persona x poter vivere…? non c’è più futuro e vita! ciao sono di torino robymadrid@libero.it
Il canto del gallo.
Passa ai Tuoi occhi
e sempre acqua resta.
Come acqua di fiume
ad ogni respiro cambia.
Nelle segrete del mio cuore
quando le lacrime rinchiudo
l’umanità di Pietro avverto.
Ogni giorno è venerdì
sotto il ponte di questo fiume.
Questa poesia è di Augusto Villa.
Ho 30 anni una laurea specialistica e non ho mai lavorato. Sono venuto a Londra per cercare lavoro e alla fine è finita che sto facendo solo la scuola di inglese. Mi sento un fallito, a Maggio ritornerò in Italia con niente in mano perchè non sopporto di stare qui e so che invece dovrei starci perchè in Italia non c’è niente, soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento. che poi parliamoci chiaro, che cosa dovrei insegnare io agli altri che non sono preparato abbastanza? Anche la mia è una situazione penosa, soprattutto se penso che sono ancora mantenuto da mia madre e che non riesco a staccarmi dalla mia famiglia e dalla mia terra, che non sopporto la solitudine e l’alienazione che una città come Londra comporta almeno per me. Se poi penso che ogni anno che passa sarà sempre peggio e che quella poveretta di mia madre si sta facendo anzianami viene da piangere, perchè vedo quanto soffre a vedermi in questa situazione. Di chi è la colpa? mia che sono un vigliacco e non sno riuscito a diventare un vero uomo.. Non sempre la colpa è della politica
ciao Felix mal comune mezzo gaudio( si fa per dire) : 39 anni ingegnere meccanico e lavoro con contratto a progetto a scandenza a breve in un’azienda dove gente analfabeta guadagna il triplo( o il quadruplo forse) di me…ho provato a cercare all’estero ma non mi chiamano..bel paese di merda
No, non è il paese di m., sei tu che non sei interessante per il mercato europeo.
Mettiti in discussione, aggiornati e poi se ne riparla.
In Svezia i contratti sono a progetto uguale.
No, caro Felix, non è tua la colpa di questa situazione ingiusta e vergognosa che ti (ci) tocca vivere. Io di anni ne ho più di 40, non sono laureato (solo diploma di maturità classica) e non sono mai andato a cercare fortuna all’estero. Ho svolto diversi lavoretti qua e là, molto brevi e squalificanti, corsi (anche a pagamento) ed un’infinità di concorsi pubblici, un paio non vinti per uno zero virgola. Anch’io vivo con mia mamma pensionata. Come mi sento, beh, te lo lascio immaginare. Una tragedia quotidiana dare un senso alle mie giornate. Ma non è colpa nostra. La nostra unica colpa è quella di aver creduto che con una buona preparazione culturale avremmo trovato un posticino dignitoso in questo mondo. Invece no.
La colpa, credimi, è solo della classe dirigente italiana, includendo in essa la politica, l’imprenditoria, i sindacati, i grandi gruppi editoriali.
Offrire lavoro non è visto come un dovere sociale e civile, come un’opportunità da dare a chi ha voglia e bisogno di lavorare, ma è solo un’occasione per sfruttare l’essere umano. Ecco che si offre lavoro solo ai più giovani (che, pur di farsi strada, spesso accettano di tutto sperando in un roseo futuro che non arriverà quasi mai) o agli immigrati (che, poveretti, pur di guadagnare due euro da mandare alle loro famiglie son disposti a tutto).
La speranza è sempre l’ultima a morire, certo, ma il tempo passa, inesorabile……..
41 anni e sono un fallito…
bellissime parole in cui ci ritroviamo in tanti, anche se da percorsi e ambienti diversi. Grazie vito
Ritengo che, laddove possibile, si debba invece restare per cambiare drammaticamente e senza indugio l’equilibrio della politica. Le uniche persone non toccate dalla crisi, sono proprio loro: i politici: quelli che dovrebbero disporre di lungimiranza istituzionale, e che invece non vedono a un palmo dal naso. Spezziamo le reni a questo sistema demenziale, che non solo è colmo di esseri incapaci, ottusi e anti-tutto, ma che col suo non saper fare, è così chiuso, che ogni volta che provo a capire di politica locale, trovo lo stesso schema della Sardegna del tardo ottocento: un’isola colma di persone speranzose e in statica attesa che le cose cambino. E invece no! Loro, non cambiano, se non le cambiamo noi! E se continuiamo a dare credito alla prigione in cui questi esseri ci hanno relegato, nulla cambierà. Fuggire non serve a nulla! Meglio combatterlo questo sistema, meglio alzare la testa e tenere alta la dignità. Però ci si deve credere in tanti, sennò, al solito, ce la si finirà nei rivoli dei mille punti di vista, che sono poi anche il perchè di questa sconfitta identitaria. Io non voglio ripartire: non ora! Ho prima un impegno: cambiare tutta, e dico tutta, la classe politica regionale… di quella nazionale, poco mi importa, io vivo qui e voglio gente sveglia qui!
Ciao Vito, anche se Pasqua è passata ti faccio gli Auguri posticipati.
Le domande che poni a te stesso e ai tuoi lettori non sono di poco conto.
Devo confessarti che non sono riuscito a leggere tutti i commenti ma uno, quello firmato ” è possibile cambiare” mi ha colpito.
Io mi avvicino ai 50 e quindi la soglia dei 40 è passata da un po’, ho sempre dedicato le mie forze all’attivita’ libero professionale. Da dieci anni tali forze vengono prevalentemente impiegate in maniera “precaria” nel sistema sanitario regionale.
Ancora non vedo un concorso che trasformi il mio contratto a tempo determinato in uno a tempo indeterminato, eppure io il ” Diririgente” Medico lo so fare bene oltre che fare il Medico secondo scienza e coscienza.
Sino a 2 anni fa questo mi creava angoscia, ora non piu’. In questo do ragione al post citato , Noi siamo fautori delle nostre azioni e delle conseguenze, la crisi e solo una scusa per non voler tirar fuori la testa dalla sabbia.
E’ vero l’incertezza economica è tanta, le banche inseguono i nostri debiti e la solidarieta’ non ci salvera’ tutti, ma Noi per primi possiamo salvare noi stessi. Nessun traguardo è stabile…non esiste piu’ la sicurezza del posto “fisso”, nè sul lavoro, nè in famiglia. Quanti matrimoni si spengono ogni giorno per mancanza di energia.
Facendo una battuta mi viene da paragonare il matrimonio ad una produzione energivora come Alcoa…quando ti tagliano le forniture di energia la produzione finisce.
Allora piuttosto che aspettare una cassa integrazione o il salvataggio esterno meglio ritornare a fare altro, con fatica ma almeno con dignita’.
Io oggi sono pronto a rimettere in discussione tutte le mie scelte, se sara’ necessario andro’ via da questa terra ( gli altri miei due fratelli lo hanno gia’ fatto) e lo faro’ con la serenita’ di chi non si è mai tirato indietro davanti alle battaglie. Se il sistema non mi premia il sistema non mi merita, è come nel matrimonio se non mi ami che cazzo ci facciamo ancora insieme?
Un abbraccio , Luca
Quanta amarezza…..Ho 33 anni e dopo cinque anni a febbraio sono rimasto senza lavoro.Come tanti di voi ho fatto il classico percorso: una laurea che mi sono pagato grazie ad anni di lavoro nero , un master, un tirocinio….Poi nel 2007 un contratto a progetto, un contratto vero! Per un lavoro che non avrei mai pensato di fare…….Dopo un anno arriva un rinnovo con trasformazione in contratto di apprendistato e la prospettiva di un futuro meno affannoso……Tre anni di duro lavoro per arrivare finalmente ad uno stipendio fisso di 1.050€ più qualche premio…..La possibilità di dare una mano a mio padre pensionato (1.000€ al mese…) e a mia madre e soprattutto il sogno di una vita indipendente, di una casa……Poi arriva la maledetta crisi….Ancora a settembre ricevo rassicurazioni sulla trasformazione del contratto in indeterminato ma la situazione peggiora….e l’azienda si fa silenziosa, parla solo di generiche scelte sofferte…..A fine gennaio mi comunicano che rientro nel gruppo di apprendisti sacrificati sull’altare del contenimento dei costi..Grazie al mio “sacrificio” e a quello di altri colleghi sarà possibile salvare l’azienda e altri posti di lavoro….I criteri di scelta? Fumosi……E a me cosa resta? Pacche sulle spalle, conferme sul mio buon lavoro e da marzo nessuna entrata…Nessuna…..Già…..Il mio contratto è regolarmente scaduto e pertanto non mi spetta disoccupazione, non ho diritto alla mobilità……Di cig neanche a parlarne, all’azienda non interessava quel percorso…..Di rabbia invece in abbondanza…..A volte, però, riformulo la domanda e mi chiedo “Cosa vuoi che resti di questa esperienza?” Butto via il cinismo di chi mi ha illuso, butto via i discorsi sulla competitività, sulla leadership, le carriere veloci di alcuni e mi tengo le cose più belle. Mi tengo il ricordo una donna meravigliosa che mi ha aiutato a cambiare, mi tengo i nuovi amici, mi tengo la gentilezza e la signorilità di alcuni clienti…..Cosa portare poi nelle esperienze future? Spero la solidarietà…..Siamo troppo piccoli, troppo deboli…..La solidarietà è l’unico collante che ci può fare più forti…..
http://www.youtube.com/watch?v=Iny2cs1mvYs
ciao spessotto,
io avevo 33 anni quando sono partito per l’estero e, vista la tua situazione, non posso che consigliarti di fare la stessa scelta; se la cosa ti spaventa ricordati che in Sardegna puoi tornare quando vuoi, che così come sei disoccupato ora, se ti trovassi male fuori, puoi tornare da disoccupato tra un anno o meno… del lavoro fatto in questi anni ti resta una cosa molto importante: le competenze acquisite!!! Ora è il momento di spenderle queste competenze, perchè qui non valgono nulla, ma all’estero sono sempre molto ricercate e apprezzate (e pagate). Solo per farti un’idea, dai uno sguardo a questo sito: http://www.jobsearch.co.uk/ e mi raccomando, sii ambizioso, se rispondi agli annunci rispondi a quelli più “ricchi” perchè all’esterno certi ruoli “pesanti” li danno anche a perfetti sconosciuti, basta solo essere bravi a “vendersi” e mostrarsi molto volenterosi… gli italiani giovani che emigrano per lavorare in attività di un certo livello sono sempre ben visti (ed emergono sempre)…
Buona Fortuna Spessotto,
Saluti
Tato
Grazie Tato,
considero le tue parole un esempio di quella solidarietà di cui parlavo…
“allegro ma non troppo” di Carlo cipolla
. tutto quello di cui ha bisogno si trova in quel libro. farà un po male … ma è necessario che sappia la verità sul suo conto. E anche di molti commenti letti qui.
Un Augurio
Nannedu mio, così va il mondo: com’era non torna più: Viviamo tempi di carestia, di disgrazia e tirannia. Da cani ora cade la gente, gridando forte “Vogliamo pane”. E noi affamati stiamo mangiando pane e castagne, terra con ghiande.
Il poveraccio è malridotto, privo di cibo e senza tetto. Siamo assetati e, alle fontane, bramando acqua sembriamo rane. Peggio, la fame bussa con forza ad ogni porta e non perdona. Avvocatini, si, laureati, ma tasche vuote, ultraspiantati.
Nelle campagne mangiano more, come le capre in mezzo ai cespugli. Quando hanno fame, gli Avvocatini,meglio che pensino a trovar cibo. Manco per sogno, il loro problema è alleviare tanto appetito. E a chi li lasci i corvi tristi, pieni di vizi e brutti vizi!
canaglia infame, piena di orgoglio, vuole lo scettro ed il comando, ma non ce la fa a ritornare ai tristi intrighi dei vecchi tempi. Brigano a Roma, grande è l’ostacolo: ferro è la spada, legno è il bastone. Lo stolto apostolo del Signore si finge santo, bell’impostore!
I corvi suoi, tristi e molesti, sono la discordia degli onesti. Matti, affamati, facciam baccano: e che nessuno alzi la mano. Ciao Nanni, e datti conto: fai sempre il sordo, fai sempre il tonto. tanto, lo vedi, così va il mondo: e come era non torna più.
Nanneddu meu di Peppino Mereu
Nanneddu meu, su mundu er gai:
a sicut erat non torrat mai.
Semus in tempus de tirannia
infamidade e carestia.
Como sos populos cascan che cane
gridende forte: “Cherimos pane”.
Famidos nois semos pappande
pane e castanza, terra cun lande.
Terra ch’a fangu torrat su poveru
senz’alimentu, senza ricoveru.
Semos sididos in sas funtanas
pretende s’abba parimos ranas.
Peus sa famene chi forte sonat
sa janna a tottus e non perdonat.
Avocadeddos laureados
busciacca boida, ispiantados.
In sas campagnas pappana mura
che capras lanzas in sa cresura.
Cand’est famida s’avvocazia
cheret chi penset in beccaria.
Mancu pro sognu su quisitu
es de cumbincher tantu appetitu.
Sos tristos corvos a chie los lassas
pienos de tirrias e malas trassas.
Canaglia infame piena de braga
cheret s’iscetru, cheret sa daga.
Ma no bi torran a sos antigos
tempos d’infamia e de intrigos.
Pretan a Roma, mannu est s’ostaculu:
ferru est s’ispada, linna est su bacculu.
S’intulzu apostulu de su segnore
si finghet santu, ite impostore.
Sos corvos suos tristos molestos
sun sa discordia de sos onestos.
Maccos famidos, ladros, baccanu
faghimos: nemos alzet sa manu.
Adiosu Nanne: tenedi contu,
faghe su surdu, bettadi a tontu.
Ca tantu, l’ides, su mundu er gai:
a sicut erat no torrat mai.
Caro Vito
Questa è riservata per te. La posto nel blog perché oggi non ho con me il mio computer e la posta. Onestamente, comunque, il blog e i suoi frequentatori non mi paiono un habitat attraente e con il quale confrontarsi.
Ho appena terminato la lettura del tuo post e in me si è accresciuta l’inflazione mentale. Mille dubbi mi assalgono e scrivo, ti scrivo, per fare un po’ d’ordine.
Io sono precario da sempre anche se mi considero una delle persone più fortunate al mondo: salute, famiglia e altro, nonostante alti e bassi, rifarei tutto … o quasi. Così come probabilmente rifaresti tutto anche tu. Alla mia non più tenera età una cosa credo di averla capita: per vivere occorre religiosità (religere). Il coraggio di svegliarsi ogni mattina e affrontare la vita, mietendo quando si può e spigolando quando è carestia.
Faccio questa premessa non per oziosa filosofia ma perché credo davvero sia la chiave di tutto.
Siamo in crisi economica? Bisognerebbe prima chiedersi cos’è la crisi, nel contesto di questa economia e di questi valori. Ancor prima bisognerebbe chiedersi cos’è il lavoro, non in generale ma quello che vogliamo, e come lo si sviluppa.
Se noi tutti avessimo acquisito culturalmente il concetto di “decrescita felice” questa che stiamo vivendo non la chiameremo crisi ma sarebbe considerato l’ovvio riscontro di una concatenazione di causa effetto. Questo concetto a mio avviso deriva nient’altro che dalla presa di coscienza che il c.d. sviluppo, sociale ma anche individuale, non è altro che un processo inflazionario che porta consumo di risorse naturali, fisiche e mentali. Siccome conosco poco persone, e organizzazioni sociali, capaci di rinunciare ai propri desideri, deduco che, in realtà, della decrescita felice non gliene importa un cazzo a nessuno e che tutti ambiamo a soddisfare le nostre aspirazioni. Queste spesso ci paiono come “diritti” ma, a un’analisi più profonda, è facile vedere che sono il frutto del desiderio di evitare gran parte delle sofferenze che il semplice processo del vivere comporta.
L’unica cosa che possiamo fare, se non siamo santi e mistici, è di trovare la forza per continuare a vivere non passivamente ma continuando a progettare e cercando di attuare i nostri progetti. Sul piano personale vi sono mille belle cose che si possono fare anche in mancanza delle prospettive di una pensione, dello stipendio, di una moglie, fidanzata o chissà cos’altro. Chi si arrende è … finito.
Sul piano politico o sociale, però, la questione cambia e, fatto salvo tutto ciò che deve essere salvaguardato (ambiente, solidarietà verso i più deboli, libertà dell’individuo), sono portato a credere che la buona politica la fa la buona classe dirigente. Questa, però, se non sa progettare, lavorare con la determinazione per andare avanti e, soprattutto, far condividere i propri progetti, che classe dirigente è?
Siccome tu sei classe dirigente tirati su, stringi i denti e continua a fare, tanto in ultima analisi, fra qualche anno, seremo tutti morti! (evviva)
Per concludere, in ambito locale, quali sono i progetti che stiamo condividendo e ci porteranno verso un futuro migliore? Non interrogo sulla decrescita felice ma sulla crescita con quadratura di cerchio, capace di mettere in moto gli animi, creare opportunità per tutti.
Vedi persone in giro capaci di offrire questo progetto e scatenare le energie necessarie? Ma soprattutto: vedi una società locale con gli skill capaci di generare miglioramento? Serve creatività a un tempo ma anche contestuale spirito di conservazione (morirò democristiano); serve sempre un nuovo progetto, ogni giorno che passa, e il coraggio di perseguirlo.
Un abbraccio.
Ciao
È una situazione orrenda, e incredibilmente ingiusta, che produce danni adesso e peggiori ne produrrà in futuro, quando sui bambini che adesso sono appena nati peseranno compiti di assistenza a genitori con pensioni ridicole, neppure in grado di aiutarli, e sul sistema in generale una generazione di anziani, anche senza una famiglia che aiuti ad assisterli.
Certo che se ci fosse un sistema politico ed economico che prende sul serio quel “fondata sul lavoro” che è il primo degli attributi della Repubblica le cose andrebbero diversamente.
La solidarietà è il punto di partenza, ma troppi si sono illusi che fosse possibile o giusto essere tutti “imprenditori di se stessi” o hanno abboccato all’idea di darwinismo sociale sotto le molte facce fasulle di meritocrazie in gran parte inesistenti -almeno in Italia-.
C’è bisogno di un movimento collettivo che riporti al centro due fattori: il Lavoro è un valore, il Lavoro è un diritto.
Su queste basi, nuove politiche keynesiane di redistribuzione sono le sole che possono fare ripartire il sistema e l’economia, garantendo redditi minimi di cittadinanza e avviamento vero al lavoro degnamente retribuito.
Ma parlando di altro, al di fuori dai discorsi generali, io so, Vito che i soldi non sono certo tutto, e se c’è chi -come un tizio in uno squallido commento, che ti rimproverava di non essere, a suo miserando giudizio, un giornalista realizzato come quelli che lavorano in certi organi di stampa “molto venduti”- pensa che essere “bravi” significhi vendersi bene, io so che ci sono persone, e giornalisti, che a vendersi non ci pensano neppure, la cui coscienza semplicemente non è messa sul mercato.
Se ci fosse però una meritocrazia effettiva,solo i dati quantitativi -per non dire della sostanza, che è anche migliore- del impatto e della audience che hanno quanto scrivi e dici ti dovrebbero porre tra i primi, in una ipotetica lista delle firme giornalistiche da premiare con l’affidamento di progetti e realtà o anche di sostegno concreto a tue iniziative.
Se neanche per i più bravi e per le realtà che dimostrano coi risultati -per esempio di ascolto e di influenza sulla pubblica opinione- di funzionare bene, c’è lo spazio e il sostegno anche della mano pubblica, a tutela di valori fondamentali come la libertà di stampa e di espressione, allora siamo messi malissimo. E dobbiamo fare tutti qualcosa, anche poco, ma tutti.
Chi fa un figlio oggi secondo me è un pazzo o un omicida.
Pensate anche come si trovano i 40enni disoccupati con solo diploma!!! ( Io, per ora, posso ancora considerarmi fortunata poichè lavoro )
Gentile Vito, si permetto di suggerire un articolo che anche se non serve per superare la crisi almeno può consentire di combatterla sentendosi meno soli…http://www.informarexresistere.fr/2012/04/09/cibo-sano-e-a-poco-con-la-crisi-e-boom-di-orti-urbani/#axzz1rTjcPf2p
Carissimo Vito, ho appena letto quello che tu e gli altri amici avete scritto e ho il cuore pieno di amarezza. Nella situazione che tu hai descritto si trovano molte persone che stimo e a cui voglio bene, che hanno sempre lavorato con onestà e impegno ma sono state travolte dalla crisi. Crisi che non è cominciata oggi: le preoccupanti avvisaglie erano visibili già tre anni fa ,
ma chi ci governava ha preferito far finta di nulla per continuare indisturbato a spolpare questo paese. Ora siamo arrivati sull’orlo del precipizio ; forse ci salveremo , anche se con le ossa
rotte, e potremo guardare con più fiducia al futuro.Lo spero con tutte le mie forze.Io sono molto
fortunata perchè posso aiutare mia madre e sostenere mia figlia ,ma mi angoscia non poter fare niente di risolutivo per le persone che mi stanno a cuore e vivono momenti difficili , se non
offrire solidarietà e affetto . E’ già lunedì , spero che la Pasqua sia trascorsa serenamente
nonostante tutto .Ti abbraccio con tanto affetto e con l’augurio che passino presto questi tempi
incerti , per te e per tutti
Sulla soglia dei cinquant’anni festeggio il mio decimo anno senza lavoro dopo l’espulsione per crisi (già allora) dall’azienda dove lavoravo. Con esperienza ultradecennale Laurea e Master non ho ricevuto che umilianti porte in faccia. Premesso che in Sardegna le speranze di sopravvivenza di un disoccupato sono ormai ridotte a zero, credo che la colpa della nostra generazione sia stata proprio quella di accettare “la panchina” (come ha qui commentato un’altro sfigato) senza prenderci letteralmente il dovuto quando era il momento. Troppa acquiescenza e troppo attendismo hanno avuto come risultato quello di fare il gioco di chi ci ha portato in queste condizioni. Non piango più ma mi rammarico del fatto che questa consapevolezza sia arrivata troppo tardi nella mia vita dopo aver sacrificato tutto sull’altare di questa assurda attesa, una possibile famiglia, dei figli che non ho mai potuto avere perchè “non era mai il momento”. Oggi ho capito che nella vita se vuoi qualcosa te la devi andare a prendere e se per questo è necessario fare una guerra allora è meglio rischiare di morire piuttosto che vivere da falliti e miserabili. Diciamocela tutta siamo una generazione che ha prodotto o individui corrotti o uomini senza palle. Per troppo tempo ho fatto parte della seconda schiera ed è arrivato il momento di abbandonare al suo destino la mia etica comportamentale. Altro che solidarietà (mai ricevuta se non dai miei genitori che ormai non ho più). D’ora in avanti curerò solo il mio primario interesse a qualsiasi costo e saranno cazzi per tutti coloro che mi si pareranno davanti. Questione di vita o di morte.
Ah vita dura! ora sono ridotto
a mangiare formaggio e pasta;
non si può bere vino, è proibito,
se non è dell’ Ogliastra.
Ora alla penitenza e alla sofferenza
il corpo deve sottomettersi obbediente;
a come potrò resistere
penso seriamente.
Però, con volontà e molto zelo,
non mi arrenderò alla fame,
perché è un attimo perdere il paradiso
per una fetta di salame.
Quaranta lunghi giorni tra uno sbadiglio e
l’altro
e tu, prete, predichi: non peccare.
Ma appena arriverà il bel giorno di Pasqua
ah, allora non seccarmi!
Per ora sto compunto, con diligenza
recito l’atto di dolore
e faccio il bucato alla coscienza
per la confessione.
Poiché voglio confessare ogni peccato,
l’anima si libererà da ogni peso:
che sollievo essere purgato
senza sale inglese!
Anima mia, se ti sei dannata
abbandonandoti ai divertimenti,
tieniti ben pronta e preparata
per il dibattimento.
Mostrati senza alcuna paura,
non temere il confessionale:
con un pizzico di astuzia e di furbizia
salveremo sacco e sale.
Ingegnere elettronico, quasi 37 anni… mi ritengo un precario amaramente fortunato perchè riesco a lavorare sempre ed ho davanti ancora un anno di contratto e guadagno appena di più dell’operaio che hai citato…
poco dopo la laurea ho avuto un contratto a tempo indeterminato a 1050 euro al mese tramite il quale sono riuscito a mettermi un mutuo (30 anni) per una casetta a 30km da Cagliari (per pagarlo ho spesso lavorato da lavapiatti in ristorante dato che con i tassi che salivano mi sono trovato a pagare 700 euro di mutuo)… ho rinunciato al contratto perchè guadagnavo troppo poco ed ho cercato (e trovato) fortuna nel nord europa.
Anche li ero precario (direi precarissimo) ma nell’anno che ho lavorato li guadagnavo quasi il quadruplo di quello che guadagnavo qui e quando sono tornato qui (per motivi personali, nostalgia e troppa solitudine) ho trovato il mio attuale lavoro con la solita immobile e deprimente situazioni italiana…
Il mio sogno è avere una casetta più vicino a Cagliari e tirare su una famiglia con la mia ragazza… insomma… un sogno comune a tanti… la mia ragazza si è laureata 4 anni fa, un master alle spalle, ed ora ha il suo primo contratto di pochi mesi, finiti i quali non sappiamo cosa succederà ma mi ha già detto che a queste condizioni famiglia non se ne tira su, purtroppo…
Ai miei genitori non posso chiedere nulla (e mai ho chiesto nulla) dato che anche loro hanno un mutuo e mio padre è disoccupato da 10 anni e il mio lavoro all’estero è servito anche a loro alla fine…
La mia idea ora è di “cambiare sogno”, perchè qui il sogno più normale del mondo (casa e famiglia) non è realizzabile, sono 2 anni qui e non ho mosso un solo passo che mi possa far dire che mi sono avvicinato ad avere le condizioni per creare una famiglia; allora la valigia “di cartone” è quasi nuovamente pronta e dopo l’estate deciderò se continuare a galleggiare sempre fermo nello stesso punto qui in Sardegna o vivere una vita “non prevista” in giro per il mondo…
Buona Pasqua Vito e grazie per questo blog
TROVATO SU INTERNET……..
Una societa’ italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini.
Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivo’ il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scopri’ dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacita’ gestionale: ingaggio’ immediatamente una societa’ di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana.
Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra.
Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: “Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli piu’ responsabilita’”. L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri.
La societa’ italiana licenzio’ immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante cio’ pago’ un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato.
La societa’ di consulenza preparo’ una nuova analisi, dove si dimostro’ che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.
Al momento la societa’ italiana e’ impegnata a progettare una nuova canoa
Gentile Maniacus,
ha colpevolmente dimenticato la conclusione della storia (ecco perché l’Italia va a rotoli: non sappiamo neppure usare il copy/paste!!).
«Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa…
… e assumerà un rematore rumeno per la prossima gara, risparmiando sui costi.»
Cordialmente,
(Il nick l’ha trovato nell’uovo di Pasqua? :))
Non è ancora notte, questo è il crepuscolo, ove le risorse messe da parte da noi e dai nostri genitori ci sono ancora… poche, ma ci sono. Lo stato le vuole (vedi l’irragionevole e mostruosa IMU sul bene rifugio dell’Italiano… e le banche che non lo pagano http://weneanderthal.wordpress.com/2012/04/05/il-fattore-imu-la-nuova-bilancia-delliniquita/) e noi dobbiamo dar allo stato quello che vuole. Si tratta di un crepuscolo e più il tempo passa, più la notte si fa velocemente vicina. La crisi non è finita, inizia ora la crisi vera.
Il prossimo 31 dicembre sarò senza lavoo (di nuovo… come 2 anni fa) ma questa volta dubito riuscirò a trovarne uno. E pensare che vorrei metter su casa… dei figli…
Come faremo lo vedremo poi,ma qualcosa lo troveremo o non ci sarà scampo.
Happy Easter…
35 anni ingegnere laureato da 10 anni -con master of course- “emigrato” (si ho scritto emigrato…non ho paura delle parole) in emilia romagna dopo 8 anni di lavoro a Cagliari.
non faccio progetti che abbiano scadenza temporale superiore ai due giorni.
“è la crisi bellezza”.
uhm…
http://www.youtube.com/watch?v=v_T0wE9T4XY
Serena ventosa Pasqua, Vito!
MammaTigre
Dopo tanti discorsi e commenti sulle tragedie umane che si stanno abbattendo sulle famiglie italiane a causa della crisi e di questo governo di Bilderberg io vedo come soluzione unica per
salvare dignità e chiappe emigrare fuori dal continente europeo, vedi Brasile, Australia, Canada. Lo so non è facile specie ad una certa età ma forse è l’unica soluzione per non soccombere passivamente.
ciao sono filippo 52 anni 2 figli dopo 30 anni di lavoro come artigiano edile mi ritrovo dissoccupato indebitato e senza alcun diritto sociale vorrei emigrare ma mi trovo prigioniero in questo stato in quanto non riesco a vendere casa grazie alle leggi di questi politici incompetenti non so fino a quando riesco a reggere auguri a tutti.
.
Pingback: “E ora, cosa faccio?”: dialoghi tra quarantenni disperati in tempo di crisi, alla ricerca di un po’ di speranza e solidarietà. E tanti auguri di buona Pasqua a tutti « vitobiolchini « RUDY RENZI
Buongiorno a tutti e buona Pasqua.
Le tue parole Vito potrebbero essere le mie stesse parole.
Abito a Bologna e anche qui è a stessa musica.
Siamo un grupo di 5 professionisti, ognuno dei quali con un diverso cammino alla spalle, chi prima come dipendente, chi sempre da libero professionista, ma la situazione alla quale siamo non da un risultato diverso per via di un diverso percorso.
Ci troviamo a lavorare nel mondo della comunicazione, con pochi clienti e quei pochi con poca voglia di pagare un giusto prezzo, che poi in questo periodo ci accontenteremo anche di un ingiusto prezzo, pur di avere qualcosa da dividere a fine mese.
So cosa si prova a 48 anni (la mia età) a ricevere i soldi dai miei, quell’imbarazzo reciproco da una parte nel dare, sperando di non umiliare il figli, e dall’altra parte l’imbarazzo di ricevere perché proprio non ne puoi fare a meno, con l’inevitabile sensazione di sentirsi poco più di un bamboccio che in tutti questi anni no ha ancora ottenuto nulla e difficilmente potrà farlo nei prossimi.
Così inganniamo il tempo scrivendo blog, dipingendo miniature di soldatini per giochi di ruolo, allenando squadre di calcio di bambini, portando sempre più spesso a passeggio il cane, scattando foto alla primogenita di quasi un anno…
Non so più che fare e non so più che dire.
Sento sempre più gente della mia, della nostra età (ma anche più giovani, due dei mie colleghi hanno 35 anni) che sono messi così, che si iscrivono ai vari siti che offrono lavoro e si ritrovano a sperare nell’assunzione per due mesi come addetto alle pulizie di una stazione di servizio o pregano per un maggior bisogno di manodopera temporanea nei periodi delle feste nella grande distribuzione organizzata.
Siamo disarmati, impotenti, senza aspettative se non quella che non capiti un imprevisto come una necessità dentistica, un tamponamento, una cartella esattoriale dimenticata e ogni volta che ci penso l’unica cosa che mi viene di fare e quella di mettermi a piangere, mi viene da perdere il sonno, mi sale dallo stomaco una mano che mi prende il cuore e me lo stringe forte…
io non sono ancora arrivato ai 30 però il problema lo conosco
anche se ci conosciamo poco e molto di striscio (io per le collaborazioni con la jan palach e quello che unu mersanu mi ha raccontato dei tempi andati) mi dispiace molto per questa tua situazione e per quella dei tuoi amici che hai descritto, la sento vicina e volevo darvi un po’ di solidarietà assieme agli auguri di buona pasqua a te, lucida e famiglia. la sento anche molto ingiusta, per tanti motivi.
leggendo gli altri commenti c’è una sola cosa su cui vorrei soffermarmi un attimo: si dice che i tempi sono difficili, ma arriverà il bel tempo, e ci saranno tempi migliori per tutti. mi è venuto in mente il finale di “via col vento”
penso che i tempi migliori dobbiamo iniziare a costruirceli adesso, come hanno fatto le generazioni passate che sono state citate. sul come fare c’è tanto da dire e se ne potrà parlare in altri post.
questo era solo per farti gli auguri
p.s. molto bellina la nuova buongiorno cagliari 2.0; mi interrogavo, questi giorni passati, su quale potesse essere la perfetta sarfata 2.0, pensa che ti ripensa ho avuto l’illuminazione: le cozze pelose !!! penso che mi presenterò con 2 (due) cozze pelose, una per te e una per elio.
Caro Vito questo è il destino della “generazione Goldrake” alla quale apparteniamo entrambi! L’egoismo becero ed irresponsabile di una classe politica giurassica ed ignorante, ci ha tenuto sempre in panchina,in attesa che arrivasse non so quale momento. Ed intanto si facevano sempre, continuamente, perennemente i cazzi loro. Hanno sempre governato (tavolta alternandosi solo sulla carta!) non per la collettività, ma pro domo loro! Tutto ciò che si è fatto, si è progettato e quando si è costruito, si è fatto sempre in termini elettoralistici e mai per la collettività. Molti di noi hanno creduto che con i nuovi mezzi Informatici avremmo cambiato Comunicazione e Rivoluzionato il mondo. Eja canta! Chi ha avuto i soldi ha sfruttato, usato e poi quando non sei servito più o hai dato fastidio al barone politico di turno , zacchettè, due calci in culo et sgommare, de pressi. La mia fortuna è stata dare retta a mamma (noi quarantenni siamo molto matricentrici!) tenendomi caro il mio dignitoso lavoro. Quindi ti capisco amico mio, capisco la velatura di tristezza. Ma guai mollare!!! Mi guardo intorno e dico se è mai possibile dopo 25 anni di politica, sempre ad organizzare, sempre tra la gente, mai un incarico amministrativo, si ha ancora voglia di cambiare lo status quo? Io penso che ci siano presupposti per andare avanti, per riprenderci quegli spazi sempre negati alla nostra generazione. Personalmente e politicamente ho ancora un “i love you baby” cantato dalla destra in quel non molto lontano 2009, che consegnò la Sardegna a Cappello Cappellacci, da “vendicare”!
Per il resto facciamo nostro un detto di Nonna (penso cmq che sia la traduzione di una frase celebre di qualcuno che ora non ricordo!) che spesso amava ripetere: ” Candu fia picciokedda, non potau crapittasa. E candu bidia genti crazzada, prangìu e prangìu! Una dì appu biu una kenn’e peisi. No appu prantu prusu!”. Guardiamo avanti e bona Paska Manna a te ed a tutti voi!
Hasta la vista a la tristesa!
CARO VITO , IO SO PER ESPERIENZA VISSUTA COSA PENSA UN QUARANTENNE CHE STA PER PERDERE IL LAVORO , E CHE PER COLPE NON SUE LO PERDE VERAMENTE DOPO 20 ANNI, ALTRA ESPERIENZA TERRIBILE , DOPO DI CHE’ PER UN LUNGO TEMPO NON TROVA UN’ALTRO LAVORO PER CERTI VERSI PER FORZA DI REAZIONE SI SENTE FORTE MA ANCHE DEBOLE, E’ QUANDO SULLA SOGLIA DI 50 ANNI TROVA UN LAVORO E PAGATO POCO PIU DI 1000 EURO LE SEMBRA DI AVER TOCCATO IL CIELO INVECE E UN’ALTRO SFRUTTATO DAL SISTEMA LAVORATIVO ITALIANO EX CUSTODE
buona Pasqua, Vito. Che sia serena per te e i tuoi cari. Non sono tempi facili, per tanti se non per tutti. Verrà un momento in cui saranno tempi buoni per tutti, ma ci vorrà ancora molto e sarà difficile.
La speranza è una delle cose migliori che ci resta, una delle cose per cui vale la pena battersi. Per noi e per chi è venuto e verrà dopo di noi. 😀
Stefano Deliperi
HAMM: E adesso che faccio? (Pausa. Urlando) E adesso che faccio? (a Clov) Che stai facendo?
CLOV : Il ballo dei burattini.
S. Beckett, Finale di partita
Aguanta, o Vito. Non nc´est atra cosa de fai.
Atra cosa non ti potzu nai.
Fatica, sudore, a 40 anni, pur avendo contratto a tempo indeterminato, laurea, guadagno 1300 euro al mese. Sono giá uno dei fortunati, ma vivo in affitto, questo mese una spesa improvvisa mi ha mezzo rovinato. Non un euro da parte e la paura di perdere quel poco che ho costruito. E affianco a me, amici con stessa etá, laurea, lavoro. Ma solo per il fatto di essere figli di qualcuno a loro è andata meglio. Lavoro migliore o ereditato. Casa comprata da papá (in centro a cagliari of course) e soldi per belle macchine, vacanze e altro. Sono stati più bravi di me? Sicuramente. Più fortunati? Certamente. Li invidio? Si li invidio perchè hanno una leggerezza di spirito e pesantezza di portafogli che non mi appartiene. Auguri a tutti, soprattutto a quelli che stanno peggio e che non sono ancora insorti con le armi in mano a venire a prendere a chi sta meglio quello che hanno. Per ora…
Caro Vito,
nel leggere quanto da te scritto e tutti i commenti, un brivido ha percorso il mio corpo. Un brivido freddo, di tristezza e di amarezza per il riconoscermi pienamente nel modello della quarantenne di oggi. Ma il tuo messaggio, ciò che ha concluso il tuo discorso e’ quanto di più pasquale potessi chiedere. Perché se sono in grado di scoprire la vita solidale allora riesco veramente a fare Pasqua, al di la delle religioni, al di la delle convinzioni, al di la delle ideologie ma con un solo obbiettivo lottare per il bene dell’Uomo, per il bene comune, per il rispetto della libertà! Allora la Pasqua diventa un vero passaggio, un vero cambio di prospettiva: dal “mio bene” al “il mio bene e’ quello dell’altro”…
Buona Pasqua a te, Buona Pasqua a voi e quindi Buona Pasqua a me!!!
Resistere, resistere, resistere…in attesa di tempi migliori che, SICURAMENTE, arriveranno.
I migliori auguri a te, caro Vito, ed a quelli che stanno subendo questa crisi.
bona pasca a tui puru Vito. sempri a innantis..
Carissimo Vito, che dire?
Questo articolo è, purtroppo, la fotografia di quello che sta accadendo. E un ulteriore elemento di dispiacere è che una persona come te, che stimo per la sua onestà e le sue capacità nell’ambito del proprio lavoro, abbia potuto usare l’autoscatto per farla.
Di storie come quelle che hai raccontato penso che ognuno di noi abbia esempi vicini e vicinissimi. Una sorella con una laurea quinquennale e quattro anni di scuola di specializzazione che, dopo tanti sforzi, lavora in un call center; suo marito, laureato pure lui, che fa lavoretti saltuari. Oppure l’amico di una vita, con il quale sei cresciuto, che ha iniziato a lavorare prima di te, ma oggi si ritrova a fare lavori instabili e che ti chiede una mano perché c’è la banca che gli sta appresso, pronta a pignorargli la casa per le rate del mutuo pagate con sempre maggiore difficoltà.
Io, per adesso, sono tra quelli che, per usare la metafora utilizzata da Franco Anedda nel suo commento, ancora nuotano in acque che restano abbondanti, quindi vivo di riflesso questa situazione e quello che mi capita sempre più spesso è di sentirmi quasi in colpa per il fatto di avere un lavoro. Anche i rapporti personali sono modificati da questo stato di cose. C’è come una sorta di pudore a parlare liberamente e con gusto, come si faceva prima, di alcune cose, come ad esempio diritti e politica, che appaiono lontane dalla stringente quotidianità.
E allora, che dire? Augurarci che il Fuoco Nuovo di stasera illumini la notte appena iniziata e ravvivi la fraterna solidarietà.
Buona Pasqua, Vito.
Carissimo Vito, Buona Pasqua, di cuore. Io per il momento sono ancora baciata dalla fortuna, ho un lavoro, un compagno che lavora, abbiamo due splendidi bambini e sto pagando il mutuo per la casa che, nonostante non sia una reggia e abbia bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione, tra pochi anni sarà mia. So di essere fortunata perché oltre ad avere tutto questo ho anche una famiglia che mi sostiene e che mi sta vicino e ho amici veri su cui posso contare. Anche se non vivo la situazione che hai descritto, capisco benissimo come ci si possa sentire. Sono una persona onesta e, a parte qualche multa per divieto di parcheggio, non ho mai combinato nulla di cui vergognarmi. Se però dovessi rendermi conto che, a un certo punto della mia vita io non riuscissi a garantire una vita decente ai miei figli, prima di ammazzarmi vado e mi prendo quello che mi serve da chi ce l’ha. Io sto aspettando, è solo questione di tempo, se le cose continuano come adesso non dico che ci sarà la rivoluzione, ma che nessuno potrà dormire tranquillo nella propria casa facendo finta di nulla.
Buona Pasqua a tutti!
Fortunatamente ho un contratto a tempo indeterminato (ma non è la prima volta e ci crederò quando farò domanda di pensione e non leggerò, o scriverò, come in passato, lettere di licenziamento). Evidentemente la firma del contratto non mi ha tolto di dosso il senso di precarietà e di insicurezza. Anche perché sono circondata di persone che navigano a vista in un mare di incertezze (so che ami le metafore…). Vorrei dire un mucchio di cose, ma la più importante è questa: noi 40-50 enni non ci possiamo aggrappare a niente di simile a quello che è stato l’antifascismo o il 68 per le generazioni che ci hanno preceduto, però… se può essere di conforto (e per me, a suo tempo, lo è stato) riusciamo a capirci, a essere solidali, a volerci bene. Buna Pasqua, amico mio, e anche a Pruppugiudeu & MaryB, e a tutti gli altri amici “precari”. Basireddus
Hai perfettamente ragione Arrenegadedda; noi nati a metà degli anni ’60 abbiamo vissuto sempre periodi storici transitori e siamo cresciuti, come dico spesso, “senza miti”, nè storici, nè politici e neanche musicali. Se ci può consolare possiamo dire di avere vissuto questi ultimi trent’anni da giovani e tutto sommato immuni dal lavaggio di cervello mediatico che ha investitole generazioni più giovani consentendoci di non arrivare mai impreparati ai successivi passaggi epocali data la velocità con la quale avvengono i mutamenti; insomma ce la sappiamo cavare sia con il computer che con il fuciletto di legno ed elastici autocostruito! La prospettiva che più mi spaventa però è che i nostri figli rischiano seriamente di stare peggio di noi.I nostri nonni hanno rìcostruito, i nostri padri (intesi come fascia di età naturalmente) hanno sperperato, molti di noi e sicuramente i nostri figli si devono accollare i debiti. I miei genitori non hanno studiato ma hanno fatto laureare me; e i miei figli? Dovranno cercare lavoro all’estero? Cosa succederà quando moriranno tutti i pensionati che mantengono i figli disoccupati? L’Occidente è finito. Buona Pasqua a tutti e scusate lo sconforto
Vito…………..amico virtuale e radiofonico………..io mi sforzo a non pensarci e spero sempre di svegliarmi in un altra situazione……….ma ogni giorno novita’ non c e ne sono…………..senti ti devo confidare una cosa……………. una volta alla settimana mi compro un Gratta e Vinci da 5 Euro ( Turista per sempre ) ( oggi ho vinto………………si ho vinto 15 Euro ………… mai vinto una cifra del genere )…………e l unica speranza concreta che abbiamo…………….ogni tanto nei momenti di sconforto penso che forse dovrei conservarmi quei 5 euro………………………….E pensare che dopo anni di studio e di Professionalita speravo non di diventare ricco…………ma almeno di meritarmi un po di tranquillita’ ……………….comunque……………Buona Pasqua………….Vito a te ed alla tua Famiglia…………….Buona Pasqua……………
Buona Pasqua a te, Vito. Dico sempre che è ”il giro di giostra sbagliato”, questo. E non me la passo meglio di te, non so se è una consolazione. Ma è.
io sono un quarantenne intelligente e onesto con vent’anni di lavoro alle spalle e senza nulla di costruito…. insomma uno con un brillante futuro alle spalle….la mia unica risposta e’… piu’ civilta’… perche’ se io sono piu’ civile mi incazzo perche le persone parcheggiano in seconda e terza fila e mi incazzo se qualcuno parcheggia nel posto dei disabili, e mi incazzo se qualcuno non fa la differenziata ecc. ecc…. invece ci incazziamo per l’opposto….. mi incazzo se il vigile mi mette la multa se ero in seconda fila… mi incazzo se un disabile mi chiede di levarmi dalle palle dal suo parcheggio e mi incazzo perche’ il comune mi costringe ad avere 4 buste della spazzatura…. se noi fossimo tutti piu’ civili emargineremmo le persone incivili che sarebbero costrette per mero istinto di aggregazione esattamente come avviene per le mode, a diventare piu’ civili anch’essi… e quando saremo tutti persone civili ci incazzeremo tutti insieme per le stesse cose… e un parlamentare corrotto o un consigliere fannullone durerebbero 1 mese….. invece ognuno a farsi i cazzi suoi…… io per me scelgo di cercare di essere piu’ civile e farmi un po’ di piu’ i cazzi degli altri nel bene e nel male….. questo e’ il mio contributo… perche’ vedete…di fronte a NWO e bildeberg e lobbyes e tutte quelle oligarchie che comandano a bacchetta i politici di tutto il mondo ,da Obama a Monti, e quindi tutto il mondo….. non possiamo fare nien’taltro che essere civili…. le persone civili queste cose non le accettano…. E SI INCAZZANO!!! Buona Pasqua a tutti!!!
Un tempo si nuotava nel mare, si era liberi ma si correvano maggiori rischi.
Poi qualcuno ci ha messo a disposizione un acquario, dove nuotare era più comodo e la vita riservava meno sorprese.
Abbiamo rinunciato a qualche libertà ma in cambio abbiamo avuto agi e sicurezza.
Oggi quel qualcuno ha deciso di prosciugare l’acquario nel quale viviamo.
Il livello dell’acqua è sempre più basso, qualcuno di noi è già in secca, altri si accalcano dove c’è ancora un po’ di fondale, una minoranza, “fortunata,” si trova un zone dove l’acqua resta abbondante.
Ci si toglie l’acqua senza darci alcuna alternativa per vivere.
Però ci stanno convincendo che quello che fanno è per il nostro bene, per un futuro migliore.
Ce lo dicono così tante volte che ancora ci crediamo, nonostante sia evidentemente falso: non c’è futuro se viene a mancare il presente.
Cosa fare?
Non fare nulla? Lo stiamo già facendo.
Sperare nella pioggia? Inutile, sugli acquari non piove.
Tornare nel mare? Non sappiamo neppure dove si trova.
Siamo prigionieri di un sistema, possiamo agire solo al suo interno, magari non collaborando con chi chi sta prosciugando l’acquario.
La disobbedienza civile, non violenta ma risoluta, credo possa essere l’unica via per sottrarci a questa agonia.
Non ci resta ancora molto tempo, tra breve che obbediamo o disobbediamo diventerà ininfluente.
La protesta violenta, oltre che sbagliata, è inutile e dannosa.
Gli amici greci tirano le pietre ma non hanno ottenuto di fermare chi li sta mettendo in secca.
“I politici sono camerieri dei banchieri. E in certi casi il servizio é cosí pessimo, che i banchieri si servono da soli!”
Spinoza
Vito ciò che hai scritto corrisponde alla situazione di gran parte di noi. Abbiamo impegnato le energie, mentali ed economiche della nostra prima giovinezza, per cercare di crearci un futuro e adesso che dovremmo raccogliere i frutti dei nostri sacrifici ci troviamo a dover ricominciare tutto da zero. Mi addolora profondamente il fatto che quasi tutti ricorriamo agli aiuti economici dei familiari, noi che dovremmo essere la spina dorsale dell’economia ci ritroviamo a dover ricorrere agli aiuti dei nostri genitori pensionati. Spesso penso con ansia al momento in cui presto o tardi la generazione che tanto ci aiuta non ci sarà più. Allora la catastrofe si rivelerà davvero in tutta la sua drammaticità. Non sei solo amico Vito, ciò che hai scritto lo avrei potuto scrivere io, il mio collega, la mia compagna, lo hai fatto tu, a nome di tutti noi, con la tua consueta sensibilità. Grazie di cuore! Pruppugiudeu.
Ho quasi 36 anni, una laurea, e un corso di specializzazione alle spalle. Dopo la laurea ho lavorato gratis per circa 2 anni. Poi ho lavorato in nero per 4 anni. il mio primo stipendio, per quel lavoro a tempo pieno è stato 250 euro al mese, fino ad arrivare a 900 euro al mese. Il datore di lavoro mi ha assunto solo gli ultimi 8 mesi, poi ha scoperto i PIP e i tirocini, che gli costavano meno di me. E io sono stata licenziata. Adesso ho di nuovo un lavoro, che mi rende 800 euro al mese.
I miei sogni sono in una scatola in soffitta, in attesa di un lavoro retribuito sufficientemente per realizzarli. ( il sogno è solo uno, in verità: avere una casa mia, indipendente, come hanno fatto i miei a loro tempo). E sono anche una privilegiata perchè faccio il lavoro per il quale ho studiato e amo molto. Una mia amica mi chiedeva negli scorsi giorni qual’è il metro per decidere gli stipendi se un titolo di studio non vale nulla.
Buona Pasqua anche a te, Vito. Una persona a me molto vicina mi dice che ormai si è abituata a vivere così e a non pensarci per evitare di impazzire. Lo so che non serve ma davvero ti capisco.
Caro Vito,
vedo e sento anche io le stesse cose, fra gli amici di quasi 40 anni e rotti. Chi si è trasferito all’estero da un giorno all’altro, chi ha perso il lavoro e non l’ha più ritrovato, altri che, come la sottoscritta, hanno capito che “meno male che c’è la salute” e non fanno più una malattia del non aver raggiunto, a una età non più giovane (inutile insistere), una stabilità minima, non dico quella che i nostri sgomenti genitori sognavano o davano per scontata per noi, ma semplicemente un pò di serenità. Forse l’unica via è davvero nella solidarietà (ma io ne ho vista raramente), oltre che nella pratica di un robusto fatalismo. Auguro a te, famiglia, e ai lettori una Pasqua serena, e la voglia di resistere, resistere, resistere sempre 🙂
E buona Pasqua a te, Vito.
Buona Pasqua
Passa ai Tuoi occhi
e sempre acqua resta.
Come acqua di fiume
ad ogni respiro cambia.
Nelle segrete del mio cuore
quando le lacrime rinchiudo
l’umanità di Pietro avverto.
Ogni giorno è venerdì
sotto il ponte di questo fiume.
Pistatti