Politica / Sardegna

Ci scrive Donatella: “In Sardegna non solo gli operai restano senza lavoro: ecco come la Regione boicotta noi archivisti precari”

Ricevo e volentieri pubblico. Perché gli archivi sono una cosa importante, sono uno degli strumenti maggiori a difesa della nostra democrazia.

 ***

Gentile Vito,

ti contatto per porre all’attenzione tua e dei tuoi lettori un’autentica e vergognosa beffa orchestrata dall’amministrazione pubblica regionale, di cui io e i miei colleghi siamo vittime.

Siamo un gruppo di 16 ex collaboratori dipendenti dalla Regione Sardegna ed è dal 31 luglio scorso che siamo senza lavoro. Apparentemente nulla di anomalo, visti i tempi… Se non fosse che esistono una legge regionale (la n. 16/2011) e una delibera (della Giunta n. 43/26 del 27/10/2011) che parlano espressamente del rinnovo dei nostri contratti e della prosecuzione del nostro progetto di censimento degli archivi dell’amministrazione regionale, finanziato da fondi europei.

Molti di noi hanno lavorato nel progetto S.I.A.D.A.R.S. (Sistema Informativo degli Archivi di Deposito dell’Amministrazione della Regione Autonoma della Sardegna) fin dalla sua nascita nel 2004, e con le competenze, il metodo e la professionalità dataci da anni di studio e lavoro (siamo tutti laureati e specializzati, con anni di lavoro sul campo alla spalle) siamo venuti a capo della situazione disastrosa in versano gran parte degli archivi dell’amministrazione regionale, lavorando per riordinare le carte, razionalizzare gli spazi e rendere più facilmente reperibile la documentazione, facilitando così l’azione amministrativa. Il nostro lavoro ha avuto risalto a livello nazionale (Forum della Pubblica Amministrazione) ed è il fondamentale presupposto per la costituzione dell’archivio storico, di cui ad oggi la Regione è sprovvista, risultando in tal modo inadempiente verso gli obblighi di legge.

E nonostante tutto questo, nonostante ben due atti normativi parlino chiaro, da otto mesi siamo senza lavoro e senza stipendio, vittime dei sotterfugi di una mala amministrazione che ci priva deliberatamente dei nostri diritti. “Deliberatamente”, non per caso: l’amministrazione ci ostacola di proposito perché teme che alcuni di noi, quelli che hanno maturato i termini necessari alla stabilizzazione, una volta contrattualizzati in Regione possano far valere questo loro diritto. Diritto, tra l’altro, sancito da leggi nazionali e regionali, e dunque assolutamente legittimo!!!

Davanti a questa sorta di boicottaggio ai nostri danni, al reale rischio di vedere scaduti i fondi europei destinati al progetto, al patetico rimpallo di responsabilità e allo snervante tergiversare condito da informazioni contraddittorie, che arrivano alle nostre orecchie per tramite del sindacato, abbiamo deciso di rivolgerci alla legge.

Spesso la tv e la stampa danno spazio solo alle storie di operai. Ma in questa epoca i nuovi poveri, senza diritto ad ammortizzatori sociali e a contratti decenti siamo noi, che abbiamo investito anni di vita nelle nostre lauree e specializzazioni e che ci vediamo sottratto qualsiasi diritto al progettare una vita normale. Ti chiedo di aiutare la nostra storia ad uscire dall’anonimato, non solo per urlare i nostri diritti di lavoratori e di cittadini, ma soprattutto perché non avvenga più che le pubbliche amministrazioni siano gestite come il salotto di casa propria.

Donatella Gessa

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58 Comments

  1. Anonimo says:

    E’ sempre la solita storia…..ecco altre 16 persone che vanno ad ingrossare la schiera dei precari…mentre i politici stanno saldamente attaccati alle loro poltrone e ai loro stipendi…..quand’è che, tutti insieme, ci sveglieremo per porre fine a questa vergogna!!!!!!

    • Elio Lodolini says:

      Una buona notizia arriva da Capoterra, due valide archiviste hanno superato una durissima selezione per un contratto annuale (rinnovabile) con categoria D1. Meritocrazia vincit omnia. Auguri e buon lavoro

  2. Donatella Gessa says:

    Anche io, Daniele, mi auguro un regolare concorso pubblico, perchè la precarietà non fa bene a nessuno, nè a chi, come te, non ha avuto accesso al lavoro, nè a chi, come noi, lo ha avuto solo a singhiozzi.
    Ribadisco che sono favorevolissima ai concorsi pubblici come unica strada per entrare nelle PA (anche se mi risulta che purtroppo esista un blocco nazionale alle pubbliche assunzioni), e a riprova di ciò posto nuovamente alcune mie affermazioni:

    “personalmente anche io trovo che l’ingresso nelle pa dovrebbe essere consentito solo tramite concorso, ma è lo Stato che ha prodotto la normativa sulla stabilizzazione dei precari (poi recepita dagli enti locali) per rispondere al marasma creato dall’utilizzo dei nuovi contratti atipici nelle pa.”

    “Per quanto riguarda il concorso pubblico per archivisti… magari!!! Purtroppo temo che esista un blocco nazionale ai concorsi nelle PA, ma restiamo ottimisti…”.

    Per cui non credo che le nostre posizioni siano in contrasto in merito, e ricambio i migliori auguri perchè le cose vadano meglio per tutti, in futuro.
    A titolo di cronaca poi aggiungo che in ogni caso anche le stabilizzazioni prevedono un concorso: 50% di stabilizzandi e 50% di esterni. E fino ad ora non sono a conoscenza di concorsi di stabilizzazione mai fatti dalla regione. Quindi forse stiamo parlando solo di ipotesi che non si potrebbero mai tradurre in realtà.
    E infine ricordo: la mia lettera non parla di stabilizzazioni (nè nessuno di noi accenna a questa remota ipotesi), ma parla dell’anomalo stand-by di un progetto nonostante ben due atti normativi parlino di proroga….

  3. Però che cosa particolare, ho finito ora di leggere, tutti gli interventi, e vedo, con profonda tristezza che chi è riuscito per merito o per raccomandazione, come sia poco solidale nei confronti di che è rimasto fuori, ora che hanno scavalcato la barricata pontificano contro i loro colleghi che sono fuori (non solo da quel progetto ma in alcuni casi fuori dal mondo del lavoro) e si ergono dall’alto del loro incarico a difendere la legittimità della loro posizione, tutti gli altri non meritano nulla o hanno meritato l’esclusione.
    Io non lavoro nel vostro settore lavoro in un altro, dove il mio intervento lavorativo è stato richiesto dopo molte e molte e molte prove lavorative, l’azienda Lombarda ha notato le mie capacità e mi ha chiesto una collaborazione più esclusiva, e ha aumentato gli incarichi da affidarmi.
    Vedo che la solidarietà non esiste, se anche uno lavora per merito non dovrebbe avere bisogno di prendersela se si affronta il tema della raccomandazione o “accozzo” visto che questa è la realtà di tutti i giorni di questo Paese ma aggiungo di questa regione, tanto che le shortlist, sono state spesso utilizzate per infilare gli amichetti pronti a votare il politico di turno o i suoi compagni di merende, basta vedere quanto funzionano certe strutture create a tale scopo Sardegna it Polo tecnologico, solo per fare qualche esempio, vere e proprie barzellette, e non lo dico io, ma racconto cose sentite fuori dalla Sardegna su queste strutture. Ma questo per dire, che se non iniziamo noi a riconoscerci e ad aiutarci tra persone preparate e meritevoli, sono convinto che questa regione continuerà a dare il peggio di se. Naturalmente sono felice, che ci sia tanta gente preparata e professionale che esce dal precariato, ma dico a questi, riconoscete le persone che valgono, e se potete aiutatele a collaborare con voi a discapito dei soliti “infiltrati”, solo così la Sardegna inizierà quel percorso che potrà far emergere le proprie capacità, e questo si rifletterà non solo nel lavoro, ma anche nell’emersione di persone che valgono in tutti i settori.
    Scusate l’intromissione.

  4. Giovanni says:

    Diamo risalto alla lotta di questi ragazzi, 16 archivisti, 16 famiglie! Io per quanto posso sto cercando di darvi massima visibilità e risalto, nei social network, nelle riviste on line e nel passaparola.
    Io partirei dalla frase scritta da Donatella: “C’è una legge regionale (la n. 16/2011) e una delibera (della Giunta n. 43/26 del 27/10/2011) che parlano espressamente del rinnovo dei nostri contratti e della prosecuzione del nostro progetto di censimento degli archivi dell’amministrazione regionale, finanziato da fondi europei”. Stop, mi basta!
    Da esterno trovo tristissime e nauseanti le righe scritte da un “candidato escluso” che ha il solo scopo di creare marasma e caos in una storia che invece è chiarissima: questi lavoratori hanno diritto a completare il progetto finanziato coi fondi europei e a riprendersi il loro posto di lavoro! Il resto sono chiacchiere “a sa sarda” che non hanno alcun legame con quanto voi state rivendicando.
    Non mollate!

    • Daniele Vacca says:

      Ognuno è libero di rimanere con i propri malesseri e le proprie tristezze, io ho parlato però di cose che conosco molto bene, grazie al cielo e al mio carattere, la nausea mi è quasi passata. Comunque anche io parlavo a favore degli archivisti, diciamo di tutti gli altri 800 precari che vorrebbero partecipare ad un concorso per cui non mi sembrano per niente questioni “tristissime”, l’unica cosa triste è certamente l’assenza di posti di lavoro e l’assenza di concorsi per quei pochi esistenti; però mi dispiace per te caro Giovanni, ma conosci solo una parte della viceda. Io non trovo invece che si tratti come volevi forse dire di “fueddus o chistiònis” ….”a sa sarda”, trovo e affronto il discorso davvero molto seriamente e davvero con grande determinazione.

      • Pietro M. says:

        Mi scusi Daniele…una curiosità personale……
        ma Lei il colloquio lo ha sostenuto o no? Perchè da una parte scrive “ma un’altra cosa è non essere neanche chiamati ad un colloquio in una “short list” (17 marzo)”, da un’altra “ho dovuto fare sorrisi di circostanza a persone che potevano farmi entrare a lavorare, come il primo colloquio per il progetto suddetto (18 marzo)”.
        Nel primo caso ha tutta la mia solidarietà, se, invece, Lei ha sostenuto il colloquio e non è stato scelto, la sua pretesa di lavorare al progetto è del tutto infondata…..
        Quando ero più giovane ho presentato domande per tante short list….a volte sono stato preso, altre no, altre ancora forse non mi hanno neanche contattato……
        Adesso sono dall’altra parte e sono io, talvolta, a selezionare personale……non sempre si valuta solo la preparazione…..ci sono anche altri aspetti altrettanto importanti (atteggiamento nei confronti degli altri, etc) e le assicuro che ho “colloquiato” persone, decisamente preparate, che non avrei mai voluto nel mio team.
        Per il resto…..buona fortuna a tutti gli 816 (e sottolineo 816) precari della cultura……

      • Daniele Vacca says:

        Il discorso sul fatto dei sorrisi di circostanza era un po’ un modo di dire, era quello che si vede tutti i giorni nei posti di lavoro, dove ci sono persone servizievoli che hanno a che fare quotidianamente con individui che hanno il potere di farli entrare a lavoro, licenziare ecc. ecc., era un po’ la parodia delle selezioni e dei colloqui, che anche a me è capitato di dover fare, si, ma nel settore privato.
        Io sono stato convocato la prima volta, quando si chiedeva il titolo; non sono stato neanche preso in considerazione la seconda volta, quando stranamente per fare l’archivista il titolo non era più indispensabile, quando avevo già diversi anni di esperienza maturata negli archi di diversi comuni della Provincia di Cagliari e per un breve periodo anche di Sassari.
        Comunque vedo che forse mi sono spiegato male o forse non ha colto in pieno il senso del mio discorso.
        Io una situazione del genere la capisco se si tratta di dover sostenere un colloquio in un’azienda privata, vado faccio un colloquio, se gli sono simpatico, se immaginano possa andare bene, se ho sorriso, ecco il “sorriso di circostanza”, magari possono pensare che sia gioviale tranquillo e così via, se ho detto anche cose che hanno dimostrato che sono una persona preparata, magari è ancora meglio ecc. ecc. certamente mi diranno le faremo sapere, senza mai chiamarmi in realtà. Io non so come lei sia entrato nella p.a.credo abbia sostenuto un concorso, giusto? perché io continuo a sostenere che le persone e i curricula dei candidati nel pubblico impiego invece non debbano essere interpretate, ma valutate dopo un’adeguata selezione, in qualsiasi settore dell’amministrazione pubblica. Comunque, le assicuro che i miei atteggiamenti nel lavoro sono quelli di una persona normale, credo abbastanza preparata, che fa il suo dovere e collabora con gli altri, non è che per il fatto che ora sia qui a controbbattere a quanto sostenuto dai colleghi, pur nel dispiacere per il fatto che siano fermi da otto mesi e che i loro rinnovi contrattuali si siano arenati, voglia significare che nel lavoro sia o un piantagrane o uno sfaticato, non è questo il senso di quello che dice, vero Pietro? Perché se così fosse, dovremmo metterci tutti la coda tra le gambe, stare zitti, come si diceva un tempo “mutismo e rassegnazione” e chi fa i fatti suoi continuerebbe a farseli giusto? Perché mi sembrava un po’ ii senso del suo intervento.
        Io ho detto solo che non mi sembra giusto che a decidere sulla sorte delle persone, anche se preparate, siano soggetti che vanno a sensazioni, a simpatia, a fiuto o perché quella mattina uno/a si è alzato/a col piede sinistro e non col destro, oppure che l’altro/a possa dire, dai! facciamo entrare quella persona anche se non ha ancora il titolo, anche se ci serve un ingegnere? eh si ma quello, anche se è geometra, è uno tranquillo, non ci crea problemi ed è calmo… ma scherziamo? ma che metodi sono? I metodi di un paese democratico? a me non sembra. Mi dispiace se sono l’unico a dissentire e a chiedere che invece si faccia un concorso pubblico, me ne scuso se ho osato e oso tanto.

      • Daniele Vacca says:

        segue dal precedente…

        …in diversi casi, meno male, anche prendendo in considerazione la preparazione, come ho più volte detto in precedenza.

      • Vacca Daniele says:

        Poi, Pietro, a parte il fatto che non so quanti anni abbia lei, ma io non sono certo un “pischello”, ma questo è un dato meramente statistico, ma solo per farle capire quanto sia difficile per una persona, laureata, con diploma della scuola d’archivio, dottorato di ricerca e quant’altro, riuscire in questa Italia e in questa Regione di…. di avere uno straccio di lavoro, non capisco cosa significhi “la sua pretesa di lavorare al progetto è del tutto infondata”, ma su quali basi e su quali leggi e diritti si basa la sua affermazione? sulle cose che ha detto prima? davvero troppo poche, direi che si basa sul nulla, perché l’ingresso o meno nel mondo del lavoro e sui diritti di un qualsiasi cittadino di entrare nel mondo del lavoro, sono sacri e sanciti dal diritto costituzionale, per cui che lei venga a dirmi che “la mia pretesa di entrare nel progetto è del tutto infondata”, è una sciocchezza e mi fa davvero ridere… Avevo, come altri colleghi non “colloquiati”, come dice lei, tutti i titoli e le carte più che in regola, le assicuro… .

      • Danele, condivido tutto quello che dici. Le tue sono parole sante. Ti do un consiglio dall’alto della mia piccola esperienza come dipendente pubblico: la PA si allarma solo se fai un ricorso vero e proprio. Tradotto: se pensi che la procedura non sia stata o non sia corretta (relativamente alla turnazione, alla scelta dei candidati e quant’altro) fai ricorso ufficiale. Dalla tua hai inoltre una serie di leggi e di circolari interpretative dell’Assessorato al Personale della RAS che proibiscono i rinnovi alla stessa persona dei contratti atipici (aka le collaborazioni) per non più di un certo periodo. Non aver paura che si segnino il tuo nome e non ti chiamino più perchè non c’è nessuno che segna e niente su cui segnare. La PA è forte con i deboli e debole con i forti.

      • Vacca Daniele says:

        AA, grazie della conferma, era quello che mi sembrava di ricordare d’aver letto, riguardo ai contratti atipici: ormai per quanto riguarda il mio mancato colloquio, sicuramente è caduta in prescrizione ogni possibilità per me di adire alle vie legali, comunque terrò la cosa presente per il futuro, Mi auguro comunque che nel frattempo, con buona pace di tutti, venga bandito un concorso pubblico… così tagliamo la testa al toro.

      • Pietro M. says:

        Dopo 15 anni di lavoro nella PA, sono letteralmente scappato via (favorito, a dirla tutta, da una di quelle occasioni alle quali non si può rinunciare) e ora lavoro nel privato. Ho fatto praticamente e senza rimpianti il percorso inverso a quello che oggi vorrebbe fare la maggior parte delle persone.
        Quello che volevo dire è semplicemente questo:
        o la selezione/concorso/short list in questione non era così anomala come dice o, se lo era, si sarebbe dovuto muovere nei tempi e modi opportuni; evitando di fare recriminazioni a distanza di tempo (mesi? anni?) sparando alla cieca sul mucchio, rischiando di gettare, seppur involantariamente, discredito su altre persone…….
        Come dice AA (che, mi permetto, nel suo ultimo intervento, PREDICA BENE MA RAZZOLA MALE) avrebbe dovuto fare ricorso (ma AA, che pur lamenta di non essere stata/o coinvolta/o ufficialmente nel progetto nonostante sia dipendente regionale in possesso dei requisiti, presentò ricorso?) e non avere paura che qualcuno possa annotare il suo nome…..Ma questo non mi pare possa essere una sua preoccupazione dal momento che, in questa sede, a differenza di chi si nasconde dietro 2 vocali, si sta assumendo la responsabilità di quanto dice……

      • Caro Pietro, forse non mi sono spiegato bene. Io non mi sono lamentato di non essere stato coinvolto, ho solo precisato un dato di fatto: non tutti i dipendenti RAS titolati sono stati avvisati formalmente della possibilità di aderire al progetto. E non mi sono lamentato perchè non ero interessato a quel tipo di progetto in se’ (in quanto stavo bene e sto bene dove sono) che aveva una fisionomia temporaranea, come progetto a termine. Invece sarei interessato ad un concorso pubblico per archivista regionale, una volta che gli archivi sono stati ordinati ed inventariati dagli ottimi sedici archivisti Siadars, per la gestione e valorizzazione dell’Archivio Storico Regionale.
        Sulla solita lamentela riguardo i nick anonimi ti dico solo questo: anche se dovessi aggiungere altre lettere alle mie iniziali cosa cambierebbe ? Penso che sia più importante valutare nel merito ciò che scrivo.

  5. Alessandra Mocci says:

    E’ sorprendente, tanti commenti, molte cose giuste e altrettante palesemente poco chiare e/o fuorvianti!
    Una per tutte, caro Daniele, io ho inviato il mio CV nel lontano 2005, non conoscevo nessuno e sono andata al colloquio per la short list con molta circospezione e il solito luogo comune “non chiameranno certo me, figurati chissà quanti accozzati” e invece, senza sorridere a nessuno e senza fare sotterfugi di nessun genere sono stata inclusa nel progetto e chiamata dopo un anno dall’inizio dei lavori.
    Altro aspetto, dimentichi che non tutti i 16 archivisti sono stati inseriti fin dal principio, alcuni hanno circa 30 mesi di servizio, il numero iniziale di 6 è stato portato a 8 e così via fino a 16 con anche alcune defezioni in itinere da parte di persone che hanno trovato altro incarico e lavoro meno frammentario e spezzettato di questo, per cui come vedi non è un discorso di privilegiati o accozzati.

    Ti dirò di più, se la Regione si decidesse a curare il suo patrimonio e la sua storia, vai tranquillo che il concorso lo farebbe per molti archivisti e non per pochi, altro che 16!
    In quanto al concetto di turnazione, domando a tutti: siete a conoscenza dell’applicazione di una simile prassi, in progetti archivistici dove è necessaria continuità e conoscenza dell’archivio oggetto di lavoro?”
    Non solo, domando a te Daniele: nei comuni dove lavori e/o hai lavorato tu, ti hanno riservato un trattamento di questo genere e tu in nome della democratica turnazione hai pacificamente accettato?
    Io non credo, anzi ne sono del tutto certa!
    Come non bastasse…non oso immaginare quanti decenni ci sarebbero voluti per censire o riordinare alcuni archivi che conosco….. composti da km di lineari di documentazione….. dove costantemente gli uffici di riferimento versano documentazione senza rispettare le più banali regole…
    Si sta parlando con molto rancore e malcelata rabbia di un progetto a cui non si è potuti accedere e che non si conosce affatto e la cosa mi dispiace molto, soprattutto tra colleghi che sanno cosa significa stare in trincea ogni giorno e sapere che il lavoro di oggi potrebbe non esserlo più tra qualche mese.
    Niente di personale, credimi ma, ritenevo opportuno dire la mia e se il progetto SIADARS muore, è una porta in più sprangata all’assunzione di archivisti come noi e una perdita gigantesca per la nostra memoria e storia.
    Così come mandare a casa gli 800 lavoratori impegnati nella gestione dei siti culturali, musei, archivi e biblioteche…persone che, sebbene non abbiano sostenuto concorsi, ne selezioni, da molto tempo, 10, 15, 20, 25 anni svolgono un servizio importante (con più o meno professionalità e bravura) che ha permesso di salvaguardare il nostro patrimonio e ad ognuno di noi di visitare luoghi altrimenti chiusi.
    Mandarli a casa…significherebbe tenere chiusi molti siti meravigliosi e abbandonarli a sciacallaggio e incuria, abbandonare a se stessa la nostra millenaria storia, considerata patrimonio dell’Umanità…..per il resto del mondo tranne che per noi sardi e soprattutto per molti nostri politici.

    Il problema non può e non deve essere mandare a casa chi c’è per fare entrare altri, ma fare in modo che chi c’è rimanga e chi non c’è possa essere inserito.

    In quanto al discorso degli “archivisti” regionali, parte integrante dell’organico dell’Ente, credo sia il caso di tacere onde evitare deliranti citazioni di episodi vissuti! Nessun regionale vuole andare in posti angusti, privi di servizi igienici, che si allagano di acque fognarie, dove ti piove la pipi in testa e trovi ogni sorta di porcherie…..gli unici che ho visto transitarvi, beh ad onor del vero….non vedevano l’ora di tornare nel proprio spazio riscaldato e/o refrigerato e pulito!

    Chiudo qui e, comunque, mi sento di augurare un gigantesco in bocca al lupo a tutti i precari, archivisti e non!!!

    • Vacca Daniele says:

      Cara Alessandra, abbiamo fatto la scuola d’archivio insieme, so di cosa parlo e so qual’era e quale sarebbe dovuto essere il senso delle “short list”, forse sei tu che non ricordi bene il primo bando, visto che sei entrata in un secondo periodo, anzi la cosa comprensibile è che se guardi i requisiti richiesti nel corso del tempo, le maschere per accedere alle “short list” sono sempre cambiate, si potrebbe pensare che abbiano seguito, direte voi, i progressi e le capacità acquisite, ma caso strano, dopo le prime defezioni, il secondo anno, quello a cui io mi riferivo, la maschera era meno selettiva di quella precedente, non lo dico io, ma è negli atti, mentre l’ultima, se vogliamo, un po’ come quella del concorso di Sassari, soltanto chi aveva lavorato con CCNL D1, da ridere, se non ci fosse da piangere; sai, ed è certo che lo sai, è risaputo nel nostro ambiente, nessuno di noi nel privato ha mai lavorato con contratto D1, ergo! però per Sassari apriti cielo, invece a Cagliari tutti a fare barricate. Per quanto mi riguarda io lavoravo per un’azienda privata che partecipava, come altre aziende private, a pubbliche gare d’appalto, per cui venivo inviato a seconda dei casi, da un comune all’altro, e devo dirti che è stato molto gratificante, comunque mi sembra ben diverso che lavorare per un’azienda pubblica. Mi ero anche ripromesso di non scrivere più, però, visto che mi hai chiamato in causa, ti rispondo, e ti dico che sebbene apparteniamo a due differenti correnti, e ciò è innegabile, so di cosa parlo e non sono cieco, per cui…. forse tu hai letto male quello che io ho scritto e che intendevo, rileggilo, tra l’altro eri una tra quelle persone che non avevo minimamente messo in discussione e contro cui non ho niente da dire, ne sulle capacità, né sulle professionalità, perché ti ho sempre considerata tra quelle molto preparate… per cui è inutile tu sia così risentita, non mi riferivo a te, Io difendo il mio diritto di accedere ad un posto di lavoro nella pubblica amministrazione, così come voi. Spero allora che bandiscano quanto prima un concorso, così ci mettiamo tutti l’anima in pace. Ho anche detto, ma forse non hai letto con attenzione, che alcune persone dopo i primi 6 mesi, hanno avuto la fortuna di trovare una collocazione meno precaria. Comunque vedo con piacere che accettate il contraddittorio…

      • Vacca Daniele says:

        La situazione nei comuni, nel piccolo, è la stessa dei vari assessorati regionali, la turnazione nel privato è data da chi vince gli appalti, se la tua azienda non se li aggiudica è probabile che ti mandi direttamente a casa, con buona pace di tutto il lavoro svolto. Mi spiego, io non voglio che spero che il progetto si concluda e che voi rimaniate senza lavoro, me ne guarderei bene, ma scherzi, l’ho detto all’inizio, però visto che era necessario un numero di archivisti superiore, mi sembra giusto che anche noi precari del privato possiamo dire la nostra e che abbiamo la possibilità di concorrere e sperare anche noi di poter entrare a lavorare negli archivi regionali, con pubblici concorsoi, visto che i curricula, e parlo del mio… non era neanche stato preso in considerazione, io a suo tempo andai a chiedere l’accesso agli atti, che poi non feci, e ti assicuro che i curricula di “alcune” persone era davvero non dico ridicoli…. ma poco ci manca. Comunque ribadisco, nella p.a. è giusto si entri per concorso.

      • Vacca Daniele says:

        Alessandra, comunque spero che il tuo augurio vada a buon fine, così siamo tutti più tranquilli e sereni.

        Ciao

  6. Faccio i complimenti a Donatella perchè ha sintetizzato la questione dell’importanza dell’archivio regionale, sia dal punto di vista storico che da quello amministrativo. Parole sacrosante. Quindi il progetto Siadars deve continuare ed essere portato a temine altrimenti i soldi spesi fino ad ora sarebbero uno spreco. Se poi debbano lavorarci gli operatori che hanno lavorato fino ad oggi o debba esserci una turnazione come auspica il collega non mi esprimo. Certo più persone ci lavorano più persone avranno titolo per partecipare ad un eventuale futuro concorso per titoli ed esami.
    Sull’altro tema sollevato incidentalmente, quello degli 800 operatori dei beni culturali che rischiano a fine anno di perdere il lavoro, devo dire che si tratta di un tema molto spinoso e complesso che va avanti da almeno 25 anni. La Mongiu, come assessore regionale ai beni culturali, aveva pensato di affrontarlo ma aveva fatto immediatamente marcia indietro.
    Alcune cose mi sento di dire:
    – il lavoro fatto da queste società e cooperative è stato in generale encomiabile (hanno tutelato il patrimonio culturale sardo)
    – La Regione, che finanzia questi progetti, ha avuto nei loro confronti un atteggiamento che posso definire in una parola come malvagio. Ha trattato questi operatori come mendicanti a cui fare l’elemosina. Trasferendo i fondi sempre in ritardo e non riconoscendo, dal punto di vista tecnico, il lavoro fatto.
    – Adesso secondo me è venuto il momento che la Regione valuti tecnicamente il lavoro fatto da ognuna di queste cooperative e riconosca i meriti a chi li deve riconoscere e smetta di finanziarie chi in questi anni non ha lavorato bene (perchè ci sono anche questi casi).
    – Anche senza parlare di stabilizzazioni si puo rimodulare il sistema di finanziamento pubblico per la gestione dei beni culturali sardi e dare margini più ampi di prospettiva temporale ad ognuno di questi progetti, evitando cosi il panico da rinnovo ad ogni fine dell’anno.

  7. Anonimo says:

    allora se dovete parlare solo voi tre AA, DV, E AO, telefonatevi cosi fate prima ! e comunque la costituzione della sardegna e basata sul partito dell’acozzo, e no della meritocrazia. cara donatella io ci sono passato prima di te, anche io ero precario e so benissimo di cosa stai parlando ciao e auguri.

    • Anonimo says:

      Vorrei dire all’ANONIMO che il suo intervento non dice niente di nuovo, per quanto riguarda il suo consiglio però è del tutto fuori luogo. Io conosco personalmente AO, non credo di conoscere AA, ma sono intervenuto in quanto precario, svolgo ed ho svolto da precario la stessa attività di AO, anzi le dirò abbiamo anche lavorato insieme per un progetto, ma abbiamo storie diverse e opinioni diverse, lo sappiamo entrambi, ma ci rispettiamo reciprocamente. Siamo intervenuti liberamente per esprimere un giudizio personale in riferimento alla lettera della collega Donatella Gessa, non è necessario telefonarci, ma entrambi godiamo ancora della libertà di esprimere giudizi personali, nei modi e nei luoghi che riteniamo più opportuni e necesssari, per cui il suo consiglio è del tutto inutile, magari se non si celasse dietro l’anonimato e ci spiegasse il motivo per cui non dovremmo scrivere in questo blog, magari sarebbe meglio.

      • Scusate, questo intervento è anonimo e l’ho ripetuto per errore, mi è sparita l’immagine nel PC e l’ho ripetuta sotto, è la stessa. Daniele Vacca

      • Anonimo says:

        non sia cosi permalosa non e il caso, p.s. in parte scherzavo , e dall’altra parte ero serio sul mio passato da precario, e comunque sono anonimo non per colpa mia ma solo perche’ VITO, vuole cosi, e io li voglio bene lo stesso.!

      • No, per carita non sono permaloSO, non avevo capito che facesse parte della Gag comica del vostro programma Radio-Word-Press, se le sono sembrato me ne scuso…

      • Anonimo says:

        perdonami ho letto male, scusa di nuovo e ciao

      • Stefano reloaded says:

        Od Anonimo mica tanto, ma sotto lo spazio per il commento, nei due campi dove c’è scritto “mail” e “nome”, tu ci scrivi qualcosa o no?
        Vito non è cattivo fino a quel punto!

    • Al signor ANONIMO di turno intervento non dice niente di nuovo, anche se io non generalizzo mai, comunque, a proposito del suo consiglio, conosco personalmente AO, non credo di conoscere AA, e sono intervenuto in quanto anche io mi sono occupato per anni di archivi, sono precario svolgo ed ho svolto quindi da precario la stessa attività di AO, anzi le dirò di più, abbiamo anche lavorato insieme ad un progetto, per cui ne conosco le capacità e professionalità, come della maggior parte delle sue colleghe e colleghi, ma abbiamo storie diverse e opinioni diverse, lo sappiamo entrambi, e ci rispettiamo reciprocamente. Siamo intervenuti liberamente per esprimere un giudizio personale in riferimento alla lettera della collega Donatella , non credo sia necessario telefonarci, ma godo ancora della libertà di esprimere giudizi personali, nei modi e nei luoghi che ritengo più opportuni e credo sia lo stesso per la mia collega, per cui il suo consiglio è del tutto inutile. Se volesse spiegare i motivi per i quali a suo dire non dovremmo intervenire nel blog ne saremmo lieti, magari se potesse farlo non celandosi dietro l’anonimato, potremmo capirne meglio i motivi. Grazie.

  8. Gentile Donatella,
    qualche tempo addietro (non tanto) scrivevo una mail a un conoscente virtuale che diceva, tra l’altro:

    «Le faccio un esempio piccolo piccolo: il 31 dicembre scadranno i contratti in proroga per le cooperative che gestiscono le biblioteche, i musei, le aree archeologiche e gli archivi storici, cioè le sedi del nostro sapere. Dal primo gennaio 2013 più di 800 precari rischiano di finire per strada, per ora nel silenzio della politica (e della cultura).»

    Pur con il rispetto per un presunto abuso nei suoi (e di altri) confronti, vedo il suo caso come una storia personale e poco rappresentativa di un problema collettivo (se non l’ovvio rapporto tra cittadino e stato, che però nessun commento sollecita), mentre ciò di cui scrivevo nella mail è un enorme offesa alla cultura, resa precaria e non considerata come bene della collettività.
    Per il suo caso (e per tanti altri) deciderà presumibilmente la magistratura, si tratta di una vertenza del tutto privata (nel caso, auspico una sentenza rispettosa della legge) però non posso fare a meno di notare il poco interesse per la cultura in generale, salvo quando si sottolinea la competenza di chi rivendica (spero a ragione, non ho gli elementi per giudicare) quanto spettante per legge.
    Infine trovo disperante il post di Fabrizio Carta: possibile che un sindacato non veda nella vicenda un aggancio con la precarietà della cultura? Possibile che si debba sempre correre dietro al contingente senza un minimo accenno a una visione globale del problema dei precari nella cultura, della «precarietà della cultura»?
    Cordialmente,

    • Io non sono archivista e non lavoro nel settore dei beni culturali. Per puro caso ho letto i commenti a questo articolo e, da esterno, mi sono meravigliato della poca solidarietà nei confronti di questi lavoratori.
      Mi domando: che differenza c’è tra archivi regionali e archivi di altri enti pubblici (comunali, ecc)? Non sono forse considerati tutti beni culturali? Quindi….il disinteresse nei confronti di quelli regionali (di cui la fine del progetto in questione è una conseguenza) non rientra nel problema più grande del disinteresse nei confronti della cultura?
      E ancora….questi 16 lavoratori non sono precari come, probabilmente, dal 2013, lo diventeranno gli altri 800!!!!!! O forse sono meno importanti perché sono solo 16 e dire 16 non fa effetto come dire 800!!!!!!!

      Un in bocca al lupo da parte mia!!!!!!!

      • Gentile Mario,

        ha centrato il punto: sono esattamente come gli altri 800! Allora perché non parlarne neppure di sghiscio?
        Perché farne una questione personale? Magari perché così è stata presentata? Ma legga bene il secondo commento di Donatella e guardi un po’ quanto si è parlato di cultura!

        Cordialmente,

      • Donatella says:

        Gentile Gabriele,
        quando ho scritto la lettera al blog la necessità di essere sintetica mi ha portato a sottolineare gli aspetti più specifici della questione e sicuramente ho omesso di evidenziare alcuni elementi che avrebbero aiutato il lettore a “universalizzare” la vicenda. Posso capire che suoni come un “fatto personale”, e quindi colgo l’occasione adesso per spiegare quanto la mancata proroga di 16 contratti sia una beffa alla cultura e a tutti i cittadini e contribuenti sardi.
        Alla cultura: perchè gli archivi (e quelli regionali contano km di documentazione) sono un bene culturale e la fonte primaria nella ricostruzione della nostra storia. Il progetto siadars è nato come fase preliminare alla costituzione di un archivio storico regionale, che per legge deve essere istituito 40 anni dopo la nascita dell’ente. La regione su questo è indietro di 23 anni. E la mancata cura dei suoi archivi corrisponde a vedere sparire per sempre giorno dopo giorno tra incurie, muffe, topi e insetti la nostra storia e identità.
        A tutti i cittadini: perchè un archivio, prima ancora di assumere interesse storico e culturale, è uno strumento amministrativo. La sua tenuta in efficienza garantisce una fonte di diritto per il cittadino e rende più efficace ed efficiente l’azione amministrativa di un ente. Un archivio abbandonato a sè stesso si traduce nell’incapacità per l’ente di garantire a ognuno i propri diritti di cittadino.
        A tutti i contribuenti: perchè mantenere gli archivi, così come tutti i settori della PA, ha un costo, che deve tradursi in un beneficio per tutti. E se i progetti non vengono portati a termine si tratta di soldi buttati, soldi dei contribuenti. E di nessun beneficio.
        Considerata dunque l’importanza degli archivi nelle nostre vite quotidiane, a maggior ragione mi fa inorridire il fatto che la regione non consenta il proseguire del progetto solo per biechi calcoli interni…

      • Gentile Donatella.
        Premetto che non ho nessuna intenzione di entrare in polemica con lei (e mi spiace sinceramente per la sua condizione di precarietà, condivisa da troppi).
        Mi lasci ricordare la frase che mi ha colpito:
        «Scusate, forse non è stato inteso il senso della lettera.
        Non si discute di stabilizzare dei lavoratori, ma del fatto che la regione non sta applicando delle proprie leggi (che parlano di proroga dei contratti) pur di non creare un eventuale futuro presupposto alla stabilizzazione.
        Allora le cose sono due: o quelle leggi non le fai, così da non creare poi aspettative in persone che, a questo punto, LEGITTIMAMENTE chiedono che vengano applicate; oppure se le fai, ti prendi la responsabilità dei tuoi atti.»
        Lei ora dice:
        «[…]colgo l’occasione adesso per spiegare quanto la mancata proroga di 16 contratti sia una beffa alla cultura e a tutti i cittadini e contribuenti sardi.»
        Mi creda se le dico che, a mio avviso, chiunque perda il lavoro ha il sacrosanto diritto di agitarsi per riaverlo, per cui non avevo la minima intenzione di accusarla di poca attenzione al problema generale della «cultura precaria» (in cui rientra anche lei. Lei fa benissimo a fare fuoco e fiamme, per quanto può). Mi sono limitato a notare sia nel suo post che nei commenti la completa mancanza di riferimenti al problema che ho segnalato io e mi pare che lei non mi dia torto.
        Tanto perché lo sappia, so benissimo quanto sia facile ragionare sui problemi altrui cazzeggiando su una tastiera, pertanto la prego di non detestarmi eccessivamente: quella della cultura è una delle mie fisse (guardi come lo faccio notare a Bolognesi in un altro post, a lui che vorrebbe cancellare per ideologia il nostro retroterra culturale).
        Le auguro ogni bene, però fatevi rappresentare meglio, perché il proclama della CISL è un vero obbrobrio, mi creda, e tanti cittadini avranno pensato che siete i soliti raccomandati che vogliono accedere ad un posto regionale, come qualcuno ha ventilato più o meno esplicitamente: questo tipo di qualunquismo non fa bene a nessuno, neppure a voi, temo. In bocca al lupo.
        Cordialmente,

      • Donatella says:

        Per Gabriele:
        nessun problema, si sa che il web da spazio a tutte le voci e, anzi, grazie per aver sottolineato che fosse necessario dare un taglio un po’ più “universale” alla questione, cosa che poi ho fatto nel mio scorso post.
        Da addetta ai lavori avevo omesso di parlare di quello che per noi del settore è un po’ l’ovvio, ossia la vergognosa condizione del precariato che domina il mondo della cultura in Italia. E’ giusto ribadirlo non solo perchè questo blog è letto da persone di tutti i settori e le formazioni, ma anche perchè è una condizione a cui non ci si dovrebbe mai abituare.
        A parziale difesa di Fabrizio Carta posso dire che, certo, il taglio del comunicato è sempre molto in “stile sindacato”, ma loro ci sono stati accanto fin dall’inizio della vicenda con numerosi comunicati anche più compositi e sfaccettati.

      • Donatella says:

        Aggiungo che, a proposito della mia ultima frase nel post precedente, con “parziale” intendevo “di parte”, e non “parzialmente”. Come ho scritto, il sindacato ci è stato accanto fin da subito e ci ha mostrato una sensibilità che non abbiamo trovato altrove: la nostra storia infatti è stata nel buio per 8 mesi proprio perchè gli archivi, così come la precarietà della cultura, a dispetto della loro importanza, a quanto pare non sono un argomento che suscita l’interesse dei media…

      • Gentile Gabriele
        Lei dice: Perché farne una questione personale?
        Forse perché è da qualche mese che queste persone sono senza lavoro……
        Mi spiego meglio……
        Da lavoratore e padre di famiglia che negli ultimi anni riesce a lavorare a malapena 8-9 mesi l’anno, le assicuro che tutti i bei discorsi sull’importanza di un dato settore, vengono miseramente e tristemente messi da parte quando non si sa cosa mettere in tavola o davanti alle bollette da pagare!!!!!!!! Probabilmente è sbagliato, ma, in certe condizioni, le priorità sono altre……
        E io mi sento solidale con chiunque perda il proprio lavoro o non ne abbia uno o viva in una condizione di precariato (operai, archivisti, bibliotecari, ecc) perché vedo in essi delle persone che vivono un dramma prima ancora che operai, archivisti o bibliotecari, espressione di settori, ciascuno per aspetti diversi, fondamentali.
        Da come parlate sembra che lavoriate nello stesso settore e, poiché la Sardegna è un grande paese, probabilmente vi conoscete anche. Personalmente ritengo sarebbe più opportuna una reciproca solidarietà e collaborazione in vista di future comuni rivendicazioni piuttosto che disquisizioni sul perché si è voluto affrontare un aspetto della questione piuttosto che un altro…….

        Di nuovo un in un bocca al lupo a tutti i precari (compreso me stesso!!!!)

      • Gentile Mario,

        «Gentile Gabriele
        Lei dice: Perché farne una questione personale?»
        No, abbia pazienza, proprio no. Abbia la compiacenza di leggere ciò che ho risposto a Donatella. Non mi sognerei mai di dire una fesseria come quella che lei legge nelle mie parole, tutt’altro!

        «Da come parlate sembra che lavoriate nello stesso settore e, poiché la Sardegna è un grande paese, probabilmente vi conoscete anche.»
        Ma no, le assicuro, mi occupo di tecnologie meccaniche e materiali speciali! Santo cielo, ma essere preoccupato perché la cultura è precaria deve necessariamente implicare l’essere coinvolto direttamente nel problema?
        Mi preoccupo da cittadino, per quanto strano possa sembrare!
        Un in bocca al lupo (sincero) anche a lei.
        Cordialmente,

      • Per Gabriele

        quando ho postato il mio commento, il suo ultimo commento a Donatella (che conteneva già risposte ad alcune mie perplessità) purtroppo non era ancora visibile…..

        Cordialmente

  9. Sono comunque d’accordo con Anna Oppo nella parte in cui dice che sarebbe giusto e necessario fare pressioni sulla Regione per prendersi carico finalmente, così come dovrebbe, dei propri archivi e per trovare i fondi necessari per occuparsi degli stessi, cosa che permetterebbe di assumere numerosi archivisti.

  10. Io non credo sia una guerra tra poveri, ma una guerra a difesa dei diritti di tutti.
    A maggior ragione se, come si spera, la Regione un giorno decidesse davvero di mettere mano ai propri archivi, avendo le adeguate risorse, e decidesse di bandire un concorso in cui fossero davvero necessari più dei sedici archivisti di cui si è detto, ma ne dubito, le “short list” ribadisco, se davvero fossero state utilizzate così come si sarebbe dovuto e com’era nelle intenzioni di chi le ha inizialmete ideate, avrebbero dato la possibilità di formare un ben più consistente gruppo di archivisti e, credo che la cosa alla fine sarebbe andata a vantaggio di tutti. Comunque sia, qui non si tratta di essere figli di o poveracci, io non mi sento tale, io studiavo e facevo il pescivendolo con mio padre e mi sento molto ricco, perché il lavoro anche poco e mal retribuito e anche, apparentemente, non così nobilitante, non mi ha mai fatto sentire un poveraccio, ho sempre lavorato tanto e mi sono sentito un poveraccio, solo quelle pochissime volte che ho dovuto fare sorrisi di circostanza a persone che potevano farmi entrare a lavorare, come il primo colloquio per il progetto suddetto. Cara collega Daniela Sanna, chi dice che se si fosse data la possibilità a tutti di fare esperienza, ciò sarebbe andato a detrimento del progetto? io credo invece che sarebbe stato proprio il contrario, perché grazie al cielo, non sono stupido, ho lavorato da archivista in diversi comuni e magari, con il confronto e la possibilità di inserire altre persone preparate tanto quanto quelle che hanno lavorato nel suddetto progetto, sebbene con esperienze e in realtà diverse, sarebbe potuto essere forse un vantaggio per tutti.
    Io non mi sento un poveraccio, ma avrei voluto partecipare anche io, insieme ad altri colleghi, alle chiamate che inizialmente sono state soltanto NOMINATIVE e poi, col tempo, certo, fare tutti i concorsi o le selezioni o gli step che poi, come dice la collega Francesca, è stato necessario fare, per carità non oso pensare il contrario. Ripeto, vi auguro che vi rinnovino il contratto, ma se questo significa che poi non verrà indetto un concorso pubblico, lo ritengo ingiusto e scorretto e questo farebbe certo specie ai numerosi colleghi che avrebbero tutti i diritti, come tutti, di avere le stesse opportunità di poter accedere alla P.A. Io difendo il mio diritto di partecipare ad un concorso pubblico, come molti colleghi hanno difeso il loro diritto a partecipare al concorso “burla” bibliotecario-documentalista di Sassari, tutto qui.

  11. Anna Oppo says:

    Scusate…ma io ho firmato il mio intervento e non capisco perché sia apparsa solo la sigla AO piuttosto che la firma Anna Oppo….Grazie

  12. Daniela Sanna says:

    Gentile collega Daniele Vacca, se ha subito discriminazioni dall’amministrazione regionale ha tutta la mia solidarietà, ma la esorto a rivolgere le sue critiche a chi di dovere, e non certo a noi che non abbiamo colpe.
    Per quanto riguarda la “rotazione”: non pensa lei, avendo toccato con mano le problematiche specifiche del censimento e riordino degli archivi, che le cose lasciate a metà e riprese da altri incidano negativamente sul progetto? E aggiungo che il fine del progetto Siadars è creare un archivio storico regionale, ed è per questo che sono stati stanziati e spesi soldi pubblici, non per dare “democraticamente” lavoro agli archivisti. Per questo mi fa specie che questa osservazione venga mossa proprio da un archivista, a detrimento della dignità professionale.
    Infine vorrei riportare il discorso sul suo binario, sgombrando il campo da tutte le tematiche accessorie di sicuro impatto, che sono state portate nella discussione, ricordando a tutti che il tema della nostra rivendicazione non è la stabilizzazione!!! Bensì la prosecuzione del progetto in questione. Riteniamo lesivo, se non altro della nostra dignità, che questo progetto sia stato più volte interrotto, lasciando a casa gli archivisti, senza stipendio (quando va bene con una misera indennità una tantum), con le rassicurazioni che il lavoro sarebbe ripreso in tempi brevi (al massimo 2/3 mesi). Invece il tempo passa, gli archivi riprendono la loro marcia verso l’oblio, gli archivisti annaspano, e i soldi pubblici fanno la solita fine………….

  13. È veramente triste vedere come il bisogno porti i poveracci ad attaccarsi l’un l’altro quando invece sono/siamo tutti vittime dello stesso sistema marcio contro il quale si dovrebbe fare fronte comune!!!!!!!!!
    E i concorsi poi? Ma ne vogliamo parlare? Tutte belle parole…….certo che se i concorsi fossero “puliti” saremmo tutti felici!!!!! Peccato che se fossero veramente “puliti”….il 90% delle persone che oggi occupa (per concorso) un posto fisso…..sarebbe a spasso!!!!! In molti casi ci si scorda che (ops!) padri, zii, cugini o fratelli, casualmente, stavano già lavorando per quell’ente…….
    Ma questo è un altro discorso….troppo lungo per essere affrontato in questa sede.

    Tornando agli archivi regionali….anche qui una guerra tra poveri….Mi limito semplicemente a dire che sono talmente vasti e che, per essere riordinati e gestiti nel tempo, necessitano di talmente tanto personale che, se la Regione decidesse seriamente (come dovrebbe fare per legge!!!!!!!) di curarsene, ci sarebbe lavoro per molto più che 16 archivisti. E forse per questo dovremmo combattere…per “costringere” la Regione a occuparsi dei propri archivi (così come, giustamente, finanzia la gestione e il riordino di quelli degli enti locali), per evitare che la memoria della nostra Terra si perda per inerzia dei politici, vittima dei loro giochi di potere.

    Vorrei infine ricordare ad AA (forse non lo sa o forse l’ha dimenticato) che al momento dell’avvio del progetto, i dipendenti regionali in possesso di titolo, furono coinvolti e si guardarono bene ( fatta eccezione per una sola persona) dal rispondere alla chiamata!!!! Evidentemente era molto più comodo starsene seduti nel proprio ufficio, caldo e pulito, piuttosto che andare a mettere le mani in mezzo a porcherie di ogni genere, dal momento che i depositi sono:

    – Pericolanti e maleodoranti
    – Surriscaldati d’estate
    – Freddissimi d’inverno
    – Spesso allagati da liquami fognari (senza successiva disinfezione)
    – Sporchi
    – Alcuni addirittura privi di servizi igienici

    • Gentile Anna, devo smentire ciò che hai detto: i dipendenti regionali in possesso di titolo non sono stati coinvolti ufficialmente, o almeno io non lo sono stato (nel senso che non ho visto bandi o richieste di collaborazione a noi rivolti). E questo non mi sorprende perché l’assessorato al personale non ha la minima idea del curriculum dei dipendenti del comparto.
      Sullo stato dei depositi di documenti non mi dici niente di nuovo, quando lavoravo negli archivi comunali ho trovato anche carcasse di animali defunti.

  14. Francesca Desogus says:

    mi dispiace veramente molto, la nostra è diventata una guerra tra poveri!
    bisognerebbe cerare di eliminare questa assurda condizione di precarietà, che ci impedisce di costruirci un futuro, non sbranandoci a vicenda.
    Per il dipendente regionale: che coraggio !! complimenti!
    Quando iniziammo il primo lavoro, superando una selezione, rinunciammo ad altri lavori su richiesta della Regione stessa (personalmente passai da un contratto di 37 ore settimanali, con feire, inps, tfr e malattia, ad uno di 18 ore) . Il lavoro prevedeva infatti un impegno abbastanza importante; inoltre il contratto prevedeva un futuro rinnovo, come in effetti è stato, e non una turnazione; nel progetto erano stati coinvolti numerosi dipendeni regionali, con titolo e non. Dopo poco tempo se ne andarono tutti: non avevano voglia di affrontare freddo, caldo, sporcizia, topi, muffe, locali senza servizi igienici etc.
    In tutto ci hanno fatto circa 10 contratti e tre selezioni ( l’ultima è un concorso con graduatoria). Noi abbiamo lottato contro queste continue selezioni, ma inutilmente. Mi sembra che se foste al nostro posto cerchereste anche voi di conservare un lavoro a cui vi sietee dedicati per 6 anni, non mi sembra così strano.

  15. Aggiungo due cose al mio intervento precedente:

    per Donatella: è vero che nella Delibera 52/27 si parla di un limite del 3% esclusivamente per le collaborazioni con fondi regionali, ed è vero che il siadars è finanziato con fondi POR. Ma, purtroppo per voi, la parte più importante della delibera è quella dove si afferma che sono bloccate provvisoriamente tutte le collaborazioni e i rinnovi delle stesse, in attesa di una legge che bla bla…..

    Sulle due norme in conflitto secondo me si tratta del solito caso di conflitto fra Consiglio e Giunta (che si può notare in tantissimi altri casi). Infatti se non ricordo male la norma che permetteva il rinnovo dei contratti era un articolo di legge regionale. Mi sembra uno di quegli articoli messi dal consigliere regionale di turno per accontentare qualcuno, senza verificare ne copertura finanziaria ne compatibilità con altre norme o indirizzi della amministrazione. In parole povere norme impossibili da applicare. E infatti la patata bollente arriva nelle mani della Giunta che deve far quadrare i conti economici e tenere sotto controllo le spese per il personale. Per cui i colleghi del siadars temo siano vittime della demagogia di qualche politico.

  16. Comunque sia, quelloche dovevo dire l’ho detto… si dice che i tuoi diritti finiscono dove iniziano i diritti altrui, io non mi sono mai sognato di ledere i diritti altrui, per cui vi auguro buona fortuna in tutto ciò che chiedete e che non leda i miei diritti, che sono quelli di poter partecipare un giorno ad un concorso pubblico per archivisti e di vincerlo, si spera, o di perderlo, nella peggiore delle ipotesi, ma sempre onestamente, anche se ormai è noto che in questo paese essere onesti… non paga tanto. Buona fortuna ai miei colleghi archivisti.

  17. gent.ma sig.ra Donatella non ce l’ho con lei, neanche ci conosciamo, non so quale fosse la sua esperienza in fatto di archivi all’epoca della prima “short list”, ma le assicuro che io all’epoca, come alcuni miei preparatissimi colleghi, avevevamo già anni di lavoro in archivi storici, di deposito e correnti di comuni del cagliaritano e anni di esperienza alle spalle, questo è come il segreto di pulcinella, ma non so quando leiu sia rientrata, ma le assicuro che chiunque nel nostro settore sa come sono andate le cose, già mi sono fatto qualche nuovo nemico, mi spiace non è una cosa personale nei confronti di altri colleghi, ma loro lo sanno ugualmente e … qui mi fermo, perché non sono autolesionista a questo punto, un giorno, se vorrà, ci vedremo e ne parleremo a voce, sempre che lei non porti una telecamera o un registratore addosso.. scherzo ovviamente. Però tranquilla che le cose stanno così, io non volevo gettare discredito ne su lei, assolutamente, l’ho detto fin dall’inizio, ne sulla maggior parte dei tuoi colleghi, persone preparate e di grande professionalità, ma altri, e parlano gli atti, non avevano mai lavorato in archivi pubblici o privati e addirittura, in un caso clamoroso, conosciuto anche dai suoi colleghi, una persona assunta in quell’occasione ancora frequentava la scuola d’archivio. Spero lei converrà con me nel fatto che una cosa è essere scartata da un’azienda privata e me ne dispiaccio comunqure, se così è stato, ma un’altra cosa è non essere neanche chiamati ad un colloquio in una “short list” nella quale tu sei entrato e dove avrebbero dovuto lavorare tutti per sei mesi, se lei ha lavorato di più dei sei mesi, come i suoi colleghi, sebbene sia lei che loro siate state molto bravi e professionali, già da tempo non avrebbero dovuto rinnovarvi il contratto perché dovevano essere chiamati altri 16 vostri colleghi come sarebbe stato giusto. In definitiva voi chiedete di formalizzare una cosa che è stata un errore, una scorrettezza, fin dall’inizio…Non credo di aver detto cose false, ne così gravi come lei dice, io ho detto cose vere, e ribadisco che gli archivisti della short list dovevano girare a turno… invece così non è stato…

  18. Concordo pienamente con quanto affermato da AA, peccato che si sia mantenuto anonimo/a, ma avrà i suoi buoni e validi motivi, io mettendo nome e cognome forse mi sono fatto qualche nemico, ma pazienza. Nonparlo contro le persone, come detto, ma contro il sistema e contro chi, scientemente, ha tentato di organizzare quasi riuscendovi questo “artificio”, e tutti sappiamo bene chi, come, quando e perché. La lettera di AA ribadisce e chiarisce meglio ciò che intendevo dire e visto che le due norme confliggono tra loro, l’ultima dovrebbe essere quella che finalmente pone fine a questo vergognoso sistema che finora ha dato a poche persone il potere di assumere o licenziare i fortunati o malcapitati archivisti precari. Spero anche che il concorso sia pulito, come dovrebbe essere qualsiasi concorso pubblico e non manovrato da altri burattinai…. Perché sarà sul lavoro che in futuro si muovera la politica.

    • Donatella says:

      Daniele, tu scrivi delle cose molto gravi e fai allusioni a persone che avrebbero “organizzato questo artificio, e tutti sappiamo bene chi”… Beh, io non so assolutamente di chi parli e ti invito a fare nomi e cognomi, perchè ci sia trasparenza non solo verso chi è stato escluso, ma anche verso chi è stato selezionato in maniera assolutamente legittima. Chi sono queste persone che hanno il “potere di assumere e licenziare”? Parli di vento che è cambiato… ma a cosa ti riferisci? Fai i nomi!
      Io personalmente sono entrata quando è stata fatta la selezione, quindi non con concorso o lista, ma attraverso un colloquio. Quando mi hanno comunicato la vincita della selezione vivevo all’estero e la cosa è stata assolutamente inaspettata, tanto che mi ha costretta a rivedere i miei progetti a lungo termine, causandomi non pochi dilemmi.
      Quando ci sono delle selezioni è ovvio che alcuni siano presi e altri no, e capisco (per esserci passata io per prima, tra l’altro pure di recente) che essere scartati sia doloroso, specie in un settore come il nostro, in cui il lavoro è poco e questi fenomeni alimentano la classica guerra tra poveri.
      Per quanto riguarda il sistema delle short list, non le approvo affatto, ma la legge le contempla/contemplava, così come sono previste le società ad affidamento esterno, che selezionano attraverso colloquio (come è stato fatto con me, in totale trasparenza). Tutte queste forme non dovrebbero esistere nelle PA, ma di fatto è la legge a consentire la loro, seppur discussa, esistenza.
      Se c’è qualcosa di illegale ci si rivolga alle sedi preposte per appurarlo, perchè questo è solo un modo per gettare discredito su chi, come me, va orgogliosa di aver superato una selezione tra oltre 200 candidati con la sola arma del proprio curriculum.

  19. Premesso che nel ruolo dei dipendenti pubblici si entra per concorso, devo dire a Donatella che la Regione sta applicando la Delibera 52/27 del 23.12.2011 che pone dei limiti ai contratti atipici. Quindi al limite c’è un contrasto fra la norma che prevede il rinnovo e la detta delibera.
    Quando si farà il pubblico concorso per archivisti, per titoli ed esami, vi parteciperanno non solo coloro i quali hanno partecipato al SIADARS e gli archivisti precari/disoccupati ma anche i dipendenti regionali di ruolo titolati, che hanno cioè fatto la Scuola di Archivista all’Archivio di Stato, per la quota riservata di posti messi a concorso prevista dalle leggi. Dipendenti che attualmente non sono valorizzati in quanto svolgono tutt’altre mansioni negli uffici di destinazione.

    • Donatella says:

      Sì, sono al corrente di questa delibera, che tra l’altro limita al 3% esclusivamente le collaborazioni con fondi regionali, mentre il siadars sarebbe finanziato con fondi POR. Le norme che parlano del rinnovo dei nostri contratti in ogni caso sono precedenti (essendo di agosto e di ottobre 2011) alla delibera di cui parli, la quale non può ovviamente essere retroattiva.
      Per quanto riguarda il concorso pubblico per archivisti… magari!!! Purtroppo temo che esista un blocco nazionale ai concorsi nelle PA, ma restiamo ottimisti…
      Infine, per quanto invece riguarda gli archivisti regionali già in organico, massima solidarietà: la vostra professionalità è utilissima in regione e spero che vi destinino agli archivi perchè ce n’è davvero bisogno.

  20. Donatella says:

    Scusate, forse non è stato inteso il senso della lettera.
    Non si discute di stabilizzare dei lavoratori, ma del fatto che la regione non sta applicando delle proprie leggi (che parlano di proroga dei contratti) pur di non creare un eventuale futuro presupposto alla stabilizzazione.
    Allora le cose sono due: o quelle leggi non le fai, così da non creare poi aspettative in persone che, a questo punto, LEGITTIMAMENTE chiedono che vengano applicate; oppure se le fai, ti prendi la responsabilità dei tuoi atti.
    Parentesi (fuori tema) sulle stabilizzazioni: personalmente anche io trovo che l’ingresso nelle pa dovrebbe essere consentito solo tramite concorso, ma è lo Stato che ha prodotto la normativa sulla stabilizzazione dei precari (poi recepita dagli enti locali) per rispondere al marasma creato dall’utilizzo dei nuovi contratti atipici nelle pa. Ci si può lamentare della stupidità delle leggi, ma una volta che sono leggi non ci si stupisca se innescano dei diritti legittimi.

    • Allora non abbiamo per niente frainteso il senso della lettera, nel senso che probabilmente la Regione non ha intenzione di rinnovare perché forse intenzionata a bandire bandi pubblici. I diritti “acquisiti” da alcuni, in special modo nella maniera in cui sono stati acquisiti, hanno comunque leso i diritti di altri, i quali, da parte loro, avevano pieni diritti di essere inseriti, ribadisco a rotazione, così come era nato inizialmente il progetto Siadars, e non chiamando così le persone, alcune ancora prive di titoli (ah si, anche se il bando sulle “short list”, rispetto ai due anni precedenti, era stato a tal proposito artatamente modificato). Mi pare che i vostri diritti acquisiti, con il lavoro e la professionalità debbano essere messi allo stesso livello di quelli che hanno continuato ad essere precari. Mi spiego, mi auguro che indicano un bando pubblico di Gara, ed auguro anche a voi che vi rinnovino il contratto, senza che però abbiate diritto alla stabilizzazione, perché così non verranno lesi i diritti di tutti gli altri archivisti precari a cui era stata data una speranza di un colloquio e che poi non ha visto la rotazione delle figure professionali così come sarebbe dovuto essere, e nessuno avrebbe potuto rivalersi sulla pa o chiedere alcuna stabilizzazione. Il senso di questi progetti infatti è quello di dare a tutti quelli che entrano nelle “short list” la possibilità di lavorare pert un periodo di tempo, in modo democratico… poi non è stato così….

  21. Mi è arrivata questa mail, chiedendomi di farla girare, la cosa mi dispiace davvero, non sono di quelli che pensano “mal comune mezzo gaudio” , perché poi quando le cose vanno male, vanno male per tutti… inoltre alcune delle persone che lavorano in questo progetto sono amici e colleghi, persone che conosco molto bene. Vorrei però anche sottolineare una cosa, si chiede unità da parte dei precari archivisti, adesso che le cose non vanno più come si era sperato, visto che il vento è cambiato e la presenza e l’azione di alcune persone è soltanto un ricordo, peccato che i “sotterfugi” siano iniziatì precedentemente, proprio per entrare nel progetto citato … ad esempio, non prendendo neanche in considerazione i curricula di numerose persone sebbene titolate, presenti nella “short list”, che avrebbero dovuto essere inserite a turno nel suddetto progetto… salvo poi, cambiare le carte in tavola… e, come si sa, prima o poi, alla fine, tutti i nodi vengono al pettine, ma qualcuno secondo me non ci è ancora arrivato…

  22. Fabrizio Carta says:

    14/03/2012
    SIADARS: continua la beffa per i lavoratori senza stipendio da otto mesi.
    COMUNICATO STAMPA CISL CAGLIARI

    DA OTTO MESI I LAVORATORI DEL PROGETTO SIADARS – GLI ARCHIVISTI REGIONALI – SONO SENZA REDDITO !!!

    LA RESPONSABILITA’ ? DELLA POLITICA E DELLA DIRIGENZA DELLA REGIONE !!

    La vicenda dei lavoratori del progetto SIADARS è emblematica del modo come la Regione Sarda, nelle componenti politica e dirigenziale, affronta i problemi non solo dell’occupazione, ma anche della modernizzazione della pubblica amministrazione. Si tratta di 16 lavoratori impegnati da anni nel progetto di informatizzazione degli archivi regionali e che, nonostante l’esistenza di fondi stanziati, di leggi e di delibere approvate, si trovano disoccupati e privi di ogni sussidio, in quanto ex collaboratori coordinati e continuativi.

    C’è un rimpallo di responsabilità tra l’assessorato al personale e la presidenza della giunta Regionale, che paralizza il proseguimento dell’attività e la proroga dei contratti collaborazione.

    Tutto ciò danneggia i lavoratori interessati ed impedisce la prosecuzione del progetto, ritenuto – a detta degli stessi dirigenti regionali – strategico per la sistemazione degli archivi in tutti gli assessorati interessati e che è di fatto ferma da ben 8 mesi.

    Ma è questa è l’efficienza della Pubblica Amministrazione ?? Si dice spesso che non si riesce a spendere i fondi della comunità europea: ebbene questo è un classico esempio di incapacità gestionale.

    Né possono andare esenti da critiche gli assessori competenti ed i consiglieri regionali che, prima, propongono e fanno approvare emendamenti per poter far proseguire il lavoro e poi non si accorgono che l’emendamento resta lettera morta.

    Peggio ancora, la commissione sulla verifica dell’applicazione delle leggi promette il suo intervento, ma anch’essa spende parole al vento.

    Insomma non si salva nessuno !! ma questo sarebbe il meno se non fosse che ci sono, come vittime sacrificali, 16 persone con le loro famiglie.

    La CISL intende denunciare questo episodio che, seppure limitato numericamente, è gravissimo per le considerazioni già esposte. Sarebbe ora che qualcuno intervenisse per ripristinare la legalità !!

    Il Segretario Generale
    Fabrizio Carta

    • I sindacati dovrebbero tutelare tutti i lavoratori precari, tutti gli archivisti precari del progetto SIADARS, come di quelli che, non avendo avuto la “chiamata” nominativa, non hanno avuto la possibilità di prestare il proprio contributo e la propria professionalità. Ribadisco però che la stabilizzazione del lavoro in questo modo non dovrebbe essere consentita, anche perché non sempre meritocratica, così come si sente dire da più parti, e comunque, in democrazia, come tutti sanno, si dovrebbe accedere al posto di lavoro fisso tramite concorso pubblico. Ma in Italia, come si sa, così come in Sardegna, in questi ultimi anni, si sta bypassando questa normativa e molte persone stanno accedendo al posto pubblico in questo modo più o meno “legale” cosa che, non mi pare, sia la finalità che dovrebbe perseguire un sindacato serio, e tutti i sindacati in genere, i quali dovrebbero tutelare tutti i lavoratori e non solo i proprio tesserati. Fatta salva, ovviamente, la preparazione e professionalità dei colleghi precari che hanno lavorato al suddetto proigetto.

  23. francu says:

    e la soluzione? Sempre la stessa. Posto fisso, stabilizzazione, contratto a tempo indeterminato…

  24. “Spesso la tv e la stampa danno spazio solo alle storie di operai. Ma in questa epoca i nuovi poveri, senza diritto ad ammortizzatori sociali e a contratti decenti siamo noi, che abbiamo investito anni di vita nelle nostre lauree e specializzazioni e che ci vediamo sottratto qualsiasi diritto al progettare una vita normale.”
    parole sante.
    io la chiamo “proletarizzazione del ceto intellettuale”.
    e penso sia un tragico e gravissimo errore di questi governi liberisti che ci hanno condotto alla rovina negli ultimi decenni e che stanno continuando a farlo … 🙁

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