Fa ancora notizia (e ci mancherebbe altro), la chiusura di Sardegna 24. Dopo la prima ondata di commenti, ora tocca ai protagonisti. Oggi il web ci regala la testimonianza di Michela Murgia, che nel suo blog pubblica un post dal titolo “Sardegna24, my two cents”.
Tralasciando le punte polemiche contro chi “il suo coccodrillo su Sardegna24 lo aveva pronto già da mesi”, cosa dice la scrittrice? Di chi è la colpa? Sostanzialmente di un progetto editoriale inadeguato.
Cosa vuoi che succeda quando un editore vuole che qualcuno gli faccia un giornale tradizionale senza dargli la fiducia economica sufficiente per coprire tutto il territorio, e allo stesso tempo non gli dà neanche le risorse per aprirsi una prospettiva verso quei lettori che i giornali di carta non li comprano più? Succede che i giornali chiudono, di chiunque siano. Insieme alla sua redazione Giomaria Bellu ci ha provato coraggiosamente mettendoci anche del suo, ma le condizioni non erano superabili con la sola determinazione e il risultato è che ora quella voce è spenta e siamo tutti più muti. Chi vorrà provarci in futuro saprà cosa non fare e, nel caso, anche di chi non fidarsi.
Murgia fa sostanzialmente sua la lettura del direttore-editore Bellu, secondo cui il mancato sostegno fin dall’inizio di una sinergia tra web e media territoriali ha determinato il fallimento del progetto.
Internet e i social network in questo progetto hanno avuto un peso nullo e questo è stato un altro fondamentale errore strategico. Lo dico anche per chi ha voluto vedere una responsabilità del fallimento del giornale nell’ipertrofica presenza degli editorialisti.
Francesco Giorgioni invece è un giornalista e per qualche mese è stato anche uno dei componenti del Comitato di redazione (l’organo sindacale interno) di Sardegna 24. La sua analisi (che merita assolutamente di essere letta, non accontentatevi della mia sintesi) è riassunta nel titolo: “Perché ha chiuso Sardegna 24? Perché non vendeva”, e si distacca notevolmente da quella della Murgia.
Anche per Giorgioni il progetto già dall’inizio era fragile, ma
partiamo da un dato: il direttore Bellu è certo una vittima (come tutti coloro che hanno lavorato al giornale) di un progetto nato senza una vera base credibile, ma è altrettanto vero che i tre professionisti contattati prima di lui aveva declinato l’offerta giudicando troppo fragili le fondamenta dell’iniziativa.
Non solo: se Michela Murgia polemizza con coloro che ritiene sempre e comunque contrari alle posizioni di Renato Soru, per il giornalista
la surreale vicenda di un giornale chiuso in sei mesi conferma quanto siano fondate le riserve che la maggioranza dei sardi nutre nei confronti dell’editore di Tiscali, un aspetto di cui il direttore-editore avrebbe dovuto tenere conto se avesse davvero voluto imprimere un cambio di rotta. (…) E invece le pagine di Sardegna24 sono rimaste vetrina per i soliti noti. Carlo Mannoni, Massimo Dadea, Maria Antonietta Mongiu, Gianvalerio Sanna e Sandro Broccia sono tecnici ed intellettuali di sicuro valore, ma la loro presenza sistematica ha offerto l’immagine di un giornale ridotto ad house organ della giunta Soru. E certe posizioni radicali, quando non tirate per i capelli, hanno nuociuto parecchio alla credibilità del prodotto.
Per Giorgioni dunque
la fallimentare esperienza di Sardegna24 non è il risultato di congiure, macchinazioni e complotti, come qualcuno vorrebbe far credere. E’, semplicemente, il realizzarsi di ordinarie regole di mercato: se un giornale nato per vendere 7000 copie non arriva ad avere mille lettori, ben difficilmente può sopravvivere.
Eppoi il finale, abbastanza inquietante:
Quanto la crisi del quotidiano fosse grave lo si era capito già dai primi mesi, tanto che già a novembre si era arrivati ad un passo dalla chiusura. Eppure, da componente del comitato di redazione di cui ho fatto parte, posso testimoniare della determinazione con cui si è puntualmente impedito al sindacato dei giornalisti di mettere naso dentro la redazione. Il presidente Birocchi non ha mai potuto mettere piede nella sede di via Maddalena e il primo esponente del direttivo dell’Assostampa ad entrarvi è stato il collega Paolo Paolini, però due ore dopo l’annuncio sulla cessazione delle pubblicazioni. La nave stava affondando ma nessuno chiedeva soccorso. L’unico vero complotto della brevissima storia di Sardegna24 credo sia stato questo.
Questi sono gli ultimi commenti. Poi, se volete dire la vostra, c’è sempre questo sondaggio:
[polldaddy poll=5892937]
Pingback: Il crac di Sardegna 24, ora il direttore-editore Bellu chiama in causa direttamente Renato Soru! E adesso chi glielo dice a… Gavino Ricci? « vitobiolchini
@Alessandro: ti rivolgevi a me? Ecco qua i contributi pubblici della Regione Sardegna a cooperative di giornalisti disoccupati…ne conosci molte? Io solo quella di Sardegna Quotidiano. Direi che sia molto facile rimanere in piedi con i soldi nostri…
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.agenparl.it%2Farticoli%2Fnews%2Fregionali%2F20110623-sardegna-approvato-art-27-quinquies-collegato-finanziaria&h=MAQGhtUogAQGGztHtrouzeBFar5H8bQ70_wJOI5pSEx-wTg&enc=AZNGyctR9BpzLeTeskyirv2JKvYpZDk58K2TV3Do0h7F6T8wmGXhOAwEsyzfT_wqD_7DG5Yj2N3YEJXjLcrISGteI1jL-ZrXqWcarrIHYcfZTw
Caro vito, intervengo solo per rispondere a questo prode qui su. Riporta l’approvazione di un emendamento che non e’ operativo, richiesto dall’assostampa per aiutare il settore soprattutto dopo il crac di epolis. Un intervento di agevolazione come succede per i cassintegrati dell’industria, o dei call center, per dirne due. sardegna quotidiano non ha pero’ percepito un centesimo di soldi pubblici. Aggiungo che allora le coop di giornalisti attive nell’isola erano più’ di una ma nessuna ha visto un euro. 3423837361: prode anonimo, questo e’ il mio numero, l’indirizzo della redazione lo trovi sul giornale. Fatti sentire se vuoi, cosi’ se hai domande da fare non occupiamo più questo spazio con questioni che qui non rilevano. Cordialita’.
Chicco Fresu
Coop giornalisti sardi
Caro Chicco, grazie per l’intervento. Ho evitato di rispondere all’anonimo perché poi mi accusano di non essere credibile perché sono “un giornalista di Sardegna Qiuotidiano”, come se le cose fossero correlate. Eppoi, da quanti mesi non scrivo più per voi?
Grazie ancora per la necessaria precisazione.
Asibiri.
Asibiri? 🙂
Si bieus!
Aloha & a si biri….lobai chi tengu su copyright…
Ricci & Calamari……torrais a coa….questa è una demo della ‘libertà di stampo’ !
Al Massimo ci vediamo (Venerdi), sennò ci leggiamo (sul web)…perchè la carta stampata non serve più neanche a pulire lo stampo (inteso come sustampu’esucù). Unione docet La Nuova sighiri…Mc Porc Production
I vincitori sono tanti, la sconfitta è sempre orfana. Si capisce che i pasdaran del Sorismo vogliano dissociare a tutti i costi la disfatta di Sardegna 24 dall’immagine di Renato Soru, però siccome “no seus scimprus” bisognerebbe almeno cercare di argomentare secondo buona fede. Il racconto di Giorgioni (non linko il post perché è tecnicamente difficile vista l’impostazione del suo blog) evidenzia come Sua Maestà, avendo constatato la scarsa presa del prodotto Sardegna 24 sull’opinione pubblica, si sia comportato allo stesso modo del comandante Schettino: abbandonando la nave. Anche se poi stranamente sono rimasti a bordo i comandanti in seconda e i nostromi, i vari Mongiu, Mannoni, Bruno etc. etc. mentre i marinai non ci capivano più niente. Alla fine della fiera comunque, e senza voler demonizzare nessuno, il dato fondamentale che emerge è uno: NON CI SI IMPROVVISA EDITORI. Pur in mezzo a un po’ di pasticcetti contabili e finanziari, Nicola Grauso ha dimostrato di sapere come si fa un giornale, chi stava dietro a Sardegna 24 (ammesso e non concesso che non sia mai stato Soru, così Gavino Ricci magari la pianta finalmente …) NO. Emerge con tutta evidenza che con Sardegna 24 “ci hanno provato” e che non c’era dietro il progetto alcun business plan decente, e soprattutto testato rispetto alla risposta del “mercato”. Il più impietoso dei verdetti resta il fatto che l’Ugnone, pur in notevole calo di vendite anch’essa, mantiene il pressoché monopolio della stampa non free press (o non semi free press, come Sardegna Quotidiano) in una città che esprime consenso e apprezzamento in percentuale del 66% nei confronti di un sindaco di sinistra.
Gentile Zunk,
per la verità i soriani (non i gatti) hanno cominciato a scarseggiare quando Soru ha perso le elezioni (io dico fortunatamente, ma sarebbe lungo da spiegare). Come sottoprodotto di Berlusconi, Soru risente dell’offuscamento del prodotto principale e i personaggi ‘alla Ricci’ sono lo scarto finale del sottoprodotto (il sottosottoprodotto) riscontrabile anche nella parte ‘avversa’ senza troppe difficoltà.
Per il resto, non saprei dire se davvero in questo blog si condivida lo stesso significato per “editore”. Da ciò che si vede, si continua a menare il torrone con la storia dell’”abbandono” della nave, ma è un paragone logicamente scorretto. Al massimo, Soru è stato l’armatore e Bellu è stato uno Schettino che non ha abbandonato la nave ma l’ha portata lo stesso in secca al Poetto, incazzandosi con Soru che non ha continuato a pagare i rimorchiatori per far trainare una nave incapace di navigare da sé (e secondo me si capisce benissimo che Bellu e Soru sapessero entrambi della necessità del rimorchiatore).
Soru aveva un’idea precisa in testa quando ha fatto partire il progetto S24 e Bellu&C pure, se poi ciò significhi “non essere editori” può starci, ma allora il problema non cambia, perché sapevano di produrre un giornale incapace di sostenersi e l’hanno fatto ugualmente avendo in testa altro che non un’iniziativa industriale (da cui le lamentele di pesci grandi e piccoli, fino alle sardine in scatola).
Cordialmente,
-piccolissima nota a margine. Posso chiedere che, a parte la parola naufragio che si usa spesso in senso figurato ma che in questo caso forse appare evocativa, si eviti il trito “paragone automatico” con la vicenda della Nave Concordia? Poi fate come vi pare, ma a me sembra sia fuori luogo che un (bel) po’ di cattivo gusto. Sai com’è, in quel disastro, oltre alla figuraccia dei comandanti e degli armatori, sono anche morte un paio di decine di persone. In ultimo mi pare che associare Bellu con “l’Imbecille N°1”, il fellone che tutti amano odiare, sia un abuso di espediente polemico.
Sardegna 24 non è andata bene, ma Bellu rimane un giornalista di primissimo piano, e con S24 hanno lavorato giovani validissimi per un prodotto che ha avuto dei difetti, evidentemente, e non è riuscito a trovare il pubblico che cercava, ma ha prodotto anche molto di interessante-
Gentile Neo Anderthal
La metafora è la figura retorica di maggior uso e la Concordia è ormai entrata nell’immaginario collettivo come metafora principe di un gran numero di eventi e situazioni. Come il Titanic, per il quale nessuno si pone mai il problema dei morti (che infatti non c’è) sebbene il loro numero fosse enormemente superiore a quello della Concordia.
Piuttosto mi pare improprio l’uso del termine ‘Imbecille’, mai usato da nessuno (per ora ho visto ‘codardo’, ma non rivolto a Bellu). Se fosse possibile, eviterei (ma lo dico senza alcuna vena polemica).
Sulla validità di Bellu, mi sono permesso di esprimere i miei dubbi, motivandoli. Credo che Bellu sia un giornalista stimato soprattutto dal circuito autoreferenziale del giornalismo. Per quanto mi riguarda, ha dimostrato enormi limiti sia come giornalista che come direttore (anche all’Unità). Non dimentichiamo che c’è un dato oggettivo: la mancanza di vendite. Qualcosa vorrà pur dire. Questa impressione (la mia) viene rafforzata giorno per giorno da quello che sta succedendo, dagli interventi surreali su Sardegna Democratica e dal fatto che Bellu sta cercando di trasformare un fallimento che è prima di tutto di prodotto in qualcos’altro. Tanto per essere chiari, non credo che la questione di S24 si risolva con una votazione sul ruolo di ‘cattivo’ tra Bellu e Soru. Per me hanno contribuito entrambi al naufragio (come l’armatore e il capitano della Concordia, propriamente, come direbbe Fisietto).
Ciò detto, trovo indifendibile la posizione di Bellu per motivi che non ripeto e si possono trovare in ciò che ho scritto (posto che si abbia interesse a leggerlo, ma non è che lo ordini il medico).
Cordialmente,
Gentile Ainis
Le metafore possono essere appropriate o no.
Non lo sono soprattutto quando abusate per pigrizia o inerzia nel momento in cui è forte l’onda mediatica, e si infila un po’ a forza, ma peggio ancora dappertutto e a sproposito, il termine o la parola venute alla evidenza per un qualunque motivo, come l’onnipresente “Spread”.
Ricordate anni fa, quando una frana in Valtellina aveva provocato uno sbarramento e un pericoloso laghetto provvisorio su un fiume? Siamo stati tempestati per mesi col verbo “tracimare” -l’evento temuto o da provocare nella situazione d’emergenza- infilato in ogni dove. Decisamente noioso, ma almeno “tracimare” era un termine neutro.
Questo modo di fare è prima stato, e resta, un vizio tipico dei giornalisti pigri e poi è diventato l’uso di molti facebookisti impegnati nel flusso di coscienza e di opinione a getto continuo. Quanto al termine “Imbecille” non l’ha trovato perché in genere si sono usati appellativi e aggettivazioni ben più pesanti e corrive, d’altra parte l’uso delle virgolette indica una distanza anche da questa aggettivazione, per il semplice motivo che se pure detesto gli irresponsabili che causano disastri per motivi stupidi, ancora di più aborrisco i linciaggi.
Basta ormai che una squadra di pallone perda male una partita che l’allenatore diventa lo Schettino di turno, come ho letto, e questo non sarà né l’unico o il peggiore esempio.
La differenza col Titanic ed altri disastri storici è evidentemente che nel caso Concordia le ferite -non metaforicamente- sono ancora aperte.
Non pretendo però che astersi dalle similitudini ad capocchiam sia una regola, nel fastidio che la cosa mi provoca non c’è nulla di diverso della sensibilità individuale, ma nel caso resto del mio parere: il paragone di tutta la vicenda Sardegna 24 al caso specifico della nave sugli scogli e quindi Bellu -direttore in un tentativo sfortunato- a Schettino -capitano responsabile di imprudenze assurde e rovinose- mi sembra improponibile.
Quanto alle sue considerazioni sul valore professionale di Giovanni Maria Bellu, sono sue e ne prendo atto ma non le condivido neanche un po’.
Magari gli “enormi limiti” di Bellu fossero divisi concedendone un po’ per uno a diversi esponenti della categoria: migliorerebbe non poco.
Concordialmente,
Gentile Neo Anderthal,
con il che, cosa sta diventando il dibattito? La validità di una metafora che a Lei non piace e a me sì? Oppure possiamo parlare del perché un giornalista validissimo si mette alla guida di un giornale che fallisce prendendosela con l’editore (e non risponde alle critiche perché non ha un sito come SD che è evidentemente censurato ma non ne apre uno proprio)?
Nel mio piccol(issim)o le dico perché Bellu non mi piace (come De Gregorio): perchè entrambi sono editorialisti piacevoli da leggere e giornalisti poco interessanti, fatto dimostrato dal numero dei lettori che coinvolgono; perché come direttori di giornale si sono dimostrati mediocri entrambi (l’uno in due occasioni, l’altra in una). Perchè in urto con l’editore non ho visto né l’uno né alltra domandarsi perchè il giornali nei quali hanno lavorato (e hanno diretto, attenzione) non vendessero (né S24 né l’Unità). A me basta, ma sono notoriamente un minimalista.
Sarei contento di capire perché a lei piace un Bellu che leggiamo in tre (io con un poco di noia, come quando leggo Fois) e quando va alla guida di un giornale questo chiude. Si potrà dire che il numero dei lettori non c’entra nulla con la validità di un giornalista, e potrebbe anche essere, ma evidentemente abbiamo un concetto differente di cosa debba essere un giornale, come della validità di una metafora.
E tuttavia questo nostro piccolo inteloquire temo sia un’altro segno del perché S24 non ha avuto vita facile.
Cordialmente
PS – ‘cordialmente’ è una mia mania che sostituisce l’XD per indicare la mancaza di vis polemica; se la urta, non ne tenga conto… o lo sostituisca con un ‘Saluti’
Gentile Ainis,
“Con il che” mi pare di avere premesso, per questa deviazione laterale del dibattito, che si trattava e si tratta di una “piccolissima nota a margine.” (autocit.) che riguardava precisamente il noioso -parlo per me- abuso delle metafore legate agli eventi del Giglio, specie se adoperate come termine per paragoni -e qui mi pare oggettivamente- fuori dalla logica.
Non mi sento di seguirla nel commentare sulla qualità professionale di Bellu o della De Gregorio, basata sulla loro capacità di sollecitare il suo o il mio interesse, per il semplice motivo che una valutazione di questo tipo è per sua natura soggettiva, e quindi parla e dice più a proposito del soggetto che esprime il parere -lei medesimo- che a proposito dell’oggetto della valutazione -nel caso di specie le qualità giornalistiche di Bellu e della De Gregorio, attestate in ogni caso da carriere di un certo oggettivo rilievo-.
Restando ai fatti possiamo constatare quindi che Sardegna 24 non ha incontrato un gradimento sufficiente a farla rimanere in edicola.
Di sicuro c’è stato qualche errore di impostazione, e Bellu ne sarà responsabile, ma se nella chiusura di Sardegna 24 ci sono errori non credo che a farli sia stato solo e neanche principalmente il Direttore, che se esprime pareri critici riguardo la parte amministrativa-gestionale e anche politica, di cui pure ha tentato di farsi carico, avrà qualche buon motivo che vorrei valutare meglio, senza dare per scontato che “la colpa è di chi muore”.
E adesso è ora che io vada.
Sempre con Concordia, per il Lavoro e la Salute Distinta, in Alto.
Gentile Neo-Anderthal,
sono d’accordo con Lei: S24 non vendeva e ci sono stati errori di impostazione (e poichè non vendeva, qualcuno che la pensa come me su Bellu&C ci deve pur essere). Ci sono state responsabilità dei giornalisti e degli amministratori-editori (mai detto il contrario, ho solo specificato quali siano state a mio avviso).
Adesso aspettiamo che Bellu-giornalista ci dica cos’ha sbagliato Bellu-direttore, e Bellu direttore cos’ha sbagliato Bellu-editore che ci dirà cos’ha sbagliato Bellu-giornalista, così ci facciamo un’opinione. Il sopracitato si trova nella (poco) invidiabile situazione di poter spiegare tutto. Speriamo che lo faccia e trovi uno spazio che gli aggrada, possibilmente prima che la notizia perda mordente.
Che ci creda o meno, e considerato il fatto che sono un esimio signor nessuno, non ho mai inteso né dileggiare Bellu né criticarlo al di là di quelle che reputo mancanze da parte sua, e tutte professionali (meglio specificare, ché non si sa mai). Tanto per essere chiari, mi urta l’assenza di una voce autorevole e indipendente in Sardegna (cosa che S24 non è stata) ed è per questo che mi agito (e mi piacerebbe che qualcuno degli addetti ai lavori si sbilanciasse un po’ di più). In realtà, se dovessi dire ciò che meno mi è piaciuto di Bellu, è il suo atteggiamento post-mortem. Attendo con molta curiosità ciò che dirà (‘se’ lo dirà: per ora ha taciuto).
Cordialmente,
Ps – ha dimenticato lo scappellamento a DX, ma ci penso io, con la supercazzola.
Saluti sinceri
Semplicemente uno che non si nasconde dietro un ridicolo nick per codardia, e che di rispetto ne ha per chi e per cosa lo merita il rispetto, a partire dalla libertà di opinione dei lettori e il loro diritto di non vedersi propinare bufale e menzogne. A differenza sua che non sa o non vuole nemmeno capire cosa dice Francesco Giorgioni. Di quali santissimi parla? Perchè in questo blog, di palle vere, vedo solo quelle che scrivete… Rodetevi il fegato, che ne avete stufati tanti con questa telenovela gossipara, addio
Dal nuovo sito di Giovanni Maria Bellu:”Questo è il sito di Asibiri, “arrivederci” in sardo.Siamo un gruppo di giornalisti che si batte per la libertà e il pluralismo dell’informazione. In Sardegna, ma non solo. Presto questo sito comincerà ad animarsi. Daremo notizie che altri non danno, pubblicheremo inchieste.
A presto
Giovanni Maria Bellu
…In Sardegna c’è un editore occulto: è la Regione sarda che – attraverso la pubblicità istituzionale e i fondi della presidenza della giunta – finanzia certe testate giornalistiche(Sardegna Quotidiano compresa, ma questo l’ho aggiunto io) e ne esclude altre…..” (Sardegna 24 per esempio?Sempre aggiunto da me medesima)
Ecco, andate a cercare le colpe da qualche altra parte…Soru, sempre Soru…vuoi vedere che il mio mal di gola di oggi è colpa di Soru? Siete ossessionati!
Ma sei sicuro che Sardegna Quotidiano riceva o abbia ricevuto soldi dalla Regione? E se sì, potresti inviare il link o il documento nel quale è indicato lo stanziamento? Così, per completezza di informazione e per far rinascere quell’attenzione ai fatti e non alle illazioni di cui spesso ha parlato e parla il direttore Bellu. Anche perché dalle carte ufficiali risulta che Sardegna 24 abbia preso soldi dalla Regione per la pubblicità istituzionale, non Sardegna Quotidiano, che non avendo una diffusione regionale non ne ha diritto.
Gavino Ricci, forse non se ne è accorto, ma sta facendo leggermente fumare i santissimi alla quasi totalità dei commentatori su questo blog, per non parlare del povero Biolchini fin troppo paziente al cospetto del suo tono saccente e intimidatorio da leguleio di provincia. Comunque, vada a leggersi l’ultimo post di Giorgioni sul suo blog, e si accorgerà che la verità, che in questa vicenda di Sardegna 24 rischia di divenire impalpabile come la cosiddetta “verità giudiziaria” nei casi Meredith Kercher, Sara Scazzi e tutti gli altri con cui Bruno Vespa plasticomunito ci ha ammorbati, sta un po’ nel mezzo … Soru in redazione, almeno una volta, ci è passato … quindi riponga almeno il 50% della sua vana saccenteria, e sia più rispettoso nei confronti del blog, del suo tenutario e di chi ci scrive, Ma chi crede di essere, caro Ricci?
Vi siete sciacquati ben bene la boccuccia? Bene! Intanto nessuno di voi ha prodotto nemmeno uno straccio di porva che Soru sia o fosse stato il finanziatore, editore e “aguzzino” di Sardegna 24, ma solo ed ancora una volta riporti, vulgate e dicerie in salsa beota, chiedete a Gio Maria Bellu chi dirigeva il giornale, e poi chiedete a quei ragazzi sulle quali disavventure state costruendo castelli di merda, o mi tirerete fuori qualche altro anonimo “redazionista” che ha visto Soru frustarli, umiliarli e licenziarli? Innanzitutto, al posto loro, mi sentirei pesantemente offeso perchè con le vostre sciacquetterie li state disegnando come cani al guinzaglio di Soru, e questo spero che, nel loro stesso interesse, lo smentiscano quanto prima, e poi, invece di andare o mandare gli Atzori vari a scrivere tavanate sulla pagina F.B. del (ex) giornale, leggetevi se da quel fronte qualcuno ha risposto alla mia precisa domanda, postata ieri sera, che vi riporto in calce:
“Scusate, perchè nessuno dichiara apertamente che Soru dettava la linea editoriale, assumeva e licenziava i giornalisti, finanziava il giornale e poi ha smesso e lo ha fatto chiudere, cosa che in tanti (troppi) sottintendono? Forse semplicemente perchè tutto questo è falso??? Ditecelo! ”
Io non ho problemi ad andare e tornare da Marte, schillelleddi cari, siete voi che avete un cervello limitato da Sa Illetta da una parte, Viale monastir e il Poetto dall’altra, ma davvero vi credete cosi informati? Chiedetevi perchè nessuno, e tantomeno meno voi, dichiara di essere certo e fuori da ogni ragionevole dubbio di poter confermare le cazzate che dice… Ci si biri si, ma questo venerdi… Cosi anche Venere non è geloso…
http://www.sardegnademocratica.it/culture/sardegna-24-chiude-1.25775#commentsField-
46143
Questo il commento di Massimo Dadea, dimissionario Presidente di Sardegna Democratica sul blog dell’associazione, pubblicato con ritardo e ben dopo il comunicato-supercazzola che dopo tre giorni rompeva il silenzio della associazione forse (forse), si dice, parrebbe legata in qualche modo a Renato Soru e che, del tutto casualmente condivideva spazi con la redazione di Sardegna 24.
Con chi mai ce l’ha Massimo Dadea quando afferma: “La vicenda di Sardegna 24 dimostra una volta di più la spregiudicatezza e l’inaffidabilità di certi imprenditori improvvisatisi editori che utilizzano i giornali come una sorta di autobus, dove salire, fare un breve viaggio, promuovere la propria immagine, soddisfare magari le loro velleità politiche, e poi scendere.”?
Notare: Dadea si è dimesso da presidente proprio perché nonostante la carica da lui ricoperta il suo commento non è stato pubblicato, se non dopo la sua decisa presa di posizione.
Tra i commenti c’è n’è anche uno -piuttosto piccato- del Direttore Giovanni Maria Bellu, che lo propone anche sulla sua pagina di facebook: https://www.facebook.com/giovannimariabellu/posts/378945708789409
Tutto ciò premesso ammetto e dichiaro: io in quanto schillelleddu sono solo chiacchiere, e neanche ho un distintivo.
Le mia capacità di indagine sono inferiori a quelle dell’Ispettore Clouseau.
La mia “boccuccia”, che mi premuro di sciacquare con regolarità, sparerà qualche fesseria ma di sicuro -mi perdonerà l’amico Ricci se mi adeguo per un attimo all’altezza del suo raffinato eloquio- non bacia il culo di nessuno.
Quali prove ti servono, o amico dalla bocca larga e dai modi bruschi?
Perché non ci sveli tu, invece, il perché e il percome, la rava e la fava?
Si dà il caso che chi ha lavorato in Sardegna 24 abbia un punto di vista un pochino differente dal tuo, che sempre per caso collima con quello di autorevoli collaboratori e commentatori che scrivevano sul giornale in questione.
Ma tu sai tutt’altro, e allora spiegacelo tu, che sei introdotto e puoi ben spregiare il “redazionista” che insinui sia stato inventato alla bisogna.
Sottoscrivo al 100% le affermazioni del compagno Neo. Quanto agli “schillelletti” ho superato da tempo la quarantina e ho visto cose che voi umani … per cui, Gavino Ricci, dello schillelletto naraddu a tzia rua … a parte il fatto che gli “schillelletti” riservano amare sorprese a quelli che “sciu tottu deu”, come uno ad esempio che è diventato sindaco di Cagliari ad onta di ogni previsione (ciao Massimo …). Comprendo l’intento di difendere Renato Soru a oltranza (su un forum che non ricordo qualcuno, caro Ricci, ha usato un’espressione decisamente più colorita nei suoi confronti …), però cavolo qualcuno dovrebbe pur accorgersi quando sta diventando controproducente …
Cesssss!! Leggo su Facebook che sei stato accusato di essere il colpevole della chiusura di Sardegna24 grazie a questo blog. Stravanato!!!! Magari sei tu che hai sconfitto Soru alle regionali o che hai fatto vincere Zedda a Chiagliari!!!! Ma chini sesi? Auric Goldfinger? Il Numero1 della Spectre? Stampu Nieddu?
@Gavino Ricci
Quanta foga: sicuro che ne valga la pena? Le pare che il dibattito sia quello che propone Lei? Forse non è neppure il caso di sprecare tante parole, comunque provi a fare un giretto in rete leggendo le dichiarazioni di Bellu&C (come suggerito da Biolchini).
Quando scende da Marte si porti dietro un bRocchetto con il marchio Sardegna, così Pili ci può far vedere come sono fatti.
Cordialmente,
Io su Marte? E perchè no?! Ma lei mi pare davvero terra terra, si dia al gossip, che le si addice di più, sulla pagina facebook di S.24 non c’è nulla che contraddica ciò che affermo, o si riferisce per caso alle dimissioni di Dadea? Il tempo è galantuono, anche negli anni luce….
Ma chieda piuttosto a Francesco Giorgioni, di cui si fida e e quella fiducia la merita tutta, chi dettava la linea editoriale del giornale, chi assumeva o licenziava in redazione, e scoprirà su quale galassia è finito lei…
Lei stesso, Amico Ricci, ci fa parte di un segreto: “la sede, (di Sardegna 24) che fra l’altro era ed è rimasta anche di Sardegna democratica….”
Quindi dalle sue parole molto bene informate apprendiamo che S24 e Sardegna Democratica praticamente convivevano, ma se ho ben capito Soru non lo sapeva, e neppure aveva partecipato al tutto.
Sarà, ma questa espressione: “a mia/sua/loro insaputa…” si sta inflazionando pericolosamente.
Ma va bene, ci credo.
Visto però che non era Soru a dettare “la linea editoriale del giornale” perché non ce lo dice lei, chi era, e come e quando, lei che lo sa meglio di tutti? Farebbe cosa grata.
Dai toni adoperati da Melis e Giorgioni, a me quasi quasi viene il sospetto che il vero editore fosse Paperon De Paperoni, munifico imprenditore di Paperopoli. Certo, se invece di propinarci la Mongiu e Mannoni avesse mutuato dal Papersera le prestazioni dei valenti cronisti Paolino Paperino e Paperoga (ovviamente a un dollaro al giorno con spese a carico, ma ahimé, questa rischia di non essere troppo lontana dalla condizione che si vive in certe redazioni di giornale) almeno ci saremmo fatti quattro risate. E forse Sanluri 24, divenuto Paperopoli 24, non avrebbe chiuso.
Redazionista, a fare che cosa nella sede, che fra l’altro era ed è rimasta anche di Sardegna democratica? Ce lo racconti, la prego, invece di sottintendere sibillinamente.
Le ripeto la domanda Biolchini, documenti con prove e non con copie di contratti che non certificano un bel niente, la veridicità di quanto afferma anche nell’articolo su Tuvixeddu, dove ripete sino alla nausea “il giornale di soru” riferendosi al sardegna 24, invece di girarci intorno. E stia tranquillo (per quanto la sua coscienza le permette) che avrà modo di sapere chi sono al T.Massimo venerdi.
Signor Ricci se le vengono a dire “Ajò a fare una gita in corriera!”, presumo che lei chieda, e gli altri le dicano, chi farà parte dell’allegra comitiva.
Può davvero credere che un giornale sia meno importante di una gita in corriera?
Ok, Sardegna 24 non era il giornale di Soru, Soru non c’entra nulla, Soru non ne ha determinato la linea politica, Soru non ha chiesto ai suoi amici imprenditori di impegnarsi economicamente nell’impresa editoriale. Soru non è mai entrato in redazione e Soru ovviamente non ha mai litigato con Bellu per via della linea impressa al giornale. Visto che io sono inaffidabile (d’altra parte, chi fra noi non conserva in casa un contratto da vicedirettore di S24, no? Si può scaricare da internet, mica te lo mandano dopo settimane di incontri riservati e riunioni), visto che per lei Giorgio Melis è inaffidabile, visto che per lei Giorgioni è inaffidabile, visto che per lei lo stesso Bellu è inaffidabile (ha letto l’ultimo capoverso dell’editoriale dell’ultimo numero? Il riferimento a Tiscali le sembrava casuale?), le dica al direttore e agli altri giornalisti di Sardegna 24 le sue incrollabili verità su Soru. Lo chieda a Dadea se Soru c’entrava qualcosa col giornale e vediamo cosa le risponderà. Vada sulla pagina Facebook di Bellu e legga cosa stanno scrivendo di Soru. Caro Ricci, sperò vivamente che ce la faccia ad essere venerdì a Cagliari, ma non so se le basterà una settimana per arrivare da Marte (pianeta sul quale mi sembra lei viva). Buon viaggio!
Io sono sicuro, anzi issimo di quanto affermo, e sarò certamente al Massimo per sentire cosa ci racconteranno Bellu e Concita, lei invece Biolchini, non è nemmeno commovente, ma patetico con questa sua saccente sicumera, un giornalista serio alza il telefono e chiama tutti, nessuno escluso, gli interessati, lei lo ha fatto? No, perchè lo so per certo dalle stesse persone che continua a tirare in ballo a questo punto non in malafede ma con vera propensione alla calunnia e alla diffazione, io ho le prove, fra l’altro non difficili da dimostrare, di quello che dico, se lo chieda lei, se è cosi sicuro sicuro sicuro che quel giornale, come afferma a titoloni cubitali, fu “voluto da Soru e da Bellu”, davvero terrificante, patetico appunto. Ci vediamo al teatro Massimo, dove sperò avrà il coraggio di ribadire quanto afferma lei qua e di assumersene la responsabilità, a si biri…
Senta, io non so chi sia lei per fare certe affermazioni. So invece chi sono io: uno a cui era stata proposta la vicedirezione di Sardegna 24 e che ha rinunciato per motivi personali. Se vuole le mando anche il contratto (ancora lo conservo). Mi stia bene.
La sua freschezza è commovente, stupida e basata sul nulla.
Io Soru l’ho visto in redazione. Altrochè!
Non sono un simpatizzante di Biolchini, ma onestamente lei è proprio mal informato e mal consigliato. Se ne faccia una ragione.
Devo riconoscere la sua abilità, Biolchini, nel nascondersi dietro ad un dito, ma devo sottolineare la sua incapacità di leggere e comprendere le parole di Giorgio Melis, che si riferisce, evidentemente per chi conosce l’esatta circostanzialità dei fatti, alla richiesta che gli editori (quelli veri e non presunti fra quali Soru non è elencato perchè semplicemente non ne ha mai fatto parte) fecero al Presidente di Tiscali di proporre a G.M. Bellu la direzione del giornale, e questo fece, Bellu accettò e da quel momento non si sono più ne’ visti e ne’ sentiti, il coinvolgimento di Soru in questa vicenda finisce lì, non ha mai messo ne un centesimo nell’iniziativa, non ha mai assunto o licenziato nessuno dei giornalisti e collaboratori che ne hanno fatto parte, ma ancora più importante, e lo può tranquillamente verificare chiedendo proprio a questi ultimi, non ha mai messo piede in quella redazione e non ha mai chiesto a nessuno di essi, direttore compreso, particolari tipi di articoli o di pubblicità. Questo con la speranza che la si smetta di tirare in ballo, insinuosamente o in malafede perchè di buonafede non si può certo parlare, persone che nulla hanno a vedere con i fatti descritti. Grazie
Caro Ricci, lei è commovente. Vada venerdì prossimo al Teatro Massimo a dire queste cose e vediamo cosa le risponderanno il direttore Bellu e gli altri giornalisti di Sardegna 24. Sicuro che Soru non ha mai messo piede in redazione? Sicuro che non ha mai chiesto nessun tipo di articoli? Sicuro di tutto ciò che ha affermato? Sicuro sicuro? Si informi un po’ meglio prima di parlare di malafede. E non prenda posizioni di cui potrebbe pentirsi in tempi rapidi. Ha visto cosa sta succedendo a Sardegna 24? E secondo lei perché Dadea si è dimesso dalla presidenza dell’associazione fondata da Soru?
Spero proprio di non venire censurato e trovarmi costretto a ricorrere ad altri mezzi, ma sarei curioso di sapere da quali fonti il tale Gabriele.Ainis prenda le sue info-diffamazioni e con quale cura ne verifichi la veridicità, pregandolo di quantificare e documentare in quanto e in cosa consistesse la sua asserita partecipazione del tanto citato Renato Soru nel quotidiano Sardegna 24 , la stessa domanda la giro poi al tanto bene disinformato Biolchini e a quanti si sciacquano la bocca tramite tastiera anche su questo blog. Su, che voglio proprio ridere…
Scrive Giorgio Melis, editorialista di Sardegna 24 (questo il link: http://www.altravoce.net/?p=2271):
Indicando preventivamente responsabilità da ribadire, il 9 giugno scorso – su http://www.altravoce.net, ancora consultabile – scrivevo sulla “Guerra preventiva al nuovo quotidiano diretto da Bellu, sponsor Soru”. La parte finale è pertinente come conclusione di oggi. Eccola (in sintesi): “ Il terzo (giornale) incomodo sarà quel che riuscirà ad essere per la forza che gli sarà dato di esprimere. L’eccellente direzione non basterebbe a garantirgli d’essere robustosu e forte, se avrà alle spalle gracilità di mezzi e di apertura mentale nel segno dell’autonomia.. Un giornale nuovo non fa primavera, neanche sarda, se nascendo piccolo non cresce per orizzonti larghi che si dà e percorre: resta rachitico. La sfida non è solo per Bellu. Se non potesse affrontarla con concrete possibilità di vincerla, il fallimento non sarebbe suo ma soprattutto dell’editore in senso lato. Ricadrebbe anche su Renato Soru come sponsor: sul piano umano, politico, d’immagine e di sostanza. Sarebbe anche un’occasione perduta per la Sardegna, ormai quasi senza chances su tutta la linea”.
Basta o devo continuare?
Volano gli stracci a Sardegna Democratica.
Massimo Dadea annuncia le dimissioni dalla presidenza per supposta censura di un suo articolo sulla vicenda Sardegna 24, fortemente critico nei confronti di Sua Maestà.
Il Prof. Gianmario Demuro, componente del direttivo di SD, dice trattarsi di un equivoco auspicando che il tutto rientri.
http://www.sardinews.it/snews/legginews.php?n=2252
Perdonate l’intromissione, permettete una domanda. Appurate le responsabilità degli editori, che pure hanno rimesso migliaia di euro in soli 4 mesi, a chi spetta presentare il piano editoriale di un quotidiano?
E poi mi sembra si continui a marginalizzare la posizione delle persone che bene o male cercavano semplicemente di fare il proprio mestiere: i giornalisti.
Quando mesi fa denunciavo lo stato in cui versava la mano d’opera non mi filava nessuno, per premio mi è stato impedito di scrivere sulla bacheca di S24, giornale di cui ero collaboratore (a borderò, 7 euro a pezzo in media pur lavorando a tempo pieno, bella retribuzione per un professionista… versata tra l’altro con mesi di ritardo), solo il mio blog non poteva essere oscurato.
Oggi tutti si son svegliati analisti ma ormai non si può far più nulla, occorreva cambiare qualcosa prima che la rotta si perdesse definitivamente.
Cordiali saluti
Franco Colomo
Non c’è spazio per un altro giornale a pagamento
In più c’è stata l’uscita congiunta di 2 quotidiani, di cui 1 free press.
Lo spazio di mercato era ridottissimo; quello dell’alternativa informativa superato dall’uscita di Sardegna Quotidiano
Caro amministratore delegato, editore, produttore, redattore, giornalista, direttore pubblicitario, cineasta…
I consumatori tradizionali non torneranno. La pubblicità non tornerà. I media, i brand e le forme di narrazione consolidata non torneranno.
[…]
Non mi sveglierò una mattina dicendo. “Ehi, la rete non fa per me, voglio cominciare di nuovo a comprare cd, libri stampati e giornali di carta”.
[…]
Non basta starsene seduti ad aspettare, ignorando che l’impiegato della vostra azienda […] non compra più l’edizione cartacea dei quotidiani.
[…]
Cordiali saluti,
Nick Bilton
(da: N. Bilton – Io vivo nel futuro – Codice 2011; conclusione del libro)
Io aggiungerei: Non basta aspettare il prossimo Soru disponibile ad aprire il portafoglio. Forse i Bellu&C (ma anche tutti coloro che plaudivano all’avvento di S24 ed ora si intorcinano su commenti surreali) avrebbero dovuto leggerlo (per chi ama questo genere di temi, l’edizione originale, che ha fatto scalpore in USA, è disponibile dal 2010)
Leggo ogni giorno due quotidiani locali e tre nazionali sulla rassegna stampa della Camera dei deputati. Sardegna 24 era una brutta copia dell’Unità e del peggio del Giornale di Sardegna. Con giornalisti professionali, non solo Bellu e Giorgioni, ma partiti con un pregiudizio : sparare su Capellacci e contro i nemici interni della sinistra non allineata con Soru. A sostegno un’inflazione di firme spesso indigeste promosse a editorialisti, col solito codazzo di intellettuali che scriverebbero anche sui muri pur di apparire. Poi la virata, con le inchieste e qualcosa di più leggibile. Pubblicità quasi zero, che poi è la linfa vitale di qualsiasi organo di stampa. Con lo sponsor che ha dato forfait quando era ormai certo che non avrebbe più brigato per tornare alla presidenza della Regione, con quei grossi problemi giudiziari ancora aperti. Peccato, perché Bellu e quei bravi ragazzi al seguito non meritavno di essere traditi. Ricominceranno ? Me lo auguro.
@Gildo
Mi scusi, ma se al giornale erano: “partiti con un pregiudizio : sparare su Capellacci e contro i nemici interni della sinistra non allineata con Soru. A sostegno un’inflazione di firme spesso indigeste promosse a editorialisti, col solito codazzo di intellettuali che scriverebbero anche sui muri pur di apparire”, perché poi spera che ricomincino? Ne sente la mancanza o preferirebbe un’altra cosa?
Cordialmente,
Forse intendeva dire che ricomincino i soli giornalisti, i professionisti che di solito fanno un giornale, e non tutti gli intellettuali, politici, nostalgici e co. che hanno scritto su Sardegna 24.
É evidente quanto fastidio dia Soru, a molti, ed è anche sin troppo facile cavalcare questo filone ben orchestrato trasversalmente fra amici, amighixeddus e amiconi di destra, di sinistra e di “prima pagina” basato sull’attacco al carattere o alle iniziative della persona perchè politicamente non si hanno argomenti. Intanto Zuncheddu è sempre lì, con i suoi affaires palazzeschi e le sue bufale di strada, anche Cappellazzi è ancora lì e la Sardegna va a ramengo, ma il problema è sempre Soru (¿), certo solo per qualche ingurtosu strabico, forse geloso del fatto che nessuno lo ha chiamato a scrivere sul New York Time o sul Corriere o sullo stesso Sardegna 24, che dire, sorridiamoci sopra che è meglio, tanto nel paese dove tutti sono coach e nessuno gioca (specie con propri soldi e mezzi) la critica facile e il dito puntato sanno farli tutti, e qui se ne leggono tanti, anche troppi. É facile anche far finta che inchieste come quelle che descrive sig. Zuseppe, come quella del Brotzu, quella sull’Ente Foreste, sui dirigenti regionali oppure sulla Frottola sarda e tante altre non ci siano mai state, tanto per parlare di travi e pagliuzze, ognuno si guardi gli occhi suoi, ogni tanto , magari correggendo l’evidente strabismo.
Guarda che a dare la colpa a Soru del fallimento del progetto S24 sono stati Giovanni Maria Bellu e Giorgio Melis. Così, giusto per puntualizzare.
Vito, pacatamente, sommessamente, in punta di piedi: ma se bellu e tutti gli alfieri del buon giornalismo hanno avuto a che fare con un “editore occulto” perchè non l’hanno denunciato da subito? Perchè hanno, per tutta la breve vita del giornale, preso per i fondelli i propri lettori facendo credere che l’editore fosse qualcun altro? Perchè non si sono opposti a questo miserabile inganno e denunciato la protervia e arroganza (sic) dell’uomo di sanluri? Non sarà per caso che il civraxiu di sanluri, fintanto che c’era, comunque piaceva?
Secondo mia sorella ha chiuso anche perché usava un tipo di carta costosa e non c’erano firme di giornalisti famosi.
Il dibattito si arricchisce di due contributi. Su Sardegna Democratica è comparso un commento dal titolo “Nell’auspicio di una rinascita”. Non l’ho capito molto bene, ditemi cosa avete capito voi.
http://www.sardegnademocratica.it/culture/nell-auspicio-di-una-rinascita-1.25771
Il commento di Giorgio Melis invece l’ho capito benissimo!
“La ballata triste di “SARDEGNA24″. Editore improbabile e responsabile per vite allo sbaraglio. Sasso in bocca e lingua tagliata: silenzio sull’Isola che resiste”.
http://www.altravoce.net/?p=2271
Era ora che il prestigioso Blog di Sardegna Democratica esprimesse un parere, ancora più autorevole perché non firmato.
Il post finisce con parole chiare e inequivocabili:
“Oggi leggiamo pagine di una retorica nauseabonda su Cicito Masala o su Sergio Azeni o su Sardegna 24. In vita e non solo loro furono vittime di un ossimoro che è la “dialettica del disconoscimento”.
Quante lacrime e quanti coccodrilli alla loro morte. Perché qui bisogna morire per consistere nella dialettica del riconoscimento ed essereOggi leggiamo pagine di una retorica nauseabonda su Cicito Masala o su Sergio Azeni o su Sardegna 24. In vita e non solo loro furono vittime di un ossimoro che è la “dialettica del disconoscimento”.
La pubblicità di Sardegna 24 diceva che era ora di voltare pagina.
Ancora una volta lo diciamo nell’auspicio che Sardegna 24 riparta quanto prima. del quotidiano. Quel primo luglio scrivevamo che bisogna tenere alto il pensiero critico perché solo così siamo cittadini e non sudditi. Solo così agiamo democrazia, avendo come riferimento la Costituzione e lo Statuto della Sardegna.
La pubblicità di Sardegna 24 diceva che era ora di voltare pagina.
Ancora una volta lo diciamo nell’auspicio che Sardegna 24 riparta quanto prima.”
Ecco il punto: la dialettica del riconoscimento. Per Sardegna Democratica bisogna uscire “finalmente fuori dal tribalismo e dal cannibalismo del quotidiano” e per questo fare un commento senza citare neppure per sbaglio le figure degli (dell’) editore. Quindi senza riconoscerlo.
Arrori!
Il copia incolla si è impastato (chiedo scusa), ecco la veritiera e integrale chiusura del commento, leggermente tardivo, postato nel blog di Sardegna Democratica sulla chiusura di S24:
“Oggi leggiamo pagine di una retorica nauseabonda su Cicito Masala o su Sergio Azeni o su Sardegna 24. In vita e non solo loro furono vittime di un ossimoro che è la “dialettica del disconoscimento”.
Quante lacrime e quanti coccodrilli alla loro morte. Perché qui bisogna morire per consistere nella dialettica del riconoscimento ed essere finalmente fuori dal tribalismo e dal cannibalismo del quotidiano. Quel primo luglio scrivevamo che bisogna tenere alto il pensiero critico perché solo così siamo cittadini e non sudditi. Solo così agiamo democrazia, avendo come riferimento la Costituzione e lo Statuto della Sardegna.
La pubblicità di Sardegna 24 diceva che era ora di voltare pagina.
Ancora una volta lo diciamo nell’auspicio che Sardegna 24 riparta quanto prima.
Con rispetto parlando, a me sembra che gli amici Tabby Cats imbastiscano una supercazzola prematurata come se fosse una dialettica del quotidiano Sardegna 24 per la tarapa tapioca di Soru.
Non so se mi sono capito.
Forse ti sei capito ma non ti sei spiegato, o Neo. Secondo me comunque è così: Se Soru fosse Antani schiribicch’e buffalini e talismano nano come se fosse di cappotto dell’amico fantepuma. Ci avessi capito qualcosa di quel pezzo, e si che l’ho letto tre volte. App’essi accallonendimì del tutto? …
Seus in dusu, anzi se permetti su prusu stontonau seu proppriamenti deu.
Ma vedi, è tutto un abbaglio, Soru nulla seppe e nulla vide.
Forse non si dice così, la formula è un’altra, aspetta che la cerco… eccola, postata qualche intervento sopra: Soru fa parte delle “persone che nulla hanno a vedere con i fatti descritti”.
Si sarebbe limitato a contattare Bellu per conto degli editori. Così si fa.
Stiamo ai fatti e non alle congetture.
E io ci credo, anche perché, se Sardegna 24 fosse stato davvero di area riconducibile a Soru, lo stesso Presidente di Tiscali non si sarebbe affannato a negare, e a chiarire da subito fatti e circostanze, per smentire la maliziosa vox populi, come invece ha fatto senza posa dal primo minuto.
Se fosse stato di area “soriana” avrebbero scritto, tanto per dire, prevalentemente intellettuali simpatizzanti e addirittura ex assessori, cosa mai successa, come tutti sappiamo.
Basta, è evidente in maniera solare che Soru non c’entra niente, e chi lo afferma è in malafede porca.
P.S. Amico Zunk, siamo d’accordo? Domani ci vediamo da Operti per il check up periodico delle sveglie che portiamo al collo…
See You!
Quoto al 100% le parole di Melis:
“Nessuno obbligava alcuno a promuovere un nuovo quotidiano, se non aveva, non poteva o non voleva mettere in campo quel che serviva per farlo vivere. Dunque, è responsabile della sua morte: senza poter nascondere la mano dopo averci comunque messo la faccia, appena travisata dietro altre fisionomie. Dunque, nella ballata triste di Sardegna24″ c’è stato un editore improbabile ma responsabile, l’opposto del direttore. La figura dell’editore responsabile in questo caso è particolarmente grave perché penosa sul piano imprenditoriale, disastrosa su quello “politico”, inaccettabile su quello morale. In sintesi, insipiente arroganza che ha mandato allo sbaraglio professionisti e persone. Trattati con sprezzante insensibilità, come entità trascurabili: vite di scarto per l’indifferenza di personaggi che ignorano il fattore umano nei loro aridi conti.”
S24 era un giornale che ho letto con piacere, esclusi alcuni editorialisti bambissimi e alcune notizie bucate appositamente. Si è immolato per il suo editore occulto che l’ha lasciato morire senza pietà. A mio avviso è la più grande sconfitta umana e politica di Soru.
E’ colpa di Soru, è colpa di questo o di quell’altro? Ma companeros scherziamo??? Quando un giornale non vende, ci sono delle ragioni ben precise ed individuabili. In primis si è capito che quel target di lettori con cultura medio/alta, con un buon redditto, il giornale o lo leggevano a scrocca o lo sbirciavano dalle rassegne stampa sempre “agratis”! Il companeros ed il rurales no. Loro si che ci credevano all’iniziativa editoriale e quell’euretto al giorno lo spendevano ben volentieri. Ma veramente pensate che gli “intelleditorialisti” scrivevano per rilanciare l’immagine e l’azione di governo di Renato Soru? Ma non spariamo cazzatte, per favore! Questa gente (tranne forse uno mì, Mannoni) ha scritto solo per lanciare se stessi! Esempi? Moltissimi. I pastori vengono manganellati a Roma? L’esperienza ed il parere di Michela Murgia! La nave tirrenia affonda? Vi racconta la sua odissea lo scrittore Soriga…Potrei continuare all’infinito. Ma dovera il giornale del Popolo, della gente comune, della cronachetta leggera che piace tanto a tzia Marietta e tziu Claudinu? E soprattutto dov’erano i loro pareri (anche se coloriti) su quanto ci stava accadendo intorno. Spiace dirlo ma Sardegna24, muore sì perchè non vende, ma prima ancora muore per eccesso di Snobbismo. Le esperienze servono tutte, sebbene sembrino ora negative, ed anche i giornalisti, oggi senza lavoro, ne traranno il giusto insegnamento. In fondo in fondo questa vicenda è anche la metafora della Sinistra Sarda di oggi. Pd e Sel compresi! Delegare sempre quelli con la parlantina facile e con la cravatta in tasca pronta per le occasioni che contano. Lasciare altresì in panchina o in decantazione, i portatori d’acqua, quelli del congiuntivo non sempre ortodosso, quelli che ai problemi della piccola gente ci pensano veramente, quelli che alla Politica ancora ci credono.
Hasta la vista a todos e solidarietà ai veri Giornalisti di Sardegna24.
A giugno comprai il primo numero di Sardegna 24: ne rimasi deluso perché lo trovai troppo schiacciato sul suo editore ombra, Renato Soru: quello che non frequenta troppo il consiglio regionale.
Mi sarei aspettato di leggere una bella inchiesta sul Galsi, ma niente…dopo qualche settimana mi arrivò sotto gli occhi un articolo di quel dinosauro di Muledda. Pessimo. Allora non lo comprai più per mesi, preferendo SARDEGNA QUOTIDIANO di cui ho comprato almeno 40-50 numeri in questi mesi: lo trovo (lo trovavo) più INDIPENDENTE. E COSTA MENO.
Per quanto riguarda gli editoriali e i commenti: (secondo me) personaggi come Dadea, Broccia e sorame vario non hanno mai avuto nulla di particolare da dire: difficile possano farlo ora. Gli articoli di alcuni personaggi iperinflazionati del mondo culturale sardo difficilmente li leggo sui loro blog. Comprare un giornale per leggere loro: figuriamoci! Non ho bisogno del filtro del loro sguardo per leggere la realtà. Forse.
in ogni caso sottolineo di avere apprezzato di più la fase 2 di Sardegna 24, meno soriana, più indipendente, con gli occhi aperti sul sociale. Quindi, auguro alla redazione di trovare il modo di salpare con una barca più robusta.
Come già detto in un commento al post di G Ainis… credo che i problemi essenzialmente siano 2:
il primo, che gli imprenditori disposti ad investire sull’editoria in Sardegna, sono pochi e, purtroppo, legati strettamente alle sorti politiche o comunque, della loro sfera di potere.
Il secondo, è che i giornali, (non ostante qualche penna valida, dalle nostre parti, ci sia), l’unica informazione che fanno, è riguardo la cronaca locale, i morti, lo sport.letture veloci, da cesso, da bar, da caffè volante in ufficio o da orario di lavoro da pubblico impiego.
E’ un cocktail che non produce di sicuro una bevanda di qualità, che non fa altro che rafforzare lo strapotere dell’ Unione Sarda, colosso dai piedi d’argilla, ben saldo grazie alla piena soddisfazione delle 2 succitate condizioni: foraggiato dal potentato Isolano, garante del fatto che.. quelle quattro o più righe sul vicino carcerato, sull’incidente cui ha assistito qualcuno, su qualcosa di cui sparlare, sul classico morto di cui dire- “Du connoscemmu de pitticcheddu”-..sulle sorti de su Casteddu nostro adorato.. non mancheranno mai, e che sono quelle che non hanno colore politico, sono asettiche dure.
Ciò detto, spero che prima o poi, qualche altra iniziativa culturale in tal senso, vada ad affiancare..ad esempio, realtà come Fuoritema, ottima e innovativa, che da tutti questi discorsi prende le distanze, autofinanziandosi, autodeterminandosi. Lunga vita!
Inevitabilmente ci si interroga oggi sulle cause che hanno portato, appena sette mesi dopo, gli editori di Sardegna 24 ad abbandonare l’impresa: non avevano valutato bene le potenzialità del mercato? O sono sopraggiunti motivi extra imprenditoriali che hanno fatto venire meno le ragioni per tenere in piedi il giornale? In attesa di capire meglio come è andata, è interessante notare che in un’intervista rilasciata ieri al tg regionale, il direttore di Sardegna 24, Giovanni Maria Bellu – nel frattempo divenuto anche editore dello stesso giornale che dirigeva per tentare di salvarlo – ha sostenuto che cercherà di far rinascere Sardegna 24 in una nuova forma, magari una cooperativa. Cioè in quella forma societaria ammessa a fruire dei contributi pubblici per l’editoria, in forza del provvedimento regionale voluto dal consigliere Uras di Sel. Che dire? Che è sconcertante assistere alla disinvoltura con cui certi imprenditori giocano a fare gli editori sulla pelle dei lavoratori e nello stesso tempo sconfortante ricordare che 7 mesi fa alcuni “puri” di sinistra (perché corrotti sono sempre gli altri) ma stranamente favorevoli al libero gioco del mercato per quanto riguarda la circolazione delle idee e dell’informazione, bollarono quel provvedimento di legge a favore di cooperative costituite da giornalisti lasciati per strada da editori-avventurieri, come un favore a Sardegna Quotidiano. Auguri ai lavoratori di Sardegna 24!
(da http://unaltrasestu.com/2012/01/30/sardegna-24-chiude-ma-non-per-sempre/)
Chiedo scusa per gli errori di battitura, ho scritto di getto
Pratico questo blog ma non intervengo spesso, la vicenda di S24 merita una riflessione. Il giornale ha chiuso e questo non va bene ma non va bene neanche che una parte della redazione col direttore in testa adesso minaccino “stiamo tornando” come se ci fosse qualcuno che dovrebbe temere qualcosa. Per capirci, basta menare il torrone con queste inchieste che si sarebbero trovate su S24. A parte le notizie su Milia alla quale il giornale ha dedicato pagine e pagine e pagine, cosa è stato scoperchiato? Io spesso vi ho trovato (lo dico per conoscenza diretta) comunicati del sindacato dei regionali, uno tra tanti eh, spacciati per notizie in esclusiva, tornando a Milia poi era un obiettivo indiretto della guerra dichiarata dal direttore Bellu al blog Liberi a Sinistra di Mondino Schiavone che lo perculeggiava mi si passi il termine….anche se alla fine ha avuto ragione il blog. Leggendo poi vari commenti scopriamo che un giornale che parlava contro precariato, posti di lavoro mancanti e insicuri aveva in seno gli stessi mali contro cui puntava il dito, contratti precari, mancati pagamenti…insomma, un atteggiamento tipico di certa sinistra che la pagliuzza e la trave confonde spesso…..quanto agli editorialisti o pseudoeditorialisti, maccheppalle, Cappellacci cattivo noi buoni. Uno degli ultimi numeri che ho acquistato? Si parlava di Tirrenia e per dire quanto fosse brutto viaggiarci mi sono trovato tra le mani le esperienza di Flavio Soriga, Marcello Fois, Elena Ledda, Michela Murgia eccetera eccetera. Mi sarebbe interessato conoscere i debiti e le truffe dietro quella schifezza di nave oppure sapere come Peppina Prasciolu di Tratalias ha vissuto lo stesso viaggio quando è andata per farsi curare. Un giornale chiude se non vende, succede anche alle panetterie, a volte non si vende perché non si hanno notizie e la gente vuole sapere quello che non sa, non leggera cosa pensa l’intelletuale di turno su ciò che sa, e non essendo un bue capisce già da se….
Premessa: ho collaborato con S24 per una delle tanto vituperate “rubriche di opinione”, per cui potrei avere una visione di parte, sebbene la mia persona sia tutt’altro che prestigiosa o conosciuta.
Ma, scusate, questa storia delle firme eccellenti che coprono la cronaca io non la capisco proprio. Visto che tanto state parlando soprattutto di Michela Murgia e Marcello Fois, vogliamo andare a contare quanti editoriali alla fine hanno fatto in questi mesi? Davvero così tanti? Davvero in grado di allontanare i lettori come l’Autan per le zanzare e far fallire una intera iniziativa editoriale? Mi sembra che Vito abbia detto in passato che Fois agiva praticamente da Direttore ombra del giornale, anche questa una esagerazione, se posso dirlo.
Dico, ma li leggete gli editoriali sull’Unione? Ma di moralette tantoalchilo e di “signora mia a miei tempi sì che le cose andavano meglio” ne volete? Quante volte a Buongiorno Cagliari si sghignazza (giustamente e di gusto) sulle sparate delle firme prestigiose in prima pagina sul Quotidiano dei Sardi?
Ripeto quanto ho già scritto in un altro post: non si può combattere l’Unione sulla cronaca, loro hanno una struttura organizzatissima e capillare anche nei piccoli centri. Bisognava puntare sul commento e sulla interpretazione dei fatti.
Leggendo qua e là si evince che S24 sia stato un randello politico del centrosinistra, salvo poi sentire che ha penalizzato il PD occupandosi di Milia. Come la mettiamo allora?
Concordo invece che quello che è mancato sin da subito è stata una vera struttura online, aggiornata e competitiva. In Sardegna questo settore è ancora pascolo brado, Unione e Nuova vivacchiano con siti fantoccio, o poco più. Il primo che avrà voglia di crederci veramente (e fondi opportuni) potrà fare grandi cose.
Vado offtopic, ma solo per complimentarmi con te, Andrea. La tua rubrica era acuta, originale e divertente: per me una delle più riuscite.
Grazie k, sei molto gentile.
Io invece penso che sia sul terreno della cronaca giornalistica che ci si può ritagliare un proprio spazio… lo ha fatto il giornale di sardegna e lo sta facendo sardegna quotidiano, che pure non disdegnavano d’ospitare le opinioni. A me piace leggere quello che scrive murgia o fois, ma non compro un giornale per leggere gli editoriali (con l’unica eccezione delle cose di gramellini sulla stampa, forse), neppure quelli dell’unione o della nuova, sebbene a volte ci siano interventi interessanti. Io voglio prima di tutto informarmi. Questo io chiedo a un quotidiano, ancor di più se locale, altrimenti che senso ha pubblicarlo tutti i giorni?! Il resto arricchisce ed è importante, ma non si può rovesciare il rapporto, altrimenti si fa una rivista oppure si scrive in un blog (quello della murgia è molto interessante e lo frequento con grandissimo piacere). Io la penso così e penso che uno spazio – piccolo – c’è tra unione e nuova (due testate importanti, che non stanno ancora puntando a pieno sull’informazione via internet, con più uomini e più mezzi: ecco un altro spazio), per questo auguro ai giornalisti di s24 di trovare una nuova strada per fare il loro lavoro.
Infatti era un rendello di Soru, non del PD
…almeno all’inizio. Randello, non rendello.
@ A. Pusceddu
Premetto che non intendo polemizzare (e perché poi?) né lanciare una provocazione, però il Suo post (come quelli di Etzo prima di lei, o l’editoriale di congedo di Bellu, o il pezzo di Giorgioni, per non parlare di Murgia) mi ha lasciato davvero esterrefatto (e un po’ irritato)!
Tutti quanti dite (lucidamente) che le condizioni di mercato non consentono la sopravvivenza di un prodotto come S24 (ma ce n’eravamo accorti in tanti, anche se è facile dirlo a cose fatte). Perché l’avete messo in piedi?
Abbia pazienza, ma viene il sospetto che tutti quanti (avrà letto ciò che scrive Murgia, che a me pare folle!) foste coscienti della poca spendibilità del prodotto in termini squisitamente editoriali (tanto per fare un esempio, diciamo come Il Foglio, che sta in edicola come transito temporaneo nel percorso dall’offset al macero) ma vi aspettaste un supporto finanziario tale da andare avanti facendo ciò che ritenevate valido (ma non vende) grazie, come dire, ad altre sinergie (cioè al portafoglio di Soru).
Posso domandarle se è così? Se avete dato per scontato che un giornale debba sopravvivere a queste condizioni?
Non voglio fare il finto ingenuo, tutt’altro, la situazione dell’editoria è di fronte agli occhi di tutti (devo fare l’elenco dei giornali che producono carta da macero?) ma bisogna davvero stracciarsi le vesti per la scomparsa di una presunta “voce di cui si dovrebbe sentire il bisogno” ma che “non vende”?
Ricordo la conferenza stampa di presentazione di “Servizio Pubblico” in cui Santoro ribadì (non per la prima volta) che la condizione ineliminabile per fare informazione è la validità del prodotto (ovvio quanto sacrosanto). Servizio Pubblico e Il Fatto, senza contributi pubblici e senza Mamma RAI (ma anche senza Berlusconi in prima pagina, attenzione!) stanno andando avanti perché sono prima di tutto un prodotto valido per l’obiettivo di riferimento (il target, che brutta parola), c’è chi li compra, ecco il punto!
S24 no e, a quanto pare, lo sapevate.
Illudendomi di trovarmi tra coloro che si dicono progressisti (o di sinistra, tanto per non aver paura delle parole) mi domando perché si debba avvallare un’operazione come S24 e poi lamentarsi se va male, ecco tutto.
Guardi lo ripeto per essere chiaro: nessuno (e comunque non io col mio post) vi accusa di essere degli sporchi venduti a chissà quale strana consorteria (ciascuno di noi si comporta come meglio crede e non mi pare di conoscere persone autorizzate a tagliare i panni addosso agli altri) ma stupisce il comportamento a cose fatte. A tradurre i vostri commenti, sembra che diciate: “Ma sì, lo sapevamo che non si sarebbe venduto, però c’era Soru che doveva pagare per farlo vivere” (Testualmente: “Cosa vuoi che succeda quando un editore vuole che qualcuno gli faccia un giornale tradizionale senza dargli la fiducia economica sufficiente per coprire tutto il territorio, e allo stesso tempo non gli dà neanche le risorse per aprirsi una prospettiva verso quei lettori che i giornali di carta non li comprano più?”).
Mi sbaglio?
E in seconda battuta: è sbagliato chiedere a un giornale progressista (di sinistra, se vuole) di essere un buon prodotto per il mondo d’oggi, senza cadere nell’equivoco di affermare che siccome la gente non compra un giornale progressista allora ci dev’essere chi lo paga?
Posso illudermi che sia possibile fare un giornale progressista che vende?
@Biolchini
L’articolo su Sardegna Democratica è illeggibile. Ai bei tempi andati della sezione Lenin avrebbero preso a pappine chi l’ha scritto (o meglio non glielo avrebbero fatto scrivere, sarebbe arrivato da Roma ben confezionato secondo lalinea del Partito!). Secondo me neppure l’estensore ha capito bene cos’aveva intenzione di dire.
Melis, al contrario, fa pare del mazzo di cui sopra: apparentemente vive in un mondo che poco ha a che fare con quello reale (beato lui). Eppure dovrebbe sapere cosa sia un giornale!
@ G.Ainis,
premessa: io non ho messo in piedi un bel nulla, poche settimane prima del lancio del giornale mi è stato proposto di collaborare con S24 con una rubrichetta settimanale. Cosa che ho fatto per amicizia nei confronti di chi me lo ha proposto, oltre che per la piccola vanità di vedere pubblicati i propri pensieri. Faccio un altro lavoro e l’oretta alla settimana richiesta me la sono potuta ricavare senza problemi, per cui non ho chiesto compensi, mi sono limitato a mandare i miei pezzi per email. Se anche comunque avessi pattuito un compenso (lo trova disdicevole?) faticherei a vedermi nel ruolo del venduto. In Macchiato Amaro ho messo la mia faccia (ehm anche in foto) le mie opinioni, intelligenti o meno che fossero non sono mai state eterodirette o ammaestrate per compiacere chicchessia.
Del “dietro le quinte” so poco e nulla, e non posso quindi rispondere alle sue domande relativamente a cosa si pensava di fare, e di come sostenersi. La mia impressione fosse che ci fossero grosse potenzialità, se non altro perché Bellu non è certo l’ultimo arrivato in campo giornalistico.
Le altre affermazioni che mi attribuisce (in pratica che Soru o chi per lui ci avrebbe dovuto lautamente mantenere indipendentemente dalle vendite) non so da dove le ha desunte ma non le condivido.
Quello che ho scritto è semplicemente che il break even si poteva a mio avviso raggiungere con un cartaceo che puntasse sul commento e non sull’ultima ora, e al contrario sul web, con una struttura di rilascio notizie più veloce sul locale.
Ciò detto se un giornale non viene comprato è giusto che non esca in edicola, per cui sono personalmente contrario alle sovvenzioni ai giornali di partito.
Io credo che lei confonda i ragionamenti: lamentarsi sulla mancanza dell’Editore, occulto o palese che sia, non vuol dire che si deve essere tenuti in piedi nonostante l’insuccesso.
Il fatto è che un progetto di questo tipo richiede mesi o anni di transitorio prima di diventare autoportante. Quello che Bellu e Melis dicono è semplicemente che il rubinetto è stato chiuso quasi subito, e molto prima che si potesse arrivare al pareggio.
Sono due cose diverse, o no?
Gentile Pusceddu,
le rispondo volentieri, però non le ho dato del venduto (fortunatamente scripta manent, se Biolchinnus non le cancellat) e mi spiace (davvero) che Lei si aggrappi ad una frase (“mettere in piedi”) stravolgendo evidentemente il senso del mio discorso.
Sul “mettere in piedi” (che significa “partecipare ad un progetto”) trovo conforto nella Sua risposta (“Cosa che ho fatto per amicizia nei confronti di chi me lo ha proposto, oltre che per la piccola vanità di vedere pubblicati i propri pensieri”). Io la traduco così (più o meno): “Ma cosa cercate da me che l’ho pure fatto a tempo perso, tanto per dire?”
Cosa vuole che le dica? Ho detto altrove che non vivo sulla Luna e non ho mai pensato che i giornalisti siano paladini senza macchia&senza paura (ci mancherebbe) però questo si riallaccia a ciò che penso: diversamente da quanto ritiene Lei, non credo che un giornale si faccia con il tempo perso di chi ha (per fortuna, ma non lo dico ironicamente, la prego di credermi) un altro lavoro: non per questioni di etica professionale, ma perché si chiude. Lei si è sentito partecipe di un progetto destinato ad avere successo? Non mi pare, l’ha fatto a tempo perso, per cortesia e per vanità, ma non ha sbagliato Lei (e non mi dica che non sono nessuno per poter dire chi sbaglia e chi no perché lo so benissimo) ha fatto un errore clamoroso chi ha pensato di poter proporre un quotidiano su queste basi.
E infatti cosa dice di seguito?
“Quello che ho scritto è semplicemente che il break even si poteva a mio avviso raggiungere con un cartaceo che puntasse sul commento e non sull’ultima ora, e al contrario sul web, con una struttura di rilascio notizie più veloce sul locale”
Ciò (a mio avviso, ovviamente) dimostra che Lei ha un’idea del tutto avulsa dalla realtà riguardo cosa si possa o non si possa vendere oggi sotto il nome di “quotidiano”. Il suo concetto porta (ovviamente) ad un’impresa destinata a fallire e devo anche dire che siccome questo modo di vedere le cose è condiviso da molti Suoi colleghi (Bellu in testa) non c’è da stupirsi se S24 è finito com’è finito.
Dovrei anche commentare questo: “Il fatto è che un progetto di questo tipo richiede mesi o anni di transitorio prima di diventare autoportante. Quello che Bellu e Melis dicono è semplicemente che il rubinetto è stato chiuso quasi subito, e molto prima che si potesse arrivare al pareggio” .A parte il fatto che i mesi sono passati, vorrei davvero sapere chi sarebbe disposto a mettere i soldi su un prodotto che non si vende e che tutti coloro che si intendono di comunicazione considerano sorpassato (ma non da oggi).
In definitiva, dalle Sue parole, ricavo una risposta alla mia domanda iniziale, se la ricorda?
“A tradurre i vostri commenti, sembra che diciate: “Ma sì, lo sapevamo che non si sarebbe venduto, però c’era Soru che doveva pagare per farlo vivere””
La Sua risposta è: “Non mi sono accorto di nulla, anzi, secondo me (e secondo Bellu&C) se avessimo avuto più tempo sarebbe andato tutto a posto”.
Mi permetta di dirLe che non sono d’accordo con Lei (vorrei esprimermi diversamente ma mi punge vaghezza che Biolchini non lo consentirebbe): devo dire con amarezza che avrei preferito una risposta diversa (e cioè che si era reso conto benissimo che un giornale come S24 è un buco senza fondo e il break-even un miraggio).
Infine: “Ciò detto se un giornale non viene comprato è giusto che non esca in edicola, per cui sono personalmente contrario alle sovvenzioni ai giornali di partito.” Spero che Biolchini me lo passi: avrei preferito che dicesse: “sono personalmente contrario alle sovvenzioni ai giornali che non vendono”. Perché sarà vero che i giornali di partito non vendono, ma vanno al macero anche quelli inadatti al mercato (come S24).
La ringrazio per l’attenzione.
Cordialmente,
Caro Ainis,
non sono sicuro di seguire il suo ragionamento. Premetto una cosa, lei dice che Bellu &C sono miei colleghi, se intende compagni di avventura su S24 va benissimo e me ne onoro, se però intende giornalisti devo chiarire che io non lo sono, non mi spaccio per tale, non vorrei che mi si accusasse di esercizio abusivo della professione.
Forse non mi sono spiegato bene, colpa mia: io ho vissuto epidermicamente il progetto del giornale, nè ho esperienza giornalistica e men che mai di business giornalistico. Quello che quindi volevo puntualizzare è solo che i miei pensieri non erano quello di un insider o di un “bene informato”, cosa che magari uno potrebbe aspettarsi visto che su S24 ci scrivevo.
Altra cosa: io non ho la certezza che con più tempo “tutto sarebbe andato a posto”. Per nulla. Non ho la sfera magica. Dicevo solo che il tempo era condizione necessaria, ma non per questo sufficiente. Però senza il tempo (sei mesi sono pochi, io avrei detto due o tre volte tanto), o meglio senza un supporto continuoe nel tempo di sicuro non si poteva sperare di crescere. Io la sensazione che non tutto andasse a gonfie vele l’ho avuta dopo pochi mesi vedendo per esempio i pochi commenti e le poche condivisioni su FB e social network che i pezzi di S24 avevano (non parlo dei miei che non sono mai nemmeno andati online). Mi aspettavo una partecipazione maggiore, da quello ho capito che le risposte erano sotto le aspettative.
La differenza tra le sovvenzioni ai giornali di partito e i fondi di un editore sono che le prime le paghiamo noi con le nostre tasse, i secondi sono i capitali di rischio di un imprenditore che conta di farci un profitto prima o poi.
Facciamo un esempio. Immagini che dall’oggi al domani un imprenditore decida di costruire a Macchiareddu uno smartphone che possa sbaragliare la Apple. Immagini che chiami dei progettisti con grandi idee, compri impianti all’avanguardia, e poi faccia mancare i soldi pochi mesi dopo. Dove sta la differenza? Non potrebbero giustamente risentirsi tutti quelli che ci avevano partecipato e creduto? O sarebbero degli scrocconi che speravano di campare ad libitum sulle spalle di qualcuno? Per fare le cose servono capitali umani e capitali finanziari. Mancando uno dei due addendi il risultato è zero.
Sul tempo perso: in un giornale di decine di pagine c’è spazio anche per contributi umili e che non salveranno il pianeta, come forse erano i miei. A tempo perso? Forse. Sminuivano il giornale? Mah, lei può crederlo, e ritenere che la presenza di un hobbysta come me degradasse tutta la portata del giornale. Pazienza, faccia pure.
Credo però che il discorso, che pure lei esprime in maniera estremamente cortese e civile, stia però andando su una direzione sterile. Non stiamo discutendo su cosa io A.P. pensavo fosse meglio o meno, perché non sono un addetto ai lavori, e se la mia idea di giornale è avulsa dalla realtà (o da quello che lei ritiene realtà sia) mi spiace, ma in ultima analisi non vedo il problema.
Credo che sia io che lei ci siamo dilungati troppo, rischiando di annoiare chi ci legge, che è sempre una brutta cosa.
La saluto.
Gentile A. Pusceddu,
potrei domandarle di non tagliare a fette i post scritti in fretta e furia su un blog? Non le pare che la tirata sul fatto che lei non sia un collega di Bellu sia fuori luogo (anche perché stravolge il senso di ciò che ho detto)?
“Immagini che dall’oggi al domani un imprenditore decida di costruire a Macchiareddu uno smartphone che possa sbaragliare la Apple”.
Guardi, ho già detto alla Etzo come sia una a metafora improponibile. Bellu che si lamenta non è come un operaio alla pressa: mi rifiuto di accettare (ed è la seconda volta) che un intellettuale che scrive su un quotidiano non veda la differenza. Un Bellu non può pretendere di dirigere un giornale senza rendersi conto che non può andare avanti, come A. Pusceddu che si propone come lettore critico della realtà non può ignorare come sia fatto un giornale, come debba essere congegnato perché possa vendere.
Glielo dico in modo brutale, mi perdoni: l’operario che assembla telefonini non può sapere se sta producendo un prodotto che si può vendere o no, mentre un giornalista ha il dovere di saperlo perché non è un assemblatore di parole prese da un vocabolario secondo uno schema ripetitivo deciso da altri, ma colui che il prodotto lo fa! Non si può dire, semplicemente, che un giornalista scrive nello stesso modo in cui un operario avvita un bullone!
Inoltre: non le ho dato né del venduto né dello scroccone (ma non me lo faccia ripetere, la prego, nelle mie parole non c’è nulla di personale; piuttosto molto sconcerto, questo sì, e amarezza). Ho sostenuto che gli interventi di Murgia, Bellu (e per certi versi anche il Suo, che infatti lamenta una carenza di tempo per arrivare al break-even) contenessero la cognizione precisa dell’impossibilità di andare avanti. Se poi da questo Lei deriva che le avrei dato dello scroccone o del venduto, molto semplicemente sbaglia (ho sostenuto però che non ci si dovrebbe lamentare).
Lascio per ultimo una cosa a cui tengo particolarmente (e che secondo me è rilevante come contributo alla comprensione del problema S24). Il mio commento sul “tempo perso” non si riferiva a Lei o alla validità del suoi pezzi (che possono piacere o meno, lo decidono i lettori) quanto all’atteggiamento complessivo della gestione di S24 (e lo confermo).
Sul resto, abbiamo effettivamente un concetto assai differente di cosa debba essere un quotidiano e di come debba essere fatto perché possa vendere. Capita e le discussioni servono a chiarirsi non a convincere l’interlocutore.
“Credo che sia io che lei ci siamo dilungati troppo, rischiando di annoiare chi ci legge, che è sempre una brutta cosa”
Non so gli altri lettori, io certamente no. Per me è un privilegio poter discorrere con una persona che dentro i fatti c’è stata davvero e non si sottrae al contradditorio, anche con un emerito sconosciuto come me. Del che la ringrazio.
Cordialmente,
Certo che se tutti i lettori erano come il tale Ainis (che attribuisce a M.Murgia le parole di Giorgioni) quel giornale non poteva certo durare tanto. Sposo in pieno la tesi di chi afferma che con i soldi degli altri è facile fare i ricconi e disprezzo la totale contraddizione di chi oggi critica citando personaggi che si sono rifiutati di collaborare al progetto, poteva farlo anche chi oggi sputa sul piatto dove ha mangiato. Sardegna 24 non è certo la prima realtà editoriale che fallisce in quest’isola, le ragioni di tutto ciò sono molto più profonde di tutte le sterili critiche che leggo ovunque su quest’ultimo “decesso quotidiano”. E Lei, sig. Biolchini, prima di gettarsi in facili racconti, perchè non prova a stampare e distribuire il suo quotidiano in tutta l’isola? Durerebbe 1/2 giornata, ne stia certo!
Io che faccio un quotidiano? Ma ses maccu?? Ultimo in porta!
“Certo che se tutti i lettori erano come il tale Ainis (che attribuisce a M.Murgia le parole di Giorgioni) quel giornale non poteva certo durare tanto”
E invece i lettori saressero come Lei e il giornale ha chiuso!
Cordialmente,
abusivo non me l’aveva mai detto nessuno….
L’analisi semplice e limpida di Giorgioni è quella che mi convince di più. (Se avessi un giornale lo assumerei subito 🙂 : una battuta per esprimere solidarietà a lui e agli altri di s24 e per augurargli presto di trovare un nuovo editore). Forse un piccolo spazio editoriale in Sardegna c’era ancora, ma era diffiicle da guadagnare. Secondo me, per farlo c’èra una sola strada da seguire, e cioè cercare di fare quello che un giornalista deve fare: dare le notizie, con il taglio che vuoi, con a margine (ma molto a margine) il commento che vuoi, ma dare le notizie, se possibile di più e meglio degli altri. A volte S24 c’è riuscita perchè ci lavoravano bravi professionisti e un direttore di livello. Ricordo di aver letto inchieste interessanti, ma la linea di fondo era un’altra e il lavoro di cronaca è stato oscurato dalle troppe firme eccellenti messe troppo in primo piano, quasi a sostituire il lavoro dei cronisti, e le opinioni a coprire i fatti. Anche se i ruoli a volte possono coincidere, fare gli scrittori o i politici o gli intellettuali non è come fare i giornalisti. Il giornale non è un atelier ma una bottega dove, di base e con le dovute eccezioni, si fa un lavoro di artigianato, per tanti versi umile, costruito, più che con le belle parole o con ragionamenti brillanti, che al massimo ne costituiscono il contorno, con frasi buone per informare la gente di ciò che sta succedendo dietro l’angolo di casa.
“fare gli scrittori o i politici o gli intellettuali non è come fare i giornalisti”
Con il che è chiaro che i giornalisti non sono intellettuali (e neppure i politici e gli scrittori, a quanto pare!).
Poi ci chiediamo perché i giornali non vendono?
Insomma chi ha scritto sul giornale lo difende, chi lo ha solo letto non ne poteva più. Chi ci rimette sono sempre i poveri abusivi come Giorgioni che sono in cerca di un capro espiatorio, tipo Renatino da Sanluri. Chiudiamo, la vicenda comincia ad annoiarmi. Tutti aspettavano questo giornale, nessuno lo comprava. E’ il business, baby. Il triste business sardo che avvantaggia ancora le due corazzate quotidiane di Sassari e Cagliari. Idea: perchè non riaprono con una testata on line? basta dimagrire i costi e le pretese. Tanto gli opinionisti non mancano….forse funziona anche meglio, basta non immaginarsi più a vivere nei favolosi e mitici Anni Ottanta del secolo scorso, quando si era giovani e belli.
p.s. a proposito di opinionisti e persone iper-valutate una cosa la voglio dire: gli editoriali del direttore non piacevano proprio a nessuno. Piatti, scontati, niente di che. Ma sicuramente io e i miei conoscenti ci sbagliavamo e il direttore è un grandissimo giornalista. Perdonatemi.
Non c’entra molto… ma io ho seri problemi di lettura perché negli ultimi post noto che il font cambia continuamente dimensione. Forse dovresti controllare meglio la formattazione.
Mmm, no so cosa dirvi. A me risulta tutto ok. Qualcuno sa dirmi cosa posso fare?
Non so, sarà il mio browser allora.
Michela Murgia scrive “A me non serve un giornale che mi dica quello che non so – lo trovo già gratis su internet – ma che dica quello che io non so dire, forse perché non l’ho capito, perché mi è sfuggito e forse perché non so mettere insieme i puntini del linguaggio spesso autoreferenziale del giornalismo tradizionale.”
Infatti sono le inchieste che hanno tenuto alto l’interesse per il giornale, perchè per leggere gli articoli degli “opinionisti” nessuno spende del denaro.
“Cosa vuoi che succeda quando un editore vuole che qualcuno gli faccia un giornale tradizionale senza dargli la fiducia economica sufficiente per coprire tutto il territorio, e allo stesso tempo non gli dà neanche le risorse per aprirsi una prospettiva verso quei lettori che i giornali di carta non li comprano più?”
Succede che un intellettuale degno di tal nome non collabora e critica (e infatti c’è stata gente che non è andata a lavorare a S24!). Ma dove stava, Murgia, mentre S24 andava a fondo?
“Il direttore Bellu è certo una vittima (come tutti coloro che hanno lavorato al giornale) di un progetto nato senza una vera base credibile, ma è altrettanto vero che i tre professionisti contattati prima di lui aveva declinato l’offerta giudicando troppo fragili le fondamenta dell’iniziativa. ”
Ha ragione (è l’unica cosa seria che dice in tutto l’intervento) ma, come per Murgia: dove stava questo signore, sulla Luna?
No, la realtà è che questi signori, pur sapendo che S24 non avrebbe avuto le zampette per camminare (e non ci voleva molto) contava sul fatto che Soru ci avrebbe messo i soldini (Murgia lo dice chiaramente), così da avere un comodo posticino in cui vegetare.
Per la serie: facciamo un giornale chenon legge nessuno, però chi se ne frega, tanto c’è chi paga (ce ne sono tanti, perché non uno in più?).
Ops…. è andata male, ahimé!
Sardegna 24 era un progetto giornalistico sicuramente perfettibile ma ha avuto il grande merito di fare delle vere inchieste, senza guardare in faccia a nessuno, merito soprattutto, tra gli altri, di quel segugio di Pablo Sole.
Pablo Sole, ti ricordo, ha pubblicato un libro inchiesta dal titolo “Master and Back, Un’inchiesta 2006/2009″ che ha scoperchiato il verminaio dell’Agenzia del Lavoro
proprio sotto Soru.
Questo penso sia il più grande merito di questa testata.Peccato.
Speriamo che il nuovo giornale che nascerà si ispiri di più al Fatto, a Report ed a Presa Diretta ed ai tanti blog d’inchiesta e meno alla Pravda.
Voglio pensare che anche essendo un’isola, e prima o poi te la possono far pagare -vero Armandino?- ci possa essere spazio per il vero giornalismo d’inchiesta di cui sentiamo proprio il bisogno.