Ve ne siete accorti? Penso di no. Perché un conto è guardare la goccia che cade ogni giorno, un altro osservare il vaso pieno. La situazione nel quartiere cagliaritano di Sant’Elia è sempre più drammatica. Da settimane si susseguono quotidianamente le notizie di arresti per droga. Spesso i protagonisti sono giovanissimi, anche minorenni, promossi sul campo boss della mala. Poi ci sono le notizie di aggressioni che vedono implicati i ragazzi che vivono nel quartiere.
Niente di nuovo, dirà qualcuno. Invece no. È come se qualcosa si fosse spezzato nell’equilibrio tra la città e il ghetto dove da decenni Cagliari ha deciso di confinare il disagio e l’illegalità. L’arresto di qualche boss importante probabilmente ha mutato equilibri di forza, forse la crisi economica ha scatenato dinamiche nuove.
Sta di fatto che, lo ripeto, da settimane le notizie di arresti di giovanissimi accusati di spaccio si stanno facendo più frequenti. Oggi, per esempio, apprendiamo che dei 776 minori assistiti dal Comune di Cagliari, ben 184 vivono a Sant’Elia. Una notizia che domani, ovviamente, verrà già dimenticata.
Il quartiere è il simbolo della cattiva coscienza della nostra città. A Sant’Elia, Cagliari ha deciso di confinare il disagio e l’illegalità, attraverso un’operazione pensata a tavolino. Altre periferie negli anni si sono (in parte) riscattate: penso a Mulinu Becciu, al Cep e a San Michele. Sant’Elia no. Sant’Elia è rimasto il luogo della droga e della malavita, dove ogni intervento di carattere sociale è stato delegato alla parrocchia. E dove la politica, nella migliore delle tradizioni, ha spesso attinto a piene mani.
Il quartiere non ha bisogno di difensori d’ufficio. Denunciare la drammaticità della situazione non significa non riconoscere che c’è una parte del quartiere che è vittima della delinquenza. A Sant’Elia persone perbene e clan malavitosi convivono, una presenza non esclude l’altra.
L’unico politico che in questi anni ha capito la situazione è stato Renato Soru. Il suo progetto (più o meno discutibile) aveva quantomeno l’obiettivo di trasformare radicalmente il quartiere. La giunta Floris ha invece preferito non spendere 30 milioni di euro e lasciare tutto com’è. È di qualche giorno anche la notizia che la Regione ha bloccato per l’ennesima volta il progetto per la costruzione del porticciolo.
A Sant’Elia il tempo non passa mai e la situazione non cambia. Anzi, se è possibile, peggiora.
E la nuova giunta Zedda che fa? Per il quartiere serve uno sforzo particolare, un progetto speciale. Una amministrazione di centrosinistra non può trattare un’emergenza come questa come un problema di ordinaria amministrazione. Sant’Elia è il luogo dell’ingiustizia, del silenzio, della verità negata. Non si può ancora fare finta di niente, come se tutto quello che succede nel quartiere fosse una cosa normale, o quantomeno accettabile. No, ciò che succede a Sant’Elia è inaccettabile. Sindaco Zedda, dove sei?
…..di solidarietà spontanea ne sono rimasti pochi…gli altri sono tutti al cimitero di San Michele, i restanti (invero pochissimi) veri e propri relitti umani. Ora, io credo che, certo, molte responsabilità sono imputabili a certa gentaglia che continua a voler vivere ai margini, forte della propria arroganza e violenza ma credo anche che, se solo si avesse la volontà di agire per la collettività molto si potrebbe fare……certo sin quando avvocati, medici, politici e pure qualche giudice continuerà a sniffare la stessa cocaina che inonda il quartiere sarà molto difficile cancellare il ghetto…forse va bene così??????? Alla prossima
studiavamo per la nostra realizzazione, spesso inginocchiati sul lettone di mamma e babbo poiché i 42 mq. dell’intero appartamento non bastavano neppure per muoverci tutti insieme. Mi piacerebbe raccontarvi tantissime altre cose ma mi fermo con le note autobiografiche….la verità storica è che a partire da quella data (1978) Sant’Elia davvero si trasformò in vero ghetto, iniziando la sua deriva in un mare di eroina con tutto quello che questo fenomeno si porta dietro. che dirvi….delle tante decine dei ragazzi con i quali ho trascorso a Sant’Elia un’infanzia (che che se ne dica) super felice, a contatto con una natura incontaminata e fatta di continua….
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Ma da quando in qua solo chi vive a S. Elia può parlare di S. Elia? Io mi sento in diritto di dire la mia opinione anche se NON vivo nel quartiere senza che chi ci vive si permetta di venirmi a dire “Ma cosa ne sai tu che non vivi a S. Elia!”
Ha ragione Vito, l’unico che ha mai provato a fare qualcosa per S. Elia è il sig. Renato Soru, con il progetto del Betile prima e con un piano di mordernizzazione urbanistica e sociale che poteva essere anche raffazonato e improvvisato ma che comunque c’era. E cosa hanno fatto i cittadini di S. Elia per tutta risposta? Lo hanno stroncato alle elezioni regionali!
L’ex Sindaco Floris invece si ben guardato dall’attuare i progetti di investimento della regione a S. Elia, lasciando il quartiere abbandonato a se stesso e una sottospecie di mala di serie B. E cosa hanno fatto i cittadini di S. Elia alle comunali? Hanno appoggiato in massa il delfino Fantola al primo turno! Ricordo benissimo la claque che il povero Fantola si è portato suo malgrado al faccia a faccia contro Zedda al Teatro Massimo. Ricordo bene le facce perchè sono le stesse che vedo allo stadio, a calamosca, al cavalluccio. Quelle facce simpatiche che ti parlano con quell’accentino allegro e piacevole che a ogni frase sottintende “Fra un pò ti parto…”.
Se vogliamo risolvere il problema di S. Elia cominciamo a svuotare il quartiere da queste persone che starebbero molto bene a buoncammino e in futuro a Uta, cominciamo a sgombrare le case popolari occupate abusivamente e assegnarle agli onesti cittadini con la fedina penale immacolata, cominciamo a far pagare a queste persone i canoni edilizi, la luce, la mondezza.
Consegnamo il quartiere ai tanti cittadini onesti che ci abitano, che pagano le tasse e hanno diritto di vivere in un ambiente sano, pulito e sicuro esattamente come i cittadini che vivono a Genneruxi o al Quartiere del Sole.
Callaghan ha colto nel segno con una precisione degna del suo nick. Per esperienza personale, anche se non a Sant’Elia, ho dovuto convivere per anni a stretto contatto con famiglie “difficili” e vi posso assicurare, può capire solo chi l’ha provato, che è veramente esasperante vedere quotidianamente il bene comune distrutto, scendere la mattina in strada con il fiato sospeso nell’incubo di non trovare più la macchina o perlomeno sperare che sia tutta intera, subire litigi e urla anche in piena notte in totale dispregio di chi vive accanto, sopportare quotidianamente la vista di quelle installazioni d’arte urbana che sono le carcasse d’auto abbandonate, le prepotenze e l’arroganza il tutto naturalmente senza poter fiatare. Concordo pienamente con chi sostiene che non bisogna ghettizzare e che spesso questi quartieri sono sacche di malessere dalle quali attingere voti e sventolare promesse di miglioramento in campagna elettorale ma dico anche ai buonisti ad oltranza senza sentirmi assolutamente in colpa, che probabilmente anche il più tollerante dei progressisti scricchiolerebbe i denti vivendo certe situazioni in prima persona.
Devo ammettere che la tua disamina non fa una grinza. Purtroppo la “metastasi (quella vera) Sant’Elia” si è sviluppata a partire dal 1978, anno in cui furono assegnate e consegnati gli alloggi Del Favero, fotocopia delle più tristi banlieue parigine. Ricordo ancora lo stupore degli abitanti quando in pompa magna presentarono loro gli elaborati grafici, colorati, ricchi di arredo urbano, altalene e alberi…ahahahahah…la presa per i fondelli per eccellenza. Io c’ero quel giorno e, devo confessarvi, sono un componente di una famiglia a cui non assegnarono uno di quegli alloggi solo perchè non eravamo “poveri”…ahahahahah….mio padre semplicemente percepiva un reddito da usciere, mia madre si spaccava a cucire per contribuire al mantenimento della famiglia e io, con le mie due sorelle, continua…
anche una che non abita a S.Elia si accorge della malafede che c’è stata in origine e che c’è tuttora nel pensare e strutturare, e poi nell’abbandonare, questo quartiere:
http://madrigopolis.blogspot.com/2011/11/piccole-storie-di-architettura.html
sant’elia bisogna conoscerla per poterne parlare , la situazione è tragica non certo per colpa di massimo zedda ,un simile disastro non risale ad 8 mesi . il quartiere è sempre stato utilizzato ,dai politici passati , ed ingannato . l’ultima legislatura della destra ha mostrato l’ odio feroce di alcuni assessori che hanno smantellato le poche cose positive create nel quartiere , e badate bene non dai politici…basterebbe mostrare attenzione ai segnali di disagio e mettere in moto una politica centrata sul lavoro di comunità ed esserci sul territorio , aggregare gli abitanti e fornire alternative che non siano lo spaccio e l’utilizzo dei bambini per smerciare la droga .
infatti qui c’e’ che parla per sentito dire,nelle scorse elezioni nel quartire si sono viste cose oscene! mentre io posso giudicare sant’elia perche ci vivo.
Bisogna fare solo una cosa: ABBATTERE. E costruire case popolari sparse per la città, non ghettizzare i meno abbienti in un quartiere-prigione.
Così come sono stati abbattuti i quartieri-ghetto in tante altre città del mondo, bisogna avere il coraggio di farlo.
Ma ahimé il coraggio manca in Italia, e infatti anche le Vele di Scampia stanno ancora là… ogni tanto un arresto, ogni tanto un’overdose o un suicidio. Ma senza uno stravolgimento si andrà avanti così, per sempre.
Sono abbastanza d’accordo. Ma la vedo difficile, molto.
Il -pessimo- sindaco di Roma Alemanno si è recentemente imbarcato in una proposta/idea relativa alla demolizione di parte del quartiere ghetto di Tor Bella Monaca.
È stato ricoperto da improperi e risposte derisorie e accuse -che non trovo infondate conoscendo il tipo e soprattutto gli interessi che rappresenta e che deve rispettare- di volere demolire un quartiere popolare per costruire e “gentrificare” l’area, ovvero per spopolarla dai ceti medio-bassi e convertirla in quartiere borghese.
Analogamente, si potrebbe dire, potrebbe farsi col il vecchio Borgo Sant’Elia, che potrebbe essere ben recuperato una volta abbattuti -dico per dire- i palazzoni/vele di Sant’Elia e che è in una posizione magnifica. Forse troppo bella per lasciare tutto agli attuali abitanti?
Non attribuisco queste seconde intenzioni a Miguel, ma la questione potrebbe presentarsi, senza dubbio.
Per me si possono anche ricostruire abitazioni popolari, ma NON SOLO QUELLE!
Mi riferisco comunque alla parte vecchia (palazzoni e vie Schiavazzi e Utzeri), non al nuovo borgo.
Per come la vedo io il Comune potrebbe anche mantenere gli stessi esatti metri quadri di abitazioni popolari che ci sono ora, la cosa FONDAMENTALE è che però questi stessi siano ridistribuiti un po’ in tutto il territorio!
Ovviamente è una cosa complessa che deve prevedere diverse fasi di intervento prima delle demolizioni (cioè bisogna dare una casa a chi ora sta a Sant’Elia) ma non vedo altra via d’uscita. A Roma si parla di abbattere il Corviale: http://www.avoe.org/corviale.html
Non c’è via di scampo, i palazzoni appartengono al passato. I problemi sociali non si risolveranno con una “riqualificazione” delle aree, bisogna diversificare i gruppi sociali stessi. DOVUNQUE nel mondo si siano creati quartieri popolari, specie se geograficamente isolati dal resto della città, ci sono stati problemi.
Io voglio vedere Sant’Elia come un bel posto, poi ci puo’ abitare gente sia ricca che povera, non mi interessa.
Ho invertito nuovo e vecchio borgo nella descrizione… il senso è quello comunque.
Francamente il leggere alcuni commenti, circa la decadenza della città di cagliari dopo l’elezione di Zedda, mi lascia alquanto stupito; A volte si rischia pure di rasentare il ridicolo nell’addebitare la colpa di una situazione sociale, in alcuni quartieri molto critica, a un sindaco appena eletto:8 MESI! Ma realmente pensiamo che certe problematiche talmente consolidate possono essere risolte in tempi cosi brevi e con una congiuntura economica del tipo che attraversa l’italia e la nostra isola?! Siamo realisti! una cosa è certa anzi due:la prima è che Massimo si occuperà della questione,la seconda è che almeno un merito a questo sindaco,appena eletto, va riconosciuto e cioè bisogna riconoscergli di aver aperto gli occhi a tanti cittadini che solo dopo la sua elezione si sono accorti di tutti i problemi presenti in città … penso sia già questo un ottimo risultato!
e veroooooooo, nei paesi intorno a cagliari si vive tranquilii non ci sono rapine ,non c’e’ spaccio,tutti hanno un lavoro, le case sono a buon prezzo,tutto al contrario di cagliari.ok e grazie dell’informazione!
Be, io ho posto un problema che è reale ed è sotto gl occhi di tutti per Sant’Elia e per tutta Cagliari. Se poi ci si vuole adagiare alla maniera degli struzzi e fare le opposte tifoserie…
Siamo tutti nella stessa squadra e abbiamo interesse, come cittadini di Cagliari, che questo sindaco e questa giunta lavorino per il meglio. L’avvio non mi è sembrato dei migliori. Felice se il tempo non mi darà ragione o se mi convincerete del contrario.
Concordo con quanto scrive Vito e concordo soprattutto con la sua chiusura, quando dice che per Sant’Elia, ma credo valga per tutti i quartieri a rischio, serva uno sforzo speciale. Però mi sembra ci sia in molti commenti anche un’attesa miracolistica assolutamente irrazionale rispetto a tempi, modi e possibilità della politica. Non se siamo ancora al frutto avvelenato del miracoloso alla Berlusconi oppure è ormai segnale dei tempi credere che i problemi sono tutti semplici e si possano risolvere in un attimo “se solo il politico volesse”. La realtà non è così e forse è il caso di crescere un pochino. I dati di Cagliari sono comuni a tutto l’occidente, stiamo attraversando una crisi economica spaventosa che sta erodendo non solo risorse economiche, ma anche quelle morali perché manca la speranza che le cose possano migliorare. Otto mesi di Zedda nella testa di qualcuno valgono decenni di amministrazione- non do neppure giudizi – ma che hanno fatto di Cagliari quella che è. I quartieri popolari sono stati sempre bacini di voti per le destre, Sant’Elia più di tutti. Soru ha investito su Sant’Elia, lo dice pure Vito, possiamo dire che la risposta del quartiere è stata deludente? Certo che ci vorrebbe uno sforzo eccezionale, uno sforzo che necessita di risorse eccezionali: dove sono? Perché qualcuno ha notizia che siamo in una fase di vacche grasse e che quindi il problema è che non sappiamo spendere tutti i soldi che abbiamo?
Io credo che si debba e si possa fare di più, ma evitiamo di offendere ciascuno l’intelligenza degli altri. Se poi il fatto che Massimo Zedda stia avendo rilevanza nazionale fa rosicare qualcuno, pazienza, molto meglio sindaci oscuri ed incolori, ma che prendevano molti molti voti nei quartieri poveri, dove hanno dato moltissimo, come possiamo vedere…
Dove e’ in tv. Con tutta la sincerità che credo di poter vantare: La Giunta Zdda Piras non è ancora giudicabile. Non condivido alcuni iniziative ma i tempi e l’economia attuale necessitano di un ulteriore periodo per dare un giudizio su sindaco gli assessori nominati ed il programma. Giudizio sospeso. Di certo chiediamo, ancor di piu’ chi ha sostenuto la maggioranza, piu’ concretezza e meno esposizione. Di certo l’impegno non si mette in discussione tanto meno l’onesta’. La questio è si metta in pratica quanto si è proposto in campagna elettorale. Essere giovani non è certificazione di capacita’ anche perche’ ci sono 80 enni piu’ giovani dei giovanivecci.
ho votato Zedda sperando nella svolta, forse, mi sono sbagliato a distanza di otto mesi la città mi sembra peggiorata più sporca il sindaco e la sua Giunta lontani dalla gente ..chiusi nel Palazzo alla difesa del fortino spero di sbagliami spero in uno scatto di reni e che finalmente ascoltino la gente e tolgano il cartello “scusate il disagio ma stiamo lavorando per voi ” e si confrotino pubblicamente con i cittadini per trovare soluzioni condivise anche per Sant’Elia….oltre che per gli altri quartieri…
non ho potuto votare zedda perchè ho potuto comprare casa solo a sestu (COME MOLTI CAGLIARITANI)….ma non mi accorgo che la città di Cagliari sia cambiata in meglio, anzi!!! almeno fateci sapere cosa avete in mente!!!!!!!!!
Ma con la disoccupazione sotto i 30 anni ad oltre il 30% vi aspettate che le rapine diminuiscano, per caso?
Sono d’accordo quasi su tutto, ma..
Sostenere che il quartiere San Michele si sia riscattato negli ultimi anni mi sembra una affermazione fuori dalla realtà. Io ci abito.
Fai un giro nel piazzale del mercato di via Quirra quando il mercato è chiuso, troverai un gruppo di ragazzi con pitbull al seguito che spacciano con disinvoltura.
Ai piedi del colle San Michele c’è un edificio abbandonato dove puoi vedere un via vai continuo di tossici e le vie circostanti sono disseminate di siringhe.
Per non parlare di piazza San Michele e di tutta la “fauna” che la anima sino al bar Capuccio del quale, finalmente, anche le forse dell’oridne si sono occupate recentemente.
Cordialmente
Bellissimo commento. Manda altri reportage relativi a paesaggi e personaggi del quartiere (tossici, dogo, ricciai, nicchie funerarie alla napoletana….). La zona che io preferisco è la temibile VIA LA SOMME.
anonimo anche io, ma poniri’ a una parti .ma non sarai uno dei nipotini del bombolaio magico delle scorse elezioni,mmmmmm……
I problemi di Sant’Elia, non diversamente da qualsiasi questione rilevante, non si affrontano e meno ancora si risolvono negandoli o riservando il diritto di opinione alle persone che si ritengono strettamente interessate, in questo caso a chi “vive il quartiere”.
Per il semplice motivo che o i problemi di Sant’Elia sono -come minimo- una questione da risolvere per tutta la città o sono solo “xxxxx loro”, che quindi se li risolvano pure da e tra “loro”.
I dati sono pubblici, sono allarmanti e, peggio ancora, sono veri.
La delinquenza semi-organizzata occupa un posto di rilevo nel quartiere, e troppi ragazzi sono attratti nell’orbita del guadagno facile e sono vittime del fascino esercitato dalla malavita su chi ha come prospettiva alternativa un periodo indefinito di lavoretti pesanti e/o pericolosi e quasi invariabilmente sottopagati.
Ovviamente le situazioni che vanno avanti da decenni non si risolvono in pochi mesi, ma quello che è essenziale è sapere che il Comune di Cagliari prende seriamente le questione e lavora e sta raccogliendo le idee e i progetti, le aspirazioni e le opinioni.
E comunque a lei, io, bombola non le ne dò!
http://www.youtube.com/watch?v=ofJRZdyQGi0&feature=related
A dire il vero non è solo Sant’Elia, sembra che tutta Cagliari stia sprofondando in una voragine …. rapine su rapine, scippi, incendi dolosi, stupri nel cuore del centro … ma che diamine sta succedendo? Certo, se la criminalità diventa sempre più insidiosa e spavalda non è colpa di Massimo Zedda (anzi, in tempi di crisi era del tutto atteso …), tuttavia, ricollegandosi a quel che ha scritto Efisio Loni, il suo incremento concorre unitamente ad altri fattori (tra cui l’abbandono del Poetto, lo sfacelo dello stadio, il degrado urbano sempre più diffuso) a dare l’impressione di una città abbandonata a sé stessa, in una decadenza che al momento non pare reversibile. Cazzo, anche Quartu è molto più vivibile di Cagliari ormai! Ma non so fino a che punto sia colpa della timidezza, dell’incertezza o dell’incapacità di Zedda, che certo, forse, farebbe meglio ad andare meno in giro per le televisioni e a tornare nei quartieri … forse, semplicemente, i cagliaritani sono esausti, dieci anni di malgoverno dei Floris & Co. uniti al momento di crisi hanno tolto ogni speranza. Si tende ancora, al momento, a delegare a Zedda i miracoli che non può fare, e il suo indice di gradimento tuttora elevato lo dimostra. Ma effettivamente la primavera è durata poco, il sindaco da troppo l’impressione di essersi rinchiuso nelle “dorate” stanze di palazzo Bacaredda, i Zuncheddu, i Cualbu e i vari poteri forti sembra continuino a dettar legge (e al contempo si tarda a dare risposte ai “comuni” imprenditori che annaspano, e se chiudono e sono inseguiti da Equitalia loro figurarsi se si può pensare a creare occupazione e sviluppo) e, diciamola tutta, numerosi membri della giunta comunale si stanno dimostrando distaccati dalla realtà, astratti, notevolmente impreparati ed inesperti (magari esperti di altre cose ma poco di amministrazione concreta). O Massimo scirarindi!!!
prima di giudicare sant’elia bisogna documentarsi , e vivere il quartiere e non giudicare per il solito sentito dire che ha sant’elia …… siete i soliti tuttologi del cazzo, sapete tutto voi ma non sapete un cazzo .e troppo facile giudica l’ultimo arrivato cioe’ massimo zedda, e non giudicare chi ha governato la citta per 20 anni
Che post hai letto?
Prima di commentare un post bisogna leggerlo, e vivere il blog e non giudicare dopo avere letto male due righe perché hai letto solo il titolo e il sentito dire che ha Vito Biolchini… siete (ma voi chi? Perché il plurale?) i soliti nullologi del cazzo…..
Eccetto gli ultimi provvedimenti sul piccolo porto da pesca, deliberati dalla propaganda elettorale della Giunta Floris a fine mandato, Sant’Elia, negli ultimi dieci anni, è stata confinata ad una zona franca priva di attenzione amministrativa.
Tuttavia, con un paradosso.
Nel cuore di questo quartiere, infatti, la città di Cagliari possiede uno degli spazi più suggestivi, e per certi aspetti più fruibili, del territorio comunale: il Lazzaretto. Una struttura gestita, da non poco tempo, da una cooperativa – il Lazzaretto 2000 (in parte costola di Camù) – che soprattutto ultimamente non attraversa una stagione economica virtuosa. Ma anzi, direi al limite della sopravvivenza.
Una cooperativa, è utile annotare, composta al suo interno anche da alcuni ex ragazzacci del quartiere popolare, oggi cresciuti e responsabili padri di famiglia, lavoratori con una busta paga traballante.
Per intenderci: la realtà del Lazzaretto, in questi anni, ha proposto una programmazione culturale (molte volte di valido spessore) grazie alla quale i cagliaritani doc, e i cittadini dell’intero hinterland, hanno preso coraggio nell’avvicinarsi alla periferia con più confidenza, a quella via dei Navigatori spesso considerata, forse a torto, come un’area inavvicinabile, una frontiera insicura. Ma non solo. Lo stesso Lazzaretto ha costruito nel contempo, un’alternativa sociale, seppur piccola, per coloro che oggi vi lavorano e ieri, invece, stavano fuori, ai margini di un quartiere allo sbando. Un’alternativa sulla quale forse occorreva investire di più. Anche da parte delle Amministrazioni comunali che si sono succedute. Già. Perché il binomio cultura-sociale è sempre una ricetta incisiva su cui un’Amministrazione dovrebbe provare a scommettere.
Bene allora incoraggiare un concorso di idee utili a salvaguardia il quartiere.
Ma iniziamo, anzitutto, dal salvare ciò che c’è, che esiste, e non può essere messo da parte.
Il Lazzaretto è un patrimonio per Sant’Elia. Sant’Elia lo è per Cagliari.
Cercare di buttare su Massimo Zedda la colpa di tre legislature di pessimo governo dei Floris & Co è un’operazione che deve essere rigettata. Le malefatte hanno una propria inerzia che può durare lustri. Massimo ha il carattere del leader e troverà il modo di imprimere una svolta alla città, ha solo bisogno di tempo per orientarsi in una realtà per lui nuova. La fase di ascolto dei problemi non può durare meno di un anno e un po’ di inesperienza è comprensibile si debba pagare.
Pongo un problema con molta moderazione e in forma iper-dubitativa da cittadino cagliaritano che ha votato per Zedda.
Che succede al sindaco e alla giunta che dovevano veicolare il cambiamento radicale e che per questo sono stati eletti e nominati a furor di popolo? E’ vero sono passati pochi mesi, non bisogna avere fretta, la situazione era disastrosa, stiamo lavorando molto sottotraccia, i problemi sono tanti, la crisi, i tagli, i risultati si vedranno bla, bla, bla….
E’ un governo che dà l’impressione di essere immobile, conformista, scontato, continuista, incapace di avere intuizioni felici. Si propongono concorsi di idee per tutto….lo si farà anche per Sant’Elia? Si hanno delle idee? La città ha bisogno di avvertire il cambiamento, di discontinuità anche amministrativa della macchina comunale, di segnali di rinnovamento concreti. Ha bisogno di crederci ancora.
L’impressione esterna è che ci sia timidezza, insicurezza. Forse incompetenza? Manca un disegno unitario, manca un progetto serio. Manca l’idea su che cosa deve essere Cagliari. Che ruolo dovrà avere In Sardegna e fuori. Si cavalca l’onda mediatica positiva: ma quanto durerà?
Manca la politica, quella vera?
L’unico guizzo è stata la proposta della toponomastica bilingue e antifascista. Ottima proposta, non la condivido del tutto, ma perlomeno capisco che dia un segnale simbolico di svolta costruttiva. Si governa anche con i simboli. La proposta veniva però dal Consiglio Comunale e la Giunta mi è sembrata tiepida. Oltre la rotonda di San Benedetto, il niente?
La nuova Cagliari che ha votato Zedda ha però bisogno di “sentire e di vedere” il cambiamento.
Che succede?
Potremo organizzare Sant’Elia2.0. Una fase di ascolto, per capire le esigenze del quartiere.
Oppure organizzare una festa da ballo muta a cui interverrà anche il giovane e mondano Sindaco. Per far capire simbolicamente il silenzio urlato che lacera gli animi nel quartiere ghetto.
Potremo attuare delle politiche del lavoro, per dare finalmente lavoro ai giovani di Sant’Elia.
Oppure organizzare uno shopping sotto le stelle dove chi compra a prezzi pieni in realtà devolve lo sconto del 25% al quartiere.
Potremo pensare di portare la metropolitana sino a Sant’Elia e questo migliorerà le relazioni sociali e debellerà finalmente l’ignoranza, la fame e la miseria.
Siccome Monti, l’ha detto Zedda, è un signore elegante fondamentalmente uguale a Berlusconi, quindi classista, capitalista e becero neoliberista, potremo pensare di bandire un concorso di idee e chiedere ai giovani studenti di architettura “Oh raga’ come cazzo facciamo a togliere la miseria da Sant’Elia? E nel contempo smerdare Monti”
Ai vincitori faremo progettare anche lo spazio concerti di fianco all’anfiteatro e daremo un posto macchina nella piazza centrale di Via Roma, sopra il parcheggio virtuale di Floris.
Potremmo regalare lo stadio a una cooperativa del quartiere e mettervi a capo quella signora leopardata e ossigenata che siede in consiglio comunale tra le fila di SEL, chiederle di fare un piano industriale in social housing che consenta di ubicarvi le case appoggio per trasferirvi momentaneamente gli abitanti del Favero. Così potremmo finalmente demolire l’edificio e realizzarne uno nuovo, più efficiente e salubre, con i soldi ricavati dall’offerta con gli sconti di shopping sotto le stelle,
Dopo di che, trasferiti gli abitanti, costruire il nuovo stadio2.0, collegato con il mare tramite un museo subacqueo, Betile Acquario, più attraente del relitto della Concordia, e fare del marketing, Cagliari crovevia della miseria e della sfiga, per attirare i turisti che non andranno più in crociera.
Insomma, le idee non ci mancano, ci manca la cultura imprenditoriale che, comunque, prima o poi, con il passare degli anni, siamo giovani, acquisiremo e allora tutto sarà più bello.
Con la decrescita che riusciremo a generare saremo tutti più felici perché ci sveglieremo più tardi ma di notte andremo alla Movida a berci un Mojito.
Evviva, Ora tocca a noi!