L’ultimo numero, il 182°, sarà in edicola domenica. Poi tutti a casa: Sardegna 24 chiude. Oggi è arrivata la tanto temuta decisione del cda del quotidiano: troppi debiti, la società andrà in liquidazione.
Sono bastati meno di sette mesi per vedere affondare miseramente quella che doveva essere la terza ammiraglia dell’informazione sarda. Un disastro senza precedenti, quasi da manuale. Come se tutti i protagonisti avessero imparato a memoria e messo in pratica il libro “Centouno errori da non fare quando si vuole aprire un quotidiano in Sardegna”.
Eppure all’inizio niente sembrava precluso: non bastava il giornale, si annunciava anche una radio, un sito, si pensava perfino ad una tv. Renato Soru e il suo gruppo di amici non sembravano avere limiti. A porglieli è stata la dura realtà. A settembre il gruppo iniziale di imprenditori/editori si era già liquefatto. Il direttore Giovanni Maria Bellu allora aveva deciso di intraprendere una mossa disperata: diventare editore.
La conclusione è scritta nel comunicato finale del direttore-editore, ora neanche più tale perché quell’accordo che sanciva il passaggio delle quote dagli imprenditori al giornalista non esiste più. Il motivo?
La dichiarazione di nullità dell’accordo è stata determinata dal fatto che si è scoperta una differenza considerevole tra le passività dichiarate all’atto della cessione delle quote e la situazione reale.
Cioè, come in un film di Nanni Loy, gli imprenditori amici di Soru hanno confezionato un bel contropaccotto per il povero Bellu, regalandogli una società sana che in realtà sana non era! Unu paccu!
Qualche amara considerazione. Della pochezza di questi imprenditori che si improvvisano editori abbiamo già detto, ma è bene ripetere. È da irresponsabili coinvolgere decine di lavoratori in un’impresa che non ha un respiro economico adeguato. Non si è mai visto un giornale con tutte queste risorse e ambizioni chiudere dopo appena sei mesi.
Poi è chiaro che è bene che Renato Soru resti lontano dai giornali e non ceda più alla tentazione di diventare editore. Come? Cosa? Non era lui l’editore di Sardegna 24? E’ vero. E allora non ceda alla tentazione di spingere gli amici suoi a metterci soldi e faccia, e lui a restare nell’ombra, a tentare di dettare ipocritamente la linea.
L’ambiguità soriana è stata deleteria. Sardegna 24 era nato con l’ambizione di preparare il gran ritorno alla Regione di Soru, con l’ex presidente ovviamente non esposto dal punto di vista formale ma da quello operativo e politico sì, eccome! Una volta tornato a Viale Trento, Sardegna 24 sarebbe stato il giornale di famiglia in grado di difendere Soru dagli attacchi del gruppo Unione Sarda.
L’operazione però si è da subito manifestata come spericolata e senza un grande respiro. Soru e Bellu non ci hanno messo molto a litigare furiosamente e il giornale, di fatto, è morto lì.
Quando un editore si stanca non ha più senso andare avanti. A meno che non si abbiano soldi (tanti), esperienza, una redazione granitica e spalle larghe. L’amico Bellu ci ha messo tutta la sua buona volontà ma non è bastata.
Il giornale poi non è piaciuto ai lettori. È bene non girarci troppo intorno. Anche Bellu (duole dirlo, ma non è certo delle opinioni espresse in maniera libera e serena si deve avere paura) ha le sue responsabilità. Secondo me, dopo appena un mese si è capito che Sardegna 24 aveva preso una brutta piega.
Troppi commenti, poche notizie. Troppe urla, pochi ragionamenti. Troppe verità, pochi dubbi. Troppi nemici, pochi amici. Troppe firme, pochi cronisti. Troppa spacconeria, poca umiltà. Soprattutto poca umiltà.
Ora Bellu dice su Facebook che considera
questa una fase di transizione. Esiste una squadra straordinaria di giornalisti che ha lavorato mesi nonostante un’azienda assente, parzialmente e anche totalmente. Andremo avanti. Prima possibile.
Buona fortuna ragazzi. Ve lo dice uno che ha provveduto a recuperare il suo status di giornalista disoccupato un mese prima di voi, per cui mi ritengo esente da ogni accusa possibile. Nessuno meglio di me capisce chi oggi è senza lavoro.
Però, al di là del disastro causato dalla prima sciagurata gestione, Sardegna 24 nel suo complesso non è piaciuto. Non è stato un buon prodotto editoriale, la gente lo ha lasciato in edicola. Chissà se i vari Marcello Fois, Michela Murgia e il gruppo di ex assessori soriani in servizio permanente ed effettivo se ne sono accorti in questi mesi. Secondo me no.
Bellu annuncia che spiegherà quanto è accaduto. Ma la migliore spiegazione di quanto è successo sarà un prodotto editoriale radicalmente diverso da quello che in questi sei mesi non ha convinto per nulla, neanche quando editore e direttore erano la stessa persona.
***
SARDEGNA 24: COMUNICATO DEL DIRETTORE-EDITORE GIOVANNI MARIA BELLU
Ho appena comunicato al comitato di redazione che l’ultimo numero della prima serie di Sardegna24 sarà in edicola domenica. Le pubblicazioni vengono sospese dopo la decisione, assunta oggi, di mettere la società editrice in stato di liquidazione. Decisione che ho condiviso dopo aver dichiarato la nullità dell’accordo che, lo scorso 16 novembre, mi aveva fatto assumere il controllo della maggioranza della Srl.
La dichiarazione di nullità dell’accordo è stata determinata dal fatto che si è scoperta una differenza considerevole tra le passività dichiarate all’atto della cessione delle quote e la situazione reale. Scoperta avvenuta dopo che avevo permesso, attraverso il versamento di mie risorse personali e familiari, il proseguo delle pubblicazioni per altri due mesi. In un editoriale, spiegherò quanto è accaduto e ribadirò la volontà di proseguire l’attività di informazione e di denuncia realizzata in questi mesi.
Ringrazio i colleghi che hanno lavorato con me condividendo il progetto professionale e ideale. Una squadra straordinaria che ha resistito a una situazione difficilissima. Utilizzerò le risorse che arriveranno per l’avvio di una nuova iniziativa editoriale o per il proseguo di questa. Nonostante le enormi difficoltà di questi mesi, determinate dal quasi immediato abbandono da parte dell’editore del progetto al quale avevo aderito, credo che l’esperienza di Sardegna24 abbia confermato la necessità di una voce libera e autonoma nell’informazione sarda.
Giovanni Maria Bellu
Ho acquistato tutti i numeri di Sardegna24 e quando si è interrotta la distribuzione nel Nord sardegna ho provato rammarico. A me piaceva moltissimo quel quotidiano soprattutto per la mancanza dei necrologi e di tutto ciò che a Sassari viene identificato col termine”ciarameddi”cioè pettegolezzi e curiosità. Nutro grande stima per G.M.Bellu e ho sempre condiviso lo spirito dei suoi editoriali ,.inoltre anche le altre fime erano prestigiose e le pagine culturali le ho sempre trovate interessanti..Devo ammettere che Sardegna24 mi manca tanto.
un chiarimento a mrgine del precedente mio commento :
il danno perpetrato dal cattivo operato degli edi-tori (imprenditori-editori..talvolta ditta-tori),
coinvolge la totalità del mondo dell’informazione e della cultura, non solo la Tv come potrebbe apparire da quanto scritto.
Ragazzi per favore finiamola qua ormai la discussione è talmente sterile…pensiamo ad altro, beviamoci una birra, facciamo a botte!
da buonista (così mi avete definito) auguro buon tutto a tutti e, se non vi dispiace: A SI BIRI!
Credo, personalmente, che la disgrazia dei nostri tempi, sia, lo stretto , vista la situazione economica..imprescindibile rapporto tra l’imprenditoria e il mondoche la cultura la fa.
ciò ha causato innumerevoli problermi, per non dire danni, alla Tv che un tempo era pubblica ( vedi rai con Minzolini, vedi veti su Luttazzi, Grillo, Santoro e tagli vari..) e ora è braccio disarmato della censura, arto già votato all’amputazione prebentiva, decretata dai destini della vita di questo o quell’imprendi-tore, ciò che un tempo era un mecenate ed ora è ridotto a mero sponsor.
Accade quindi, che il Principe di turno influenzi, secondo il proprio credo, l’operato dei giornalisti, scrittori, disegnatori ecc .. di turno, ciò tanto nei contenuti quanto, come in questo e in altri casi, il destino lavorativo, venendo spazzati via dalle vicissitudini finanziariedi chi, senza nessuna o con ben poca coscienza, individua, nell’imprenditoria editoriale, non una missione a livello socio-culturale, ma l’esercizio di una qualsivoglia forma di potere, che ha come mandante supremo il potere economico, che tanti, troppi danni, continua a causare nella totalità dei campi in cui opera senza collegamento ad una coscienza che, garantirebbe invece, vitalità e pluralismo, informazione e perchè no.. democrazia, nonchè magari, ciò che ancora non appare essere un reato grave.. ma solo un sogno: un’occupazione, intesa come LAVORO E DIRITTO ALLA PIANIFICAZIONE E AUTODETERMINAZIONE DEI DESTINI DELLA PROPRIA VITA,NON COME PRESO POSSESSO DELLE ISTITUZIONI IN OGNI FORMA, E CONSEGUENTE APPIATTIMENTO E SPEGNIMENTO PROGRAMMATO.. COME ACCADE ORMAI DA TROPPO TEMPO. ps non era tra i programmidi attuazione di una certa organizzazione segreta? perfettamente riuscito direi.
Oggi la Tv è il nuovo oppio dei popoli, ti infarcisce come un tacchino il giorno del Ringraziamento, delle sue presunte verità, privandoti di senso critico, facendoti credere alla fetta di realtà distorta propagandata da questa o quella testata..
tutto questo deve assolutamente finire.
Oggi è toccato ai lavoratori( non solo giornalisti ma distributori, stampatori ecc..tutto l’indotto fino a chi pulisce la sede) del Sardegna 24, che aldilà di schieramenti politicibravura o meno, sono esseri umani, e, in quanto tali degni del massimo rispetto, del massimo delle possibilità di realizzazione e tutela dei propri progetti e delle proprie, scacrosante..aspettative, per continuare, con coscienza obbiettività ed impegno, (altro fattore, “conditio sine qua non”..segnato dalla parte di doveri) la propria funzione di lavoratori e dispensatoridi infomazione.
Leggo in molti commenti che uno dei problemi maggiori di S24 sia stato lo squilibrio di opinioni verso la cronaca. In realtà a mio avviso qualche inchiesta interessante la si è vista, i “buchi” in giornalismo si prendono e si danno, fa parte del gioco e pazienza se del duecentotrentasettesimo esonero dell’allenatore del Cagliari non si è parlato in tempo.
Però anche con tutte le (eccessive) aspettative che S24 aveva generato, è evidente che non si può cercare di far punti contro Nuova e Unione sulla potenza di fuoco della cronaca, e perciò si deve puntare all’interpretazione delle notizie, al commento. Ci sono fior di testate che fanno solo questo, e lo fanno bene. Penso, per stare al web, al Post.it che non prova neanche a battere Repubblica e Corriere sulle news. Ma dopo qualche ora la notizia la trovi, e il più delle volte raccontata meglio.
Credo, ma posso sbagliarmi perché contrariaramente a molti che scrivono qui non ho la sfera magica, che questo fosse nelle intenzioni di fare un giornale di opinione. Poi le opionioni (o gli opinionisti) possono anche non piacerci, per carità.
Gentile Gabriele,
è probabile che lei i miei pezzi li abbia letti distrattamente: mi chiamo Carla Etzo e non Etzu. E comunque è giustamente liberissimo di non gradirli e criticarli anche aspramente. Ci mancherebbe. Per quanto riguarda il mio essere “autocritica” sta sbagliando: raramente mi compiaccio del mio lavoro. Anzi sono convinta che in questa professione, che amo, l’autocritica sia un dovere, proprio perché ogni giorno ci rivolgiamo a dei lettori (fosse anche uno sono) che hanno diritto al nostro rispetto e alla nostra correttezza. Non tutti lo fanno è vero, ma la strada da seguire, almeno per me, è quella. Questo non ci esime da errori naturalmente, ma, almeno per me, il rispetto del lettore è la prima regola.
Su una cosa non accetto fraintendimenti: non ho confrontato il mio lavoro con quello degli operai, ho detto che affermare che un giornale chiude perché io giornalisti non sono abbastanza bravi è come dire che una fabbrica sarda (del Sulcis) chiude per colpa degli operai. Volevo semplicemente evidenziare che affermazioni del genere spostano l’attenzione sulla vera natura del problema, sulle vere cause e sulle vere responsabilità. Se la qualità del giornale fosse l’unico metro valido per la sua sopravvivenza il mondo dell’informazione non sarebbe quello che è, ma molto migliore. Ho lavorato per anni all’Unione sarda dove ci sono colleghi bravissimi sia sul piano umano sia su quello professionale.Sono andata via perché mi pagavano poco e Sardegna24 qualcosa in più me l’ha offerta: un contratto, non uno stipendio altissimo. E io che ogni giorno devo fare delle scelte di vita e professionali ho accettato. Dall’Unione nessuno mi ha mandato via, lavoravo le stesse ore con lo stesso impegno che ho messo in S24, scrivevo per l’economia e per la cronaca e non credo che il giornale abbia mai perso copie a causa della mia firma. Ricevevo compliemnti e critiche come è normale che sia. Lo dico per invitarla a riflettere sul fatto che la fine di un giornale va analizzata senza idee preconcette, con uno sguardo attento alla realtà editoriale sarda.
E’ vero non mi sono accorta che S24 non aveva possibilità di farcela (siamo sicuri che non ne abbia?) perché semplicemente sono una che pensa al proprio lavoro lavorando, e quando mi sono resa conto che le cose andavano male ho continuato a fare il mio lavoro sperando che il giornale tenesse. Non ci trovo niente di sbagliato anche perché al netto dei sui pregi e dei suoi diffetti (alcuni li vedo anche io mi creda) a me S24 piace, e molto. Vede, ognuno su questo la pensa come vuole.
Lei dice di provare fastidio perché ho detto che c’è chi non ha le spalle coperte. Cosa significa? significa non avere accozzi, raccomandazioni, calci nel sedere…in che altro modo lo devo dire? Per esempio io sono fiera di essere stata chiamata a S24 dopo aver presentato semplicemente il mio curriculum, ha presente l’elenco delle esperienze professionali e di studio che ognuno di noi fa nel corso della vita? ecco mi hanno chiamato sulla base di quello. Le sembra poco? A me no, per niente. Al giorno d’oggi capita raramente e non parlo solo del mondo del giornalismo. Adesso mi spieghi perché prova fastidio se parlo di persone che non hanno le spalle coperte.
Mi chiede come mi permetto di usare il termine “disgusto” rispetto a certo livore nei confronti del giornale, mi permetto perché grazie a Dio anche io posso esercitare il diritto di critica esprimendomi come voglio, credo e spero, senza essere offensiva.
Continuo a pensare che lei abbia un’idea incompleta del mondo del giornalismo e dell’editoria: mi creda, a fronte di una parte privilegiata e tutelata (sempre più ridotta) di giornalisti che si possono permettere l’autoreferenzialità ce n’è una (in continua crescita) che non si può permettere un bel niente. Questo è uno dei nodi fondamentali che deve affrontare chi si occupa di informazione: il precariato. La libertà, la credibilità di questo mondo si giocano su questo. Anche se ancora oggi alcune persone dentro il sindacato (per fortuna non tutti) fingono di non saperlo. Se ne parla (non a sufficienza) tra gli addetti ai lavori, ma la sfido a trovare un quotidiano sardo o nazionale in cui si scriva seriamente di precariato nel giornalismo, mi risulta solo che l’abbia fatto Riccardo Iacona a Presa diretta su rai 3. Del resto è impossibile che accada: nessun editore ammetterebbe mai di vivere sfruttando i collaboratori.
E non mi dica di andare a cercare un altro lavoro (non giornalistico), nemmeno io amo autocensurarmi
Cordialmente
Carla Etzo
Credo che gli ultimi, ma davvero gli ultimissimi, da chiamare in causa in questa vicenda e in altre analoghe siano i giornalisti, redattori o collaboratori.
Da un redattore e comunque da un giornalista che non ha altri incarichi direttivi credo che sua giusto aspettarsi -e quindi che sia legittimo chiedere loro- solo e soltanto che faccia onestamente la propria parte.
Che poi è prima di tutto quella di coprire una notizia raccontandola in modo comprensibile e sintetico, di adoperare le proprie conoscenze specialistiche -se ne ha- come commentatore o analista in un particolare campo o anche di aggiustare le note delle agenzie e di aggiornarle fino a un minuto prima della stampa nei limiti che sono dettati dal dirigente della pagina/sezione.
Tutto il resto -progetto editoriale, linea politica e commerciale etc. etc.- non è se non in seconda battuta affare dei singoli giornalisti, che sono dei salariati, speciali quanto si vuole, ma prestatori d’opera a stipendio come molti altri.
L’idea che il Sig. Ainis avanza rispetto ad una possibile doverosa autocritica dei redattori mi pare per questo un po’ fuori luogo. Fare autocritica non spetta certo a loro eccetto che, eventualmente, per i contenuti dei loro articoli, volta per volta.
Ammesso che l’esito infelice del tentativo di Sardegna 24 fosse così evidente, hanno sbagliato a provare? Hanno sbagliato a investire le proprie capacità in questo progetto, come credo avrebbero o hanno fatto in altre possibilità?
Io credo proprio di no, un giornalista lavora -lavora- in un giornale, oppure cerca di inserirsi in quelli che ci sono o che si creano per fare il proprio lavoro. Ci crede o almeno ci scommette.
E questo aspetto è sensibilmente diverso dalle questioni relative a questo o quell’organo di stampa e alle osservazioni che possiamo fare su linea editoriale o su quello che vogliamo: il lavoro e i lavoratori e quindi anche i giornalisti meritano rispetto, e per quanto mi riguarda sostegno, prima e sopra tutto.
@Neo-A
Posso essere politicamente scorretto?
S24 faceva parte di un progetto complessivo di Soru (e non aveva la minima intenzione di sopravvivere sul mercato dell’informazione con le proprie forze).
Si danno due casi: o i giornalisti che ci sono andati l’hanno capito (e ora non facciano le vittime: cercavano uno sponsor che pagasse i loro articoli, come per tanti quotidiani italiani e lo sponsor non c’è più) oppure non l’hanno capito (e allora cambino mestiere). In ogni caso, l’idea che un giornalista debba essere come l’operaio alla pressa non la condivido (e infatti mi è piaciuto assai il commento di Bastiano Contro).
Posso aspettarmi una certa autocritica in questo senso?
Oppure cosa diciamo, che S24 era fantastico e i lettori non hanno capito un tubo? Ma per chi sono i giornali, per i giornalisti che si lodano l’un l’altro (come gli scrittori, ad esempio) o per i lettori che si pagano la copia?
Infine: rispetto e solidarietà. Certo, ma cosa c’entra con il fallimento di S24? Di che parliamo, del perché il quotidiano ha chiuso o del problema dei troppi che vorrebbero fare i giornalisti in un mercato che non c’è?
E allora scorrettiamo -ma si dice così?- ma sì, dai.
Ecco, il problema è quello dei troppi che vorrebbero fare i giornalisti. Ma che andassero a zappare invece!
Tanto, per chi ha il gusto di scrivere c’è il web, no?
Seriamente: non capisco il punto di approdo del suo ragionamento.
Il progetto appariva subito fallimentare, dice. Certo a occhi capaci di lungimiranza come i suoi e non, per esempio, a quelli di un Giovanni Maria Bellu qualunque, che è soltanto una delle firme giornalistiche migliori d’Italia, cosa vuole che sia.
Ma ammettiamo pure che sia possibile quello che dice, e allora? Ben gli sta, a quegli aspiranti e bamboccioni che continuano con le velleità giornalistiche invece di mettersi al lavoro?
Oppure la loro colpa è quella di essere dei probabili “soriani”? Io non lo sono e neppure simpatizzo, ma mi pare che una eventualità simile non sia una colpa, o per lei lo è?
Le critiche al giornale, che se è stato chiuso evidentemente non è stato apprezzato, per tante ragioni che Biolchini elenca e che mi paiono plausibili, devono per forza coinvolgere tutti i prestatori d’opera a qualsiasi livello?
Non le pare che sia evitabile sbeffeggiare chi magari adesso è senza un reddito?
Licenziati e con la cenere in testa?
O pensiamo che il caso non sia grave perché tanto sono tutti dei benestanti “a prescindere”?
Gentile Neo-A,
se Biolchini non segasse in continuazione i miei post (ne ha il pieno diritto, ahimè, e magari ha pure ragione) potrei spiegarmi meglio. Bellu uno dei giornalisti migliori della piazza? È esattamente ciò che contesto: Bellu è uno dei giornalisti che “i giornalisti” giudicano uno dei migliori della piazza. Certo che scrive bene, ma è proprio il dato oggettivo del fallimento di S24 che pone impietosamente in risalto la poca lungimiranza e l’acume del direttore. Non sarà un caso se L’Unità è conciato come S24, con la differenza che c’è un meccanismo che lo sostiene finanziariamente (per S24, no). Bellu era per l’appunto abituato a un quotidiano che non ha l’assillo delle copie in edicola perché c’è qualcos’altro che fa arrivare i soldi, mentre per S24 il qualcos’altro si è defilato (o lui non ha saputo trovarlo).
Decidiamoci: stiamo parlando della possibilità di autosostenersi in Sardegna facendo informazione e basta (modello ‘Il Fatto’, che neppure prende i contributi pubblici) o stiamo discutendo della necessità di avere un quotidiano come S24 (e quindi che qualcuno paghi gli stipendi anche se non vende)?
Nel primo caso, non si può e che fosse una sciocchezza non me ne sono accorto solo io (ad esempio SQ lo regalano, altrimenti avrebbe chiuso e non ha la pretesa di essere La repubblica di Casteddu! Nessuno di S24 se n’è accorto?). Nel secondo, non sono d’accordo, neppure se rimangono a spasso i giornalisti, cosa che mi spiace quanto per qualunque altra categoria. Per me non esiste che un quotidiano sopravviva perché ci dev’essere una pretesa libertà di informazione: ci vogliono i lettori, altrimenti un altro Il Giornale, Libero, Il Foglio e via così, non serve a nulla, anche se questi sono tutti di destra e di sinistra non ce ne sono.
Per lo sbeffeggiare, mi scusi ma non la seguo: se si riferisce al post di BC io ci vedo tanta ironia e pure amara. Se poi c’è chi si è offeso, secondo me ha sbagliato: posso avere le mie opinioni? Magari leggo con poca attenzione, cosa vuole che le dica, me lo dicono in tanti!
Cordialmente,
PS – Non le rispondo sulle provocazioni riguardanti i ‘bamboccioni?&C. SI rilegga ciò che ho scritto, se vuole: c’è tutt’altro.
Gentile Ainis,
la provocazione -sua e prima ancora del Bastian Contrario che lei ha approvato- è contenuta in frasi del genere “Di che parliamo, del perché il quotidiano ha chiuso o del problema dei troppi che vorrebbero fare i giornalisti in un mercato che non c’è?”
Le faccio notare che è lei a proporre la questione, e la pone in modo secondo me sbagliato ma perfettamente rintracciabile nei suoi commenti come in quelli da lei sottoscritti.
Sul resto possiamo anche concordare, se non fosse che il “merito economico” di una iniziativa come Sardegna 24 non è rilevabile così tranquillamente in un mercato della pubblicità ampiamente influenzato -per usare una espressione sfumata- dai poteri editoriali sedimentati da decenni.
Non è che il mercato non ci sia, ma mi pare che non sia esattamente trasparente e puro, lei che dice?
A questo proposito io avrei una piccola idea in favore della libertà di stampa: sottrarre almeno in parte all’arbitrio e alle convenienze degli inserzionisti la possibilità di finanziare la stampa per ricavarne altro, per esempio benevolenza o appoggio politico-sindacale.
Cercherei un meccanismo legale per evitare che si realizzi, per esempio, la possibilità indicata da Berlusconi quando chiedeva agli amici imprenditori di non “finanziare” i giornali avversari del Gruppo Espresso La Repubblica.
Per rimanere in casa del nostro ospite: se le risorse pubblicitarie fossero disponibili in modo equilibrato le parrebbe così naturale che a fronte degli ascolti e della influenza che Radio Press ha guadagnato -rappresentabili in mancanza di meglio con i ventunomila e fischia iscritti alla pagina di Facebook- la pubblicità raccolta e raccoglibile sia solo una frazione minima di quella che mietono Radiolina o Radio Sintony -meno di un terzo di iscritti alla pagina FB-?
Non sarebbe il caso di parlare anche di questo, e sempre per esempio di come e in favore di chi vengono spesi gli -ingentissimi- fondi spesi dalla giunta Cappellacci in “comunicazione istituzionale”?
Ecco, in un mercato sgombro da questi e altri inquinamenti i ragionamenti sul merito -quindi sul merito economico di Sardegna 24, che peraltro ho letto poco- avrebbero un diverso valore.
Gentile Neo-A,
“Non è che il mercato non ci sia, ma mi pare che non sia esattamente trasparente e puro, lei che dice?”
Dico che stiamo parlando d’altro (e infatti questo è parte dell’equivoco Suo e di Etzo). Se si sceglie di fondare un giornale (o di acquisirlo, come ha fatto Bellu) o di lavorarci dentro, lo si fa in un ben preciso contesto, non nel paese dei bei sogni. Il mercato è quello che è, in esso si sono trovati ad agire e ne sono usciti con le ossa rotte: questo è il dato oggettivo, al di là dei bei discorsi.
In ogni caso (ma forse non ho capito bene, sono duro di comprendonio) non vedo il nesso tra l’informazione drogata (che c’è) e la necessità di drogarsi per fare informazione (come dire, siccome gli altri barano allora lo faccio anch’io). Possiamo girare quanto vogliamo sul problema, ma ciò che resta è che S24 non lo comprava nessuno. Possibile che si perda questo aspetto?
“Di che parliamo, del perché il quotidiano ha chiuso o del problema dei troppi che vorrebbero fare i giornalisti in un mercato che non c’è?”
Guardi che questa non è una provocazione, quanto il mio parere. Sono convinto che il mercato dell’informazione sia attualmente saturato da un eccesso di persone desiderose di percorrere la via del giornalismo (sui perché ci risentiamo quando abbiamo tempo entrambi) come il mercato dell’editoria è pieno di illusi che vorrebbero essere scrittori e si pagano i libri.
Per la sua idea di regolamentazione del mercato, non le rispondo, perché non si può prescindere dal problema generale della regolamentazione della concorrenza. Senza una legislazione che la regoli (ora assente) qualunque meccanismo studiato per i casi particolari perde senso (o, se vuole, può essere aggirato). Questo, credo, risponde anche al resto, da Chiappellacci in poi (ma in definitiva, sono i fondi di Chiappellacci che non hanno fatto comprare S24 o il fatto chefosse un prodotto sbagliato? Questo è il punto!)
Una domanda: qual è il dato o la fonte che ti permette di affermare che s24 non lo comprava nessuno? Su quali basi fai queste dichiarazioni? “Non lo comprava nessuno”…nessuno chi? Da dove ti arriva questa sicumera? Forse dalle tue personali indagini presso parenti e amici? I miei parenti e amici lo compravano, eppure con questo non mi sento di affermare che lo compravano tutti, anzi. Dire “Il mercato è quello che è” non vuol dire nulla. E’ come? E’ cosa? Poi, certo, possiamo proseguire all’infinito partendo da questi presupposti, d’altra parte si sa, destra o sinistra sono tutti uguali, l’unione si compra per i necrologi e non ci sono più le mezze stagioni.
Gentile Francesca,
estrapolare una frase al di fuori del contesto è un ottimo espediente per non capire il senso di ciò che si legge (c’è chi lo fa scientemente quando non desidera rispondere a tono).
Se ha voglia di capire ciò che ho detto (cosa assolutamente non necessaria, intendiamoci) rilegga prima il post di Neo-A. La mia frase si riferiva al fatto che un’iniziativa industriale (ad esempio un giornale) deve preoccuparsi di affrontare il mercato nello stato in cui si trova e non pensando a come vorrebbe che fosse (perché Neo-A obiettava che il mercato non è trasparente, fatto probabilmente vero).
I dati di vendita, fortunatamente, sono noti. Come direbbe qualcuno oggettivi.
Cordialmente
PS – Ha dimenticato i comunisti che mangiano i bambini, le donne che sono tutte puttane, l’omosessualità che è una malattia e le segne che fanno venire i brufoli. Si informi prima di fare certe affermazioni incomplete.
Solo una breve considerazione, se Biolchini me la concede.
Perdonatemi, ma sui commenti della Etzo trasudano davvero dei sermoni di buonismo fuori da ogni contesto.
Secondo me, in alcune casi, non è tanto il momento difficile che offusca la visione chiara delle cose, ma è proprio l’incapacità di vederle le cose.
Accade, bisogna farsene una ragione. Ognuno arriva fin dove può.
Un giornalista fa il suo lavoro di cronista, cara Etzo, certo, lei hai ragione, ma lo fa con la lucida consapevolezza di ciò che gli accade attorno: non si illude, né si accorge in ritardo del naufragio visibile a tutti e da tempo (per la serie: “Ops… Scusate, ma cosa accade? Non mi ero accorta che stavamo affondando).
Mi chiedo: se questa è la capacità critica dei fatti, figuriamoci allora cos’è l’autocritica: che so, forse le quattro Avemaria dopo la confessione?
Andiamo: un pizzico, dico davvero un pizzico di malizia, di postura sindacale, di traduzione politica (non politicizzata) della realtà.
Ps: ognuno qui hai i suoi problemi, signora Etzo, ma nessuno viene a dire, anche nella drammaticità dei problemi, che non ha i soldi per comprare il pane, né per sfamare bocche dei nostri amati piccoli… Ricordi che la malizia e la critica non corrispondono né al livore né alla frustrazione, ma bensì alla necessità di mantenere sempre accesa la mente e vedere le cose un po’ più chiaramente di come la marmellata buonista induce…
Gentile Carla, il problema dei problemi, in questo caso – anche se lei se la prende con noi – non siamo noi, ma le tremende logiche politico-editoriali per le quali lei, senza colpa, ha deciso di prestare la sua professione. Franco Siddi apre un bello spunto in merito. Provi davvero a riflettere. Diversamente, qui, si rischia di iniziare una guerra fra poveri.
Bastiano contro
in fondo le tue ingenuità non meritano risposta ma oggi ho tempo per litigare (scherzo)
1) il giornaliasmo è prima di tutto un lavoro, un lavoratore si muove su un mercato solo tra virgolette libero (anzi con sempre meno opportunità per tutti) e, come tutti, va dove il lavoro lo trova. Quando ha un contratto si guarda bene da perderlo, a casa mia questo si chiama senso di responsabilità.
2) Posso essermi resa conto che le cose stavano andando male al giornale il primo, il secondo il terzo o l’ultimo giorno, non l’ho specificato, vuole sapere la data esatta? Non la ricordo, in ogni caso ho fatto quello che farebbe qualsiasi lavoratore: ho continuato a lavorare. Vuole sapere se ho cercato altro nel frattempo? Fatti miei. Si rilassi dunque non sono certo tipa da “Ops… Scusate, ma cosa accade? Non mi ero accorta che stavamo affondando”.
3) Ognuno ha i suoi problemi ma nessuno li viene a dire: ma secondo lei io vengo a dire i miei problemi a lei? non mi faccia ridere. Ho detto: non ho più un lavoro, ho una famiglia e da lunedì sarò in difficoltà. Ma davvero devo vergognarmi di dirlo solo perchésono una giornalista? Sta scherzando vero? o pensa che se per una volta scrivo sul web che io non lavoro è perché non mi rendo conto di altre situazioni ben più gravi o altrettanto gravi? Suvvia! so che la sua voglia di screditarmi è tanta e che mi sottovaluta tantissimo, ma non esageri. E comunque non ho fatto altro in questi mesi: ho raccontato sul giornale i problemi altrui e, guardi un po’, le persone avevano un tremendo bisogno che di questi problemi si parlasse, altrimenti, e se lei lavora nel campo dell’informazione lo sa bene, questi problemi non esistono. Comunque, se le dà fastidio, non dirò più che non ho lavoro, almeno in questa sede, diciamo che sono felice e fortunata perché da oggi ho del tempo libero non retribuito, così va bene?
4) che strano …sull’ultimo punto mi trova quasi completamente d’accordo.
A lei l’ultima parola (sono stanca e le anticipo che non risponderò) vado a godermi il mio tempo libero, peccato per la pioggia
Cordialmente
Carla Etzo
Sì, sposo in pieno questo commento (eccetto le ultine cinque righe). Mi ha preceduto: è esattamente ciò che avrei voluto rispondere a Carla Etzo (con la ‘o). Se posso permettermi,e Biolchini non mi sega, preferivo il primo commento ironico al tono di questo.
@Carla Etzo
“Gentile Gabriele,
è probabile che lei i miei pezzi li abbia letti distrattamente […]”
Veramente non avevo intenzione di tirarla in lungo, però questa è davvero grossa (e infatti mi era venuta una risposta al vetriolo che ho autocensurato).
Spero di essere educato. Supponiamo che lei abbia ragione: non ho sbagliato il suo nome per caso (con la QWERT capita) ma perché non ho letto i suoi pezzi con attenzione. Ebbene?
Per leggere i suoi pezzi dovrei pagare il giornale e lo faccio solo se i pezzi mi piacciono. Se i suoi non mi piacciono non li leggo con attenzione e non lo compro (il giornale). Se siamo in tanti (a non leggere con attenzione i pezzi) S24 chiude!
Non voglio dire che lei sia una pessima giornalista, ma di certo una pessima venditrice del suo prodotto. Sa chi mi ricorda? Quei cuochi che chiudono il ristorante (perché non ci va nessuno) e si lamentano che gli avventori non apprezzano la buona cucina, che sarebbe la “Vera qualità del giornale”!
La rimando alla mia risposta per Neo-A. Pur con tutto il rispetto per la sua posizione personale (trovarsi senza lavoro non è una bella situazione) resto convinto di ciò che ho risposto a lui.
Un grande in bocca al lupo.
Al congresso sono tanti, tutti medici e sapienti, tutti intorno al capezzale di un malato molto grave (anzi già qualcuno ha detto che il malato è quasi morto) ♫♪♫♪
Fatto sta che l’egemonia di Unione e Nuova non la scalfisce nessuno da oltre quarantanni, tutto quotidiano, E-polis ed altre iniziative nate ben prima di S.24 naufragarono nello stesso mare, ed anche allora i dotti medici e sapienti sfoderarono le loro litanìe, identiche a quelle attuali, e l’informazione andò sempre più verso l’Uganda che verso altre realtà. A me parete tutti malati, anzi, quasi morti, il problema è che non ve ne siete ancora accorti…
cara carla, sicuramente mi sono spiegato male non volevo e non voglio dire che i giornalisti sono incapaci,ma purttoppo l’informazione in sardegna e pilotata solo da 2 quotidiani
Gentile Gabriele e gentile anonimo
ma secondo voi chi sono i giornalisti incapaci o piagnoni? Quelli che lavorano per i grossi gruppi editoriali sardi e nazionali e prendono, se gli va bene, una media di 10 euro al pezzo? lo fanno da anni, ma siccome nessuno ne parla va tutto bene…anzi diciamo che nessuno se ne accorge e quindi va tutto bene.
Oppure sono quelli che accettano contratti nelle nuove realtà editoriali, come è giusto che sia per chi ha scelto questa professione, per poi trovarsi un altra volta senza lavoro. Quando leggete un articolo (bello o brutto) siete sicuri di sapere chi c’è dietro? Magari dietro un bellissimo pezzo sul precariato c’è un precario, dietro un pezzo sulla crisi economica sarda c’è un precario…ma lasciamo perdere.
Se i vostri discorsi dovessero essere applicati all’industria sarda si potrebbe dire che qui le fabbriche chiudono perché la classe operaia è incapace. Non so se vi rendete conto…Ho scritto pubblicamente che sono preoccupata perché ho perso il lavoro ma non penso di essere una “piagnona”: scriviamo di persone che hanno perso il lavoro ogni giorno, ogni giorno le intervistiamo e mai ho pensato di questa gente “guarda che piagnoni”…ma a quanto pare per qualcuno che conosce poco e male il mondo dell’informazione, perdere il lavoro in questo settore è una colpa di cui è meglio non lamentarsi e non una responsabilità grave di imprenditori azzardati. A quanto pare qualcuno crede ancora che i giornalisti siano lavoratori privilegiati. Oddio qualche privilegiato c’è e non sempre lo è per merito, ma in questa Sardegna dove il più delle volte le conoscenze contano più delle capacità la raccomandazione non fa notizia.
Gentile Carla Etzu,
ho scritto di getto un commento al Suo primo post che non è stato pubblicato (del che non mi lamento, neppure mi ricordo se fosse particolarmente aggressivo o maleducato). Le ripeto il succo: possibile che non ci sia uno solo dei giornalisti di S24 che si interroghi sulla validità di ciò che faceva? Ma soprattutto (e ciò mi dà fastidio) mi spiega come fa a confrontare il lavoro di un operario che lavora ad una pressa seguendo un elenco sclerotizzato di operazioni manuali e poco altro (e comunque deve farlo mettendoci del suo per produrre un pezzo vendibile) con quello di un giornalista, che dovrebbe essere in grado di valutare criticamente ciò che fa (visto che è chiamato a dare un giudizio critico sull’operato altrui o almeno sulla realtà che ci circonda)?
Da giornalista, non si è accorta che il Suo giornale non aveva alcuna possibilità di sopravvivere (e c’è andata a lavorare lo stesso)? Oppure ha sperato che S24 vivesse d’altro che non informazione? Guardi, non so se Biolchini se n’avrà a male (mi pare che l’abbia detto proprio lui) ma almeno SQ ha scelto di distribuire gratuitamente, vivendo di pubblicità. Non ci saranno i dotti insegnamenti dei “famosi scrittori sardi” ma sono ancora là: voi no!
Sia come sia, che lei sperasse in uno sponsor come accade per altri mediocri giornali italiani (quanto vende quello di Ferrara, tre copie? Chi lo guarda Ferrara, dodici telespettatori?) o che sia stata costretta a lavorare per S24 perché non sapeva che altro fare, o magari credeva davvero in quella che si è rivelata un’iniziativa pessima: potrebbe se non altro parlare prima di tutto dei motivi per i quali il giornale ha chiuso, senza tuonare contro il cattivone Anonimo perché si esprime per metafore ironiche? Potrebbe evitare di parlare di ‘fighetti’? Potrebbe evitare di usare l’uso di allocuzioni tipo “coprire le spalle” (ma cosa significa)?
Posso rammentarle che S24 non vendeva? Che non si vendevano neppure i “suoi” pezzi?
Non Le chiedo altro: un minimo di critica nei confronti di sé stessa. Un tempo si chiamava in altro modo, ma adesso non usa più.
Infine, la cosa che mi ha davvero urtato: l’uso del termine “disgusto”! Spero di non essere censurato: ma come si permette, seppure ha perso il posto di lavoro? Ha mai sentito parlare – da giornalista – di diritto di critica?
Sui piagnistei, in breve, non mi trova d’accordo: sono dell’opinione (del tutto personale) che la categoria dei giornalisti sia spesso autoreferenziale e si giovi di reciproca copertura mediatica, ben più degli operai di cui ha parlato Lei, sempre e comunque. Sui dieci euro al pezzo non le rispondo come vorrei, perché mi censuro da solo!
Cordialmente,
PS – A proposito del fatto che io possa conoscere o meno la realtà del mondo editoriale: ma Lei che ne sa?
forse la qualita’ del giornalismo sardo e talmente basso,visto che resistono soltanto quelli che sono forti econicamente, e purtroppo l’unione, e la nuova, fanno il bello e cattivo tempo in sardegna per fortuna che c’e’ eternit no volevo dire internet o cummenti stoccara si zerriara
Gentile Biolchini,
Lei ha tutto il diritto (e dal suo punto di vista il dovere) di censurare gli interventi che non Le garbano.
Però: le pare davvero il caso di tappare la bocca a chi vorrebbe chiamare in causa i poveri giornalisti piagnoni?
Si può dire o no che parte della responsabilità del fallimento di un giornale ce l’hanno anche loro?
Oppure i giornalisti sono solo esecutori d’ordini come gli impiegati del Catasto (sineddoche abusata)?
Mi dice chi li ha obbligati a lavorare per Soru? Dovremmo pensare che sono dei poverini incapaci di valutare la robustezza della struttura editoriale nella quale hanno scelto di operare? E se sì: che contributo critico possono dare all’informazione?
Non mi pare che nella pur breve vita dell’inutile S24 si siano viste le barricate di chi segnalava l’evidente inconsistenza della linea editoriale, in testa color che piangono.
Si dovrà anche rispettare la situazione di chi è senza stipendio (senza se e senza ma) però non è un buon motivo per trattarlo né da martire né da cretino (e soprattutto non si rende un buon servizio all’informazione).
Cordialmente
Quando ho appreso la notizia della chiusura di Sardegna 24, dopo neanche sette mesi di vita, così, dall’oggi al domani, sono rimasto un po’ di stucco. Ma anche no, conoscendo ormai il protocollo messo regolarmente in pratica da chi ne tesseva le trame.
Ma… io mi domando, è mai possibile che questi sedicenti imprenditori debbano sempre uscirne puliti? Non solo non desidero più vedere certi nomi associati agli organi di informazione, tanto meno chi manovra nell’ombra, dietro le quinte, il che denota un atteggiamento mafioso. Ma non voglio neanche più vedere certi manigoldi investire nella mia terra! A forasa!!!
Un imprenditore ha una responsabilità sociale, che è quella di creare benessere e ricchezza nel territorio, non seminare disperazione, illudere, e sfruttare la forza lavoro per perseguire i propri fini personali e politici.
Mi dispiace profondamente per i giornalisti e i tecnici di Sardegna 24, alcuni dei quali conosco direttamente e altri indirettamente, e so che sono persone che profondono impegno e passione in quello che fanno. Non smettete di combattere.
Con Sardegna 24 muore il giornalismo d’inchiesta, l’approfondimento, che raramente la Nuova e soprattutto l’Unione trattano… Sono d’accordo con il primo commento, alla fine i lettori acquistano il giornale per leggere i necrologi e i fatti che riguardano il vicino di casa, e i quotidiani puntano solo ai criteri di notiziabilità, senza sforzarsi ad offrire un informazione più riflessiva. Un altro insuccesso dell’editoria sarda.
Ma che?!? Ci siamo dimenticati del giorno in cui sardegna 24 uscì con i cerchi sulla sabbia fatti dagli alieni e l’unione (stesso giorno) uscì con l’intervista all’autore (un uomo, altro che extraterrestri) di quei cerchi?!? O del giorno in cui tutti i quotidiani avevano in prima l’esonero di Ficcadenti e quelli di sardegna 24 non ne sapevano niente?
I motivi di questo ennesimo insuccesso editoriale è,a mio modesto avviso,molto più banale di quanto si possa credere.La verità,è che sfidare 2 colossi come la Nuova e l’Unione Sarda è semplicemente irrealistico e poi,diciamocela tutta:c’è una grossa fetta di sardi che acquista il giornale per leggere i necrologi.Chi mastica di editoria e giornalismo isolano sa bene che anche questo influisce e non poco sul successo dei 2 quotidiani sardi
Nessuno gode quando qualcuno perde il lavoro, figuriamoci un gruppo di persone.
E’ una pagina triste per tutti noi. Io , dal canto mio, ho avuto molta attenzione da quella testata, e quindi ringrazio di cuore i giornalisti che ci hanno lavorato augurandogli il massimo per le loro vite e le loro carriere, del resto… si chiude una porta, si apre un “portale”!!!
Lucida, il tono del post di Biolchini è compiaciutissimo della chiusura di Sardegna24, altro che “nessuno gode”! Però che non è facile coglierlo se il tuo criterio di stima per i giornalisti di Sardegna24 è la quantità di attenzione hanno dato… a te.
Gianni, ma secondo te perché ha chiuso Sardegna 24?
Secondo me perché ha sparato troppo alto negli obiettivi e pochissimo negli investimenti. Solo un dilettante si espone ai costi di uscire in tutta la Sardegna (dove il pascolo è già ben diviso) senza avere pagine locali adeguate. La gente a Pistis vuole leggere di cose di casa, sticazzi di quello che pensa Massimo Dadea dello statuto autonomo! Di certo il giornale è stato pensato per un lettore che in Sardegna non esiste o non esiste in numero sufficiente da comprarne molte copie, questo certo che è un errore sicuro.
Invece, caro Vito, la tua critica è espressa attraverso giudizi di valore: non dici solo che per te non aveva notizie (che posso anche concordare), ma aggiungi anche che era un giornale spaccone, poco umile, urlato, con pretese di verità, pochi amici e pochi dubbi. Ma che categoria critica è “la spacconeria”?? A me sembra che come altre volte alla fine nei tuoi giudizi sedicenti oggettivi saltano fuori cose di pancia su nomi e cognomi di gente che chiaramente ti sta sulle palle da prima, tipo Soru, Murgia, Fois, la “banda di ex assessori soriani”… E’ lì che viene fuori il tuo compiacimento, il gusto di vedere rotto il giocattolo di chi non sopporti.
Gianni, scrivere: ” ho avuto molta attenzione da quella testata e quindi ringrazio i giornalisti ecc ecc…” cosa c’entra con criteri di stima? Ma considerato che ti interessa, te lo dico. Alcuni dei giornalisti che lavoravano a S24 sono fior di giornalisti, molti li conosco, altri no. Piuttosto, quello che si evince dall’ultimo numero di oggi, è che che questo giornale si “reggeva” sugli opinionisti e sugli intellettuali e non sui giornalisti, quelli bravi che erano in redazione intendo, che forse avrebbero dovuto avere più visibilità e dei quali, oggi, nemmeno l’ombra…
mah… sarà…. mi sbaglierò … del resto… io faccio l’attrice!
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Io sono d’accordo con Vito e anche con alcuni commenti fatti al suo articolo. L’idea di creare un giornale che facesse opposizione era buona, anche a me certe inchieste sono interessate, ma sono d’accordo col dire che c’erano poche notizie, troppo spazio alla critica e poi sempre degli stessi, alcuni dei quali nostalgici dell’era Soru. Anche se Soru non era coinvolto direttamente, si capisce benissimo che era ben addentro certe prese di posizione. E come ha fatto degli errori quando era presidente della Regione, ne ha fatto ancora adesso, e non ci fa bella figura di certo. Per quello che riguarda me (poi ognuno la pensera’ come vuole) ancora di meno gli darei la mia fiducia. Il caso di Sardegna 24 poi in certi casi non si e’ distinto di certo per imparzialita’: vedere ad esempio l’articolo su Meli, uno scivolone che avrebbero dovuto evitare, ma che molti partigiani della sinistra si sono rifiutati di accettare. Ho quasi litigato con un amico che cercava di giustificare un articolo come questo, come a dire che alla sinistra tutto e’ permesso. E invece no: se uno sbaglia, sbaglia anche se e’ di sinistra e Sardegna 24 poteva evitare di pubblicare certi articoli faziosi come nello stile di certi pezzi dell’Unione Sarda. C’e’ poi il discorso dei precari: fin da subito sono circolati in rete i racconti di fotografi ai quali veniva commissionato il lavoro, lo svolgevano e poi Sardegna 24 decideva di cambiare rotta, non utilizzando il lavoro commissionato e non pagandolo anche se era stato svolto e consegnato puntualmente. Area 89 riporta: “Quali sono le ragioni di quello che appare un fallimento, a meno di imprevedibili colpi di scena? Tante. E tutte devono far riflettere una certa sinistra abituata a denunciare ciò che non va in casa d’altri, fingendo di non vedere le contraddizioni che si nascondono tra le pareti amiche. Una per tutte: in una redazione che denuncia quotidianamente le ingiustizie del mondo del lavoro, non c’è l’ombra di un solo contratto a tempo indeterminato. E sarebbe magari il caso di chiedersi quanto incida sulla libertà d’informazione il precariato selvaggio. “. Non oso immaginare le condizioni che questi giornalisti hanno dovuto accettare, visto quello che si sente in giro (e non ho capito perche’ fare il giornalista deve essere cosi difficile), e ora si aggiunge anche la beffa della perdita del posto. Forse gli unici che meritano solidarieta’ sono proprio i giornalisti, e non tutti quelli che hanno pensato di sfruttare Sardegna 24 per questioni di immagine o di reputazione.
Cara Carla… Vedi, io sorrido nello scrivere queste righe… Anzi, mi diverto. Ho i miei dubbi che tu lo faccia. Ma ti lascio serenamente alle tue convinzioni. E proprio perchè la precarietà, la disoccupazione, sono parole che ho vissuto, e vivo da tempo, (con tuo stupore forse)… ho smesso da un po’ di imbalsamare i miei occhi con la lente dell’illusione. Soprattutto nel mondo dell’informazione. Sai, credo nei progetti, ma quelli veri (non certo Sardegna 24, forse lo era, pur per un brevissimo periodo il primo Giornale di Sardegna, dall’ottobre del 2004 al maggio del 2005). Abbraccio i grandi Sogni (non quello di lavorare da giornalista contro tutti e tutto solo per portare il mio Padrone allo scranno più alto della Regione). L’illusione, invece, non mi appassiona. Anzi, la trovo ridicola. Ecco perchè sono compiaciuto di coltivare il mio orticello… Perchè da volenteroso precario e disoccupato, ho imparato a capire che ci sono anche altre terre che danno frutti. E poi, sai una cosa? Lavorare la terra è sempre una buona medicina per riprendere il contatto con il mondo reale. Quanto disprezzo da parte tua, su via… Del resto, lo spiegva bene anche Terzani (lui sì, un coraggioso cronista, ma per cause valide). Nessuna lezione. Solo realtà. Pura realtà.
W la realtà.
Kgb… ti sono alle spalle.
Certo che non mi diverto a scrivere queste cose, ho appena perso il lavoro. Ripeto non sei tu il mio problema. Mi dispiace che provi a spacciare per realismo la tua frustrazione. E credimi non vivo di illusioni e o ideali. Ho un figlio da crescere e nessuno mi ha mai regalato niente. ma nemmeno tu per quanto finga ti diverti. Ora sono stanca di parlare con te a meno che non ti manifesti con nome e cognome. Ho lasciato la mail sotto. Sii sereno.ne hai bisogno. Lo auguro anche a me stessa, soprattutto a me.
Caro bastiano,
mi fa piacere “sentirti” un po’ più calmino
nessun livore, quello lo lascio a te che ne hai dimostrato parecchio. Da giornalista ti ho solo fatto alcune domande a cui, ovviamente, non hai risposto, anzi ti sei quasi tirato indietro rispetto alle cose scritte sui colleghi, lasciando intendere che forse li stimi pure (da ridere) …il pezzo di Biolchini l’ho letto e, proprio perché so leggere, non ho bisogno di rifarlo. Grazie lo stesso per l’inutile consiglio. Vedi non condivido tutto quello che scrive Vito, su alcune cose dissento del tutto. Ma lui, rispetto a te, ha un certo stile, e per di più si firma con nome e cognome. Tranquillo non hai urtato la mia sensibilità più di tanto, anche se una sensibilità non mi vergogno ad averla. Torna al tuo orto, bello bè…
rispetto alle tue compiaciute lezioni di realismo mi toglie più il sonno il pensiero che lunedì mi sveglierò senza un lavoro.
Buona vita coraggioso anonimo!
Carla
Sardegna 24 ha chiuso i battenti perchè vendeva poche copie, ma comunque vendeva (2000 copie ultimi dati che ci ha fornito Vito Biolchini).
Sardegna Quotidiano in edicola non vende una copia……. ma non chiude.
Perche?
Spiegatemi il mistero.
Paolo Pisano
Caro Paolo, in realtà non c’è alcun mistero.
Sardegna Quotidiano è un free press, Sardegna 24 no. Il primo compensa le esigue vendite in edicola con la diffusione gratuita di 7500 copie, e questo ovviamente conforta gli inserzionisti pubblicitari. La struttura economica dei due giornali è completamente diversa. Sardegna Quotidiano aveva un business plan, Sardegna 24 no. e basta leggersi il numero del giornale di oggi, gli articoli di Bellu, Melis, Siddi e Dadea, per rendersene conto.
Cara Carla… Non prendertela… Dai… Il problema non sono io. Forse, questa buona dose di reazione, “livore” (o semplicemente incazzo) che riversi su di me dovresti rivolgerla a chi ha permesso che il quotidiano Sardegna 24 nascesse, e si mantenesse in vita, seguendo pari pari (come il bravo Biolchini ha spiegato) il libro “Centouno errori da non fare quando si vuole aprire un quotidiano in Sardegna”.
Mi riferisco al signor Soru, e ad una certa classe imprenditoriale di sua area, oltreché, a tutta, davvero tutta l’intellighenzia dei “Meglio Soru” sparsi dentro, fuori e nei dintorni della redazione di Piazza del Carmine.
Mai messo in dubbio il lavoro di tutti! I nomi citati godono di stima. Ma un po’ di critica, o autocritica, delle volte non fa male. Certo, per chi è strettamente coinvolto nel tracollo odierno, mi rendo conto sia difficile da fare. Ma se Sardegna24 avesse rivisto molti dei suoi passi convinti, e fin dagli esordi (dal suo numero zero), oggi, forse, avremmo avuto ancora in vita una voce d’informazione in più nell’Isola.
Rileggi il pezzo di Biolchini. Credo sia illuminante al riguardo. Molto meglio della mia malandata ironia (visto l’effetto prodotto nella tua sensibilità).
Biolchini scrive una cosa verissima: “Troppi commenti, poche notizie. Troppe urla, pochi ragionamenti. Troppe verità, pochi dubbi. Troppi nemici, pochi amici. Troppe firme, pochi cronisti. Troppa spacconeria, poca umiltà. Soprattutto poca umiltà”.
Ora vado. Ho da coltivare il mio “orticello”. Non vorrei che i miei frutti andassero a male. Kgb… Questo indizio era per te.
W la realtà.
Il tenore medio dei commenti rispecchia i toni finto-partecipi del post di Biolchini. Ma stavate lì a sperare che la barchetta di carta di Bellu affondasse? L’informazione monopolistica in quest’isola ve la meritate tutta. Onore a Bellu, che almeno ci ha provato.
Mi presento con nome e cognome
perché a fare i fighetti dietro l’anonimato o nomignioli vari ed eventuali siamo bravi tutti. Bastian contrario o bastiano contro che dir si voglia, ma che cosa stai dicendo? Cosa stai scrivendo? Chi sei? come ti chiami? chi pensi di essere? e soprattutto quanto è al caldo il tuo sedere per sputare veleno dall’alto del tuo anonimato? quali frustrazioni ha generato in te un giornale come Sardegna24 (per il quale sono felicissima di aver lavorato). Dall’alto del tuo livoroso anonimato fai nomi e cognomi ironizzando compiaciuto su come queste persone finiranno, su come vorresti che finissero o non finissero.
Ovviamente per gente come te il fatto che qualcuno da oggi sia senza lavoro è secondario. Dall’alto (basso?) del tuo nascondiglio non è nemmeno tanto importante riflettere la fatica e il sudore che molti di noi hanno messo in questa esperienza, per vivere, per mandare avanti la propria famiglia, senza nessuno, NESSUNO, a coprirci le spalle. Non ho appoggi politici, né familiari, mi sono sempre sforzata di guadagnarmi quello che ho pezzo a pezzo. Sento di poter guardare a testa alta quelli come te e quelli che adessono se la godono per la fine di S24 e vedere questo vigliacco livore intorno a quella che per molti di noi è stata un’opportunità di crescita (e lavorativamente parlando di sopravvivenza) genera in me solo disgusto.
Carla Etzo
carlaspecial@gmail.com
Cara Carla, non ti preoccupare. Il collega Bastiano Contrario ha già lasciato un numero sufficiente di tracce tale da permettere una sua imminente identificazione…
Si dice a Cagliari che avevano comprato tipo 4 Mini cooper di rappresentanza, erano tutti a Iphone tirato, Marcello Fois il grande che intervista Massimo Zedda, La Murgia ” sciri tottu issa ” come giornalista opinionista, Bellu contro tutti
paraparapa’ paraparapa’ parapapapapa’…….continuate voi.
Chissà le risate di Zuncheddu…
Mi dispiace.
Ogni volta che muore un giornale, si spegne una voce, e non importa se dice cose che non condivido.
Preferisco stare in compagnia a sentirmi dire cose che non mi vanno, piuttosto che stare bello solo a darmi ragione.
All’ingenua innocenza di Francesca occorre contrapporre uno sforzo di sintesi per capire meglio ciò che sta accadendo. Allora: ricapitoliamo. Il ‘bravo’ Vito Biolchini disoccupato (da Leader Maximo di Radio Press e da “Ernesto Galli della Loggia” di Sardegna Quotidiano). Ci chiediamo: riuscirà almeno a mantenere la poltrona della sua amata creatura “Buongiorno Cagliari”? O forse qualche sfida ancora più innovativa lo attende?
Gli ‘invertebrati’ Zanata, Pillonca, Sanjust si salvano per miracolo. Anzi, per “Solidarietà”. Il ‘simpatico’ Alberto Urgu, invece, risvegliatosi improvvisamente dal breve sogno di S.24, chiederà al fraterno amigu Flavio di poter curare tutte le quinte di copertina dei prossimi romanzi che lo scrittore sardo produrrà in quantità industriale come i carciofi della sua nativa Uta. E Il ‘coraggioso’ Pablo? Accortosi dell’inutilità prodotta dall’imbarazzante braccio di ferro con lo Zar quartese di Palazzo Regio, si rifugerà nei trafiletti della Nuova Sardegna nell’hinterland di Cagliari o, forse, sceglierà un viaggio in Libano sponsorizzato Arkadia?
E gli operai? Dove li mettiamo gli umili operai Ambu (intramontabile cronista a tutto e tondo ed esperto di rock a tinte progressiv), e Neri (giovane soldatino di cronaca bianca)?
E Mostallino? Ci dispiace. Ma quella tessera rossa che si ritrova nel portadocumenti forse non ha altro valore se non nella Nuova di vent’anni fa.
Insomma: chi ride qui sono solo gli intellettuali sardi. La Murgia e Fois, che si preparano per un editoriale sulle ragioni dell’indipendentismo l’una, e l’inutilità di essere sardi l’altro. Intanto, però, il duo targato Einaudi-Maestrale ha appena compilato la domanda per i contributi della Fondazione del Banco di Sardegna (in scadenza martedì) per l’organizzazione della nona edizione dell’Isola delle Storie Festival, ma soprattutto, per l’acquisto di nuove sedie di plastica bianca da anni assenti in un Festival sempre più grande e attraente. “Sardegna 24? – si sono chiesti Fois e la Murgia – Bè, pensavamo fino all’ultimo fosse un partito. Ci limitavamo dunque solo a dettare la Linea. Tutto qui”.
E la coppia Dadea Mongiu? Chi produrrà un po’ di puzza asfissiante per il loro nasi da segugi?
E il maestro Melis? Chi leggerà i suoi infiniti editoriali da dieci cartelle word?
Si dedicherà in pieno alla rinascita dell’Altra Voce?
E Bellu? Unità o Repubblica? Chi avrà il coraggio di riassorbire un ex direttore sotto shock da nave che affonda (lui che è stato eroico, ma, non come Schettino)?
Insomma: di questi tempi, o fai il giornalista in punta di piedi, oppure cadi, ti rialzi e poi ricadi. Con passione e tanta, tanta forza di volontà. A meno che non sia fortunato (per non dire disposto), e la risolvi con un bell’ufficio stampa salva vita. Magari destinazione Comune di Cagliari (l’antidoto post-Epolis per alcuni/e). O magari in Regione, dove i giornalisti hanno potere. Tra consulenze di lusso, cattedre e cause vinte ai danni di viale Trento.
La verità? Diciamocela tutta: in queste ore, che Sardegna 24 sia finito, interessa davvero a pochi nell’Isola. Gli stessi pochi che, sei mesi fa, si sono accorti che un nuovo giornale fosse nato.
W la realtà.
Un abbraccio a tutti. A quelli belli e a quelli brutti. E piena solidarietà.
Su certi personaggi hai già detto tutto tu…
Un po’ ruvido magari, ma purtroppo è così
Ve lo avevo detto in tempi non sospetti companeros! Ovunque mette mano “S’Accabadora”, finisce per far morire tutto. Prima è toccato a Soru, ora al giornale! ‘Tzia da tiridi!!!! Brrrr…
Hasta la vista a sa mazzocca!
Sardegna 24 non era tutto da buttare. Qualche inchiesta interessante c’è stata. Sopratutto era valida la loro attenzione ai maneggi della burocrazia e del sottogoverno regionale (cosa che nelle altre testate è carente).
Anche secondo me “il gruppo di ex assessori soriani in servizio permanente ed effettivo” non si è accorto che il giornale non stava sul mercato editoriale. Ma ciò è normale poichè la gran parte di loro sono pubblici dipendenti (ad es. Dadea, Mongiu) che non sanno neanchè dove sta di casa il mercato. Sono i classici intellettuali a stipendio fisso che viaggiano ad altezze speculative siderali e non considerano neanchè la bruta realtà.
Quanta nostalgià abbiam di loro….
Con nemici come te, non abbiamo più bisogno di amici!
Amen…solidarietà ai lavoratori..i commenti del tuttologo Pulina non mi mancheranno,,buoni invece quelli di Mongili, si potevano ospitare più voci libere come quella…
Grazie Efisio Loni, Deus ti ddu paghit 🙂
Peccato. E comunque, mi fido di più di un giornale o di un giornalista con troppi nemici, piuttosto che di uno che di amici ne ha troppi. Io lo leggevo sempre con piacere e bisogna riconoscere il fatto che le inchieste svolte da S24, non le ha svolte nessuno.