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Metanodotto Galsi, ma siamo sicuri che convenga alla Sardegna? Ecco le dieci domande a cui nessuno dà una risposta

Domani a Roma ci sarà la Conferenza dei Servizi alla quale sono invitati tutti gli amministratori locali sardi nel cui territorio è previsto che passi il gasdotto Galsi.
A parte una conferenza organizzata a Cagliari oltre un anno fa dalla stessa Galsi, sull’argomento il dibattito latita. Certo, chi è a favore finisce spesso e volentieri sui giornali. Ma il Comitato No Galsi viene sistematicamente oscurato, per quanto le sue argomentazioni appaiono quantomeno degne di considerazione.
I partiti sono tutti appiattiti su una posizione acritica: Pd e Pdl pari sono. All’interno delle istituzioni, solo la consigliera regionale indipendentista Claudia Zuncheddu è nettamente contro quest’opera. Sel, dopo aver presentato una mozione critica, ha fatto repentinamente marcia indietro. I Rossomori sono a favore, i sardisti non si capisce, la Federazione delle Sinistre tace. I sindacati sono per il sì (ma ricordo come negli anni ’90 Cigl, Cisl e Uil a Cagliari appoggiassero entusiasticamente il progetto di cementificazione di Tuvixeddu, quindi non mi stupisco di nulla).
L’argomento è complesso e merita di essere approfondito. Ma come si fa se non si apre neanche un dibattito pubblico? Ecco perché vi propongo i dieci punti del Comitato No Galsi. 

***

 GALSI: DIECI MOTIVI PER DIRE NO
(a cura del Comitato No Galsi) 

1 – PORTERÀ SVILUPPO? NO
Si sottrarranno risorse importanti (oltre 4 miliardi di euro) a investimenti quali ferrovie, ospedali, strade, scuole. E si bloccheranno gli investimenti nelle energie rinnovabili. Chi ritiene che sia veicolo di progresso è bene che sappia che i gasdotti sono considerati dei ferrivecchi, assolutamente superati dalle tecnologie a disposizione. Chi sostiene che rimetterà in moto il “sistema produttivo” penalizzato dai costi energetici si sbaglia di grosso.
Perché se è vero che in Sardegna produciamo più energia di quella che consumiamo, come mai la paghiamo più degli altri? Il problema non è dunque la mancanza di metano! Grazie alla SARAS i sardi pagano forse la benzina meno degli altri?
Se le aziende energivore sarde sono tutte in crisi non è di certo per problemi energetici. Sono vari e diversi i fattori che fanno si che per quelle aziende convenga smantellare qui i loro stabilimenti. Uno tra questi motivi: la chiusura, grazie a mamma Europa, dei rubinetti degli “aiuti”, grazie ai quali quelle industrie si mantenevano in vita. Altro che energia!
Peraltro, nessuno sinora ci ha detto qual è la direzione certa verso lo “sviluppo”. Se non conosciamo la direzione, come possiamo sapere di quanta energia abbiamo bisogno per raggiungere la meta?

 2 – CI ASSICURERÀ ENERGIA A BASSO COSTO? NO
Anzi! Ci stiamo condannando alla dipendenza da una fonte di energia non rinnovabile, ugualmente inquinante e costosissima. Sono gli stessi algerini a confermarcelo: “Tutti i progetti che si riferiscono al prezzo sul mercato libero non sono convenienti al costo attuale del gas. Il Galsi non è assolutamente conveniente per gli investitori”. “Attualmente il prezzo sul mercato libero del gas è di 4-5 dollari. Pertanto, qualsiasi progetto gasiero non permette alcun profitto sull’investimento.
In riferimento all’attuale mercato libero del gas, dunque, non è conveniente per l’Algeria, per Gazprom, ne per qualunque altro paese”.E il Galsi?“No, non è assolutamente conveniente. Ci vorrebbe – come minimo – un incremento dei costi pari ai 7 e gli 8 dollari, con la speranza che si possa arrivare ad un prezzo oscillante fra i 7-10 dollari. Considerati questi elementi la via verso una prosperità economica di ritorno sul gas è ancora lontana”.Dunque, chi pagherà, se non noi in bolletta, il profitto per quei signori che finanziano e investono sul GALSI?
Ma non è finita! Il progetto GALSI, come sapete, prevede solo la realizzazione della condotta principale mentre spetta ai sardi, per poter avere quel gas, pagarsi e realizzare i collegamenti alle reti locali. Ma: “collegare la dorsale principale con i paesi dell’interno comporta altissimi costi di collegamento che, da soli, superano di gran lunga il costo della sola dorsale (circa 4 miliardi di euro)., costi non supportati da significativi elementi di ricavo volti ad ammortizzare, in un ragionevole lasso di tempo, l’impegno finanziario dell’investimento”. Ebbene, indovinate dove quei signori troveranno quegli “elementi di ricavo”.
La realizzazione di quei collegamenti comporterà inoltre l’adempimento delle stesse formalità autorizzative del GALSI, valutazioni di impatto ambientale, espropri, ricorsi, adeguamento dei piani comunali… I vostri uffici tecnici ne saranno ben felici! Infine, non dimentichiamo di essere all’interno di un Mercato Unico Europeo, dove le severe regole di concorrenza non consentirebbero mai tariffe agevolate per le case e le aziende, solo perché da noi passa un tubo. E i collegamenti con le case, gli impianti di riscaldamento da adeguare. Chi li paga?
Peraltro, la mancata metanizzazione garantisce oggi alla Sardegna una compensazione che si aggira sui 40 milioni di euro all’anno, mentre in nessuna voce del bilancio nazionale, regionale ed europeo sono previsti quei 4 miliardi (e oltre..) che ci servono per dare il gas nelle case.

3 – CI ASSICURERÀ L’ INDIPENDENZA ENERGETICA? NO
Al contrario, ci rende dipendenti da un paese straniero – peraltro altamente instabile – e dal sistema di fonti energetiche non rinnovabili (petrolio, carbone, gas), gestito da enti e società inaffidabili (alcune indagate per corruzione internazionale in affari di gas). E’ inoltre risaputo che la compagnia algerina del gas SONATRACH e la russa GAZPROM si sono accordate per realizzare una vera e propria OPEC del gas. L’unica indipendenza energetica ce la possono dare solo il nostro vento e il nostro sole… se non ci rubano anche quello.

4 – AVREMO UNA FONTE DI APPROVIGIONAMENTO SICURO? NO
Non solo per i motivi di sopra ma anche perché – e sono gli stessi esperti algerini (consulenti del ministro e del Presidente) che ce lo dicono:
Il gas è la fonte di energia primaria da cui dipende tutto il sistema economico algerino. Praticamente, quasi tutta l’ energia elettrica dell’Algeria è prodotta dalla fonte del gas. Tutto il settore industriale e la maggior parte delle industrie algerine utilizzano il gas algerino. Un’abitazione su due lo utilizza. Il consumo nazionale attuale è pari a 27 miliardi di metri cubi all’anno, e nel decennio che segue è destinato a crescere sino a 42 miliardi. Si stima che nel 2020 la produzione nazionale sarà di 100 miliardi di metri cubi, e questo dovrà bastare per soddisfare il consumo interno e le esportazioni”. “Il consumo interno rischia di pesare in modo considerevole, non solo sulla durata delle riserve di gas. Ma si porrà anche il problema: l’Algeria riuscirà a rispettare i propri impegni internazionali, soprattutto quelli assunti nei confronti dell’Europa? Se il prezzo del gas è di 9-10 dollari, la durata media delle riserve di gas è di 25 anni. Se il prezzo del gas è di 4-5 dollari – come oggi – la durata delle riserve è pari a meno di 15 anni”.
Il GALSI garantisce gas per 15 anni a decorrere dalla “messa in gas”. Ma il gasdotto e i collegamenti alle reti locali, se realizzate e se tutto dovesse andare per il verso giusto (cosa alquanto improbabile considerato che occorrerebbero almeno 4 miliardi di euro per la loro realizzazione), non verranno terminati prima del 2016-2020. E di gas ce ne sarà sino al 2030!

5 – PORTERÀ OCCUPAZIONE? NO
Anzi. Nessuno considera i posti di lavoro che andranno persi. Solo i pescatori della zona di approdo a S.Antioco-S.Giovanni Suergiu sono oltre 300 con le loro famiglie. Centinaia i vigneti secolari che andranno distrutti, senza considerare gli agriturismi e le risorse culturali. L’occupazione promessa da GALSI oscilla tra i 10.000 ed i 2.000 posti di lavoro! E si tralascia di dire che trattasi di forza lavoro impegnata nella sola fase di cantiere e che solo una irrilevante parte di questa sarà di origine locale; infatti le imprese che andranno ad accantierarsi (ipotizziamo 5-6 cantieri) verranno in Sardegna portandosi appresso sia i mezzi speciali necessari all’esecuzione dell’opera che i tecnici preposti all’esecuzione e controllo dei lavori (ingegneri, geometri, capi cantiere, capisquadra, cnd, tubisti, saldatori) alla Sardegna verranno riservate posizioni di basso profilo , vale a dire la manovalanza e, forse, qualche operatore mezzi.
Inoltre, non va sottovalutato il grave impatto negativo che avrebbe l’arrivo di centinaia di tecnici non sardi che, come già accaduto in altri contesti, portano alla pesante lievitazione degli affitti e dei beni di consumo nelle aree in cui andranno ad allocarsi; riflessi negativi che non cessano con la partenza dei “trasfertisti”..ma perdurano nel tempo costituendo un vero e proprio elemento di impoverimento del territorio. Per contra il personale assunto a tempo indeterminato sarà, per effetto di un sistema informatizzato e basato su telecontrolli, estremamente ridotto….

 6 – ASSICURERÀ IL “MIX ENERGETICO” IN ATTESA DELLE ENERGIE RINNOVABILI? NO
Anzi! Sottrarrà importanti risorse alla diffusione nell’Isola delle energie rinnovabili (così come l’ UE e la Regione stessa prevedono) e del risparmio energetico che, come tutti sanno, costituisce la fonte energetica più importante! Nel frattempo consumeremo una fonte non rinnovabile e inquineremo ugualmente.

 7 – RISPETTERÀ L’AMBIENTE E LA CULTURA DELLA SARDEGNA? NO
Nessuna garanzia circa la tutela del nostro patrimonio ambientale e culturale! Questi sono gli unici settori che, insieme all’agricoltura e al turismo sostenibile, ci consentirebbero invece di investire in benessere e lavoro sicuro. Anziché di “progredire” verso la miseria. Sono centinaia le “prescrizioni vincolanti”, i dubbi, le gravissime perplessità manifestate dagli stessi ministeri italiani competenti, in merito alla VIA relativa al GALSI.
Mancano inoltre i pareri obbligatori della Commissione europea per tutte le specie, e sono tantissime, che verrebbero compromesse dal GALSI. La Pinna Nobilis di S.Antioco sparirà definitivamente distruggendo un patrimonio che il mondo ci invidia: Chiara Vigo, unica al mondo, trae da loro il Bisso, la seta del mare con cui si confezionavano i vestiti dei faraoni.
Paulilatino è interessato sia al passaggio del gasdotto che all’installazione di una “Centrale di rilancio del gas”nel proprio territorio. Un mostro con un serio impatto ambientale che rovinerà uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo. In merito a ciò GALSI fornisce “rassicurazioni” circa l’uso di mezzi adeguati e la presenza, ogni tanto, di due archeologi! Per non parlare della zona di Olbia, quella della spiaggia delle Saline, destinata ad ospitare la fuoriuscita del “tubone” in piena Area Marina protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo.

 8 – GLI ESPROPRIATI VERRANNO TUTTI INDENNIZZATI? NO
Sono oltre 12.000 i proprietari interessati. La GALSI assicura che li chiamerà uno per uno e si metterà d’accordo con loro! Ma ammette anche che, trattandosi di una SERVITU’, non potranno pretendere più di tanto anche perché, una volta che il tubo verrà ricoperto, si potranno riprendere le normali attività!! Sentite al riguardo il parere degli imprenditori interessati, in particolare di coloro che si vedranno sventrare i vigneti secolari di Carignano e Turriga…

 9 – SOPRA IL GASDOTTO SI POTRÀ FARE DI TUTTO? NO
Provate voi a svolgere le normali attività agricole, culturali, turistiche, sopra un tubo che trasporta gas che, peraltro, a 50 gradi esplode. Inoltre, come in tutti i gasdotti, anche questo sarà soggetto a perdite. E tra quelle perdite vi sono anche sostanze cancerogene.

10 – AVRÀ SCARSO IMPATTO IN QUANTO INTERRATO? NO
Il gasdotto, in parecchi punti, sarà fuori terra, ben visibile e ben delimitato, esattamente come le aree militari, e nessuno vi potrà accedere. La GALSI non dice che, una volta interrato il tubo, è prevista una fascia di rispetto che, in base al Decreto Bersani, non può essere inferiore a 100 metri da un lato e 100 dall’altro.
Inoltre, lungo tutto il tracciato sono previsti 38 PIDI, (Punti di Intercettazione e di Derivazione Importante) che, oltre a sezionare la condotta per motivi di sicurezza, hanno la funzione di consentire sia l’interconnessione con altre condotte sia l’alimentazione di condotte derivate dalla linea principale, ciò attraverso la costruzione di apposite centrali (altro territorio regalato e altro impatto).
Tali PIDI saranno telecontrollati, e potranno essere costituiti da una valvola di linea e da valvole di by-pass e di derivazione, nel caso siano previsti. I punti di intercettazione, benchèécostituiti da tubazioni interrate, prevedono tubazioni di scarico del gas in atmosfera (attivata, eccezionalmente, per operazioni di manutenzione straordinaria) e opere di sostegno. Gli impianti comprendono inoltre apparecchiature per la protezione elettrica della condotta ed un fabbricato in muratura per il ricovero delle apparecchiature e della strumentazione di controllo”. I PIDI sono 38. Uno ogni 7 km per 272 km di tracciato. Ciascuno largo circa 1 ettaro e mezzo. Quindi, in tutto, solo per i PIDI, sono circa 510 mila metri quadrati di territorio che vengono regalati a GALSI.

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85 Comments

  1. Anonimo says:

    a prescindere dal fatto che si sia d’accordo o meni visto che ILGIULLARE FACEVA CONTI:
    la rete distributiva costera’ ai sardi circa € 4000.000.000,00 , la rete non solo non c’e’, ma va anche progettata tenendo conto che l’accordo di programma per la realizzazione del tubo galsi e’ del 2003 sono passati 10 anni e ancora non e’ stato neanche avviato il primo cantiere è possibile che ne passino altrettanti per iniziare la rete di collegamento tra il tubo e i comuni e le reti cittadine , a quel punto avremo circa 5 anni di gas ………… attenzione mica gratuito lo paghiamoooo a prezzo di mercato.
    Fare la rete costerebbe ad ogni sardo € 2600………… GIULLARE VISTO CHE SAI FAR DI CONTO MI DICI se la differenza tra il costo a m cubo del gas galsi e quello in bombola basta a colmare il gap dei 2600 euro…………….

  2. course677divert says:

    Reblogged this on Fabio Argiolas.

  3. …Udite udite!!…: esplode un metanodotto in toscana… naturalmente, con gravi danni a persone e ambiente e buona pace per gli estimatori del GALSI SARDEGNA, CHE BRAMANO ALL’IDEA DI SEDERCISI SOPRA –

  4. Daniele Satta says:

    “Provate voi a svolgere le normali attività agricole, culturali, turistiche, sopra un tubo che trasporta gas che, peraltro, a 50 gradi esplode. Inoltre, come in tutti i gasdotti, anche questo sarà soggetto a perdite. E tra quelle perdite vi sono anche sostanze cancerogene.”

    *Il metano si autoinnesca a 600°C e non capisco quali sarebbero le sostanze cancerogene presenti…

    é una vergogna fare terrorismo in maniera così rozza e superficiale, W il GPL di Moratti W le lobby dell’eolico!

    • Adriano, ti sbaglii sul l’Algeria,è un paese stabile, economicamente forte; puo aiutare l’italia energeticamente.

  5. A. Cauto says:

    Quando in Italia arrivò la tv in tanti osteggiarono il nuovo “elettrodomestico” con motivazioni ben più fondate di quelle che ho potuto leggere qui riguardo al Gasdotto….sappiamo poi com’è andata a finire…

  6. Marco Spada says:

    sono d’accordo con quanto scrive Adriano Bomboi e aggiungo che si, alla Sardegna il Galsi non serve. per un semplice motivo: i Sardi sono ancora legati amorevolmente alle bombole di gas, guai a portargliele via..( non trovo un’altra spiegazione)
    accade che qualche anno fa nei paesi di Acquacadda, Nuxis e Santadi son stati realizzati e resi operanti dei collegamenti in rete per la distribuzione del gpl. ebbene, chi lo usa sa bene i benefici che hanno ottenuto e non meno importante il risparmio economico e la comodità. purtroppo succede (a Santadi) che le adesioni son state cosi poche che la società non ha ritenuto conveniente ultimare la distribuzione anche alle altre frazioni (Terresoli). il costo una tantum di 250 € era in sostanza utilizzato per fare i dovuti collegamenti. in alternativa a chi provvedeva ai lavori di allaccio gli veniva donato uno scaldino a gas. neanche queste cose ha fatto si che tutte le famiglie aderissero. personalmente sono d’accordo sia al gasdotto, sia alla distribuzione mediante rete urbana. aspetta e spera ….

  7. Alessandro Sabatini says:

    Ma chi sostiene che l’impatto ambientale del galsi è insostenibile, pensa forse che il gas che utilizziamo oggi in Sardegna ci venga teletrasportato per magia?

    • Marcello says:

      Per nulla, il gas prodotto in Sardegna deriva dalla lavorazione del petrolio e nasce per opera delle classi dirigenti italiane a cui non importa nulla se la gente per lavorare debba ammalarsi di cancro e morire, se l’ambiente, gli ecosistemi e le catene alimentari vengano compromessi. Se il mercato interno sia stato dopato e corrotto dai falsi incentivi verdi che alcune di queste industrie hanno ricevuto dallo Stato centrale per integrarsi alla più grande raffineria del Mediterraneo e poter gassificare e bruciare i suoi scarti. Se la Sardegna sia uscita dall’obiettivo 1 europeo per opera di questo doping sul Pil regionale.

      Potremmo investire nei sistemi di produzione a biogas dai rifiuti domestici, dai rifiuti organici di un sistema di allevamento e agricoltura biologica, razionalizzare le produzioni con il fine di non avere scarti inquinanti ma un sistema di nutrienti a cascata che durante il processo e il ciclo di vita possano creare energia di alta qualità exergetica e che giunga a fine ciclo dopo aver reso il massimo possibile, recuperando il calore fino al possibile. Un intero quartiere a Stoccolma é nato con sistemi di cogenerazione in piccoli condomini per rinutrire attraverso il biogas prodotto dai rifiuti domestici le stesse abitazioni. La produzione é locale e non centralizzata, rinnovabile e non ha bisogno di quella miriade di reti a cui i posatori di tubi inutili aspirano. Si può complementare con tanti altri sistemi per produrre energia ad uso civile ed anche industriale a basso impatto ambientale. Ma bisogna uscire dal fosso e cambiare il paradigma dello struzzo, non certo con gli aspiranti tubisti e caldaisti fossili.

  8. enrico says:

    Il metanodotto non porterà il metano nelle case dei sardi.

    per farlo bisognerà pagare bei soldoni oltre a quelli previsti per la realizzazione della linea prinicipale. gli impianti domestici e industriali in sardegna non sono adatti al metano, vanno riconvertiti.

    non ci sono imprese in sardegna in grado di lavorare alla posa in opera del metanodotto, alrto che stagnini e idraulici.

    fauna e flora marina subiranno danni irrimediabili, ma tanto a noi interessa che la gente venga in sardegna per stare nei resort..chi se ne frega delle risorse ambientali.

    la classe politica sarda a tutti i livelli è spesso composta da individui al limite dell’analfabetismo.

    Ma state ancora credendo alla befana e a babbo natale?
    il galsi è una mangiatoia di denaro pubblico travestita con migliaia di specchietti e perline colorate e dato che molta gente va ancora in giro con la sveglia al collo e l’anello al naso
    basta solo un ‘altro pò di vasellina…

    • ilgiullare says:

      enrico, ma dove vivi tu,in Russia?
      l’allaccio di casa tua alla condotta idrica, a quella fognaria, alla telecom e all’enel, chi l’ha pagato…il comune?ti dico una cosa che chiaramente non sai…l’hai pagato tu!

      e se l’accesso alle ‘comodità’ non lo vuoi…non pagarlo!!!Tranquillo che nè comune nè provincia nè regione nè Stato ti allaccerà gratis ad alcunchè….ma non da oggi o da domani….da MOLTISSIMI lustri!!

      Ora sei collegato al pozzo e alla fossa settica? e se domani volessi collegarti alla rete urbana chi te lo fa gratis l’ammodernamento? dimmelo, che lo vorrei anche io!!!

      Non ci sono imprese in grado di lavorare sulla posa di un metanodotto, dici tu…ne sei certo? e 20 anni fa c’erano imprese in grado di posare fibra ottica in sardegna?beh..ora ci sono!!! e se anche fosse vero (e non lo è) che ci siano imprese certificate e qualificate (ma quelle che hanno posato la rete isgas a Cagliari…?) ci saranno domani, dato che dovranno fare tutti gli allacci di cui tu temi i costi (essendo vissuto sulla luna sino ad oggi).

      Flora e Fauna marina subiranno danni irrimediabili…perchè? perchè sono sarde? o ti interessano quelle dalle acque internazionali a qui? quando hanno postao le condotte in sicilia meno di 5 anni fa, non ti ho visto sui gommoni ‘stile greenpeace’…aaaaa,m a quella era poseidonia siciliana, mica sarda…ecchissenfrega!
      Ambientalista della domenica, per favore!!!

      Mangiatoia di denaro pubblico, classe poilitica incompetente e sveglia la collo…hai altri luoghi comuni da elencare?

      • Alibi 3 says:

        GIULLARE Sei il mio idolo in questo blog! Condivido ogni singola lettera!

  9. ilgiullare says:

    Oggi ho tempo libwero, provo a rispondere alle domande:
    1 – PORTERÀ SVILUPPO?
    si, portaerà sviluppo in maniera diretta e indiretta. In maniera diretta perchè attualmente noi paghiamo una bombola di gas (da 15 kg quindi circa 7 mc) circa 32 euro (andandola a prendere tu!), ovvero più di 4 quattro euro al mc,cioè . quanto costa il metano? 0,5 euro al Mc (stima fatta a Palermo). Soldi risparmiati dai privati e dalle imprese.
    2 – CI ASSICURERÀ ENERGIA A BASSO COSTO?
    no, non ci assicura energia a basso costo, ci assicura di avere una fonte di energia discretamente economica che farà muovere il mercvato dell’energia in sardegna (come mai la Saras sta trivellando solo ora che si parla di gas?)
    3 – CI ASSICURERÀ L’ INDIPENDENZA ENERGETICA?
    che vuol dire indipendenza energetica? teoricamente la sardegna produce più energia elettrica di quella che consuma, ma la produzione è PRIVATA, ovvero venduta a caro prezzo (in tutti i sensi), ma l,autarchia è un concetto che ci porta indietro a tempi peggiori di questi, lo lascerei stare. La sardegna non ha fatto NIENTE (come dle resto l’Italia) per promuovere le rinnovabili e il gap che abbiamo nei confronto delle rinnovabili è incolmabile (non esiste nemmeno un piano energetico regionale….)
    4 – AVREMO UNA FONTE DI APPROVIGIONAMENTO SICURO?
    Si, ovviamente.Una volta installato il metanodotto, quand’anche si esaurisse il giacimento su cui è attestato lo si potrebbe collegare su un’altra zona di produzione. L’algeria già oggi fornisce metano che passa attraverso la Tunisia e va in sicilia)
    5 – PORTERÀ OCCUPAZIONE?
    Porterà occupazione sia domani (letteralmente) quando si apriranno decine d cantieri per la costruzione dle metanodotto, e porterà occupazione nella rete di gestione ‘diretta’ della tubazione, ma anche in tutte quelle imprese di manutenzione, connessione e verifica di nuovi allacci.
    6 – ASSICURERÀ IL “MIX ENERGETICO” IN ATTESA DELLE ENERGIE RINNOVABILI?
    Certamente si. noi in sardegna produciamo energia elettrica praticamente solo da derivati del petrolio (saras) e da fotovoltaico ed eolico che senza incentivi non esisterebbero.
    7 – RISPETTERÀ L’AMBIENTE E LA CULTURA DELLA SARDEGNA?
    Che domanda è? le bombole a gpl rispettano la cultura sarda? e l’eolico rispetta l’ambiente? i tralicci dell’alta ensione rispettano l’ambiente e la cultura sarda? e l’aeroporto di Fenosu? e la Tirrenia? e le linee ferroviarie rispettano l’ambiente e la cultura?
    8 – GLI ESPROPRIATI VERRANNO TUTTI INDENNIZZATI?
    ovviamente si, come tutti gli espropri
    9 – SOPRA IL GASDOTTO SI POTRÀ FARE DI TUTTO?
    in NESSUN terreno in assoluto si può fare di tutto, cmq la coltivazione agricola sarà possibile e compatibile
    10 – AVRÀ SCARSO IMPATTO IN QUANTO INTERRATO?
    la tubazione avrà scarsissimo impatto, una volta a regime. il metano avrà un notevolissimo e favorevole impatto economico e lavorativo

    • bravo giullare. fare impresa e competere in un mercato che premia chi, come i nostri concorrenti in “continenete” può contare sul basso prezzo del metano, pone noi imprese sarde in una posizione di estremo disagio. non vorrei scendere in noiosi dettaglio tecnici, ma in alcuni casi ricorrere a fonti di energia rivvovabile per far funzionare delle caldaie industriali risulterebbe ancora più penalizzante in mancanza di contributi che compensino le notevoli differenze economiche. è possibile che esistano dei validi motivi per non essere d’accordo sul GALSI, ma quelli addotti da Vito francamente non mi convincono.

  10. ahhh la Toscana, la regione a detta di tutti piu’ bella del mondo, e a detta di tutti la regione piu’ bucata dai metanodotti…ahhhh La toscana…. Per favore state facendo di una pagliuzza un tronco grande quanto il monte bianco. Porta solo benefici perchè siamo l’unica regione al mondo senza metano. Ah già tutti il resto del mondo è stupido perchè si fa il metano, noi siamo gli unici intelligenti che invece non devono averlo.

    • Marcello says:

      Anche molte nazioni hanno usufruito dell’energia nucleare per costruire il loro sovraconsumo di energia rispetto alla loro impronta ecologica; eppure non sanno dove mettersi le scorie.. magari gli farebbero comodo persone orbe e individualiste che siano capaci di sacrificare la propria terra pur di garantirsi qualche privilegio rispetto ai loro conterranei. Magari cercano sardi italiani come voi.

      Se ragionassimo tutti così dovremmo guardare la società, l’ambiente e il modo di garantire la pace e la sicurezza sociale (non parlo di questa economia perchè essa ha parlato da sola) con uno sguardo rivolto al passato, teso al fallimento e all’autodistruzione.

      Mi fa senso vedere persone favorevoli al metanodotto che non tengano in considerazione i danni ambientali che esso produrrebbe; che non tengano conto che ciò che viene distrutto in termini storici e ambientali non può essere ripristinato; che non tengano conto che la stessa rete capillare necessaria per il suo sfruttamento e per la quale non vi sono soldi e imprese sarde qualificate per la loro costruzione e gestione sarebbe un ulteriore propagazione di questo scempio. Confondono lo sviluppo umano con i sottoservizi e la posa di tubi inutili. Raggiungere tutti i comuni sardi è una mera utopia e non è un caso che a fare i gradassi con il sedere degli altri (il nostro ambiente e le future generazioni) siano i sindaci delle cittadine più importanti che lo avrebbero vicino e che per campare politicamente hanno bisogno di alimentare i piccoli lavori pubblici perchè incapaci di tirarsi fuori dal fosso.

      Mi fa senso vedere persone acculturate piagnucolare come quei bambini cresciuti a cui hanno promesso il giocattolo ma non vogliono farsi un’esame di realtà e capire che quel giocattolo non è sostenibile e che se vogliamo costruire un futuro possibile dobbiamo guadare oltre le fonti fossili e oltre questo sistema consumistico; ma forse fa comodo essere i servi di un sistema più ampio che vive di queste risorse e che all’occorrenza gliele procura, anche con le guerre spacciate per esportazione di democrazia.

      Racconta balle stratosferiche, cammuffate da retorica riduzionista e populista, chi dice che non vi siano piccole e grandi nazioni energeticamente indipendenti e fa finta di non vedere il grande dibattito scientifico che c’è dietro la sfida post carbonio. L’Alto Adige che non sta sulla luna ha deciso di rendersi energeticamente indipendente dalle fonti fossili entro il 2020 (entro nove anni, ops ormai otto). Un paese sviluppato e civile come la Norvegia, esportatore di petrolio e gas fossile, ha deciso di dire basta alla mobilità basata sui motori termodinamici a petrolio e derivati (alla loro vendita) per il 2015 (entro tre anni). Ma i posatori di tubi inutili immaginano di vivere o far vivere facendo i manutentori di caldaie di gas fossile e magari vedrebbero il Campidano e Arborea trivellata da esperti inquinatori, i suoi terreni riempiti di additivi chimici e le sue falde idriche compromesse pur di annoverarsi tra gli uomini civili perchè tanto lo hanno fatto altri. Non pensano a chiudere il ciclo ambientale nei sistemi di produzione (in termini di nutrienti anzichè inquinanti) e a reinventarsi insieme al resto del consorizio umano per evitare questi scempi. Non pensano a ragionare in termini di decentramento delle produzioni energetiche e all’utilizzo del mix in termini rinnovabile. Non pensano alle ricadute favorevoli in termini di lavoro nell’abbattere totalmente i consumi dei sistemi antropici. Non pensano alla ricchezza della rigerenazione ambientale. Fare ragionamenti sul sistema energetico senza parlare di sistemi di produzione, antropici e sociali non ha senso, così come non ha senso bersi le fesserie dei posatori di tubi inutili.

      • ilgiullare says:

        L’alto adige è servito dal metano!!! L’alto adige ha lottato contro le dighe idreoelettriche che ieri erano considerate inaccetabili e oggi sono considerate energie rinnovabili.
        La Norvgia poi…. che bell’esempio!, ha appena finito (anno 2007) di posare e attivare un gasdotto di 450 km sotto il mare del nord sino all’inghilterra!!! La norvegia estrae gas a 15 km dalla sua costa e lo vende in inghilterra!!

        Decentramento delle produzioni energetiche…pensaci tu!installati una piccola pala eolica in appartamento e un impianto fotovoltaico sul tetto condominiale …ma ti prego non usufruire dei contributi e incentivi!

      • Neo Anderthal says:

        Io non ho idee mie sul GALSI, e cerco comunque di rispettare le idee di tutti.
        Un contraddittorio serve, e per questo serve chi ne mette in dubbio l’utilità e/o le modalità. Vale per questo come per qualunque impianto o intervento che abbia un impatto, specie se rilevante.
        Quando però leggo ancora frasi del genere “Magari cercano sardi italiani come voi”, mi passa la voglia di discutere.
        Io attualmente sono: me stesso, essere umano, cagliaritano, sardo, italiano, ed europeo.
        E allora? Non ho diritto di intervento sulla questione? La mia opinione, qualora la avessi, dovrebbe essere esaminata non per quello che esprime ma sulla base del mio essere sardo-sardo o sardo-italiano (o belga, senegalese, rumeno, burkinabé)? Cosa c’entra l’essere sardo-italiano con l’analisi costi/benefici dell’opera in questione? O forse c’è da fare qualche apartheid tra sardi-sardi e sardi-italiani per riservare ai primi (rappresentati naturalmente da quelle frastagliate frazioni di personale politico che brindano al raddoppio quando passano da tre a sei voti) il diritto di scelta, qui ed ora, sulla base di un loro futuribile e mai visto -e neppure alle viste- Stato/Repubblica Sarda Indipendente?
        Allora: se si è a favore del GALSI si può essere degli abbocconi che cascano nelle trappole e nelle lusinghe del “progresso” marcato Potenti del Petrolio?
        Certo, come si può essere contrarissimi al GALSI essendo dei fessi assoluti, che cascano in ogni buca del terreno indicata da una freccia con scritto “INDIGNATEVI QUI”.

      • Marcello says:

        Signor Neo Andertal (se stesso, essere umano, cagliaritano, sardo, italiano, ed europeo). Lei può sentirsi chi desidera, seppur le sue scelte ricadano anche sugli altri, la mia frase si riferiva al fatto che le classi dirigenti italiane usano questi strumenti di ricatto mascherato da pseudo sviluppo e lo fanno da tempo, da sempre. Non é un caso che si siano pronunciati a favore docenti universitari in carenza di consulenza, sindacati italiani e praticamente tutti i partiti dell’arco (in)costituzionale che mediano gli interessi dello Stato centrale qui in Sardegna oltre ai Rossomori e alcuni sardisti in Regione. Le eccezioni vi sono fortunatamente, il resto è venuto dai comitati citati nell’articolo, da alcuni movimenti indipendentisti e dai liberi cittadini. E usano lo stesso criterio quei miei conterranei che vivono delle briciole distribuite dalle classi italiane. Lungi da me fare ragionamenti stupidi come richiami all’aparteide o cose simili, qui si parla si scelte che riguardano il presente e futuro della nostra terra, sono scelte politiche importanti che riguardano solo in parte un’analisi swot. Forse per lei non é una differenza questa ma per me lo è eccome e non mi imbarazza certo rimarcarlo.

      • Neo Anderthal says:

        Signor Marcello, quella che serve è esattamente una analisi costi/benefici, non una guerra di religione. Come ho premesso io non ho una idea precisa in merito, anche se istintivamente diffido del GALSI come di qualsiasi manna dal cielo. Ma vorrei farmi una idea senza ricatti né del tipo “sviluppista” né all’inverso di tipo “anticapitalista”.
        Non mi paiono quindi utili le dietrologie del genere “docenti universitari in carenza di consulenza”.
        Meno ancora serve una tirata in cui si introduce come leggibile sottotesto lo scivolosissimo discrimine etnico (tra sardi-italiani e altri sardi di diversa natura o origine, presumibilmente meno spuria) ben più nocivo di qualsiasi GALSI. Il richiamo alla discriminazione è conseguente a ciò che scrive, alla formulazione “magari cercano sardi italiani come voi”, se poi lei non sa trarre le conseguenze di ciò che afferma dovrebbe rivedere qualcosa, nei concetti che enuncia e nel come li esprime.
        Lei introduce il baco della discriminazione nel suo ragionamento, con la frase che ho citato prima, non si rende conto?
        Quanto al fatto che le mie scelte -che in questo caso non ho fatte, tra l’altro- ricadono sugli altri: mi scusi, ma mi sembra che ciò sia vero anche in senso inverso, e che questo fatto somigli a qualcosa che si potrebbe chiamare democrazia, in mancanza di migliori definizioni.
        Se in ultimo vorrà essere più attento, consideri che ho scritto sono me stesso, essere umano, cagliaritano, sardo, italiano, ed europeo, non mi sento etc. etc. e c’è differenza. Una bella differenza. Lasci a me la libertà di definirmi come meglio credo.

      • Marcello says:

        Signor Neo, se vuole quell’analisi è liberissimo di farla o farsela fare dalle classi dirigenti italiane che stanno propugnando questo scempio senza alcuna ragione. Avrà votato qualcuno spero o immagino, bene renda conto a se stesso delle sue scelte e ci informi se vuole sull’analisi che avete raggiunto. Perchè é anche non prendendosi la responsabilità su decisioni così importanti che si influisce sul futuro degli altri. Io mi sono limitato a parlare delle possibili alternative perchè in cuor mio quelle valutazioni le ho già fatte da tempo e grazie alle informazioni divulgate in una prima fase dal movimento ProsardegnaNogasdotto e da iRS (anche se non è il movimento a cui mi rifaccio oggi) e a cosa guardano e lavorano alcune realtà ben più avanzate della nostra. E che guardano al futuro post carbonio con molto più realismo dell’Italia e dei suoi mediatori ignoranti. Ribadisco il messaggio perchè conosco i miei polli e ovviamente senza generalizzare: “docenti universitari in carenza di consulenza” perchè é da costoro che ho sentito parafarasare frasi per cui la società civile non era in grado di comprendere progetti così complessi e che vi era un eccesso di democrazia; lei continui a vivere con il prosciutto sugli occhi e raccogliere le briciole, mentre altri le distribuiscono. Ora chiudo la disquizione non razzista ma realista su chi operi da anni con questi metodi per inoculare il sottosviluppo mascherato per manna dal cielo. E la saluto.

      • Neo Anderthal says:

        Quindi non solo lei non risponde e glissa, alla grandissima, sul disgustoso appunto sui sardi-italiani, che da solo qualifica il suo discorso come intrinsecamente razzista -o se preferisce etnocentrico-.
        Si compiace inoltre di etichettare chiunque -e sarebbe la stragrande maggioranza- non aderisce d’impulso al suo ragionamento e alla sua ottica, maturata grazie al provvidenziale movimento ProsardegnaNogasdotto e a iRS (anche se ha cambiato la setta cui aderire), come vittime dei “mediatori ignoranti”. Tutta gente che continua -e senza la sua approvazione, guardi un po’- “a vivere con il prosciutto sugli occhi e raccogliere le briciole, mentre altri le distribuiscono”. E pensi anche che in tantissimi non prendiamo per oro colato le teorie e le pratiche di iRS e dei vari movimenti ultraminoritari.
        Il suo discorso non è solo razzista -anche se il razzismo è un elemento base- ma tragicamente supponente, e anche sbagliato come procedura di propaganda o anche di discussione: può mai sperare di convincere qualcuno insultandolo? Negando qualsiasi dignità alla posizioni espresse da altri quando diverse -anche non opposte- dalla propria?
        Incontro spesso sul web -più volte anche sulle pagine di questo blog- persone che non solo pensano di possedere la Verità, ma che credono che tutti quelli che non si conformano alle loro opinioni abbiano qualcosa di sbagliato -nel suo caso, tragicamente, l’essere sardi italiani- e a volte somigliano a quel vecchietto protagonista della storiella che, imboccata contromano con la sua macchina la rampa d’accesso all’autostrada e iniziato a percorrerla sente per radio “attenzione, un auto procede in senso inverso nel tratto…” e esclama “un’auto sola contromano? CE NE SONO A DECINE!”

      • Neo Anderthal says:

        E la prego, se vorrà replicare non scomodi la Buonanima del Poeta e la sua “direzione ostinata e contraria”. Si tratta di un’altra cosa…

      • Marcello says:

        Non scendo ad inseguirla al suo linguaggio corrosivo. Capisco bene che le bruci mettere in risalto chi è opera degli scempi che ci hanno portato a quest’indecisione e ad accettare qualunque cosa possa, anche lontanamente, portare pseudolavoro sostitutivo alla moria continua e indotta.

        Non ho alcun interesse ad offenderla perchè ho cose ben più costruttive da fare e non fa parte di me. Non sono un razzista, visto che sono solidale con le difficoltà di coloro che sono costretti a vivere in questo Stato farlocco, fratricida e bugiardo e ho una visione del mondo solidale e pacifica e non é mettendo in risalto alcuna etnia che voglio contribuire a costruire la prosperità e l’equità per il mio popolo e degli altri popoli. Mi riferivo ad interessi e mediazione di questi e a chi accetta di sottostare alle briciole cammuffate per sviluppo. Continui pure a ricercare le analisi da coloro che ha votato e che probabilmente non le daranno mai. E’ lei che dovrebbe fornire queste ragioni visto che parla di maggioranze, minoranze e razzismi vari ma evidentemente ho toccato un nervo scoperto che hanno toccato i suoi interessi.

      • Neo Anderthal says:

        Nessun interesse personale nella questione, ma Lei continua a glissare, il suo nervo scoperto è quello del settarismo razzista, consapevole o meno.
        Il fatto è solo che mi piacerebbe ogni tanto ascoltare argomenti -convincenti o meno- specifici, sfrondati da elementi di dubbia natura come i riferimenti etnocentrici -sempre a rischio di razzismo- e la solita sequela di accuse prêt-à-porter mosse a chi porta argomenti diversi, anche limitati strettamente all’oggetto.
        Per non dire che si parla di nulla (ma di minime cose, in effetti) mi permetto di cogliere una piccola selezione delle sue parole -si, va bene “estratte dal contesto”-.

        “Mi fa senso vedere persone acculturate piagnucolare come quei bambini cresciuti a cui hanno promesso il giocattolo ma non vogliono farsi un’esame di realtà”,
        “miei conterranei che vivono delle briciole distribuite dalle classi italiane”,
        “lei continui a vivere con il prosciutto sugli occhi e raccogliere le briciole, mentre altri le distribuiscono”,
        “persone orbe e individualiste che siano capaci di sacrificare la propria terra pur di garantirsi qualche privilegio rispetto ai loro conterranei. Magari cercano sardi italiani come voi”,
        “Non è un caso che si siano pronunciati a favore docenti universitari in carenza di consulenza, sindacati italiani e praticamente tutti i partiti dell’arco (in)costituzionale che mediano gli interessi dello Stato centrale qui in Sardegna”,
        “chi accetta di sottostare alle briciole cammuffate per sviluppo”.

        Da sardo -etc.etc.- piuttosto sensibile anche alle istanze di sovranità, mi permetto di consigliare ai propugnatori della indipendenza, di qualsiasi scisma facciano parte, meno arroganza, meno sicumera. Questi atteggiamenti portano antipatia, ripulsa.
        Chiunque esamini non solo le sue parole ma le serie di contumelie riservate ai “non conformi” a certe posizioni settarie, da parte adepti di questa o quella setta politica o anche religiosa, trova almeno una costante: la delegittimazione dell’interlocutore che avanza dubbi rispetto all’impostazione “pura”.
        Chi non è credente è un peccatore, chi non è rivoluzionario -e della variante giusta- è un traditore o un servo e comunque un nemico, chi non è indipendentista è un sardo-italiano, quindi spurio etnicamente e mediatore di interessi criminosi e/o coloniali…
        Non è la prima volta, neanche qui -ricordo la polemica furiosa contro Vito che ammetteva la possibilità che parte dei rifiuti della Campania venissero smaltiti qui-.
        Proposta: fatevelo voi un esame di coscienza: c’è del razzismo nella radice ideologica vostra? C’è nel vostro modo di proporvi? No? Sicuri-sicuri?

      • Marcello says:

        Ho letto il suo commento singor Neo. Volevo non risponderLa perchè non voglio monopolizzare la discussione e non sono qui per fare propaganda come ha pensato ma lo faccio, davvero per l’ultima volta. Mi da del razzista e del settario solo perchè non accetto di svendere la mia terra, perchè non l’ho mai fatto – almeno non direttamente anche se non sono immune da sbagli e sofferenze – e vorrei continuare a non farlo. Non ho intenzione di farle cambiare idea, lei può usare il gergo che preferisce, lo usano i rappresentanti dello Stato coloniale quando inventa falsità e lo usano molte persone che non intendono rinunciare ai loro privilegi perchè da esso ricevono le proprie sussistenze. Non ho partecipato alle discussioni che cita. Quando mi sono occupato di politica attiva l’ho fatto senza chiudermi in nessuna setta, anzi mi sono sempre proposto come attivatore di processi partecipativi e democratici. Ho lasciato quando mi sono reso conto che ciò non avveniva per i valori etici per i quali mi ero impegnato. E quando continuerò, se capiterà, applicherò la stessa responsanbilità. Non mi riferisco ai movimenti citati perciò non persegua ulteriori basse dietrologie. Mi dal del razzista solo perchè metto in risalto la frattura che esiste tra le classi dirigenti italiane e gli interessi di una terra sottomessa e sfruttata all’inverosimile. Io non ho nulla contro gli italiani ma non accetto le politiche dello Stato italiano quando esse ci sfruttano in questo modo, se mi da del razzista per questo mi sta benissimo. Preferisco far parte di un “popolo di straccioni che di una colonia di pezzenti”. Quando parlo di nervo scoperto, il suo, non mi riferivo al Galsi certo, di cui non parla, forse perchè gli scheletri la sommergerebbero o perchè indifferente alle scelte difficili, ma alla frattura di cui sopra. Arrivederci.

      • Neo Anderthal says:

        @Marcello del 29 dic.
        Mentre noto -almeno nel tono delle risposte- un minimo di attenzione in più, vedo che continua a cambiare argomento e a scantonare. L’argomento della mie osservazioni è, al di là del encomiabile libro dei sogni che lei disegna, il fatto che le posizioni che lei esprime sono viziate da una serie di preconcetti ostili non solo agli argomenti (per esempio alle documentate opinioni de ilGiullare) ma alle persone che li esprimono e alla onestà dei loro ragionamenti. Onestà che lei suppone di avere, e che credo sia nei suoi intenti, ma che nega negli interlocutori. Lei “non accetta di svendere la sua terra”, cosa le fa pensare che invece chi non ha le sue stesse posizioni sia disponibile a ignobili baratti?
        Lei non si fa scrupolo di adoperare insinuazioni (“docenti universitari in carenza di consulenza”, “gli stessi concetti di quel docente ammanicato nei progetti”) , accuse di miserabile servilismo (“miei conterranei che vivono delle briciole distribuite dalle classi italiane” “giullare di corte italiana”), fino alla alla finale e definitiva accusa ai “sardi italiani”.
        Tutto qui, e non è poco.
        L’accusa ai sardi/italiani -implicita nella loro stessa individuazione come diversi e/o spuri- è quella di connivenza etnica col “nemico”, e rivela il razzismo di fondo di chi la muove -ho letto e sentito in altre sedi, per esempio, considerazioni sulla scarsa sardità e quindi sul titolo ad intervenire di Biolchini stesso, in quanto portatore di cognome “continentale”- ed è il motivo per cui anche alcune interessanti visioni di prospettiva, se asserite con questo genere di atteggiamento, perdono di rilevanza e anche, sfortunatamente, di presa e di possibilità di essere considerate seriamente.
        In ultimo, lei sottolinea di non sentirsi rappresentato dai 100 su 102 sindaci che non hanno eccepito alla posa del gasdotto. Pure questi sindaci -per criticabili che siano- rappresentano le comunità, sono espressione di una maggioranza di elettori e per difettoso che sia il fragile giocattolo della “democrazia”, non mi pare che questa possa essere facilmente sostituita né dai leader di turno dei comitati di agitazione, ne dai saggi capofamiglia della tradizione tribale, né da -poniamo- il ritorno dei Giudici e dei Giudicati o da contropoteri vari, come per esempio le mafie nel meridione d’Italia. I sindaci non piacciono? Benissimo, facciamone eleggere altri, se ci riusciamo.
        Semplicemente: a meno di non volere ricorrere alla violenza rivoluzionaria, il solo modo che un’opinione minoritaria può avere, per aggregare un consenso che si estenda oltre la cerchia dei fanatici per disposizione d’animo e/o tara mentale, è correlarsi al prossimo con rispetto per gli altri. Con la pazienza di deve sapere che c’è da rompere anche un muro di convenienze e relazioni, di “è sempre stato così”.
        Attenti poi a deridere il lavoro “minimo”, sia quello “base” dei cantieri, dei manovali o del trasporto. Per chi ha fame di lavoro e qualificazione modesta – o occasioni modeste- qualsiasi lavoro è una opportunità che non va certo scartata a priori. Porsi in atteggiamento dispregiativo nei confronti delle attese o delle speranze di lavoro delle persone significa farsele nemiche. E il popolo, anche il popolo sardo che purtroppo e per colpa di politiche scolastiche infami non brilla per formazione, non è composto se non in minima parte da pensosi intellettuali o da focosi militanti, è fatto da gente che vuole e si aspetta dalla politica scelte concrete che aiutino a stare meglio, o anche semplicemente a “stare”, in una regione che produce nuovamente emigranti a decine di migliaia.

      • Marcello says:

        Egregio giullare di corte italiana cosa c’entra che l’Alto Adige sia stato servito dal gas di origine fossile se ha deciso di rinunciarvi? Anche noi abbiamo costruito città pensando di poterle riscaldare e raffrescare con il giocattolo dell’energia infinita ma così non era, anche se a molti l’esame di realtà é troppo faticoso. Evidentemente l’Alto Adige vuol dimostrare che grazie al mix di energia primaria di cui ha la fortuna di poter usufruire (l’acqua che citi) ciò gli permette di stabilizzare la rete e i sistemi di rinnovabile complementare (biomassa, biogas, fotovoltaico, etc..) e vuol rendersi energeticamente indipendente sia dal petrolio che dal suo derivato. Mentre voi volete posare tubi loro vogliono correre ben più lontano, anzi lo stanno facendo da tempo.

        Ho forse non detto che la Norvegia é esportatore di petrolio e derivati? Ho detto che ha deciso di puntare su uno sviluppo della mobilità che non ne tenga conto, probabilmente per incentivare le case automobilistiche a fare il cambio di paradigma e sviluppare la rete interna a idrogeno.

        Sul decentramento delle produzioni: studiati il passive-on per il clima mediterraneo, analizza il reale fabbisogno di una abitazione (che in Alto Adige mutuato con il protocollo Casaclima vogliono estendere a tutto il costruito e all’industria), ma l’aspetto energetico non basta per abbattere l’inquinamento occorre ragionare anche in termini di salubrità ed ecologia dei materiali nel loro ciclo di vita. In altre parole guarda i vantaggi di abitare il territorio consumando davvero il minimo di energia per vivere, lavorare e produrre. Analizza cosa il rinnovabile può fare per produrre e far autoprodurre e probabilmente smetterai di far il giullare di professione e penserai di più alle tue comunità e al modo in cui tutti questi aqspetti di integrano. Ovviamente non cito l’esempio perchè applicabile o sostenibile ma é calcolato che basterebbe che i pochi centinaia di milioni di europei mettessero sui tetti delle loro città dei pannelli fotovoltaici per coprire il fabbisogno attuale dei 7 miliardi di persone che abitano la terra, quindi baciamo la fortuna di poter produrre energia attraverso il sole perchè é grazie ad essa che esiste il petrolio e il suo derivato.

      • il giullare says:

        L’alto adige ha 930 centrali idroelettriche. Piccoli e medi invasi costruiti inn gran parte con soldi pubblici nel corso del secolo e a cui, ti ripeto, gli atesini si sono fortemente opposti. vorrei vedere cosa (esistendo le condizioni) il comitato NO_GALSI direbbe della costruzione anche solo di una dozzina di dighe alte qualche centinaio di metri…
        Le centrali a biomasse usano deiezioni animali per produrre BIOGAS…guarda un pò…!ma se qui continuiamo a pensarci col bombolone in casa, quando mai potremo converire una utenza civile o industriale da metano a biogas? La zona più ‘indicata’ per una produzione di biogas (che tra l’altro sta creando numerosi problemi a flora e fauna e terreno) in sardegna (arborea), sai cos sta installando? fotovoltaico!!! perchè è gratis, perchè è incentivato, perchè la corrente elettrica è la cosa più semplice impiantisticamente parlando, da produrre. Risultato? le bestie fanno le loro cose per terra, non esiste un reale impianto di trattamento, il terreno è saturo di nitriti e nitrati , la peschiera di marceddì va in eutrofia…e i soci della 3A passano per quelli che difendono l’ambiente perchè hanno il fotovoltaico!!! è RIDICOLO

        TOrnando alla Norvegia, forse non mi sono spiegato. La Norvegia ESTRAE gas naturale, ha creato una piattaforma sottomarina di estrazione che pompa il gas su un impianto da diversi KM quadrati di raffinamento e purificazione del gas posto sulla terraferma NORVEGESE con tutti quei problemi di danneggiamento all’ambiente di cui tu stesso parlavi prima!! E comunque ha il metano.

        ciò che voglio dire è questo: è MOOLTO facile, per una rgeione, o per una nazione decidere quali fonti incentivare e quali disincentivare, se le hai tutte, o quasi!

        noi non solo ne abbiamo davvero poche ma abbiamo inseguito per troppo tempo il nucleare, invece che fare seria ricerca su altre fonti.

        Nel piccolo la Sardegna è ridicolamente ottusa, quanto a produzione di energie elettrica:
        ancora ricordo le lamentele per quegli ‘orrendi panneli scuri’ sui tetti di qualche dozzina di anni fa.
        Per non parlare del vespaio dall’idea delle centrali off-shore!!! che dalla costa nememno si sarebebro viste (PS..la norvegia le ha!!)
        Poi no al nucleare!
        Ora no al metano

        Ma insomma quanto la dobbiamo pagare e come la dobbiamo produrre questa energia elettrica?

        ma soprattutto DOVE????

      • Marcello says:

        Non ti sei chiesto come mai la Sardegna non abbia potuto sviluppare in piena autonomia e libertà nazionale (ma questa è un affermazione/domanda retorica) un proprio modello di sviluppo ma sia stata costretta ad inseguirne uno altamente energivoro, inquinante e sotteso al depauperamento del proprio sistema ambientale? Mentre i piagniucoloni dalla pancia piena vedevano terre espropriate per installare poligoni e basi militari, mentre l’industra pesante corrodeva i nostri ecosistemi e comprometteva il sostentamento delle future generazioni?

        Il movimento di liberazione nazionale che abbraccio ha chiesto che questo progetto Galsi venga bloccato e sia definito un piano energetico integrato ad un nuovo modello di sviluppo per l’isola. E’ ciò che auspico come cittadino e come tecnico. Non si può essere del tutto contrari al metano e non lo si é, ma le alternative per averlo in una fase di transizione e limitata quantitativamente e temporalmente ci sono, senza essere costretti a subire questo scempio.

      • il giullare says:

        patrimonio ambientale di cui siamo totalemente e definitivamente incapaci e di godere e di far fruttare. viviamo in una terra bellissima, un paradiso…ma moriamo di fame, incapaci di concepire e realizzare un turismo sostenibile, produttivo, che porti ricchezza e generi occupazione.
        Abbiamo visto, e su questo possiamo convertire, credo, cosa ha prodotto ‘la chimica’ in Sardegna, e il carbone. Una chimica imposta dall’alto a cui tutti ci siamo prostrati (io non ero nato, ma non faccio fatica ad ammettere che da tecnico avrei plaudito alle umani sorti e progressive dell’industrializzazione, data l’endemica difficoltà a concepire lavori diversi dal pastore e/o agricoltore dell’interno e il mitologico posto fisso delle grandi città)
        Ma stiamo anche vedendo il nulla che lascia l’industria che va via. Zone industriali desertiche e spolpate, miniere abbandonate, e tanta tanta disoccupazione.
        Volendo il futuro di quelle zone lo abbiamo in mano noi, come quello di tante sevitù militari dismesse…e cosa ne facciamo?
        NULLA!
        Per non sapere che fare e per non saperlo fare, alla devastazione succede la desertificazione.
        Nessun piano energetico ‘sano’ di mente si priverebbe del metano. E sai bene che la bolla delle energie alternative (pompate artatamente dai contributi) presto esploderà in sole e vento, lasciando morti e feriti. E nella terra del sole e del vento non esiste una (e dico una) impresa in grado di far più che montare bulloni fotovoltaici o delle pale eoliche.
        Questo è il nuovo modello di sviluppo?
        Dobbiamo ancora aspettare che sia la Regione a proporre, finanziare, suggerire, gonfiare etc etc.
        Io dico no!!
        Mettete in grado le imprese di competere con le imprese continentali e vediamo se magari qualcuno si scomoda, se non altro per far profitto. e lo dico da uomo profondamente di sinistra: non possiamo ancora vivere di assistenzialismo, BASTA!
        Non esistono imprese in gardo di saldare e montare tubi? le imprese formeranno operai, se vogliono lavorare a questo progetto, come sempre fanno le imprese quando non hanno maestranze qualificate: se le fanno formare!

        quando poi, un domani, si decidesse di proporre alla università di cagliari di studiare un modo di trarre ‘facilemte’ energia dal mare (da correnti,maree etc) o una pala eolica poco invasiva, di pochissimo costo, installabile in ogni palo della luce cittadina e in ogni giardino di casa senza troppo impatto. o un panello fotovoltaico ad altissimo rendimento…beh allora converrò con te che dal metano si può e si deve retrocedere.

        Ma oggi questa è una opportunità di lavoro, di sviluppo e di occupazione per tutti (sai, per esempio che, contrariamente al resto d’italia, non esistono nei comuni e nelel provincie sarde i verficatori di caldaie? sai che posso installarmi la caldaietta sotto il tuo balcone e nessuno verrà mai a dirmi ‘ma da quando non la verifichi?’ mettendo a rischio la mia e la tua vita)

        il metano NON è la soluzione, ma è una opportunità

      • Marcello says:

        Credo che il tuo pessimismo derivi da una visione individualista di come risolvere i problemi. Affermi che siamo definitivamente incapaci di creare un futuro possibile. Io dico che così non é. E ne hai dato tu stesso dimostrazione scavando le ragioni e ad esempio ipotizzando il possibile recupero dei reflui animali di Arborea. Una persona positiva si metterebbe ad esempio in testa di mettere su una cooperativa, di arruolare il management e di farlo studiare, di condividere la sfida, cercare i finanziatori o di entrare a far parte si un sistema di autofinanziamento etico. Penserebbe a cooperare ed integrarsi insieme alle tante filiere possibili che dalla rigenerazione ambientale, dai settori primari ricostruiti e un loro uso sostenibile è possibile creare prodotti e servizi utili ad una vita equilibrata e sana. Manca qualcosa nei tuoi ragionamenti che ovviamente non condivido se concludono ad abbracciare quest’opera così com’è ed é questa aspirazione alla positività, ad accettare qualunque cosa senza ragionare sulle conseguenze. Siamo figli di un fallimento e vogliamo continuare su quella strada?

        Sappiamo che il metano non é una risorsa infinita, la stessa Eni sul suo sito cita le riserve algerine per ancora 50 anni (sempre che una multinazionale che investe laddove il suo stato é il maggiore esportatore d’armi possa considerarsi anche lontanamente credibile), escludendo la crescita annua mondiale del 7%, esludendo il Galsi, esludendo gli interessi legittimi degli algerini ed escludendo i patti chiari che non esistono affinchè il gas venga realmente trasportato e con quali vantaggi per la terra di nessuno che vorrebbe attraversare impunemente. Però in mancanza di tutte queste garanzie si persegue il fine materialista dello sviluppo che segue alla mera posa di opere e accessori. Non capisco questo autolesionismo, se abbiamo necessità di gas fossile (e non certo estratto con il metodo della frantumazione idraulica delle rocce perchè è un sistema più inquinamente del carbone in termini di processo e ciclo di vita, e bisogna stare attenti anche da noi), per un periodo transitorio possiamo realizzare un rigassificatore e acquistare questo gas anche da altre realtà. Costa molto meno del gasdotto e ci permette di non rimanere vincolati alle scelte politiche di un unico fornitore. L’ingegner Aversano, prima di morire, aveva fatto in tempo a dare questo suggerimento.

        In secondo luogo tutto ciò non basta, ipotizzando di riuscire a definire con il popolo sardo un nuovo modello di sviluppo e conseguentemente energetico occorre investire nella ricerca da oggi, magari condividendo questi processi e queste sfide con altre nazioni con problemi climatici e di risorse ambientali simili alle nostre. Dare trasparenza alle scelte pubbliche, snellire le procedure e costruire protocolli condivisi sulla valutazione degli impatti, della definizione dei protocolli ambientali e integrazione dei processi, strutturandone le catene di valore insieme alle comunità e agli attori dell’economia reale. La formazione delle persone è conseguente a questi processi. Il rendimento delle fonti di energia rinnovabile e dei sistemi di accumulo perstabilizzare le reti comunque sta migliorando già da ora a ritmi entusiasmanti insieme alla ricerca e alle sfide dei privati e delle comunità scientifiche. Il Galsi o qualunque altra scelta anche nostra non rappresenta la possibilità di una rinascita industriale della Sardegna se non abbiamo alcuna visione e volontà di come vogliamo abitarla questa terra. E con l’individualismo e il pessimismo inoculato dall’Italia non li risolviamo di certo i problemi e le sfide ancora maggiori che abbiamo davanti.

      • ilgiullare says:

        Forse non ci intendiamo. Questa persona ‘positiva’ ha GIA’ proposto (quasi 10 anni fa) piccoli generatori di biogas ai soci arborea, vuoi sapere la risposta?:’ se li paga la regione o l’UE facciamoli, sennò no!noi soldi da buttare non ne abbiamo’. Non solo circa tre anni fa un collega ha studiato,per conto di una ESCO, dei ‘distretti’ cooperativi per la generazione localizzata e organizzata di circa 6-7 impianti di cogenrazione:liquami, rifiuti e sfalci agricoli potrebbero rendere davvero sostenibile l’investimento. Grandi applausi al CIS durante la presentazione e poi…poi mettere insieme 3 caseifici, 5 agricoltori/floricultore e 10 comuni si rivela più difficile che contare la sabbia del mare!
        Qua il problema è culturale, e in attesa che ci decidiamo a portare avanti (ma come e con chi) quelle politiche belle e sostenibili di cui parlano tanti programmi elettorali, noi si muore di fame. e di freddo!
        E comunque, a parte tutte le valutazioni, c’è un tempo per la discussione e un tempo per mettersi a lavorare. Il tempo delle discussione e delle proteste NON può essere quando tutto è già stato deciso, approvato e finanziato. Le procedure di VIA sul GALSI sono state pubblicate diversi anni fa e NESSUNO ha detto nulla. Quello era il momento di fare le pulci al progetto, non oggi! Si è fatto un grande sforzo di migliorare la partecipazione ai progetti da parte del ‘popolo’, in questi anni, ma quando è il momento di parlare, eccepire, indignarsi…tutti zitti. Quando le cose poi alla fine si sono messe in moto, tutti insorgono (tutti chi,poi…se 100 sindaci su 102 hanno detto ‘ok, passate pure nel mio territorio)

      • Marcello says:

        Nelle tue parole leggo gli stessi concetti di quel docente ammanicato nei progetti che riguardano i grandi impianti energetici che metteva nella testa dei suoi allievi che se tutto era già deciso bisognava andare avanti e che vi era troppa democrazia. Anche i radar friggitesticoli avevavo ricevuto tutte le autorizzazioni per essere installati. Anche al petrolchimico di Porto Torres si é potuto compromettere le falde acquifere della Nurra con i lavoratori che vedevano e sapevano, ma ragionavano così. Anche i fanghi rossi di Portovesme hanno trasformato le spiaggie di san Pietro di alluminio al 10%. Anche a Teulada si distribuivano briciole mentre gli eserciti di mezzo mondo compromettevano rendevano e rendevano virtualmente imbonificabile un angolo di paradiso. Anche a Quirra eminenti commissioni italiane dicono che non vi son legami tra la morte, le malformazioni e le attività militari e di sperimentazione.

        Io non so dove sei vissuto ma io questa partecipazione ed informazione di cui parli non l’ho proprio vista. Se ho potuto sapere qualcosa sul Galsi è perchè un comitato di liberi cittadini si era organizzato per studiare l’opera e perdeva il suo tempo girandosi i paesi in cui era previsto che passasse e provava ad informare le amministrazioni che se ne guardavano bene di autoorganizzarle loro quelle assemblee. O forse parli della grande assemblea indetta da la Spisa a porte chiuse in cui un eminente studioso parlava di migliaia di posti di lavoro senza dire come e con quali soldi si sarebbero dovuti creare? O parli del nulla informativo di Soru e di Pili?

        Il progetto ha subito delle modifiche all’approdo sud proprio per l’intervento dei comitati e gruppi di intervento. Poi é vero che c’è stata alterna e poca attenzione anche dalle forze politiche nazionali sarde sulla vicenda ma é anche vero che le emergenze che in questi anni si sono presentate non sono state da meno e non ultima la battaglia contro l’installazione di centrali nucleari e depositi di scorie radiattive, mentre il progetto subiva dall’Unione europea decisioni alternanti.

        Il problema del freddo non lo risolviamo con il gas fossile ma rigenerando il nostro patrimonio immobiliare affinchè non consumi nulla o poco e integrandolo ad un rete efficiente di produzione che dovremo comunque realizzare.

        La retorica della fame è figlia delle politiche coloniali e fratricide che mettono contro le diverse fasce sociali e lavoratrici per tentare di sbarcare il lunario e renderle ricattabili. Abbiamo disogno di lavorare per un futuro sano, equilibrato ed equo e spetta a tutti noi impegnarci nel nostro piccolo affinchè i cambiamenti siano strutturali e resilienti alle sfide energetiche e sociali che ci aspettano, superando quella sindrome di Stoccolma che ci vede lagati ai nostri carnefici ignoranti ma furbi.

      • il giullare says:

        ti rispondo qui perchè di la non mi permette di andare avanti.
        hai fatto 5 esempi di ‘inquinamento’ di cui 3 MILITARI (teulada, quirra e radar) e 2 risalenti agli anni 50 e 60 (porto torres e porto vesme). e sai benissimo che le questioni di difesa nazionale (o sovranazionale) hanno altro iter.
        Ben altra sorte è capitata al nucleare, vista la ‘sommossa’ popolare…che minacciava (APPUNTO) l’installazione di centrali SALTANDO le prassi attuali che prevedono elementi di democrazia partecipata dall’esito facilmente prevedibile in quel caso.
        Quegli stessi elementi di cui a nessuno è fregato nulla (e lascia stare la spisa perchè ilprogetto del GALSI, concepito sotto Mauro Pili, nato sotto il governo di Renato Soru, è vecchio di quasi 10 anni. 10 anni in cui a nessuno è fregato nulla. 10 anni nei quali tutti questi sedicenti ambientalisti si sono riscaldati il q e il pollo con combustibili fossili o con energia prodotta da combusibili fossili.
        Quanto poi alla rigenerazione del patrimonio immobiliare, qua minci scappada s’arrisu!!! sento di tecnici che fanno certificazioni energetiche a 100 euro l’una ‘perchè i proprietari se gli chiedo 200 non me li danno, che non hanno soldi!’, di cosa stiamo parlando? non puoi spendere 200 euro per fare una valutazione seria dello stato della casa e tu sei convinto che MAGICAMENTE troveremo i soldi (migliaia di euro!) per fare seri interventi di risparmio energetico passivo?ma dove vivi tu???? ma se il 90% delle case (e delle strutture ubbliche!) non è a norma con la 46/90!!!MA se in tantissime case ci riscaldiamo con le stufette a gas!! MA se il comune non ha la più pallida idea di quante (abusive) caldaie a gpl ci sono nei nostri balconi (abusivi).
        ma su, ma forza!!!

        se hai voglia, poi, di spiegarmi, anche agrandi linen come “lavorare per un futuro sano, equilibrato ed equo e impegnarci nel nostro piccolo affinchè i cambiamenti siano strutturali” in questi tempi in cui sempre più spesso capita di torvare persone che al calar delel tenebre rovistano nei cassonetti della nostra città, si impegnano l’oro e ‘argnto di famiglia per pagare le bollette e lavorano in nero….io sono tutt’orecchi

      • Marcello says:

        Ti ho fatto esempi in cui gli iter e le connivenze sindacali, amministrative italiane e lavoratrici ricattate hanno compromesso la nostra terra e il nostro futuro. So bene che la difesa nazionale italiana segua altre procedure ma infatti la difesa di cui parli è solo tua e di chi condivide con te la sfiga di sentirsi italiano e di continuare a servire il suo carnefice, GalSoru compreso. Uno Stato corrotto che costituzionalmente dovrebbe essere contro la guerra ma stranamente è l’ottava potenza mondiale nell’esportazione di armi e ci usa come cavie, come topi per questo business, che stranamente firma trattati con gli stessi presunti dittatori che allo schioccar delle dita e degli interessi di organismi falsi e prevaricatori usa la propaganda dell’esportazione di democrazia per accaparrarsi le preziose (per loro) risorse energetiche che rimangono. E’ un sistema in cui non esiste dignità che é tuo, non mio. Non trascinarmici.

        Lo Stato italiano ci deve miliardi di euro, ma si permette di investire una quantità di denaro vergognosa negli armanenti, ma continua con i tagli locali perchè in bancarotta e perchè non ha alcuna volontà e capacità di risolvere gli stessi danni che esso ha creato, non ci permette di bonificare le aree che compromette facendo decidere noi i processi e gli attori che dovrebbero realizzarle. Ci reprime con una fiscalità selvaggia, tesa a creare quel clima di sofferenza ed esasperazione di cui parli e che serve ad accettare come te qualunque cosa gli propongano. A creare ad arte quel clima di sospetto contro chi si ribella. E’ un sistema tuo non mio.

        Ho fatto molti esempi seppur discorsivi e che non possono certo essere attuativi per creare opportunità, molte delle quali le hai approfondite anche se ti è mancata la fiducia per continuare a portarle avanti. Personalmente mi sto impegnando nel provare a valutare e a contribuire a strutturare una delle filiere integrate al nostro ambiente e al futuro patrimonio ambientale per le future generazioni proprio nella rigenerazione di quel sistema che nel resto del mondo consapevole stanno realizzando, studiando attraverso la valorizzazione delle risorse locali e definendo con processi all’avanguardia che tengano conto delle catene di nutrienti, flussi di materia ed energia per inseguire quella sostenibiltà, salubrità e se si vuole anche semplicità che a cui abbiamo accennato. Le opportunità di lavoro e di riconversione possono nascere sicuramente da questo e ad esempio dai fondi di cui abbiamo parlato e di quelli che la Regione sottomessa e lo Stato centrale non sono in grando di spendere. E pensi che mi senta rappresentato da dei sindaci che pensano di poter decidere da soli il futuro energetico di una terra, che non si leggono i progetti, che non informano la propria cittadinanza sulle conseguenze, che si affidano alle promesse delle proprie correnti politiche o agli annunci di posti di lavoro, dove non sono previsti i fondi per crearli quei posti di lavoro? No non mi sento rappresentano e come me tanti altri che da tempo si stanno informando. Se ascoltassi dal vivo i sedicenti ambientalisti vedresti che la storiella sui processi decisionali non è come la racconti. Il sistema Sardegna oliato dalle clientele e dal pressapochismo italiano è andato fino ad ora ma è arrivato al fondo ed è ora di cambiare. Impegnati a creare una classe dirigente onesta e portarice dei valori di solidareità, contribuisci a rigenerare le fliere del lavoro reale con quella maturità che dimostri di avere e non demordere.

  11. Anonimo says:

    chissa’ se un giorno grande tubo si potra riciclare

  12. Stranger says:

    Chi lo dice che non esiste manodopera sarda specializzata? Imprese forse no, ma queste sono composte da operai proveniente da varie parti d’Italia e del mondo, così abbiamo sardi altamente specializzati che lavorano in giro per il mondo. Abbiamo centrali nucleari? No, eppure conosco chi ci lavora in Italia e nel mondo in impianti di vario tipo. In fin dei conti si tratta di tubisti. Quale cavolo di scuola di specializzazione dovrebbero avere fatto e che non esiste in Sardegna per poter attaccare due tubi. Se non bastasse si potrebbero ingaggiare caldaisti, idraulici e istruirli a dovere. E degli operai che lavorano nel petrolchimico cosa mi dite, non esiste nessuno che si intenda di tubi e raccordi?
    Smettiamola con le solite cazzate sulle incompetenze dei sardi. Finiamola veramente altrimenti fra un po’ arriveranno da fuori anche per soffiarci il naso.

    • Sergio di Quartu says:

      e che vuoi fare la chiamata in patria dei Sardi stile Hitler? io non ho parlato di sardi incompetenti, semplicemente i saldatori esperti sardi in grado di passare una qualifica DNV o BS sono pochi. E se sono in grado di passare queste qualifiche, significa che staranno sicuramente lavorando per qualche società. Queste linee non è che vengono prese, accoppiate, e il primo sardo che passa che sa usare un pò una pinza lo mettono a saldare un gasdotto…

      • ilgiullare says:

        chissà i lavoratori della Isgas come avranno fatto a posare decine e decine di km di condotte in tutta la città di Cagliari…

  13. La discussione è molto interessante, ma io continuo a pensarla come Bomboi.
    Anzi, a dire il vero, mi sembra che – come al solito – siamo in presenza di un convitato di pietra, che si chiama “integrazione”, in questo caso delle produzioni e dei consumi energetici.
    Si può pensare, mi chiedo, che un sistema integrato – nel quale cioè siano presenti diverse fonti (sia pure senza il nucleare) – si possa non includere il metano?
    Peraltro, mi sembra fuorviante mescolare il tema “attraversamento della Sardegna” da parte del gasdotto (che potrebbe portare il gas ad altri pagando solo un pedaggio) con quello dell’approvvigionamento di metano per la Sardegna: sono due temi diversi, che riportano ai problemi dell’alta velocità e dei corridoi europei, rispetto al ruolo strategico e alle ricadute locali. Per capirci: il treno si ferma se ciò serve, così farà il metano.
    A me sembra, semplicemente, che il metanodotto debba pagare un pedaggio, magari in gas; e che questo gas (a questo punto “sardo”), possa contribuire al portafoglio energetico dei sardi.
    Quanto?
    E chi ci sta pensando?

    • Antonello says:

      Messa su questo piano la questione assume una connotazione diversa. Se venisse pagato un “pedaggio” al Territorio e non ai Sardi (il concetto di territorio include anche le generazioni a venire), a compenso delle esternalità che la realizzazione di un’opera del genere comporta, che potrebbe andare nella posta di bilancio per lo sviluppo di altri settori innovativi per una Sardegna più moderna e immersa in un contesto di evoluzione intelligente e rispettosa delle matrici ambientali e della migliore distribuzione della ricchezza, Allora, e solo allora, tutto ciò potrebbe avere un senso o comunque più buon senso.

    • PIETRO says:

      Il punto 9 e 10 sono semplicemente ridicoli…
      Sopra i gasdotti si può coltivare tutto, ad eccezione di alberi ad alto fusto ( e le viti non lo sono). Un esempio è la pianura padana, piena di gasdotti dove sopra ci si coltiva.
      I PIDI sono grandi al massimo 100m2 cioè 10×10 m, al massimo leggermente più grandi sono gli impianti di riduzione della pressione.
      Una volta interrato il gasdotto, se non segnalato da apposite paline non risulta individuabile.
      I gasdotti sono protetti elettricamente dalla corrosione e controllati periodicamente anche tramite ispezione interna con appositi strumenti (PIG).
      Mi sembra tutto improntato a mettere paura.
      Che convenga a chi vende il GPL non fare il gasdotto? O a quelli che vendono le bombole…

  14. alessandro Casula says:

    A proposito del GALSI. La portata prevista a regime del gasdotto è di 8 miliardi di mc/anno. La società algerina che ci venderà il gas naturale dice di non avere redditività a 4 dollari a GJ, che tradotto vuol dire circa 0.12 €/standard mc. Vista la portata significa un introito di circa 1 miliardo di euro all’anno per un minimo di 15 anni. Visto che il GALSI è costato in tutto forse 3 miliardi di euro e che loro hanno investito il 42% circa di tale cifra, fanno un investimento di 1.26 miliardi di euro, che divisi per 15 anni fanno 85 milioni di euro all’anno di rata di investimento (non sembra eccessiva). Il condotto parte da un’impianto esistente a cui verrà aggiunto un’unità con un investimento sconosciuto ma calcolabile in decine di milioni di euro (non miliardi). La manodopera algerina ha costi non paragonabili a quelli italiani. E’ ragionevole pensare che il socio algerino di GALSI debba ammortare al massimo 200 milioni di euro, generosamente portabili a 250. A me sembra che l’utile ricavabile sia altissimo già così. Loro vorrebbero venderlo a 8-10 dollari a GJ cioè a 0.30 €/smc. Si tenga conto che secondo l’AAEG (http://www.autorita.energia.it/allegati/relaz_ann/11/ra11_1_3.pdf pag 160, tav 3.28) il prezzo medio di vendita ai clienti finali nel 2010 è stato di circa 0.38 €/smc. Sempre secondo l’autorità per l’energia (http://www.autorita.energia.it/it/consumatori/costi_gas.htm#ingrosso) l’incidenza dell’acquisto di materia prima metano è mediamente pari al 35% dell’importo della bolletta. Se acquistassimo il metano ai prezzi dettati dagli algerini dovremmo pagare il metano a 1.05 €/smc in bolletta (contro i 0.38 del 2010) con un aggravio di circa il 150%!! Dunque la risposta alla domanda “Ci conviene?” è no, non abbassa le nostre bollette anzi le accresce. Di contro conviene alla società algerina, che fa un profitto altissimo, e alla GazProm dell’amico Putin, che mantiene alti i prezzi di vendita del suo gas. A proposito, indovina un po con chi ha fatto un’accordo recentemente la società algerina socia di maggioranza GALSI: con GazProm. Sono pronto a scommettere che le nostre bollette del gas nel 2014 non diminuiranno, anzi….

  15. Egidio says:

    Scusa Biolchini se esprimo pieno consenso ad Antonello quando afferma che saranno”le reti energetiche e della comunicazione(Internet) a salvare il futuro dell’umanita’,ammesso che si riesca ad averlo un futuro”.Sara’ la fase della”democratizzazione dell’energia” e della affermazione della Terza Rivoluzione Industriale(TRI).Cioe’ del “Capitalismo Distribuito”nella sua espressione piu’ consona al nostro futuro.Un bilancio energetico e’ possibile dedurlo anche per la Sardegna se la politica mette mano coraggiosamente ad un Master Plant sull’energia che verifichi e progetti una forte innovazione del futuro sistema.
    Il disagio oggi e ‘ forte perche’ mancano queste coordinate anche per il mondo dell’informazione e dell’impresa.Grazie ancora.Egidio

  16. Andrea says:

    Ciao Vito,
    Ho letto il tuo articolo con interesse. Volevo capire perché non volete il metanodotto ma proprio non ci arrivo. Io ho sentito diverse persone accreditate parlarne e vedo più vantaggi che svantaggi.
    1) le bollette dell’energia elettrica sarebbero ridotte del 50% (solo in sardegna usiamo lo scalda acqua elettrico, nel resto del mondo usano quello a gas perché conviene).
    2)é utilizzabile per tutti gli usi domestici ed é più sicuro dell’aria propanata che c’é nella rete di distribuzione del gas di città.
    3) autoveicoli a metano, inquinano meno e percorrono più km. minore costo al litro rispetto a gasolio e benzina.
    questi sono solo i vantaggi nel quotidiano, per l’industria le cose sarebbero certamente piu rosee. Si avrebbero notevoli miglioramenti a fronte di un danno ambientale che non é rilevantissimo( certo se si potesse evitare anche quel poco sarebbe meglio, ma non si possono avere le comodita senza pagarne il prezzo).

    Poi devo farti alcune critiche:

    In Sardegna non paghiamo l’energia più di altri visto che é stato istituito il PUN (prezzo unico nazionale), ma siamo noi che alziamo il prezzo medio agli altri insieme a Sicilia puglia ecc..
    Non possiamo pensare di essere indipendenti energeticamente (da chi poi????) vista la natura aleatoria della radiazione solare e del vento (e cmq non sareste d’accordo nemmeno con l’eolico off-shore per motivi altrettanto inconsistenti) quindi é evidente che necessitiamo di fonti che siano indipendenti dalle condizioni climatiche. Almeno fino a che le tecnologie saranno mature per garantire l’approvigionamento energetico.
    Poi questo arroccamento in difesa delle tradizioni?! che tradizioni attacca un miglioramento del benessere dei sardi?? mah… non mi sembra che ci sia bisogno di aggiungere altro su questo punto.
    Che il progetto si possa migliorare non lo metto in dubbio, magari fare qualche deviazione per proteggere qualche sito di interesse storico-ambientale.
    Ma nel complesso secondo me s’ha da fare, per non rimanere ulteriormente indietro!!!

  17. Mi associo Vito alla tua richiesta di dibattiti e approfondimenti. E’ evidente che la classe politica regionale non ha le idee chiare né sui pro, né sui contro. E se non ce le hanno chiare loro, figurarsi la pubblica opinione sarda…

    Però abbiamo due ordini di problemi nell’elaborare dibattiti al riguardo:

    1) Come si è già visto in diversi occasioni, i “dibattiti” quando si fanno non hanno lo scopo di “capire” o essere costruttivi ma hanno lo scopo di dire no a prescindere (spesso per ragioni ideologiche e non di sostanza).
    2) La Sardegna – e da indipendentista non posso che dispiacermi – ha assimilato parecchi ritardi derivanti anch’essi dall’appartenenza agli usi, ai costumi e alla politica dello Stato di cui facciamo parte: siamo campioni mondiali nel tergiversare ma nel non portare mai a termine nulla.

    Chi si è avvantaggiato quindi in questo contesto sin’ora? Se guardiamo i fatti ne ha tratto beneficio solo lo statalismo e i grandi oligopoli, a tutto discapito dei consumatori.

  18. Gino Nieddu says:

    ….cazzate!! … informatevi meglio su impatto ambientale … Facciamo una lotta perchè il metanodotto , almeno quel tratto che atraversa la Sardegna sia gestito e costruito da imprese sarde …il metano ci serve per togliere le scuse alle industrie che lasciano il territorio . Quindi per noi sardi è lavoro … domanda : ma quando avete comprato il telefonino avete pensato a quei lavoratori che lavoravano nelle ditte che realizavano le linee telefoniche ???

    • Soviet says:

      Pare che non ci siano imprese sarde dotate delle certificazioni di qualità necessarie per la costruzione di un metanodotto…

    • Sergio di Quartu says:

      Ci sono imprese sarde che possono fare un metanodotto? hai mai visto costruire un metanodotto? Anche se ci fossero imprese in grado di acquistare macchinari per la costruzione, sarebbero costrette anche ad acquistare manodopera esperta (deduco pochissimi sardi) e trattandosi appunto di un gasdotto, preferisco farci lavorare degli italiani esperti piuttosto che sardi inesperti.

  19. ilgiullare says:

    O Vito, quasi quasi sembri contrario al gasdotto!!
    Parliamone, ma seriamente del Galsi, perchè qua non si può dire NO a tutto : no all’off shore, no al carbone, no all’eolico, no al fotovoltaico. ora no al galsi?
    Le imprese sarde e le famiglie sarde pagano una bolletta energetica salatissima, e se avessimo il metano scenderebbe.
    Le imprese edili sarde sono al collasso, e noi sputiamo su un cantiere di 18 mesi di questa portata?
    Ingegneri, geologi e tecnici sono alla fame, ma diciamo no, per non rovinare il bisso? ma per favore!!
    Quanto poi ai metri quadri ‘tolti’ da questa servitù..siamo al ridicolo!!ci siamo già dimenticati della morte di quell’agricolore che raccoglieva olive sotto l’alta tensione? o vogliamo ricordare con quale piglio imprenditoriale stiamo facendo fruttare i beni dismessi dai militari…io sono contro le servitù, ma se poi la destinazione ultima è il completo abbandono (vedi asinara, vedi la maddalena, vedi monte urpinu), quanto meno la servtù mantiene lo status quo!!!!
    Quanto poi al terrore dell’esplosione della condotta, questa davvero è una caxxata tremenda!!!Quanta gente muore per la esplosione delle bombole in casa, ogni anno? eliminiamo le bombole, non i gasdotti!!

    • Mah, premesso che essere contrari al gasdotto non può essere ritenuto un peccato mortale né di lesa sardità, io sono soprattutto contro l’assenza di dibattito. E’ stata fatta una campagna di comunicazione approfondita che spieghi le ricadute che quest’opera avrà nel breve, medio e lungo periodo? Direi di no. Tutte le informazioni finora ci sono arrivate dal Galsi e da Mauro Pili! Può bastare?
      Il centrosinistra sembra terrorizzato dall’avere una posizione minimamente critica e la stragrande maggioranza dei politici sembra non conoscere a fondo questo tema.
      Sel ha fatto una conferenza stampa con la Zuncheddu minacciando fuoco e fiamme, poi dopo pochi giorni i vendoliani si sono rimangiati tutto e si sono rimessi in carreggiata, allineati e coperti.
      E’ chiaro che ce l’ho anche con i giornalisti (quindi anche con me stesso), che si limitano a passare comunicati stampa. E sapete perché? Perché questo del Galsi è un argomento terribilmente complesso, che merita di essere studiato. Ma studiare costa fatica e a volte è meglio mettere in pagina il solito comunicato stampa dell’onorevole di turno e ripetere le solite banalità.
      Quindi la mia domanda è: i sardi hanno oggi a disposizione tutti gli elementi fondamentali per capire se il Galsi è un’opera conveniente per la Sardegna? La politica, la stessa Galsi, i giornali e le tv stanno offrendo ai sardi la possibilità di farsi un’idea il più possibile libera da condizionamenti? Secondo me no. Poi magari il Galsi è veramente un’opera epocale (Pili dixit) ma questa assenza di confronto è segno della debolezza della nostra società. E una regione in cui non c’è dibattito aperto e partecipato su un’opera così importante, è una regione sottosviluppata.
      E infine, a chi giova l’assenza di dibattito? A chi vuole il Galsi o a chi non lo vuole?

      • Soviet says:

        Vito, come dirigente SEL, dentro il partito c’è dibattito. Durante la conferenza stampa che tu citi si portava l’attenzione sul silenzio della giunta sul progetto. Mi pare che tu sia d’accordo con questa posizione, come mi pare sia necessario un approfondimento tecnico – cosa che emerge non solo dalle tue parole, ma chiaramente anche dal dibattito che si aperto su questo post. Quindi mi permetto di correggere, non fuoco e fiamme per una ritirata non si sa per quale motivo, ma una richiesta di informazioni da parte della giunta (che ha trascurato un progetto di questa portata e rilevanza, rispetto al quale c’era un percorso formalmente tracciato). SEL non è un partito monolitico e su questo tema c’è dibattito interno, come in tutti i partiti che fanno della democrazia la loro ragion d’essere.
        Per quale motivo un tema “terribilmente complesso” dovrebbe essere invece semplice per una forza politica che rifiuta le posizioni ideologiche e vuole guardare al nocciolo del problema, ma con una visione chiara del futuro? Credo che l’obiettivo sia arrivare ad un sistema energetico completamente rinnovabile e le soluzioni devono essere coerenti con questo obiettivo.

    • Soviet says:

      A dire il vero la risposta si dà in relazione alla domanda e non dal segno delle risposte date in precedenza. Quindi si può tranquillamente dire no a tutto e affermare che la contestazione “non si può dire no a tutto” sia dal punto di vista logico irricevibile. Altrimenti qualcuno potrebbe farti una serie di richieste uno a più impegnativa dell’altra e pressasti con la stessa argomentazione…

      • ilgiullare says:

        Vito:aggiungi per favore al tuo artiolo, che nella conferenza di servizi di ieri su 100 (CENTO) comuni sardi, solo due hanno espresso fortissime perplessità sul metanodotto, ovvero Olbia e ‘sulcis inglesiente’ ( cfr http://www.sardegna24.net/regione/via-libera-al-gasdotto-contrari-solo-due-comuni-1.48798)
        come era prevedibile, la centrale di ingresso e di uscita dalla Sardegna è suscettibile di miglioramenti, mentre il resto dei comuni attraversati dal metanodotto sono favorevoli….(o forse non sono stati invitati?)
        100 sindaci rappresentano una bella fetta di territorio,o no? qui non si parla di pd pdl o consiglieri regionali, i sindaci sono davvero espressione di volontà popolare.
        Forse il comitato no-galsi sta godendo anche di troppoa pubblicità!

      • Soviet says:

        E’ vero, poi sarebbe interessante capire anche con quali motivazioni i 100 comuni sardi (che restano 377 e credo che questo sia tema che interessa tutti…) si sono detti favorevoli e con quale livello di approfondimento hanno affrontato il tema. Anche lo sviluppo per poli industriali aveva il favore di tutti, sindaci, imprese, sindacati e politica. Oggi siamo tutti qui a dire che quello non era il modello più adatto per la Sardegna, che si doveva partire dalle risorse locali, dai saperi e dalle vocazioni. Che si fa, si cercano i dirigenti del tempo ancora in vita e li si prende a calci nel culo? Oppure, dovesse essere l’ennesima fregatura questo metanodotto, si prendemmo uno per uno i sostenitori e gli si addebitano i costi? Resta il punto che alle 10 domande poste non c’è stata risposta valida.

  20. Egidio says:

    Il GALSI mi sembra sia diventata la fiera dell’orribile per tanti oggi in Sardegna.
    Concordo con Bomboi il quale afferma che”il metano allo stato attuale e’ l’unico concorrente in grado di tenere il passo in attesa dello sviluppo delle fonti rinnovabili”.Cio’ e’ in coerenza con la strategia globale ,a partire dall’Europa.E pur essendo di estrazione fossile consente abbattimenti consistenti di CO2 e totale eliminazion delle polveri sottili durante la combustione.Nei centri urbani e’ un vantaggio considerevole.Proviamo a chiedere al Comune di Cagliari un resoconto dei parametri nelle sue centraline distribuite in citta’ e poi discutiamone ?Cosi pure la CO2 prodotta.Sarebbe una importante esemplificazione.
    Vorrei ricordare inoltre che il quarto rapporto sul clima delle Nazioni Unite ci ricorda che la “chimica nel pianeta sta cambiando “.Entro la fine del secolo ci sara’ almeno 3C° di aumento della temperatura .Questo ci riporterebbe alle condizioni di 3 milioni di anni fa..Che significa
    Pleistocene ed estinzione fino al 70% delle specie animali e vegetali.
    L’UE a Copenaghen chiese il contenimento di CO2 a 450 ppm entro il 2050 per contenere entro i 2C° .Ma gli altri interlocutori non hanno accettato.Pensare che nel preindustriale eravamo a 300ppm.Cioe’ negli ultimi 650.000 anni.
    Credo che all’opinione pubblica bisogna dare informazioni senza fatalismi ed estremizzazioni.
    Non e’ vero che verranno eretti “mostri” nel paesaggio.
    Posso testimoniare che ho partecipato con compiti tecnici alla costruzione di una importante stazione di compressione gas metano in Veneto,comune di Susegana,in una delle piu’ importanti riserve strategiche italiane gas.Ma non c’e’ stata nessuna alterazione paesaggistica. Sotto di noi a circa 1,5Km la cavita’ sotterranea ospita circa 8 milioni /mc di gas metano.E sopra insistono anche i grandi vigneti di Prosecco e di Granoturco delle aziende agrarie.Tutto cio’ a fianco al Piave.In tanti del luogo non ne conoscevano neppure l’esistenza.
    Non c’e’ bisogno di essere esperti di energia per fare letture obiettive di cio’ che abbiamo difronte.
    Vi invito a vedere il sito http://www.adriaticlng.it/an_it/start.htm per rendersi conto ,questo si un vero mostro nell’Adriatico, che utilizza l’acqua del mare per rigassificare il gas liquido portato dalle navi gasiere.
    Mi sarei aspettato dai gruppi NO gas meno demagogia e catastrofismo a buon mercato e piu’ verita’.Grazie.Egidio

    • Antonello says:

      Tu puoi avere ragioni su una serie di aspetti.
      Anch’io non penso si tratti di devastazione ambientale, tuttavia occorre dire con serietà e scienza (cosa sin qui non fatta) quale sarà la durata delle fonti di approvvigionamento e i loro costi da qui ad almeno 20 anni. A meno che non pensiamo davvero che stendere un tubo di quella portata, con annessi e connessi, senza un quadro di ammortamento, anche ambientale non solo economico, possa avere un senso solo per le utilità (profitti e lavoro) che trarremo dalla costruzione della medesima pipeline. Ma non penso che nessun politico o economista o sindacalista, o testina… si spinga fino a tanto.

      Supponiamo che fra 10 anni l’energia dal sole arriverà a costare 0,10 euro, cosa più che probabile, anzi le previsioni sono migliori, che ne faremo di questo tubo che ci troveremo in mezzo al territorio?
      Rispondi a queste domande e non sarà difficile convincermi.

      • Antonello says:

        La risposta è arriva prima dell’invio da parte de “Il Giullare”

      • ilgiullare says:

        che problema ti da quel tubo, se fosse ‘dismettibile’ perchè non economicamente conveniente?
        se MAI capiterà (e non sai quanto me lo auguro io) che tutti i sardi avranno il pannello fotovoltaico in casa e una pala eolica in giardino, o quando capiterà di esaurire il gas in algeria e resterà ‘morto’ un tubo interrato, che danno ti può fare?
        sai quanti km di condotte in amianto ci sono dismesse, dismettibili ma soprattutto in uso in sardegna? eppure non vedo nessuno scendere in piazza nè contro le tubazioni in amianto e nemmeno contro le coperture in eternit del vicino di casa!!!
        sai quanti km di tubi al piombo ci sono ancora nelle nostre case?
        siamo seri per favore.
        se la tratta verrà dismessa, cadranno i voncoli di rispetto…o magari ci faranno passare le fibre ottiche, o un cavo dell’alta tensione (previa bonifica della pipeline)

  21. Antonello says:

    Attualmente nessuno è in grado di dire con esattezza quale sia il bilancio energetico della Sardegna. Non sappiamo per esempio cosa sia costata in termini di consumo l’attuale crisi e la chiusura delle fabbriche.
    La Regione, da anni ormai, dichiara la prossima uscita del PEARS. Si tenga presente che già quello del 2006 era fondato su dati 2004 e che il processo di redazione non fu tra i più scrupolosi. Questo non certo per causa del povero Professore Professionista che fu incaricato di redigerlo.
    Intanto la Sardegna a cui era stata offerta una quota del 20% del Burden Sharing (politiche di condivisione del 20-20-20 2020) ha chiesta a Roma, ottenendolo, che la quota venisse ridotta al 17,80%.
    Pitticcu su coraggiu! Pittica puru sa lungimiranza!

    Io sono profondamente convinto che il futuro dell’umanità (ammesso che si riesca ad averlo un futuro) passi per la rivoluzione delle reti energetiche e della comunicazione. Ma cos’altro sono se non reti di comunicazione anche quelle dell’energia?
    Così com’è avvenuto per l’informazione con internet, la nascita di una rete che ha esteso le nostre capacità fisiche e sensoriali, avverrà che con l’introduzione delle Smart grid (reti intelligenti) di distribuzione dell’energia prodotta da molteplici fonti, soprattutto le fonti rinnovabili, gli orizzonti e i mercati delle nostre società si amplieranno.
    L’energia del futuro non sarà più prodotta, però, secondo un criterio gerarchico, da grandi impianti e da questi distribuita sino all’ultimo degli utenti, ma invece sarà prodotta in loco, dove serve e dove c’è (prerogativa delle rinnovabili), e da qui immessa in rete e distribuita nelle immediate vicinanze.

    Per far tutto ciò ci vuol coraggio e una Politica con la P (di palle) maiuscola.

    Infine una riflessione:
    Oggi un kW di FV può costare in opera anche 1500 euro a kW (per dimensioni medie) se i supporti e le opere provvisionali non costano troppo.
    Ciò significa che con i 1500 kWh annui prodotti, se venduti anche senza incentivi del conto energia, a un prezzo di mercato ipotizzabile a 0,12 euro kWh (oggi 0,10 ma è in aumento) immesso in rete, avremo una resa di 180 euro/anno per kW di potenza.
    Dobbiamo pertanto ammortizzare i 1500 euro investiti con introiti di 180 euro. In realtà, in regime di autoproduzione del 70% possiamo stimare i 180 euro almeno sino a 250 euro per maggiori risparmi sulla bolletta.
    Ciò significa che un buon impianto oggi potrebbe ripagarsi in 8/10 senza incentivi compresa la manutenzione. Un buon impianto dura almeno trent’anni con delle revisioni straordinarie e una buona manutenzione.
    Siamo già in regime di Grid parity (http://it.wikipedia.org/wiki/Grid_parity).

    Anche secondo me sul GALSI bisognerebbe ben riflettere.
    In realtà non dobbiamo investire sulle fonti rinnovabili ma sui sistemi di conservazione e distribuzione dell’energia.

  22. Sergio di Quartu says:

    Signori, mi dispiace dirlo, ma se andiamo avanti così, noi sardi non otterremo mai nulla. tralascio le repliche sugli “enti e società inaffidabili”, perchè è brutto dirlo, ma noi viviamo grazie a quelle società (è ancora più brutto da dire, ma la Sardegna è italia). Perciò, vedendo i commenti delle persone a questo articolo, ho paura che noi sardi ce la piglieremo in culo anche stavolta, come è successo…chessò faccio l esempio con i rifiuti di Napoli. “Non gli vogliamo non gli vogliamo” e poi… ce li siamo presi, non sappiamo dove sono, e non sappiamo di alcuna indennità data alla regione Sardegna. Perciò invece di urlare NO a prescindere, impariamo a dire SI SE… SI SE pagheranno l’affitto dell’infrastruttura con delle royalties anche al 2-3 %, SI SE adotteranno una politica (non da terzo mondo) di local content, assumendo locali per il controllo dell’opera dopo la fine. SI SE avremo sconti. SI SE darranno garanzie su siti archeologici che sicuramente incontreranno e garanzie sul ripristino ambientale. SI SE collegheranno le maggiori centrali termoelettriche della sardegna al metano in quanto meno inquinante del carbone, e tutte queste cose. Per il danno ambientale non voglio che mi facciate ridere, perchè opere di questo tipo sono le prime ad essere completate in tempi da record. Inoltre non ho mai visto nessuno dei “BIG” che hanno commentato questo post fare qualcosa per lo scempio della 131. In ogni caso sono sicuro che se andassimo avanti con la politica del NO, ci ritroveremo con il Galsi in casa, senza alcun profitto, e andremo a urlare “NO NO” contro qualche altro mulino a vento

  23. Pingback: Galsi - Politica in Rete Forum

  24. bravu Vitu! finalmenti unu jorronalista ca fueddat craru!

  25. Ho letto le opinioni di tutti, sento sempre ridondare le solite cose: “Algeria paese instabile/inaffidabile”, ecc. Ma miei cari, forse il petrolio che alimenta il 74% della nostra isola proviene da socialdemocrazie svedesi?
    Il discorso ovviamente non vale solo per la Sardegna ma per mezzo mondo, non credo ci sia bisogno di spiegare cosa sono i paesi OPEC, né a quanto è arrivato il costo di un barile di greggio negli ultimi anni e quali siano le principali stime di aumento del costo del petrolio nei prossimi: Ecco perché l’UE ha spinto per i metanodotti, perché il costo del petrolio continuerà a oscillare. Il metano allo stato attuale è l’unico concorrente in grado di tenere il passo in attesa dello sviluppo delle fonti rinnovabili.
    30 anni equivale a una generazione di Sardi e ad una catastrofe sociale in termini di occupazione per alcune industrie che fin da oggi non sono messe in condizioni di competitività. Come indipendentista sono d’accordo sul fatto che bisogni pensare a un modello di sviluppo eco-compatibile e in Sardegna ne avremmo le risorse, ma bisogna anche capire che i grandi cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani, si tratta di processi. E se si è responsabili i processi li si porta avanti senza escludere nessuna opzione sul campo, non si gioca a fare i progressisti col culo degli altri (da noi negli scorsi decenni si parlava anche di rigassificazione del Sulcis, che fine ha fatto il tema?).
    Inviterei poi a non fare paragoni con Stati che stanno investendo in energie rinnovabili: perché sono anche i primi ad immettere CO2 nell’ambiente. Quando ci si informa non si può leggere solo ciò che vorremmo sentirci dire…
    Eviterei anche il paragone col nucleare per chi l’ha fatto, sia perché sono cose diverse, e sia perché non si possono confondere le servitù di produzione con quelle di distribuzione (che sul mercato son cose ben diverse).

    Qualcuno ha anche detto che il GALSI per l’UE non è una priorità. Da indipendentista posso solo ricordare che la Sardegna non è sovrana e che l’UE non è l’Oracolo di Delfi da cui discerne la Verità ma l’unione di Stati sovrani che portano avanti i propri interessi: secondo voi per quale motivo l’Italia (o altri paesi) dovrebbero sostenere il Galsi quando l’ENI è già impegnata su altri fronti che vanno oltre i nostri potenziali 8 miliardi di mc annui di transito? Senza valida copertura politica alle spalle noi diventiamo pesci piccoli. E in Europa chi abbiamo? Vorrei inoltre ricordare che sia ad ENEL che SARAS fa comodo lo status quo e gli utili che portano a casa anno dopo anno sulle spalle dei Sardi. Non mi dilungo sulla questione.
    Non vi piace il GALSI? Benissimo: parlate di zona franca.

  26. Il futuro energetico verso cui orientarsi sta’ tutto nelle ultime tre righe di Marina Fancellu : TESLA – Tutto il resto e’ pura SPECULAZIONE –

  27. Si parla di monopolio del petrolio. Ebbene, nonostante la liberalizzazione, il Gas è in mano all’Eni quasi totalmente e all’Edison.
    Esiste un metodo meno costoso (GNL) e che eviterebbe da una parte, il problema della insistenza dei metanodotti in stati ad alta instabilità e dall’altra di evitare l’onerosità dei contratti tipici per le forniture tramite gasdotto, quelli con clausola “take or pay”, a dire che una volta aperti i rubinetti, il paese esportatore vedrà totalmente ripagata la quantità erogata indipendentemente dal fatto che questa sia superflua per il fabbisogno del paese importatore. Il costo del superfluo finirà in bolletta rendendo inutile la spinta al risparmio energetico.
    Non contiamo il fatto che la stessa Algeria non è al momento, in grado di soddisfare le richiesta di 8 miliardi m³/anno a causa di una crescente domanda interna.. Basta andare a vedere i giornali che si occupano di energia o gli studi provenienti dalla UE che prevedono l’ingresso dell’Algeria tra gli importatori solo a partire dal 2020/2030.
    Un’ultima cosa: la Sardegna farà da passaggio per un raccordo corso. Alcuni sostengono che Sarkozy non sia affatto interessato al gasdotto ma a tacitare le voci dei corsi che sopportano sempre meno le polluzioni delle centrali termiche (come quelle di Lucciana) alimentate ad oli pesanti. Rumors?
    In ogni caso, riporto un piccolo riassunto:http://www.corsematin.com/article/papier/le-galsi-entre-bon-tuyau-et-tuyau-creve.510990.html .

  28. Marina Fancellu says:

    Caro Bomboi il tuo ragionamento avrebbe senso se non fossimo in fascia climatica F e la tariffa del gas, stabilita a livello nazionale, fosse uguale a quella del Trentino o della Lombardia. Ciò, come ben sai non è. Non solo, i costi attuali per creare le reti di distribuzione del metano sono molto alti e non come negli anni 70-80 gravando tutti sulle bollette delle utenze residenziali, e non parlo dell’impianto di casa ma di quello che deve arrivare alla porta. Sappiamo tutti che non è un momento felice per l’economia e la Sardegna paga anch’essa il suo conto, peraltro già alto in tempi più felici, soprattutto in termini di disoccupazione; come si può perciò pensare di distogliere risorse economiche al sociale o ad investimenti più proficui nel tempo per avvantaggiare un progetto che tra 20-30 anni non serve più? Non rifilare, ti prego, la bufala degli 2-5-8 mila posti di lavoro: quanto detto dal giornalista in proposito è vero e affermato dalle stesse società che fanno parte della GALSI. La dipendenza dalla SARAS è un problema ma con il metanodotto non si realizzerà in quanto due soggetti non sono sufficienti alla creazione della concorrenzialità tanto desiderata, ci sarà soltanto un’alleanza per gestirsi la torta, con soddisfazione per entrambi. Si contesta l’anacronismo del metano e il costo dell’opera rispetto alla possibile durata dello stesso, sia in termini di erogazione che di possibilità dello sfruttamento. Un inciso: perchè il flusso è unidirezionale (per capirci va solo verso Piombino e non viceversa)? Altro aspetto importante è di natura geopolitica: l’Algeria è un paese instabile, come molti del Medio Oriente, con un quadro politico che può dare garanzie di stabilità non a lungo termine, se decidesse di chiudere i rubinetti perchè il suo sviluppo industriale (delocalizzazione di molte imprese europee anche lì) continuasse a crescere, come sta accadendo tuttora, fino al punto che il fabbisogno energetico diventa impellente, come scritto su diversi giornali magrebini, la Sonatrach ha detto chiaramente che sarebbe costretta a chiudere i rubinetti verso l’Europa, ossia ci pagate di più oppure niente gas, e lo possono fare in un contesto di mercato libero come adesso. Questo nell’ottica di un governo come l’attuale.. ma se anche lì iniziasse a spirare il vento della rivoluzione?
    E come la mettiamo con le inchieste sia di corruzione internazionale in corso e con l’infiltrazione della camorra nelle società del GALSI come dichiarato dai giudici della Campania?
    Ancora: l’Europa con il trattato di Aarno ha stabilito che la popolazione deve essere debitamente informata del progetto e deve avere la possibilità di dire la propria e scegliere di accettare o meno. Questo non è avvenuto.
    Perciò si contesta questo investimento come spreco di soldi in quanto sarebbero meglio investiti in quelle energie rinnovabili che tu dici erroneamente non sufficienti, vedi la COAPLA, guarda i paesi del Nord Europa che sono indubbiamente più industrializzati (perciò più energivori) della Sardegna ma stanno già utilizzando e investendoci sopra notevoli risorse per ulteriori costruzioni nonostante la posizione geografica svantaggiosa rispetto alla nostra isola, dismettendo nel contempo centrali nucleari, termovalorizzatori e centrali a combustibile fossile. Dipende molto dalla lungimiranza economica Regione, che a mio modesto parere dovrebbe puntare su tre fattori produttivi principali che siano di qualità: turismo, agricoltura ed allevamento ecocompatibile e industria alimentare, ripeto, di qualità e non di quantità. La metanizzazione aveva senso 30 anni fa, oggi tra geotermico, eolico, solare, fotovoltaico e biofermentazione dei rifiuti organici siamo in grado di far fronte per una buona quota alle nostre necessità, anche industriali, con solo un minimo di produzione dal fossile (petrolio, gas ecc.). Comunque per tua informazione, oggi le energie rinnovabili in ssviluppo sono quelle che sfruttano il magnetismo, per capirci derivano dagli studi di Tesla.

  29. Efisio says:

    Vito io sono convinto che il gasdotto sia utile e che comunque l’economia sarda possa trarne dei vantaggi.

  30. ospitone says:

    Estate del 2010 (31 di luglio per essere precisi), il giornale economico “Le Maghreb” (www.lemaghrebdz.com) pubblica diversi articoli sul progetto Galsi,suscitando non poche polemiche in Algeria. Le notizie raccolte ,creano un quadro di incertezza, sopratutto riguardo, le riserve di gas di cui il territorio algerino disporrebbe ,in quanto non sarebbero stati individuati nuovi giacimenti.Questo determinerebbe scompensi anche al fabbisogno nazionale Algerino,in pratica il gas attualmente prodotto sarebbe appena suff. Esiste inoltre, un Rapporto della Commissione Algerina per l’Energia che prevede un calo della produzione entro 7 anni. Di questo argomento si erano occupati ,sempre nell’Agosto del 2010, il Giornale della Corsica “Corse-Matin” e l’emit. “Radio Corse Frequenza Mora”………E da noi invece ??? Se non ricordo male….Tutti Al Mare.

  31. Ecco l’opinione del Comitato ProSardegnaNoGasdotto in merito alle considerazioni di Adriano Bomboi che ringraziamo.
    1) Sebbene la Sardegna produca più del suo fabbisogno energetico l’energia costa comunque in maniera sensibile in quanto la otteniamo in regime di oligopolio da pochi gruppi, di cui la SARAS costituisce le forniture di idrocarburi per oltre il 74%. E’ un concetto banale di politica economica, ne possono produrre anche 100 volte oltre la nostra necessità, ma il monopolista continuerà a fare i prezzi che ritiene opportuni infischiandosene di tutto il resto. A questo problema esistono due soluzioni: A) Metanizzazione (e il GALSI non vi piace). B) Zona franca (già prevista dall’art. 12 dello Statuto Autonomo Sardo), alle Canarie con la zona franca e la defiscalizzazione mediamente un litro di carburante costa la metà. E non si capisce a cosa ci servono i partiti autonomisti e indipendentisti che scordano persino il proprio statuto regionale.
    NOSTRA OPINIONE: Ci pare di aver dimostrato, tramite il parere di autorevoli algerini, che il prezzo di quel gas sarà altissimo per noi. Quindi, tra le due opzioni che proponi ne resta una. E con quella, come giustamente evidenzi tu, il gas non c’entra nulla e i problemi sono ben altri!

    2) Non si capisce in base a quali dati concreti molti affermino che i collegamenti interni sarebbero eccessivamente onerosi, in tutti i 5 continenti esistono reti centralizzate di metano che coprono sia paesaggi d’altura che in località geografiche impervie. Persino in nord’Italia.
    NOSTRA OPINIONE: non ci dici quanto sono costate. Le nostre fonti – di cui ci fidiamo – ci dicono che ci servono 4 miliardi e più per collegarci a quel tubo e far arrivare il gas in TUTTE le famiglie sarde…evidentemente nei 5 continenti hanno i soldi!

    2) L’indipendenza energetica è un mito, non esiste Paese al mondo energeticamente indipendente, fatte salve alcune eccezioni come in Asia e in Medio Oriente (e con fonti di origine carbonfossile).
    NOSTRA OPINIONE: puoi anche aver ragione ma…una domanda: preferisci dipendere dal tuo sole e dal tuo vento o da una dittatura instabile e da un sistema perverso delle risorse, gestito da gente inaffidabile?
    3) E’ vero che l’UE punta sulle rinnovabili ma anche NEL MEDIO TERMINE sulla metanizzazione come strumento di integrazione al passaggio dalle fonti tradizionali a quelle rinnovabili nei prossimi decenni.
    NOSTRA OPINIONE: Non hai tenuto conto del nostro calcolo dei tempi, anche troppo generoso, ne del fatto che le risorse spese per il gas verranno tolte alla diffusione delle energie rinnovabili e all’educazione verso il risparmio energetico (oltre che ai treni, agli ospedali, alle scuole….)

    4) L’investimento sulle rinnovabili è un tema delicato: in meno di 10 anni potrebbero esistere (ad esempio) pannelli maggiormente performanti di quelli attuali, situazione che azzererebbe l’utilità di un massiccio investimento con la tecnologia attuale, la cui revisione nei prossimi anni sarebbe onerosa (e non garantirebbe comunque l’apporto energetico al sistema civile e industriale sardo). Se insomma ci sono i dubbi sul metano, ci sono anche sulla fondatezza degli investimenti nella rincorsa alle rinnovabili.
    NOSTRA OPINIONE: Prima dobbiamo capire dove vogliamo andare, poi calcoleremo quanta energia ci serve per arrivare alla meta. Di quanta energia ha bisogno un agriturismo? Di quanti kwh necessita la gestione di una spiaggia o di un villaggio turistico sostenibile? Quanta energia ci vuole per lavorare la terra? Bastano sole e vento ben gestiti! Se non è questo il tuo modello di sviluppo allora ti chiediamo di quanta energia ha bisogno una acciaieria, smaltire le sue porcherie, una raffineria e una fabbrica di missili, oltre agli ospedali per curare i tumori che procurano….scommettiamo che non ci bastano 3 centrali nucleari?

    5) Senza andare troppo lontano, alle isole Baleari in Spagna esiste un gasdotto: ambiente e industria turistica non ne hanno risentito.
    NOSTRA OPINIONE: per restare ancora più vicini: in Sicilia, in Calabria e in Campania hanno il gasdotto.

    6) Il Greenstream Libia-Sicilia è stato completato nel 2004 in 14 mesi (non anni). E’ l’unico indicatore credibile con cui avere una vaga idea dei tempi di realizzazione della struttura. Quando si fa una casa non è l’ENEL che ci paga l’impianto elettrico domestico, né Abbanoa ci paga i rubinetti: sono evidentemente a carico dell’utente.
    NOSTRA OPINIONE: un sentito grazie per l’esempio che citi. Quel gasdotto è rimasto chiuso per otto mesi (8): La decisione di chiudere temporaneamente il più grande metanodotto sottomarino del Mediterraneo, della lunghezza di 520 km, fu presa dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, quando divenne estremamente rischioso per il personale degli impianti continuare a operare mentre si faceva sempre più violento e vicino il conflitto tra rivoltosi e lealisti….ANSA

    Detto ciò, per qualche lettore distratto, faccio presente che non ritengo l’attuale progetto GALSI “perfetto” e sono anche a favore delle rinnovabili ma non contrario alla metanizzazione (il cui rifiuto all’atto pratico ci terrebbe comunque nel monopolio petrolifero, ben più inquinante e oneroso del gas).
    NOSTRA OPINIONE: di pensare ad una Sardegna diversa, dove si investe veramente in ciò che serve e dove i cervelli, come il tuo, lavorano per il benessere e la felicità di chi ci abita…..non se ne parla?

  32. Eravamo in riunione quando abbiamo visto la nota sul tuo blog…Ci siamo guardati, un sorriso e….. ci siamo detti:”ma allora i veri giornalisti esistono ancora!!”.
    Comitato ProSardegnaNoGasdotto.

  33. E comunque, a me sembra MOLTO più preoccupante il dato sull’occupazione del tubo stesso:
    272 km di lunghezza x 200 metri di fascia di rispetto sono 54.400.000 metri quadrati, ovvero 5.440 ettari.
    Mi dirai che corrisponde a “solo” poco più dello 0,2 % della superfice della Sardegna, ma a me sembra comunque tanto …

  34. Anonimo says:

    a me questa storia del GALSI ricorda quella del Ponte sullo Stretto:
    è altamente dannoso in termini ambientali
    non serve economicamente ai territori che lo ospitano
    la sua realizzazione e completamento sono proiettati in un futuro un po’ troppo lontano per apparire realmente effetivi

  35. Sardinian Observer says:

    Sedicenti esperti di energia (in realtà frutti di bosco anzi di sottobosco politico) ritengono doveroso farci attraversare da questo gasodotto. Capisco le loro ragioni ma non le approvo. Soprattutto perché prevalgono gli aspetti negativi. Come per il nucleare (vedendola in astratto potrebbe sembrare un’ottima soluzione, ma analizzando gli effetti negativi si capisce razionalmente che non sarebbe una scelta saggia)…
    In attesa delle rinnovabili come in attesa della manna dal cielo? Bisogna fare (ricerca e sviluppo, comunicazione e informazione) altro che aspettare…
    E poi quale sviluppo per la Sardegna da questa fonte non rinnovabile?
    Ricerca scientifica? Zero assoluto.
    Imprese correlate? Sarde zero.
    Indotto? Qualche decina di posti di lavoro (operai e manutentori).

    Sardinian Observer

  36. PITTICCU SU CASINU !!…

  37. E’ una pazzia…

  38. Aldo 2 says:

    Scusa, ma hai già scritto tu tutte le risposte…cos’ altro si può aggiungere?

  39. Scusami Vito ma vedo parecchi luoghi comuni nel tuo articolo, non mi dilungo, avendoli confutati in vari sedi. Mi limito ad alcune considerazioni:

    1) Sebbene la Sardegna produca più del suo fabbisogno energetico l’energia costa comunque in maniera sensibile in quanto la otteniamo in regime di oligopolio da pochi gruppi, di cui la SARAS costituisce le forniture di idrocarburi per oltre il 74%. E’ un concetto banale di politica economica, ne possono produrre anche 100 volte oltre la nostra necessità, ma il monopolista continuerà a fare i prezzi che ritiene opportuni infischiandosene di tutto il resto. A questo problema esistono due soluzioni: A) Metanizzazione (e il GALSI non vi piace). B) Zona franca (già prevista dall’art. 12 dello Statuto Autonomo Sardo), alle Canarie con la zona franca e la defiscalizzazione mediamente un litro di carburante costa la metà. E non si capisce a cosa ci servono i partiti autonomisti e indipendentisti che scordano persino il proprio statuto regionale.
    2) Non si capisce in base a quali dati concreti molti affermino che i collegamenti interni sarebbero eccessivamente onerosi, in tutti i 5 continenti esistono reti centralizzate di metano che coprono sia paesaggi d’altura che in località geografiche impervie. Persino in nord’Italia.
    3) L’indipendenza energetica è un mito, non esiste Paese al mondo energeticamente indipendente, fatte salve alcune eccezioni come in Asia e in Medio Oriente (e con fonti di origine carbonfossile).
    4) E’ vero che l’UE punta sulle rinnovabili ma anche NEL MEDIO TERMINE sulla metanizzazione come strumento di integrazione al passaggio dalle fonti tradizionali a quelle rinnovabili nei prossimi decenni.
    5) L’investimento sulle rinnovabili è un tema delicato: in meno di 10 anni potrebbero esistere (ad esempio) pannelli maggiormente performanti di quelli attuali, situazione che azzererebbe l’utilità di un massiccio investimento con la tecnologia attuale, la cui revisione nei prossimi anni sarebbe onerosa (e non garantirebbe comunque l’apporto energetico al sistema civile e industriale sardo). Se insomma ci sono i dubbi sul metano, ci sono anche sulla fondatezza degli investimenti nella rincorsa alle rinnovabili.
    6) Senza andare troppo lontano, alle isole Baleari in Spagna esiste un gasdotto: ambiente e industria turistica non ne hanno risentito.
    7) Il Greenstream Libia-Sicilia è stato completato nel 2004 in 14 mesi (non anni). E’ l’unico indicatore credibile con cui avere una vaga idea dei tempi di realizzazione della struttura.
    8) Quando si fa una casa non è l’ENEL che ci paga l’impianto elettrico domestico, né Abbanoa ci paga i rubinetti: sono evidentemente a carico dell’utente.

    Detto ciò, per qualche lettore distratto, faccio presente che non ritengo l’attuale progetto GALSI “perfetto” e sono anche a favore delle rinnovabili ma non contrario alla metanizzazione (il cui rifiuto all’atto pratico ci terrebbe comunque nel monopolio petrolifero, ben più inquinante e oneroso del gas).

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