Nulla (o poco) cambia in Sardegna. E infatti molti problemi si ripropongono pari pari di anno in anno, di decennio in decennio. Penso che tutti siamo rimasti almeno una volta a bocca aperta davanti alla trasmissione di Videolina “Vent’anni dopo”. Stessi problemi e, spessissimo, stesse facce. Come se il tempo si fosse fermato.
Crisi della chimica, crisi industriale, le fabbriche di Ottana che chiudono, quelle di Portovesme e di Macchiareddu che stentano, le servitù militari, il disagio delle zone interne, la disoccupazione giovanile…
Certo, forse c’è anche un modo un po’ stereotipato dell’informazione di raccontare la realtà per cliché, ma non c’è dubbio che molti problemi persistono. Uno di questi è la peste suina.
Ora, dai giornali apprendiamo che la nostra è l’unica regione d’Europa a non aver debellato questa malattia. Sappiamo anche che il governo ha bloccato le importazioni di insaccati prodotti con carne isolana e che molte aziende che hanno rispettato le regole rischiano di entrare in crisi.
Un’efficace inchiesta condotta dalla Nuova Sardegna ci ha recentemente spiegato come, per effetto degli indennizzi, un maiale sano valga sul mercato isolano 350 euro mentre per uno malato si pagano anche 500 euro. Se non si ha una seria struttura produttiva alle spalle, conviene avere maiali malati perché si guadagna di più.
La malattia si debella regolarizzando il pascolo brado degli animali, organizzando allevamenti moderni, impedendo la macellazione domestica. Tutte cose che, nonostante la pioggia di milioni di euro arrivata negli anni, non sono mai state realmente fatte. La colpa è anche delle associazioni di categoria, che per non perdere il consenso dei loro associati si limitano a chiedere soldi senza pretendere in cambio atteggiamenti virtuosi. E infatti la peste suina c’è ancora.
I sindaci poi hanno paura. Perché il pascolo brado spesso avviene sui terreni gravati da usi civici. Ma ce lo vedete voi un primo cittadino dei un paese dell’interno disporre delle ordinanze che impediscono il pascolo brado? Io no.
Insomma: la Regione (di destra o di sinistra) emana norme che nessuno poi farà rispettare, le associazioni di categoria degli allevatori fanno gli interessi anche degli allevatori disonesti, i sindaci hanno paura. Ma a questo punto, visto che non ne caviamo piede da trent’anni, perché per aiutarci a debellare la peste suina non chiamiamo l’esercito? In Spagna hanno fatto così. E ha funzionato.
Come? Non vi piace l’idea? La sentite lesiva della fierezza delle nostre popolazioni e delle nostre tradizioni? Veramente?
Easy — cancellare il sussidio a favore di chi ha maiali infetti. Fullstop. (E farlo in modo credibile.)
Ceeee oooo… però….
Pitticu su dannu chi non fainti fai prus tuttu cussas partidas de golf….
E innui si allenada Efisiettu?
E poi innui andada a si fai is pivellasa de is trasfertas de su golf chi non di onanta cameras del algergu?
Ceeee
Fisiettu è disisperau. Olidi giogai cumenti scidi issu e socializzai. Però non si du lassanta fai.
Disgraziausu!!!!!
Cameras de albergu olidi Efisiettu (scusai meda po is erroris de sa dattilografa extracomunitaria bbona da morire, chi mi costada unu patrimoniu).
In tutta questa vicenda, c’è un convitato di pietra: il Porco.
Intendo il “Porcosardo”: “porcus sardus saporitus”, dall’aspetto mutevole e inquietante, noto per le sue galanterie nei confronti del cugino cinghiale e dell’allegra di lui cinghialessa.
Purtroppo, il Porcosardo non vota. E, comunque, è “un buono”, poco incline alle rumorose frequentazioni politicamente corrette.
Non è che, in fondo alle “bonifiche”, si prospetti la fine di forme (rilevanti) di biodiversità?
Cominciamo a creare sistematici allevamenti di campioni, e mettiamoci al sicuro dall’evento peggiore, e cioè dalla sparizione di razze intere (se ci sono, ovviamente, come sarei portato a pensare).
è la solita pezza… de proccu!
Vito, hai toccato una questione spinosa. E’ vero, certi Comuni sardi possono essere governati solo da un commissario prefettizio (che sia bello corazzato).
Non è un problema circoscritto solo alla peste suina.
Gli amministratori pubblici di alcuni comuni non possono fare quasi niente altrimenti saltano le case e le macchine. Alla faccia della retorica dell’ente più vicino alle esigenze dei cittadini.
Purtroppo questi discorsi non si possono fare perchè sono di destra (?).
Subito insorgono i difensori dei centri dell’interno e ricomincia la lagna dello spopolamento, della desertificazione ecc. ecc. Ricordate la sollevazione di quest’estate quando si paventò l’accorpamento dei piccoli comuni ?
Sei sempre il solito comunista rompiscatole.
Quando studiavo alle superiori all’agrario di Cagliari( mi sono diplomato nel 93!), il prof di zootecnia parlava dei vari patogeni dei suini e ci espose la sua teoria sulla peste suina, anche perché la stampa aveva gli stessi titoli e articoli(spacca coglioni) che si possono leggere oggi..antigusu.., secondo lui, se si fosse realmente voluto risolvere il problema, bastava importare il metodo “Cuba”,..eppure lui diceva di essere un democristiano..anticomunista! “Ma candu una cosa est fatta beni…mancai dapant fatta is arrubius…” Diceva.
A Cuba..(un isola!)..hanno eliminato gli allevamenti allo stato brado, tenuto sotto controllo veterinario tutti gli allevamenti, hanno eliminato i sirboni bradi(incentivando con premi in zucchero di canna), conservandone un certo numero per riimetterli dopo le bonifiche…e quando sono stati sicuri che in giro non c’era più patogeno..tutto è tornato come prima. Sapete chi ha attuato tutte queste azioni? l’Esercito Rivoluzionario Cubano! Ma nel 71! Quando su proccu era la principale fonte proteica dell’isola. Sapete chi è l’indiziato principale dell’inserimento del focolaio iniziale?..la CIA!
Vi dirò di più, da noi arriva nel 78, a Decimomannu..nei pressi dell’aeroporto militare!?
Morale della favola?
Vito Biolchini è un fottuto antidemocratico nostalgico comunista filocubano, ma tenit arrexioni!
..però usiamo l’esercito dei ladroni e bracconieri isolani!
Infatti per eliminare i sirboni non abbiamo neanche bisogno di zucchero come stimolo..(magari qualche canna non disturba..), ma, se i nostri politici volessero eliminare il pascolo brado, basta sfruttare un sentimento naturale e già collaudato da noi, si dichiari che i suini liberi(proccus e sirbonis) sono di proprietà di chi se li prende, una legge tipo “delle chiudende”, applicata tutto l’anno 2012, vedrete che nel 2013 de sa pesta mancu su fragu abarrat!..magari dell’arrosto rimane però..per molto tempo.
Sono andata recentemente a vedere l’anteprima del documentario Cattedrali di Sabbia, che parla dell’industria o meglio della sua decadenza in Sardegna, ma in una maniera inedita perchè il regista intervista varie persone che dopo avere perso il lavoro hanno imboccato altre strade.
In seguito al documentario è seguito un dibattito e mi è rimasto impresso il commento di un ex operaio del polo tessile che faceva notare quanto fossero inutili gli investimenti se poi nessuno controlla come vengono spesi questi soldi. Questo discorso è assolutamente valido anche per la peste suina in Sardegna: è una politica miope indennizzare i proprietari di capi malati. E’ solo la solita pezza, peraltro mal cucita che non risolve nulla, e le cose continuano come sempre.
Che tristezza.
Aici mi praxis de prus ancora!