Il Ferragosto non ferma il Vecchio Giornalista! E vi ricordo che tutti i suoi pezzi li potete trovare nel blog di Carla Mura (è lei il Vecchio Giornalista) www.latredicesimafataquellastronza.it
Il 25 settembre si avvicina e mai come questa volta le promesse elettorali stanno raggiungendo vette inarrivabili. Promesse che tutti, ma proprio tutti, elettori e candidati, sappiamo perfettamente non potranno essere mantenute. Eppure, soprattutto in ambito economico e fiscale sembra una gara a chi la spara più grossa, e noi sognatori, poveri in canna, vogliamo crederci perché come si dice, la speranza è l’ultima a morire.
Certo, se poi chiedi ai politici da dove attingeranno le risorse per mettere in atto tutte queste roboanti promesse, probabilmente risponderebbero come il tizio all’Ufficio Brevetti della famosa barzelletta del “gancio” di Benito Urgu, e cioè che non è che possono inventare tutto loro.
In ogni caso, non vorrei tediarvi coi racconti della mia ex moglie Doloretta (nome di fantasia ma pregno di significato) ma c’è un episodio familiare accaduto tanto tempo fa che mi è tornato alla mente in queste giornate di mirabolanti impegni elettorali.
Quando i miei nipoti, i figli delle sorelle di Doloretta, cominciarono ad iscriversi all’Università, mio suocero, preso da un improvviso impeto di generosità, per dare l’impressione di essere un capofamiglia magnanimo e sensibile, istituì una sorta di borsa di studio: promise ai nipoti che avrebbe regalato loro cinquantamila lire per ogni trenta conseguito, e credetemi all’epoca quella cifra valeva ancora tanto. Col tempo però i nipoti universitari erano diventati tre, e qualche trenta ogni tanto lo beccavano e il braccino corto di mio suocero cominciava a risentirne. Probabilmente il vecchio aveva sottovalutato le prerogative dei giovani e non si aspettava di dover sborsare così tanti soldi.
A un certo punto venne il bello: anche il quarto nipote, l’unico al quale io abbia davvero voluto bene, forse perché eravamo molto simili (infatti è l’unico a cui non abbia appioppato un soprannome), iscrittosi all’Università prese il suo primo trenta. Il ragazzo andò subito a comunicarlo al nonno, convinto di vedersi consegnare l’ambito premio. Ma il padre di Doloretta anziché andare in camera sua a prendere la banconota con Gian Lorenzo Bernini, lo abbracciò affettuosamente e gli disse: “Vieni qui, dai un bacio a nonno”.
A mio nipote (che ora fa il giornalista, pensa un po’) quella fregatura brucia ancora e quando ci vediamo ce ne ricordiamo e commentando la politica e le faraoniche promesse elettorali, ci diciamo ridendo: “Dai un bacio a nonno”.
Per cui vi dico sempre di stare attenti a chi votate. Questa volta sarà ancora più difficile fare la scelta giusta, ma se non volete che vi dicano “Dai un bacio a nonno”, non credete a quelle promesse che palesemente non possono essere mantenute.
Ma mai come oggi sarà fondamentale individuare il meno peggio. Perché i nonni non si possono scegliere, i parlamentari per fortuna ancora sì.
Posto che la democrazia è la dittatura della maggioranza, il Vecchio Giornalista come ritiene che possa andare avanti uno Stato in cui si vota il meno peggio?
Il mestiere di chi si candida ad elezioni, siano esse politiche od amministrative, consiste nel riuscire a convincere quanti più aventi diritto di voto possibili che egli in quanto candidato, sia in grado di prendere decisioni riguardo alla libertà, alla vita ed al futuro dell’avente diritto di voto che siano migliori per quest’ultimo di quelle che il medesimo avente diritto di voto prenderebbe per sé stesso, in completa autonomia e secondo la propria libera coscienza e libera convinzione, smettendo di considerarsi avente diritto di voto ed iniziando quindi a considerarsi libero essere umano.
Ahi, tutto vero ma a vecchi e nuovi giornalisti vorrei fare proprio questo ennesimo appunto, la domanda che in questo caso andrebbe fatta, perché nessuno di voi la fa? La sensazione di noi poveri cristi è che non siate più liberi o non vi sentiate tali….