Politica

“La guerra in Ucraina, ovvero l’’Ungheria’ dell’indipendentismo sardo” di Alessandro Mongili

L’invasione russa dell’Ucraina (da Fanpage)

Ciò che mi disturba del dibattito in corso sulla guerra non sono tanto le argomentazioni quanto i toni scomposti degli interlocutori. Posto che il tema è divisivo, è necessario però provare a discutere, cercando di capire come la guerra impatta sulle nostre convinzioni e sulla società sarda. Il blog è aperto a ospitare i ragionamenti di chi volesse alimentare il dibattito. Grazie al sociologo Alessandro Mongili per questo suo intervento.

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L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, ma già in atto dal 2014, ha messo in luce un diffuso sostegno alle ragioni della Russia e l’opposizione all’Ucraina e alla sua autodeterminazione e indipendenza. Si è assistito in particolare a una quasi perfetta sovrapposizione fra una parte rilevante dell’indipendentismo sardo e la giustificazione della sua invasione. Per molti di noi, si è trattato però di un momento utile di chiarimento rispetto a una parte dell’indipendentismo. Vediamo i termini di questo schieramento, variamente benevolo con l’invasione russa.

Esso ha sottolineato il ruolo dell’espansione a est della Nato come “provocazione” anti-russa e vera causa dell’aggressione, e ha caratterizzato il regime ucraino come “golpista”, “nazista”, dando per buoni i diritti all’autodeterminazione del Donbass, trattandolo come una nazione. Non si è data alcuna fiducia all’informazione che si ha a disposizione, nonostante la mole e la qualità professionale, e assai spesso la sua indipendenza dai centri di potere occidentali. 

Le piattaforme social sono state invase dalla propaganda del Cremlino che, come si sa, lavora in modo industriale, su cui si è riposta ogni fiducia. 

Non si è dato alcun peso alla storia dell’Ucraina e della sua russificazione, né si è riconosciuta la soggettività politica di quel popolo, arrivando a negare il suo diritto a resistere di fronte all’invasione, e svilendo la sua resistenza. 

Si sono chiusi gli occhi di fronte ai caratteri autoritari e francamente fascisti del regime putiniano, spiegando tutto con ragionamenti elementari di tipo geopolitico, in cui solo alla Nato è stata attribuita la causa della guerra (e di ogni male). 

Dirigenti politici, intellettuali e semplici militanti si sono comportati come le persone più ingenue e prive di strumenti di decodifica dell’informazione. Grande è stato l’innamoramento per chi confermasse questa visione, anche se privi di competenze specifiche. E grande è stata la dipendenza dello spazio culturale indipendentista sardo da quello dell’infotainment della tv italiana. Ancora una volta, si è assistito alla dipendenza dai media italiani (il cui livello è penoso) da parte del pubblico sardo: un fenomeno di auto-colonialismo culturale veramente inquietante.

Alcuni di noi sono invece rimasti su posizioni che, al contrario, caratterizzano i movimenti indipendentisti più maturi e aggiornati in Europa, nello spazio post-sovietico e altrove: abbiamo espresso sostegno per la resistenza ucraina e per il suo diritto all’autodeterminazione, sentendo la loro causa analoga alla nostra. La mia critica si appunta su alcuni elementi.

1 – In base a qualsiasi analisi seria, la narrazione russa è palesemente falsa. In particolare:

(a) Non è esistito un “golpe” in Ucraina nel 2014, ma un movimento sociale e politico che spingeva per l’autodeterminazione di quel paese in senso democratico e al di fuori della “sfera di influenza” russa (il famoso russkij mir). Esso ha forgiato la coscienza ucraina di essere una nazione svincolata per sempre dalla Russia, sua antica padrona coloniale. Il presidente Janukovyč è stato contestato da un movimento popolare contro il quale egli ha scatenato una repressione violenta. Janukovyč si è dimesso ed è scappato, in un clima di scontri e nel quale si è verificato l’intervento armato russo che ha condotto all’annessione della Crimea e la secessione di parte del Donbass. Il parlamento ucraino ha gestito la transizione verso nuove elezioni presidenziali e parlamentari, del tutto democratiche, nonostante il clima bellico, votando sempre a maggioranza assoluta. Dunque, una crisi politica ma non sicuramente un “golpe”. Si può parlare di una percorso di liberazione nazionale in cui l’Ucraina si è liberata della sua subalternità, anche linguistico-culturale, rispetto alla sua storica dominante, la Russia. Un percorso che ogni indipendentista sincero dovrebbe, come minimo, osservare con simpatia;

(b) I referendum in Crimea e nel Donbass sono stati fatti in un clima di occupazione militare, senza la libertà necessaria, per cui non possono essere ritenuti in alcun modo legittimi, come affermato unanimemente da tutte le organizzazioni internazionali. Sostanzialmente, non hanno dunque espresso la volontà popolare;

(c) in Ucraina l’estrema destra è presente ma ha solo una sola (1) deputata alla Rada Suprema (il parlamento). Il paese si è impegnato a limitare questa influenza, vietando per legge la costituzione di partiti nazisti e la propaganda del nazismo. È emersa dunque molta indifferenza verso i fatti e i dati, per come è possibile verificarli. La costante preoccupazione di come siano stati costruiti deve esserci – ma senza scadere nel volgare complottismo – e con la coscienza che conoscere un problema non è ragionare su un’accozzaglia di dati raccolti a caso, o per giustificare una posizione già assunta. Essi sono più importanti di schemi astratti, che in questo caso risalgono alla Guerra Fredda e al terzomondismo di quarant’anni fa. 

2 – Per un indipendentista ildiritto all’autodeterminazione delle nazioni è superiore a ogni altro punto, anche se queste nazioni sviluppano un agire politico che non corrisponde alle aspettative convenzionali della sinistra italiana e, per essere chiari, all’anti-americanismo. Nel caso contrario, non si può parlare di indipendentismo sincero, ma di un suo uso strumentale, causa fra l’altro della sua debolezza elettorale e di una sua mancanza di credibilità. Tacciare di atlantismo le posizioni democratiche e opporsi al diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, prendere le parti dell’imperialismo russo, ha causato una divisione politica grave, su cui occorre discutere apertamente. 

3 – Il mondo sta cambiando, ed è già multipolare. Se è vero che la politica estera degli Usa ha caratteri imperiali, questo vale anche per altri poli emergenti, fra cui quello russo, che ha tratti quasi neofascisti e che ha schiacciato l’indipendenza o le tendenze democratiche espresse da rivoluzioni popolari all’interno delle sue frontiere, in Medio Oriente, in Africa e in America Latina. La Sardegna con chi si pone? Con le nuove potenze imperiali, con le vecchie, o a favore della democrazia e dell’autodeterminazione delle nazioni? Non ci può essere alcuna ambiguità su questo punto. Il mondo non è lo stesso di trenta o quaranta anni fa, quando i quadri teorici di riferimento della maggioranza dell’indipendentismo sardo sono stati creati, nel clima del vecchio terzomondismo. Lo stesso sviluppo degli studi postcoloniali e la necessità di provincializzare l’Europa ci hanno educato a non riferire tutto all’America o alla Nato come all’Alfa e all’Omega di ogni problema. Lasciamo solo Putin al suo desiderio armato di riportare indietro la storia. Fra l’altro, in Sardegna non abbiamo più una presenza Nato diretta, ma mediata dall’Italia – il nostro diretto oppressore. 

Non abbiamo bisogno di sfere di influenza per prosperare, ma di uno spazio di pace intorno noi. La Sardegna non ha interesse a cambiare padrone o a schierarsi per uno di essi, vecchio o nuovo, ma di essere libera. Ha un interesse diretto al riconoscimento generale del diritto all’autodeterminazione e alla libertà delle nazioni e ha interesse alla pace e allo sviluppo di regimi democratici nella sua area. 

Abbiamo inoltre una tradizione antifascista da preservare, e nessuna ambiguità può esistere per un regime come quello putiniano o quelli instaurati in Crimea o nel Donbass, analoghi e antidemocratici. Il sostegno a Putin credo che  rimarrà una macchia indelebile per chi se ne è reso partecipe.

Alessandro Mongili

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16 Comments

  1. Stefano Loi says:

    Venti minuti di applausi per questo articolo, Sign. Mongili. Sto ospitando sei rifugiati ucraini a casa mia a Cagliari, é una casa che mi serve e non so quando potrò disporne di nuovo, aspetto con cristiana pietà che la loro situazione si risolva. Non vedono l’ora di ripartire per la loro patria. Nel frattempo i miei amici a Mosca sono disperati, a causa delle sanzioni non lavorano più, si ritrovano in mezzo alla strada. Putin piano piano si è trasformato in un dittatore sanguinario, mettendosi sotto i tacchi prima i diritti umani dei suoi stessi connazionali, poi la democrazia e la pacifica convivenza fra i popoli

  2. ToreFois says:

    Sui fatti c’è ben poco da discutere e, in definitiva, da obiettare. Poi come al solito, quando si scende sul piano ‘locale’ cioè a parlare di questioni sarde, si scivola nell’ideologia, con relativi aggettivi tendenti a rendere forte l’idea indipendentista.
    Allora, prendendo come base l’analisi dei rapporti tra Ucraina e Russia e soprattutto tra ucraini e russi, si vede la differenza abissale tra la situazione sarda e quella dello Stato italiano
    Gli ucraini tutti, filorussi o filoccidentali, sempre e comunque si sentono solo ucraini. Gli stessi nazionlisti russofoni del Donbass vogliono solo (e non tutti) l’indipendenza dall’Ucraina, non l’annessione alla Russia.
    Corollario a questo, gli stessi madrelingua russa sparsi nel territorio ucraino si sentono ucraini di nazionalità. Lo stesso Zelensky, per dire, è di madrelingua russa.
    Inoltre, tale identità nazionale ucraina è a prescindere da analisi riguardanti la convenienza economico, sociale etc che porta a preferire l’indipendenza. E’ a prescindere.
    In sostanza, detto in parole povere, gli ucraini non vogliono avere nulla a che fare con la Russia senza se e senza ma. Con Putin o senza Putin. Con una Russia democratica (come sembrava poteva diventare negli anni ’90) e ancora meno naturalmente con una Russia con un regime autoritario.
    Partendo da questi dati di fatto e evidente che i punti di contatto con la Sardegna sono alquanto labili. Questo riguardo l’Ucraina e ancora di più pure con il Donbass. Zona russofona solo per l’immigrazione forzata degli anni 20-30 da parte del regime sovietico.
    Il punto sensibile è che mentre in Ucraina l’indipendenza dall’ex URSS è stato un fenomeno automatico e naturale per i motivi suaccennati, in Sardegna oggi sarebbe ed è una cosa forzata e visto dalla stessa stragrande maggioranza dei sardi in una gradazione che va al massimo dalla comprensione storica alla base di tale idea ma comunque utopico e non auspicabile fino all’aperta contrarietà. A leggere i risultati elettorali siamo in un approssimativo 95% nell’ipotesi più ottimistica. Per gli indipendentisti sardi, ovviamente.
    Il fatto che si sia nella situazione di convincere i sardi sull’idea indipendentista è già di per sè una sconfitta per tale idea. Che sia colpa dell’idea o dei sardi, questo è un aspetto totalmente inutile da analizzare.

  3. Giuseppe Chironí says:

    “Fra l’altro, in Sardegna non abbiamo più una presenza Nato diretta, ma mediata dall’Italia – il nostro diretto oppressore”…. Ecco, credo che anche questo pensiero sia ormai datato trenta /quaranta anni fa’. Ho 41 anni, e se c’è una cosa che credo aver capito, è che ridurre il rapporto Italia Sardegna come oppressore e oppresso oltreché sbagliato e limitativo, svilisce il lavoro di chi crede in un reale rapporto paritario tra noi e Roma. Smettiamola di dare la colpa agli altri e iniziamo a prendere coscienza delle nostre responsabilità. La classe dirigente isolana è democraticamente scelta da noi, non ci è mica stata imposta; se per 50 anni in democrazia non siamo riusciti ad esprimere uno straccio di classe dirigente che avesse a cuore l sorti dell’isola (salvo rarissime eccezioni), io credo che buona parte della colpa sia nostra. Mia compresa. E di indipendentisti farlocchi è piena la Storia (non solo quella sarda, ma quella con S maiuscola…)

  4. Massimo Bacciu says:

    Concordo. Mi ha particolarmente colpito constatare che i valori dell’autodeterminazione e della democrazia vengano per alcuni molto dopo l’antiamericanismo e l’anti-atlantismo. La vicenda ucraina è stata come una seduta ipnotica di massa che ha fatto emergere i valori e le convinzioni profonde dei singoli militanti. Le posizioni pubbliche assunte ( o non assunte per convenienza) in questi giorni dalle singole “personalità” di questo mondo varranno come riferimento imprescindibile per i rapporti futuri all’interno di tutta l’area autonomista, sardista e indipendentista.

  5. Massimo Bacciu says:

    Concordo. Mi ha particolarmente colpito constatare che i valori dell’autodeterminazione e della democrazia siano stati sacrificati dall’antiamericanismo e dall’anti-atlantismo. La vicenda ucraina è stata come una seduta ipnotica di massa che ha rivelato valori e convinzioni profonde dei singoli militanti. Le posizioni pubbliche assunte ( o non assunte per convenienza) in questi giorni dalle singole “personalità” di questo mondo varranno come riferimento imprescindibile per i rapporti futuri all’interno di tutta l’area autonomista, sardista e indipendentista.

  6. Ciò che mi lascia incredulo è il numero di persone che trova buoni motivi per essere filorusso o quantomeno tolleranti in questa drammatica vicenda, indipendentismo, no vax, paura dell’ inflazione, rossobrunismo, antiamericani, antigiornaloni, ricercatori progressisti, professori destrorsi, intellettuali, li elenco per categorie per esemplificare e senza intento denigratorio, sono davvero tanti, io non li capisco , ma sono tanti

    • Stefano Loi says:

      Sono persone che non conoscono la storia se non facendosi un’idea di essa seduti in poltrona, a leggere i libri che scelgono loro stessi

  7. aldo secchi says:

    Caro Monghili,io ho seguito gli eventi sin dal colpo di stato in ucraina 2014, mediante tanti liberi giornalisti che si possono trovare anche nel web. Come nascondere le foto degli addetti ambasciata americana in piazza maidan? come nascondere un vero e proprio nazistificazione delle menti , della scuola. Sei fuori dal mondo. 7 miliardi di persone odiano l’occidente per il suo passato, per la povertà che ancora soffrono. Il socialismo ha svegliato le coscienza del mondo, del sud del mondo. io sono partigiano con i popoli che soffrono. la storia della Urss è troppo lunga da raccontare, anche con il suo internazionalismo, che non sempre è dominazione. anche Stalin diede un oblast, una casa, agli ebrei, ancora esiste. 1920 la URSS dichiara in costituzione il diritto universale alla istruzione , alla assistenza medica, al voto alle donne, all’aborto assistito. Grazia al Urss mio figlio si è laureato, grazie alla URSS abbiamo diritti , ma li stiamo perdendo a favore di interessi di Elite

    • Ho votato gli indipendentisti e ho idee di sinistra democratica, ma ho potuto vedere a Berlino quanto fatto nella DDR.
      La vita oltre il muro era terribile e asfissiante, spesso priva delle cose elementari, le persone erano indottrinate da una propaganda martellante e priva di ogni confronto, non si poteva parlare in più di due persone perché subito venivi messo sotto controllo. Molti dopo la caduta del muro hanno scoperto che gli amici, i parenti, i colleghi di lavoro erano spie del regime e della STASI.
      Si può vivere e accettare che uno Stato diventi una DITTATURA? Di solito succede quando ci si volta dall’altra parte, ecco perché si deve essere sempre critici e col dubbio.

      Non so quale fosse la situazione a Mosca, ma sicuramente il metodo era ed è rimasto lo stesso, anche se di Stato socialista non è rimasto proprio niente.

      Non vi è dubbio che l’occidente consumistico abbia le sue insensattezze, ma la democrazia e l’autodeterminazione sono dei principi a cui tutti dovrebbero ambire.

      • Stefano Loi says:

        Tirava aria brutta a Mosca, i miei amici protestarono contro la rielezione di Putin, nonno botox stava assumendo troppo potere. Il risultato é sotto gli occhi di tutti

    • Volodymyr says:

      Ma sta dicendo sul serio??? Che ne sa lei sulla vita nell’urss???
      Che ne sa lei sull’Ucraina??? Da quello che lego -NIENTE !!!

    • Stefano Loi says:

      Credi ancora a quella che é stata la più grande truffa del novecento. Ti consiglio di andare sul campo a vedere coi tuoi occhi

  8. Alberto Soi says:

    Mi associo integralmente all’analisi di Mongili cui va il mio plauso.

  9. Francesco Nieddu says:

    c’è vita intelligente sul pianeta sardigna. finalmente. grazie alessandro mongili

  10. Un intervento lucido, chiaro e di facile comprensione.

    L’indipendentismo sardo ormai non ha né un volto né una linea di pensiero, come sempre, centu concasa e centu barrittasa.

    Grazie

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