Politica

Europa, Italia, Sardegna: dieci cose che potrebbero succedere dopo la fine della guerra (non tutte negative)

Chi è stato?

Sempre che nel bel mezzo della rissa a qualcuno dei contendenti non parta inavvertitamente un colpo (nucleare), con il solito obiettivo di esorcizzare la paura proviamo a immaginare quale scenario si troverà il nostro piccolo mondo alla fine della guerra tra Russia e Ucraina, che si concluderà (tra non molto) con l’occupazione del paese da parte dell’esercito di Putin. La lista è provvisoria e sono graditi suggerimenti.

Europa
– L’Unione Europea si dota in tempi velocissimi di un esercito comune e di una forza di intervento rapido, iniziando a sganciarsi parzialmente dalle logiche Nato.

– Si ricreano due blocchi e si ripristina una sorta di cortina di ferro (con il piccolo particolare che Putin, dopo aver accusato la Nato di volergli piazzare i missili al confine, ora ce li piazzerà lui in Bielorussia, se non in una Ucraina divisa in due tipo Germania post 1945).

– La Nato rafforza la sua presenza nel Vecchio Continente, soprattutto sul versante nord. Aumenteranno le spese militari in tutti i paesi.

– La Russia continuerà ad essere colpita da gravissime sanzioni economiche e ad essere isolata dal mondo occidentale.

Italia
– Lo stato di guerra mascherato in cui ci troviamo obbligherà i partiti a trovare un modo perché Mario Draghi resti a capo del governo in un modo o in un altro anche dopo le elezioni politiche del prossimo anno.

– Matteo Salvini diventa irrilevante nella scena politica. Se la sua vicinanza a Orban lo aveva reso inviso all’Europa, oggi la sua militanza putiniana lo mette in un angolo. Forse definitivamente.

Sardegna
– Stop agli oligarchi in Costa Smeralda: ma cosa succederà in Gallura?

– Per la soddisfazione dei sindacati e di tutto il mondo politico isolani, non chiudono le centrali a carbone di Portovesme e Fiume Santo.

– L’emergenza energetica spazza via ogni tentativo di resistenza riguardante l’impianto indiscriminato di rinnovabili (ma confesso che gli articoli di Mauro Pili a questo punto mi stanno facendo diventare simpatico perfino l’eolico off shore).

– L’Eurallumina (di proprietà dei russi della Rusal) non riapre più. Definitivamente. E tutto il polo dell’alluminio di Portovesme finisce nel dimenticatoio. Amen.

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4 Comments

  1. Francu says:

    Cee a certi sindacalisti tra un vaffanculo e l’altro gli tocca torrai a traballai!

  2. Antonio Muscas says:

    Devi aggiungere il via libera, paradossale, al gas in Sardegna e, per condire la torta, la concessione al Ministero della difesa dell’utilizzo dei terreni del demanio militare e di quelli a qualunque titolo in uso “per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, anche ricorrendo, per la copertura degli oneri, alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (art.20 del dl del 28 02 2022). Vale la pena aggiungere che secondo l’ultimo dpcm a firma Cingolani “Le procedure di valutazione ambientale dei progetti delle opere e delle infrastrutture di cui al presente decreto, qualora previste in sede statale, sono svolte dalla Commissione Tecnica PNRR-PNIEC ai sensi dell’articolo 17 del decreto-legge 31 maggio n. 77/2021, in quanto ricomprese nell’Allegato I-bis introdotto dal medesimo decreto-legge.”
    Qualche parola andrebbe spesa anche per la RWM perché si prospetta un rilancio della sua attività sulla scia della decisione da parte dell’Italia di aiutare l’Ucraina con l’invio di armi.
    Non credo, infine, che gli oligarchi russi dovranno abbandonare la Gallura. L’Italia in questi casi è veramente una brava mediatrice. Ma, se dovesse capitare, tra carbone, gas, idrogeno, rinnovabili e armi, non mancheranno le occasioni per noi sardi per recuperare mancati introiti e posti di lavoro.

  3. Vincenzo Di Dino says:

    queste sono le cose positive o negative? 😀

  4. Vito, a proposito delle elezioni del prossimo anno, ti risulta che esista un dispositivo dell’art. 60 della Costituzione che dica questa cosa?
    La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti cinque anni. La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se NON PER LEGGE e SOLTANTO IN CASO DI GUERRA.

    Messa così direi che le elezioni non si faranno più, e che ci terremo Draghi per sempre

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