Evitata l’elezione di Draghi (che avrebbe spalancato le porte ad un semipresidenzialismo di fatto) e l’ascesa al Colle del capo dei servizi segreti (roba da regime totalitario), il ritorno di Sergio Mattarella al Quirinale è certamente il male minore. Ma è certamente un male per il sistema politico italiano e la motivazione sta tutta nelle parole dello stesso ex, attuale e futuro capo dello stato, il quale nei mesi scorsi più e più volte aveva sottolineato come in caso di rielezione si sarebbe andati incontro ad una forzatura costituzionale.
Mattarella adduceva con forza non motivazioni personali ma giuridiche e di opportunità, motivazioni che ancora adesso hanno una loro drammatica rilevanza. Il generale tripudio che accompagna questa rielezione non le fa sparire come d’incanto, e anzi dovrà essere lo stesso Mattarella a spiegare come uscire dalla contraddizione insanabile nella quale lui stesso si è infilato.
Per il resto, non c’è leader e forza politica che da questa elezione non sia uscita a pezzi.
Silvio Berlusconi ha preso in ostaggio per una settimana il centrodestra, di cui non è più da tempo leader, cercando di inseguire una elezione fuori da ogni logica. La sua carriera politica è finita nel peggiore dei modi.
Matteo Salvini ha cullato l’idea che la destra potesse per la prima volta eleggere con la sola forza dei numeri un rappresentante della propria area politica, ma ha solo sparato nomi a caso e mostrato la sua pochezza quando ha mandato allo sbaraglio la seconda carica dello stato (che avrebbe dovuto sottrarsi al rischio di essere delegittimata; e infatti ora lo è).
Giuseppe Conte ha mostrato tutta la sua irrilevanza, unita ad una consistenze inadeguatezza quando insieme a Salvini ha provato a far passare la candidatura della Belloni.
Enrico Letta si è limitato a stare fermo, incapace di proporre un nome che potesse far uscire la situazione dallo stallo ed è il principale responsabile della “torsione costituzionale” provocata dalla rielezione di Mattarella.
Giorgia Meloni sperava di poter lucrare qualcosa dalla difficile posizione nella quale si trovava la Lega, ma alla fine si è dovuta arrendere all’evidenza: anche stavolta non ha toccato palla.
Mario Draghi ha provato il colpaccio di traslocare irritualmente da Palazzo Chigi al Quirinale e solo in extremis, convincendo Mattarella ad accettare la rielezione, ha rimesso nelle mani dell’ex e futuro presidente della Repubblica il cerino che rischiava di spegnersi nelle sue mani.
Dunque, a che punto siamo?
Lungi dall’aver risolto i problemi della politica italiana, la rielezione di Mattarella sembra invece destinata ad aggravarli ulteriormente, inserendo una ulteriore variabile nel complesso gioco di equilibri e di contraddizioni che si è venuto a creare.
Perché è inimmaginabile che Mattarella resti al Quirinale appena un anno o due, così come è inconcepibile che completi il suo settennato (una presidenza lunga 14 anni è quello che volevano i costituenti?).
Gli effetti di questo male minore dunque non tarderanno a manifestarsi, scaricandosi ragionevolmente sull’azione del governo Draghi e andando ad aggiungersi a quelli provocati da un sistema partitico a pezzi, da leadership inesistenti e da un presidente del consiglio a cui bisognerà fra un anno a tutti i costi trovare ruolo e collocazione.
Oggi la politica italiana tira un sospiro di sollievo, ma la rielezione di Mattarella allunga solo l’agonia e complica ulteriormente il quadro. Il presidente doveva sottrarsi all lusinghe dei partiti e restare saldo nella sua determinazione iniziale. Solo in questo modo avrebbe aiutato realmente il sistema politico ad uscire dal pantano perché i margini per l’elezione di un presidente “normale” c’erano tutti.
Ritornando in campo, ha invece assecondato i partiti che hanno pensato più al loro posizionamento in vista delle elezioni che non al futuro del paese. Mattarella poteva aiutare a risolvere i problemi della politica italiana, e invece ora, accettando la rielezione, li aggraverà.
La Costituzione non vieta la rielezione del Presidente della Repubblica, questa l’argomentazione, di chi la propone; e così se fino al 2013, non era mai accaduto, quella di oggi è la seconda.
La Costituzione, però, oltre a non vietare la rielezione, non stabilisce un limite al numero di mandati (come invece negli USA), potrà accadere in futuro che un Presidente giovane (magari cinquantenne), sia rieletto anche per tre mandati…e stare in carica 21 anni?
La Costituzione non lo vieta …
Non sono d’accordo su molti punti.
1) non mi pare che la rielezione sia costituzionalmente vietata.
2) non è affatto inimmaginabile un mandato corto, dato che alla fine della legislatura mancano poco più di due anni e allora Mattarella si potrebbe dimettere (e secondo me lo farà e fare strada a Draghi.
3) non è stato proposto neanche un nome che potesse avvicinarsi a Mattarella, la sua rielezione è manna dal cielo, considerata la pochezza dei politici nostrani.
4) se i Padri costituenti non avessero contemplato una possibile rielezione l’avrebbero scritto in Costituzione.
Concordo pienamente sull’analisi dei fantocci a capo dei partiti politici.
Poco più di un anno, ho sbagliato!
Primo dato, la costituzione, in uno dei punti fondamentali il mandato del suo maggior rappresentante il PdR, allunga il mandato con la rielezione possibile passa da ipotesi ad evento ripetuto. Partiti hai ragione di leader manco l’ombra. Di giochetti da pokeristi bravi divenuti giocolieri l’assurda presenza. La politica in senso ampio e civico non pervenuta.
Immoi Mattaga’ cumenti intrara in sala…di segara su culu a tottusu…