Appare evidente a tutti che affermare, come ha fatto il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, che “chiunque eletto sarà il 40esimo capo dello stato nato nella nostra isola 698 anni fa col nome di Regno di Sardegna” sia una forzatura, una boutade, una trovata. Contro la quale infatti in tanti in queste ore stanno reagendo con il giusto mix di sdegno e sarcasmo.
Ma un post su Facebook per quanto geniale (il mio preferito: “Allora poteva partire da Atlantide”) non esaurisce la questione che è terribilmente seria.
Perché sono proprio queste trovate a costituire quel cemento ideologico che tiene insieme Solinas al centrodestra e il centrodestra alla società sarda. Tutti insieme appassionatamente: dal 1324 al 2022 la storia della Sardegna procede regolarmente, senza strappi. Tutto sullo stesso piano, da Bonifacio VIII che infeuda l’isola, alla Brigata Sassari, fino al prossimo presidente della Repubblica Italiana, in un minestrone in cui nessun ingrediente viene “obliterato”, anzi.
Ma la visione estremizzata da Solinas non nasce in qualche pagina Facebook dedita alla Fantastoria ma arriva dritta dritta dalle aule dell’università, da quel professor Francesco Cesare Casula che fu ideologo di Francesco Cossiga, il quale sapeva bene che il problema identitario della Sardegna poteva essere risolto più facilmente non rispondendo alla legittima domanda “chi siamo?”, ma a quella più gesuitica “con chi stiamo?”, ovvero giustificando a posteriori l’appartenenza dell’isola allo stato italiano, collegandola in maniera acrobatica la nascita del Regno di Sardegna con la nascita del regno d’Italia e da lì alla repubblica italiana.
Questa visione della Sardegna nella storia è terribilmente ridicola ma al tempo stesso terribilmente efficace. Perché spiega tutto e soprattutto, rassicura tutti.
Compresa la sinistra che, dopo avere per decenni cavalcato l’idea che l’autonomismo fosse il punto finale del percorso storico della Sardegna, ora si trova spiazzata e, priva di intellettuali in grado di ragionare della nostra isola, si butta per disperazione (e senza neanche tanta convinzione) sull’inserimento del principio di insularità nella Costituzione. Troppo poco: perché la questione è altra e ben più complessa.
Ma la fantastoria di Solinas spiazza anche parte degli indipendentisti, costretti per reazione ad avere una posizione uguale e contraria (e dunque perdente).
La questione è dunque semplice: chi irride le facezie di Solinas su Bonifacio VIII e la Brigata Sassari, cosa propone in alternativa? Che lettura dà del percorso della Sardegna e dei sardi nella storia?
La domanda è cruciale e nessuno la può eludere.
mi piace la formula televisiva divulgativa tramite dibattito come in “Dialoghi della Memoria” però il “minutaggio” è troppo ristretto purtroppo…
C’era una volta John Day: https://hrvwiki.net/Wikipedia_John_Day_(historian)#cite_note-11
John Day? Quello che ha teorizzato la Sardegna coloniale, riserva di caccia per Pisani e Genovesi e i cui feroci e selvaggi abitanti sono stati domati dagli aragonesi
https://www.manifestosardo.org/colonialismo-italiano-in-sardegna/
Caro Vito, io non comprendo il motivo per cui non si debba ragionare di una Sardegna indipendente, non isolata e chiusa al mondo ma – al contrario – inclusa in Europa, nella CE e nel contesto panmediterraneo. Malta docet: tutto ciò è possibile e sicuramente molto vantaggioso per il benessere dei suoi abitanti, per l’economia e l’ambiente. Una Sardegna che siede in Europa senza mediazioni e vincoli, che attrae investimenti e infrastruttura la terra per il terzo millennio. Sogno? No, di fronte a tanta storia, al crogiuolo di popoli che è sempre stata la nostra terra, è riduttivo condividere la sorte di una nazione – la povera Italia – gravata da un debito greve e grave, dove la maggior parte dei suoi abitanti manifesta orticaria al solo pensiero di dovere osservare regole di convivenza civile.
“La questione è dunque semplice: chi irride la boutade di Solinas su Bonifacio VIII e la Brigata Sassari, cosa propone in alternativa? Che lettura dà del percorso della Sardegna e dei sardi nella storia?”
A me sembra che negli ultimi 25 anni ci sia un’ampia bibliografia che legge, in modo diverso da Casula, quel percorso…
Esiste, esiste.
Purtroppo il Presidente della Giunta regionale non ha studiato abbastanza e tanto meno si è fatto consigliare da qualcuno decisamente più preparato di lui. Dispiace anche leggere i piccati commenti di quelli che furono indipendentisti di facciata salvo poi prostrarsi umilmente ai voleri del Presidente di allora (legislatura RAS 2014_2019): facciano ammenda e si nascondano in quanto se Christian è dov’è ora, è anche colpa loro. E il vero indipendetismo, grzie alla loro totale autoreferenzialità, è morto.
Ho trovato la furbesca dichiarazione rivolta al vento – perché evidentemente di questo si tratta – di Solinas non una forzatura o una boutade, e neppure una trovata o una stupidaggine. Una boutade? Forse. Se per boutade si intende quell’iperbole repentina sparata per vedere se qualcuno ne parla o ne sparla. E infatti qui, come altrove, se ne parla. Per una volta vorrei essere più pragmatico del Re e di Solinas, e spararla meno grossa, anzi proprio terra-terra. Per esempio: io da Solinas avrei preferito un modestissimo sdegno – sorto da vera irritazione e non per conquistare le prime pagine dei giornali e dei blog – rivolto a chi forse potrebbe ascoltarlo e non al vento che disperderà le sue inutili parole ai quattro angoli del mondo: “ma perché da sempre
nei libri di testo di Storia e di Storia dell’arte distribuiti nelle scuole del Regno c’è solo una paginetta dedicata alla Civiltà Nuragica (quando c’è) e, ancora di meno, ai Giganti di Mont’e Prama che hanno riscritto o stanno riscrivendo la Storia della statuaria del mediterraneo?”
allora sarebbe stato giusto elencarli questi “40” Capi di Stato… almeno il primo… e dove venivano eletti/incoronati inizialmente… Zaragoza?
Se uno dice una callonara non è che bisogna aver pronta una controcallonara per irriderlo
Infatti, non era una boutade,cioè un motto di spirito, una spiritosaggine, ma analfabetaggine.
Non conosciamo la nostra vera storia, non viene volutamente insegnata : è scomoda, pericolosa e crea consapevolezza nelle nostre capacità. Molto meglio addomesticarla. Siamo come quei bambini, a cui la mamma impedisce di andare in bicicletta,”perché poi cadi e ti fai male”. Ma cosi, non impareremo mai. Altroché…… siamo vinti e anche convinti.
Vito va benissimo e l’argomento se sbucciato potrebbe essere molto fecondo per i sardi. Però ti prego non prendiamo spunto da queste coglionerie, senza snobismi: il collante che tiene insieme il psd’az al centro destra e il centro destra alla società sarda è il “liberi tutti” di farsi gli affaracci loro. Potere da una parte, maglie larghe dall’altra, l’io spinto al massimo livello e il noi messo in soffitta. La Sardegna è una torta. Non c’è altro. Non c’è un pensiero, non c’è una proposta, non c’e’ neanche la capacità di copiare, perché anche per copiare bisogna essersi emancipati dall’ignoranza (come è noto). La cosa grave in tutto questo la metti nel finale del tuo ragionamento. Qual è l’alternativa? Il sardismo da fumetto sempre incazzato ma non si sa con chi? O la sinistra, che l’unica cosa che è riuscita a fare negli ultimi 20 anni è stata quella di seppellire (con metodi non ortodossi) l’unica spinta credibile, figlia quantomeno di un circuito di cervelli funzionanti, e cioè l’esperienza del 2004? O i 5 stelle dell’uno vale uno, cazzata nativa che ha portato il movimento nell’unico posto possibile, la guerra per bande (e figuriamoci in Sardegna)? Per finire, ma non è che stiamo puntando la pistola contro la politica e ci stiamo dimenticando che probabilmente quella politica non è nient’altro che lo specchio della società sarda, e quindi questi ragionamenti lasciano ampiamente il tempo che trovano?
Alealf, il suo è uno dei pochi commenti lucidi intorno alla sparata di Solinas.
Caro Vito, come al solito sei arguto e intelligente.Grazie per la tua difesa. In politica tutti possono esprimere il proprio parere. Io l’ho espresso in circa trenta pubblicazioni. Chi mi confuta deve prima leggerle. Consiglio almeno l’ultima: BREVE STORIA D’ITALIA.
… mi pare comunque di ricordare che il prof. F.C. Casula avesse comunque ribadito che come “nazione” noi siamo Sardi e che lui sul campo di battaglia avrebbe sicuramente combattuto con l’Arborea contro il Regno di Sardegna.
Io penso che si dovrebbe insistere nel rivendicare maggiormente i diritti nazionali della Sardegna a cominciare dall’adeguamento dei programmi scolastici e che l’attuale presidente della Giunta in quanto esponente sardista non dovrebbe avere remore a parlare di nazionalità sarda distinguendo i piani della statualità e della nazionalità.
Il problema è che tali post, raggiungono un fiume di “Like” e vengono inoltrati a catena,segno del fatto che la propaganda di filo-italianità viene propagata da molti sardi inconsapevolmente. D’altronde, come biasimar-ci : abbiamo avuto una formazione volutamente improntata in questo filone.Almeno io a scuola ho imparato questo nell’ ora di Storia: l’Italia nasce dal Regno di Sardegna(sottinteso era:i Sardi sono il fondamento dell’Italia) quasi a dover sempre giustificare quel legame…che però mi faceva storcere il naso, già da allora, quando da barbaricino andavo al mare l’estate è mi confrontavo con i miei connazionali del continente….mah…quanto eravamo diversi!
Boh dai… lo spessore politico fa il paio con quello di Nico Bortis nella famosa intervista su Sant’Efis. Magari unendo i due si potrebbe tentare una puntatina a Zelig…
dall’unione dei due credo sia nato l’assessore chessa…
E così si chiude il cerchio…
Splendida riflessione Vito. A breve ti allego il finale di un mio articolo che uscirà a febbraio per la mia università, in Corsica: “La Sardegna e il mito della colonia”…