Cultura / Politica / Sardegna

I Giganti di Mont’e Prama e il sogno perverso di una Sardegna senza città (e soprattutto senza Cagliari)

I Giganti da restaurare

Dopo le scorie, i Giganti di Mont’e Prama. La politica e l’opinione pubblica sarde sembrano non poter fare a meno di queste battaglie campali dove la razionalità cede brutalmente il passo ad una emotività esasperata. Quasi li cerca questi conflitti all’ultimo sangue, li crea, li gonfia, in una dinamica da questione di vita o morte che riattizza un’ideologia identitaria prêt-à-porter, come se queste questioni innalzate a simboli della lotta colmassero le lacune di un’azione politica carente su tutto tranne quando la demagogia è dietro l’angolo.

Il ministero ha già dato rassicurazioni sul fatto che dopo il restauro a Cagliari, i reperti di Mont’e Prama ragionevolmente torneranno a Cabras nella nuova ala del museo. Lo ha scritto in una nota che perfino l’Unione Sarda ha ripreso due giorni fa ma che in tanti fanno finta di non aver letto (o forse non hanno letto proprio).

Ma per il sindaco di Cabras era difficile tornare indietro dopo avere messo in moto una macchina della demagogia così potente e così efficace dal punto di vista della visibilità. Ecco perché lo scontro si è pericolosamente radicalizzato, con l’inverosimile blocco posto al museo, i prossimi sit in già annunciati, una mobilitazione che ormai travalica i confini del razionale e sconfina in un territorio che per certi aspetti può essere anche pericoloso.

Perché la lotta deve essere commisurata all’obiettivo. La comunità di Cabras pensa che i progetti di valorizzazione del sito di Mont’e Prama, del museo e dei reperti in esso conservati siano realmente a rischio mortale per questa decisione della Soprintendenza di restaurare gli ultimi Giganti a Cagliari?

Io non credo: i Giganti sono di Cabras e lì devono essere esposti, su questo nessuno ha dubbi. Ma allora perché questa isteria collettiva? Perché anche il gruppo consiliare del Pd scrive “Il Presidente Solinas e l’assessore Biancareddu si attivino con urgenza per evitare lo scippo ai danni del territorio del Sinis delle due statue dei Giganti di Mont’e Prama”? Lo scippo? Ma veramente questa pochezza di linguaggio, e dunque di elaborazione?

È chiaro che ormai le statue non c’entrano più: è Cabras contro il resto del mondo, Davide contro Golia, i piccoli centri contro le megalopoli. in ultima analisi, la Sardegna contro Cagliari.

Perché, al di là di come finirà la vicenda, ciò che traspare dai commenti di molti è soprattutto il sogno perverso di un’isola senza città (e innanzitutto, senza il suo centro più grande). Una terra fatta solo di paesi, dove l’urbano viene estirpato perché non appartenente dalla nostra supposta cultura primigenia.

Il dramma è che tutto questo è stato perfino teorizzato, producendo però un risultato paradossale: che i piccoli centri, inebriati dalla loro “paesitudine”, sono sempre più deboli, mentre Cagliari ha continuato ad essere quello che è dal 2500 anni a questa parte: una città che accoglie, che dialoga, che si confronta. Che svolge il suo ruolo, nel bene e nel male, e che paga un pregiudizio culturale in gran parte ingiustificato.

Perché Cagliari è, in tutto e per tutto, Sardegna. Non è un corpo estraneo, non è un mostro che divora tutte le risorse disponibili. E chi continua a creare questa divisione paradossalmente danneggia la parte che vorrebbe difendere. 

La dicotomia città/campagna appartiene al passato e non aiuta a capire la realtà delle cose: perché oggi tutti i piccoli centri del mondo sono parte o periferia di una grande città globale, con le grandi città che a loro volta provano a ritrovare al loro interno dimensioni più raccolte e comunitarie.

È la rete che vince, la collaborazione tra territori, la sussidiarietà. Chi pensa di poter estirpare l’idea di urbano dalla Sardegna non solo compie un’operazione antistorica ma danneggia le parti più deboli della nostra terra, condannandole ad un isolamento che le fa sprofondare  ancora di più.

Ecco perché se è giusto che i Giganti restino a Cabras, è giusto anche che siano restaurati a Cagliari (così come lo furono, tanti anni fa, a Sassari). A ciascuno il suo.

Ma la politica sarda ama le sceneggiate. Mai che una lotta venga condotta senza sbraitare, senza gesti eclatanti, senza appelli disperati, senza toni fuori luogo che mostrano solo una grande debolezza e pochezza di idee. E la nostra esilissima opinione pubblica, quasi sempre, ci casca.

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8 Comments

  1. Antonio says:

    L’unica sceneggiata qui è quella dei cagliaricentristi che si lamentano del fatto che il resto dei sardi non sia più disposto a tollerare le loro azioni. Questo articolo è l’equivalente casteddaio di quelli che si lamentano del “sentimento antilombardo”. Cagliari veda di restituire immediatamente tutti i Giganti che sono presenti nel loro museo a Cabras, dove devono stare. Fino ad allora qualunque azione preventiva del Comune di Cabras sarà automaticamente giustificata. Se non c’è sicurezza che quello che parte torni indietro allora non deve partire affatto. E per quanto riguarda il restauro si può fare benissimo a Cabras o a Li Punti, a Sassari, dove è stato fatto quello (premiato a livello internazionale) delle statue precedenti. Il fatto che spingano tanto per Cagliari è sospetto e non è giustificato in alcun modo.

  2. Monica says:

    Le faccio una sola domanda… anche gli altri giganti presenti a Cagliari dovevano poi tornare a Cabras, ma ancora sono là… come mai? Visto che la Sovrintendenza aveva deciso che poi sarebbero stati riportati pian piano nella loro sede….

    • Perché nonostante i 2 milioni di fondi CIPE erogati nel 2012 il Comune di Cabras non è ancora stato capace di realizzare la nuova ala del Museo destinata ai Giganti. Ecco perché le statue di Mont’e Prama sono ancora a Cagliari.
      Mi chiedo se il sindaco di Cabras non abbia la coda di paglia.

  3. Marinella LORINCZI says:

    Ma forse si pensa semplicemente che una volta restaurate, le statue saranno ‘dimenticate’, burocrazia aiutando, a Cagliari. Del resto si centralizza tutto nel mondo moderno, a incominciare dai servizi sanitari, vedi La Maddalena. E questo aiuta il turismo mordi e fuggi. Quando ritornerà …

    • Matteo says:

      Mi perdoni, la seguo sempre con grande interesse ma questa volta non sono d’accordo con ciò che scrive e credo che l’articolo non c’entri bene l’argomento.
      Lei parla parla di scippo e linguaggio di basso livello ma perché, almeno per dovere di cronaca, non pone in risalto che più di metà dei giganti sono a Cagliari e mai rientrati a Cabras?
      Non può una comunità dubitare delle intenzioni della soprintendenza che non ha mai dato conferme e tempi ufficiali al rientro delle statue? È un tabù dubitare?
      Sull’accentramento nelle grosse città di pezzi artistici e beni archeologici c’è ben poco da discutere, è nella realtà dei fatti che accada continuamente e ovunque, non solo in Sardegna.
      Da Cabras il grosso delle ricchezze di Tharros sono state portate via. Ha mai fatto una visita la British Museum di Londra?
      Il punto qui non è la sussidiarietà di cui parla, né la campagna contro la città, né Davide contro Golia ma la cronaca dei fatti passati che lei in questo articolo non riporta.
      Ciò mi da la sensazione che sia poco informato riguardo alle statue di MontiPrama, su Cabras e anche sul Sindaco di quel paese.
      Vivevo nell’Oristanese e mi creda se dico che pensare che una persona come l’ing. Abis faccia demagogia è quanto di più lontano dal carattere e dall’etica di quella persona. Ho la sensazione che anche in questo caso ne parli senza infomazioni a riguardo e senza approfondimento.

  4. Maria Ignazia Massa says:

    Se la memoria non mi inganna, Cagliari ha già acquisito alcune statue dei Giganti, che i turisti vedono nel Museo di Cagliari, ragion per cui dicono apertamente che non hanno niente da vedere a Cabras. I Giganti? Li hanno già visti.
    È possibile che nel Museo di Cagliari ci siano anche gioielli del periodo fenicio, trovati in territorio di Tharros. Naturalmente, non posso giurare di ricordare tutto bene, ma mi pare di ricordare che sia successo questo.
    Detto ciò, sono anni che in territorio di Cabras si lavora a questo straordinario ritrovamento: perché non si valorizza il lavoro già fatto in loco, anziché portare via reperti per farli restaurare a Cagliari? Ogni territorio ha un suo patrimonio culturale e storico e non fa richieste assurde se non vuole farlo emigrare.
    Non ho letto l’Unione Sarda e non so se la nuova ala del Museo che accoglierebbe le statue dopo il restauro esista già o sia ancora da costruire. Per me fa la differenza.

  5. Andria de bidda says:

    Più che fare la predica ai paesani perché odierebbero Cagliari mi preoccuperei di fare la predica i cagliaritani per come considerano “il resto della Sardegna”.

  6. Pierluigi says:

    Con l’articolo sopra si passa alla guerra di campanili ma non è cosi, il Sindaco di sicuro sta riaccendendo un faro su un sito archeologico messo nell’oblio dalla sovrintendenza, luogo che l’estensione degli scavi porterebbe ad una ricaduta del territtorio in termini economici mentre tale azione porterebbe nuova luce e prove della civiltà nuragica oggi lasciata colpevolmente sotto terra.

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