“Nel Nuorese contiamo di raggiungere 85 mila-90 mila persone”. Così dichiarava alla stampa appena due giorni fa il commissario dell’Ats Massimo Temussi alla vigila della seconda tappa del piano “Sardi e sicuri”, voluto dalla Regione e ideato dal professor Andrea Crisanti con l’obiettivo di sottoporre a screening anti Covid più persone possibili.
Risultato della due giorni nuorese? Un disastro. Delle 85mila persone attese, nei 52 comuni della provincia si sono presentati in poco più di 40mila. Come mai? La risposta la dà sull’Unione Sarda di oggi (la Nuova invece misteriosamente tace, ignora completamente la notizia) il sindaco di Gavoi Salvatore Lai: “L’affluenza non è stata entusiasmante, però devo ricordare che nel mio paese sono stati fatti di recente tantissimi tamponi”. Nel suo paese, come in tantissimi altri, dove gli amministratori non hanno certo atteso la Regione per capire quale fosse la situazione in corso.
Il piano Crisanti assorbe tantissime risorse economiche e umane (in questo week end la Regione ha impiegato ben 1100 persone tra medici, amministrativi, infermieri e personale destinato alla logistica!) e ora si sta rivelando un flop. Non solo dal punto di vista dei numeri (se i sardi lo stanno ignorando è perché capiscono che arriva fuori tempo massimo), ma anche dei risultati: su 40 mila persone testate, solo 35 sono risultate positive e “dei 23 casi emersi sabato, solo 12 sono stati confermati dal successivo tampone molecolare”.
Insomma, più che una campagna di screening il piano “Sardi e Sicuri” si sta rivelando solo una straordinaria opportunità data alle case farmaceutiche per poter verificare sul campo la validità dei loro test rapidi. E noi pure a pagare per fare da cavie.
Perché “Sardi e Sicuri” è un fallimento. La Regione dovrebbe sospenderlo immediatamente e destinare le risorse impiegate ad altre necessità. Ma tutto questo non avverrà.
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