È proprio vero che Sardigna non est Italia. Prendete i negazionisti: se a Roma sfilano urlando “Non ce n’è Coviddì”, sfarfallando su Papa Francesco e Mattarella e rispettando un copione internazionalmente codificato, nell’isola preferiscono distinguersi, provando a convincerci che:
a – L’ordinanza di Solinas era scritta bene.
b – La stagione turistica è andata bene.
c – Solinas ha difeso l’onore della Sardegna.
d – L’Italia ce l’ha con la Sardegna, e lo fa contestando provvedimenti che ad altre regioni sono concessi.
Posizioni degne di ascolto se non fosse che:
a – In nessuna regione i tamponi in arrivo da altre regioni sono obbligatori ma solo facoltativi.
b – Nelle altre regioni si sono comunque organizzati bene, mentre da noi è stato un disastro.
c – La stagione turistica è stata danneggiata dalle baggianate amministrative della Regione, che ha creato un clima di insicurezza e su questo le testimonianze sono innumerevoli e incontrovertibili.
d – L’ordinanza di Solinas era assolutamente inapplicabile, come i fatti hanno ampiamente dimostrato. Ma tutto ciò per i negazionisti nostrani non ha alcun senso. D’altra parte, se non negassero l’evidenza che negazionisti sarebbero?
Ieri il presidente ha provato a soffiare sull’esile fuocherello dell’orgoglio sardo ferito, tirando fuori la cretinata dello zoo di Roma e affermando (cito dall’Unione Sarda):
«Mi aspetto che il governo mostri ora altrettanto zelo per impugnare le ordinanze delle regioni che considerano la Sardegna alla stregua di Paesi in cui l’epidemia è molto diffusa». Altrimenti si confermerebbe «un’evidente discriminazione politica». Conclusione con un pizzico di sarcasmo: «Non credo che la Sardegna paghi il fatto di essere governata dal centrodestra. Semmai il fatto che ci sia a Roma un governo di centrosinistra».
In effetti, orde di negazionisti nostrani nei giorni scorsi si sono stracciate le vesti, postando su Facebook un’immagine scattata all’aeroporto di Venezia da cui si evince che i passeggeri provenienti dalla Sardegna vengono assimilati a quelli che arrivano da Malta, Spagna Grecia e Croazia, le “zone rosse” d’Europa.
Apriti cielo! Scandalo! Ignominia! Vergogna! È forse contro l’aeroporto di Venezia che Solinas si è scagliato in conferenza stampa? Chissà.
E comunque, mentre alcuni dicevano “l’immagine è un fake”, io ho fatto il giornalista: sono andato sulla pagina Facebook dell’aeroporto di Venezia e ho scritto:
Gentilissimi, mi chiamo Vito Biolchini e sono un giornalista di Cagliari. Su Fb sta circolando questa immagine ma secondo alcuni si tratterebbe di un fake. Potete aiutarmi a capire? Grazie
Dopo poche ore è arrivata la risposta:
Buongiorno Vito, l’aeroporto di Venezia si è attrezzato, di concerto con l’ULSS locale, per dare esecuzione già dal 27 agosto all’Ordinanza del Presidente della Giunta regionale nr. 92 del 27 agosto 2020 che prevede, su base volontaria e a titolo gratuito, la possibilità di effettuare il tampone direttamente in aeroporto anche per i passeggeri che rientrano dalla Sardegna. Il cartello indica ovviamente la posizione in cui vengono fatti tutti i tamponi che vengono svolti a titolo gratuito, in base alle diverse disposizioni normative alla quali l’aeroporto si è adeguato con la massima tempestività. Buona giornata.
Quindi, avete capito? Non tamponi obbligatori (come voleva imporre Solinas) ma su base volontaria. E comunque la decisione che assimila la Sardegna a Spagna, Grecia, Malta e Croazia è stata presa dal presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia.
Un amico di Solinas.
Chi lo avrebbe mai detto?
E’ ben chiaro che il leghista presidente del Veneto Zaia voglia fare i tamponi a chi proviene dalla Sardegna… è stato il suo socio leghista Solinas a suggerirglielo, al collega di partito!
Signor Vito ,lei è un giornalista serio ma faccio la solita domanda: come mai i sardi si sono fatti abbindolare da Solinas? Per di più coloro che sostengono di amare tanto la Sardegna(partito sardo) hanno appoggiato un simile incompetente-Poveri noi sardi.
Il presidente confida nel potere della parola per giustificare il suo ruolo, e non si rende conto che i risultati sono gli unici possibili.
Il guaio è che non se ne rendono conto neanche i suoi sostenitori.
Bravo Vito, questo è giornalismo che verifica le fonti, ma constato che sei probabilmente rimasto da solo. Dobbiamo ri/costruire un dissenso organizzato dai cittadini, senza strumentalizzazioni partitiche di sn o dx come pesciolini e pastorelli insegnano.non si debba agire.
Nessuna giustificazione per l’orrenda gestione Solinas. Ma non c’è bisogno di essere leghisti per notare che questi tamponi su base volontaria riguardano solo la Sardegna, nonostante anche in altre regioni ci sia un Rt uguale se non maggiore. Una discriminazione c’è, impossibile non vederla.
Un merito gli va riconosciuto, hai ricominciato a scrivere articoli stupendi, è la tua musa !
Ps. Massimo Moi.
Caro Vito.
Confermo in pieno quello che riporti, ma lo faccio dal fronte del Sud: Napoli, aeroporto Capodichino. Arrivato ieri sera, stoppato agli arrivi da un’unità di volontari che consegnavano gli appositi moduli per l’esecuzione del tampone “su base volontaria” – modalità stabilita dalla Regione Campania per Sardegna e Grecia. Io ho scelto di farlo, ma solo per comparare le modalità e i tempi di consegna rispetto alle procedure burrascose della Regione Sardegna. Cosa voglio dire? Semplice: tre settimane fa, di rientro dalla Spagna, ho dovuto fare – stavolta obbligatorio – il tampone all’aeroporto di Cagliari. Ebbene: alla domanda “Come conosceremo l’esito?” mi è stato detto: “Se non la chiamiamo entro due giorni si ritenga pure libero di uscire”. Così, senza una prova, senza un atto.
A quel punto io ho domandato se potessero darmi almeno dei contatti per seguire l’iter. Detto fatto. Mi sono stati consegnati, lì sul posto, e su un precario foglietto di carta, dei numeri rivelatisi inutili, ai quali mi sono rivolto nei giorni a seguire ma senza mai una risposta (linee costantemente occupate, o ripetuti squilli senza risposta).
Dopo ben 8 giorni ho ricevuto l’esito via mail (negativo), ma con un particolare: il tampone era stato processato il giorno stesso in cui me l’hanno fatto, ma la comunicazione, appunto, è arrivata a babbi morti.
Nel mentre io ho rispettato una doverosa quarantena fiduciaria ma senza un documento che attestasse l’esecuzione del tampone, o una mail di conoscenza, niente. Un vuoto che mi ha impedito di giustificare, almeno formalmente, la mia assenza sul posto di lavoro, come prova di quel decorso.
Detto altrimenti: ho dovuto contare sulla fiducia della mia azienda.
Ora sono curioso di capire come andrà qui a Napoli, se la propaganda di De Luca si rivelerà almeno più efficiente di quella di Solinas. Vedremo.