Ambiente / Politica / Sardegna

Renato Soru, The Great Pretender

La colonia marina di Funtanazza, ad Arbus (foto Spiagge di Sardegna)

Silenzio. Silenzio assoluto.

Eppure una notizia così, data ieri dai due quotidiani sardi, avrebbe meritato un immediato approfondimento, sia di natura tecnica che di natura politica. Invece nulla.

Come “quale notizia?”. Non l’avete letta?

La Nuova Sardegna: “No all’hotel sul mare a Funtanazza: contrasta con il Ppr”. E ancora: “L’Ufficio del Paesaggio blocca il progetto della società di Soru. Il piano paesaggistico approvato quando lui era governatore”.

Soru contro Soru” scrive l’Unione Sarda. Perché il progetto immobiliare portato avanti dall’imprenditore non rispetta la legge a tutela delle coste voluta nel 2006 dal presidente della Regione. Quella che lo ha reso famoso, quella che lo ha fatto odiare a destra ed amare a sinistra. Quella che lo consegnerà (insieme a tanti altri aspetti straordinari della sua vita, politica ed imprenditoriale) ai libri di storia della Sardegna.

Ma allora, qual è il vero Soru? Quello che tutela le coste o quello che prova da oltre quindici anni a portare avanti un progetto contro le leggi che lui stesso ha voluto?

Il dibattito in Sardegna non si è mai aperto. Anche perché non converrebbe quasi a nessuno chiedersi seriamente per quale motivo l’esperienza iniziata nel 2004 sia finita brutalmente nel 2009. Troppe complicità, troppe omissioni, troppi doppi giochi e posizioni assunte per puro calcolo personale.

Soru fu sconfitto da Berlusconi in persona”, ha spiegato qualche giorno fa su Facebook lo storico ed ex parlamentare Pd Guido Melis, intervenendo sul dibattito sulla crisi del Pd aperto dalla Nuova Sardegna. A me sembra una lettura semplicistica ed errata e che non fa i conti con la realtà: perché se Soru avesse preso gli stessi voti di appena quattro anni e mezzo prima (ovvero 487 mila), nel 2009 sarebbe stato rieletto. Invece si fermò a 415 mila. Di chi sono i 72 mila voti mancanti? Di chi non lo aveva votato nel 2004? Evidentemente no.

È stata dunque l’elettorato di centrosinistra (e la sua nomenclatura) ad abbandonare Soru, Berlusconi non c’entra nulla.

Con una significativa variante, la pensa così la pensa anche La Nuova Sardegna che negli anni è stata costante e orgogliosa propugnatrice dell’idea di Soru “imprenditore illuminato”, una sorta di “Olivetti sardo” (…) che una volta sceso in campo è stato vittima dei “poteri forti”.

Cantore di questa teoria è lo scrittore Marcello Fois, che nel suo ciclo di interviste a sardi illustri (tra cui lo stesso Soru) ha più volte infilato questa tesi, provando a consegnare ai posteri una visione idealizzata del politico e della sua esperienza di governo, e soprattutto ignorando tutte le contraddizioni sorte negli anni (e non sono state poche) tra il Soru politico e il Soru imprenditore. 

Il santino che di Soru fa da anni Marcello Fois contrasta clamorosamente con la realtà, posto che Soru è stato ed è ancora un uomo di potere che si è mosso (e in questo l’analisi di Guido Melis non fa una piega) in un contesto in cui “la sua candidatura a presidente della Regione era stata il frutto, oltre che di un indubbio carisma personale, degli accordi di vertice”.

Ecco dunque, lo snodo cruciale. 

Ciò che a noi nel 2004 sembrava nascere dal basso, era stato in realtà imposto dall’alto. E una volta arrivato al potere, invece che perseguire la strada nuova ed originale, Soru ha preferito “giocare alla politica”. Ma senza averne i mezzi e le capacità, ma soltanto l’ambizione. E così, ha fatto male a se stesso, al centrosinistra, alla Sardegna che aveva creduto in lui. Peccato, perché aveva un gigantesco sostegno popolare, un bacino di risorse, energie ed idealità che è stato colpevolmente disperso. Come è potuto avvenire?

Concordo con Marcello Fois quando afferma che l’autoaffondamento di Progetto Sardegna (il movimento che Soru aveva creato e con il quale si presentò nel 2004) e il suo passaggio in blocco al Pd ha bloccato ogni sviluppo virtuoso. Ma Fois non porta alle estreme conseguenze questo suo ragionamento. Perché se lo facesse, dovrebbe ammettere che allora Soru si comportò da scaltro imprenditore e non da politico lungimirante, vendendo di fatto ad una società più grande la sua startup di successo e pretendendo in cambio l’ingresso nella stanza dei bottoni, in questo caso del Pd.

Fa dunque un po’ sorridere il tentativo della Nuova Sardegna di raccontare la crisi del Pd sardo senza raccontare chi meglio di chiunque altro questa crisi di identità l’ha incarnata e rappresentata, cioè Renato Soru.

Doveva essere il cambiamento, e non lo è stato. E a dimostrarlo sono le sue contraddizioni, la sua pulsione familistica, le fallimentari imprese editoriali forse portate avanti solo per provare a rilanciare le sue ambizioni politiche ad un livello più alto, la scadente esperienza da europarlamentare, l’incapacità di formare e proporre nell’isola una nuova classe dirigente.

E ancora, il suo essere una cosa e il suo contrario: nemico alle correnti nel Pd ma a capo egli stesso di una corrente; esaltatore del merito e poi pronto a lottizzare come tutti gli altri capibastone e a mandare in parlamento e in consiglio regionale innanzitutto i fedelissimi; a parole difensore del libero pensiero, nei fatti insofferente nei confronti della stampa e di ogni critica; contraddittorio nel doppio ruolo di politico ed imprenditore (e anche per questo per me punito dagli elettori di centrosinistra nel 2009: proprio perché iniziava a ricordare un po’ troppo da vicino Berlusconi).

E come tanti imprenditori, ogni tanto, perfino un po’ bugiardo: come quando al manifesto in una recente intervista afferma che Funtanazza l’aveva comprata quando era ancora un privato cittadino: “Ero lontano dalla politica, la mia candidatura a governatore non esisteva, neppure come ipotesi”. Balla colossale, perché nel novembre del 2003 quando acquista l’ex colonia (ecco il pezzo della Nuova Sardegna di allora) Soru è già da qualche mese in piena campagna elettorale per le elezioni regionali. E della sua candidatura si parlava già da agosto, come questo pezzo di Repubblica conferma. 

Il caso Funtanazza dimostra allora ciò che Soru è stato: banalmente, un equivoco. Abbiamo trasferito su di lui le nostre battaglie per una Sardegna diversa nella speranza che le facesse proprie. Una specie di transfert collettivo (che poi abbiamo visto anche in casi successivi di candidature sballate ma dal forte sapore messianico) che non ha portato a nulla. 

Praticamente, Soru eravamo noi, non lui. Perché lui alla fine le nostre battaglie le ha combattute strumentalmente per provare a fare carriera in un partito italiano. Senza nessuna visione originale, appiattito alla lunga su uno schema autonomistico ormai sorpassato di cui ha accettato le regole. E infatti in un contesto del genere, è stato schiacciato e sconfitto. Non perché il Male vince sul Bene, ma perché troppe erano le contraddizioni nel suo agire, troppo evidente la sua inautenticità, troppo inadeguata la sua strategia politica (ma vi ricordate quando da presidente della regione si candidò alla segreteria del Pd? Errore fatale, specchio di un approccio padronale della politica).

A Marcello Fois che sulla Nuova lo ha intervistato significativamente  lo scorso 28 aprile, ha dichiarato: “La tutela del paesaggio agli inizi degli anni Duemila è stata la molla che mi ha fatto accettare di lasciare il mio lavoro e impegnarmi in prima persona in politica. Erano gli anni del dogma dell’edilizia, del consumo delle coste visto come unica possibilità di sviluppo dell’economia della nostra regione”. E ancora: “Un insensato e precipitoso riempire le coste sarde di seconde case che già allora venivano utilizzate per pochissimi mesi all’anno. Un modello chiaramente sbagliato. Tutto ciò a discapito della grande bellezza della Sardegna, della percezione dei suoi spazi vuoti, del silenzio, del buio, del rapporto intenso con la natura. Ritenevo che ci fosse il pericolo di compromettere definitivamente questi valori, oggi più che mai importanti”.

Ma a parlare è lo stesso Soru che a Funtanazza ha provato per anni a fare passare un progetto che prevedeva la diminuzione delle cubature dell’ex colonia ed un loro riutilizzo attraverso la realizzazione di tante villette all’interno della fascia del 300 metri? È proprio la stessa persona?

Ecco perché dunque delle implicazioni politiche di ciò che sta succedendo a Funtanazza la stampa e la politica hanno paura di parlare. Perché bisognerebbe prendere in considerazione l’ipotesi che Renato Soru sia quello che a mio avviso è: The Great Pretender.

Con tutto quello che ne consegue.

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16 Comments

  1. Giancarlo says:

    Il piccino ora desaparecido resole, alla prima assemblea a S.Cristina, esordì con sono qua per difendere i miei interessi, pausa, e nel sdilenzio proseguì con che sono anche i vostri e giù applausi da arena. Fu un prodotto elaborato dal mortadel ulivesco, per tamponare la crisi del csn, e la marcia su Roma e dintorni dei berluscones. Ormai è tardi anche per creare a tavolino nuovi Movimenti e l’agonia del M5s dopo una grande fiammata di progettualità politica ne è una triste conferma.

  2. Pingback: Is òminis lìberus. E is atrus Redazionali -

  3. Gaio Svetonio Tranquillo says:

    Ahi Ahi Vito, così mi fai arrabbiare la figlia del Re Sole, quella che ora è in Comune grazie all’ombra paterna, che l’ha pure inventata nell’ennesimo ruolo in azienda. E’ stato bello credere che il percorso di RS fosse diverso, fuori dalle righe E’ stato meno bello realizzare che era dentro le righe del politichese nazionale, del familismo spinto, con una drammatica propensione a farsi nemici (spaccando il due lo stesso partito di appartenenza che è stato lieto, per metà, di detestarlo). L’errore più grande però è stato sprecare il patrimonio di stima per il marchio di un’azienda che poteva essere perfetta: non inquinante, tecnologica, legata alla Rete, capace se avesse voluto di scovare i meglio talenti e coccolarseli (sempre, non solo quando sono simpatici alla famiglia o al partito) e di funzionare come stella polare di un ecosistema imprenditoriale nuovo. Mai nato, grazie al carattere del nostro. Bravissimo a circondarsi di mezze calzette pagate (spesso stra) per dire “sissiòresignorsì” anche quando la realtà attorno sembrerebbe suggerire un “no” o un “ma”.

  4. Elio pillai says:

    Beh Biolchini non pubblichi il mio post?
    Scrivi le ragioni,.

  5. L’epiteto di Grande Infingitore, al di là di quello che possa ispirare, superficialmente, il suo carattere apparente, sembra appropriato dalla disamina che l’articolista fa dell’opera politica di Renato Soru (e ovviamente della sua giunta). Forse i superuomini si sono estinti con Emilio Lussu e Mario Melis. Io mi accontenterei di un uomo onesto e capace ma capisco e condivido che molti Sardi dovrebbero mettersi in gioco in prima persona, invece di cirticare sempre gli altri (io, seppure nel mio piccolo, ci ho provato tanti anni fa e sarebbe qui troppo lungo spiegare i motivi, anche familiari, che mi hanno indotto a ritirarmi dalla politica attiva).
    Pur tuttavia, chi si propone e viene eletto, deve sottoporsi al giudizio della storia. E la storia si giudica dai fatti. Io mi limito a due fatti: Soru, con il suo P.P.R.ha inibito l’utilizzo delle aree a fini edificabili (giusto o sbagliato che sia, qui non rileva e dipende dalla propria impostazione ideologica); ma un politico efficiente avrebbe dovuto, nel contempo, provvedere a creare nuove opportunità di sviluppo e di lavoro; non mi pare che la giunta presieduta da Soru lo abbia fatto (i posti di lavoro di Tiscali, li ha creati per la sua azienda, non credo vadano ascritti alla sua azione politica e a quella della sua giunta). Secondo fatto: Se la memoria non m’inganna, sotto il governo della giunta Soru sono stati soppressi tutti i corsi e le scuole professionali (anche in questo caso, giusto o sbagliato, qui non rileva); ma nel contempo avrebbe dovuto agire sugli istituti tecnici e sulla scuola non professionale, per renderli più conformi alla tradizionale utenza (cioè ai giovani Sardi) che in quei corsi professionali trovavano uno sbocco ideale alle proprie ambizioni lavorative e alle proprie istanze culturali. Non mi pare che la giunta Soru si sia distinta per un’azione incisiva in direzione delle scuole pubbliche e degli istituti Tecnici; e non ricordo neppure che abbia opposto grandi ostacoli all’opera di smantellamento che i governi nazionali degli ultimi trent’anni ne hanno fatto. Qualcuno potrebbe obiettare che la Regione Autonoma Sardegna non ha competenze dirette e centrali nella scuola pubblica. E’ vero. Ma qui vengono fuori i limiti dell’azione politica dei governi regionali a matrice PD (non parliamo degli attuali per carità di patria): l’incapacità di rivendicare allo Stato una competenza maggiore in materia di pubblica istruzione e comunque l’incapacità di agire in maniera incisiva in campo culturale. In altri termini, un grande politico, prima di sopprimere i corsi professionali, avrebbe dovuto garantirsi la possibilità di colmare i vuoti creati dalla sua azione soppressiva, con interventi adeguati nelle altre tipologie di scuole. Ma qui concludo parafrasando Emilio Lussu: è evidente come non si possa chiedere a un gatto di comportarsi da leone.

  6. Si può anche condividere l’idea di demolire l’ex colonia di Funtanazza.
    Incomprensibile cercare di raggiugnere questo obiettivo demolendo Soru.

  7. Tonic Ideas says:

    Bella analisi, stimo molto il lavoro di indagine accurata e dibattito che fai, oltre alla servitu’ della Nuova/Unione per i quattro buffoni di via Roma. Sicuramente un giornalismo di ben altro livello della Nuova. Io ero uno stimatore di Soru, poi ora penso semplicemente che sia passato il suo tempo, come per il ciclo della maggiorparte dei politici. E forse la maggiorparte delle professioni, dai cantanti ai calciatori. Del tuo ritratto mi preoccupa che credo sia solo l’altro classico personaggio del teatrino politico isolano e forse nazionale: l’idealista che distrugge un politico in tutto e per tutto, come fosse un mostro, perché non e’ perfetto o ha ahimè cura anche se stesso come degli altri. Penso trasudi una visione della politica e un bianco/nero idealista che secondo me spiega il ritardo della Sardegna al pari degli opportunisti/vassalli dei continentali come Cappellacci/Pili/Solinas. Con le minacce dei tuoi giudizi (che bada: siccome sei rispettato hanno doppio peso), nessuna persona onesta si metterebbe a fare politica. E scusa se ti sembro eccessivo. Ma Ovunque, e dico ovunque, i politici sono politici. Le proposte per il loro popolo sono un mix di altruismo e carriere e ambizioni personali. E poi ci sono gli errori, che semplicemente ci sono perché si fanno le cose. Per me nessun politico sarà’ mai un santo etico che risolve i problemi di una comunità’, e poi “vissero tutti felici e contenti”. Io temo che troppi Sardi/Italiani sperano o in un caudillo latino alla Salvini, o in un santone alla xxxxx (non me ne viene in mente nessuno), che puoi andare a dormire tanto ci pensa lui. Pur non supportando più’ Soru, e pensando che abbia fatto degli errori imperdonabili, mi sembra davvero eccessivo da parte tua distruggere cosi il personaggio perché’ forse non ti piace o non so cosa. Soru ha portato delle politiche e ha implementato alcuni dei miglioramenti più’ incredibili della storia Sarda recente. Perché’ non riconoscerlo? I treni nuovi, i trasporti integrati, gli autobus nuovi, il piano paesaggistico, la campagna comunicativa e la continuità territoriale. Da soli valgono quello fatto in tre o quattro presidenze. Poi Soru ha fallito (oltre alle ocntraddizioni che racconti molto meglio di me) per la sua personalità’, per non afferrare bene alcune regole dei giochi politici (o forse per averle scimmiottate male), oltre che aver sbagliato clamorosamente l’implementazione di alcune idee politiche d’avanguardia (vedi la tassa sul lusso). Sorvolo Tiscali, che visto da fuori, e’ fallito proprio perché’ il suo genio creatore si era distratto dalla regione. Nella maggiorparte del mondo, un business man mai avrebbe fatto il suo ufficio a Cagliari per amor di patria come Soru, città’ povera, con pochi servizi e pochi talenti. Semplicemente, avrebbe fatto il suo ufficio centrale almeno a Milano dove forse i talenti vogliono vivere, dove ci sono i finanziatori e le persone che contano per portare avanti i business come Tiscali. Il problema che tutti sappiamo e’ che la Sardegna ha rigettato Soru perché’ la Sardegna non era pronta ai livelli di sviluppo che Soru proponeva. E non lo e’ nemmeno oggi. La maggiorparte dei sardi ha livelli di educazione e competenze simili a quelli di un Bulgaro e cerca un piccolo assegno per sopravvivere e possibilmente una piccola rendita facendo il minimo possible, perché’ non ha livelli di educazione o competenze che permettono di competere più su. Lo dicono i numeri: un terzo dei giovani sardi non vuole nemmeno finire le scuole superiori, cioè’ non si vuole formare. E con queste competenze, che cosa puoi produrre se non manovalanza per case al mare o qualche altro call center? Soru vedeva un mondo Sardo pensando che la maggiorparte dei Sardi fossero tipo Emiliani imprenditoriali che aspettavano l’avanguardia per finalmente migliorare l’isola. E ha scoperto che la maggiorparte dei Sardi non vuole le coste vergini, perché non sa Creare i servizi per il turismo di qualità che Soru sognava. Piuttosto, preferisce il classico uovo oggi che la gallina domani: meglio due blocchetti e l’ennesima casetta. E al merdaio tramandato, ci si penserà’ domani. La politica, come il mondo, e’ imperfetto e Soru non e’ da meno. Ma rimane il politico che ad oggi più’ ha fatto per la Sardegna. E per aver scomodato i feudatari Sardi e’ stato distrutto come pochi. Poi ha cercato di trarne beneficio. Forse si: ma lo ha fatto in maniera platealmente disonesta? Io onestamente se dovessi mettere Funtanazza in mano a qualcuno, probabilmente lo darei ancora a Soru, perché’ e’ uno dei pochi imprenditori capaci. E pure nella mia diffidenza, dubito che farebbe uno schifo come tanti altri. Poi ci guadagnerebbe dei soldi? forse si, ma cosa c’e di male? Per concludere: se anche uno come te, che e’ intelligente e vede oltre la superficie, distrugge Soru cosi, penso che dai il peggiore incoraggiamento alle persone in gamba a farsi avanti. Perché nelle tue pur abilissime e acutissime critiche, per farti contento ci vorrebbe un superuomo, che non esiste. Ed essendo la politica cosi difficile ed e’ impossibile da fare perfettamente, probabilmente la maggiorparte concluderebbe: meglio farsi i cazzi propri e pensare al proprio. Scusa per la lunga risposta e saluti.

    • l’analisi di Vito mi sembra corretta, e più che un’ opera di distruzione di Soru mi pare che sia un punto di domanda sulla onestà intellettuale di Fois…
      Soru mi pare abbia un ego superiore alle sue capacità, che secondo me sono notevoli
      è vero che ha fatto nascere un sogno, per i Sardi, e che con la stessa infantile immediatezza lo ha sepolto…

  8. Comunque il ppr non ci sarebbe mai stato, e pure gli ultimi concorsi decenti in regione, un minimo di razionalizzazione delle competenze tra regione ed enti locali, un freno agli sperperi nella formazione. Funtanazza e scivu meglio nelle sue mani che in quelle di lupi famelici. E Tiscali ha dato e da ancora da mangiare a tante persone. Niente a che vedere con Berlusconi, le idee erano buone, il carattere meno.

  9. L’articolo rivela non soltanto che il re è nudo, ma che lo è sempre stato.
    Soru non ha e mai ha avuto niente a che vedere con la sedicente “sinistra” (ammesso che esista), e in questo era allineato a gran parte della nomenklatura e del bacino elettorale che lo sosteneva (che alla Sinistra erano legati soltanto dal romantico ricordo di un’antica militanza e da una bolsa e sterile idiosincrasia verso il pianeta berlusconiano).
    Il problema non è tanto lui che ha occupato quello spazio che il “mercato politico” all’epoca offriva (si sarebbe candidato con il centro destra se le circostanze gliel’avessero permesso), quanto quella massa di polli che l’hanno sempre sostenuto e ancora continuano a farlo, senza riuscire a vedere in lui quello che è, ossia il rappresentante di una politica liberale e liberista (non a caso è stato molto vicino a Renzi, e forse tutt’ora lo è) che qualunque manuale di scienza politica economica rubrica come “destra”, anche se con venature ambientaliste e con tendenza esercitare poteri regolatori in ambito economico, da cui forse deriva l’equivoco.
    Era ed è un imprenditore e come tale ha seguito – legittimamente – le sue visioni e in alcuni casi i suoi interessi.

  10. Giulio Cherchi says:

    Già il fatto che di una stagione politica non si sia fatta un’analisi considerando tutti i fattori che l’hanno determinata è la migliore descrizione.
    Cioè l’arrivo della spettacolarizzazione della politica, la crisi dei partiti, la partecipazione trasformata in tifo, la mancanza di luoghi di elaborazione, la ricerca comune dei compromessi, il coinvolgimento dei ceti subalterni, il dominio degli interessi imprenditoriali. Non si considera neanche di come si arrivò a quella candidatura, che all’inizio replicava quella di Grauso, anzi si connotava più di destra.bche fu rifiutata dalla dx per poi finire a sinistra per la spaccatura dentro i ds.
    Per esempio, nessuno sa quello che fu fatto dal consiglio regionale dove erano ancora presenti personalità forti di destra e di sinistra che provenivano da un mondo precedente a quello attuale. Quando fu spazzata via quella classe dirigente il consiglio regionale finì per non avere più alcun peso, anche le statistiche sulla produzione legislativa sono cadute terribilmente in basso.
    Quella vicenda andrebbe considerata mettendola a paragone con la fase che l’Occidente stava vivendo e continua a vivere. Così si vedrebbero terribilmente i suoi limiti e il perché fu abbandonata dai propri elettori e non fu più possibile riprendersi almeno a sinistra.
    Lì si è rimasti senza saper analizzare le cause. Quindi essendo destinati a riviverle.

    • Elio pillai says:

      Credo che si corretta l’analisi fatta da Biolchini su Soru.
      Soru si è candidato in Sardegna come imprenditore e non amava la politica e tantomeno i partiti,sopportava male persino quei partiti che l’avevano sostenuto e eletto.
      lui Odiava i politici e la politica in generale.
      Odiava la politica come mediazione di interessi generali.
      Infatti lui scende in capo in Sardegna come Berlusconi in campo nazionale.
      Promettendo rivoluzioni ,benessere di ogni tipo,salvaguardia ambientale e soprattutto liberismo e il libero mercato ecc ecc.
      Soru politico aveva in comune con Berlusconi politico ,un conflitto di interessi enorme.
      I suoi tifosi sostenevano che si era dimesso da amministratore di Tiscali .Verissimo.
      L’osservazione più banale che veniva in mente subito senza fare grandi riflessioni era ed è ancora, che nessun amministratore avrebbe operato in borsa e in altri settori economici senza il consenso del suo vero padrone ,tolta l’ordinaria amministrazione di pagare luce ,stipendi e fornitori.
      Soru l’ambientalista?
      Un gruppo di intellettuali sardi hanno costruito intorno a Soru un immagine farloca.
      Soru non era né un ambientaliste , né un politico, ne un democratico.
      Soru era un imprenditore con la cultura liberista e del mercato libero senza regole..
      Così come non l’hanno mai amata tutti gli imprenditori che hanno governato la cosa pubblica.
      le discussioni gli davano fastidio.
      La democrazia non faceva parte del suo bagaglio culturale
      Lui agiva in regione da amministratore delegato.
      Piaceva ai più perché era un decisionista .
      Io non l’ho mai votato da uomo di sinistra.
      La storia di Funtanazza la descrive bene Biolchini.
      La sua villa a villassimius occupava spazio verde e l’ingresso al mare ai bagnanti, come le ville di Berlusconi e di Beppe Grillo,l’altro ambientalista.
      In quel periodo accompagnai un deputato di Rifondazione al carcere di Is Arenas.
      Il direttore ,durante il giro di ricognizione del carcere ci porto fino al mare e indicandoci Funtanazza, che confinava col carcere, ci informò che c’erano pressioni da parte della regione Sarda (governata da Soru)al Governo (Prodi) per dismettere le carceri di Is Arenas.

      È ,purtroopo ,vero che i dirigenti che hanno governato i partiti in questi ultimi 25 anni, hanno fatto,e purtroppo continuano imperterriti a fare tantissimi errori.
      Quando la politica lascia lo spazio all’antipolitica,
      germogliano altri errori e orrori, nascono i Berlusconi,i Soru,illy caffè,i Salvini,i Renzi,persino i Beppe Grillo,per non parlare di Pigliaru con la sua covata di docenti universitari.

  11. Non fa una piega, analisi perfetta, descrizione lucida, conclusioni condivisibili (quello di ricalcare i passi – scordandosi il passato – è un fenomeno che ha preso piede: sassari, quartu sinnai solo per citare i centri più grandi, bisognerà aprire una riflessione prima o poi…). Solo un appunto: la notizia data dai giornali sardi? LOL https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/19/sardegna-lalbergo-sul-mare-di-renato-soru-bloccato-dalla-legge-salvacoste-voluta-da-soru/5837951/?fbclid=IwAR1nhQyxjHXtUFDdXPrLtgHTqoiFhHMjKbaDgDZjMf8Ja2BUT9xKsQRMh9Y Diamo a Cesare quel che è di Cesare…

  12. Lucia Ientile says:

    Wow, devo dire che, da distante avevo inquadrato Soru proprio così come lo hai descritto, mi pareva una vittima. Grazie per il chiarimento! Mi spiace constatare che è l’ennesima sconfitta che la Sardegna subisce. E come sempre centra c’è quel partito che Occhetto aveva cercato di modernizzare…togliendo falce e martello…che si è perso definitivamente nel radical chic… Finché i giochi di potere saranno il primo pensiero di un individuo politico nessuno si accorgerà che tra una trentina di anni Cagliari e gran parte della Sardegna non esisteranno più, saranno letteralmente sott’acqua!!! E allora?

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