Che meraviglia le conferenze stampa del presidente Solinas! Per fortuna che restano in rete, perché già sento che quando tutto questo sarà finito me le guarderò di nuovo, per assaporare ancora una volta il gusto di quei mille “stiamo lavorando”, stiamo predisponendo”, “presto presenteremo”, “stiamo aspettando risposta”, “ci sono dei ragionamenti in corso”, “abbiamo intenzione di”, e via promettendo.
Ogni giorno per Solinas l’importante è prefigurare scenari e dire solennemente “domani”; un po’ come noi genitori facciamo con i figli piccoli, perché tanto sappiamo che il giorno dopo si saranno già dimenticati della nostra promessa, oppure avremo un’altra scusa pronta, un altro “domani” da giocarci. E infatti l’opinione pubblica bambina si beve tutto, comprese le grandiose idee per il comparto turistico, stasera esposte dal presidente della Regione. Niente di scritto e di definito, per carità, non sia mai! Accontentiamoci dell’idea.
Quindi, le novità sono le seguenti. In Sardegna quest’estate potrà passare le vacanze da noi solo chi potrà sventolare allo sbarco l’esito di un tampone negativo, accetterà di farsi fare un test rapido antivirale, nonché di essere costantemente monitorato da una app.
E con questa regola, quanti turisti pensiamo che possano realmente arrivare nell’isola?
Non solo: proviamo a ribaltare la questione. E se io, sardo, voglio andare in vacanza in una destinazione che applica le stesse regole volute da Solinas, come faccio? Chi mi fa il tampone, posto che i nostri laboratori hanno ancora una capacità minima (ieri poco meno di 300 tamponi, mentre il Piemonte si organizza per farne diecimila al giorno)?
Perché il presidente Solinas spaccia ancora l’idea di un’isola “Covid free” quando, il numero di tamponi processati in Sardegna quotidianamente è ancora bassissimo?
Intanto, in un tripudio di annunci, non si ha notizia più delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che dovrebbero curare i contagiati a casa (“sono pronte a partire” annunciava solennemente sei giorni fa l’assessore Nieddu), né qualcuno sa dire esattamente che cosa abbia prodotto nel suo primo mese di attività il nostro Comitato Tecnico Scientifico.
Una cosa è certa: uno dei suoi quattro componenti, il professor Luca Pani, si è dimesso dall’incarico. C’è chi dice dieci giorni fa, c’è chi dice addirittura pochi giorni dopo la nomina. Oppure c’è una relazione con il caso Inpeco-Brotzu?
La questione evidentemente genera grande imbarazzo se non è stata ancora comunicata dalla Regione, ma tant’è.
Di sicuro il professor Pani ieri ha sbottato contro la politica e su Facebook, in un post dal titolo “Deliri da incompetenza”, ha scritto:
Ci troviamo in una situazione di una complessità impressionante, governati da incompetenti assoluti, che pensano solo al loro presenzialismo narcisista e non hanno nessuna idea di quello che dicono o fanno. Ma restano al loro posto. Per reggere l’immensa contraddizione quotidiana tra quello che annunciano e quello che realmente succede non possono far altro che delirare.
E ancora:
Il delirio finale è quello secondo cui gli incompetenti che ci governano sono convinti di essere capaci di combattere contro un’armata invisibile che in 4 mesi ha messo in ginocchio il mondo. Il vero delirio è la convinzione, che resiste a ogni critica, giudizio o fatto inequivocabile, che questi signori sappiano quello che fanno. Non lo sanno.
E infine, la stoccata finale:
La prossima volta selezionate una classe dirigente responsabile che almeno di fronte all’incompetenza si faccia da parte invece che delirare. Ricordatevene quando andrete a votare, è una scelta di vita o di morte. Letteralmente.
Caro professore, questo ultimo paragrafo lo sottoscrivo all’istante. Ma, giusto per capirci, lei a chi si sta riferendo, esattamente?
In una totale assenza di una reale politica della gestione sanitaria che vada aldilà del proclama come si pensa di poter gestire davvero la stagione turistica?
Non è che la millantata “riapertura” di porti e aeroporti è del tutto strumentale e serve a portare acqua non all’autonomia della Sardegna ma allo scontro che Salvini e Meloni (quest’ultima nota autonomista-indipendentista!!) preparano con il governo nazionale che (lo spero!) bloccherà questa follia?
Con trecento tamponi al giorno siete davvero sicuri di poter monitorare la gente che arriva da fuori quando non si conosce neppure il reale andamento dell’epidemia in Sardegna? E le regioni del nord sono davvero in grado di dare a eventuali turisti intenzionati a venire in vacanza sull’isola il fantomatico “passaporto sanitario” del tampone negativo? Quali sono poi i test (veloci?) che si intendono fare una volta che i turisti sbarcheranno? E se qualcosa non funziona, cosa facciamo? Creiamo dei lazzaretti dove metterli in quarantena? A spese di chi?
Purtroppo l’Italia non ha una opposizione Portoghese.
In Portogallo hanno evitato di fare i furbi e hanno capito che, in determinate situazioni, non è il caso di fare i coatti. Ma qui non è così.
Si è creata una situazione paradossale dove, invece di marciare uniti, assistiamo a una voglia di prestazione da parte di Governatori, Capitani dellaMadonna, Patriote alla IosonoGiorgia e via discorrendo che, facendo finta di essere collaborativi, in realtà sono tutti lì ad aspettare le mosse del Governo aspettando esclusivamente di addentare l’osso, qualunque cosa si faccia e qualunque cosa succeda.
Dall’altra parte Conte che, avendo capito il giochino, e cerca di non farsi impallinare. E così gira (si fa per dire) il mondo e l’umanità, col rischio evidente dello stallo perpetuo e dell’imminente e forse inesorabile disastro economico.
Nel frattempo non si sente altro che dire “bisogna dare soldi a tutti”, 600 euro sono pochi, nessuno deve più pagare tasse.
Tutto bellissimo e forse anche condivisibile, almeno in parte. Per esempio, perché 600 euro? Personalmente io ne vorrei almeno 6.000, giusto perché sono modesto eppure, 600 euro sono sicuramente pochi ma rimane il fatto che, in pochissimo tempo, sono state messe in atto almeno tre finanziarie pesanti. Qualcuno dice che bisognerebbe puntare i piedi e prendere a pappine l’Europa senza dire però da dove e in che modo procurare il malloppo. Si nisciinusu pagada e tottusu bolinti dinai, viene spontanea una domanda. Tasse più per nessuno, soldi a tutti, però…de aundi? Picchiamo a sangue gli Olandesi, i Polacchi, gli Austriaci, i Norvegesi, i Danesi, gli Ungheresi, gli Austriaci e i Tedeschi?
E poi. Vero che le difficoltà sono tante e notevoli ma siamo proprio certi che nessuno (proprio nessuno?). avesse qualche scorta e sia in grado di resistere uno o due mesi? Vabbè, sarà così.
Fatta questa piccolissima premessa di carattere metodologico, a mio modesto avviso, il Governo, capita la tattica sopraffina, dovrebbe agire in maniera molto decisa e concisa.
Poche, semplici e sintetiche direttive di carattere Nazionale e, allo stesso tempo, fare quello che, a parole, richiedono a gran voce i vari Fontana, Toti, Cirio,, Zaia (anche se quest’ultimo in.maniera più credibile), inzullati dal Capitano dellaMadonna.
Per l’esattezza dare AUTONOMIA DECISIONALE ALLE REGIONI.
Volete aprire tutto? Volete chiudere tutto? Ok. Prendete decisioni autonome, fate quello che ritenete più opportuno fare però ve ne prendete anche tutte le responsabilità e, siccome siete comunque, oltre che Lombardi, o Piemontesi, anche Italiani e le popolazioni che rappresentate non hanno colpa delle vostre eventuali cazzate, se sbagliate, SUBITO COMMISSARIATI per il tempo che occorre.
Non per altro ma giusto per mettere un po’ i puntini sulle i.
Detto questo, ritengo che le situazioni non siano omogenee e che i 3 casi di contaggio al giorno in Sardegna non siano comparabili con la situazione in Lombardia o in Piemonte per cui potrebbe essere giusto e legittimo pensare davvero alle specificità piuttosto che all’unanimismo. Però allora forse è arrivato anche il momento che gli Enti Territoriali, invece di aspettare il nemico sulla riva del fiume, AGISCANO DI CONSEGUENZA e se ne prendamo, oltre ai meriti, anche le responsabilità evitando di stare a gridare e basta.
Rimane obiettivamente il fatto che anche il Governo forse dovrebbe finalmente porsi il problema (anche lui) di prendere delle decisioni politiche e pensare un pochino a governare “gli esperti vari ed eventuali” piuttosto che limitarsi esclusivamente a “farsi governare”. E anche questo, nonostante gli si riconosca l’attenuante di quelli che aspettano dietro il muretto a secco, è sicuramente un aspetto di non poco conto.
Però, bando alle ciance e, per una volta almeno., visto che potrebbe essere questa l’occasione giusta…AUTONOMIA ALLE REGIONI, AUTONOMIA VERA.
Dopo di che però naturalmente….vediamo l’effetto che fa.
As scritu bèni, tziu Vitu, e lassamí açungi una cosa: in prus’e totu custu, ¿cussu concali’e Solinas, a is istranjus chi lòmpint in Sardinha, unu bucicòni a conca puru si dhu bòllit donai? ¿O fortzis dhus custringit su méigu a bènni innòi?
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E’ risaputo che il “Goveratorone” è uno che vive di annunci, uno che produce solo aria.
E’ astuto ma senza coraggio, è uno che ama scrutare da dietro le persiane socchiuse per cogliere l’attimo.
Ma prima o poi dovrà uscire alla luce. Sarà quello il momento in cui metterà il piede in fallo, il momento in cui mostrerà alla massa sardo-leghista la sua inettitudine.
Ora, seguendo la strategia folle del suo mentore padano vuole disobbedire al Governo?
Bene!
Aspettiamo la mossa!
Potrebbe essere decisiva per le sue sorti!
a chi si sta riferendo? già, a chi?
mi sembra chiaro che il professor Pani si riferisca al tenente Ginko, il quale pur non essendo mai riuscito a catturare Diabolik è stato eletto sindaco dalla popolazione di Clerville, oppure al Commissario Basettoni, da qualche anno sindaco di Topolinia.
No! forse si riferisce a Paperoga, commissario prefettizio di Paperopoli…
o forse al Conte Oliver, presidente della regione dei bassifondi di New York… o forse a Tex Willer?
E’ chiaro che i riferimenti del professor Pani sono solo frutto della sua fantasia.
Visto cosa combina la monocoltura turistica? Siamo nella merda perché il villico locale non ha il suo lavoro da sguattero e zeracca per 3 mesi l’anno, mentre la soluzione sembra più tavolini, più lettini, meno regole.