Se non fosse che viviamo giorni difficili ci sarebbe veramente da ridicolizzare senza pietà quanto sta succedendo nelle segrete stanze della Regione Sardegna. Due sere fa, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte teneva una drammatica conferenza stampa nella quale informava gli italiani dell’inasprimento delle misure di contrasto al Coronavirus, il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas provava ad imitarlo, emanando un’ordinanza (la terza) a dir poco draconiana, con la quale imponeva la quarantena a tutti coloro che fossero sbarcati nell’isola a partire dal 24 febbraio. Tutti, nessuno escluso:
Tutti i soggetti in arrivo, nonché quelli che abbiano fatto ingresso in Sardegna nei quattordici giorni antecedenti alla data di emanazione della presente ordinanza hanno l’obbligo di osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario per 14 giorni.
Le implicazioni di questa ordinanza erano colossali: migliaia di persone in quarantena. E non solo quelle provenienti dalle zone rosse dell’Italia del nord, ma proprio tutte. Perfino, paradossalmente chi aveva fatto un fine settimana in una zona non colpita dal virus, o chi era andato e tornato in giornata per motivi di servizio (medici, magistrati, perfino poliziotti). Tutti. Tutti condannati all’autoreclusione per decisione di Solinas.
Però, perché costringere tutti alla quarantena quando nella stessa ordinanza si faceva riferimento chiaramente alla necessità di contrastare “l’esodo di un così elevato numero di persone provenienti dalle zone cosiddette rosse” che “potrebbe comportare l’ingresso incontrollato in Sardegna di soggetti a rischio di trasmissione del virus con conseguente grave pregiudizio alla salute pubblica”, evidenziando l’anomalo flusso di persone verso le “seconde case ad uso turistico”? Non dovevano essere solo questi, i settentrionali rifugiatisi nelle loro case al mare, i destinatari dell’ordinanza?
Sta di fatto che la giornata di ieri è stata drammatica per tanti sardi che improvvisamente, per la mal riposta solerzia di Solinas, si sono ritrovati in quarantena.
Ma il pugno di ferro presidenziale non era destinato a durare a lungo.
Nella tarda serata di ieri dalla Regione è arrivata infatti la nota esplicativa della terza ordinanza presidenziale con la quale si spiega che no, sono obbligati alla quarantena solo coloro che negli ultimi quindici giorni sono arrivati dalle zone rosse del nord Italia (e si elencano anche numerose eccezioni). Della serie “scusate abbiamo scherzato, perdonateci se vi abbiamo fatto perdere tempo, ci siamo spiegati male, ci rimangiamo l’ordinanza e sicuramente presto ne emaneremo un’altra”.
Insomma, se ci serviva la dimostrazione che ai vertici della Regione c’è molta confusione, approssimazione, poca lucidità (in una sola parola, inadeguatezza), l’abbiamo avuta.
Ora ne sono certo: per gestire l’emergenza Coronavirus in Sardegna serve un commissario.
Post scriptum
Leggetela bene la nota esplicativa, perché c’è scritto che tutti coloro che da avantieri sono arrivati in Sardegna (“senza distinzione di provenienza”) sono costretti all’auto quarantena.
Sinceramente sono senza parole.Sono orgogliosa di essere sarda ma resto allibita per le scelte politiche fatte dai sardi,prima tutti per i 5 stelle poi tutti per Salvini ed ora siamo nei pasticci totali.Ma ogni tanto votare persone competenti?
I Sardi hanno voluto (noi Sardi abbiamo voluto!) la bicicletta forata? Bè, che pedalino! Anche se devono portare corpi morti, sulla canna!
A parte la grave situazione contingente, per la quale comunque è evidente la totale inadeguatezza di questo governo, ci vorranno anni per mettere riparo ai danni causati dalla truppa di questo solerte sergente Garcia.
È capitato più o meno lo stesso per la sua laurea: prima si è dichiarato dottore poi ha spiegato in quale disciplina, poi ha presentato la tesi, se avrà tempo la discuterà