Come un fulmine a ciel sereno, esplode “improvvisamente” la crisi del Porto Canale di Cagliari. Una infrastruttura costata mille miliardi di vecchie lire, entrata in funzione appena sedici anni fa e che per stare in vita avrebbe bisogno di una quota assai limitata del traffico container che interessa il Mediterraneo. Per mantenere questo livello di occupazione basterebbero infatti circa 300 mila teu all’anno, a fronte di un volume di traffico complessivo nei porti italiani di dieci milioni di teu. Poca roba, insomma. Ma ora si è scesi a poco più di 200 mila.
È chiaro che la situazione è talmente grave che meriterebbe di essere indagata.
Lasciando perdere la falsa pista della concessione paesaggistica (non è la mancata espansione che ha portato a questo stato di crisi), qualche domanda dunque, è d’obbligo.
La prima: è sicuramente apprezzabile la mozione urgente presentata ieri dai consiglieri regionali del centrosinistra, ma dov’erano il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda (anch’egli firmatario della mozione) e l’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras quando negli anni scorsi maturava la crisi di questa infrastruttura? Quali iniziative hanno messo in campo negli anni in cui hanno governato, per evitare che si arrivasse a questa situazione di crisi profonda?
Perché l’impressione è quella di una situazione volutamente abbandonata al suo destino.
C’entra allora qualcosa (e questa è la seconda domanda) il progetto di metanizzazione dell’isola?
A Giorgino, cioè nell’area contigua al Porto Canale, dovrebbe infatti sorgere uno dei due grandi impianti di rigassificazione del metano destinati ad arrivare in Sardegna via nave.
Non è che i traffici e gli interessi del Porto Canale confliggono in qualche modo con quelli della metanizzazione e allora è meglio sacrificare i container per fare spazio (in modi e tempi che io non capisco, ma la mia è una domanda, non una allusione) al gas?
La sassarese Piras, grandissima sostenitrice del progetto di metanizzazione dell’isola, potrebbe rispondere a questa domanda. Ma se vuole, visto che per cinque anni è stata assessore all’Industria, anche alla prima.
RSVP
Pigliaru è stato sollecitato e interpellato per 5 anni sul porto canale. La sua risposta è stata 5 anni di silenzio come d’altronde tutte le interpellanze a lui rivolte. Non è purtroppo una questione di appartenenza politica, ma solo di incapacità amministrativa. Lui è un ottimo docente e una bravissima persona ma nei fatti un pessimo politico.
La zona franca potrebbe essere una soluzione?
Sicuramente la crisi del porto canale era imprevedibile, se no una persona competente come il prof. Dott. Deiana l’avrebbe previsto e sarebbe stato capace di prendere le contromisure.