Prima pagina della Nuova Sardegna di martedì 7 marzo 2o17: la stessa notizia pubblicata a 25 pagine di distanza
Ci avete mai fatto caso? Ci sono dei temi che ciclicamente tornano all’attenzione dell’opinione pubblica sarda e che vengono trattati come se tutta l’elaborazione precedente non fosse mai esistita. Scoppia, ad esempio, la questione del nuovo statuto di autonomia: si fanno incontri, documenti, riunioni, poi il tema scompare dalle prime pagine dei giornali, fino a quando qualcuno non lo ritira fuori come se fosse nuovo di zecca, ignorando le faticose conclusioni a cui si era giunti anche solo qualche mese prima. E si ricomincia daccapo.
Lo stesso vale per gli attentati agli amministratori (tea che si affronta ignorando ricerche e dati faticosamente acquisiti), oppure la sanità o i trasporti: Sempre gli stessi ragionamenti, a scapito di ciò che ci dice la realtà.
Anche la questione dello spopolamento dei nostri piccoli paesi viene trattata da tempo sempre allo stesso modo. La Nuova Sardegna ci sta regalando in queste settimane un’inchiesta a puntate molto interessante (tanti dati, tante storie), approfonditi reportage dai paesi destinati a scomparire. Tutto molto bello e giusto, se non fosse che di nuovo non c’è nulla perché pezzi così i nostri giornali li fanno ciclicamente da anni.
Questa ritualità purtroppo impedisce di vedere elementi nuovi che potrebbero aiutarci a capire il fenomeno, e la riprova di ciò l’abbiamo avuta ieri, quando in prima pagina sempre sulla Nuova, accanto alla notizia sullo spopolamento di Ussassai, ce n’era un’altra che riguarda tutta l’isola: “Natalità, Sardegna ultima in Italia”.
Ora, se tutta la Sardegna soffre di denatalità, perché dovrebbero fare eccezione i nostri paesi? Il dato complessivo non è quindi generato dal fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri ma da una dinamica ben più vasta e complessa che riguarda anche i centri medi o grandi. Perché anche Cagliari (udite udite) da tempo perde inesorabilmente abitanti.
Il tema dello spopolamento e della denatalità riguarda purtroppo tutta la Sardegna, non una particolare zona, e le eccezioni confermano solo la regola. Solo invertendo il trend generale e affrontando il problema su scala isolana ci sarà una speranza per nostri paesi. Invece i nostri amministratori e la stragrande maggioranza dei nostri intellettuali immaginano di intervenire su situazioni ad hoc, con una strategia destinata a fallire (e infatti sta fallendo), frutto di schemi usurati come quello del dualismo città/campagna che nella Sardegna di oggi non ha veramente più alcun ragion d’essere.
In tutta la Sardegna non si fanno più figli, nelle zone ricche come nelle zone povere, nelle zone interne come in quelle esterne: interrogarci su cosa succede a Ussassai ci aiuta a capire il fenomeno nella sua complessità? Probabilmente no. Non basta tenere aperti una manciata di uffici postali, scuole e caserme, perché il problema è più drammatico e attiene alle ragioni profonde per le quali i sardi (tutti i sardi) non credono più nel futuro.
A questo punto bisognerebbe cambiare punto di osservazione e dotarci di nuovi schemi di interpretazione della realtà. Perché oggi, come il mitologico Sisifo, che doveva ogni giorno spingere un masso fino alla cima di un monte per vederlo poi nuovamente rotolare giù, anche i sardi sono costretti a questa fatica immane. Parlano, discutono, litigano, ma in definitiva stanno fermi nelle loro convinzioni: frutto di stereotipi e convenienze.
Il Sardo sta scomparendo? Ma, il Sardo si sta suicidando?
Nel 2011 i sardi erano 1.675.000. Al 31 dicembre scorso, “se ne erano andati” in 21.000!
Beh, fermo restando essere questa (per ora) soltanto una tendenza, perché dati concreti son ricavabili onde trarne conclusioni, solo nel “lungo” periodo di cento anni, ma è certo bene, si ponga sul tavolo un qualche pensierino che possa aiutarci ad inquadrare le problematiche istigatrici di questo suicidio collettivo!
A ciascuno il suo, ed io mi esporrò su ciò che mi compete. Ebbene, il Sardo (diciamo dell’ultimo secolo) è stato sempre oggetto di feroce, quasi criminale accanimento da parte di quell’italietta, ch’egli aveva in gran parte, prima costituito in regalo ai piemontesi, e poi salvato dagli Austriaci! Beh, tutto ciò ha significato proprio un bel nulla per i governanti italioti del primo dopoguerra. Quelli successivi poi hanno subissato la Sardegna di inenarrabili criminali bombardamenti che hanno ucciso uomini nel pieno delle forze, uomini e donne ancora nel ventre materno, animali, ed il territorio stesso dell’Isola comprese aree marine, che se apparentemente non si ribellano, in effetti sono di già state suicidate dall’italietta perché non produrranno più nulla forse per secoli! Proprio quell’italietta alla quale si rivolgono amabilmente proni i governanti ed intellettuali sardi, ringraziando a mani giunte per tutto il male ch’essa ci fa! Beh, cosa ne pensi caro lettore? Fin quì pare sian presenti motivazioni tali da risultare decisamente orientate a spingere il Sardo verso il “suicidio”!
Ma, esiste un ambito che attiene ad una sfera che nulla ha di così pratico, ma rende ancor più percepibile la necessità di volgersi al suicidio! AL SARDO E’ STATA TOLTA LA SUA IDENTITA’ ! E quindi, entriamo nella sfera culturale, che solo chi vola in superficie ritiene non entri nel terribile gioco di cui si discute in questo luogo!
Al Sardo (e prendo in esame solo gli ultimi sessant’anni) E’ STATO INSEGNATO che esso è l’ultimo della classe in qualsiasi ambito dell’umano vivere, sia pratico che intellettuale! Lui è stato sempre colonizzato! Anzi, forse è stato l’unico ad essere stato persino “pecolonizzato”, in più non ha mai avuto la capacità di costruirsi qualcosa in pietra, in metallo, ma è sempre dovuto venire qualche forestiero ad insegnarglielo; inoltre lui che vive in un’Isola ha sempre odiato il mare! E’ stato l’unico nel Mediterraneo che non ha mai saputo scrivere finché non sono arrivati i “fenici” che POI SI E’ DIMOSTRATO NON ESSERE MAI ESISTITI!
Il Santo Padre dei sardi quel Lilliu Baruminesu, ha ripetuto per sessant’anni che i Sardi al cominciare del I° secolo a.C. erano appena 250.000 (invece poi si è scoperto che erano 7.000.000)! Per nascondere il Nostro Grande Passato ha continuato ad operare, il Baruminesu Zuanne, nascondimenti vergognosi come lo stabilire la data di edificazione del primo Nurake verso i 3.500 anni fa! Mentre in verità, il Nurake ha la stessa età di tutti i più antichi Templi della più antica umanità: circa 12.000 anni! Ha raccontato per trent’anni che il Nurake nella sua architettura ci era stato insegnato dai Micenei! Ha nascosto la Veneretta di Macomer, relegandola al neolitico, mentre Gennaro Pesce l’aveva assimilata alla statuetta di Savignano ed infatti ora la statuina è riconosciuta avere più di diecimila anni!
In più, ora ci si son messi pure i “genetisti” dell’università di Sassari, adoratori del Santo Padre Baruminesu, nonché sfegatati copincollisti dei sardi archeologi che son fermi ancora ai blocchi di partenza, i quali “genetisti” ci vogliono dimostrare che 7.700 anni fa sono venuti dei forestieri ad insegnaci agricoltura e pastorizia! Senti, senti lettore attento, han detto ciò essendo già cinque anni che qualche centinaio di genetisti ha già dimostrato che l’Europa era abitata da una meta-popolazione Simile geneticamente ai Sardi odierni! Quei genetisti raccontarono ciò nei loro studi, perché squadre diverse di scuole diverse, sono andate dimostrando la presenza di “agricoltori similsardi” in tutta Europa, dall’Iberia all’Ungheria, passando per Germania, Svezia, Austria (Oetzi) e Bulgaria a partire da 7.400 anni fa!
Questo è stato UN FURTO D’IDENTITA’ PERPETRATO AI DANNI DEL SARDO che si guarda indietro e vede solo il vuoto! Nulla vede (secondo la vulgata) che gli sia di conforto, di spinta fiduciosa su cui far leva per andare avanti! Mentre nella verità il suo Antichissimo ed Antico Passato è fra i più luminosi della storia dell’umanità, come affermano gli autori classici, e qualche onesto studioso moderno!
E poi, caro lettore, per completare il quadro, non ti voglio parlare della Limba Sarda, perché non è il mio campo! Ma, non ti pare che la ormai morta lingua sarda sia un altro atto criminale consumato dagli intellettuali sardi, dai governanti sardi, dalle madri sarde (perché furono esse ad iniziare ed ancora si ostinano a farlo) ai danni della ormai perduta identità del Sardo, al quale non resta se non una cosa da fare: suicidarsi COME SARDO!
mikkelj
E hai dimenticato le scie chimiche!!
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2013/08/02/news/le_origini_dell_uomo_europeo_e_non_solo_scritte_nel_dna_dei_sardi-1766551/
interpretazione della realtà? cambio di paradigma?
troppo complicato. devo andare ad un’apericena! ne parliamo un altra volta. forse
ciaone
Stiamo fallendo semplicemente perchè la gestione economica e politica in Sardegna segue schemi validi a livello nazionale ma da noi non funzionano. Abbiamo la terzultima densità abitativa, ma si applicano gli stessi principi validi in Lombardia. E quindi va bene l’ASL unica perchè in Lombardia 1,6 milioni di abitanti li gestisce solo una ASL, va bene 1 ospedale in tutta la provincia tanto sono poche decine di migliaia di abitanti, va bene solo una superstrada, tanto intorno ci sono solo paesini, va bene una sola caserma dei carabinieri in tutta la provincia. E poi ti ritrovi con una ASL che gestisce un territorio grande quanto il centro Italia, un paziente che ha l’ospedale più vicino a 40 km perchè il suo, se aperto, chiude alle 20 come un supermercato qualsiasi, un pendolare che impiega 2 ore per 60km di strada, una pattuglia che arriva dopo un omicidio 2 ore dopo perchè la caserma più vicina è a 30km e l’omicida fa in tempo a bruciare vestiti, auto, prove, complici.
Hai voglia tu a fare figli e restare isolato in una terra considerata da aprile a settembre. Chi resta e magari fa figli è un eroe, punto e basta.
Io non so se sia una notizia cattiva o buona.
Tutti i paesi sviluppati riducono il tasso di natalità.
Se guardiamo i dati mondiali, (http://www.worldometers.info/) l’aumento complessivo della popolazione è spaventoso. Associato ad altri dati (970.000 ettari di deforestazione solo quest’anno, 7 mld di tonnellate di CO2 emesse, etc.) fa sperare che il nostro trend del calo delle nascite sia imitato anche dai paesi asiatici e africani al più presto.