“Uniti si vince” ha detto il riconfermatissimo sindaco di Cagliari Massimo Zedda: per lui la ricetta della vittoria del centrosinistra anche a livello italiano non può che essere questa. Sì, ma uniti a chi? Al centrodestra travestito da Psd’Az che con il suo strabiliante sette per cento ha consentito a Zedda di evitare per un pelo il ballottaggio? Già fatto: a Roma si chiama “Partito della Nazione” e tiene in piedi il governo Renzi.
Oppure Zedda si riferiva all’accordo Pd-Sel che a Cagliari ancora regge? Se l’alleanza a livello italiano è saltata è stato anche a causa del referendum costituzionale che ieri il sindaco, in un tripudio di ipocrisia scambiato con la solita benevolenza dai giornalisti per verità, ha dichiarato di non conoscere: “Non ho ancora avuto ancora il tempo di leggere la riforma. Lo farò presto”. Incredibile, vero?
Nei giorni scorsi avevo indicato nella mancata visita di Renzi a Cagliari uno dei pilastri della strategia di Zedda (l’altro era l’alleanza con pezzi di centrodestra, rivelatasi poi vincente) e lo stesso sindaco mi ha dato ragione, sia quando ha negato di conoscere il progetto di riforma costituzionale di Renzi, ma soprattutto quando ha ammesso di avere chiesto al presidente del Consiglio di non venire in città! Perché l’appello di Renzi al referendum avrebbe scoperto il gioco: in questo centrosinistra cagliaritano e sardo che viene lodato come “laboratorio politico” perfino da intellettuali di area bersaniana come Miguel Gotor (evidentemente la confusione nel Pd non è solo di marca renziana) non c’è alcun progetto ma solo potere dei singoli e dei loro gruppi di riferimento.
La sinistra sarda ha poco in comune con quella italiana che con il renzismo ha deciso di farci seriamente i conti. Da noi no. Da noi prevalgono le rendite di posizione personali: dai posti in parlamento da preservare a tutti i posti a quelli meno onorevoli da addetto di gabinetto in un assessorato qualunque. È intorno al mantenimento di questo potere che la sinistra in Sardegna prova a costruire il proprio progetto politico, non il contrario.
Tuttavia il bivio di ottobre è lì ad un passo: cosa faranno Zedda e la sua pattuglia di Sel? Faranno campagna per il no (e la faranno da subito) oppure per convenienza si appiattiranno fino a scomparire pur di non collidere con Renzi? La sinistra sarda andrà per la sua strada oppure troverà un modo per mantenere strumentalmente una sua identità fittizia distinta da quella del Pd? Oppure dovrà seguire la strada di Gennaro Migliore (non a caso uno dei massimo sponsor politici di Zedda) ed entrare nel partito di Renzi?
Questo chiarimento è quanto mai necessario ed è ormai ineludibile. Nonostante le fanfare, i tripudi, le esaltazioni di Zedda come “risorsa nazionale”, per il sindaco di Cagliari il tempo dei contorsionismi rischia di essere finito.
Sì, ma il Pd?
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Oggi Ezio Mauro su Repubblica, riferendosi al Pd, parla di “identità perduta” del partito a causa della gestione Renzi. Quanto sta avvenendo in Sardegna sconfessa in realtà questa tesi, giacché da noi il renzismo è stata solo una etichetta che tutta la classe dirigente del partito si è sfacciatamente appiccicata addosso pur di sopravvivere al nuovo corso. Quindi se il problema del Pd è un problema di identità (chi sono e cosa faccio), questo persiste a prescindere da Renzi e quanto sta avvenendo da noi lo dimostra appieno. Anche alla vecchia classe dirigente che nell’isola regge il partito (vecchia nella formazione anche quando giovane anagraficamente) può essere imputato ciò che Mauro imputa al Pd di Renzi, cioè di essere animata da
uno spirito minoritario da piccolo gruppo eternamente spaventato, una cultura da outsider che non riesce a diventare maggioranza nemmeno quando ne ha i numeri in mano, e preferisce affidarsi a un microsistema variopinto di intrecci locali e amicali che per ogni incarico lo spingono a cercare il più fedele dei suoi uomini piuttosto che il migliore d’Italia.
Questa è la Sardegna del Pds-Ds-Pd e dei Popolari-Margherita-Pd dagli anni ottanta ad oggi. E Renzi non c’entra nulla. “Al partito serve l’anima” dice Mauro. Ma l’anima ogni corpo vivente la acquisisce nel momento stesso in cui nasce. Se a nove anni dalla sua nascita ci chiediamo se il Pd abbia o meno un’anima, vuol dire che non ce l’ha mai avuta e che non ce l’avrà mai. Scommettere in Sardegna sul Pd non ha proprio alcun senso perché le dinamiche che lo animano sono vecchie di trent’anni. Quindi di cosa stiamo parlando?
Parliamo dei Cinque Stelle?
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“Adesso anche i più testardi dovrebbero ammetterlo: l’alternativa al Pd e alle destre è rimasto il solo M5S, che, con l’Italicum, è l’unica forza, capace di contendere il governo nazionale a Renzi”. Andrea Pubusa fa sempre ragionamenti interessanti e anche il suo ultimo, raccolto nel post “Zedda vince col Pd proteso verso il Partito della Nazione”, lo è. C’è un piccolo problema però: che i Cinquestelle di Cagliari e della Sardegna non sono quelli di Roma o Torino. Da noi i grillini non si sono presentati alle regionali di due anni fa e alle comunali a Cagliari portano a casa la miseria di due consiglieri.
Il livello della classe dirigente sarda del partito di Grillo è ancora distantissimo dalle sfide che la nostra isola deve affrontare, e questo è sotto gli occhi di tutti.
Se anche in questa tornata elettorale l’astensionismo è aumentato è segno che Grillo da solo non basta a dare fiducia nella politica. Su Grillo c’è poco altro da dire, il movimento sulla Sardegna non ha una visione originale.
Quella che però dovrebbero avere gli indipendentisti.
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A distanza di due anni e mezzo dalle regionali, quel patrimonio ideale e di voti raccolto da Michela Murgia e da Sardegna Possibile si è completamente dissolto. Non è questo il momento per chiedersi come mai tutto ciò sia successo, ma solo condividere o meno questa considerazione.
Il tentativo di Enrico Lobina e di Cagliari Città Capitale di provare a riattivare alle comunali cagliaritane quei ragionamenti è fallito. Sardegna Possibile di fatto non esiste più, Progres in città non è andato oltre lo 0.5 per cento.
Gli altri partiti indipendentisti hanno scelto la pancia del centrosinistra per consolidare la loro posizione, e l’impressione che alle prossime regionali non proveranno neanche a costruire una alleanza capace di sfidare il Pd, quel che resta del centrodestra allo sbando e i grillini.
Cagliari poteva essere un laboratorio per provare a imbastire una alterativa agli schieramenti italiani, ma chi poteva dar corpo a questo progetto ha scelto altre strade, certamente più comode. Eppure io penso che questo sia l’unico vero progetto possibile per la Sardegna. Forse lo pensano anche i sardisti, il Partito dei Sardi e i Rossomori: che rischiano però di essere spazzati via dal Pd renziano. Anche per loro il referendum è un banco di prova. Si batteranno contro la riforma Renzi o la reputeranno una battaglia di retroguardia? I primi segnali non fanno presagire nulla di buono.
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Non c’è politica oggi in Sardegna, l’unica bussola delle nostre classi dirigenti è quella del potere. Non è questa una affermazione rassicurante me ne rendo conto, ma non possiamo continuare a negare la realtà. A farlo basta il nostro giornalismo, gravemente deficitario nelle ultime comunali cagliaritane e incapace di spiegare ai cittadini non tanto cosa sta succedendo ma soprattutto perché e attraverso quali logiche. Il caso della mancata visita in città di Boschi e Renzi, passata senza un perché come se niente fosse, ne è un caso eclatante. L’astensionismo crescente è anche colpa di chi dovrebbe spiegare cosa succede nel mondo della politica e non lo fa (oppure lo fa comodamente ex post). In questo modo ciò che dovrebbe aiutarci a superare la crisi, in realtà la aggrava.
C’è una distanza tra la realtà cagliaritana e l’immagine che gli osservatori politici ne danno: più o meno la stessa differenza che c’è tra il cognome “Zedda” pronunciato correttamente o pronunciato dagli speaker italiani. Sembrano la stessa cosa, ma non lo sono.
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Un post così lungo necessita di una conclusione breve: la classe dirigente e politica sarda spesso si riproduce per via familiare e familistica ma è nelle battaglia che invece dovrebbe essere selezionata. La prossima battaglia è quella per il no al referendum di ottobre. La Sardegna ha molto da dire a riguardo. Qui si parrà la nostra nobilitate. Di tutti.
Bah! Intanto è stato firmato il protocollo d’intesa per il nuorese. Adesso aspettiamo la firma del protocollo d’intesa per l’oristanese. E mi domando perchè non sia stato firmato un protocollo d’intesa per tutta la sardegna.
Gentile Vito, che lettura daresti riguardo alle posizioni di Sel sulla riforma sanitaria, è di queste ore la cronaca di un aperto conflitto con Pigliaru e a quanto pare è sceso in campo anche Zedda.
Sarà oggetto del prossimo post! 🙂
In campo? Sembrava che prima fosse impraticabile. Lavoro, non dipende dal Sindaco. La continuità territoriale e i voli da e per la sardegna, idem. I quesiti referendari sulle modifiche alla costituzione, non letti. E non proseguo dico solo che le bugie e le false illusioni della campagna elettorale hanno avuto la meglio: PPCS, Poetto, Stadio Rotonde e piazzette la forza innovatrice della sinistra sono stati questi temi. La forza della coerenza e del bisogno di vincere comunque. Ed ora tour per l’Italia e contestazione del programma della Giunta Pigliaru peraltro scesa, quella si come l’Università – Unica, a sostegno palese. Meglio niente. Ma con una nota non si molla, e prima risposta NO al referendum di ottobre.
Volevo segnalare agli entusiasti del sì che continuano a tessere le lodi dei risparmi che deriverebbero dalla (finta ) abolizione del senato, che la ragioneria generale dello stato ha (da molti mesi) smentito l’entità del risparmio sbandierata dal governo. La questione è stata oggetto di una interrogazione parlamentare, da cui è emerso che la boschi, su questo tema, ha mentito per mesi. Ha continuato a sostenere la balla del grande risparmio sapendo che non aveva fondamento. E continuano a mentire. Se dovete decisere di votare Sì, provate a farlo con una motivazione diversa. Il risparmio non esiste
È affascinante la qualità dell’informazione in Italia.
Volevo fare un approfondimento su quanto propone il sig. Franco, e ho trovato questo.
La Boschi dà queste cifre:
– Limitazione Senato indennità – 80 mln
– Limitazione Senato commissioni parlamentari – 70 mln
– Chiusura Provincie costo personale politico – 320 mln
– Chiusura CNEL – 20 mln
– Riduzione personale Senato – non quantificato
Totale 490 milioni di risparmi.
Il documento della Ragioneria dello Stato l’hanno visto i parlamentari e il Fatto quotidiano, ma in rete non si trova traccia del documento, neanche di qualche pagina.
Le notizie estrapolate (di Fatto Quotidiano e opposizioni varie) danno queste cifre:
– Limitazione Senato indennità – 40 mln
– Chiusura CNEL – 9 mln
– Chiusura Provincie – non quantificabile al momento
– Limitazione Senato commissioni parlamentari – non se ne parla.
Speriamo che prima di Ottobre si riesca ad avere notizie più precise, perchè la chiusura delle Provincie (il risparmio principale) non penso possa essere liquidata in modi così vaghi o, nel caso delle indennità parlamentari i 40 mln parrebbero al netto delle tasse, ma lapercentuale di incidenza sui costi del Senato sembra venga calcolata sul lordo della spesa.
Insomma chiarezza e comparabilità dei dati poca.
Bozzetti, una cosa è certa: la ragioneria generale dello stato è una fonte attendibile. E ha conseganto i conti al governo lo scorso novembre. Punto
Se l’obiettivo è che spiri un vento nuovo sulla Sardegna, che vinca pure il Sì (a livello statale). Potrà apparire un calcolo cinico, ma solo così maturerebbero le condizioni per le quali lo scontro tra l’interesse italiano e l’interesse sardo risulterebbe manifesto (lo è tuttora beninteso, per chi vuole vedere).
Sarà per deformazione indipendentista, ma non vedo una svolta da parte del M5S che non passi attraverso l’impegno per il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo. Certo ci ricordiamo le spiritosaggini del febbraio 2013 (”Faremo entrare la Sardegna in Italia!” oppure – Cosa farete per la Sardegna? – Ehm, boh…), in seguito i comizi al Bastione con la bandiera da colonizzati in bella vista e via di questo passo, ma da un partito che seppe presentare una ”Agenda Sardegna” con uno dei suoi capi ad aizzare la folla al grido di ”Sardi, ribellatevi!!”, be’ ci si aspetterebbe molto di più.
Bravo Biolchini, l’essenza del discorso la trovo alla fine:
Da 315 senatori a 100? sarebbe bastato semplicemente diminuire il numero di componenti della camera dei deputati e mantenere una camera Alta come in tutti gli stati. Se il votare SI o NO dipendesse dai “costi della politica” – che poi sono sempre costi della democrazia – credo che il ragionamento si infili nel nulla del qualunquismo. Il bicameralismo perfetto poteva essere rivisto dando poteri e prerogative diverse alle due camere. Altro: come si può modificare la Costituzione, peraltro copiata da decine di paesi e che sembra scritta oggi, a colpi di fiducia poste del Governo in carica? Un eccesso politico al limite dello spregio della libertà degli eletti, a cui la stessa Costituzione non da vincolo di mandato. Le elezioni che duravano da cinque anni si sono concluse, fortunatamente e con fortuna al primo turno: primo perché sono state le peggiori elezioni a cui abbia preso parte (al limite dello squadrismo e dello stalinismo) e assistito poi perché il Sindaco Zedda, a cui vanno i migliori auguri, è stato eletto al primo turno con lo 0.78 in più rispetto al 50. Con un mix di spostamenti giustificati ed ingiustificati tanto l’importante era vincere. Lascia perplessi leggere che Massimo Z. non sappia da militante di rilievo di SEL (se esiste) quale sia la sua posizione e non abbia letto le nuove norme poste a referendum. Per cui, quindi: NO!NO!NO! Ho tentato di ripartire da l’Anno Zero, anche se prima mi avevano proposto un altro luogo, riporto letterale: “Abbiamo lasciato un posto in lista per una personalità autorevole come Te (me)”. Era velleitario (ed in politica è un errore) l’anno zero come la prima proposta. Per cui NO! NO NO per ripartire ma anche per affermare d’essere uomini e donne libere.
Credo che la questione fondamentale sia: nella scala delle priorità cosa si è fatto? Cosa si farà.. Non penso che il referendum andrà a far saltare equilibri politici in Sardegna, ci ha già pensato il PD Sardo senza la mano del Presidente del Consiglio, è un referendum costituzionale quindi non è compito del politico dire cosa votare, perché la costituzione è di tutti i cittadini, casomai è compito dell’informazione di spiegare e spulciare la riforma e renderla comprensibile a tutti, visto che il legislatore scrive in termini tecnici.
Per Cagliari:
Ci si lamenta dei cantieri, ci si lamenta dei rifiuti, ci si lamenta del carnevale…
Peccato che una città senza cantieri e lavori in corso sia una città morta e povera.
Peccato che chi non ha mai fatto la raccolta differenziata a cagliari non si renda conto che la vera differenziata non sia ancora arrivata e quando arriverà ne sentiremo delle belle, soprattutto quando qualcuno si ritroverà la spazzatura per giorni in casa perché non ha la pazienza di rispettare le regole.
A febbraio aspettiamo i commenti sul carnevale di Cagliari, per non parlare dello Stadio e delle lamentele varie sulle competizioni sportive…
Penso che una delle più grandi possibilità inespresse di questa città sia la Fiera, una sconfitta per tutti.
Da non cagliaritana, mi pare che la Giunta e il Consiglio negli ultimi 5 anni abbiano fatto tanto.. e spero, come scrive qualcuno sopra, che i nuovi innesti (M5S) portino alla luce le varie inadempienze e incapacità.
Tutto solo per il bene dei cittadini e non per il tifo da stadio dei politici e di chi ci mangia intorno.
Saluti.
La chiosa finale doveva essere questa:
“Potrà la rifondazione di cui abbiamo necessità, nascere dalla battaglia per il referendum?
Non credo.”
Scusate
Tirando le somme del tuo lungo, ma piacevole, post, viene da dire, banalmente, che concordo sul 98% delle analisi, mentre, ancora, sono perplesso su quanto valga, realmente, questo referendum sulla riforma costituzionale.
Se è vero che i problemi di identità del PD non sono attribuibili a Renzi, se è, altrettanto, vero come la nostra classe politica sarda oramai miri al solo potere, come è vero che i grillini locali non sono come i grillini continentali, e, anche, che l’esperienza della Murgia si è dissolta (pur con tanti rimpianti, per me, ovviamente) …
Se tutto questo è vero, come è possibile che la battaglia del referendum (ammesso che debba essere fatta nel campo dei NO) possa aiutare a ridare valori, ideali, etica, capacità, strategie e tattica ad un tessuto regionale (non solo politico ma anche sociale e cultura) così negativamente caratterizzato.
Ciascuno di noi, ma sopratutto il mondo della sinistra (perchè gli altri comunque avevano un pacchetto di ideali orientato non certo all’eguaglianza o ai diritti), ha fallito negli ultimi trenta anni.
Potrà la rifondazione di cui abbiamo necessità, nascerà dalla battaglia per il referendum?
Non credo.
L’indipendentismo deve riuscire a conseguire risultati importanti e può farlo solo se entra nella stanza dei bottoni.
Affermato ciò, invito a leggere di persona il testo di legge approvato:
http://www.altalex.com/documents/news/2016/04/13/riforma-costituzionale-il-testo
Le modifiche apportate alla Costituzione italiana sono tali NON SOLO da modificare il bicameralismo perfetto (stanti gli evidenti limiti attuali potrebbe anche starci), bensì chiaramente accentrare enormi poteri nel Governo Italiano svuotando le specificità e poteri regionali (art. 31 modifica all’art 117), il che sarebbe ancora maggiormente lesivo nei confronti della Sardegna tutta.
Ieri primo passaggio dei media “nazionali” per indirizzare l’opinione pubblica: il problema scorie nucleari su Rai2 e la loro allocazione in Germania in siti del tutto simili alle miniere sarde.
Vorrei sbagliarmi, ma quegli “enormi poteri nel Governo italiano” accentrati con la riforma, sono:
– prima di tutto, poteri in mano “allo Stato italiano” e non al Governo;
– gli stessi poteri che lo Stato aveva prima dell’approvazione della precedente riforma costituzionale (quel famoso “federalismo” che non sembra abbia prodotto molto di buono).
Entrando nel merito della ripartizione tra poteri statali e regionali, non trovo, in linea di principio, grandi scandali nelle singole decisioni.
Purtroppo, però, credo sia opportuno tener presente che la specificità e i poteri delle singole Regioni sono stati lesi, nella pratica, dall’incapacità delle stesse a governare degnamente un territorio, garantendo lo sviluppo, l’eguaglianza e la sostenibilità dell’economia regionale.
Come purtroppo ha dimostrato la nostra politica regionale, nella gestione del nostro presente e del futuro.
Gent.mo Bozzetti,
Non credo sia il caso di riportare tutti gli articoli e commi, basta riflettere sugli effetti della frase:
“Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.”
Ecco perché “enormi poteri nel Governo italiano”.
Legga meglio.
Lei preferisce venire governato da italiani.
Io da sardi capaci.
Quello che lei cita, significa che il Governo può proporre, ma la legge l’approva, comunque, la Camera, che ha sempre il potere legislativo.
E, fino a prova contraria, la Camera non è governata dal Governo.
Quindi, caro sig. Cocco, credo, di aver letto giusto.
Su chi preferisco che mi governi, le confesso che preferisco persone capaci, siano esse italiani o sardi.
Del resto anch’io, come la cultura che mi ha dato sostentamento, sono italiano e sardo, o, se preferisce, sardo e italiano.
Il Governo può proporre e la Camera approvare o meno? Caro Bozzetti ma dove vive? Guardi che in Italia funziona in modo differente: la Camera si limita ormai a ratificare le decisioni prese dal Governo, inscenando un siparietto democratico. Se fossi un italiano e credessi nell’Italia potrei anche capire le sue argomentazioni (accentramento dei poteri secondo una ben nota strategia storica) ma siccome – evidentemente – la vedo in modo diametralmente opposto, non posso che valutare gli effetti negativi che avrà sulla Sardegna (beninteso: sulla Sardegna) la riforma della Costituzione italiana: decisioni prese da Roma riguardanti l’ultima colonia rimasta agli italiani. Pertanto, Caro Bozzetti la invito io a rileggere e rileggersi meglio il tutto. A meno che viva in Italia.
Caro sig. Cocco, non posso solo che dirle che le sue sono solo “visioni” e che in quanto tali non possono essere “lette” da altri che non da lei.
Se si parla di “siparietto democratico” o “di ultima colonia” non tralasciando il concetto di “ciò che è sardo non è italiano” e viceversa, bisognerebbe avere la coerenza di fare le scelte conseguenti, ma anche evitare di discutere di referendum “italiani”, sopratutto in blog dove ancora la presenza di sanguemisti sardo-italiani è ammessa.
Questo per evitare di perdere e far perdere tempo, dato che è risaputo come sia inutile discutere tra chi ha le “visioni” e chi cerca di capire, leggendo i dati di fatto.
Saluti
Bravo Bozzetti, finalmente è arrivato ad offendere! Ci ha messo un po’ di tempo ma alla fine è riuscito a sputare il rospo che aveva in gola. Però me la rido: ha offeso un cittadino, figlio di sinnaese e di parmense, che ha vissuto anche in Emilia e ne ha mutuato alcuni usi e costumi, constatando che “uniti è bello”. Però, vede, siccome è lei che ha cercato me e non viceversa, e siccome sono molto paziente, la invito ad un sereno confronto con argomentazioni reali.
Lei “vede” offese dove non ci sono.
Si rilegga quello che scrive:
“Se fossi un italiano e credessi nell’Italia potrei anche capire le sue argomentazioni (accentramento dei poteri secondo una ben nota strategia storica) ma siccome – evidentemente – la vedo in modo diametralmente opposto,…”. È, quindi, lei che introduce il tema delle sue “visioni”, io lo riprendo per “argomentare”, serenamente che è impossibile avere un dialogo costruttivo tra persone che hanno due “visioni” (la sua e la mia) della realtà così diverse.
Quindi, caro sig. Cocco non si permetta di inventare offese inesistenti, declinate in forme che si riferiscono alla mia persona con immagini lontane dal mio modo di essere (il famoso “rospo in gola”).
Per chiudere e salutarla: “uniti è bello, ma, in Sardegna, è impossibile”.
Purtroppo, solo per colpa nostra e dei retaggi che ci zavorranno.
Vede Bozzetti, è proprio qui che non ci troviamo: Io scrivo “Uniti è bello”, e lei replica “uniti è bello, ma, in Sardegna, è impossibile”.
Per me non è impossibile: bisogna volerlo e se lavorassimo tutti insieme per raggiungere il medesimo obiettivo potremmo tranquillamente conseguire un ottimo risultato.
La saluto.
Sic stantibus rebus.
Io sono per mandare a casa i 315 senatori, con i loro super stipendi e le loro future super pensioni, quindi voterò SI !!!
Signor Paulicu da quello che lei scrive penso che abbia ascoltato solo la propaganda di renzi e boschi(volutamente piccolo) e non ha mai sentito parlare dei veri costituzionalisti i quali spiegano come persone incompetenti e baraccone hanno cambiato i 51 articoli della Costituzione.Renzi vuole solo il potere assoluto per poter fare gli interessi degli industriali,delle banche e del suo datore di lavoro.la P2.Mandare al senato gli irresponsabili regionali non servirà a risparmiare,se il bulletto voleva veramente risparmiare avrebbe dovuto abolire tutto il senato,perchè si ricordi con i 100 senatori che periodicamente lasciano le loro regioni per andare a Roma,ci saranno altre spese o,lei pensa che queste persone faranno questo lavoro gratuitamente come dice lo sbruffone renzi?Prima di prendere la sua decisione per il sì(che unito alla legge elettorale porterà ad un nuovo fascismo),si informi meglio,mi dia retta.Per quanto riguarda la non venuta in Sardegna di boschi e renzi,non credo sia merito di Zedda ma del fatto che a queste due persone non importa molto della nostra terra.
Confermo voterò SI con entusiasmo, è vero ci sono costituzionalisti (veri?) che sono per il NO ma anche tanti altri che sono per il SI (falsi?), una delle menti più raffinate d’Italia Massimo Cacciari voterà SI (vi invito a leggere il suo ragionamento). A me di Renzi non frega niente, voglio che 315 senatori spariscano.
Io voterò NO anche perché cacciari voterà si. Non ne ha mai azzeccata una tranne nei campionati di palloni gonfiati. E i senatori non spariscono, sparisce la notra possibilità di votarli. Saranno reclutati fra i consiglieri regionali, cioè i “rappresentanti del popolo” più sputtanati d’italia. Un bel risultato
Voterò si convintamente, chi parla di fascismo ed altre amenità non ha capito veramente nulla della democrazia, si può, e si deve, votare no se si ritiene la riforma scadente e peggiorativa dell’assetto istituzionale odierno, ma parlare di fascismo è davvero troppo, espressioni di una sinistra ultraminoritaria e perdente.
Buongiorno Biolchini,
ti ricordo che i Cinque Stelle mettono 3 consiglieri e non 2 come scrivi tu.
Perchè anche tu non scrivi “fondate un partito, raccogliete le firme e presentatevi alle elezioni, poi vediamo quanti voti prendete, nè!” come ha fatto Fassino qualche anno fa e che oggi se li ritrova al ballottaggio?
Aver preso il 9% è già una vittoria perchè permette l’ingresso in comune e quindi l’attività all’interno del comune. A Torino e a Roma ne han scoperto delle belle, vedremo cosa salterà fuori qui a Cagliari.
Ora che i 5 stelle hanno avuto il sostegno popolare su grandi città come Roma (2.627.000) e Torino (871.000) sbaragliando una agguerrita concorrenza, è lecito porsi il problema della stabilità governativa in Italia. Adesso il renziano Zedda cosa si inventerà?
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