Dall’amico Sandro Usai ricevo questa bella testimonianza di cosa significhi fare impresa digitale in Sardegna e in Europa: al di là degli slogan (che piacciono molto dalle nostre parti).
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Incontro tante persone, molti giovani che, a volte per riscattarsi da una condizione di negazione sociale, sognano la start up. Sembra diventata una parola magica che aiuta a sperare in un futuro migliore e, perché no, a farci i soldi.
Eppure sono davvero poche le start up che riescono a emergere e sopravvivere oltre uno o due anni. Solo in pochissimi si potranno affermare e costruire un futuro prospero e duraturo. Nonostante tutto in tanti ci provano.
Creare una start up è una gioia bellissima. È una sfida che ha necessità di tante energie, che impegna la testa, il cuore e il borsellino. Spesso quello di babbo.
A volte mi viene da fare un paragone dei tempi di Berlusconi dove molte ragazze sognavano di diventare importanti e emergere dall’anonimato sociale aspirando ad un ruolo di show girl. Allo stesso modo, oggi, molti giovani vivono con il sogno di diventare importanti e ricchi grazie ad una idea innovativa che sfondi nel mercato e riscatti la provenienza sociale di origine.
Sono sempre i “modelli” che ispirano molte persone. In Italia i modelli rimangono tali e non vanno quasi mai oltre. L’importante è aver ingannato le persone, averli illusi e non è importante se poi, come conseguenza di questo fatto, in molti decidono di lasciare la nostra terra. Anche se non sei un “cervello” sei comunque una persona che ci ha provato dopo che sei stato stremato da una condizione di senza lavoro.
Il problema non è solo sardo ma è nazionale. Allora mi chiedo continuamente se sarà mai possibile invertire questa tendenza a fottere i giovani e a restituirgli dignità e importanza.
Dopo la visita alla Cantine Numerique di Nantes mi sono convinto che è possibile ascoltare i giovani, premiarli con il giusto riconoscimento, sostenerli con iniziative concrete, educarli al fallimento delle proprie idee affinché si rafforzi la consapevolezza che dagli errori si può solo migliorare.
Ho toccato con mano la semplicità delle modalità per richiedere un colloquio con una funzionaria che ha il compito di ascoltare l’idea imprenditoriale, guidare e suggerire i primi passi, sino ad essere accompagnati dalla banca che ti aiuterà nella composizione del business plan.
Ancora oggi non ci posso credere! Mi è bastato collegarmi al sito web, prenotare l’appuntamento in base agli orari liberi dell’agenda e presentarmi puntuale all’incontro. Tutto fissato per le 11.30 di martedì 12 aprile. Non ho dovuto dichiarare nessun motivo dell’incontro. Anche questo è strano per chi è abituato da noi. Diciamo che da noi è difficile anche parlare al telefono con il funzionario, pensa prenotare un incontro via web!
Ci accoglie una giovane donna, presentazioni veloci accompagnati da ampi sorrisi e siamo pronti per la presentazione del nostro progetto (se è innovativo lasciamolo dire a lei!) sul turismo digitale. Chiediamo il permesso di far collegare via Skype una collega di Cagliari che parla francese così la presentazione potrà avvenire in lingua madre. Si parte.
La presentazione scorre fluida e lineare, passano i minuti e lei prende appunti sul suo pc, formula domande precise e aiuta tutti a raccontare con maggior dettaglio il progetto.
Dopo un’ora di presentazione e confronto si stoppa un attimo e dice: “Bene, l’idea è molto bella. Come possiamo proseguire?”.
Non ci volevo credere. In Sardegna ogni volta che ho presentato il nostro progetto mi sembrava di parlare a persone che non parlavano la mia lingua, che snobbano chi hanno davanti e che alla fine lasciano perdere anche se per promozione del servizio lo offri senza oneri per loro.
Per un attimo, nonostante sia molto vicino ai sessanta, anch’io mi sono sentito un giovane startupper! Sì, davvero! È stato emozionante e commovente sentirsi riconoscere che l’idea mostrata durante il colloquio sia stata giudicata “molto interessante”. Per un attimo mi sono ricordato un modo di dire del mio precedente datore di lavoro nonché editore: “Questa è una cosa sexy”.
Ci sono voluti tre anni per incontrare una persona che senza conoscermi, mi riceve senza una buona parola da parte di un politico, mi ha ascoltato, mi ha chiesto la disponibilità per una sperimentazione del servizio presso il castello di Nantes.
Ecco cari giovani, il significato della storia è proprio qui. Bisogna rassegnarsi e se abbiamo una idea da proporre scegliamo un paese libero, onesto, attento ai bisogni delle persone, che non ha scheletri da consultare prima di dire “Sì, mi piace!”.
Cari giovani, caro presidente Pigliaru, siamo certi che in Sardegna stiamo costruendo questi presupposti per migliorare e eliminare la condizione di subalternità dei cittadini alla burocrazia? Siamo certi che le decisioni che stiamo prendendo per la ex Manifattura sono la scelta giusta se non si adottano pratiche snelle e moderne di inclusione delle persone e delle loro idee?
Se siete arrivati sin qui è giusto soddisfare la curiosità in merito al progetto che ho presentato alla signora Diane Couronne, consulente della Loire Atlantique Dévolopement. Qui la risposta: www.infopointwifi.com.
Sandro Usai
Per me non è importante capire completamente il funzionamento e l’utilità dell’idea di Sandro Usai. Quello che mi ha colpito è la semplicità e la chiarezza con la quale descrive le modalità di fottitura, di giovani e meno giovani, esercitate nel nostro Paese al solo scopo di costruire un consenso “usa e getta” utile a garantire una prestigiosa posizione nelle sedi decisionali alla cosidetta ‘classe dirigente’.
Tra queste modalità mi viene in mente il recente annuncio dei 700 ettari concessi dalla Regione agli under 40 per l’ipotetico rilancio dell’agricoltura in Sardegna e per lo svecchiamento dell’imprenditoria nel mondo agrario. Che grande iniziativa. Che cifre.. Sanno veramente di cosa parlano?
Sospendo ogni ulteriore commento al riguardo..ma faccio i complimenti e i migliori auguri a Sandro Usai e a quelli che come lui non si arrendono di fronte alle difficoltà confezionate da chi non vede, o fa finta di non vedere, al di là del proprio naso.
Grazie Sandro, parole di speranze che però non passano nelle nostre vicinanze!!!!