Nicolò Carosio: il suo “quasi gol” ha ispirato la “quasi rivolta” dei migranti in Sardegna!
Prima che essere un giornalista io sono, modestamente, un lettore di giornali. Giornali quotidiani per l’esattezza. Non a caso, Hegel pensò a me quando sfornò il celebre aforisma “Il giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno”.
Io prego molto, da anni.
Leggere pubblicamente i giornali è persino diventato il mio lavoro. Quindi può capitare che la mia esperienza mi porti a scovare errori o incongruenze laddove il lettore normale è tentato di andare dritto: scusate, sono fatto così. Calvino (nel senso di Italo) mi ha rovinato l’esistenza. Delle sei proposte che fece per il millennio (allora ancora prossimo venturo), quella che da subito mi colpì fu l’esattezza. Che io abbia sbagliato mestiere? A volte me lo chiedo.
A leggere la prima pagina, il “prete nudista” è stato “denunciato”; a pagina quattro invece lo stesso giornale scrive “nessuna denuncia”. E quindi? Denunciato o no?
“Niente immissioni di precari”, leggo sempre in prima, e la nostra sarebbe “l’unica regione” a subire questo affronto. “Esclusi solo i precari sardi” strilla il titolone a pagina tre: che scandalo! Salvo poi spiegare, nel pezzo sottostante, che “il fatto che l’Isola sia tra le pochissime regioni (le altre sono Val d’Aosta e Trentino) a non raccogliere nuovi docenti non cambia il discorso”. Come “non cambia il discorso”?? Ma non eravamo “l’unica regione”?
Ok, parliamo di migranti. Un linguaggio appropriato dovrebbe servire ad evitare strumentalizzazioni politiche su un tema così delicato, giusto? Citando Nicolò Carosio, il quotidiano scrive responsabilmente in prima “Quasi rivolta”: poi però ci ripensa e a pagina quattro titola in maniera definitiva: “A Palmadula scoppia la rivolta”! È “rivolta” anche per il titolo dell’altro giornale; che però subito dopo si pente e nell’attacco del pezzo scrive “Ancora tensione nei centri di accoglienza di Palmadula e Predda Niedda”. “Rivolta” e “tensione”, si sa, sono due sinonimi.
E cosa avrà voluto dire quel giornalista che l’altro giorno ha scritto “Ma, intanto, i Riformatori (e il resto della coalizione) hanno fatto una sorta di stock option sul centrodestra”? Stock option?
Ma perché non ho studiato economia invece di perdere tempo con Italo Calvino? Perché?
Caro Vito : puntuale , preciso e rigoroso bravo
Ma come si fa andare avanti con questi cialtroni che controllano la comunicazione e annientano il senso critico dei cittadini , già provati dai guai quotidiani e sempre alla ricerca di qualche certezza in un mondo fatto di sola precarietà per tutti
Siamo tutti sballottati e confusi e siamo in balia di ristrettissimi gruppi di potere che gestiscono tutto tutto
Che fare???? Io non vorrei arrendermi io vorrei cambiare vorrei che ci fossimo che aprissimo gli occhi
Quello che più mi sorprende è che nei giornali nessuno svolga più il ruolo di controllore, il cacciatore di errori, insomma. Ho provato per qualche mese su Fb a individuare i refusi per far capire a chi di dovere (redattore e capi vari) l’importanza di controllare rigorosamente quello che si scrive. Mi sono arreso quando ho trovato refusi perfino in un editoriale. Neanche l’amor proprio oltre che il rispetto per i lettori. Oggi trovi errori fin nella prima riga. E allora, chi controlla chi? Nessuno e le cose che oggi denunci ne sono la conferma. Buon lavoro
“Invece di perdere tempo”, non “Invece che perdere tempo”. Per la precisione.
Ok!
TRECCANI.IT
INVECE DI O INVECE CHE?
Entrambe le locuzioni possono essere usate per introdurre una proposizione avversativa implicita, ma la prima è oggi la soluzione di gran lunga più comune
Es: studia, invece di giocare; studia, invece che giocare.
Entrambi corretti.
Arrivederci.
Parole sante,, sante parole, mi trovo sempre in sintonia di religiose preghiere, affinchè il fragoroso Silenzio Giornalistico, causa il caldo o il freddo stagionale riprenda il suo normale percorso professionale, io che giornalisticamente sono il signor Nessuno. Buon Zen e Sa Luxi a tottus. p.s.chi ha buone orecchie intenda.
Mi ricorda i bei tempi (1998) quando pubblicai il “bilibro” umoristico (double-face): “Scusi, dovrei pagare l’Iva trimestruale – Orrori di stampa, errori (in) quotidiani” che partecipò al Festival Internazionale dell’Umorismo a Bordighera…