Ora dunque ci dicono che dobbiamo andare a firmare per il referendum contro la legge elettorale porcata: e andremo. Resta da capire perché ci siano voluti sei anni perché qualcuno si decidesse a sfidare il mostro. Forse il risultato della consultazione sul nucleare ha galvanizzato molti, convincendoli a rischiare, forse la legge elettorale porcata a tanti faceva comunque comodo. Chissà.
Sta di fatto che per l’ennesima volta una norma che dovrebbe essere coerente con un impianto istituzionale complessivo verrà stabilita per effetto di una abrogazione e non di un progetto organico.
E’ il motivo per il quale la Federazione delle Sinistre invita a non firmare per il referendum, e i Comunisti Italiani parlano addirittura di “referendum truffa”, ricordando come, tornando alla vecchia legge, si ripristinerebbe un 25 per cento di parlamentari nominati dai partiti.
Vista la situazione, mi sembrano ragioni deboli perché qualunque cosa è meglio di questa legge elettorale che, unita al taglio dei parlamentari, rischia veramente di diventare un’arma letale per la democrazia italiana. E la possibilità di approvare in extremis una nuova legge è anche l’alibi a cui si sta appigliando il Partito Democratico, che se non prende posizione in fretta rischia di sostenere la stessa posizione del Pdl.
La politica si fa a condizioni date. Se non si hanno i numeri né c’è la volontà condivisa per fare una buona legge, è meglio tornare a quella vecchia. Perché la Federazione delle Sinistre e il Pd si siano dunque ficcati un questo vicolo cieco non riesco a capirlo.
E quindi andiamo a firmare, tappandoci il naso ovviamente. Perché in tanti, troppi sono saliti sul carro del vincitore fiutando l’aria della vittoria. Eppure sei anni fa erano da un’altra parte e non si sarebbero fatti alcuna remora ad approfittare di questa legge che consente a pochi capipartito di decidere al posto nostro. Ma con tutto quello che sta succedendo in Italia, mi sembra un aspetto marginale.
Caro Vito,
ti linko il pezzo del mio segretario di circolo sulla raccolta firme sul referendum.
http://www.enricolobina.org/wp/2011/09/07/sardegna-quotidiano-il-%E2%80%9Cmattarellum%E2%80%9D-non-e-migliore-del-%E2%80%9Cporcellum%E2%80%9D/
Il dibattito è aperto.
Enrico Lobina
È mai possibile che gli italiani non capiscano che con un governo che abbiamo (che pensa ai vari bunga bunga e vari processi in corso e sospesi) e per l’Italia non fanno altro che buttarsi della cacca in faccia alle opposizioni, come possono gli investitori stranieri investire in Italia.
Quindi per me gli scioperi si devono fare in massa per buttare questo governo di cacca nel water e farne uno nuovo con una legge nuova del tipo tedesco.
È logico che le borse cadono in picchiata. Se non si fa subito ne vedremo delle belle nel prossimo futuro.
mia nonna diceva:
menzus mesu merda che tottu merda!
Ricordo di aver votato a favore del referendum sulla preferenza unica alla Camera, anche se per i promotori era una sorta di avvicinamento al maggioritario, perchè il controllo sul voto del singolo elettore era arrivato a livelli osceni; e ricordo di aver votato, insieme a pochi altri, contro l’abrogazione della legge proporzionale per il Senato per i motivi citati da Neo Anderthal.
Detto questo, anche il “Mattarellum” è meglio di questa legge porcheria che abbiamo ora.
Porcheria non tanto per le liste bloccate, che nel proporzionale puro non esistevano formalmente ma comunque veniva eletto chi veniva indicato dal Partito, quanto perchè ci troviamo di fronte alla legge truffa di scelbiana memoria.
Ma sì, firmiamo pure, ma le narici -le mie, almeno- dovranno subire un affronto.
In qualità di antico – 🙂 – e mai pentito sostenitore del proporzionale, concordo senza riserve con l’opinione di Aldo C.
Che giustamente ricorda la sventata leggerezza -in linea con l’esilità del personaggio- con cui Achille Occhetto si innnamorò e si bevve la favoletta maggioritaria, che avrebbe dovuto imprimere una svolta “decisionista” alla democrazia italiana.
In realtà quello maggioritario è un sistema -quello dei collegi territoriali a rappresentanza uninominale- direttamente ereditato dalle democrazie censitarie, quelle in cui votavano solo i ricchi, che lo avevano ripreso dai sistemi di amministrazione feudale, quei sistemi che vedevano quindi non le rappresentanze di opinioni e interessi magari in conflitto ma la espressione degli interessi locali nel rapporto con quelli generali-nazionali, dando per scontato ogni assetto di potere o rapporto di forza esistente.
Faccio notare che quello proporzionale NON è un sistema: è invece un PRINCIPIO.
Il principio secondo il quale a una quota di opinione o di espressione/appartenenza corrisponde una proporzionale -appunto- rappresentanza.
Ai possibili e verificatissimi limiti della applicazione del principio più democratico tra tutti si è inteso dare una risposta che -al contrario di quanto affermato dalla propaganda segnista e cossighiana- servisse non ad ancorare a scelte trasparenti il mandato e le coalizioni, ma fosse utile per “tagliare le ali” ovvero per normalizzare il caso italiano e la sua anomalia, in cui vivevano, ed erano attive e pesavano, forze di sinistra e di alternativa, che sarebbero state quindi fatte fuori dalla rincorsa al centro che è l’effetto primo del bipartitismo comunque declinato, forze e intere rilevanti masse elettorali sono state così consegnate alla irrilevanza, quindi alla astensione e alla progressiva estraneità al concorso democratico.
Che è esattamente il fine che si prefiggevano, e da decenni, i conservatori/autoritari italiani, da Randolfo Pacciardi a Licio Gelli, fino a Gianfranco Miglio e per certi versi allo stesso Giovanni Sartori.
A guidare, con il ritardo degli apprendisti, questa rincorsa al centro e al bipolarismo alcuni improvvidi e improvvisati apprendisti stregoni, primo tra tutti il “Vadononvadoinafrica” Walter Veltroni, il mai comunista che fu dirigente dei giovani PCI quando ancora erano legati a Mamma URSS e poi lo stesso Massimo D’Alema, il leader della FGCI, forse “formato” a Mosca ma certamente deformato a Roma.
Di quegli errori madornali stiamo ancora pagando le conseguenze, per avere aperto il campo a impostazioni leaderistiche e personalistiche che essendo connaturate alla destra la vedono vincente su questo piano -e peraltro, senza per nulla risolvere la questione dei “partiti minori” come capaci di ricatto perché ago della bilancia, vedi Mastella e per certi versi Fini e Casini-
Se si fosse proceduto a una semplice quota di sbarramento e magari a meccanismi parlamentari legati alla fiducia al governo questo non sarebbe successo, e si sarebbe ottenuta invece una semplificazione del quadro.
Quindi sì, firmiamo, ma davvero solo perché è “meglio poco, pochissimo, che nulla”.
Condivido il post di Vito e anche questo intervento, molto bello e pertinente, in particolare quando mette giustamente in evidenza le gravissime colpe di Topo Gigio ma-anche Veltroni, che insieme a D’Alema fa scempio da anni della sinistra italiana per pura ambizione personale, narcismo e sete di potere… tanto da averci quasi fatti rassegnare alla vuotezza dell’attuale opposizione, che la storia forse bollerà in tutta la sua criminalità.
Per quanto riguarda Segni e c., bisogna però ammettere che quello è stato l’unico modo per dare uno scossone ad un sistema di potere ormai diventato antidemocratico e criminale… é vero, non ci ha portati in paradiso e non lo poteva fare, ma se avessimo avuto un pizzico di fortuna e politici, di destra e di sinistra, meno scandalosi, oggi non saremmo a questo punto.
Comunque ho firmato anch’io, tutto é meglio di ciò che viviamo oggi…
Un falso obiettivo ridurre dal 100% al 25% la nomina dei parlamentari da parte dei segretari dei partiti ?? come dire che se ad uno manca una gamba è inutile mettergli una protesi che gli permetta, comunque, di camminare !
Possiamo discutere quanto vogliamo sulla bontà delle leggi elettorali, ma è indiscutibile che il “porcellum” sia stata voluta aa B. per avere una schiera di fedelissimi (segretarie, usceri, dipendenti, consulenti, ecc.) che votassero acriticamente tutte le le leggi ad personam, mentre gli altri segretari si sono adeguati finendo per scegliere (spesso) il peggio della società italiana.
Per quanto riguarda i collegi maggioritari, il cittadino sceglie eccome (quantomeno tra 2 soggetti) e le coalizioni avranno l’onere di scegliere i candidati migliori (magari attraverso primarie) e questi ultimi dovranno poi confrontarsi, una volta eletti, con i propri elettori.
Mi pare un falso obiettivo. Mi ricorda l’infatuazione di massa di segniana-occhettiana memoria per il sistema maggioritario quale presunta soluzione dei problemi creati dalla degenerazione del sistema dei partiti nella prima repubblica.
Il Porcellum sarà pure il peggior sistema elettorale del nostro paese da quando ha il suffragio universale ma il Mattarellum non è da meno: 25% dei seggi col proporzionale senza preferenze (l’ordine è, come nel Porcellum, stabilito dal responsabile del partito) e 75% dei seggi in collegi uninominali (la cui composizione è ugualmente decisa dai responsabili dei partiti, senza alcuna possibilità di intervento nè degli elettori e neppure degli iscritti.
Credo che bisognerà avere il coraggio di evidenziare definitivamente i limiti del maggioritario e puntare sulla riproposizione del proporzionale.