Quante volte abbiamo sentito i politici del centrodestra dire: “Va bene la libertà di culto, però consentiremo la costruzione delle moschee nelle città italiane solo quando anche in tutti i paesi musulmani sarà possibile pregare nelle chiese cristiane”? Bene, leggetevi la testimonianza di Andrea, nostro lettore casteddaio che lavora da anni nei paesi della Penisola Arabica. Della serie: “Se mandi una lettera al Sultano dell’Oman ti dà anche la terra a titolo gratuito per costruiti la tua chiesa”. Attru che moschea alla Marina…
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Parlo per esperienza personale in quanto da quattro anni vivo nella Penisola Arabica.
Se pensi di poter esercitare il tuo culto religioso in Arabia Saudita scordatelo, in quanto è vietato professare altre religioni al di fuori di quella islamica. Solo all’interno delle ambasciate sono “tollerate” le funzioni religiose, infatti la nostra organizza una volta al mese la messa per gli italiani che lavorano da quelle parti. E comunque l’Arabia Saudita è uno dei paesi più intolleranti al mondo e meriterebbe una trattazione a parte (essendo il uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo i cosidetti paesi civili se ne fottono di quello che succede al suo interno).
Discorso diverso per gli altri paesi; negli Emirati Arabi e nel Sultanato dell’Oman puoi tranquillamente andare a pregare nelle chiese cattoliche o protestanti, seguire le funzioni religiose nei templi induisti, comprare carne di maiale nei supermercati e stapparti una bella bottiglia di Turriga comprata in bottiglieria (e si, si trova anche il Turriga, caro chi e’ fogu ma si trova!) per accompagnare il maialetto che ti sei portato in valigia da Casteddu (lo faccio ogni volta che riparto per queste terre). E se mandi una lettera al Sultano ti dà anche la terra a titolo gratuito per costruiti la tua chiesa (è vero perchè qui funziona così).
Poi il velo (se sei una donna ovviamente) se lo vuoi portare bene, se non lo indossi nessuno di dice niente. Io ho alcune amiche musulmane che lo usano e altre che non lo usano. E se in spaggia usi il due pezzi nessuno ti fa un casino come invece facciamo noi a quelle donne che indossano il cosidetto “burkini”. E anche curioso il fatto che i musulmani per Natale mi fanno sempre gli auguri, mentre non ho mai visto in italia il contrario, osia fare gli auguri agli islamici per il Ramadan.
Per correttezza non parlo degli altri paesi tipo Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, etc. in quando non ci ho mai vissuto e non mi piace parlare per “sentito dire” che è quello che spesso facciamo noi italiani, pagu bessiusu ma pronti a sentenziare con finta cognizione di causa su questioni altrui.
A si biri
Andrea
certo che qui mi sembrate tutti presi a dicutere di cose di cui non sapete nulla ma non mi meraviglio l’ignoranza dilaga! ah dimenticavo Potente non è colui che getta a terra l’avversario, bensì è potente colui che controlla se stesso in un attacco di ira . VIVA I MUSLUMANI E TUTTI COLORO CHE CREDONO IN DIO
Anche io ho vissuto 3 anni in Yemen, 3 negli Emirati e 7 in Oman, ma tutto questo non ho MAI E POI MAI visto. forse parliamo di due Yemen, Emirati e oman diversi!
Carne di maiale? Bikini? Alcool? Chiese. BOH!!!!
Caro Claudio Vezzi, una cosa e’ avere pareri discordanti su un argomento e discuterne, un altra cosa e’ scrivere castronerie volutamente per disinformare e questo mi pare stia facendo tu.
Basta chiedere a una qualunque persona che e’ andata negli Emirati ed in Oman anche solo per vacanza e ti dira’ che ha bevuto alcool, ha mangiato carne di maiale ed e’ pure andato al mare indossando il bikini (ovviamente se donna!)
Se veramente sei stato 13 anni in quelle terre probabilmente non sei MAI E POI MAI uscito dai confini del tuo posto di lavoro, non sei MAI E POI MAI andato a cena in un qualsiasi ristorante e mi viene da pensare a questo punto che sei rimasto 13 anni rinchiuso in un carcere di massima sicurezza!
Comunque giusto per tua informazione ecco qualche link sulle chiese esistenti in Oman ed Emirati con tanto di storia, servizi e orari delle messe:
http://ruwichurch.org/
http://www.churchinoman.com/
http://stmaryschurchmuscat.com/home.php
http://www.holytrinitychurchdubai.org/
http://www.saintmarysdubai.com/
Mi sembra che l’argomento di cui parliamo (moschea sì/moschea no mi sa’ tanto di “terra dei cachi”)consideri giustamente anche l’aspetto cui fa cenno il sig. Ainis. Il tema del biculturalismo trova la sua concretezza nell’esistenza dei giovani immigrati di seconda generazione (oltre 900.000 in Italia di cui 100.000 nati in Italia solo nel 2010) che vivono proprio tra due universi culturali, come possiamo notare quotidianamente per le strade di Cagliari. Ci sono quelli che si aggregano solo tra simili, come la comunità cinese o filippina, e quelli che si sentono a loro agio integrandosi con i coetanei cagliaritani. Ma le diverse ricerche sociologiche sulle condizioni dei minori immigrati, sia che si tratti di ricongiungimento familiare, sia che si tratti di adozioni o di rifugiati senza famiglia, mostrano esigenze e speranze e progetti di vita che superano di slancio tutte le nostre anche più dotte elucubrazioni. Sono ragazzi che non hanno modelli di insegnamento, se non, ahimè, il nostro modello televisivo, che vivono il mito del rientro con meno affanno perchè con Internet e Skype possono sentire i parenti e gli amici lontani con una certa frequenza. Loro sono il futuro con cui ci dobbiamo confrontare.
Stiamo, alla fine, parlando delle nostre responsabilità come società ospitante e scusate se è poco.
Ma, secondo voi, è possibile affermare che un essere umano è la sua cultura? E qual è questa cultura. Per esempio, noi sardi, a quale “cultura” così forte apparterremmo tale da spiegarci come persone?
A me la richiesta di “reciprocità” pare il classico pretesto ipocrita per mascherare uno dei sentimenti più antichi e trasversali del mondo, la paura dello straniero. Suona politicamente corretto ma è una solenne minchiata in quanto (come detto in altri commenti) stiamo parlando di diritti umani.
Sono ateo e nella mia vita la dimensione religiosa è del tutto assente, però costringere i nostri concittadini (perchè tali sono) di fede musulmana a pregare in strada è lesivo della dignità nostra e loro.
Per me che il comune dovrebbe senz’altro dare un contributo, anche economico, alla soluzione del problema in quanto problema sociale che tocca la comunità (seppur per una minoranza in senso numerico). Ce la faremo a superare una volta per tutte questa concezione squallidamente territoriale del mondo (“io sono nato qui, i miei genitori pure e tu che sei arrivato l’altro giorno non hai diritti e devi solo ringraziare”)?!
p.s. @ Sergio: realizzare una moschea a Cagliari vorrebbe dire “mettere a repentaglio” la nostra storia? Ma è il contrario: proprio perchè il nostro ordinamento è più evoluto di altri sotto il profilo dei diritti e delle libertà individuali (la nostra costituzione del ’48 è stata per decenni una delle più avanzate e apprezzate al mondo) e non abbiamo una religione di stato, contribuire a realizzare una moschea è perfettamente in linea con la nostra storia.
Vi voglio raccontare un episodio. Conosco Shamir da anni, lui è un ottimo venditore di tappeti e molto devoto. Proprio la sua particolare devozione (un giorno interrompemmo le trattative per un Buchara perchè era l’ora delle preghiera alla Mecca) me lo ha sempre predisposto a una particolare mia affezione (ho la casa anche TROPPO piena dei suoi tappeti). Non c’è mese che non lo veda e si imbastisca assieme a lui e a sua moglie che si porta appresso, delle simpatiche trattative, alla fine delle quali ci si lascia baciandoci e ringraziando il Signore del comune libro. Insmma è uno puro di spirito. Però l’altro giorno mi trovavo per lavoro a Brusasco e mi son fermato alla locanda del Biru (dove fanno ottimi risotti), quando mi vedo seduto nella tavolata alla mia destra che s’addenta delle costine di maiale contorniato da bottiglie di birra rossa, Abdul, il figlio! Gli faccio un simpatico cicchetto, neanche tanto severo, e lui per tutta risposta mi rutta in faccia. Gli dico due parole e mi rirutta e mi tira su il medio. Gli volevo replicare di santa ragione, ma mi sono trattenuto. Ne ho parlato poi col padre il giorno dopo, e mi ha guardato con viso abbacchiato e deluso. Ecco quali sono i frutti dell’integrazione che cercate.Senza alcuna religione l’uomo si perverte e finisce, sia quale sia la sua origine, sulla via del Male.
Questo modo di ragionare -chiamiamoli ragionamenti- per aneddoti e episodi, che serve per poi trarre conclusioni apodittiche sulla esilissima base di queste vere o verosimili esperienze, mi sembra talmente inconsistente che non varrebbe la pena di rispondere su serio.
Forse Abdul ha fatto bene a rispondere con lo sberleffo ad un conoscente impiccione e molesto, che si ingerisce nella sua libertà di cibarsi o di bere come meglio ritiene opportuno.
O forse no, magari doveva scoppiare in lacrime, confessare in un pianto dirotto la colpa e l’apostasia, cacciare due dita in bocca per rimettere sia l’impuro maiale che la velenosa birra e correre alla Moschea più vicina per un ciclo di preghiere riparatrici, sotto l’impulso dello sferzante credente cristiano collezionista di tappeti.
Di sicuro tra i figli dei musulmani ci sono o ci saranno sia i ragazzi che vanno alla deriva e si lasciano andare alla maleducazione, sia quelli studiosi e rispettosi e tanto perbenino, sia che seguano l’esempio e il credo dei padri sia che se ne distacchino, apertamente o silenziosamente.
D’altra parte ci sono anche tanti bei bigottoni, pieni di religione e tanto ligi all’apparenza, che nascostamente coltivano i peggiori vizi, e alcuni sono addirittura sacerdoti.
Io penso che Don Seppia si consideri e si sia considerato un credente, per dire, in questo confortato dalla gerarchia che pur a conoscenza di qualche inclinazione non proprio in linea non lo ha estromesso.
Sarebbe facile, usando lo stesso metro, parafrasare scrivendo: “Ecco quali sono i frutti della devozione che cercate. Senza alcuna fede nella ragione, e consegnato alla superstizione religiosa l’uomo si perverte e finisce, sia quale sia la sua origine, sulla via del Male.”
Ma questi sono artifici polemici minimi. Perché non sforzarsi di restare seri, invece?
Egregio Neoanderthal, mi permetta di interloquire e se vuole di intervenire in qualche modo a difesa del valore dell'”edificante” episodio riportato dal signore piemontese. Ora se non mi sbaglio Lei è favorevole alla cosiddetta “multiculturalità”, che significa integrazione nel tessuto sociale locale dei vari ethnoi migrati, con mantenimento delle proprie tradizioni originarie. Ma nel caso di specie ci troviamo proprio difronte a un esito opposto ai suoi postulati: c’è uno che si inserisce (a discapito dei genitori, o del solo padre) nel tessuto giovanile, che è fatto anche di maleducati o gruppuscoli non che si riuniscono per celebrare periodicamente la propria identità, ma che identità non ne hanno più, e celebrano il normale consumo e il godereccio vivere. Le chiedo: quanti figli di meridionali, che lei sappia, dopo la seconda o terza generazione, preservano riti, costumi, dialetto dei propri genitori, in città come Milano o Torino ? Domanda retorica Lei mi dirà, e con risposta già congegnata in essa stessa. E allora sarà per Lei facile, come vede, conseguire che le alternative sono due: o la non-integrazione (che può significare missione per l’espansione religiosa) oppure l’integrazione rough che, dacchè i figli degli emigrati difficilmente praticano i serotini happy hour borghesi o via Condotti, è più verosimile che di fatto si realizzi. E allora io, da cittadino sapiens sapiens, che traguardo con la mente più in là, mi chiedo: a cosa sarà servito alla fine della fiera tutto questo movimento di popolazioni sulla terra verso di noi, se non a farci diventare orgogliosi di essere ridiventati da europei, dei sublimi consumistici prodotti, scuri e prognati, di Mamma Africa?
Se vuole fare il figo con le parole greche, si annoti che il plurale di ethnos è ethne.
@S.Ravaiolo:
“Ora se non mi sbaglio Lei è favorevole alla cosiddetta “multiculturalità”, che significa integrazione nel tessuto sociale locale dei vari ethnoi migrati, con mantenimento delle proprie tradizioni originarie.”
Egregio Sig. Ravaiolo, prima di tutto lei sbaglia, legga bene i miei interventi e se ne renderà conto. La “multiculturalità” è un dato di partenza e una situazione di fatto. Quanto al “multiculturalismo”, scusi se mi auto-cito:
“Resistono alla naturale tendenza alla ibridazione culturale -quindi in senso largo al meticciato- e alla convivenza solo sacche, anche importanti, di emarginazione culturale -non necessariamente economica- permesse dall’equivoco di una versione del multiculturalismo che, per fare un esempio assolutamente estremo, tollererebbe finanche le mutilazioni genitali femminili in ossequio alle varie “comunità” e alle loro usanze. Non è un caso che idee di comunitarismo non interdipendente e sostanzialmente separatista siano care alle destre anche estreme, comprese quelle in seno alle comunità immigrate.”
Non so se è abbastanza chiaro, ma:
“il mio accenno critico al multiculturalismo inteso come “ogni comunità si autoregola al proprio interno con regole proprie” è chiaro: i limiti sono fissati, sono quelli della legge, della Costituzione, dei diritti umani.
Quanto all’idea che i musulmani sceglierebbero le “nostre libertà” se potessero o viceversa non lo farebbero…. di fatto i giovani che provengono da culture le più diverse tendono a integrarsi, con ritmi più o meno lenti.”
Quanto all’episodio esposto dal Sig Ainis, il fatto -comunissimo- che un giovane di origine esterna si inserisca in un contesto e nelle usanze del gruppo dei pari, rappresenta viceversa una prova che un processo di integrazione è assolutamente ineluttabile, e che questo avviene nei fatti, se vuole anche in forma “rough”, vogliano o no gli accigliati genitori e i fustigatori d’accatto. Ho conosciuto ragazzi e adulti di origine immigrata di modi e pensieri compostissimi e raffinatamente educati, assai meglio della media dei coetanei “italiani”.
D’altra parte, se valutiamo i significati sottesi al rutto e al dito medio con cui il giovane figlio dell’amico musulmano del Sig. Ainis ha replicato alla di lui intrusione, pensi solo quanto è padana -nel senso bossiano del termine- questa immediatezza, questa mirabile sintesi gestuale. E se pure ciò è da considerarsi piuttosto “rough” c’è da considerare che gli usi scostumati non sono comunque appannaggio di una underclass lumpenproletaria, e il bere birra (rossa, poi!) e mangiare braciole non è da considerarsi certo un uso deviante della proprie facoltà di scelta in materia alimentare (a meno che non si sia un musulmano osservante). Altrimenti non solo le trattorie aperte all’utenza giovanile ma tutte le feste di piazza e anche la maggioranza delle case private della nostra “Bionda Sardegna” sarebbero la sentina del vizio. E non è così.
Le segnalo inoltre una evidenza contenuta nella chiusura del suo commento:
“cosa sarà servito alla fine della fiera tutto questo movimento di popolazioni sulla terra verso di noi, se non a farci diventare orgogliosi di essere ridiventati da europei, dei sublimi consumistici prodotti, scuri e prognati, di Mamma Africa?”
Lei pensa davvero che in seguito alla immigrazione la nostra arianissima (ma dove?) popolazione regredirebbe? Cosa c’entra il “prognatismo”?
Seriamente: le persone non sono prodotti consumistici, e l’essere scuri e magari prognati non ci rende né meno umani né meno evoluti. Tutta l’umanità proviene, lo sappia o no, da “Mamma Africa” e le sue frasi contengono un evidente razzismo.
Caro Neo, a testimonianza delle tue affermazioni: dito medio del conducator Bossi esibito con gioiosa prodigalità e rutto in chiesa (con aggiunta di bestemmie) dei consiglieri comunali dei cristianissimi Pdl e Lega di Opera, in visita culturale all’Oktober fest.
Per il resto reputo offensivo confondere buona educazione, che non dipende dal credo religioso, dalla cattiva educazione. Che poi i giovani, da giovani, si comportino da maleducati e da stronzi, non è cosa nuova. Per quanto riguarda l’aneddoto elevato a fatto oggettivo inconntestabile e generale, il mio amico statistico ha inventato la definizione: trattasi di “inferenza aneddotica”…dal momento che è successo a me vale per tutti!
Egregio Neo Anderthal: ho ponderato sulle su parole, che però non mi allontanano da quella che è una mia convinzione personale, che dietro al fardello delle parole nuove si sottintende spesso un pensiero giustificativo per cose vecchie; trovandosi davanti al nuovo (il nuovo che avanza e a passi veloci) bisogna trovare nuove definizioni, spesso dei piccoli anestetici per non terrorizzare. E’ così credo che per non traumatizzare l’indigeno, tra “emigrati” (che indica stabilità inderogabile) o il suo antinomico espressivo “clandestini”, si è scelto da parte della sinistra militante il termine “migranti”, che ricorda le rondini, che vengono fanno il nido, ma poi se ne vanno. Ecco per non traumatizzare. Hai voglia a cercare nuove parole, o nuove accezioni all’esistente: “multiculturalismo” “accoglienza” “integrazione” “nuovi diritti” “tutto lecito se in conformità alla costituzione”. Io la penso così: che la necessità di nuovi servi (e di servi hanno bisogno sopratutto le classi borghesi e non le popolari, se escludiamo le badanti), di tate, di domestiche, di giardinieri, di lacchè, di mozzi, di operai non specializzati, di raccoglitori di pomodori, di manovali, di prostitute d’alto bordo, non trovandosi più nel volgo locale (mediamente scolarizzato) gente disposta ad adeguarsi al mercato, spinge le classi medio-alte a cercarne fuori, e tutto ciò che tale grezza necessità porta con sé, induce a nuove razionalizzazioni. Al borghese che necessita della tata per i suoi pargoli, non gliene frega nulla di razionalizzare (e intanto però foraggerà versando soldi agli enti no-profit, e di beneficienza spicciola, perché non è scemo), ma all’intellettualizzato da sempre uomo di sinistra implica delle scelte: potrà egli mai stare contro coloro che hanno necessità di servi (scelta di pancia), oppure si ingegnerà a trovare degli espedienti, anche linguistici, che giustifichino tale altrui necessità (scelta di testa) ? Eccolo allora scervellarsi sulle parole appena dette, e imbersi di esse, e trovare qualcosa che possa rappattumare il suo stare nel mondo (il suo Dasein) e la sua voglia comunque di mettere dei paletti al divenire e alle sue tenebrosità (per Lei i paletti sono quelli rappresentati della costituzione, scritta sessant’anni fa quando però non c’erano computer, gli italiani eran in partenza con la valigia di cartone e si usciva da un regime dispostico) e ben conscio che sta per tradire ciò che ci è stato consegnato dai padri dei nostri padri, l’intellettuale di sinistra ai dubbiosi rimbecca: “ma ormai non si torna indietro, e guardati, tu scetticone, il resto d’Europa”. Io penso convintamente che quando D’Alema sgancia gli ormeggi al suo Ikarus II (costo 700.000 euro) o quando Veltroni compra loft a Manhatann per la diletta figliola, davvero essi, le guide della sinistra, pensino alla grandezza di una società multicolore, e declamandola la stiano mettendo in pratica, e insomma che siano davvero sinceri nel pensarla e progettarla, ma altri troveranno il loro agire da squallidi borghesi che in realtà stan facendo solo gli affaracci loro. Perché chiedo a Neoanderthal, e quando i nuovi emigrati si saran integrati che faremo col lavoro, neanche i loro figli vorranno fare i servi, che fare allora: combattiamo l’idea di servitù (o di una laschezza normativa in merito) o faremo arrivare altri? So qual è la risposta, almeno la sua: “Uhè ragazzo, facciamone arrivare altri, non siamo mica qua a cacciare i ricchi dal Vespasiano con le flatulenze”. La mia, invece, sarebbe che nessun lavoro deve essere così subordinato da prefigurare uno sfruttamento economico, tradotto: se nessun italiano vuol fare quei lavori, basta obbligare i datori di lavoro a paghe congrue (chiamiamolo un riconoscimento del plusvalore in stile postsovietico), e vedremo che troveremo disponibilità. Da tutto ciò se ne dedurrà che io sono contro ogni forma di società cosiddetta multiculturale, perché ne vedo la artificiosità della sua elaborazione, perché non modifica la società di coloro che arrivano, perché produrrà attriti e invidie fra poveri locali e arrivati, perchè non toglierà ai ricchi la loro ricchezza, perchè abbasserà il livello delle pretese di emancipazione, perché lo sfruttamento e la reificazione dell’inviduo-merce sarà più accelerata, e perchè a lungo andare non essendoci posto il quesito: “fino a che punto si deve parlare di minoranza”, porterà se non alla nostra autodistruzione di ethnos, alla nostra umana ghettizzazione: e tutto ciò perché perché il mondo ha bisogno di servi, e la sinistra mi giustifica tutto ciò. E io, come Lei mi sdogana, passerò per razzista, Lei per illuminato. E giustappunto riguardo infatti al “scuri e prognati”, Lei scorge del razzismo che c’è nella stessa misura che avessi detto “alti, biondi e slavati”, solo che se qualcuno avesse detto ciò, nessuno se ne sarebbe adontato (o forse accorto) perchè allora un tratto somatico tale, se giusto (Lei forse nega che le popolazioni dell’Africa e dell’Asia arabica, e chissà forse anche cagliaritane, abbiano, nella media, tali caratteristiche?), deve di necessità suscitare scandalo, per il solo fatto di essere rilevato? Si è forse detto che implica il solo portarlo, inferiorità? O aggiungo : posso avere il diritto di esigere per me e il mio ethnos (Lei mi dirà, quale? io le rispondo: il mio) una qualche salvaguardia, alla stessa stregua per cui mi batto per la non estinzione e vitalità della foca monaca? E’ fascismo questo? Son sicuro che conosco la Sua risposta.
Ai posteri l’ardua sentenza. Di sicuro, caro Ravaiolo, è l’ultima volta che pubblico un tuo commento con questo nick. Ti prego di cambiarlo. Ciao.
@S. Ravaiolo:
“Son sicuro che conosco la Sua risposta.”
La conosce, di sicuro. Dal momento che si compiace non solo di attribuirmi per sua comodità opinioni che non sono le mie, ma che rispondono alla caricatura che lei disegna di un immaginario “intellettualizzato da sempre uomo di sinistra”.
Lei sa bene quali sono le mia domande -e infatti le scrive lei- e quali le mie risposte -e scrive anche quelle-.
Perché mai interrompere questo bel dialogo tra lei e il mio fantoccio?
Funziona benissimo, e la lascio divertire.
@S. R.
E’ saltata la firma: Neo Anderthal.
Bravo!
Bismillahi Rahmani Rahim
Questa del Signor Andrea è una testimonianza preziosa, perché viene da un uomo che conosce personalmente alcuni stati arabi. Io mi domando spesso: tra quelli che parlano di Islam e musulmani con la presunzione di sapere tutto, quanti hanno soggiornato in quei paesi? Molti fanno un viaggio di due settimane a Hammamet o Sharm el Sheikh, ed eccoli diventare esegeti del Corano e dissertare sulla poligamia, sull’estremismo eccetera: prima di dare giudizi su quello che non conoscono, perché non guardano prima quante donne in Italia sono ammazzate ogni anno per liti matrimoniali e separazioni? Sicuramente in questa situazione ha un’influenza forte l’orientamento dei grandi mezzi di comunicazione, che non fa altro che presentare i musulmani come nemici, e insiste soprattutto sulla donna: è ormai nato un genere di scrittura dozzinale, che pretende di far apparire le musulmane come povere schiave imbecilli, prese a schiaffi tutto il giorno, bruciate in faccia se non obbediscono, e costrette a portare il velo. Da qua nascono le mostruosità di cui siamo vittime noi donne musulmane: vorrei ricordare qui la storia di sorella Marwa el Sharbini. Era un’egiziana che viveva in Germania, e un giorno per la strada fu assalita e ferita da un immigrato russo: al momento del processo, nell’aula di tribunale non c’era nessun poliziotto, cosicché l’aggressore estrasse un coltello e la pugnalò a morte. Il marito di Marwa corse a fermare il russo, mentre la polizia richiamata in aula dal fracasso accorse e, vedendo un uomo dall’aspetto arabo impegnato in una colluttazione, sparò a lui, ferendolo. Non ho sentito riportare la notizia dai telegiornali italiani, che non ha nemmeno parlato né delle numerose donne aggredite in Francia perché velate, il quale fatto è conseguenza della politica persecutoria del governo, né, per esempio, della studentessa minorenne colpita a Padova lo scorso 25 Maggio alla fermata della corriera da una donna che le gridava “Sei una schiava”.
Insomma ben vengano le testimonianze che contrastino tutti i luoghi comuni in materia di Islam e musulmani.
Se è così, forse bisognerebbe iniziare a pensare di emigrare in tali avanguardistici luoghi, e non in sbiadite comitive, ma a frotte di decine di migliaia. Ma non so se vedendoci arrivare in tanto corposo numero, inizierebbero a modificare un tantinello quei palesati tratti di apparente disponibile accoglienza per il diverso vivere, che a detta della lettera arabiana, vorrebbero indurci a sciamare per quelle terre.
Finché si è pochi si può anche concedere, ma se si è tanti e forse troppi, saranno mai di manica larga gli indigeni, mettendo a repentaglio la loro stessa storia ? Alcuni anni fa quando i musulmani eran pochini in Italia mi ricordo che si discusse se era costituzionale (o al limite accettabile) che un musulmano potesse avere in Italia due o più mogli riconosciute (magari con doppia detrazione). Ora mi pare la discussione sia stata messa in soffitta, perché son troppi e una legge in tale senso risulterebbe a rischio per il legislatore (tradotto: farebbe incazzare i cattolici), ma quando erano pochi, era bello sentire disquisire su tale eventuale liceità. Passano i tempi, come gli auguri che vicendevolmente ci si fa
La questione mi sembra, se ricondotta alle origini, piuttosto semplice.
Punto primo – un gruppo di cittadini (italiani o stranieri poco importa, meno che mai il fatto che siano musulmani) vuole uno spazio dove realizzare le proprie devozioni: benissimo, perchè non dovrebbe disporne, evidentemente nelle forme e nei limiti stabiliti da leggi e regolamenti?
Punto secondo – Tali cittadini chiedono che tale spazio (edificato o meno) venga loro dato dal Comune: la cosa non sembra facilissima da realizzare, ma comunque alla portata del Consiglio Comunale, se questo volesse realizzare un atto di liberalità, assumendosi l’onere patrimoniale della cosa, magari in vista di ricadute sociali (non compete a me individuare quali).
Punto terzo – Gli stessi cittadini chiedono di poter fare delle cose, a loro gradite: benissimo, se tali cose non confliggono a loro volta con leggi o regolamenti, chi può loro impedire di farle? Ma, se tali cose dovessero confliggere con leggi o regolamenti, come si pensa di provvedere? Rimuovendo gli stessi a loro uso e consumo esclusivo? Rimuovendoli e basta (cioè per tutti), in quanto rivelatisi in contrasto con principi costituzionali (se fosse così)?
Punto quarto – Per quanto poco possa apparire pertinente, suggerirei a tutti (religioni comprese) di essere più coerenti con la (ineludibile) globalizzazione in atto, accettando convenzioni (e quindi leggi e regolamenti) localmente concepite e laicamente applicate. Se si dovesse trascurare questo suggerimento, correremmo il rischio di incappare in fenomeni economici e sociali difficilmente governabili, come quelli che derivano – sempre ovviamente – dall’incrociarsi di tabù alimentari o simili.
Laicamente, da un cattolico credente e praticante.
Ci fanno gli auguri di Natale, bene!… Poi, fra un bicchiere di Turriga e l’altro, in quei luoghi:
“Tutta l’attività sessuale fuori dal matrimonio eterosessuale è illegale. La punizione per l’omosessualità, travestimento da donna o coinvolgimento in qualche cosa che faccia pensare all’esistenza di una comunità gay organizzata, varia dall’imprigionamento, alla deportazione (per gli stranieri), alle frustate e all’esecuzione.”
Peppa
Cara Peppa,
non vorrei entrare in polemica con te ma non puoi citare una mia frase ed usarla sarcasticamente per introdurne un’altra (tra l’altro senza indicare la fonte) che non ha alcuna correlazione con quando scritto da me.
Io ho solo descritto quello che succede nei due paesi dove vivo e lavoro per dimostrare a quelli come te che non tutto il mondo Islamico e’ “imprigionamento, deportazione, frustate ed esecuzioni”. Tra l’altro a Muscat esiste una discreta comunita’ omossessuale che non si nasconde, non viene imprigionata e nemmeno frustata.
Sappi che in questa parte di mondo la gente NON si sbatte tutti i giorni pensando a come conquistare l’Europa e Islamizzarla per poi mandare al rogo i cristiani, gay, adulteri.
Qui la gente vive la propria vita, lavora, si sposa, fa figli, mette le corna al coiunge come nel resto del mondo, divorzia, si risposa, nasce, muore…
A presto ma mi raccomando, piu’ rilassata
La raccomandazione ad essere piu’ “rilassata” e’ una affermazione abbastanza odiosa e infelice da fare ad una donna, soprattutto quando non si hanno argomentazioni convincenti.
Ti basta fare una ricerca, una semplice ricerca su google, per trovare fonti e informazioni sulla condizione e la legislazione sui diritti GLBT in qualsiasi paese musulmano Emirati Arabi compresi dove
“Negli Emirati Arabi Uniti (EAU) la sodomia è punibile con la reclusione fino a 14 anni (art. 8 del Codice penale Abu Zhabi). I rapporti sessuali tra uomini sono inoltre puniti con 10 anni di reclusione dall’art. 177 del codice penale di Dubai. La maggior parte degli abitanti degli EAU sono Sunniti della scuola malichita, secondo la cui interpretazione la sodomia è considerata una zina, cioè una colpa da estinguere piuttosto che da punire. Secondo quest’ottica sia l’uomo sposato che quello non-sposato devono venire messi a morte per lapidazione. http://domenicobottari.altervista.org/societa/dirittigay.htm
In Oman:
Homosexuality in the Sultanate of Oman is illegal according to § 32 of the penal code and can be punished with a jail sentence of up to 3 years. : http://en.wikipedia.org/wiki/LGBT_rights_in_Oman
Il fatto che esistano delle zone franche, magari ad uso e consumo degli occidentali, in cui al massimo vengono tollerati gli incontri di persone gay non cambia i termini della questione: il Sultano dell’Oman sarà pure chiacchierato per il suo orientamento sessuale, ma non e’ certo per lui che mi preoccupo.
Saremo pure “pagu bessiusu” come dici tu, ma negare la grave situazione dei diritti umani dei gay in questi paesi, sotto il costante scrutinio di Amnesty International e’ troppo scorretto. E il fatto che in quella parte del mondo la gente vive la propria vita tranquillamente sposandosi e divorziando ma al contempo fregandosene della condanna per legge del diritto di amare di altri uomini e donne, non dovrebbe far rilassare proprio nessuno. Nemmeno da questa parte del mondo.
Allora tocca a bombardare l’arabia saudita!
A me il fatto che ci siano dei paesi musulmani che permettano culti differenti e paesi che non lo permettano, non pare un discorso che si possa inserire nel dibattito sulla moschea necessaria a Cagliari per i fedeli islamici.
Io non posso comportarmi in maniera incivile con chi è incivile a casa sua e, viceversa, essere civile solamente con chi ha le mie stesse radici culturali.
Io sono europeo e appartengo a quella parte di mondo che ha inventato la “dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” e morirò fedele a quei convincimenti.
Gli islamici a Cagliari hanno diritto ad avere uno spazio dove professare il loro culto, e basta. Il fatto che a casa loro noi si possa andare in chiesa o no, nulla può aggiungere al dibattito. Siamo a Cagliari, in Sardegna, in Italia, in Europa. Qui da noi tutti godono degli stessi diritti a prescindere da sesso, credo politico, razza o religione.
Mi fa piacere venire a conoscenza nel dettaglio quello che Andrea ci racconta, ma se si voleva portare contributi alla necessità di dare uno spazio di culto agli islamici di Cagliari, secondo me non si coglie nel centro.
Qui da noi i diritti sono per tutti in quanto esseri umani, non come premio perché a casa loro si comportano bene. Più diritti per tutti.
Io li odio gli stati confessionali, così come ho sempre odiato i nazisti dell’Illinois…
ho premuto il pulsante “Mi piace” 🙂
peccato che il tuo titolo sia SBAGLIATO, caro Vito.
Infatti l’autore della mail non parla del mondo arabo (come – sbagliando, correttamente, imprecisamente, vedete un po’ voi – si è parlato nei post precedenti), ma espressamente ed esplicitamente dei soli Emirati Arabi e Sultanato dell’Oman.
Ed infatti continua con “Per correttezza non parlo degli altri paesi tipo Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, etc. in quando non ci ho mai vissuto e non mi piace parlare per “sentito dire” ”
Quindi questa non è assolutamente una smentita; altrimenti aggiungiamo al computo il trattamento attuale dei cristiani, e dei fedeli di altre religioni diverse dalla mussulmana, in Iraq e Afghanistan e facciamo un -semplicistico, lo so! è proprio un esempio – computo.
3 intolleranti e 2 tolleranti. E da questo continuo a dedurre che i mussulmani sono cattivi!
Certo che non è così!
Pero’ un titolo che afferma perché in due paesi da 2 milioni e 4,5 milioni di abitanti c’è libertà di culto, mi pare profondamente sbagliato.
E altrettanto banalizzante.
Aggiungo che leggo su Wiki che per l’Egitto, così, un paese “tollerante” agli occhi di tutti:
Benché la Costituzione affermi assieme al predominio dell’Islam, la libertà religiosa, […] gli atei/agnostici [sono] generalmente considerati apostati dell’islam, un reato punibile dalla legge [e] certi matrimoni interreligiosi non sono permessi, [e] questo impedisce anche i matrimoni tra i convertiti al Cristianesimo e le persone nate in comunità cristiane.
Su Wiki per la Tunisia leggo
L’articolo 1 della Costituzione afferma: “La Tunisia è uno Stato libero, indipendente, sovrano, la cui religione è l’Islam e la cui lingua è l’arabo. Il suo ordinamento è quello repubblicano”.
E non credo che in Iran si stia tanto bene…
P.S.
non parliamo poi del reato penale (o non lo è più?) consistente nel portarsi il maialetto in valigia fuori Sardegna.
Vabbè, e allora?
e allora,
che pareva ci fosse una lettera che affermava per vissuto diretto la massima tolleranza religiosa in certe zone del pianeta, mentre invece, leggendo attentamente, parlava solo di due stati (tra l’altro specificando che in un terzo non ce n’era).
se poi vogliamo ri-spostare il discorso sulle richieste della comunità mussulmana a Cagliari, va benissimo, ma c’è anche un thread a parte e comunque non mi pare che discutere di queste richieste (che a me paiono in genere legittime, tranne la parte del velo) vada in contrasto con la generica mancanza di libertà di culto negli stati arabo/mussulmani.
A me invece pare che -quale che sia la non minima porzione di stati del mondo arabo che applica in fatto o in diritto regole di tolleranza- la testimonianza di Andrea e quelle di altri amici che hanno commentato in questo o in altri thread, ristabiliscano una realtà, peraltro nota a chi ha qualche conoscenza del mondo: contrariamente alla vulgata ossessiva di leghisti e affini, in molti paesi arabi sono garantiti livelli accettabili di libertà di culto, in regime di reciprocità.
Una volta stabilito questo punto mi pare che anche un argomento corrivo ed improprio ma di facile presa, quello della “reciprocità,” invocata strumentalmente per ostacolare l’accesso a diritti propri e inalienabili delle comunità islamiche residenti, sia sufficientemente confutato, perché inconsistente.
Non ho letto Wikipedia, ma sono stato in Egitto nel 2006. Ho visitato Il Cairo e la cosa di cui mi sono stupito è l’incredibile quantità di Chiese presenti in città. Le più importanti tra l’altro sono di notevole rilevanza storica e architettonica. La più importante si chiama EI-Moallaqa ed è dedicata alla Vergine Maria. Al Cairo vive infatti una nutrita minoranza cristiana copta che professa liberamente la propria religione.
Nonostante la rivalità con il nemico Israele, con il quale l’Egitto confina e contro il quale ha sostenuto una guerra, al Cairo ci sono anche diverse Sinagoghe. Una è di notevole importanza e si chiama Sinagoga di Ben Ezra. La cosa bella è che dall’altra parte della strada c’è una Chiesa e praticamente nella stessa via, un centinaio di metri più in la c’è una Moschea. Tranne a Roma una cosa del genere in Italia è impensabile.
Una curiosità: in Egitto la legge vieta la vendita e il consumo di alcolici. Da questo divieto sono dispensati i cristiani!!! Se non è tolleranza questa…
In Tunisia non sono stato, in compenso ho un amico di Genova, ex collega di lavoro, figlio di tunisini credenti musulmani. Questo non gli ha impedito di maturare liberamente la convinzione che dio non esiste. Un’eccezione che conferma la regola? Forse. Sicuramente un’eccezione che demolisce i luoghi comuni.
P.S.: L’articolo 3 della Costituzione Italiana dice che “Tutti i cittadini hanno pari dignita’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Uguali davanti alla legge??? Uhauhauhauu!!! Come vedi nelle costituzioni possono esserci scritte un sacco di cose, ma non è detto che poi queste cose corrispondano alla realtà del Paese. L’Italia e l’Egitto sono solo due esempi. 😉
hey! ma hai modificato il titolo!! 🙂 non era questo che leggo ora!!
Grazias, Andria.
E fiara ora chi calincunu -aicci senza teoriasa, ma cun s’esperienza bivvida- narara calincunu fueddu po’ scirai sa genti de tottusu is sciollorius chi bandanta nendi cussus imbrollionisi de Calderoli e de is attrus fascistas.
Po cantu esti a s’Arabia Saudita, esti guvernara da Reis feudalisi, chi funti firmus, ma scetti po cussu chi di cumbeniri, a una ispecie ‘e medioevo “Wahabita”, aundi issus cummandanta poitta funti neporis de neporis de su Profeta, o calincuna cosa aicci.
C’è de nai chi po’ is arabus musulmanus s’Arabia esti calincuna cosa commenti Città del Vaticano, una terra consacrara.
Poitta d’happu scrittu in casteddaiu? Boh, non du sciu, deppi’ d’essi chi seu benedi bilinguista
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Il problema è culturale, nel senso che molti italiani aprono la bocca per dire stupidaggini, e spesso lo fanno anche coloro i quali sono “usciti studiati”. Si confonde la legge con la morale, i diritti sono tali solo se coincidono con i propri e i dibattiti tra le persone sono una caterva di luoghi comuni, generalizzazioni e mezze verità. D’altro canto si fa fatica ad accettare il fatto che in Italia una larga parte della popolazione sia costituita da persone mediocri e nessuno, ripeto nessuno fa qualcosa a livello nazionale per cambiare questa situazione, salvaguardando con ogni mezzo la scuola pubblica e la cultura di base. Dove sono gli esempi per le nuove generazioni? Sono dell’idea che una puntata di Superquark valga 10 puntate di Santoro, che un vecchio filmato di qualsiasi cosa fatta da Dario Fo sia senza prezzo, che la TV pubblica non debba essere gestita come la TV commerciale e chissenefrega degli ascolti. Per ora continuano a ficcare nella testa della gente ciò che fa comodo a loro: uomo nero cattivo, magistratura nemica della democrazia, le racchie vanno prese per il culo e se scappa qualche stronzata troppo grossa sono gli altri che hanno frainteso.