Questo articolo è stato pubblicato oggi in prima pagina sul Sardegna Quotidiano con il titolo “La repubblica (af)fondata sulle grandi disuguaglianze”.
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Il momento è grave e bisogna fare dei sacrifici. Tutti gli italiani lo hanno capito, tranne quelli che i sacrifici se li possono permettere veramente. E’ questo il paradosso in cui viviamo: la crisi la pagano i più deboli perché i più forti, semplicemente, se ne fottono. Davanti a norme ritenute ostili, e i notai e gli avvocati eletti in parlamento hanno minacciato di bloccare la Finanziaria. E alla fine, l’hanno spuntata. Perché l’Italia è ormai una repubblica fondata sulle disuguaglianze.
Destra e sinistra non c’entrano più nulla. Da tempo in Sardegna un vasto movimento chiede il taglio delle indennità e del numero dei consiglieri regionali: da dieci anni in viale Trento le maggioranze si alternano e la situazione è sempre la stessa. Perché il problema non è la politica in sé, ma la politica in quanto specchio di una classe dirigente inadeguata, egoista e irresponsabile, e che ha fatto della disuguaglianza, nelle sue varie forme, l’unico vero principio che governa il nostro paese.
Disuguaglianza economica: secondo la Banca d’Italia, una famiglia su dieci detiene la metà del reddito prodotto dal paese. E la situazione tende a peggiorare: per l’Ocse, siamo al quinto posto al mondo tra i paesi che, tra il 1985 e il 2008, hanno ampliato il differenziale tra ricchi e poveri, e “le fasce che stanno ai vertici della ricchezza hanno redditi sei volte superiori a quelle che stanno alla base della piramide”.
Disuguaglianza fiscale: ogni anni si evadono tasse per circa 200 miliardi di euro. Secondo un recente studio della Guardia di Finanza, un professionista su tre che ha percepito una consulenza da oltre 100 mila euro, l’ha nascosta al fisco. E tra le professioni più infedeli si distinguono medici, ingegneri e avvocati. In Italia solo lo 0,5 per cento dei contribuenti dichiara un imponibile superiore ai centomila euro: una vergogna. Il paese è, di fatto, sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Disuguaglianza generazionale: l’Italia è il paese dei diritti acquisiti che diventano privilegi assoluti, dove il precariato è stato utilizzato anche per tenere sotto scacco i giovani. Il sistema è bloccato e a pagare sono i più deboli.
E poi c’è la disuguaglianza più vergognosa: quella giudiziaria. Da quasi vent’anni la classe dirigente nazionale accetta di essere guidata da un politico che cambia le leggi pur di non finire sotto processo. Semplicemente, in Italia la legge non è più uguale per tutti.
Le classi dirigenti tollerano tutto questo e non hanno la dignità e l’orgoglio di chi dovrebbe guidare tutti noi fuori dalla crisi. E i privilegi a cui la politica non vuole rinunciare sono solo la punta di un iceberg contro il quale il nostro paese sta andando a sbattere.
Oggi è tutto un mercimonio. La gente si arrende ai più abbienti, perchè li reputa alla base più competenti, c’è un lasciarsi andare al giudizio di chi ha più danaro, come se esso fosse il metro di ogni cosa, e si deva per forza apparire più fuori che non dentro. Una crisi morale e delle coscienze che ci ha invaso tutti noi che in qualche maniera cerchiamo di apparire e far sentire la nostra voce. Un tempo non era così, nella Stampace degli anni Cinquanta l’unico giudizio a cui affidarsi era quello del buon parroco che ti aveva visto nascere, dal quale avevi avuto dolci carezze e ricompense,e al quale richiedevi timidamente una occasione di lavoro, che quasi sempre saltava fuori. Oggi i giovani sono corrotti dal dovere apparire e dovere consumare senza avere le risorse per fare questo, mentre mancano le occasioni di lavoro che gli imprenditori non sanno in realtà offrire, perchè opportunisti. I ladri ci sono sempre stati, dico a Biolchini, ma si è rotto quel filo che ci legava alla matrice del sapere donare noi stessi, coi sacri principi dell’amore e della fede.
Poichè ho una certa età e quindi non ho più molto tempo spero ancora che questo scempio finisca presto.:-( >:O
Lucida analisi….E adesso diamoci da fare per evitare questo dannato iceberg…..
Francu e Monica, ovvero l’irresistibile tentazione di piangersi addosso e lamentarsi che ciò che non hai non lo hai solo perchè non te lo danno, e non perchè non sei andato a prendertelo.
Soviet, l’irresistibile tentazione della nostalgia, di qualcosa che ha da tempo fallito ma che rimane la chimera di quelli come il nostro amico. Che dimentica che oltre che in occidente, anche in Cina ne accadono di curiose…
Ragazzi, ci vuole una svolta nella quale la parte buona della sinistra (alzi la mano chi pensa di esserlo) diventi propositiva, lavori indicando cosa si deve fare (e non solo cosa non si deve fare), si impegni a pensare come indirizzare in maniera sana l’iniziativa privata, e smetta di attendere un qualcosa o qualcuno che renda tutto uguale e tutti uguali. Non esiste e non esisterà mai nei fatti del genere umano.
Ci vuole una giustizia, quella si, uguale per tutti.
Ci vuole una pubblica amministrazione che sappia incanalare verso il giusto l’agire privato.
E ci vuole etica, in tutto ciò che facciamo.
Senza una società che ragioni ed agisca in questo modo, possiamo pure prendere per buono ciò che George Orwell ha già scritto alla fine della seconda grande guerra, nel geniale “La fattoria degli animali”. 66 anni fa…
di Orwell a me fa più impressione il ricordo, calzante, di “1984” :(((
Certo che in Sardegna tutto manca, tranne quelli che ti spiegano come va il mondo. C’è chi si piange addosso, chi è nostalgico. Si piange addosso chi rileva che questa e una società oggettivamente classista, dove il privilegio ormai è regola sistematica. E non solo per i politici, quello è uno specchietto per le allodole. Nostalgico, qui invece il colpo di genio, ma il nostro marocaia è genio, pari o forse più dell’amato Orwell, chi aspira ad un futuro migliore, perché tanto, a criticare questo mondo si finisce a fare il cavallo in fattoria e poi al macello, tanto vale fare il porco qui dunque. Perché caro mio, forse i maiali ci saranno nella fattoria degli animali, ma certo ce n’è tanti anche nella società degli uomini, compresa questa che tu credi il migliore dei mondi possibili, salvo qualche aggiustamento.
Se poi parliamo di fallimento, il socialismo reale fu certo un fallimento, nessuno lo rimpiange e tanto meno può por arme nostalgia. Ma noi viviamo in una società solo apparentemente migliore, dove la libertà alla fine si riduce nella possibilità di cambiare spesso un telefonino (sempre che tu abbia i soldi per farlo), ma che reclama vite umane e sta facendo collassare il pianeta perché il profitto viene prima di tutto. Ma questo il nostro scienziato, come il Pippo dell’antica canzone, non lo sa. Va tutto bene, una sforbiciatina qui, una là e tutto va bene.
In genere questo lo dice chi gode di un posto sicuro, caldo e la sole, oppure chi ha avuto fortuna nella vita, perché la bravura da sola non basta mai. Ma comunque, al sicuro del proprio fortino può tranquillamente discettare della vita altrui.
Personalmente non ho niente a che fare con questi amministratori di condominio, miopi di tutto che non sia il proprio orto, capaci solo di pensiero perimetrato.
Ma come ti permetti, ma chi sei, meglio piangerei addosso, meglio nostalgici che illusi che duri. Viviamo su un pianeta che sta per esplodere perché ha vinto un modello economico insostenibile, incapace di moderarsi, che sta sbranando tutti esseri umani compresi e tu fai la lezioncina di Orwell? E per giustificare cosa poi, la classe media povera, gli operai alla fame e lo spostamento del reddito sempre più dalle parti del profitto e della rendita?
Occhio che le rivoluzioni arrivano quando si ha fame, e mi pare che la fame – dentro e fuori dai nostri confini – stia crescendo a dismisura. Poi vedremo se sarà fattoria o mattatoio da subito.
Mi sa che Orwell non e’ il tuo autore preferito. Ma trovo l’ipotesi mattatoio politicamente scorretta, ovo sostenibile… Infine trovo, pur riconoscendoti il diritto di dire ciò che ti pare, un attimo sopra le righe ed un poco confuso il tuo intervento, a difesa di altri.
Arrivi a conclusioni affrettate in ogni commento, un vero record! Credo che arruolare Orwell non è che ti aiuti molto, anche perché lo hai fatto solo per dimostrare l’inutilità delle rivoluzioni. In verità, le rivoluzioni, come apertura di possibilità possono anche deludere o finire male nei paesi che le realizzano, ma nell’economia generale del progresso di una società avere effetti positivi: la rivoluzione sovietica si è trasformata in un dittatura ottusa e crudele, ma ha spinto tutto il mondo occidentale a riflettere sui diritti dei lavoratori, segnando di fatto la nascità di un’economia capitalistica “mista”, dove alla legge del profitto si accompagnavano misure per la tutela dei diritti dei lavoratori e welfare. Senza la rivoluzione tutto questo sarebbe stato molto difficile da conquistare. Quindi c’è la necessita di approfondire i ragionamenti.
Il riferimento al mattatoio non è peregrino, se uno apre gli occhi verso il mondo (cosa che tu non mi pare faccia, concentrato come sei sul tuo ombelico) perché di mattatoi il mondo è pieno e molti sono causati dalla nostra necessità di approvigionarci di risorse energetiche. Non crederai che questo resterà impunito per sempre? O chi i nostri soli problemi siano come far funzionare l’impresa privata?
Poi, mi pare che il primo ad andare sopra le righe sia stato proprio tu, giudicando persone che non conosci e argomentando in maniera superficiale.
Hai ragione, sono stato un poco superficiale, sia per difetto mio che per cercare comunque di finirla lì. Intanto volevo dirti che mi spiace se ho offeso la tua e la sensibilità di chiunque in ascolto, non era mio intento.
Però voglio chiarire una cosa: Orwell, dal mio punto di vista, lancia un messaggio che va ben oltre la bocciatura delle rivoluzioni. A mio modo di vedere è un messaggio che vuole esprimere tutta la volubilità del genere umano, e la storiella dell’alternanza tra uomini ed animali al potere, con il medesimo risultato, vuole per me significare soprattutto ciò. Forse cercavi nel mio dire qualcosa di più smaccatmente anticomunista, ma cadi male se è così, perchè anch’io ho alle spalle i miei bravi collettivi studenteschi, i miei cortei e qualche manganellata. Sempre a sinistra. Ma credo che sia ora di finire con i dogmi e con i buoni ed i cattivi.
Per tornare all’argomento dal quale siamo partiti quindi, di verità indiscutibile e ben esposto dal prezioso Vito, mi permettevo di stigmatizzare quei post che, a mio modesto parere, trasudavano di qualcosa che ha già dimostrato i suoi limiti, senza per questo voler mandare al macero niente. I post che ho commentato comunicavano ineluttabilità al cambiamento con le nostre forze: io dico che non è così, anche se non è facile tirare avanti. Però con la forza delle proprie idee e con la volontà si riesce spesso a trovare un modo dignitoso di vivere, senza dover pensare che qualcuno ce lo debba dare per diritto. Qualcuno deve garantire che ciò possa accadere, che ci sia legalità, magari che ci sia etica. Il resto lo facciamo noi, con intelligenza, lacrime e sangue.
Nessuna rivoluzione potrebbe essere più efficace di una popolazione che pensa e vive in questa maniera, solidalmente.
Piccolo accenno a me: lavoro da sempre, non mi hanno mai regalato niente, ma prendo della vita quello che riesco. Piango solo quando scompare chi amo.
Buona vita, Soviet
Beh, buona vita anche a te. Evidentemente mi sono fatto prende anch’io un po’ dalla discussione. Che l’essere umano sia volubile è cosa certa, che noi dobbiamo darci da fare per migliorare la società mettendoci un po’ di “ottimismo della volontà piuttosto che stare a piangerti addosso mi trova perfettamente concorde. Il rischio sempre in agguato è quello di cadere da un eccesso a quello opposto: dal ritenere che tutto sia dovuto al non ammettere che ci sono situazioni oggettive che rendono impossibile la realizzazione dei propri obiettivi, anche mettendoci tutta la buona volontà. Dipende dall’angolo visuale: se c’e solo un posto disponibile, dal punto di vista individuale ognuno può ricoprirlo, da quello collettivo solo uno e gli altri restano senza. Quindi non tutto può essere risolto con lo sforzo individuale, perché altrimenti si legittimerebbe una sorta di darwinismo sociale che credo ripugni anche te, dal momento che dici di essere di sinistra.
Per quanto mi riguarda, nessuna nostalgia del passato, forse ti ha ingannato il nick (che nasce in radio e non sui blog), anzi reputo intollerabile una società priva di libertà. Resta il fatto che neppure quella attuale e in grado di rispondere né ai bisogni di tutti (concorderai con me sulla sperequazione delle ricchezze, fra classi nei paesi sviluppati e tra paesi tra Occidente sviluppato e resto del mondo), né alla salvezza del pianeta nel medio periodo. Quindi qualcosa di nuovo bisogna inventare perché il rischio del “mattatoio”, cioè delle popolazioni che si scannano per un posto dove vivere, per le risorse energetiche o semplicemente per l’acqua è un’ipotesi tutt’altro che remota.
In conclusione, mi scuso anch’io se sono stato eccessivo in qualche passaggio.
e la chiamano meritocrazia però. Il modo elegante per incularci a sangue. Spiegatemi cosa c’è di meritocratico nel nascere povero ed essere costrettoa rimanerlo o nascere figlio di..e godere di privilegi solo per questioni ereditarie. L’italia è il paese che se figlio di farmacista, avvocato, medico erediti la professione di babbo e se sei operaio manco all’università riesci ad andare. Please prego non portare esempi “a mio cuggino è diventato su meri partendo dal basso..” perchè si ragiona su grandi numeri e statistiche che purtroppo sono impietose e ci raccontano esattamente il contrario
Sono d’accordo con te Francu, e questo e’ un altro problema. Quasi nessuno pensa in termini generali, ma solo che dato che non vive una situazione in prima persona, allora non e’ vera, non puo’ esistere. E cosi non si fa mai nulla, non ci si ribella mai e non ci si riprende il proprio futuro.
Vito tu hai ragione. Questa è una repubblica delle disuguaglianze.
C’e però un elemento che va a completare il quadro e forse ne cambia la cornice di riferimento: se esclude quella che tu chiami “disuguaglianza fiscale” – che in altri Paesi e temuta a bada con maggior determinazione ed efficacia – il dato che proponi vale per tutto l’Occidente. Non c’è Stato dove la forbice delle diseguaglianze non si sia aperta, primi fra tutti i paesi che noi citiamo a esempio,
Gran Bretagna e Stati Uniti. Ma neppure nella vecchia Europa, anche laddove Berlsuconi non c’e e percepiscono il verlusconismo con orrore, le diseguaglianze diminuiscono, anzi, il trend è simile dappertutto.
Sarà allora un problema di modello di società e di sistema economico e non l’interpretazione viziosa, malata e autoindulgente in salsa italiana?
Ma se il problema è alla radice e non nelle fronde, siamo in un vero pasticcio perché non abbiamo più gli strumenti critici per analizzare la realtà (dopo la caduta del muro c’è stata una gara a buttar via bambini e acqua sporca), né la fantasia per immaginare di poterla cambiare.
fose anche la disuguaglianza giudiziaria è un’eccezione degna della sola nostra terra…dove appunto la classe dirigente accetta di farsi governare tranquillamente da chi sappiamo.
Quello che a me sconvolge non è tanto la classe politica che ormai è improntata ad arraffare quanto più possibile in attesa di scappare, quanto l’incapacità della gente di incazzarsi sul serio. Cosa deve succedere ancora perchè la gente apra gli occhi e si decida finalmente a farsi forte dei numeri andandosi a riprendere quello che le spetta di diritto smettendola di inginocchiarsi davanti ai potenti di turno per elemosinare i propri diritti come se fossero favori? La gente, il cosidetto Popolo, avrebbe una forza enorme, a parole se la smettesse di considerare questi parassiti come fossero sa mellus merda (come direbbe mia madre in vena di battute) e li riclassificasse mettendoli dove meriterebbero di essere messi ( a parte in galera) a guadagnarsi ogni centesimo con il sudore della fronte pregando di arrivare a fine giornata per poter respirare. Se loro sono così, è perchè gli altri siamo come siamo. Si, ci da fastidio, ma in fondo in fondo immaginiamo che al posto loro non molti si comporterebbero diversamente. E d’altronde se Tizio non da l’accozzo nostro figlio può scordarsi quel lavoretto da 400 euro mensili per lavorare 60 ore anche se ne risultano solo 20, senza tutele, senza ferie, senza contributi, che se non ci va lui ce ne sono almento altri 200 disposti a farlo per molto meno magari pagando di tasca propria pur di poterlo mettere nei curricula per fare gazzosa. Hanno distrutto il presente e rubato il futuro dei nostri figli. Ma finchè il campionato di calcio si potrà vedere comodamente da casa con 10 euro, la rivoluzione può attendere. Finito il panem, i circences sono diventati la nuova droga. Economici, alla portata di tutti, addormentano le coscienze senza colpo ferire. La rivoluzione può attendere la fine della roulette dei rigori, o la prossima pausa pubblicitaria.
Ci si abitua anche al peggio.
Auschwitz.
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Vito, mi permetto di citare una frase che anche voi avete usato nello spettacolo “oggi smontiamo l’anfiteatro”… ecco la maglietta http://www.cafepress.com/cp/customize/product2.aspx?number=557468036