Questo articolo è stato pubblicato oggi in prima pagina su Sardegna Quotidiano con il titolo “Nello scontro tra Pd e Sel i precari sono un pretesto”.
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Basta un voto per la stabilizzazione di 81 lavoratori della Regione e la prosecuzione del precariato per altri duemila a mettere addirittura a rischio l’alleanza tra Pd e Sel alle prossime regionali? Evidentemente no. La vicenda, per quanto controversa, non può essere così rilevante da portare ad un passo dalla rottura, minacciata dal Pd, tra i due partiti di maggior peso della coalizione. Se non altro perché i vendoliani si sono mossi seguendo una loro coerenza interna e il loro voto a favore delle stabilizzazioni non può stupire. Ma anche il Pd era legittimato ad opporsi al provvedimento proposto dal centrodestra.
Dunque, alleanza in forse perché due partiti dello stesso schieramento la pensano diversamente su una singola questione? E quante sono le questioni sulle quali Sel e Pd hanno pareri anche opposti? Oppure a rischio perché Sel con il suo voto ha fatto da stampella ad un traballante centrodestra? E quante volte negli ultimi mesi, su questioni importanti, tutta l’opposizione ha votato insieme alla maggioranza? E quante volte poi Cappellacci è andato sotto in aula senza che questo ne determinasse la caduta?
La verità è che questa Giunta sta in piedi anche perché il centrosinistra non ha ancora chiaro con quale alleanza si presenterà agli elettori alle prossime regionali: con la stessa che ha perso nel 2009, oppure allargata all’Udc e ai sardisti?
Su questo aspetto, il Pd sembra avere le idee meno chiare di tutti. E il suo lungo percorso di chiarimento interno si concluderà, bene che vada, nei primi mesi del 2012. Invece Sel le idee ce le ha già precise: assemblea costituente per il nuovo Statuto e poi un’alleanza “sovranista”, capace cioè di strappare allo Stato più poteri da esercitare poi in maniera indipendente. E’ evidente che un programma di questo genere scombina i giochi e apre a nuove alleanze con partiti che magari oggi stanno nel centrodestra. Non solo: uno scenario simile sbarrerebbe la strada ad un ritorno di Renato Soru, ipotesi che a Sel non piace per niente ma con la quale il Pd sta già facendo i conti.
Sel dunque sta gettando le basi per una alleanza più ampia e così facendo mette in crisi il Pd che questa ipotesi non la rigetta del tutto, a patto però di governarla: ma ora non può, se non proponendo un evanescente “partito dei sardi” e rimandando ogni chiarimento al congresso prossimo venturo.
Insomma, quella a cui stiamo assistendo è dunque solo una prova di forza tra i due partiti, peraltro preannunciata in queste settimane da diverse scaramucce, in vista delle prossime regionali che evidentemente non sono così lontane. Ora lo scontro è aperto: e i precari, di fatto, sono solo un nobile pretesto.
Vedremo se la legge votata da Sel passerà il vaglio della Corte Costituzionale. Ci sono anche precedenti, tra cui uno della Regione Puglia.
Per il resto Sel si conferma quello che Onofrio Romano ha descritto con precisione nel suo saggio. Da una parte le fabbriche eterodirette dalla fabbrica zero e dagli esperti di marketing senza alcun ruolo politico vero e proprio, dall’altra i cacciatori di consenso di lunga, lunghissima data, che gestiscono il partito. Nulla di nuovo sotto il sole.
Giulio,
anziché leggere i saggi (che a quanto pare tanto “saggi” non sono, visto le fesserie che dicono …), perché non provi a farti un’idea tua frequentando la Fabbrica o i Circoli di SEL?
penso che scopriresti che invece c’è molto di nuovo sotto quel sole …
Nulla di nuovo sotto il sole, neppure chi, con una certa dose di arroganza si erge a giudice perchè “ha letto un saggio”. Continuando a confondere realtà e fantasia, che di saggi che si sono inventati un paese che non c’è sono piene biblioteche e librerie. Come sono piene le strade di persone che si accontentano del poco che sanno (ma basta leggere un saggio ed è tutto chiaro…io ne leggo cento e mi pare di saperne sempre meno!).
Certo, per un Onofrio Romano che sostiene una tesi, ce n’è altri cento che ne sostengono una diversa o addirittura opposta. A meno che non si reputi Romano verità di fede. Ma credo che nessuno possa affermarlo senza rendersi ridicolo. Resta il fatto che forse, prima di parlare come il classico Gesù nel tempio, magari farsi un’idea sa soli. Non ti immagini quante cose si scoprono a vivere invece che passare il tempo a leggere sui saggi i fenomeni senza mai averli osservati coi propri occhi.
In attesa di avere il “saggio” uscito per i tipi di Laterza, mi sono letto quello che è reperibile on line. Mi pare che Onofrio Romano abbia fatto uno sforzo di applicazione di schemi a lui noti ad un fenomeno piuttosto nuovo per l’Italia: la nascita di un forma organizzativa che nasce in Puglia come comitato elettorale per le primarie alle regionali e si diffonde poi in tutta in Italia e anche oltre.
L’intento di Romano però mi pare più quello di criticare la presunta leadership carismatica di Vendola attraverso le Fabbriche. Ma non mi risulta che alla base del suo saggio, almeno da quello che ho potuto leggere, ci sia una ricerca empirica fatta partecipando agli incontri, intervistando i tanti giovani coinvolti, verificando i rapporti esistenti tra le diverse esperienze. Anzi, come si diceva quand’ero in Università, mi pare una tesi compilativa e non sperimentale.
Mi pare inoltre che una lettura troppo costretta da una ipotesi da dimostrare, a parte il rischio di innesco di bias di conferma, non spieghi perché moltissimi giovani e anche meno giovani trovino nelle Fabbriche un luogo comunitario dove e bello tornare a fare politica. Sarà che soddisfa “taukein e pathos”, tecnica ed emozione, come dice l’autore, ma resta il fatto che ha riavvicinato alla politica attiva generazioni ormai perse.
L’articolo, credo una sorta di abstract del saggio, è apparso anche su Liberazione, in un dibattito teso a criminalizzare la leadership carismatica. Come se il comunismo non fosse imbevuto di questa, come se i comunisti non subissero ancora (e non solo in Rifondazione) il fascino degli “eroi” del socialismo. Allora il problema diventa che mancando a sinistra un leader vero, nessuno può esse leader. Che Vendola non fosse stato profeta in patria l’ha dimostrato il congresso di Chianciano, che avesse ragione lui, stanno dicendo i cittadini che sostengono lui e SEL.
Poi magari, ci sarà, per dirla col coordinatore regionale sardo della federazione delle sinistra, anche “la vertigine del risultato elettorale”. Ma le vertigini si hanno solo quando si guarda dall’alto verso e prima di avere vertigini sopra ci devi per forza salire.
Quindi, se ti sei trovato nelle condizioni di avere le vertigini, qualcosa avrai pur fatto per salire. Hai fatto le Fabbriche, che non sono spazi di decisione, ma di confronto e elaborazione. Piazze dove le persone si riconoscono, parlano e costruiscono grandi e piccole narrazioni. Se non si capisce questo, si potreà citare Baudrillard, Magatti, Castoriadis, ma non si capirà l’essenza di ciò che si pretende di spiegare. Come pretendere di insegnare il nuoto senza mai essere entrati in acqua.
“Che Vendola non fosse stato profeta in patria l’ha dimostrato il congresso di Chianciano, che avesse ragione lui, stanno dicendo i cittadini che sostengono lui e SEL”
Dove è stato eletto per acclamazione come Craxi.
Per il resto non milito in partiti che hanno già la data di scadenza come gli yogurt e men che meno in associazioni con il nome di un vivente. In quelli al massimo ci si può lavorare non militare. Onofrio Romano poi credo che sia iscritto a Sel e abbia vissuto le fabbriche.
p.s. Se mi vuoi convincere che il culto di Vendola discenda da quello della personalità di staliniana memoria, non ce n’era bisogno.
Non credo che qualcuno possa convincerti di qualcosa di cui abbastanza convinto pr conto tuo e per cui vedi solo gli elementi che confermano la tua opinione. Io mi sono limitato a commentare quello che ho letto di Onosfrio Romano, che poi avvia o meno partecipato alle fabbriche e sia iscritto a SEL poco me ne importa. Accostare Vendola a Craxi credo possa essere un esempio di disonestà intellettuale, visto che tra i due non c’è alcun punto di contatto, né ideologico, né nei comportamenti.
Si può essere leader in vari modi, e dal momento che ti piace leggere, magari approfondisci un pochino il tema e poi ne riparliamo.
Poi Vendola ha i limiti che hanno tutti, ma per ora – almeno per me e per moltissimi altri italiani di sinistra – resta quello con maggiore visione del futuro. Fattene una ragione.
E’ un dato di fatto che gli unici due eletti nella storia dei partiti di sinistra italiani per acclamazione – e non dimentichiamo lo Statuto votato senza possibilità di presentare emendamenti, manco fosse un decreto berlusconiano – siano stati Craxi e Vendola. Quello che li accomuna è la convinzione dell’inutilità dei partiti, del ruolo delle leadership e della comunicazione/narrazione (affidata ad agenzie di marketing), del Capo come sintesi di interessi/movimenti contrastanti.
Tutte teorie riprese da Veltroni e Bettini, che il buon Vendola frequenta spesso. Alla presentazione del libro del consigliori di VCube, saprò infatti la bestialità sulla parola compagno.
L’evoluzione della prospettiva del poeta pugliese non ha nulla di eccezionale è tutta legata ai punti di partenza, tra cui l’indimenticabile gestione (e distruzione) Bertinottiana di Rifondazione comunista. Demolizione a colpi di happening, movimentismo e ideologie stralunate (da Revelli fino a Fagioli), passando per le candidature figurine in parlamento in piena rottura con il partito. Adesso pare che il buon Berty voglia rifondare la socialdemocrazia. Da socialista europeo mi tocco.
Nulla di nuovo sotto il sole. Apertura centrista e antiwelfare al corriere, compresa.
La risposta di Michele Piras su Rosarossa:
http://www.rosarossaonline.org/art/2011/07/20/centrosinistra-sardo-20-basta-polemiche-e-lora-del-progetto_16207
Michele, coi toni da coordinatore di partito, segnala bene l’unico argomento rispetto al quale dovrebbe essere aperto un ragionamento: qual è l’idea che si ha della Sardegna prossima futura e quale programma serve per realizzarla. Perché si è fatto un gran parlare, nelle dichiarazioni dei politici, negli articoli dei giornali e anche nei blog come questo, di “coalizione”. Ma cos’è una coalizione se non un un insieme di soggetti diversi uniti però da una visione comune e da un’idea comune di come realizzarla? Altrimenti il termine “coalizione” è una scatola vuota. Intanto, bisogna capire come ci si confronta con il “popolo”. Non quello delle agiografie, non quello dell’immaginario di certa borghesia rossa, un popolo edulcorato. Ma quello vero, quello che puzza e suda quando c’è caldo, quello che è anche composto da “brutti, sporchi e cattivi”? Li ammazziamo?
Nel dibattito che ha seguito l’approvazione del DL 71 di tutto si è parlato, tranne che delle cose importanti e mi pare corretto che Michele cerchi di riportare la discussione alla sua reale dimensione. Finchè manca idea di futuro e programma condiviso, a mio avviso, coalizione non ce n’è. E quello che i partiti devono dirci, in primis il mio – che però mi pare non abbia problemi a farlo – non è con chi votano, ma cosa vogliono fare.
A questo punto sostengo l’opinione di Luciano Uras, quando dice che in politica non vale il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, ma quello alternativo: “dimmi cosa fai e ti dirò chi sei!” Amen
Per chi non lo sapesse dal 2008 per essere assunti come co.co.co. o come co.co.pro. direttamente dalla pubbliche amministrazioni è necessario aver superato un concorso per titoli ed esami. Ben vengano per questi co.co.co. le stabilizzazioni tramite corsi-concorsi.
Ben diverso il discorso delle figure assunte tramite agenzie interinali o convezioni……dove evidentemente non essendo direttamente dipendenti della pubblica amministrazione, la stabilizzazione è chiaramente fuori-legge.
Infatti, dopo un certo abuso delle short list (durante la giunta Soru, perchè questa modalità di assunzione fa molto impresa: rapida, senza troppi fronzoli burocratici, con scelte ampiamente discrezionali), anche questo tipo di assunzioni sono stare regolamentate da legge. Gli interinali non hanno rapporti diretti con l’amministrazione, che li ha invece con l’agenzia di somministrazione. E quindi non è possibile stabilizzarli in quanto interinali. Inoltre, non è nel lavoro precario che si annida il rapporto con la politica, ma col lavoro interinale: infatti, basta che il politico di turno fornisca la lista dei clientes all’agenzia e chi mai potrebbe dire che questa non può far lavorare chi è stato indicato. Il rapporto, chiamolo leggermente incestuoso, che esiste tra dirigenza e classe politica fa poi il resto: che interesse avrebbe l’agenzia interinale a scontentare il suo committente? (Posto che ci sono “accozzati” anche molto bravi, la spinta politica non implica necessariamente che chi la riceve non sia un buon lavoratore…).
Infine, in barba a chi preferisce i concorsi selezionano bravissimi concorrenti di quiz, ma in modo casuale i potenziali buoni funzionari e dirigenti (come dice giustamente ZunkBuster, i concorsi si fanno dai tempi dei mandarini cinesi), molto meglio il corso-concorso, che qualcuno ha inserito stoltamente fra i metodi che invece favoriscono gli imbrogli. Il corso -concorso permette di avere un funzionario o dirigente già formato e sperimentato nelle sue capacità e attitudini, operativo fin dalla firma del contratto di lavoro. Purtroppo costi e tempi non permettono che sia utilizzato diffusamente. In ogni caso, la selezione del personale è ormai una scienza e forse sarebbe il caso che la stessa pubblica amministrazione ne tenesse conto quando assume. Ma anche qui, come rilevato dal solito Zunk, il blocco del turnover, unito alle sempre maggiori competenze richieste alla P.A. che ricordo agisce in società complesse, rende quasi impraticabile l’acquisizione di forza lavoro giovane.
Se non entrano giovani in P.A. Non è certo colpa dei precari, che spesso sono stati giovani che non hanno mai avuto la possibilità di fare concorsi per il tempo indeterminato, ma della scelta deliberata di abbattere la pubblica amministrazione.
Che pretesi simpatizzanti o addirittura militanti dei partiti della sinistra non riescano neppure a vedere questo aspetto (lasciamo perdere il capirlo nei dettagli) lascia interdetti preoccupati.
Oltre al corso-concorso, io avrei detto che le selezioni potrebbero includere altri aspetti come si fa nel settore privato. Cosa definisce un bravo funzionario? La sua conoscenza dell’argomento o anche altre capacita’ personali come l’attenzione al cittadino (o al cliente), la gestione dei propri tempi, il saper lavorare in gruppo invece di tenersi tutto per se’ e molte altre cose che non sto a elencare qui. Pero’ secondo me non ci arriveremo mai.
io non ho una bella esperienza di concorsi pubblici:
ogni volta ha vinto “chi doveva vincere”.
se ci pensate non è poi così difficile:
a parte lo scritto, che manet, all’orale si fa quel che si vuole…
30 punti per 10 domande.
tu rispondi bene alla domanda (la perfezione è solo del padreterno) e ti danno, diciamo, 2,4 punti.
per 10 fanno 24 punti.
un altro risponde “altrettanto” bene ma, discrezionalmente, insindacabilmente, gli danno 2,7 punti.
alla fine avrà 3 punti più di te e saranno proprio quelli che gli basteranno per superarti, in barba ai tuoi titoli migliori e allo scritto con voto più alto.
🙁
ti resta la consolazione di aver comunque ottenuto una sorta di “abilitazione”, anche se inutile, e il commento di una sconosciuta collega vedendo gli esiti finali:
“ma come, ti hanno dato così poco? eri andato così bene ….”
e certo, cazzo!
erano tre anni che facevo quel mestiere (per incarico temporaneo) e ne sapevo certamente molto di più di quelli che mi stavano interrogando!
oppure, esame di dottorato in semiotica al DAMS:
allo scritto esco terzo, ma quando la commissione “scopre” che sono uno strambo ingegnere con una tesi sulla semiotica dell’architettura, “magicamente”, sulla base di poco più che una chiaccherata su “chi sei-cosa fai-cosa (cazzo) ci fai qui”, mi fanno serenamente scavalcare dall’enfant du pays di turno … 🙁
(e così ci siamo giocati la carriera universitaria …)
per cui, permettetemi di dire che a tutta ‘sta gran retorica sui concorsi pubblici io non credo granché …
anche a proposito delle cose che dice Micaela, diciamo che non mi dispiacque il ragionamento che in quell’occasione (il primo concorso di cui sopra) mi fece un collega dirigente di lungo corso:
secondo lui l’unico modo per fare concorsi pubblici non “taroccati” sarebbe di stabilire dei requisiti d’accesso su titoli di studio e curriculum (ovviamente realistici e non ritagliati sul candidato da far vincere) e poi estrarre a sorte fra i partecipanti.
così nessun imbroglio sarebbe possibile.
tanto nessun esame, nessun compitino scritto, nessuna interrogazione sulla normativa, ti potrà garantire di scegliere il miglior candidato per fare quel lavoro.
tanto vale allora affidarsi al caso che, come recentemente dimostrato in una ricerca inglese (se non sbaglio), spesso ci azzecca meglio delle scelte “oculate”.
questa ricerca si riferiva alle promozioni in una struttura gerarchica, dimostrando il principio secondo cui nelle grandi organizzazioni ciascuno raggiunge il suo “livello di incompetenza”, ma per estensione si può probabilmente applicare anche ai concorsi …
Principio di Peter…ses propriu ingegneri! C’è anche un altro aspetto, se il dipendente pubblico non ha alcun riconoscimento pubblico, ma anzi è trattato da fannullone e/o favorito dai politici e l’unica attrattativa del posto pubblico e la certezza della retribuzione (per altro molto minore rispetto all’immaginario comune), saranno portati a fare i concorsi soprattutto coloro che non hanno particolare vocazione a lavorare per la collettività, ma per uno stipendio sicuro. Se questa ipotesi è corretta, tu potresti avere i migliori dipendenti pubblici nei periodi di maggior crisi (quando anche “i bravi” fanno il ragionamento dantesco che “più che l’onor potè il digiuno”, e infatti gli ultimi ingressi in regione, per esempio sono di buon livello, così come i nuovi dirigenti, molto meglio di quelli selezionati con l’ultima infornata), ma nei periodi di crisi i tagli riguardano soprattutto la pubblica amministrazione, per esempio col blocco del turn over. E’ l’archetipo sistemico definito “soluzioni che falliscono”, una soluzione che sul breve dà risultati, ma sul lungo periodo porta a situazioni peggiori di quelle iniziali… ma per attuare soluzioni di lungo periodo il decisore politico deve andare oltre la sua convenienza personale, che ha la dimensione temporale della durata della propria carica. Forse bisognerebbe scegliere anche i politici a caso…
Siamo arrivati all’archetipo sistemico, o Soviet!
(a proposito della dimensione temporale del mandato e al relativo orizzonte ri-elettorale, per ovviare a quell’inconveniente c’era l’aristocrazia: nessuna elezione ma carica ereditaria, a vita, e quindi nessuna captatio benevolentiae, un sistema che guardava lontanissimo, all’orizzonte delle generazioni future e del destino del casato, ma pare avesse qualche altro difetto. Non se ne esce, il difetto è nell’umanità).
E no, caro Neo, gli archetipi sistemici, che poi altro non sono che diagrammi dove sono rappresentati i meccanismi di azione e retroazione, di effetto valanga e effetto di riequilibrio servono essenzialmente per esaminare fatti utilizzando un pensiero controintuitivo e quindi non alla portata di tutti e soprattutto non sostituibile dal comune buon senso.
La risposta c’è già e non sta nella forma di governo (quale è l’aristocrazia), ma nella definizione di progetti temporalmente adeguati agli obiettivi e dalla scissione vera tra responsabilità politica e amministrativa.
Ma il gioco che si fa sulla pelle dei pubblici dipendenti è la delegittimazione del loro ruolo e a questo punto giocoforza diventa quella l’area dei tagli, anche se questo risulterà disastroso nel tempo (e infatti, applicando il diagramma si capisce).
Quindi il difetto non sta nell’umanità e neppure nella democrazia, ma negli strumenti che questa escogita per risolvere i suoi problemi.
Caro Soviet, sei sicuro che l’archetipo ancorché sistemico sia in effetti suscettibile di diagrammatizzazione, convertibile e/o rappresentabile in una ottica di raffigurazione schematica e/o didascalica di eventualità complesse in cui i fattori incogniti, automoltiplicati reciprocamente, non possono in realtà emergere dalle due dimensioni di ascisse e ordinate come neppure in una loro rielaborazione sotto forma integrale?
Se fossero meccanismi potrebbero essere rappresentati in tal guisa, ma non sono azioni e re(l)azioni meccaniche, ma realtà costituita e/o originata dalla stessa materia vile che è “legno storto” e corpo elettorale e noi tutti in fondo e sopra, la umanità dolente e spesso molente di cui siamo spettatori e parte.
Concordo sulla fallacia -e ne segnalavo difatti il fallimento- illusoria di qualunque rincorsa all’indietro che valuti un governo di presunti e mai pervenuti άριστοι come preferibile alle confuse democrazie, rimarco il permanere dell’assenza di un riequilibrio possibile sub-specie oggettiva o obiettiva nella quotidiana e umana esperienza, proiettata nel miglioramento dei futuri possibili a patto che si prenda coscienza della natura di arte in azione della politica, che si serve di scienze per disegnare il quadro, ma che ha sempre pittori improvvisati e colori e pennelli casuali.
E comunque: brisca la supercazzola prematurata, sempre e comunque, anche
a sinistra.
O Neo, non ci furristi a casinu…basta leggerai “La quinta disciplina” di Peter Senge…
@Soviet. ti rispondo sopra.
L’ho sfogliato, ma preferisco “Settimo Sigillo”
http://www.youtube.com/watch?v=0iLGGEuNLlE
le norme approvate non stabilizzano nessun precario ma sono per loro l’ennesima presa in giro e il tema è talmente complesso da non consentire semplificazioni scritte con lo stomaco. Personalmente credo che il qualunquismo e la demagogia stiano più nella posizione espressa in aula dal PD. E comunque, diventare precari non significa essere i graziati di turno, ma avere titoli e competenze tali da poter essere preferiti in una delle mille selezioni che si susseguono con cadenza regolare e in cui ciascuno si può candidare, specie in mancanza di concorsi appetibili (per i precari ne hanno già annullati due negli ultimi 4 anni). le ultime sono ancora sul sito di sardegnaricerche
Quante volte osserva giustamente Vito…
Per citarne una: il 24 Giugno 2011 il consiglio regionale della Sardegna ha votato l’emendamento 3bis: “L’assegno di vitalizio di Consigliere regionale della Sardegna non è cumulabile con l’assegno di vitalizio di parlamentare della Repubblica Italiana e/o parlamentare Europeo.”
Ecco la votazione:
FAVOREVOLI:
Ben Amara (SEL), Capelli (API), Cocco Daniele(IDV), Mulas(UPC), Uras(SEL), Vargiu (Riformatori Sardi), Zedda Massimo (SEL), Zuncheddu (Indipendentisti).
CONTRARI:
PDL (Amadu, Bardanzellu, Cappellacci, Cherchi, Contu Mariano, De Francisci, Diana Mario, Floris Rosanna, Greco, Lai, Locci, Murgioni, Peru, Petrini, Piras, Pittalis, Pitea, Rassu, Rodin, Sanjust, Sanna Paolo Terzo, Stocchino, Zedda Alessandra; FLI (Artizzu, Sanna matteo); UDC(Cappai,Milia,Oppi,Steri); RIFORMATORI SARDI (Cossa, Meloni Francesco, Mula Francesco); MPA (Cuccureddu); UDS(Floris Mario); PD(Cuccu, Manca, Meloni Valerio, Moriconi, Sabatini).
ASTENUTI:
PD (Agus, Barracciu,Bruno, Cocco Pietro, Diana Giampaolo, Espa, Lotto, Porcu, Sanna Gianvalerio, Solinas); PSd’Az (Dessì, Maninchedda); PDL ( Campus); UDC (Contu Felicetto). Tra gli astenuti, per consuetudine, la Presidente del Consiglio Lombardo.
Fonte:
http://www.rosarossaonline.org/art/2011/06/30/pdindignados_15974
Ottima citazione, a seconda dei temi di interesse la coalizione ha già votato in maniera differente
Solo per dire, ma l’errore non è tuo, che Ben Amara non fa parte di SEL, ma della Federazione delle Sinistre (eletto col PdCI).
daniele,ma tu sei un precario,? se per caso lo sei ,e ti sei fatto raccomandare ti hanno fregato,! ma veramente sei convinto che per lavorare e per giunta da precario ci sia bisogno di una raccomandazione,io sono un precario, e quando e il mio turno e mi saltano, faccio il onesto ricorso senza bisogno di raccomandazioni e aiutini da politici di m…a e ti diro’di piu’la sinistra per certi versi e peggio del centro destra ,per non dire della c.g.l. che mi ha chiuso la porta in faccia , piu di una volta,
Credo che mai come in questa situazione, la sinistra, anche quella pseudointellettuale che abitualmente segue questo blog, stia dando il peggio di se stessa, evidenziando quella spocchia moralistica e quella incapacità di confrontarsi con la realtà concreta che ne ha determinato ad oggi ogni fallimento. Una sinistra incapace di fare opposizione e incapace di governare quando per avventura vince le elezioni. Questo almeno a leggere i risultati delle elezioni, dal 1994 a oggi, data della fatale “discesa in campo”.
Adesso, a detta di qualche genio che scrive in questo blog, migliaia di fancazzisti, legati a doppia mandata con i partiti, con SEL in particolare – perché è notorio che gli altri sono tutti vergini, sono pronti a calare come Unni sulle dotazioni organiche regionali. Tutti accozzati questi precari, che i buoni sono tutti fuori. Ma forse dare aria alla bocca è semplicemente una conseguenza dell’aria che si ha in testa. E quindi avanti popolo con il qualunquismo, che può anche essere venato di rosso, ma sempre qualunquismo resta. Quando si parla per pregiudizi, perché è più semplice trovare scuse nella scorrettezza altrui piuttosto che nell’inadeguatezza e nella incapacità propria. In questi anni in regione sono entrati molti ottimi funzionari, entrati per concorso, qualcuno forse aveva anche appoggi politici, ma si tratta di una minoranza. Ma non c’entrano nulla col famoso emendamento.
Vediamo un po’ chi riguarda l’emendamento: non masse, ma 81 persone. Fino ad oggi, nessuno che non avesse fatto concorsi per la pubblica amministrazione è stato stabilizzato così, sic et simpliciter. Tranne i collaboratori dei gruppi politici del consiglio regionale, lì però nessuna vergine del PD o dell’Idv e neppure il buon Ben Amara mi pare si siano strappati le vesti. E quella sì che era una porcheria. Ma si sa, quando il PD vota con la destra è senso di responsabilità, se lo fa SEL è “intelligenza col nemico” come lascia intendere il buon segretario Lai nella sua sgangherata lettera aperta a SEL.
Ma andiamo avanti, i lavoratori dell’ARA, l’Associazione regionale allevatori. Le funzioni di quest’Ente furono assorbite dall’Agenzia LAORE, ma come spesso faceva Soru, i lavoratori non erano problema suo. Quindi qualcosa che è obbligo per il privato, non lo è per il pubblico, neppure se guidato dal centrosinistra. Il problema è che la legge qualche volta fa giustizia, per esempio i lavoratori del servizio agrometereologico sardo sono stati inseriti dentro l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente perché hanno vinto una causa con Soru e Dadea (una delle tante perse da Soru sul personale, forse Vito potrebbe dedicare un post a questo tema).
Poi chi c’è, i lavoratori dei beni culturali, quei lavoratori benemeriti che tengono aperti siti archeologici, biblioteche e via dicendo. Questi non vengono stabilizzati dentro la regione, devono essere stabilizzati nei contratti, a carico della regione, perché è chiaro che qui non si tratta di attività di mercato, ma un servizio a beneficio della comunità. Sono legati alle forze politiche. Io non lo so e se qualcuno lo sa, ci dica pure nome cognome e tessera.
Poi ci sono gli operatori dei CSL, orientatori, esperti nella creazione di impresa, nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, ecc. Noi viviamo in uno strano mondo dove i primi precari sono coloro che dovrebbero aiutare gli altri a trovare lavoro. Le province hanno selezionato questi lavoratori tramite concorsi che avevano i reagisti per l’accesso alla PA, compreso quello di apertura a tutti coloro che avevano i requisiti. Perché a volte per entrare in amministrazione non basta avere un pezzo di carta, bisogna anche essere capaci di fare qualcosa. Per conoscenza di qualche saputello, Luciano Uras, e io lo conosco, a me risulta che contrario all’inserimento dei lavoratori. CSL e Cesil dentro l’Agenzia regionale per il lavoro (causa invece perorata dall’assessore del lavoro Manca, con cui è notorio non scorra buon sangue), quindi evitiamo la cialtronata di tirar fuori questa stupidaggine.
Dobbiamo quindi metterci d’accordo su cosa sia un precario e cosa non lo sia e possibilmente evitare di ragionare con parti del corpo che non sia la testa. Oltre al fatto che sarebbe anche opportuno avere il testo della legge davanti (e saper leggere i testi di legge, che non è cosa che tutti sanno fare…è più semplice ripetere a pappagallo quello che si legge in qualche giornale vicino). Per quanto riguarda il famigerato “emendamento di sintesi” che molti onorevoli PD hanno richiamato durante il dibattito in Consiglio, perché non lo si pubblica, che ci facciamo due risate.
Infine ci sono i lavoratori dei cantieri, ma per quelli – a beneficio di chi non conosce le procedure – non servono i concorsi, bastano le selezioni di idoneità.
Incompressibile per me è invece il putiferio nato da questa vicenda, dove un partito, SEL e un esponente politico, Luciano Uras, si sono comportanti coerentemente con quanto fatto in passato, cosa che può piacere o no, ma in linea con la propria visione di azione politica. Chi invece ha reagito in modo scomposto è stato il PD, seguito a ruota dagli altri (invero non dati in grande spolvero) alleati di coalizione. Molto più aggressivi al proprio interno che all’esterno.
Il buon Biolchini l’ha azzeccata, il fatto è che si sente odore di elezioni e l’unico partito dato in crescita è SEL (ad ogni apparizione pubblica di Vendola i sondaggi ci danno in ascesa, immaginiamoci se avessimo avuto un giornale come L’Unità o come Sardegna24…) e i voti li prende dagli scontenti, dal PD, dall’IdV e dalla Federazione delle sinistre. Quindi questo attacco congiunto non è che sia così disinteressato. Tutta gente bravissima quando si parla di lavoratori o precari come idealtipo, meno quando si tratta di persone in carne e ossa.
Come diceva Rousseau nel suo “Emilio”: diffidate dei filosofi che amano i tartari per non amare il proprio vicino!
Bravo Soviet, bell’intervento, di questo passo toccherà anche a me votare SEL … almeno stavolta gli insulti e le ironie su “Sardegna Democratica” te li prendi tu … ho già dato sul caso LucidoSottile 😀
Beh, un po’ per uno…ma mi sa che io e te, oltre che a prenderle, abbiamo in comune anche quello di darle!
ta bellixeddusu…
Non so lui, ma per dire “bellisceddu” a me devi avere proprio gusti strani…vabbè che i presidenti qualche mania ce l’hanno sempre…
Ma quale spocchia moralistica del piffero, ma quale pregiudizio, che il qualunquismo è di casa solo in chi la butta in politica, con argomentazioni ridicole! Ma è così difficile restare al tema? Art. 97 della Costituzione, terzo comma. Punto e basta. Concorsi pubblici, aperti alle migliaia di giovani disoccupati per accedere, a tempo indeterminato, nella Pubblica amministrazione. No corsi-concorsi, no fittizie selezioni, no truffaldini esami di idoneità, la misura è colma! E se fino ad oggi nessuno che non avesse fatto concorsi per la pubblica amministrazione è stato assunto o per meglio dire stabilizzato con sistemi degni della peggior Repubblica delle Banane, ebbene, lo dobbiamo solo alla Corte costituzionale che ha bloccato l’art. 3 della legge 3/2009. Il resto sono solo chiacchiere e distintivo, quello che contano sono i principi, che quando si deroga a questi con argomentazioni capziose non si rende un buon servizio alla propria intelligenza.
Infatti, o anonimo, restiamo sul tema: a problema va proposta soluzione. L’art. 97 si applica a tutte le assunzioni nella P.A.? Se la tua risposta è sì, studia un po’ di più.
Concorsi aperti alle migliaia di giovani? si è appensa concluso quello per dirigenti: 56 posti disponibili e 27 idonei (di cui tre sub judice per un ricorso al TAR).
L’amministrazione assume usando le leggi, ma se tu non le conosci, non è mica colpa mia: i corsi-concorsi per esempio sono una modalità prevista dalla elgge. Non ti va bene, proponi una modifica alla legge e falla votare. Ma finché c’è, è valida. Fittizie selezioni, truffaldini esami di idoneità, indignazione, ma ti rendi conto che stai sciorinando il peggio della demagogia e del qualunquismo. Poi, i principi che ammazzano le persone non ci servono, non hanno funzionato nei paesi del socialismo reale, non funzionano nelle attuali teocrazie – i governi col massimo livello di adesione “ai principi”.
Bisogna stare sul tema, approfondire il problema, trovare soluzioni per le persone. Perché a dire cazzate alla Savonarola siamo buoni tutti.
Forse il nostro “anonimo” non sa che, cambiando campo, la stessa amministrazione giudiziaria è talmente retta da precari (giudici di pace, ma anche giudici onorari e viceprocuratori onorari, e tra questi ultimi si trovano molti giovani laureati a cui uno sbocco professionale è reso difficile dal blocco del turn over nelle amministrazioni e dall’ordinamento forense corporativo), reclutati da un organismo clientelare che si chiama Consiglio Superiore della Magistratura, senza i quali la giustizia italiana probabilmente smetterebbe del tutto di funzionare. La combinazione micidiale tra blocco del turnover (un tempo si facevano regolarmente uno-due concorsi all’anno per uditori giudiziari, vale a dire il primo gradino della magistratura di carriera, oggi mediamente uno ogni due-tre anni, e intanto i magistrati di vecchia generazione continuano ad andare in pensione, da ultimo solo negli uffici giudiziari di Cagliari sono andati in pensione tre alti magistrati, e altri ne seguiranno a breve) e cervelloticità di concorsi che tengono impegnati mediamente per due anni di intenso studio e che spesso allontanano dalla carriera i “migliori” che hanno il problema di procacciarsi il pane, ha dato causa a questo.
L’amministrazione regionale è sicuramente una cosa ben diversa dall’amministrazione giudiziaria, che ha paletti ben più severi (e ricorrentemente i giudici di pace rivendicano uno “scivolo” per entrare in magistratura a tutti gli effetti o quanto meno garanzie sanitarie e previdenziali), tuttavia vi è un certo parallelismo di situazioni. Politiche di tagli indiscriminati, alla maniera tremontiana, e macchinosità del meccanismo del “concorso”, due direttrici che hanno portato l’amministrazione giudiziaria all’attuale situazione di sfascio, sono stranamente due direttrici che si vedono nitidamente nella concezione che Soru e i soriani hanno della pubblica amministrazione, dove si bada più ad astratti criteri di “efficienza” riguardata puramente dal lato finanziario e di “meritocrazia” che passa giocoforza per la riproposizione riveduta e corretta per tutti di un meccanismo come quello del “concorso” talmente moderno da risalire ai tempi dei Mandarini cinesi, che al fatto che la pubblica amministrazione per un verso deve assicurare l’efficienza dal lato della risposta alla salvaguardia dei diritti ed interessi che sono interessati dall’azione amministrativa, per altro verso non può prescindere neanch’essa, al di là delle astrattezze ideologiche da “illuminati” dei brunettiani e dei soriani, dalla funzione sociale del lavoro, che è ancora un “diritto” secondo la nostra Costituzione; è vero che è un diritto anche per chi sta fuori, e non solo per chi ha già un piede dentro, ma stiamo tanto a rognare su 81 dipendenti non di qualifiche apicali sulla marea di dipendenti che ha la Regione?
Intanto, andando avanti con queste astrattezze, i giovani disoccupati che stanno fuori, che magari si sono presi una laurea, che magari hanno dissanguato le famiglie per pagarsi un alloggio a Cagliari durante gli studi, resterebbero tutti ad attendere prima l’indizione, poi i tempi lunghi dei megaconcorsi, mentre magari attraverso le tante disprezzate alternative ai concorsi almeno qualcuno di loro, non necessariamente accozzato, potrebbe avere una possibilità di lavoro … e nel frattempo cosa mangiano, l’articolo 97 della Costituzione? Da sempre chi si tenta i concorsi più impegnativi, come magistratura e notariato, o è di famiglia facoltosa e quindi può permettersi di stare due anni disoccupato di nome o di fatto, oppure si è trovato “nell’attesa” un’altra occupazione … dimenticate appunto una cosa elementare, che i tempi dei “concorsi” spesso sono sostenibili solo da chi non ha difficoltà economiche immediate o ha già un’altra occupazione, i disoccupati senza una famiglia facoltosa alle spalle e che non puntano così “in alto” come a diventare magistrati o notai nell’attesa dei concorsi faranno la fame o, bene che gli vada, faranno i camerieri … tra le righe, qualcuno prese in giro Massimo Zedda per la sua esperienza lavorativa prepolitica (cioè prima di entrare in Consiglio regionale, giacché con le sole indennità di consiglieri comunali non si mangia o si mangia ben poco) pressoché esclusivamente precaria, tanto da accusarlo di essere un “professionista della politica”. Qui casca l’asino delle astrattezze moralistiche: secondo voi Massimo Zedda con tutte le sue “entrature” politiche non sarebbe stato in grado di procurarsi un modo di entrare surrettiziamente nella pubblica amministrazione? Peccato che ci siano ancora persone di moralità ben diversa e superiore da quella comune, e che non necessariamente debbano essere soriane per esserlo.
Mi auguro che il PD, almeno le sue aree la cui storia e il cui percorso dovrebbe essere maggiormente radicato nella tradizione socialista e popolare, sappia uscire dal cul de sac in cui l’andare dietro al moralismo soriano lo sta cacciando. Si può comprendere che SEL in questo momento faccia molta paura per la sua capacità attrattiva, che sta andando ben oltre soggetti tradizionalmente “massimalisti” e si sta espandendo anche in direzione di quadri e militanti di impronta tradizionalmente “riformista”, ma se il PD non riesce ad avere analoga capacità attrattiva, e la sua dirigenza regionale si comporta come una gelatina melassosa e mediocre che scoraggia chi ha idee e voglia di fare (vedasi anche Graziano Milia, l’unico che finora abbia elaborato un progetto concreto e non fumoso di “PD sardo”, presto liquidato da Silviolai, o forse dal suo geniale coordinatore Franco Marras, come “un contributo come altri”), deve grandemente rimproverare sé stesso. Sorprende che, a parte le componenti di estrazione cattolico-popolare che si collocano su un terreno ben diverso da quello dei Paolo Fadda, stavolta anche i riformisti di Rosa Rossa, che in precedenza tendevano a ben marcare le distanze dalle fumoserie da “illuminati” di Gianvalerio Sanna e compagnia, oggi corrano dietro a quel carro.
Alla tua aggiungo: magari anche la giunta di Cagliari ha la sua importanza. Dopo aver trattato con un metodo barbaro e fuori dalla logica, autoproponendosi, si ci lamenta. o PD PD come ti vorrei come ti avrei voluto. Mah non ti avrao mai anche se PD S
Diciamo pure che SEL sulla questione precari ha preferito allearsi con la destra ufficiale, il PDL e alleati, piuttosto che con la criptodestra che sta all’interno del PD, il gruppo di Soru e dei soriani. Perché, a parte la sensibilità ecologista, qualcuno deve ormai spiegarci che cosa hanno di sinistra quelli di Sardegna Democratica il cui modo di porsi perlopiù ricorda quello degli “illuminati” piuttosto che quello di una forza popolare; non si pongono mai il problema della partecipazione popolare e dei destinatari ultimi delle decisioni politiche, semplicemente loro decidono che i loro principi astratti vanno applicati a tutti i costi e dev’essere per forza così.
La difesa d’ufficio del partito da parte di Silvio Lai era doverosa, tuttavia non so quanto raccordo vi sia tra la direzione regionale del partito, in cui dovrebbero essere rappresentate tutte le componenti e dovrebbe essere ancora maggioritaria l’area Cabras, e il gruppo in Consiglio regionale dominato dai vari soriani e veltroniani, con la loro politica moralista da un tanto al chilo non senza incoerenze (come per quanto riguarda la questione del vitalizio dei consiglieri, dove SEL ha votato contro e il capogruppo soriano Mario Bruno ha tirato in ballo l’antipolitica a giustificare l’astensione del PD, a tacer del fatto che cinque neodemocristiani, Cesare Moriconi e altri che non ricordo, hanno votato contro); l’impressione è che il resto del PD, non riuscendo ad avere una linea coerente che sia una e con una direzione regionale estremamente debole, si stia ormai rassegnando a piegarsi alla linea ed alle prospettive di Soru, che inoltre ora dispone della “force de frappe” di un quotidiano non esattamente indipendente. Come ha notato qualcuno, il PD cittadino, e in particolare il segretario Yuri Marcialis, sembrava vedere la questione precari in un’ottica un po’ diversa, non così lontana nel merito da quella di SEL, e la stessa nota congiunta firmata da Marcialis col capogruppo PD al Consiglio comunale di Cagliari, seppur attacca frontalmente Uras per la linea del gruppo SEL in Consiglio regionale, sembra protesa piuttosto a “proteggere” il Comune (e magari lo stesso sindaco Zedda) da ragioni di scontro che sono estranee all’amministrazione.
La mia era solo una considerazione sul caso specifico, che poi la polemica sia uscita con altri scopi può essere, ma questo non cambia la sostanza della cosa.
La commistione tra la carica di Luciano Uras e l’assorbimento nell’Agenzia del Lavoro di tante figure professionali per me è uno scandalo-
Non è un caso che la destra al governo abbia fatto entrare in Regione 2.000 persone senza concorso, sono voti da recuperare visto il calo di consensi, dispiace che il SEL, per raccattare qualche voto, si sia prestato a questa porcheria.
Il PD ha non una ma mille cose da farsi perdonare, in questo caso ha, invece, totalmente ragione-
Che nelle stabilizzazioni generalizzate non sia tutto limpido siamo d’accordo, ma dire che non si possa essere precari nella pubblica amministrazione se non si è raccomandati non è vero. Molti dei precari degli enti locali, per esempio, diversi dei quali del comune di Cagliari, provengono dai cantieri regionali e nel rispetto della legge, hanno fatto selezioni pubbliche e prove di idoneità, per ogni contratto che hanno firmato. Diversa è la situazione degli interinali, dei co.co.co. e delle collaborazioni, la cui assunzione è generalmente nominativa e dipende dalla discrezionalità del politico o del dirigente di turno.
Antonio, pero’ c’e’ una cosa che non capisco: ci sono figure professionali che sono gioco forza precarie. Certo che il discorso cambia se si tratta di persone che hanno superato un concorso e magari pure piu’ di uno per avere confermata la loro posizione anche se precaria. Ma qui la questione e’ un’altra. In tanti si soffermano su chi, come tu stesso dici, entra senza concorso, e svolge mansioni per le quali ci si chiede perche’ non e’ mai stata fatta una selezione. Queste sono le porcherie che danno fastidio alla gente normale, come me e penso come te. Se cominciamo a distinguere, il rischio e’ di perdere di vista l’oggetto del contendere e cioe’ il posto di lavoro per il quale ci sentiamo ripetere che non ci sono soldi, ma che magicamente viene istituito per sistemare qualcuno. Ci sentiamo dire che la PA spreca di qua e di la’, pero’ per sistemare questi personaggi i problemi non ci sono mai. E’ questa l’ingiustizia, e non solo.
Credo che le distinzioni siano d’obbligo in quanto le stabilizzazioni dovrebbero essere una sorta di sanatoria per un’anomalia che si è creata negli anni. La legge, oltre al fatto che alla pubblica amministrazione si accede per concorso pubblico, dice anche che le amministrazioni dello stato non possono far uso di contratti a tempo determinato o atipici se non per lavori stagionali o situazioni di natura straordinaria. Di fatto però da oltre un decennio di concorsi non se ne fanno praticamente più e quelli che si sono fatti sembravano, a voler concedere il beneficio del dubbio, chiamate nominative mascherate da selezioni pubbliche. Questo di fatto ha significato escludere un’intera generazione, che nel mentre magari ha messo su famiglia ed è arrivata ad avere 40 o 50 anni passando da un contratto precario all’altro. E poi siamo davvero sicuri che costa meno tenere un lavoratore in stato di precarietà piuttosto che stabilizzarlo?
Antonio, io mi riferivo al fatto che se cominciamo a dire che alcuni vanno stabilizzati e altri no, il pericolo e’ di perdere di vista il problema, che come sappiamo bene esiste. Non metto in dubbio quello che dici, anzi penso anche che ci siano figure professionali che non dovevano nemmeno essere precarie, pero’ sappiamo bene che alla Provincia porcherie del genere, le situazioni anomale e anche illegali, vanno avanti da anni e solo ora ce ne siamo resi conto. Alla Regione idem, ci sono collaboratori, chiamati attraverso le shortlist, che sono ancora li. Queste sono le anomalie. Sinceramente non ho niente in contrario se uno che ha passato un concorso per un contratto a tempo determinato poi sia stabilizzato. Ho molte piu’ riserve quando vedo interinali, co.co.pro. (di cui non si capisce a quale progetto lavorano) e pseudo-consulenti girare per gli uffici pur non essendo dipendenti. Ed e’ su questo che si deve interrogare chi vuole stabilizzarli.
Caro Vito Biolchini quello che hai scritto è una porcata alle spalle del PD, non hai nessuna ragione di scrivere certe fregnacce stai solo facendo il gioco di chi cambia argomento per non vergognarsi di ciò che ha fatto.
Provalo a dire elle migliaia di ragazzi che hanno studiato e possono partecipare ad un concorso pubblico per aspirare ad un lavoro, provalo a dire a chi ha la coscienza a posto, provalo a dire ai padri e alle madri che fanno sacrifici per allevare i figli certo, i soliti noti ringrazieranno, so benissimo che la maggior parte dei precari sono precari perchè comunque qualcuno li ha aiutati ad s essere precari, perchè anche per diventare precario bisogna essere raccomandati.
Pertanto se vuoi fare il giornalista fai un articolo sulla porcata e non agganciarti alle illazioni di qualche politico che per nascondere la faccia per ciò che ha fatto cambia argomento.
Personalmente sono indignato.
Stavolta non sono d’accordo con te Vito, ma con questo commento, che esprime bene anche il mio pensiero sull’argomento stabilizzazioni. Sinceramente anche se ci fosse una lotta per la leadership, non ci interessa. Anzi, ho notato che tutti evitano l’argomento precari della PA come se fosse un tabu’ ed e’ questa la vera vergogna, quando invece e’ un malcostume che esiste da anni, e’ un problema trasversale e riguarda sia questa giunta che la precedente. Non era Soru che aveva fatto largo uso delle shortlist? Non era durante il suo governo che era scoppiato lo scandalo di concorsopoli? Vedere la rassegna stampa della Regione da ottobre 2006 fino a gennaio-febbraio 2007. In ogni caso, quello che dice Daniele e’ vero, ti suggerirei anche io di concentrarti sull’argomento precari-raccomandati e su come le stabilizzazioni danneggino le persone oneste senza santi in paradiso.
Il centrosinistra commette anche stavolta l’errore che fa da dal 1998: si mette a litigare quando ha delle concrete possibilità di vincere. Sel e i partit minori hanno i candidati giusti ma sebnza il Pd non hanno i numeri per governare. Il PD senza i “partiti minori” sono una buona forza di opposizione e non un partito di governo. I vertici dei due partiti dovrebbero sedersi e realizzare un programma comune per essere credibili.
Oh… Uno che spiega le cose!, soprattutto quelle che giacciono fra le righe. Grazie Vito
Io non ho idee chiarissime in merito, ma a quanto pare neppure dentro il PD tutte le voci concordano, e c’è chi sostiene che nel merito della questione abbia ragione Uras:
http://www.pdcagliari.it/index.php?pid=blog&bid=104&fb_comment_id=fbc_10150178034562395_16487319_10150179880872395#f31c7078b4
E’ così: la grande parte di questi sedicenti “precari” sono entrati nella pubblica amministrazione grazie al favore politico – e non solo – e alla chiamata diretta, o grazie alle short list di soriana memoria. Una barzelletta, che dovrebbero accontentarsi e farla finita di frignare. E invece no, grazie a questo favore, ora dovrebbero essere stabilmente assunti dalla Regione. Senza concorso pubblico aperto a tutti? Una porcata! Che non sia mai. Una volta tanto il Pd ha ragioni da vendere. Occhio che tra poco la stessa porcata verrà tentata dagli Enti locali, Comuni e Province, che non aspettano altro. E qui parliamo di migliaia e migliaia di imbucati. E cercheranno di stabilizzare anche gli interinali, vedrete se mi sbaglio (come hanno già cercato di fare, nonostante gli interinali abbiano un rapporto diretto di lavoro con le agenzie interinali e non con le PA) cosa che finora non gli è riuscita grazie alle sentenze della Corte costituzionale. E poi sento parlare di indipendenza, di autonomia, bla bla bla….per fare le porcate che ci aggradano? Ma certo! Mai. Questo non è un Paese normale, questa è una fogna. Che SEL e “buona compagnia del centrodestra si vergognino….
Anche io spero che la Corte Costituzionale cancelli questo orrore, ma avrei preferito che non fosse successo proprio. Per certi partiti quelli che partecipano ai concorsi onestamente e non vorrebbero ne’ stabilizzazioni, ne’ selezioni truccate (perche’ ci sono, diciamolo una buona volta), non esistono proprio. E questo da’ la misura di quanto abbiano considerazione della piaga della disoccupazione.
A dire il vero, la decisione di SEL di votare col centro-destra in Consiglio regionale è stata avversata da TUTTA la coalizione di centro-sinistra, e non solo da PD.
Secondo me bisognerebbe fare un po’ di informazione ed entrare nel merito degli emendamenti votati da SEL, e delle loro conseguenze in termini di mantenimento della precarietà e clientelismo.
Posso capire che Luciano Uras e Michele Piras cerchino di cambiare discorso e buttarla in caciara, citando le tensioni col Pd al Comune di Cagliari, e cercando di farsi scudo con il volto pulito del giovane sindigo. Però non capisco perché un giornalista dovrebbe prestarsi allo stesso giochetto.
Semplicemente perché un conto è criticare un provvedimento, un conto minacciare la rottura dell’alleanza. Perché ho letto anche le dichiarazioni degli altri partiti dell’alleanza e ho avuto l’impressione che certi toni fossero eccessivi e che volessero approfittare della situazione per mettere in difficoltà Sel. Ma è possibile che, ogni tanto, chi non è d’accordo con me debba sentirsi autorizzato a darmi lezioni di giornalismo? Non è più semplice dire “Non sono d’accordo con te”? Ma di quali giochetti stai parlando?
Il “giochetto” è quello che ho appena descritto: parlare d’altro, anziché del merito degli emendamenti votati da SEL. Quasi tutti i giornali parlano della “polemica PD-SEL”, ma è piuttosto difficile farsi un’idea del merito della questione.
E senza conoscere il merito della questione, è difficile stabilire se le polemiche di tutto il centro-sinistra verso SEL sono “eccessive” oppure no: ci si deve affidare alle onnipresenti opinioni, anziché ai fatti…
Ma non è vero! I giornali in questi giorni hanno chiaramente dato le informazioni che tu cerchi. E in ogni caso, io sto dicendo che il merito della questione è proprio un altro, che i precari sono un pretesto! Perché dovrei parlare degli emendamenti di Sel quando la mia tesi è proprio che la questione vera è un’altra??
Nella questione stabilizzazione bisogna essere chiari, qui non si tratta di precari, se non in numero molto ridotto, ma di persone che, in barba al principio costituzionale di accesso al pubblico impiego con concorso, entra alla Regione grazie alle entrature con gruppi politici e singoli consiglieri regionali.
Stupisce che l’On.Luciano Uras, dipendente ed ex Direttore Generale dell’Agenzia del Lavoro, con una mossa dal chiaro sapore clientelare immetta nel ruolo dell’Agenzia personale che doveva transitare alle Province, alla faccia del federalismo interno.
Infatti non solo il PD (che almeno in questo caso ha ragione da vendere) ma anche l’IDV, I Rossomori e la Federazione della Sinistra hanno contestato la scelta del SEL di accodarsi alla maggioranza.