A cosa servono i giornali? Se Cagliari non avesse da una settimana ben cinque quotidiani a disposizione ogni mattina (o quasi), forse la domanda non se la sarebbe più posta nessuno. Invece la nuova improvvisa concorrenza favorisce i confronti e, dunque, le domande. E la principale è appunto: “A cosa servono i giornali?”. Che poi diventa subito: “Che cosa voglio trovare io in un giornale?”.
Negli ultimi giorni si stanno facendo largo con sempre più arroganza i portatori della Verità Assoluta. Oh, sia chiaro: ci sono sempre stati. Ma è come se si fossero risvegliati da un lungo letargo, come se fossero rimasti nascosti in attesa dell’occasione propizia: e l’occasione per loro è arrivata.
La Verità Assoluta non ammette dubbi né sfumature: bianco/nero, buono/cattivo, giusto/sbagliato, amico/nemico, con me/contro di me.
Io ho sempre pensato che il vero limite del giornalismo non fosse la qualità del giornalismo in sé, ma la mancanza di pluralismo: pochi giornali, poche radio, poche tv in grado di dare punti di vista diversi della stessa realtà.
Per molti, invece, il male del giornalismo è l’incapacità del giornalismo stesso di raccontare tutti i fatti della realtà in maniera completa e condivisibile. C’è qualcuno che al giornale chiede di essere perfetto, di essere sostanzialmente “giusto”: paradossalmente, anche quando commette errori (e infatti molti amano sentirsi nel giusto anche quando sbagliano). Il giornale come fonte di Verità.
A queste persone vorrei dire che la loro idea di giornalismo non esiste. Perché il giornalismo non è una religione, e il giornale non è un testo sacro. Invece a molti piace avere un totem di carta in cui ogni mattina rivolgere la propria preghiera. Sono monoteisti del pensiero: “Non avrai altro giornale all’infuori di me”. E infatti attaccano non chi compra un giornale diverso dal loro, ma chi ne compra due o tre diversi tra loro. Il pluralismo diventa un limite: “Cosa ci fanno due nuovi giornali a Cagliari?” è infatti la loro domanda ricorrente. “Sono inutili”, dicono. “Ne basta uno”. Il loro, ovviamente.
In tanti da anni in città aspettavamo con ansia l’uscita di un quotidiano che ci desse un punto di vista diverso. Oggi ne abbiamo addirittura tre (Metro, Sardegna 24 e Sardegna Quotidiano) ma c’è chi non è contento. Perché la segreta speranza di molti non è quella di avere più voci, ma di sostituire l’unica voce finora esistita (quella dell’Unione Sarda) con quella di un nuovo giornale “buono e giusto”.
Come se oggi un solo unico giornale potesse raccontare una realtà complessa come la nostra: non è possibile. Ma è questo che molti chiedono. E sbagliano: perché il giornale che loro cercano non esiste non esiterà mai.
La via d’uscita è un’altra: per informarsi meglio è necessario informarsi di più. Comprare non uno, ma due e, se serve, anche tre giornali. Non tutti se lo possono permettere, è vero. Ma infatti questo sforzo non viene chiesto a tutti ma solo alle persone curiose che, per la vita che conducono, ritengono di avere bisogno di più punti di vista.
Chi oggi in città svolge un ruolo intellettuale o vuole essere classe dirigente, non può esimersi dal dedicare più tempo all’informazione locale. La città deve essere all’altezza della sfida che i giornalisti hanno lanciato. Perché cinque giornali in una città piccola come Cagliari sono una ricchezza che non va perduta ma anzi sfruttata. Sono segno di una volontà di cambiamento e di una vivacità culturale incredibile che non può essere mortificata dai portatori della Verità Assoluta.
In ognuno dei cinque giornali ci sono al giorno uno o più “pezzi” che da soli valgono il prezzo del quotidiano o il tempo speso per leggerlo. Io faccio il tifo per tutti e cinque, perché mi arricchiscono e, tutti assieme, mi fanno capire meglio la realtà in cui vivo. Certo, poi ci sono anche articoli che non mi piacciono: ma non può che essere così, per ognuno di noi.
Molti lettori cedono invece alla tentazione di concepire il giornalismo come la prosecuzione della battaglia politica con altri mezzi. I portatori della Verità Assoluta che amano dividere in due la realtà. Ma la realtà in due non si può dividere.
In questo sforzo, qualcuno mi mette già dalla parte dei “cattivi” solo perché da qualche giorno scrivo anche per Sardegna Quotidiano. Schematizzare la realtà per categorie così grezze serve a qualcuno per darsi una collocazione e un’identità politica più forte, funzionale ad una logica che posso anche comprendere. Ma che non mi appartiene.
Il vostro gioco non è il mio, il mio lavoro non è il vostro. Io faccio altro. E, mi dispiace, ma non posso perdere tempo a confutare tesi inverosimili (“Sardegna Quotidiano è un giornale di centrodestra”: e come? quando? Sono domande inutili: e infatti fate finta che non le abbia mai fatte). Faccio il giornalista, mi metto in gioco il più possibile, e non ho tempo da perdere in discorsi astrusi, il mio lavoro parla per me. C’ho altro da fare.
Ad esempio: lo sapete quanto tempo ci vuole ogni giorno per leggere cinque quotidiani?
Ma insomma, si può sapere quante copie vendono i nuovi quotidiani?
Un effetto della moltiplicazione dei pani e dei giornali lo stiamo vedendo, circolano molte più informazioni, ma da raccattarsi in modo estremamente frammentario. Prima era più facile: bastava leggere La Nuova e qualche notizia omessa o riferita in modo distorto dall’Ugnone la trovavi … oggi non ho avuto proprio tempo per Metro, ma leggendone tre (Sardegna24, Sardegna Quotidiano e alfine, in via del tutto eccezionale, l’Ugnone) in ciascuno dei quotidiani ho trovato notizie che non vi erano nell’altro.
Solo che alla fine tra i litiganti, non rischia di vincerla internet? Soru ha fatto il suo giornale di tendenza che sembra non vendere neanche male, non sembra invece casuale che l’altro gallo nel pollaio PD, Antonello Cabras, non ne abbia sentito il bisogno, forse perché può contare sulla benevolenza di un sito web ben fatto, ricco di notizie e discretamente seguito (al momento Alexa lo da circa 50.000 posizioni avanti a questo blog) come Rosarossaonline, che peraltro in fatto di pluralismo è ineccepibile. Su Sardegna Quotidiano, che continuo a trovare gradevole e agile ma forse ha un eccesso di notizie sportive per i gusti del lettore interessato soprattutto alla politica e alla “cosa pubblica” (anche se questo può avere il suo peso nella disfida con l’Ugnone), voglio credere a Maninchedda quando afferma che il quotidiano non ha nulla a che fare con la costruzione di una sua candidatura alla presidenza della Regione.
L’uso di un blog è del tutto personale, quindi personale è la scelta degli argomenti.
Questa faccenda dei nuovi giornali rappresenta evidentemente un buon soggeto di discussione.
Peccato, però, davvero peccato (ma ogni comunità ha i giornali che si merita e i suoi quotidiani sono conformati ad essa) che i due nuovi giornali siano prevedibilmente due meteore opache.
Manca un capitale solido e ha certamente ragione chi immagina un futuro in perfetto stile Grauso
Mancano di un’idea complessiva di base – qualcuno direbbe che mancano di un progetto – e per conseguenza sono solo un rivestimento di parole e carta sopra interessi piccoli e sfacciatamente scoperti.
Mancano di credibilità sia finanziaria che di sostanza.
Ed è la somma di questi difetti che ne determina la vita breve.
Francamente ho grande stima personale di Giovanni Maria Bellu e sono stupito del suo cammino all’indietro, da Repubblica, all’Unità, per arrivare a questa che i più ottimisti chiamano avventura. Ma lui cadrà in piedi, è certo.
Altrettanto certo è il destino infelice delle due esigue redazioni.
Nessun quotidiano si regge con i presupposti dei due nuovi quotidiani cagliaritani.
E ora che ho provato a leggerli per alcuni giorni ne sono fermamente convinto.
Qualcuno credeva fossero gratis, come il defunto Sardegna. E in effetti aveva ragione perché di quel tipo di pubblicazione hanno l’aspetto e il contenuto.
Nessuno astio, lo dico al signor Soviet, nel dire che si tratta di brutti giornali, brutti e inutili. Inutili, ritengo, anche per chi li ha pensati e messi su.
Casomai provo dispiacere perché di un buon giornale ci sarebbe stato bisogno.
Sopravviveremo, però, anche a questo e ci arrangeremo.
Saluti.
Non ho ancora capito tutto questo astio nei confronti di Vito Biolchini che scrive su Sardegna Quotidiano. Non mi pare tolga qualcosa. E dal momento che il ruolo che gli è stato dato mi pare sia quello di editorialista, scrive esattamente la sua opinione, sugli argomenti che reputa opportuni. Non sono gli stessi che avremmo scelto noi? E va be’, ci sta. D’altra parte neppure la formazione della nostra squadra preferita è esattamente come la vorremmo…
Per quanto riguarda l’uso di questo blog ne può fare esattamente quello che vuole. E’ un suo spazio che mette a disposizione di chi vuole discutere degli argomenti di cui lui vuole trattare. Infatti lui scrive i post e noi li commentiamo o replichiamo a un commento. Ma di blog ce n’è così tanti dall’aver originato il neologismo “blogsfera”.
Quindi calmezza…
Caro Biolchini, parli di manicheismo, ma io a dire la verità fino a ora ti ho visto scrivere editoriali in cui commenti non i fatti, ma l’editoriale di Sardegna24 del giorno prima. Due giorni fa, mentre la notizia di apertura del tuo giornale era la sentenza SARAS, il tuo editoriale commentava un articolo di Massimo Dadea sull’altro quotidiano (dove peraltro hai difeso l’indifendibile, cioè il finanziamento agli editori sardi, imprese private che come tali dovrebbero stare sul mercato a loro rischio, non con i soldi pubblici). Staremo a vedere se intendi continuare a usare il tuo spazio su quel giornale come usi questi blog, cioè uno sfogatoio umorale e autoreferenziale dove il criterio per stabilire quello che è una notizia si basa su quanto ti ha dato personale fastidio.
a me la maggior parte dei quotidiani sardi non mi piacciono ,per non dire tutti, troppa paura di informare e di disturbare il politico di turno che magari sta al potere , o l’editore amico degli amici non vuole disturbare chi in quel momento governa ,troppa paura di ricevere querele, io vorrei in sardegna un quotidiano come il fatto quotidiano ,uno che quando deve farci sapere delle cazzate di d’alema ,lo scrive idem di berlusconi, invece qui da noi si ha paura scrivere i mangiucchi e le false promesse che fanno i politici ai sardi
Per quello ne serve più d’uno…quello che ha interesse a colpire Soru e quindi non nasconde nulla di ciò che fa Soru; quello che entra in contrasto con Zuncheddu e non fa sconti a Zuncheddu. Il giornale unico che non fa sconti non esiste, neppure il Fatto Quotidiano…
Vito, l’informazione, il pluralismo, la libertà sono bei discorsi che però lasciano il tempo che trovano e anche la pancia vuota. L’unica speranza seria è che quando, temo, dovranno abbandonare il campo, il due nuovi giornali non lascino stipendi non pagati, contributi spariti e debiti in ogni dove come già fece epolis. Perché sappiamo tutti che i cattivi esempi trovano entusiasti e numerosi seguaci. Poi dire che le uniche realtà serie sotto il profilo occupazionale e della gestione (a prescindere da ciò che scrivono) sono l’unione e la nuova è solo la verità, non è un attacco alla libertà di stampa.
Per la libertà qualcuno c’è morto, anche in questo povero Paese…altrimenti il Fascismo sfama quanto la democrazia! Hai presente il motto evangelico: “non di solo pane vive l’uomo”? Le hanno dette più di 2mila anni fa eppure ancora non sono ben comprese. Per fortuna, in Sardegna – che fa sempre parte del primo mondo – siamo ancora in una condizione per cui la fame non è tale da ottundere la ragione.
concordo con l’articolo, ma il tifo (nel mio caso da subito a favore di Sardegna Quotidiano perchè quello senza padroni e con meno pubblicità) nasce dalla convinzione che il mercato pubblicitario non basterà a tutti i giornali esistenti ad andare avanti.
D’altra parte anche il numero di lettori non credo che sia sufficiente per fare massa critica e per garantire a tutti e 5 la sopravvivenza.
Il tuo discorso è pienamente condivisibile in un mondo ideale, nella realtà si fanno i conti con l’oste…
W Sardegna Quotidiano
A cosa servono i giornali? Servono ai lettori.
Personalmente non vedo nessun problema nel fatto che Cagliari abbia cinque quotidiani; credo, però, che questa situazione eccezionale rappresenti un banco di prova per capire quali tra questi cinque quotidiani sapranno farsi sentire dal proprio pubblico. Perché non è affatto vero che a cinque quotidiani corrispondano cinque voci differenti, come non è vero che se ci sono cinque voci diverse si può, scegliendo un po’ qui e un po lì, arrivare ad avere uno specchio informativo più completo. Leggere cinque quotidiani regionali, e doverli comprare ogni giorno, può essere logico solo se si lavora come giornalisti, altrimenti rappresenta un’enorme perdita di tempo. In Sardegna, dove si comprano da sempre almeno due quotidiani -uno nazionale e uno regionale- con un lvello di informazione molto alto in raporto alla media nazionale, quello che realmente potrebbe rinnovare il mondo dell’informazione non è un quotidiano nuovo o un quotidiano in più, bensì un quotidiano diverso.
Se un quotidiano che ambisce ad avere un pubblico, nel caso sardo un pubblico orfano di buona informazione, non dialoga e cresce con chi lo segue, e lo sostiene economicamente, vale la frase “Non le piacciono Sardegna24 e Sardegna Quotidiano? Non li compri e non li legga!”. Tanto gli altri due quotidiani (escluso Metro che è un sommario con foto delle agenzie ansa…) non hanno il minimo interesse a dialogare con chi continua a comprarli e leggerli per inerzia….
La frase, visto che è in pratica la citazione virgolettata di quanto ho scritto al signor Succiabrebei, significa solo che è inutile scrivere 100 volte che il giornale x o quello y non ti piace…bastano 10 volte! Per il resto, può essere vero che a Cagliari non ci sia posto per 5 quotidiani (La Nuova però si vende soprattutto in Capo di Sopra), ma non è detto che poi vincano quelli tradizionali mantenendo ferma la linea editoriale.
tottu sesi fadendi tui…
vito, hai fatto tutto tu: ma chi ti caga? fai pure il giornalista, se è quello che pensi di stare facendo…chi ti dice di no?
stai facendo tutto tu! hai fatto le domande, ti sei dato le risposte…boh….
ma non tenisi attra cosa ‘e fai?
Shtravvanato MAssimo!
Una risposta mi premetto di darla io. Alla domanda “ma chi ti caga?” la risposta c’è.
A parte il colorito modo di porre la questione: considera degno di attenzione il blog di Biolchini e i post prodotti chiunque li legge, e a maggior ragione chi legge e commenta, proprio come hai fatto tu.
Gentile Vito,
“ci sono più cose in cielo di quante ne contenga la nostra filosofia” e ci sono più cose in questo blog di quante ne contengano i nostri poveri giornali. Basta una lettura dei commenti a questo post per rendersi conto che vi si trova di tutto, dal basso pettegolezzo alla riflessione intelligente. Si incappa perfino in qualcosa per i più dotati come, per esempio, il commento di Gianni Campus, con tanto di Dreyfus e sedere di “Marietta”. Roba fina.
I cinque giornali vanno bene, ovvio che va bene avere più “roba da leggere”, ma è fuori di discussione che, anemici dalla nascita, cederanno presto al radicamento profondo di Unione e Nuova i quali non sono il Times, però rappresentano anche il passato e il presente e sono inamovibili ancora per molti anni. Oltretutto, come tutti sanno, sono galline dalle uova d’oro e chiunque li compri comprerà, appunto, oro.
In questo blog, e in moltissimi altri, si trova davvero una pluralità che nessun giornale è capace, per quanto aperto, di “produrre”, anche perché nessun quotidiano ha interesse ad “essere plurale” e ospitare di tutto.
La discussione nei blog ci rappresenta alla perfezione. Ci sono i professionalizzati che scrivono bene, con fantasia e proprietà (per esempio Soviet, Mario Peppino, Zunkbuster e vari altri ) e ci sono alcuni con minori capacità. Meglio dunque un’occhiata a qualche blog che ai giornali (mai letti i due nuovi quotidiani perché credo nascano molto male). E nel blog, per farla breve, trovo motivi di riflessione che nei nostri quotidiani trovo occasionalmente.
Certo che sui NoTav, tanto per citare un caso, non si trovano notizie verosimili né in Tv e neppure nei giornali. E anche in questo caso “vincono” i blog.
In altre parole non si tratta di stabilire un primato, no certo. Ma credo che conoscenze, riflessioni e perfino emozioni si trovino in bellissimi blog. Nei giornali c’è un’evidente, crescente difficoltà che va dalla cronaca alla cultura, passando attraverso la politica.
I giornali, con tutte le eccezioni che per fortuna non sono poche, sono di gesso e la rete è sostanza vivente.
Cordiali saluti
Grazie per il “professionalizzato”. I punti di discussione possono essere molti. Come mi pare di aver già scritto, chi frequenta uno o spesso più blog, come faccio io, fai tu o Mario Peppino (a proposito, cedo il mio posto a Neo Andertal fra i professionalizzati…è molto più bravo di me!) non ha grandi problemi nel formarsi un’opinione perchè dispone e lo fa di molte fonti di informazione. L’esempio del NO TAV è assolutamente pertinente in questo caso. Il problema reale è dato da come si forma la “pubblica opinione”. In questo caso, ogni voce in più la reputo un passettino avanti verso una cittadinanza più informata o almeno potenzialmente più informata. Il digital divide esiste eccome, per cui, almeno nelle piccole cose, 5 quotidiani sono meglio di uno. Se poi si tiene conto che sono costretti, nel poco o nel tanto, a fare i conti l’uno con l’altro, magari potrebbe esserci anche un miglioramento del livello generale d’informazione.
Poi, per uno che ha il mio nick, il tema è un altro: quanto i giornali riescono a discostarsi dal pensiero unico dominante, dal ritenere questo mondo e questa società il miglior mondo e la migliore società possibili. Ma in questo tutti e cinque sono semplici bollettini di condominio…nessuno pensa che un altro edificio è possibile!
Giusto, mancava nell’elenco Neo Andertal che scrive con facilità, rilegge sempre quello che scrive e si capisce. Insomma, questo blog ha una redazione che lo tiene in piedi. Ma siamo precari.
Concordo
concordo con Giovy: la rete è senza rete…
Non vedo “vicinanze” di SQ al centrodestra, vedo anzi giornalisti con opinioni tra loro discordanti. A volte risulta sin troppo strano o contraddittorio, forse perchè “linea editoriale” in Italia è sinonimo di linea politica dell’editore o del partito di riferimento.
Appare sin troppo chiara invece quella di S24, tanto da sembrare al sottoscritto (e a molti altri) una sorta di “Libero al contrario” o di “Unione ai tempi di Soru alla rovescia”.
Questa caccia al “traditore” da parte di alcuni è stomachevole. Quando si trasporta la logica del tifo alla politica e a qualsiasi dibattito di natura intellettuale non si fa molta strada.
Yes, del tutto d’accordo con Fbanana.
Con la logica del tifo non si fa molta strada, ma si zacca stradone, a volte.
Questa storia del sospetto tradimento, sempre in agguato, dovrebbe portare a una specie di bilancino per dosare le opinioni in ossequio allo schieramento predefinito, e peggio ancora alla obbedienza al Capo o alle Superiori Ragioni. Tutto blindato dall’ipocrisia.
Non dico che non esistano mai o in nessun caso questioni di opportunità, ma che palle!
Concordo in pieno con Lei, Biolchini.
E’ giunto il momento di sdrammatizzare un po’: Quando muoio mettete il mio necrologio su Sardegna Quotidiano! – http://www.cagliarifogna.eu/2011/07/quando-muoio-mettete-il-mio-necrologio.html
Condivisione totale senza se e senza ma….
Il pluralismo nell’informazione in una città come Cagliari non può che far bene. Aumenta la sana concorrenza dei giornali nella ricerca delle notizie. Proprio oggi durante la lettura dei giornali notavo come alcuni pubblicano notizie che non tutti hanno: un vantaggio per i lettori.
Mi sembra che il dibattito stia prendendo la facile linea del “più ce n’è meglio è”, intendendo la carta stampata come consacrata alla positività. La logica opposta a quella riservata al costruire: “il mattone buono è quello che non c’è”.
In sintesi, algebricamente, “l’unico indiano buono è l’indiano morto”, secondo una logica western già tragicamente celebrata anche in occasione del processo Dreyfus (“la sua colpa sta nella sua razza”, cito a memoria).
Orbene, dato che il mattone buono è quello che serve, e evidentemente è cattivo quello che non serve, il problema sta nel giudicare se tale mattone (o tale giornale?) serva o non serva.
Domanda ovvia: “chi giudica”?
Nel caso del mattone, non c’è benpensante d’accatto che non tranci il proprio giudizio. Va bene.
E nel caso dei giornali? Eh, qui si corre il rischio di “toccai su paneri a Marietta”. Vulgo: trattare di democrazia e di libertà di stampa e di pensiero. Va bene.
Anzi, andrebbe bene, se non fosse che i giornali di carta, a differenza di quelli sonori ed elettronici (che non è che siano a costo ambientale zero), rappresentano un consumo di risorse di difficile sostenibilità.
In sintesi: se servono, ben vengano; se no, risparmiamo la carta.
Cioè?
Cioè?
Cioè: servono?
Servono in senso informativo, culturale, politico?
Bene.
Ma, soprattutto: serve stamparli?
In molti messaggi trasmessi via rete, si pone un richiamo al buon senso di chi li riceve, sollecitato a valutare se effettivmente trovi necessario stampare quanto ricevuto. Non è un richiamo retorico, ma un invito ad una riflessione etica, che – a mio modestissimo parere – dovrebbe riguardare anche chi stampa notizie, invece di diffonderle in altro modo.
Ripeto la domanda: abbiamo bisogno di altra carta stampata?
Ancora personalmente, ritengo che molti giornali “storici” potrebbero diminuire il proprio consumo di carta, “dimagrendo” e curando maggiormente l’informazione.
boleusu puru a tuttoquotidiano e l’altro giornale!!!!
Oh Vito….si vede troppo che sei di destra: oh fascistaaaaaaaaaaaaaaa! 😉
Tu ma soprattutto Elio, con Paola, Cristiano per non parlare di Alberto!
Casa Pound vi fa un baffo 😀
Beh, ogni tanto potresti scrivere qualcosa anche sugli altri quotidiai, così non scontenti nessuno…
Tempo permettendo (e a volte è davvero tiranno) cerco sempre di leggermeli tutti, saltando casomai “La Nuova” visto l’aumento dell’offerta di giornali cagliaritani. Mi suona strano che un giornale di “centrodestra” (come qualcuno ha definito SQ) pubblichi con una certa periodicità interventi di Pietro Folena, uomo di sinistra senza se e senza ma, sarebbe proprio machiavellismo estremo … se proprio dovessi immaginarmi un obiettivo di fondo per SQ potrebbe essere coerentemente a un certo discorso “pubusiano” (di Andrea Pubusa) ossia creare uno spazio per un centrosinistra a carattere plurale il cui disegno è alternativo a quello di Soru, magari con una leadership da costruire intorno a un Maninchedda o altri personaggi analoghi data la cronica assenza di leader credibili a livello regionale nel PD e i mal di stomaco che gli interventi dei soriani provocano nelle altre aree del partito (dare un’occhiata a Rosarossaonline per comprendere). Ovviamente sono solo supposizioni … di sicuro SQ non si contraddistingue molto per un’accesa critica dell’esistente, ma cadute di stile come due paginate di attacchi ad personam a Maninchedda non se ne vedono da quelle parti. Circa il contributo di Biolchini a SQ: magari a qualcuno non andrà giù il tenore abbastanza moderato dei suoi editoriali, ma se leggete quelli di Giorgio Melis su Sardegna 24, non è che anche lì troviate il furore alla Savonarola di Altravoce.net … la carta stampata è un po’ diversa da un blog. Ad ogni modo le critiche a Soru che qualcuno ha rimproverato a Biolchini sono purtroppo condivise anche da vaste aree del PD e del centrosinistra, purtroppo perché sono state toccate con mano.
Sardegna 24 ha sicuramente un taglio intellettuale più forte, ma mi interessa poco un giornale che continua a gridare “Viva Soru, abbasso gli altri” … al limite un giornale che gridi “Viva Zedda” si, stando bene attenti a non lesinare però critiche anche a Massimeddu quando sbaglia.
“In ognuno dei cinque giornali ci sono al giorno uno o più “pezzi” che da soli valgono il prezzo del quotidiano o il tempo speso per leggerlo.”
Niente di più vero, e il discorso vale anche per il resto delle testate: comprare Il Fatto per l’editoriale di Travaglio, La Stampa per il fondo di Gramellini, commuoversi per le parole di Bellu nel primo numero di Sardegna24 e incazzarsi per non aver trovato in edicola il primo numero di Sardegna Quotidiano. E c’era chi prediceva la morte della carta stampata nel giro di qualche anno…
Un momento: non si parlava dei cinque quotidiani sardi??? Oppure le piace vincere facile? Il pezzo di Bellu glielo lascio tutto (così siamo contenti entrambi).
Saluti
PS (posso citare De Gregorio al posto di Bellu anche se l’hanno giubilata?)
Gentile Biolchini,
sono (del tutto) d’accordo quando parla di giornali “giusti” (che sciocchezza, però nell’Italia di oggi se lo sarebbe dovuto aspettare, anzi non mi dica che non se l’aspettava!) assai meno quando ipotizza che cinque quotidiani siano sintomo (e sinonimo) di ricchezza culturale (ed idee correlate…).
Su questo non la seguo e non sono per nulla d’accordo, ma questa volta a posteriori e sulla base di ciò che i due nuovi quotidiani stanno facendo vedere. Sarebbe stato un arricchimento se S24 e SQ avessero rappresentato una novità rispetto all’esistente, ma non è così (naturalmente è un parere del tutto personale, del resto espresso fin troppo). Poiché mi ha accusato di essere provocatorio e sarcastico (o solo provocatorio? Non ricordo…) non mi lancio in una battuta su una sua affermazione (che un paio di notizie per ogni quotidiano valgono da sole il prezzo!) però mi lasci dire che è “sballatissima” (termine mediato da lei, dunque, suppongo, accettabile).
Per il resto, perderà qualche lettore ed altri li troverà per strada. Poco male, poco bene.
Rimarco solamente un ultimo aspetto: dei tanti commenti che ho letto con molto interesse, sono come al solito la parte più interessante del blog (senza nulla togliere ai suoi pezzi) non ce n’è uno che sottolinei con convinzione la “novità” di SQ (o di S24, sia chiaro e non per cerchiobottismo: è esattamente ciò che penso). Dove sarebbe allora l’arricchimento? Vedo invece tanta perplessità. Forse, di fronte all’entusiasmo che si percepisce dalle sue parole ( chiaramente genuino e giustificato dalla nuova avventura) potrebbe essere interessante una riflessione.
Saluti
Credo che questo marcamento a uomo nei confornti di Vito Biolchini stia inziando a essere fastidioso. Non tanto per l’espressione di un’opinione diversa, cosa assolutamente legittima, quanto per la reiterazione quasi maniacale degli stessi concetti. Non le piacciono Sardegna24 e Sardegna Quotidiano? Non li compri e non li legga!
Quindi, secondo lei 5 quotidiani con una linea editoriale differente (perché mica vorrà sostenere che i 5 giornali hanno la stessa linea editoriale!) non sono un arricchimento del dibattito? Generalmente un dibattito si arricchisce aumentando le voci. L’Unione Sarda si sa chi sostiene, La Nuova più o meno anche, Metro è un free press, Sardegna24 è palesemente filosoriana e mettiamo pure – per semplificazione – che Sardegna Quotidiano sia vicino alle posizioni di Paolo Maninchedda. Questo secondo lei è un impoverimento del dibattito?
Non capisco esattamente cosa intenda lei per “novità rispetto all’esitente”, il punto di vista di qualche invasore extraterrestre?
Quello che appare è la difesa un po’ sosfistica di una sua opinione, fatta anche con una certa intelligenza e proprietà di linguaggio.
Ma a lungo andare anche provocazione e sarcasmo vengono a noia, soprattutto quando utilizzati con larghezza degna di migliori cause.
Cordialmente