Queste sì che sono notizie! Fra meno di un mese i cagliaritani potrebbero avere a disposizione ogni mattina addirittura cinque quotidiani! Perché ai tradizionali L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna, e al free press Metro, si aggiungeranno il già noto Sardegna24 (diretto da Giovanni Maria Bellu e riconducibile ad un gruppo di imprenditori vicini a Renato Soru) ed un altro misteriosissimo quotidiano di cui si parlava da tempo ma di cui non si avevano notizie certe.
A fornircele ufficialmente e in via del tutto incidentale è stato il consigliere regionale sardista Paolo Maninchedda, intervenendo stasera sul sito Democrazia Oggi di Andrea Pubusa. Ecco cosa dice Maninchedda:
Stanno nascendo due giornali: uno politicamente vicino al presidente Soru, con capitali – per quel che ne so – non di Soru ma di altri imprenditori, ed è il Sardegna 24 di cui si sa che sarà direttore Giomaria Bellu.
L’altro, promosso da una cooperativa di giornalisti cassintegrati ex E-Polis, che sarà indipendente più che indipendentista e sardo più che sardista. Secondo te, che mi conosci bene, io per chi tifo? Ti tolgo dall’imbarazzo: per il secondo, perché è più aperto, libero, non scontato, imprevedibile.
Ci ho messo soldi? No. Ci sono soldi pubblici? Manco un euro. Arriveranno soldi pubblici? Non credo, perché la norma per il reimpiego dei giornalisti cassintegrati che ha chiesto al Consiglio regionale l’Assostampa temo che verrà bocciata, proprio per evitare distorsioni del mercato (nonostante questa scelta discrimini molto i giornalisti espulsi dal sistema produttivo rispetto ai cassintegrati dell’industria, ma pazienza).
Cualbu non c’è neanche di striscio. Io che ci ho messo in questo giornale? Sostegno morale, tutta la storia dei miei fallimenti nella carta stampata (la memoria degli errori è un grande know how), un po’ di rapporti per far incontrare aziende con obiettivi simili (hanno una tecnologia di trasmissione dati e di impaginazione che manco la Nasa, tutta fatta in Sardegna da imprese sarde).
Insomma, ho fatto ciò che deve fare un amico, per di più un politico, con amici che si trovano a quarant’anni senza lavoro e hanno l’entusiasmo di lavorare per la libertà.
Come si chiamerà il giornale? Chi lo dirigerà? E chi scriverà? E che vi devo dire tutto io?! Una sola cosa vi dico: uscirà presto, prestissimo. Ci sarà veramente da divertirsi ogni mattina a Buongiorno Cagliari con tutto questo ben di Dio!
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Ecco una lezione di giornalismo a pagina 15 dell’Unione di oggi. E’ pezzo magistrale. Ve ne segnalo il titolo:”Cagliari, alarme cornacchie” e l’incipit: “Si moltiplicano in città i casi di attacchi di uccelli. A puntare il becco contro i cittadini sono le cornacchie che vivono sui tetti. In via Bandello, alcune hanno perseguitato per giorni una giovane, impedendole di uscire di casa”.
Per gli intenditori bisogna andare sul sito del nostro quotidiano.
Spero che stamattina sia stato letto nella rassegna stampa oppure venga ripreso domani. Altro che quorum.
CESSSS!!!! Is pillonis de Itchcock! AGGITTORIUUU!!!
La disgrazia, in questa nostra isola, sono le tifoserie. Una contro l’altra armate. Basta leggere molti dei commenti e delle riflessioni che mi hanno preceduto. I giornali (e l’informazione più in generale) non si sottraggono dalla singolar tenzone. Spero francamente che la decisione di far nascere altri due giornali (se poi uno fosse un settimanale non sarebbe male) non parta tanto da quello che i giornalisti hanno in mente di scrivere – spesso a prescindere – quanto da una attenta riflessione su quello che i lettori si aspettano di leggere e che qui da noi – ahimè – ancora manca. Diversamente saremo dinanzi alla riedizione del già visto, seppur con qualche sfumatura interessante che sicuramente non mancherà. Insomma, occorre mettersi in discussione ed aprire la discussione. Il guaio dell’attuale informazione – e non solo dell’informazione – è l’autoreferenzialità, ma anche il conformismo. In molti scrivono più che altro per se stessi e per la casta di riferimento (alcuni anche e solo per il loro condominio, sic), non certo per l’interesse di tutti. L’attuale logica, per me sbagliata, è quella di costruire un giornale per poi farci riconoscere i lettori, alimentando così le tifoserie. Una sorta di subdola e nefasta (per l’informazione) fidelizzazione. Così continueranno ad essere alimentate le stesse tifoserie, per svariati motivi, a meno che non si pensi che i lettori abbiano il tempo e la voglia di comprarsi o leggere tutti i 5 giornali, giusto per farsi la loro, di opinione. Per alcuni potrebbe anche andar bene così, se naturalmente si accontentano di 5/10mila copie a regime. Per capire da dove partire, molto più semplicemente basterebbe sedersi in una panchina dinanzi ad una qualche grande edicola ed osservare con attenzione chi compra oggi l’Unione e la Nuova (e magari chi tira dritto dinanzi all’edicola). Magari fare qualche breve ma mirata domanda (una delle tragedie attuali del giornalismo è proprio quella di non riuscire più a fare domande, bensì di pubblicare risposte non richiesdte ma abbondantemente preconfezionate). Forse si scoprirebbero molte cose, magari che le stesse persone continueranno a comprare gli stessi giornali, su cui pure non lesinano critiche. Io, per esempio, sono convinto che una delle strade che potrebbe funzionare – non fosse altro per evitare il fastidio che in molti avvertono del dover leggere notizie datate, che le televisioni ed internet hanno già divulgato il giorno prima – sia proprio quella di mettere in vendita (in vendita!) un giornale a partire dal pomeriggio. Insomma, insistere su una delle regole auree: cercare di stare sulla notizia, divulgandola prima della concorrenza. Questa è una delle tante considerazioni che si potrebbero fare per trasmettere un semplice concetto, questo: bisogna smetterla di inseguire l’Unione e la Nuova. Sì, occorre piuttosto ribaltare il ragionamento, fare in modo che siano i due principali quotidiani a dover inseguire (e lasciamo stare i necrologi, per carità: se qualcuno pensa di poter mettere in difficoltà i due principali quotidiani utilizzando questa linea d’azione allora vuole dire che non ha capito molto bene come funziona il sistema, o per meglio dire il monopolio) . Poi, un giornale come prodotto non finito, ma sempre in movimento, in itinere. Aperto, apertissimo al contributo di chi ha qualcosa da dire e che lo voglia fare con originalità e intelligenza. Certo non mi riferisco alla solita pagina delle lettere al direttore o ai contributi dei soliti noti di cui già in partenza sappiamo dove si vuole parare, che scrivono per farci la loro lezioncina quotidiana o per lanciare segnali in codice a qualcuno da cui attendono qualcosa. Più passo tempo al computer, navigando sulla rete, e più mi accorgo che il materiale non manca. Mi sono sempre chiesto come mai i quotidiani si ostinano a riportare il pensiero di certa gente, sempre la stessa, a cui, come tutti sanno, non mancano certamente altre tribune per filosofare o pontificare. La speranza, quindi, è di non dover ancora leggere “interviste” ai politici, alla casta dirigente, all’uomo e donna di successo quasi che dagli stessi si debba imparare chissà quale lezione di vita. Che facciano i politici, i dirigenti, gli uomini e le donne di successo nel loro campo d’azione, liberando così il campo editoriale al pensiero e alle opinioni costruttive, nuove, intelligenti di chi sgomita per cercare un piccolo spazio, magari solo per testimoniare le proprie idee. Convergenza. Se i nuovi giornali riusciranno a strutturarsi in maniera più agile, immediata, contattabile, se riusciranno ad aprire canali di interazione e discussione sul web, magari col supporto di una radio, se riusciranno a far decollare il canale degli abbonamenti e ad atterrare direttamente negli ambiti lavorativi – fuori dai tradizionali canali di vendita e diffusione – potranno avere una speranza di sopravvivere oltre i due anni, senza essere soffocati dai debiti. Se si obligheranno ad inseguire il “mercato” delle notizie, la solita spicciola cronaca quotidiana, raccontando del proprio ombelico e di quello dei vicini in 800 battute, senza cogliere i cambiamenti più globali, anche i più lontani, che stanno trasformando il mediterraneo, il pianeta intero, la nostra vita, a mio modesto avviso saranno condannati all’insuccesso. Per come la vedo io c’è ancora spazio per qualcosa di nuovo e intelligente, un giornale di servizio, fatto di inchieste serie e approfondite (gli argomenti non mancano, io poi sono tra quelle persone disponibili a tirare fuori i quattrini se gli venisse chiesto come condizione per cofinanziare e dare avvio ad una inchiesta giornalistica). Poi, opinioni, commenti, corsivi. Occorrerebbe mettere insieme un po’ di Pierre de Coubertin e un po’ di Alex Langer, quindi un giornale dal motto “citius, profundius, fortius”. Più veloce nel dare la notizia, più profondo nei contenuti, più forte in autorevolezza.
Dimenticavo; se si tornasse a fare un po’ di fotogiornalismo, invece della banale, compiacente e celebrativa fotografia di contorno, non sarebbe poi male…
mi sa’ che per la maggior parte di voi ,il problema sia la quantita dei quotidiani che ci saranno a cagliari, e non la qualita dei due nuovi quotidiani ,mi sa che vi meritate di leggere solo la nuova e l’unione , p.s. cara maria grazia,se per te cagliari e una bidda ,non conosci le bidde autentiche della sardegna ,
FORTUNATAMENTE SORU HA BEN ALTRE CAPACITA’ IMPRENDITORIALI RISPETTO A NICOLA GRAUSO…
IN BOCCA AL LUPO A SARDEGNA24
non ci metterei poi la mano sul fuoco tiscali è stata più volte sull’orlo del fallimento e se non avesse venduto alcune sue consociate adesso avrebbe già chiuso. Cosa che non è ancora detto non accadrà
Il futuro dell’informazione sarà sempre più on line, dice qualcuno , e ha ragione, ma oggi il quotidiano rimane difficilemente sostituibile, almeno per me. Io non riuscirei a informarmi solo su internet, per una questione di organizzazione, di tempo e di praticità, e per una garanzia minima sulla qualità e dell’ informazione che comunque una testata mi da. Uso internet per integrare, per approfondire, per confrontare. Scovare, filtrare e organizzare l’informazione parziale e la disinformazione che viaggia sulla rete richede tempo e una dedizione che non posso permettermi.
Constato che internet non produce sempre persone più informate e consapevoli, ma incrementa il numero di quelle malinformate, parzialmente informate, malamente informate. Usare bene il mezzo non è semplice.
Eh già … tenis arrexioni … se leggi nell’ordine Rosarossaonline (area Cabras), poi Sardegna Democratica (Soru), poi Democrazia Oggi (il sito di Pubusa), e magari ti fai anche una scappata nel blog di Chicco Porcu o incroci Yuri Marcialis in Second Life (per quei pochi che ancora ricordano cosa sia), finisci per avere una tale confusione in testa a proposito del PD … ti salva un po’ leggere il buon Biolchini sul quale, benché taluni lo taccino di incoerenza, giova ricordare che è un giornalista e non un politico, o magari disintossicarti sul blog di Francesco Sanna che ha il pregio di parlare molto di politica, ben poco di guerriglie interne al PD. Purtroppo la ricerca di informazioni affidata a GUGOL e al passaparola non fa sempre prevalere ciò che è più obiettivo, casomai ciò che è più visitato o il sito che ha alle spalle qualcuno che ne capisce di SEO (Search Engine Optimization). Senza contare che spesso nella galassia internet mantenere toni sommessi rende poco, praticare l’arte della provocazione attira le visite, anche e specie di chi dissente. Anche Repubblica riserva gli editoriali domenicali di Eugenio Scalfari a chi compra il cartaceo o ha l’abbonamento al quotidiano online (per altro a prezzi molto accessibili), mentre se guardi la home page del sito “free” a volte i contenuti non si distinguono granché da quelli di certi gruppi Facebook.
Di tentativi in passato ce ne sin stati molti, tutti falliti per motivi finanziari. Bisogna vedere quindi la capacità di resistere senza utili dei nuovi editori e la loro compatezza. Di certo i lettori dell’unione in passato erano meno consapevoli d comprare un giornale d parte, e l’arrivo delle nuove testate determinerà un netto calo della tiratura. Allora ribalto il tema e chiedo: riuscirà l’unione a sopportare la doppia concorrenza rimanendo uguale a se stessa o sarà costretta a qualche sacrificio, tipo rivedere la linea editoriale?
Sono certo che, come è stato scritto da altri, una parte della partita si giocherà sui necrologi;vedremo da come agiranno in questo campo (santo) le nuove testate, la loro voglia d diventare il principale giornale d Cagliari. Altra variabile che può detrminare il successo dei nuovi giornali sono le iniziative editoriali quali vendita di libri di successo a prezzi bassi in abbinamento al giornale.
Infine una domanda a Vito: è prevista la tua collaborazione con una delle nuove testate?
con cinque quotidiani saranno contenti al mercato del pesce di san benedetto…
laghe usano solo carta per alimenti… 😉
le uova si, quelle si che si possono ancora proteggere con i giornali. sempre che trovi qualcuno che venda uova sfuse…
Eh Mamma mia!!! Tutte queste polemiche per due progetti editoriali che chissà se vedranno la luce! Ben venga a Las Vegas tutto questo fermento culturale! Ancora una volta il popolo parla di Soru (la sua popolarità è irrefrenabile!) e già si scatenano i pro ed i contro! Ah a proposito, passi Manikid (che comunque è sempre uno studioso di livello), ma Pubusa davvero si vuole candidare alla Regione? Sarebbe lui il nuovo che avanza? Ma non scherziamo!!! Noi del Pd mica stiam qui a pettinar le bambole! W la carta stampata, W Internet, W il web! W i Rurales! Sinceramente, sempre e comunque Meglio Soru!!!
Ma se in questa bidda chiamata Cagliari se uno fa un troddio un minuto dopo lo sanno tutti!!!
Il secondo giornale è il segreto di Pulcinella. Io so anche il nome del direttore (o meglio, della direttrice…)
Speriamo che almeno uno dei due innovi veramente l’agenda della notizie stancamente generata dalla stampa prodotta in Sardegna, per esempio non parli solamente in termini narcisistici del nostro Biddio, peraltro onorabile, ma che sia in grado di guardare il mondo con un occhio sardo disinibito. Cosa sempre utile per capire meglio non solo il suddetto Biddio, ma anche la Bidda ontologica che ci possiede. Chissà quando saremo in grado di concepire un giornale non locale come il Periòdico de Catalunya, che peraltro esce in due lingue. Allora, però, saremo liberi da molte delle nostre gabbie mentali.
In teoria è quanto di meglio ci si possa augurare: pluralismo, punti di vista differenti, non omologazione, … insomma, ben vengano 5 quotidiani.
In pratica ho paura che sia un massacro, con cadaveri lungo strada: il mercato sardo, non sembra in grado di assorbire l’urto di 5 quotidiani, sebbene uno sia free.
Ricorderete come nei primi anni ’80 la contemporanea presenza di Unione, Nuova, l’Isola e l’Altro Giornale durò lo spazio di pochi mesi, mentre qualche anno prima la contemporaneità dei due storici e di Tutto Quotidiano si limitò a poco meno di due anni.
In ogni caso, in bocca al lupo ad entrambi.
Consigli non richiesti:
Amici di Sardegna 24 -per ora diciamo che senza sapere nulla mi sembra di poter stare più vicino a questo progetto- iniziate dai necrologi. Per esempio con una offerta del genere “il primo necrologio, quello della famiglia, costa 25 euro” e prendete le altre partecipazioni con una tariffa concorrenziale, magari con un costo crescente per evitare di riempire subito le pagine e tenere alla brevità. Questo tipo di offerta -o anche altre in grado di incrinare il monopolio- La Nuova non lo ha mai fatto, e chiaramente non lo ha fatto per rispettare il silenzioso patto di non aggressione reciproca.
Poi è necessaria una attenta pagina su spettacoli e eventi, che segua e preceda quello che si muove in città, e i cinema e la musica e tutte le attività culturali e di spettacolo.
Non ultima la concorrenza sulle notizie dall’hinterland, necessarie. Poi fate voi, ma se c’è Giomaria Bellu a dirigere sono sicuro che tutto sarà fatto molto bene.
Ajò.
Se non ricordo male Il Giornale di Sardegna, agli inizi, pubblicava gratuitamente i necrologi. A quanto mi disse un giornalista che ci lavorava, l’idea di Grauso era quella di sottrarre copie all’Unione anche su quel versante, oltre che con il prezzo dimezzato, facendo aumentare la distribuzione e di conseguenza l’appetibilità degli spazi pubblicitari da parte del resto degli inserzionisti. Con le edicole si sa come andò. Invece con le agenzie funebri…
Sfiga non essere morti nel periodo, allora! 🙂
A Cagliari c’è bisogno di un quotidiano che si ponga con spirito critico come La Repubblica. Io voglio un quotidiano SERIO! Che dichiari anche apertamente di essere di centrosinistra non mi interessa…ma che non nasconda le manfrine e gli intrallazzi come fa l’ugnone sarda, che questi giorni sta dando il peggio di sé addebitando a Zedda pure la questione Anfiteatro….
Purtroppo la verità è una sola…sembrerà un’idiozia…ma la grande maggioranza compra l’unione per la pagina dei morti…è lì che si gioca una grande fetta del mercato giornalistico…
Mi sono sempre chiesto cosa impedisca e abbia impedito alla “Nuova Sardegna” di essere meno sassaricentrica e in generale “cabesusu”-centrica, e creare un’edizione per Cagliari e Sardegna meridionale come Dio comanda … forse proprio la considerazione che è comunque difficile scalfire le posizioni dell’Ugnione Sorda? Grauso ci ha provato col metodo ibrido free-press / in edicola a metà prezzo, ma in ogni caso aveva fatto male i conti sulla raccolta pubblicitaria e son stati dolori. Si spera che dietro ai due quotidiani prossimi venturi ci siano business plan mirati meglio, anche perché potrebbero andare a pescare nello stesso pubblico … al di là delle dispute molto politicanti di cui si evincono spesso i resoconti dai vari siti web di tendenza, non necessariamente chi apprezza Soru non troverà qualcosa di buono in un’iniziativa sponsorizzata da Maninchedda, o viceversa. Ricordiamoci che all’opinione pubblica spesso interessano problemi più concreti delle varie dispute che coinvolgono i capicorrente.
Qualcuno si ricorda del quotidiano semi-elettorale messo in piedi da Grauso a Sassari prima di una elezione – mi pare il 1998- e poi dismesso presto? Ecco un esperimento da NON ripetere.
Gli esperimenti di Grauso potrebbero anche ripetersi, purché a gestirli non sia Grauso 🙂
Caro Vito, alcuni commenti mi pare esagerino. La rete consente l’anonimato anche nei giudizi più severi, ma soprattutto consente di non motivare i giudizi, magari non consocendo le persone. Sto antipatico? Bene, ma cosa c’entra la morale? Sono un delinquente per cui il mio sostegno è sospetto? Non mi risulta e non può risultare neanche a te. Non si condivide la mia politica né di destra né di sinistra? Bene, pace, ma che bisogno c’è di usare questi toni e questi giudizi ultimativi? Ha ragione chi dice che la rete scatena gli istinti senza mediazioni. Dispiace che nasca un giornale che sarà non di chi lo sostiene, come me, ma di chi lo scrive, cioè dei giornalisti? Pazienza. Io ne sono felice. A Milano, se un gruppo di giornalisti convince una banca a dar loro soldi, o convince un gruppo di impiegati o di amici o di piccoli imprenditori ad aiutarli, si parla di rete sociale, di capacità imprenditoriale, di fiducia, che è la vera moneta dello sviluppo. In Sardegna, invece, si fa subito dietrologia, complottismo e quant’altro. E’ questa sottocultra, surrogato di tanti microconflitti sociali, il futuro della Sardegna? Pensaci.
Purtroppo è vero: in Sardegna si fa troppa dietrologia. Ma perché l’invidia è una delle caratteristiche salienti di noi sardi (in generale, certo, perché le eccezioni esistono eccome).
C’è qualcosa che non va qui da noi. Ma non nei sardi, ma proprio nella Sardegna. Non è certo un caso che molti sardi, una volta lasciata l’isola, riescano a sprigionare le loro energie migliori e farsi apprezzare anche a livello internazionale.
Qui talvolta sembra di essere in una specie di pollaio poco organizzato, in cui tutti fanno come gli pare ma senza un criterio. E’ il contrario della libertà di espressione, è la vittoria della sterile polemica, della dietrologia, del complottismo, dello sperare che all’altro vada male, così sto meglio anch’io.
Detto questo, preferisco mille volte il Maninchedda studioso, che pur con diversi limiti ha scritto pagine importanti e ha avuto alcune illuminazioni fondamentali, come quella sulla cultura dell’isola che non può essere solamente quella rurale wagneriana ma anche e soprattutto, una cultura urbana.
Mi piace molto di meno il Maninchedda politico, ma non è qui il caso di aprire u fronte di discussione inappropriato per il tema di discussione trattato.
Non credo si tratterà di veri giornali ma, tristemente, di strumenti di propaganda. Si può obiettare che anche l’Unione è un malinconico strumento di propaganda e non vi si legge una riflessione, un ragionamento, un approfondimento a pagarli oro. Ma l’Unione è talmente radicata dal 1889 che viene acquistata attravreso una sorta di riflesso condizionato, ossia senza che l’azione dell’acquisto venga compiuta con l’uso della corteccia cerebrale. L’Unione è, editorialmente parlando, una gallina che fa uova d’oro, ma non concorre a formare un’opinione pubblica. Insomma, chi si informa non lo fa attraverso l’Unione. Non è per l’Unione, per esempio, che Soru ha perso e non è per l’Unione che Soru o Zedda hanno vinto. L’Unione è carta stampata, ma quello che ci si trova è mediamente di livello talmente infimo che non influenza un bel nulla.
E’ ovvio che se Bellu fa un buon giornale – lui è davvero bravo e intelligente – si colmerebbe una lacuna. Ma non credo che un giornale possa essere fatto e tenuto in vita da un padrone autoritario che si offende quasiasi cosa si dica di lui e uno, due o tre giornalisti.
Quanto a Maninchedda non credo abbia alcuna visione reale delle cose oltre quella che gli consente di mantenere a galla se stesso, figuriamoci un giornale.Hanno una tecnologia che manco la Nasa? Maninchedda ci mette il sostegno morale? Se mi proponessero il sostegno morale di maninchedda non mi sentirei tranquillo.
Insomma, questi giornali saranno lampetti, roba che passa via veloce.
Io spero proprio di no -e ricordo infatti l’esempio del giornale di Sassari lanciato da Grauso nel ’97, in casualissima coincidenza con le elezioni e il “Nuovo Movimento”.
I quotidiani locali sono -praticamente tutti- in posizione quasi inamovibile. Sono rimasti in posizione di monopolio Il Giornale di Sicilia a Palermo, Il Mattino a Napoli, Il Piccolo a Trieste, il Secolo IXX a Genova, La gazzetta di Parma, etc.etc. Lo sono anche La Nazione a Firenze, il Resto del Carlino a Bologna, anche se sono ridotti a giornali in catena. Lo è La Stampa, che è prima di tutto il giornale di Torino.
Ognuno di questi giornali è -lo si voglia o no- un centro di potere in ambito almeno cittadino. E infatti chi ha interesse e soldi abbastanza cerca sempre in ogni città di assicurarsene l’amicizia o direttamente la proprietà.
Molti tentativi si sono fatti nel tempo, ma solo nelle grandissime città sono riusciti a sopravvivere più quotidiani, come a Roma col Messaggero e Il Tempo -e una volta c’era Paese Sera- o a Napoli dove sopravvive Il Roma.
A Cagliari, solo per citare i tentativi seriamente impostati che poso ricordare di persona, ci fu a metà anni ’70 TUTTO QUOTIDIANO, con una impostazione nettamente di centrodestra e un impianto di stampa di avanguardia. Poi ci fu Il Nuovo Quotidiano, poi in anni recenti Il Giornale Di Sardegna. Ora Metro -ma è un’altra cosa- e di nuovo due contemporanei tentativi.
Speriamo bene.
In ogni caso non concordo col giudizio tranchant sull’Unione. In realtà all’Unione Sarda ci sono molti giornalisti eccellenti nei vari settori, nelle varie pagine e tra l’altro abbastanza diversificati come idee, ma l’indirizzo è quello che è. Se si ricorda però il tempo della direzione di Liori si deve anche dire che è un fatto noto che certe impostazioni ed imposizioni trovarono allora resistenze fortissime all’interno della redazione.
Gentile Neo Andhertal,
lei ha ragione e preciso meglio. Maria Francesca Chiappe, per esempio, è un’ottima cronista di giudiziaria, affidabile e precisa. Lo è stata perfino nella vicenda del Poetto, in una condizione di grande difficoltà. E con lei diverse firme sull’Unione sono credibili e professionali. Ma l’elenco è breve.
Il mio giudizio, che credo condiviso dalla maggiorana dei lettori del giornale (spesso involontariamente anche molto divertente), è di carattere generale. La sua storia, ovviamente, è molto più complessa se osservata da vicino e ha attraversato perfino periodi di luce.
Ma è tradizionalmente il giornale del “padronato”. I padroni delle ferriere erano spesso i padroni del giornale e questo rende poco credibile l’aggettivo “indipendente”.
Ma su questo punto immagino che lei sarà d’accordo.
Saluti cordiali.
Gentile Giovy, tristemente concordo, anche se secondo me l’elenco non è poi così breve.
P.S. Ecco! Il quotidiano-tentativo anni ’80 si chiamava L’Altro. Mi ricordo vagamente anche uno spot di Mike Buongiorno -possibile? vaneggio?- in ogni caso fu un tonfo.
ALMENO QUESTI DUE NUOVI QUOTIDIANI ,NON NASCONDERANNO LE NOTIZIE SCOMODE DEGLI AMICI DELLE TRE M, COME FA’ IL GRANDE FORMATO.E CI DIRANNO CHI IL FAMOSO COMMERCIALISTA CAGLIARITANO CHE SEGUIVA GLI INTERESSI DEI TRAFFICANTI,E MAGARI ANCHE CHI SI COMPRA I VOTI .CHISSA SE HANNO LE PALLE E LA FORZA PER FARE QUESTO.
Vito, ti do una dritta
nel quotidiano che non è quello di Soru non si fa ricorso ai service e nessuno tra i giornalisti è parente di politici…
Due giornali che saranno due meteore non costituiscono una novità. Neppure è una novità che durante le discussioni per mettere su una Giunta comunale si spendano nomi più o meno verosimili.
Una bella notizia, questa certa, arriva da Napoli dove l’Assessore all’urbanistica sarà Luigi de Falco.
A Cagliari circolano per l’urbanistica – dove si gioca la credibilità della nuova Giunta – nomi inverosimili. Per esempio l’ingegner Vanini (socio di studio di Antonello Cabras) che, poiché possiede un’impresa edile, è del tutto incompatibile con una carica che dovrebbe curare il pubblico interesse. Oppure il trasportista Italo Meloni, autore dello scandaloso tunnel sotto Tuvumannu.
Almeno la Giunta precedente evitava quest’impudicizia estrema. E non vogliamo credere che dopo questo voto si torni indietro di quarant’anni.
Sull’urbanistica si cade oppure si vince, si è credibili oppure no.
Vedremo.
Intanto è ragionevole pensare che scelte incongrue e inopportune verranno riconsciute e bocciate proprio da quell’opinione pubblica che ha votato, sulla fiducia e spinta dalla speranza, Massimo Zedda.
E’ già accaduto che la “società civile” abbia bocciato poi quello che aveva individuato come suo rappresentante.
Ci aspettiamo molto, molto di più di Meloni e Vanini. Per Cagliari andrebbe bene un assessore all’urbanistica fuori dai giochi, magari neppure isolano.
Ma non sono tollerabili scelte determinate da interessi che non siano quello comune. Ancora peggio una scelta indotta da interessi brutalmente collegati al mattone.
Cordiali saluti e molti augur al Sindaco.
Da componente attivo della filiera dell’informazione,saluto con favore la presenza di nuove testate. La concorrenza stimola a creare prodotti di qualità migliore. Mi auguro che gli eredi Epolis facciano tesoro dell’esperienza, seppur negativa, che li ha visti protagonisti,loro malgrado e che non irrompano in modo ibrido nel mercato con le operazioni distorte che contribuirono a svalutare la loro ex testata fin dalla nascita. Speriamo che tutte le testate, vecchie e nuove siano così stimolate al ritorno all’informazione vera e che la discriminante nella scelta di un giornale non si riduca alla pagina dei morti.
chi fallirà per primo?
Soru reggerà di più perchè ha il portafoglio più gonfio e pubblicità gratis sul portale di tiscali & soci.
.. sono sempre più convinto che il formato stampato sia ormai al suo tramonto.. il futuro è internet.
Certo, il futuro, anzi, il presente e il futuro è internet. Ma se si fa scrivere Figus, quello dell’Unione, su internet, sulla carta oppure se si incidono i suoi pensieri sul granito, restano esattamente quello che sono. Ossia: poco.
Se mettessi su un giornale mi preoccuperei di chi scrive e di che cosa scrive. Poi, ma solo poi, verrebbe il problema del mezzo, tenendo presnte che internet e carta stampata non si escludono affatto.
Un esempio in positivo. Ennio Neri che è giovane e ha attraversato la tragedia dell’orribile Giornale di Sardegna (quello che Grauso tocca lo incenersce). Bene, Ennio Neri campa del suo lavoro perché si informa, legge e approfondisce, pondera le parole, scrive in italiano e usa i congiuntivi correttamente. Quanti ce n’è? Mi augurerei tanti, ma temo ce ne siano pochi.
Senza parlare dell’indipendenza di chi scrive che è l’altro ingombrante problema.
No, avere due nuovi giornali non è in sé una buona notizia.
Vito, secondo te c’è spazio per tutti questi giornali?
Per i giornali fatti bene c’è sempre spazio. Si tratta di capire se riusciranno a far quadrare i conti, è questo il problema di tutte le imprese editoriali.
Ci sarà la pagina necrologica? E senza finanziamenti pubblici?
Caro Vito, secondo me sei troppo ottimista quando sostieni che “Per i giornali fatti bene c’è sempre spazio”. Quelli del Il Fatto Quotidiano (d’accordo: non è un giornale locale) hanno prima trovato gli abbonati e poi iniziato a pubblicare.
Auguro comunque un successo ad entrambi le iniziative anche se sono convinto che il futuro dell’informazione sarà sempre più ‘on-line’.
Ancora non è stato fuso il piombo che già l’On Maninchedda dà patenti di apertura, libertà e imprevedibilità.
E’ giusto così. Sono convinto che senza pregiudizi non si potrebbe varcare la soglia di casa per uscire la mattina. E infatti penso che guarderò con più attenzione verso Sardegna24. Il giudizio si formerà poi, in seguito al confronto tra le due pubblicazioni e sulla capacità, dell’uno o dell’altro, di riportare fatti e opinioni che oggi non leggo nei quotidiani in edicola.
due nuovi quotidiani son troppi per il mercato locale. Per uno dei due la vedo grigia, e non ci vuole molto a prevedere quale sarà. Ma non sarebbe meglio unire le forze?
In ogni caso, un sentito in bocca al lupo per entrambi!
Trovo comunque singolare che nei tempi dei new media si torni alla vecchia carta stampata. A Milano sd esempio sono nate due testate on line niente male come Lettera 43 e Linkiesta. Auguri ne guadagna di certo la democrazia.
Internet raggiunge moltissime persone, ma non tutte … purtroppo a Cagliari sono ancora in tanti, e non solo gente del “popolo” ma anche avvocati e persone di cultura, che formano le proprie opinioni sulla base di quel che leggono sull’Unione Sarda, e questo va fortemente contrastato. Non perché il quotidiano di Zunk abbia una linea editoriale di destra, quanto piuttosto perché spesso il tipo di giornalismo che fa appare ben lontano dai canoni stessi che, secondo la Corte di Cassazione, costituiscono i limiti del diritto di cronaca, ossia verità storica, rilevanza sociale, continenza. Anche se siamo ben lontani dalle imprese di Antonangelo Liori.
Aspettiamo a vedere che ne dice Giorgio Melis …
………………E non si capisce perchè la notizia non sia stata data dagli ex e-polis…..
auto intervista di Maninchedda ? Non si coglie il senso.
Notizia: “Nasceranno due quotidiani” . Bastava mezza riga.
Modesto e curioso l’intervento del consigliere regionale .
Caro anonimo, l’intervento di Manichedda è in realtà una risposta a questo post di Pubusa, http://www.democraziaoggi.it/?p=2030, in cui si faceva un po’ di confusione tra giornali ed editori.
Buongiorno Cagliari che durerà 3 ore? Questa prospettiva è una vera figata :))
Strano invece che non esca un giornale come l’Oppi(nione) del sud west…. pare che da quell’area geografica partano precise indicazioni per la rotta del governo regionale.
Ma il tempo saprà porre rimedio.
Circa la pluralità di informazione su carta non posso che commentare positivamente.
Quello che preoccupa è che le risorse economiche non possono moltiplicarsi come pani e pesci.
Speriamo bene
Il progetto di Maninchedda somiglia molto a quello che veniva accreditato a Grauso per salvare il salvabile da EPolis … come scritto in questo stesso blog verso ottobre 2010 allorquando il fallimento di EPolis non era stato ancora dichiarato. Per quel che si sa, ora Grauso è in tutt’altre cose affacendato, ma su quali risorse finanziare si baserà questa nuova iniziativa? Non credo proprio sulle liquidazioni dei giornalisti o su cooperative stile “Manifesto”. Se Maninchedda dice che Cualbu non c’entra fino a prova contraria bisogna credergli, ma qualcuno i soldini deve pur metterli.
Buongiorno Cagliari allora allarga il programma??????? E daiiiiiiiiiiii!!!!!
Spero veramente che possa proporsi ed esistere (non sussistere, se possibile) un luogo dove rappresentare pensieri non pre-omologati…
in bocca al lupo
Non ce la posso fare. Per seguirli tutti dovrei spendere il doppio di adesso. E soprattutto dove troverei il tempo per non dico leggerli ma anche solo per sfogliarli tutti e cinque… impossibile…un momento, forse una soluzione c’è: una rassegna stampa da ascoltare in radio mentre vado al lavoro. A parte gli scherzi si pone davvero il problema della quantità di informazione: a candu nudda a candu troppu! 🙂
Io farò così: sceglierò quello dei nuovi che mi sembra più obiettivo e leggerò saprò cosa dicono gli altri tra Buon Giorno Cagliari e la Rassegna stampa del Consiglio Regionale…
ecco un ottimo motivo per scegliere SARDEGNA24!!!!!
Che Cagliari si stia davvero risvegliando??