Politica / Sardegna

Pastori sardi, oltre gli scontri di piazza una certezza: la politica non c’è più

Ha molto senso chiedersi come siano iniziati gli scontri? Se i pastori abbiano provocato le forze dell’ordine o se polizia e carabinieri siano scattati per un nonnulla? Di certo poi stasera in via Roma davanti al Consiglio regionale è successo di tutto e tutti hanno sbagliato: i pastori (sovraeccitati da una lunga giornata e da un appuntamento che volevano fosse a tutti i costi decisivo) e le forze dell’ordine (che, esasperate da continue provocazioni, hanno gestito malissimo l’emergenza perché sono troppe le testimonianze di lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo). Ma più di tutti ha sbagliato la politica. Stasera i colleghi addetti stampa della Regione non hanno saputo dirmi dove fossero durante gli scontri l’assessore all’Agricoltura Prato e il presidente Cappellacci. Quest’ultimo era sicuramente fuori Cagliari, probabilmente a Roma dove in serata ha cenato con il senatore Comincioli e diversi parlamentari per le solite consultazioni politiche. Mentre il Consiglio regionale era letteralmente sotto assedio, Prato e Cappellacci erano altrove.
Prato e Cappellacci in realtà in questi mesi sono sempre stati altrove. Hanno sottovalutato la forza del Movimento Pastori Sardi, cercando di estrometterlo dal tavolo delle trattative per continuare a dialogare con la solita Coldiretti. Hanno utilizzato i vecchi trucchetti della politica quando in realtà servivano risposte chiare. Hanno esasperato gli animi, trascinando per mesi una crisi politica che ha debilitato l’opinione pubblica e reso più fragile chi iniziava a temere per il proprio lavoro. Hanno cercato di scaricare su Consiglio regionale la responsabilità di scelte che invece erano tutte in capo all’esecutivo.
Prato ha cercato senza fortuna una sponda a Roma, ma il famoso tavolo con il ministro Galan (che oggi in maniera indecente ha perfino avuto il coraggio di dire che il governo si è impegnato per risolvere la crisi delle campagne sarde) è fallito miseramente. Cappellacci, dal canto suo, ha provato ad ipnotizzare i pastori senza accorgersi che stava montando non la protesta, ma la ribellione. E la ribellione alla fine è esplosa.
Ma il dramma ha più padri. Le associazioni di categoria, sentendosi scavalcate sul fronte della protesta mediatica, hanno inscenato in questi mesi un’assurda guerra di contromanifestazioni che ha esasperato gli animi e che poi è sfuggita di mano a tutti. I comunicati di presa di distanza dalla violenza a poche ore dagli scontri hanno adesso un che di sciacallesco. Perché oggi in via Roma non c’è stata violenza fine a se stessa, c’è stata soprattutto un’esasperazione covata a lungo ed alla fine esplosa. Coldiretti e le altre associazioni di categoria devono farsi un profondo esame di coscienza e chiedersi come mai non sono riuscite a intercettare questo malessere che poi ha preso altre strade e se hanno fatto bene ad innalzare il livello dello scontro mediatico.
Il Movimento di Felice Floris ha meriti e tragiche responsabilità. Il merito è quello di aver riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la crisi delle campagne, crisi che Coldiretti e la giunta avevano anestetizzato. L’enorme visibilità acquistata nel corso del blocco di porti ed aeroporti ha spinto però Floris a chiedere più di quanto la politica non potesse ragionevolmente dare. La piattaforma del Movimento Pastori Sardi è infatti composta quasi tutta di punti difficilmente soddisfabili in tempi rapidi o senza l’esborso di enormi risorse.
I drammatici incidenti di oggi sono dunque il frutto di una situazione bloccata. Perché era evidente che i pastori stavano manifestando nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Non poteva essere il Consiglio il destinatario delle proteste: prima venivano la Giunta e il Governo nazionale e, se vogliamo, gli industriali del pecorino. Perché i pastori non hanno mai manifestato a Thiesi? Non aveva senso tornare in piazza a Cagliari solo per rispondere alla straordinaria mobilitazione della Coldiretti della settimana scorsa (ventimila persone e 130 trattori). Non aveva senso chiedere indennizzi per centinaia di milioni di euro senza aver preparato prima un “piano B”: affrontare una manifestazione di piazza pensando di poter portare a casa a tutti i costi un risultato così ambizioso è stato un imperdonabile atto di disperazione che costerà caro a Floris e al suo movimento.
Ma non si può chiedere agli allevatori di fare analisi politiche ogni volta che scendono in piazza, chi manifesta porta in corteo la sua rabbia e le sue richieste e non può sapere che non è tutto oro quel che luccica. La politica ha sottovalutato la portata eversiva del nefasto ordine del giorno approvato con i soli voti dell’opposizione di centrosinistra che prometteva agli allevatori aiuti per 15 mila euro all’anno per tre anni. Fatti i conti, servirebbero solo per i 2010 ben 220 milioni di euro. Che la Regione non ha e che il Governo non darà. Ma il documento parla chiaro, ed è inutile dire agi pastori che “un ordine del giorno non si nega a nessuno”. Il Consiglio ha votato e qualcuno ora deve rispondere politicamente di quel voto. E non può essere solo la maggioranza a farlo, anzi.
In mezzo a tanta irresponsabilità, non si può non ricordare che gli unici ad uscire dall’aula e a dire che l’ordine del giorno era irricevibile furono i sardisti. Il resto della maggioranza si astenne, quando invece avrebbe dovuto presentare un altro documento e approvarlo. Ma così non andò e ora siamo qui a parlare di lacrimogeni e feriti.
Alla fine la domanda è sempre la solita: che fare? Prima dello scoppio degli scontri, la Giunta ha preso un impegno con i pastori per trovare i 220 milioni di euro per la de minimis. Hanno pochi giorni per trovarli. Una marea di soldi che servirebbe non a fare interventi strutturali ma a pagare de semplici indennizzi: follia.
Se non si riprende a fare politica la situazione non può che peggiorare. Cosa aspetta Cappellacci a rimuovere l’assessore Prato? Cosa aspetta a rendersi conto che la Sardegna è adagiata su un vulcano pronto ad esplodere da un momento all’altro? Pensa ancora che la soluzione possa arrivare dai consigli di Comincioli? E il centrosinistra? Vuole spiegare una volta per tutte ai pastori che non si possono dilapidare 600 milioni di euro in tre anni per semplici indennizzi?
Chi ha preso i voti dei cittadini per governare la crisi, lo faccia. Chi ritiene di saper usare gli strumenti della politica per uscire da questa situazione di stallo, li usi. Oggi in via Roma si aveva la netta sensazione che oltre gli scontri non ci fosse più nulla, che nessuna decisione poteva placare questo senso di rabbia e di ribellione che sta montando ovunque in Sardegna. Dal rischio di questa deriva ci si salva solo con la politica. La domanda è: ma Cappellacci sa fare politica? C’è qualcuno in Sardegna che sa fare politica?

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8 Comments

  1. Alessandro Mongili says:

    Beh la L. 189/2008 ha disposto che i 140 mln € di fondi Fas venissero impiegati per “risanare disavanzi anche di spesa corrente”, utilizzati poi per ripianare i debiti del comune di Catania. Per non parlare dei soldi persi con la storia delle quote latte ecc.
    Il problema è, caro Vito, che non si capisce perché i soldi li debba cacciare la Regione sarda e non la Repubblica italiana di cui siamo cittadini. Il problema è che lo Stato è separatista in Sardegna e che le rappresentanze politiche sarde sono succursaliste e incapaci di rappresentare gli interessi dei Sardi. Che per loro, e per te, sono solo “il problema”.

  2. Intervento Off Topic, chiedo scusa. E’ possibile far visualizzare anche l’orario degli interventi per capire meglio l’andamento delle discussioni? Se non è possibile grazie comunque, seguo lo stesso quando posso

  3. Marco Pitzalis says:

    Il tuo articolo è lucido. Pone delle domande serie alle quali occorre rispondere con la testa e non con la pancia. Sono solidale con il Movimento dei pastori per tutte le ragioni che anche i commenti mettono in luce. Rimane però un punto, che tu fai emergere: gli interventi devono essere di natura strutturale. Fra pochissimo esploderà in Sardegna la questione degli oliveti: i finanziamenti europei sono stati utilizzati per tutto salvo che per riqualificare il settore, fra due anni ne riparliamo, quando saremo anche su quel terreno con il culo per terra.
    Chi governa deve prendersi la responsabilità di fare scelte e di avere un progetto. Ma occorre anche vigilare sui modi in cui soldi pubblici vengono spesi.

  4. larentu says:

    Vito, la responsabilità dello stato in cui versa il settore agro pastorale sardo è si della politica che non ha saputo governare la realtà ma è ancora di più degli industriali caseari che hanno tenuto sotto il loro calcagno il collo dei pastori. Il prezzo del latte non è determinato dalle regole del mercato (che pure non è un pranzo di gala ma ha le sue distorsioni, aberrazioni e prefino crudeltà) ma è determinato dalla graziosa benevolenza del feudatario. “Se vuoi che ti compri il latte te lo pago un tot altrimenti ti impicchi”. Le OP organizzazioni di produttori sono un valido tentativo per far si che i pastori negozino condizioni in posizione di maggiore forza nei confronti della controparte industriale e Prato bene avrebbe fatto a perseguire questo obbiettivo, lanciato dalla precedente giunta di centrosinistra. Ma tant’è, ha preferito allisciare il pelo ai signorotti e coccolare la coldiretti. Riguardo ai soldi che mancano aggiungo che l’incapacità di cappellacci è evidente (se non bastassero le altre prove che ha dato di se) dal tacere sistematicamente, per non disturbare il signore di arcore, sulla questione dei fondi FAS. Appena eletto i suoi dirigenti regionali, nominati da lui in presidenza, hanno voluto rimodulare la programmazione dei fondi nazionali e comunitari 2007-2013. La procedura è piuttosto articolata ma per semplificare diciamo che la giunta invia a roma un documneto che dice “ho tot di soldi nazionali e comunitari, le mie prioritòà di investiemnto sono queste, approvatele presso il CIPE e partiamo con la spesa.”. Questo famoso documento era gia nelle mani del governo nazionale perchè prima di dimettersi ci aveva gia pensato Soru e la sua giunta. Cappellacci e i suoi dirigenti hanno pensato bene di fermare le macchine e dire “Alt, la programmazione dei fondi la facciamo noi!”. Lo stop avrebbe avuto il suo senso politico se non fosse che le modifiche sono state di rilevanza nulla, hanno proposto modifiche irrisorie e di vero e proprio imbellettamento. Al governo non è sembrato vero: alla prima riunione utile del CIPE sono stati approvati i documenti di altre regioni che hanno portato a casa un bel pacco di milioni di euro e la sardegna è rimasta al palo. Quando è arrivato il turno di cappellacci, tremonti ha risposto picche perchè nel mentre è scoppiato il casino della crisi finanziaria mondiale, i conti nazionali facevano e fanno schifo e il fondo FAS ha fatto e sta facendo da bancomat per tutte le emergenze: multe per il mancato rispetto delle quote latte, mondezza di napoli, terremoto di l’aquila, mancato introito dell’ici ecc ecc. A noi sardi stanno negando l’applicazione delle nuove regole sulle entrate (frutto della famosa vertenza entrate di soru) e con questo niete sassari olbia, niente metropolitana di superfice cagliaritana, non sono stati ultimati i lavori a la maddalena, non abbiamo i soldi per betile, per ristrutturare s.elia, non ci sono più i soldi per molte cose previste e finanziate nel 2008. In tutto fanno circa 1 milardo e 600milioni di euro. Ecco perchè non possiamo dare il deminimis ai pastori.

  5. Monica says:

    Io mi chiedo invece se sarà mai possibile in Sardegna andare oltre l’assistenzialismo e almeno tentare la riorganizzazione di un comparto che fino a adesso è andato avanti a forza di indennizzi. Molto comodo per accapparrare voti fino a quando i soldi ci sono stati ma pericoloso nel momento in cui, finiti i soldi, i problemi sono rimasti al loro posto senza alcun tentativo di soluzione. Che Cappellacci sia un incapace lo ha dimostrato fin dalla campagna elettorale quando al posto suo i comizi li ha fatti Berlusconi promettendo qualunque cosa tranne le 72 vergini del paradiso musulmano, con i Sardi che genialmente hanno abboccato a tutto non volendo aprire gli occhi su una crisi tenuta nascosta si, ma abbastanza recepibile se la popolazione non si fosse lasciata ammaliare dal piazzista di Arcore. Prato? Secondo me non ha nemmeno capito di essere un assessore e di dover lavorare come tale. Probabilmente pensa di essere in vacanza e di avere sbagliato periodo perchè tanti autoctoni sconosciuti continuano a chiedergli con rabbia di fare cose che nemmeno capisce.

  6. Massimo Lai says:

    Sono d’accordo quasi su tutto, mi sembra che però bisognerebbe riconoscere al centrosinistra sardo la mossa tattico-politica che dissolve la maggioranza. I “politici” del cdx sardo non sono sicuramente delle volpi ed è bastato un odg, ancorchè populista (ma dovrebbero conoscerli bene, Silvio docet), a stanarli. Solo per questo dovrebbero andare a casa. Non sono buoni per la politica, al masimo per gli affarucci loro.

  7. Alessandro Mongili says:

    Dunque secondo te/lei l’ordine del giorno della sinistra è addirittura “nefasto” e eversivo, mentre uscire dall’aula e non dare risposte politiche è positivo. E ancora, Cappellacci “che cosa aspetta a rimuovere Prato”. Già, Biolchini, come mai aspetta piuttosto? Forse perché nefasto ed eversivo è lui, non la sinistra che ha tentato di proporre una soluzione. Peraltro, come mai i soldi si trovano per altre iniziative? Come mai non si soccorrono almeno le aziende che rischiano maggiormente?
    Comunque sono d’accordo sul fatto che è mancata la mediazione politica ma mi domando: è possibile?

    • Potrei sapere per quali altre iniziative sono stati trovati dei soldi? Qui servono 220 milioni di euro entro l’anno. Potrei saperlo? Con cifre precise, però.

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