Volevate un progetto di risistemazione dell’Anfiteatro romano di Cagliari, capace al tempo stesso di salvaguardare il monumento e di consentire lo svolgimento degli spettacoli in un’area di grande suggestione? Eccolo qua! Cliccate su fascicolo anfiteatro alternativo e potrete consultare il progetto realizzato nel 2008 dell’Ipec Studio e firmato da alcuni professionisti che lavorano per il Teatro Lirico di Cagliari.
La capienza della struttura (questa volta sì, completamente amovibile) è di 4000 posti e il monumento resterebbe completamente libero e disponibile per le visite guidate. Il progetto era stato perfezionato dopo l’annuncio da parte del Comune di Cagliari di un concorso internazionale di idee per la risistemazione dell’Anfiteatro, ma l’amministrazione Floris negli ultimi due anni in realtà si è limitata ad annunciare il bando, che poi non si è mai visto.
Il progetto, peraltro, riprende (non so quanto consapevolmente) l’idea dell’architetto Malgarise che già negli anni ’80 aveva proposto una diversa sistemazione dello spazio per lo svolgimento degli spettacoli. E l’idea di Malgarise è sempre stata avanzata anche dagli ambientalisti (maledetti! sempre loro!) che da anni contestano la terrificante legnaia voluta dal trio Meli-Delogu-Santoni, poi difesa dal sindaco Floris. Non solo: il progetto prevede la valorizzazione archeologica di tutta l’area circostante l’Anfiteatro, secondo un’intenzione che il sindaco Floris ha sempre (ma solo) sbandierato.
Questo progetto dimostra che le idee per salvare l’Anfiteatro e continuare a destinarlo quale luogo di spettacolo non mancano; a mancare è stata invece la buona volontà. A chi non volesse scaricarsi l’intero file, propongo questa scheda riassuntiva.
Ringrazio gli amici dell’Ipec Studio (in particolare Salvatore Campus) per avermi consentito di condividere con voi il loro progetto.
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L’idea progettuale si basa sulla completa rimozione delle strutture per gli spettacoli, attualmente posizionate sopra il monumento, fatta eccezione per pochi camminamenti, non invasivi, utilizzabili per una migliore e sicura fruibilità del sito durante le visite guidate.
La nuova ubicazione della struttura si svilupperà secondo il seguente schema:
– il palcoscenico troverà posto nello spazio occupato dal corpo camerini e sarà rivolto verso la via Fra’ Nicola da Gesturi;
– la platea occuperà il piazzale attualmente utilizzato per il carico/scarico (quota 49.50 s.l.m.);
– le tribune saranno ubicate nelle rocce che congiungono il piazzale di cui sopra con gli ingressi lungo la via Fra’ Nicola da Gesturi, nel tratto compreso tra il box biglietteria e la rampa di accesso dei mezzi al sito;
– i camerini saranno ricollocati oltre il retroplalco, ad una quota di circa 4-5 m. rispetto a quella del palco, e collegati ad esso attraverso scale di servizio;
– i servizi igienici per il pubblico, in numero adeguato, troveranno posto sia nell’area d’ingresso, attualmente occupata dalla stanza per la guardiania, sia lungo la rampa d’accesso per i disabili, in posizione opposta a quelli precedentemente descritti. Entrambi ubicati nell’area delle tribune saranno facilmente raggiungibili anche dalla parte alta della platea, attraverso percorsi separati da quelli delle gradinate. Altri servizi per la platea verranno posizionati sul lato destro del palcoscenico;
– sul lato sinistro del palco, rivolto verso l’Orto Botanico, troverà spazio un locale didattico per il servizio di visite guidate, nel quale saranno presenti, oltre ad un modello in scala dell’Anfiteatro relativo al presente progetto, fotografie e ricostruzioni storiche del sito;
– i nuovi rivestimenti della platea e delle gradinate, saranno realizzati con pannelli in fibra di legno, opportunamente trattati e sagomati, aventi come caratteristica peculiare una notevole resistenza alle intemperie (PERI mod).
– le vie di fuga, di numero e dimensione maggiore a quelle stabilite dalla norma, separate tra tribuna e platea, consentiranno un esodo rapido lungo camminamenti lineari e diretti verso la via Frà Nicola da Gesturi, tutti facilmente individuabili a vista. Sono state previste vie d’esodo alternative e contrapposte per ovviare a quei casi di emergenza in cui dovessero essere ostruite quelle preferenziali; una di queste dovrebbe consentire il deflusso parziale degli spettatori della platea verso l’Orto Botanico.
Gli interventi proposti sono stati progettati ponendo come punto fermo il pieno rispetto del monumento, ad esempio attraverso la realizzazione degli appoggi per le strutture di sostegno (tribune, platea, palco, camerini) con delle piccole basi in calcestruzzo, modellate sulla roccia e separate da essa attraverso l’interposizione di un geotessuto che ne consenta la rimozione, senza arrecare danno.
La rampa in calcestruzzo che costeggia la recinzione dell’Orto Botanico, utilizzabile dai mezzi per il carico e scarico dei materiali scenici nei momenti destinati al montaggio, sarà di uso esclusivo per il corpo dei Vigili del Fuoco durante le ore di spettacolo. E’ prevista, inoltre, un area di stazionamento dei mezzi VV.FF, posta lateralmente al palcoscenico ed alla platea. Saranno realizzati dei punti di collegamento all’impianto antincendio (UNI 70) sia nell’area di stazionamento di cui sopra, sia nella via Frà Nicola da Gesturi in prossimità dell’accesso alla rampa.
Si ritiene opportuno, in considerazione del più agevole raggiungimento del pubblico, prevedere l’area per il servizio di pronto soccorso con le ambulanze nella via Frà Nicola da Gesturi, che, insieme alla Via Sant’Ignazio, fino alla Via Don Bosco, e alla Via Nicolodi, saranno chiuse al traffico nelle ore subito precedenti e successive gli spettacoli. Uno dei locali dell’area camerini sarà destinato all’infermeria.
che triste che a distanza di 2000 anni non si riesce a fare di meglio, gireremo con le bighe? perchè non recupereare altresì l’utilizzo di anfore e vasellame! Ma lasciate in pace quel monumento e create un nuovo luogo per gli spettacoli moderno! magari a Cala Mosca che non si disturbano i cittadini con quel baccano!!
E come si può dire che questo progetto “lascia libero il monumento”? Occhi per vedere e per capire che questo progetto nasconde l’anfiteatro come l’altro.
Quella dell’anfiteatro non è una “ristrutturazione”. Si ristrutturano le case o le piazzette. I monumenti si conservano e si restaurano. Casomai si costruisce un allestimento che permetta di vederlo meglio.
Mi sono procurato qualche notizia in più su quel progetto che – come si vede anche in questo blog – nasconde il monumento perché comunque vince anche qua un’idea di valorizzazione distorta e profondamente sbagliata.
Nei luoghi, diciamo,” progrediti” – e anche secondo le nostre sempre più neglette norme – prima viene la tutela e poi, solo poi, la valorizzazione che non significa (il termine si presta a fraintendimenti) cavarne fuori quattrini a tutti i costi, ma vedere, godere e fruire di quel monumento com’è.
Ricoprire ancora una volta con altri tavoloni l’anfiteatro conferma un aspetto che caratterizza la nosta comunità che se ne impipa di ruderi, di necropoli, di acquedotti romani, di cisterne romane, di ville romane, di navi romane.
I pochi croceristi sfigati che sbarcano da quelle orribili città galleggianti e buzzurre, puntualmente intervistati dai coraggiosi inviati del nostro quotidiano (che ci meritiamo) servono a dimostrarci che esistiamo anche noi, che qualcuno passa anche da queste parti e certifica la nostra esistenza in vita.
E allora, poveri noi, ci inorgogliamo e gli regaliamo amaretti e piricchittus affinché parli bene di noi, ma, in fondo vergognandoci di essere così arretrati da avere solo qualche rudere (per questo qualcuno ha proposto addirittura di ricostruire l’anfiteatro) mentre avremmo potuto guidarli a vedere un condominio sul colle che ospita una necropoli immensa, oppure fargli vedere una costruzione sull’acqua, bianca come un sanitario moderno e disegnata da un architetto che ha preso il primo progetto che aveva nel cassetto e ce lo ha rifilato.
E pensare che sarebbe così bello se la città avesse conservato la sua silenziosa armonia di piccola città. Invece ricopriamo tutto di una patina di finta modernità e ci sentiamo, finalmente, anche noi moderni.
Insomma, l’anfiteatro deve restare com’è. Pazienza se qualcuno non lo vede bello. Se non capirà lui, capiranno i suoi figli.
Sto con Mariano. basta strutture, non potremmo riavere il nostro monumento così com’è senza aggiungere nulla?
e poi, sempre con mariano, se noi siamo infelici e in un luogo brutto e triste come sta diventando questa città, i “turisti” cosa vengono a fare? Forse ad avere davanti agli occhi come NON amministrare una città, come NON vivere una citta, come NON curare degli spazi e come NON fare cultura.
Cagliari la capitale dell’esempio negativo ecco cos’è .
l’Anfiteatro romano di Cagliari ha soprattutto bisogno di esser considerato quello che è, il più importante monumento romano della Sardegna, uno dei soli tre anfiteatri romani scavati nella roccia tuttora esistente.
Da qui discende il resto: dev’essere restaurato e conservato, destinato a visite turistico-culturali compatibilmente con le condizioni di conservazione del monumento e destinato a spettacoli se e in quale misura sia compatibile con e condizioni di conservazione del monumento.
Penso che – molto probabilmente – un allestimento da 4 mila posti sia eccessivo.
Ora, però, l’obiettivo primario è sbaraccare la maledetta “legnaia”, il resto si vedrà a mente fredda dopo!
Benvenga la ristrutturazione, basta che gli organizzatori paghino l’affitto della struttura.
basta col venderci tutto
Ma un po’ di pietà per i luoghi non si può avere? Perché devono essere sempre e ossessivamente pensati in funzione di turisti che non arriveranno mai? Poveri noi. Iniziamo a pensare la città bella per noi, e non, come schiavi, in funzione di altri che arrivano dal cielo e dal mare. Lasciamo in pace la città e curiamola, abbattiamo i palazzi viale Sant’Avendrace, rendiamo visibile a noi – che non ce n’eravamo accorti – quanto è bello il colle di Tuvixeddu.
Cagliari è costruita su un sito naturale bellissimo, ma è costruita in modo orribile dal dopo guerra a oggi. E temo non sia rimediabile la bruttezza che ha ispirato i “geometri” che l’hanno pensata così.
A me non piace. E’ vero che lascerebbe libero il monumento, ma è comunque molto impattante visivamente, altera il sito e la percezione dell’anfiteatro con questa disposizione eterodossa di spalti e palco . Ruba la scena al monumento antico.
Mi chiedo perchè ostinarsi a voler organizzare i concertoni pop da 4000 spettatori in quel sito. Proprio non si riesce a immaginare e ubicare altrove un dignitoso e capiente teatro all’aperto? Il sito dell’anfiteatro usiamolo per spettacoli più contenuti, platea e (eventualemetne) sobrie tribune.
A proposito un ringraziamento particolare va ai candidati per i contributi originali e le innumerevoli soluzioni proposte ai problemi cittadini..E’ proprio un fiume di idee questa campagna elettorale!
quoto in pieno.. lasciamo perdere l’anfiteatro (arena) di cagliari come teatro da 4000 posti ed utilizziamolo esclusivamente per il turismo senza sovrastrutture. è bello così come è.
Oggi in un pezzo di intervista ad artizzu a radio press mi è sembrato di capire che parlava di questo progetto per togliere le gradinate e utilizzare l’anfiteatro.
il modello Colosseo (max 1500 spettatori) di recupero del sito archeologico è, a mio parere, l’unico su cui vale la pena discutere per il recupero dell’Anfiteatro; questo vuol dire anche il rispetto del Genius loci come tipo di spettacoli da mettere in scena;
del progetto apprezzo l’idea centrale della valle di Palabanda come itinerario archeologico naturalistico; idea che, unita alla necropoli di Tuvixeddu e al quartiere di Castello potrebbe diventare il cuore attrattivo di Cagliari 365 giorni l’anno;
la validità dell’idea è già in questo cui aggiungere l’uso dell’Anfiteatro per certi spettacoli;
non si capisce perché a Cagliari non si possa usare lo stadio come area grandi eventi (anche per 5.000/10.000 spettatori)come nella gran parte delle città viene fatto; ne auspico un’opportuna ristrutturazione sia per questo uso sia per destinare lo stadio all’ atletica e come agonismo e come campo scuola (sarebbe sede appetibile di allenamento d’inverno per tutte le squadre del centro-nord europeo); la soluzione stadio S.Elia permetterebbe l’ottimizzazione dei parcheggi oggi esistenti e sottoutilizzati e non avrebbe la controindicazione dell’impatto acustico che simili eventi hanno in zone densamente popolate e con le abitazioni a ridosso;
comunque, volendo escludere anche lo stadio (ma se ne dovrebbe spiegare le motivazioni), esistono almeno due soluzioni per dove fare un’arena per grandi eventi da 5.000 posti:
– utilizzare l’area dell’ex cava di Monte Urpinu,
– costruirlo a S. Elia, dietro il Lazzaretto
fosse stata seguita questa strada, prospettata dal Comitato per la difesa dell’Anfiteatro già nel 1999 avremmo oggi, un teatro all’ aperto in più ed un problema in meno (i danni procurati al monumento che, con Tuvixeddu, meglio rappresenta la nostra Città
lo stadio secondo me non è il posto più adatto a creare quell’atmosfera raccolta, suggestiva e avvolgente che è importante per un certo tipo di spettacoli. E’ ottimo per altre produzioni, quali quelle di norma ospitate alla fiera.
Concordo sulle location alterative da te suggerite per un teatro da 5000 posti. Sarebbe da valutare anche l’area del Poetto retrostante l’ottagono indicata dai promotori dell’iniziativa “teatro del mare”
Per quel poco che si vede dall’immagine sembra un bel progetto. Certamente meglio dell’obbrobio che c’è adesso. Si potrebbe obiettare che sarebbe meglio avere l’anfiteatro senza alcuna struttura, ma si rischierebbe di tornare alla antica situazione di abbandono. Almeno cosi con l’utilizzo anche per spettacoli teatrali si può sperare che venga conservata in maniera decorosa anche l’area archeologica
Ma non si può concepire un bel progetto per lasciarlo in pace questo povero anfiteatro? Nulla, non fargli nulla, curarlo e guardarlo com’è con qualche camminamento di legno. Questo si fa con i ruderi.
A parte i “rinforzi suggestivi”, previsti per il percorso archeologico, che mi lasciano un po’ perplesso (Musica d’atmosfera, sul genere della colonna sonora del film “Il Gladiatore”; versi di animali feroci, cinghiali e rumore di folla che acclama; audio con preghiere in latino; audio con dialoghi, voci che scherzano e si incoraggiano, lamenti e preghiere, rumore di armi e armature), il progetto è buono se si vuole utilizzare ancora quel sito come spazio per spettacoli e contemporaneamente risparmiare qualcosa con il riutilizzo di parte delle strutture e degli impianti. Se no, fermo restando che comunque il monumento deve essere liberato, di spazi ce ne sono altri e per alcuni di questi esistono imprenditori interessati a investire: http://www.teatrodelmare.com/ (qualcuno sa qualcosa di più di questo progetto?)
Bello, molto più bello dell’attuale sistemazione e con in più la possibilità di non tremare per il movimento delle gradinate. Oltretutto mi sembra anche meglio orientato e riparato rispetto ai venti dominanti perchè non è che a settembre la fruibilità, soprattutto con maestrale e levante, fosse garantita.
L’ingegnere strutturista pesarese Attilio Marchetti Rossi, che nel 2000 progettò gli spalti, potrebbe obiettare che le strutture in progetto sarebbero più vicine al mare rispetto a quelle attuali “e dunque più esposte all’umidità”. ahahah
http://edicola.unionesarda.it/Articolo.aspx?Data=20110401&Categ=0&Voce=1&IdArticolo=2566708
Cosa dire?
Che questo, o per quanto mi riguarda e per quanto posso capire io da non tecnico, è un bel progetto, uno dei progetti possibili SENZA LA BARA DI LEGNO E FERRO A COPRIRE L’ANFITEATRO.
Mi sembra valido e possibile, ma soprattutto mi sembra indispensabile togliere l’osceno manufatto.
Basta con le scuse, ora sono ancora più sicuro che il -pur sempre iglesiente ma..- Onorevole Mauro Pili si batterà come un leone per estorcere con ogni mezzo i finanziamenti necessari allo Stato Centrale, Ministeri, Europa, Grande Oriente, Medio Occidente, ONU, INPDAP…