Partiamo dalle notizie: la giunta Floris ha rinviato per l’ennesima volta il bando internazionale per la risistemazione dell’Anfiteatro romano di Cagliari. Come annuncia il sito del Comune in una nota, anche la scadenza del 28 febbraio non è stata rispettata. Così il concorso di idee, annunciato un anno fa con l’intento di trovare una nuova soluzione all’utilizzo dell’area archeologica come luogo di spettacolo, sarà ormai di competenza del nuovo sindaco.
Perché questa amministrazione non ufficializza il bando? Perché la sovrintendenza archeologica è stata chiara: “Nel bando dovrà essere esplicito che ogni nuova sistemazione dell’anfiteatro non potrà prescindere dallo smontaggio delle gradinate”. Questa evenienza terrorizza il centrodestra: scoprire in piena campagna elettorale che il monumento è stato bucato e violentato sarebbe drammatico.
Da qui le prese di posizione dei vari Porcelli, Pili e Farris. Ma si tratta solo di un fuoco di sbarramento prima della ritirata. Perché è evidente che l’anfiteatro quest’estate non potrà ospitare gli spettacoli. Con tre inchieste giudiziarie aperte perché lo spazio è stato dato in concessione senza bando di gara, secondo voi quale funzionario comunale è disposto a firmare qualcosa? E quale organizzatore vorrebbe prendere in gestione il monumento ben sapendo che la sovrintendenza (forte del Codice Urbani che impone il rilascio di una autorizzazione per ogni spettacolo che si tiene in un’area archeologica) ha già comunicato formalmente il suo no a qualsiasi concerto nel monumento?
Massimo Palmas di Sardegna Concerti ha provato a forzare la mano ma è stato severamente bacchettato dall’assessore alla Cultura Giorgtio Pellegrini (folgorato sdulla via di Damasco) e ha così dovuto ammettere che l’annuncio del concerto di Paolo Conte all’anfiteatro era “una provocazione”.
Il sindaco Floris quindi non può che prendere tempo. Nel sito del Comune c’è scritto che “il testo del bando, la cui pubblicazione era prevista per il 28 febbraio 2011, è stata prorogata a data da destinarsi in attesa del perfezionamento dello stesso bando da parte degli organi competenti”, ed è una motivazione abbastanza ridicola, visto che il bando era stato annunciato quasi un anno fa e poi continuamente rinviato.
Adesso il can can mediatico si sposterà sui costi dello smontaggio delle gradinate. Il Comune ha ritirato fuori una vecchia delibera e ipotizza una spesa di un milione e 200 mila euro. L’amministrazione afferma di averne a disposizione solo 500 mila. I soldi che mancano chi li deve mettere? Su questa domanda si resterà fermi per settimane, e ovviamente il fronte a favore delle gradinate sparerà le sue ultime cartucce contro questo “spreco di soldi”.
In realtà, i soldi vanno trovati sul serio. E tanti, perché non basterà nemmeno il milione e due ipotizzato dal Comune. Smontare tutto costerà molto, molto di più e prenderà un sacco di tempo. L’anfiteatro è come la scena di un crimine: dovrà essere analizzata con la massima cura, sia per impedire che vengano arrecati altri danni al monumento, sia per evitare che qualcuno un giorno dica che i danni riscontrati sono stati provocati dallo smontaggio delle gradinate e non dal loro montaggio.
Per questo il sovrintendente Minoja si è tutelato e si è rivolto alla direzione dell’Istituto Superiore per il Restauro e la Conservazione, un organismo ministeriale di riconosciuta competenza a livello mondiale, per capire come procedere.
Non bisognerà spaventarsi dunque se alla fine dovessero servire anche diversi milioni di euro per smontare tutto. Perché questo potrebbe essere il prezzo da pagare per un’oscenità di cui in tanti non si rendono conto ma che troppi fanno finta di non aver compreso.
Infine vi segnalo un sondaggio: nel sito dell’Urban Center ci si può esprimere sul futuro del monumento. Ad oggi prevalgono i pareri di chi vorrebbe smontare tutto.
Ora capisco perché Pellegrini ha lanciato l’allarme Anfiteatro: L’anno scorso, per Sant’Efisio è stato di fatto schiaffeggiato in pubblico da Floris, che davanti all’intera platea gli ha detto che è un elemento “marginale” in Comune. Pellegrini se l’è legata al dito e ora coglie l’occasione per screditare il suo avversario alla vigilia di un’incerta campagna elettorale. Muoia Sansone (Pellegrini) ma con tutti i filistei (Floris, Porcelli e compagnia).