Caso Cucchi: la lettura della sentenza
“La giustizia è malata” dice la madre di Stefano Cucchi. Ne discende che la giustizia, come tutti soggetti malati, non ha il pieno controllo di sé. E non solo nel caso che ha mandato assolti tutti gli imputati, accusati di aver lasciato morire il giovane romano, sicuramente pestato in carcere. Quello di Stefano Cucchi è purtroppo solo l’ultimo (anche se il più eclatante, scandaloso, intollerabile) caso di giustizia negata in Italia.
La rabbia rischia di non farci misurare le parole. Ma è chiaro che dei tre poteri tradizionali (quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario) solo quest’ultimo gode di un rispetto cieco, quasi sacrale, non riconosciuto né al parlamento né al governo (che dalla stampa, “quarto potere”, vengono infatti quotidianamente massacrati).
In Italia solo il potere giudiziario è immune da critiche vere: a tutti i livelli. Ma solo per un senso di rispetto o più banalmente per paura? Paura della magistratura di sicuro, ma soprattutto paura di usare parole e ragionamenti che sono stati utilizzati strumentalmente da Silvio Berlusconi per vent’anni e che oggi persone sinceramente democratiche non possono esporre liberamente neanche di fronte a casi eclatanti.
È questo uno dei frutti più velenosi lasciatici in eredità dal berlusconismo. Vent’anni di attacchi dissennati a giudici e magistrati e di leggi ad personam ci impediscono oggi, da sinistra, all’indomani di un procedimento giudiziario dagli esiti indecenti, di mettere sotto accusa la magistratura italiana così come meriterebbe.
Ma se i poteri non si controllano tra di loro e se la stampa non è libera di esercitare sempre il proprio giudizio critico, la democrazia dov’è?
Non sono molto d’accordo sulla tesi che per colpa del berlusconismo non si possa attaccare una magistratura che non ha fatto bene il suo dovere, se non altro perchè casi del genere in Italia ce ne sono stati molti anche in anni non recenti ( vedi il caso dell’anarchico Serantini, del l’attivista di destra Nanni De Angelis, massacrato di botte e suicidatosi subito dopo in galera), diciamo solo che da certe vicende emerge che se ad esagerare o compiere reati sono persone in divisa, non si va a fondo o si tende a rimuovere…..
A parte l’impunità per chi ha massacrato di botte Cucchi, possibile che nessuno sia colpevole del fatto che gli sia stato negato di vedere il suo avvocato (o i parenti) nonostante che per questo stesse facendo lo sciopero della fame? Ma è mai possibile che le nostre leggi non garantiscono questo diritto???
no, Vito, non è che la magistratura sia intoccabile. Piuttosto, a mio parere, le critiche vanno indirizzate correttamente.
I giudici, come giustamente dice la legge, giudicano in base alle prove portate in dibattimento. Se han ritenuto che non vi fossero elementi determinanti per la condanna, hanno assolto gli imputati.
E non potevano nè dovevano fare diversamente.
Ciò non toglie che dalla tristissima vicenda di Stefano Cucchi emerga un grave deficit di giustizia: è morto e dalle indagini fatte dalla Procura non emergono elementi certi sulle responsabilità. Non conosco gli atti, ma mi chiedo da semplice cittadino: che indagini sono state fatte?
Stefano Deliperi
Visto il clamore per la vicenda, sono del parere che se ci fosse stato un minimo spiraglio per condannare gli imputati, i giudici lo avrebbero fatto tranquillamente. Per cui rispetto la sentenza e non commento ulteriormente.
Ma infatti il problema non sono i giudici ma i magistrati che hanno condotto le indagini, in maniera assolutamente insoddisfacente.
Il magistrato giudicante, se ritiene che le indagini siano state condotte in maniera insufficiente, tale da non consentire una visione chiara della vicenda processuale, ha a disposizione mezzi per acquisire ulteriori elementi istruttori, quali, ad esempio, nuove perizie, integrazioni delle perizie precedenti, nuove testimonianze, etc. Non so se vi fossero elementi sufficienti per la revisione del processo, come chiedeva il padre di Stefano Cucchi, ma certamente qualcos’altro poteva essere fatto. Non ci si può accontentare di sapere che un cittadino sia morto di stenti e di botte mentre era in custodia giudiziaria, senza fare tutto il necessario per trovare gli autori e i complici di questo scempio . Io ho l’orribile sospetto che non si sia voluto andare troppo in fondo a questa storia mostruosa per paura di scoprire che nel nostro sistema si annidi del marciume, che ha consentito a ignoti sadici, che vestono l’abito di servitori dello Stato, di massacrare un cittadino considerato di serie B in quanto tossicodipendente, ed essere certi di trovare connivenza, omertà e impunità. Alla fine, come ha dichiarato il portavoce del Sap, “chi conduce una vita dissoluta prima o poi ne paga le conseguenze”. Che schifo, che vergogna, che dolore!
Purtroppo anche il sistema giudiziario, come quello politico ha bisogno di una profonda riforma. Non della solita rivoluzione fatta di annunci, ma di un progetto di ampio respiro che possa consolidare la struttura di una delle tre gambe della democrazia. Il problema nasce quando a chiedere le riforme sono persone che con la magistratura hanno grossi problemi. Aggiungiamoci un parlamento che ha progressivamente perso la funzione legislativa per diventare la trincea di ratifica dei decreti governativi e il quadro peggiora ulteriormente.
I casi di mala giustizia in Italia ci sono sempre stati, vedere il caso eclatante di Tortora. Ma anche il cinema italiano non è rimasto assente, vedere “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy del 1971, con Alberto Sordi in una delle sue più riuscite parti drammatiche. Berlusconi si inserisce solo successivamente nella polemica ad un sistema giudiziario che va sicuramente ripensato. Esiste anche una magistratura politicizzata (con ciò non intendo assolvere Berlusconi dalle sue responsabilità), ed una magistratura che di fatto applica la selva normativa che consente a diverse tipologie di reato, quindi sul piano tecnico, di rimanere nell’indeterminatezza, lasciando così ampi margini di salvezza a determinati imputati. I problemi quindi non sono solo del ramo giudiziario ma anche di quello legislativo, che ha prodotto tale contesto normativo.
Per questo il punto non è osservare da destra a sinistra, ma dici bene….bisogna invece osservare che fine ha fatto la democrazia e il cosiddetto “Stato del diritto”. Col caso Cucchi la sentenza politica e morale, dopo quella giudiziaria, è che questo sventurato si sia menato e disidratato da solo fino alla morte, senza alcun tipo di supporto da parte delle istituzioni che lo avevano in custodia. E questo è intollerabile per un paese che si definisce civile. Uno dei numerosi motivi per i quali sono indipendentista.
Mi sento francamente offesa a legger sopra che altri utenti vanno scrivendo di “intelligenze subnormali”! Sappia Vito che la stimo in maniera sincera e profonda!
Venendo al caso Cucchi…queste assoluzioni,a me,danno tantissimo dolore! La democrazia è ormai morta in agonia!
Mi son vergognata tantissimo ad ascoltare il telegiornale oggi,quando un tale intervistato sosteneva che Cucchi…sia andato incontro alle “conseguenze delle sue proprie azioni”… il succo del discordo,era più o meno quello! Siccome era un tossicodipendente “blaming the victim”? NON ci sto!
Stefano Cucchi,NON solo è stato ucciso due volte! Continua ad esserlo da simili dichiarazioni rilasciate ai tg!
Vito. Finalmente. Eri rimasto solo tu a credere a questa magistratura. Ti dico solo una cosa: in tutti i paesi civili dei magistrati che imbastiscono un processo senza prove, mettendo in mezzo persone innocenti (perché tali sono stati riconosciute alla fine), facendo spendere tanti soldi pubblici, andrebbero a casa subito, senza passare dal via. Invece vedrai che quei PM faranno una bella carriera. Oggi come oggi ad un PM inquisire qualcuno non costa niente, se ottiene una condanna bene, se non la ottiene bene lo stesso , vai con il prossimo sfigato da triturare. Speriamo in Renzi, vai Matteo fagli il c..o.
Una persona di intelligenza anche subnormale non può affermare che vi siano giudici incapaci od in malafede per colpa o merito di Berlusconi!
?
Non sarà un problema di macrocategorie strumentali sulle quali, fenomeni come il Berlusconismo (ma non solo) hanno sempre scientemente sguazzato, ponendo la comunicazione “pseudocalcistica” come verità con cui manipolare le “menti deboli”?
Che la “sindrome da curva Nord” sia una malattia di questo paese e della sua coscienza collettiva è storia antica, e forse il Berlusconismo ne è stata la concretizzazione più estrema ed evidente: se Guelfi e Ghibellini, Fascisti e Partigiani, Democristiani e Comunisti, Don Camilli e Pepponi vari d’Italia, sono sempre stati nel DNA dell’Italiano medio, (a disposizione dei poteri che hanno sempre sfruttato questa tendenza a dividersi in fazioni e colonne che spesso trovavano e trovano più identità nella contrapposizione all’opposto che non in se stesse), col marketing politico Berlusconiano e la politica di slogan pubblicitari (come dimenticare “l’esercito del Bene contro quello del Male”?) la sindrome italiana ha raggiunto i suoi picchi più elevati.
E allora ecco che per anni, o eri Berlusconiano o anti Berlusconiano (genericamente definito comunista che andava sempre bene), e anche concetti cardine come i poteri dello Stato sono stati percepiti alla stregua di squadre di Calcio.
“La Magistratura” come termine, in sè vuol dire poco, a meno di non contestualizzarla rispetto agli altri poteri, o appunto di metterla in un triviale discorso paracalcistico dove equivale a dire “La Triestina”. Cosa che il Berlusconismo ha cavalcato benissimo lasciandoci questa pesante eredità: tante nuove “curve nord” e “curve sud” nelle quali identificarsi e dalle quali urlarsi contro.
Giusto a titolo d’esempio su quanto il termine “la Magistratura” sia sostanzialmente vuoto se non in un trattato giuridico o, di contro, in una strumentalizzazione di puro marketing: I giudici e i PM del caso Cucchi non sono “LA” magistratura, come non lo sono la Bocassini, o quelli che hanno condanndato Andreotti per Mafia solo fino al 1980, o quelli che hanno mandato Berlusconi a Cesano Boscone.
Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano era candidata nelle liste di Antonio Ingroia, magistrato della Repubblica che ben conosciamo. E sempre la magistratura Italiana (come istituzione rapprensentata da QUEI giudici e QUEI magistrati) l’ha resa vittime di una delle più gravi ingiustizie di Stato che si possano immaginare.
E quindi? come si pone “LA” Magistratura come macrocategoria rispetto a tutto questo?
Forse, come già in parte avviene per il potere legislativo e per quello esecutivo, bisognerebbe imparare (come percezione collettiva intendo) a discernere e contestualizzare anche per quello giudiziario, ad avere meno paura dell’entità astratta e unitaria percepita come potenziale e pericolosa minaccia o nemico, e a esercitare il giusto spirito critico nei casi singoli, stampa in testa. Probabilmente è l’unico modo perchè anche nei lettori/utenti, si creino collettivamente le categorie e gli anticorpi necessari a non offrire il fianco e farsi sedurre da una visione troppo “calcistica” e tristemente ignorante, che troppe persone si sono fatte bastare, e si fanno bastare tutt’ora.
Discernere e contestualizzare, appunto: non lo si fa perché non lo si può fare.
Io sposterei il punto di vista: se la Magistratura, in quanto potere costituzionale come il giudiziario e l’esecutivo, è un organo autonomo, allora dovrebbe autonomamente regolarsi prendendo, quando necessario e/o opportuno, le contromisure agli inevitabili e umanissimi errori (per dolo o colpa o incompetenza o per qualsiasi altro motivo).
Se ciò non avviene, non è avvenuto o avviene con troppo ritardo, il problema del malfunzionamento dei singoli per forza si ripercuoterà sulla autorevolezza dell’intero sistema.
Non c’è alternativa, non credo sia soltanto questione di discernere, o meglio discernere è condizione necessaria ma non sufficiente, occorre che l’organo costituzionale si assuma la responsabilità del proprio malfunzionamento, così come il parlamento deve fare nel suo ambito di competenza.
E si cade nella sempiterna domanda “chi controlla i controllori”? dalla quale difficilmente si esce….
assolutamente d’accordo che sia necessaria l’assunzione di responsabilità da parte dell’intero organo costituzionale, ma alla fine i singoli casi di malagiustizia ci sarebbero sempre e comunque. Abbiamo assistito anche a guerre fra procure (vedi il caso De Magistris) con balletti di indagini che difficilmente davano credibilità alla magistratura tutta se presi come indicativi della stessa.
Questo per dire che, un assassinio di Stato (perchè di questo si tratta) coperto e assolto come nel caso Cucchi, meriterebbe di vedere i resonsabili passare dall’altra parte della sbarra e sicuramente destituiti dalle loro funzioni.
Ma credo che sia una cosa possibile solo con l’azione di un’altra procura…
E quindi si torna lì: chi controlla i controllori?
Anche le virgole, Vito.