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La metamorfosi di Peppino Marci: da esegeta di Cardia e Atzeni a ideologo del conservatorismo cagliaritano

Da tempo non mi faccio più certe domande. Ad esempio: perché Peppino Marci, da esponente storico della sinistra cagliaritana, è diventato uno dei tanti ideologi del conservatorismo in città? Non penso valga la pena di indagare: è semplicemente così.

L’editoriale firmato lunedì 7 febbraio in prima pagina sull’Unione Sarda dal preside della facoltà di Lingue è infatti un vero e proprio manifesto per i conservatori cagliaritani che si preparano alle prossime elezioni comunali.

Marci individua infatti alcuni punti cardine del suo schieramento.

Il primo: Cagliari è una città “disincantata e un po’ cinica, pragmaticamente tesa agli affari”, che “sente ancora viva la sua radice fenicio-punica”. Marci cita Baudi di Vesme che, a metà Ottocento, affermava che “l’unica preoccupazione dei cagliaritani era quella di comprare o fabbricare case, impegnare capitale ad interesse e il commercio”.

La conclusione è ovvia: “Potreste realisticamente ritenere che oggi i cagliaritani si lascino incantare dai sogni poetici vendoliani. Un qualunque cagliaritano direbbe: sciraisì, piccioccusu”.

C’è una certa arroganza intellettuale nel pensare di poter parlare a nome di tutti i cagliaritani. Anche perché, che piaccia o no, almeno in duemila hanno già aderito ad un progetto politico (quello di Massimo Zedda) che non è un “sogno poetico” ma qualcosa di molto concreto. Forse quei duemila per Marci non sono cagliaritani, chissà. In ogni caso, un cagliaritano non qualunque potrebbe anche rispondere a Marci: “O professore, chistiona po rui!”.

La città che Marci tratteggia esiste, è vero. Una città volgare e senz’anima, “disincantata e un po’ cinica”, appunto. Ma non pensavo che fosse quella in cui anche il letterato si riconoscesse. Altrimenti avrebbe parlato di un’altra Cagliari: quella giovane e popolare, solidale, generosa e disinteressata, la città delle tante associazioni culturali e di volontariato. Per Marci, evidentemente questa città non esiste, o non merita nemmeno di essere presa in considerazione.

Il secondo punto del manifesto conservatore di Marci è che Cagliari è una città storicamente determinata e, in definitiva, immutabile. Nei secoli dei secoli. Niente può cambiarla: il suo destino è già stato fissato e niente e nessuno può cambiarlo. Il professore cita le radici fenicio-puniche o la città di centrocinquant’anni fa. Come se la globalizzazione non esistesse, come se le nuove tecnologie e i voli low cost non avessero profondamente mutato il carattere dei cagliaritani del 2000.

E’ evidente che Marci ragiona con schemi interpretativi obsoleti, che si riassumono nello stereotipo: “Cagliari è una città di destra”. Io, che di destra non sono, penso che invece Cagliari, come tutte le città, attraversi fasi storiche diverse e penso che la classe dirigente che ha governato questa città negli ultimi quindici anni sia al tramonto. Lo stereotipo “Cagliari è una città di destra” farà perdere alla destra questa città.

Mi sia consentita anche una nota sul linguaggio. Che un intellettuale con la storia di Marci arrivi ad usare un tono irridente per a profetizzare la sicura sconfitta della sinistra con tanto compiacimento lascia l’amaro in bocca. Ma questo capita agli ex comunisti quando iniziano ad invecchiare: pensano che la rivoluzione che loro non hanno fatto, non riusciranno a farla neanche i giovani di oggi. E così si ritrovano irrimediabilmente nel campo che una volta avrebbero definito “avverso”.

Quanta tristezza, poi, nel sentire un uomo di lettere interessarsi a “quella indomabile passione degli affari” dei cagliaritani. Che quest’analisi arrivi da un intellettuale che forse ancora si definisce di sinistra, animatore negli anni settanta di Rinascita Sarda, critico militante, apprezzato studioso di Sergio Atzeni e di Umberto Cardia, beh, è uno di quei misteri italiani che non ho proprio voglia di indagare.

Infine, una notazione giornalistica. Quando si scrivono degli editoriali in prima pagina su qualunque quotidiano, bisognerebbe essere più rispettosi dei lettori e meno sciatti: perché l’attacco del pezzo è “Dopo le primarie del Pd…”, quando in realtà erano le primarie del centrosinistra.

In ogni caso, se proprio volete sapere perché Cabras ha perso le primarie, ve lo spiega l’editorialista Marci: perché nel 2004 il centrosinistra ha candidato alle Regionali Renato Soru. Un qualunque cagliaritano direbbe: “Pitticca s’analisi politica, o su professori!”.

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58 Comments

  1. Andrea Pubusa su Democrazia Oggi commenta l’editoriale di Marci e questo mio articolo:
    “Caro Vito, non siamo tifosi, vorremmo essere giocatori”
    http://www.democraziaoggi.it/?p=1799

    • Neo Anderthal says:

      Ho letto l’intervento, che poteva o potrebbe essere postato anche qui, se non altro perché verrebbe letto molto di più.
      Credo che tocchi punti significativi, ma tutti interni allo schieramento di sinstra, e al PD in particolare.
      Il primo è quello riguardante le non risolte lacerazioni interne al PD, causate secondo Pubusa dalla “entrata a gamba tesa di Soru nel 2004”, che ha provocato una “disamistade” che Soru non si è poi curato di risolvere. E io sono molto d’accordo. I limiti di Soru, da molti punti di vista, sono emersi e si sono acuiti nel non essere minimamente capace di “federare” le anime diverse dello schieramento e nel non riuscire neppure ad ascoltare le voci critiche che pure lo sostenevano (Pigliaru, per fare solo un esempio).
      A parte alcuni giudizi sommari -SEL e Rossomori come dependances dei capotribù del PD è una trovata polemica, più che un argomento- e liquidatori, mi pare che Pubusa centri un problema, quello della partecipazione di una parte influente di personalità della sinistra allo sviluppo della alternativa.
      Non credo proprio che dipenda dal solo Massimo Zedda, ma dalla presa di coscienza e dalla assunzione di responsabilità da parte di questa area, che dovrà riaversi dallo choc delle primarie e quindi decidere se rifugiarsi in un comodo scetticismo o provare sino in fondo a dare un contributo valido, di idee forti -quelle che piacciono al Professore- e di disponibilità al confronto e al sostegno.
      Per quanto mi riguarda, io sostengo i ragazzi col “giuffo”:
      http://www.youtube.com/watch?v=LCyq3HyQAWQ&feature=related

  2. Mario Argiolas says:

    Interessante e pungente l’intervento di Vito. A poco valgono gli interventi liquidatori se davvero si vuole lavorare per una svolta di centrosinistra a Cagliari. L’idea di “Cagliari città di destra” è molto diffusa anche a sinistra. Andrebbe smontata con ragionamenti seri e lavoro concreto. Purtroppo continua a fare danno la lobby degli intellettuali giacobini che non hanno ancora capito perchè Soru è stato sconfitto da Cappellacci. Sorpendenti gli interventi di Mongili che per attaccare Marci con supponenza e sufficienza – vedasi la frase: “Ma chi è Marci, cosa ha scritto? Su google non c’è niente!” se la prende con la CUEC – ma che c’entra? – con giudizi liquidatori messi lì come i cavoli a merenda. Per parlare seriamente di editoria e magari anche di autori logorroici e superficiali aspettiamo uno specifico post di Vito. Buona fortuna.

  3. Caro Vito,

    tu dici ch’io sono più a sinistra di Zedda, ma sbagli. Io non sono più a sinistra di alcuno per la semplice ragione che la sinistra, come movimento che cambia lo stato di cose presente, non esiste più in Italia e ancor più in Sardegna. E’ morta con le grandi organizzazioni ch’erano capaci di trasformare la rabbia delle classi subalterne in forza di cambiamento. E così cerco soltanto di vedere criticamente come vanno le cose e di esprimerle nel blog http://www.democraziaoggi.it. E m’interessano – da sempre invero – i pensatori irregolari, come te, ad esempio. E come Marci, che scrive un articolo apparentemente conservatore, ma che in realtà trasuda indignazione verso un PD, che – come penso anch’io – non ha organizzato vere primarie perché in realtà dà per perduta la partita di Cagliari – come quasi sempre anche in passato – e perchè vuole pretesti per sopprimere le primarie.
    Quanto a Zedda, se vuole conquistare Cagliari, credo debba dimostrare che sotto il suo giuffo ci sono idee forti e credo debba metterle in campo subito. Ma se i suoi sostenitori sono quelli acritici di non pochi dei post precedenti, penso che resteremo delusi. Dirlo non è andare contro la sinistra o favorire Fantola, è semplicemente il dovere di chi – da semplice elettore progressista – vorrebbe una vittoria della sinistra, di quella vera che mette in campo non slogans, ma idee per trasformare le cose.

    • Marcello says:

      Certo che queste uscite da “dopo di me il diluvio” lasciano un po’ il tempo che trovano. Uno strumento utile del vecchio PCI era l’autocritica.
      Magari provare a farne un po’ d’esercizio potrebbe essere cosa buona e giusta.
      Non credo che Massimo abbia molte responsabilità sulla fine della sinistra in Italia, mentre molta ne ha la generazione del professore.
      Rimpiangere i bei tempi andati può essere consolatorio, così come osservare e criticare. Il Pd ha fatto quel che ha potuto, rispetto alle forze che ha in questo momento a Cagliari. Che trasudi o meno indignazione, l’editoriale resta scialbo, privo di argomentazione vera. A meno che la sciocchezza qualunquista dei finicio punici non sia condivisa anche dal professore.
      Se poi la sinistra, quella vera mi raccomando, è sempre e solo quella che ha la vostra benedizione, Fantola o chi per lui potrà dormire sogni tranquilli.

      • Neo Anderthal says:

        Caro Professor Pubusa -è l’Andrea di sopra?- ne metta tre o quattro in fila lei, di idee di Sinistra.
        Le suggerisca, se ne ha di migliori, o almeno diverse e più forti di quelle elencate dalle articolazioni attuali e presenti del Centrosinistra.
        Altrimenti il suo rimane un discorso interno agli equilibri e alle logiche di schieramento, se non di partito.
        L’articolo di Marci non compie nessuna analisi, ma elargisce stantii luoghi comuni (saranno qui gli ultimi resti del “fantasma del comunismo” che infiammò i vostri comuni ideali di gioventù?) ed espone la sua avversione per Soru, poi incongruamente la riporta pari pari sul vincitore delle primarie.
        Ma Zedda non è certo stato scelto da Soru, ma dagli elettori di sinistra e quindi semmai dall’area che Soru stesso per primo ha deluso.
        Quell’area è larghissima parte della sinistra reale a Cagliari,
        Rimango in fiduciosa attesa del suo contributo a un programma migliore, con o senza giuffo.

    • Caro Andrea,
      non ho mai pensato che tu sia più a sinistra di Zedda. Penso solo che la critica che tu fai al vincitore delle primarie arrivi da posizioni di sinistra, mentre quella di Marci arriva da posizioni che per me sono conservatrici. E’ vero che Marci critica duramente il Pd, ma chi non lo fa oggi? E’ la lettura che Marci fa della realtà cittadina che connota il suo pensiero conservatore, non certo le critiche al Pd. Perché poi scomodare Soru? In realtà nel Pd si è tornati alle faide pre Soru, Ds contro Margherita, nelle quali l’ex governatore è politicamente irrilevante. In definitiva, non penso che Marci sia un pensatore irregolare, ma solo un pensatore che spesso si confronta con temi politici che non maneggia a sufficienza e che tratta con un linguaggio non all’altezza delle sue competenze. Per il resto, bisogna resistere a chi ci accusa di “fare il gioco di…”. A sentire queste persone, io avrei fatto perdere le Regionali a Soru,e tu, appunto, stai conducendo Zedda alla sconfitta. Tutte balle. Lasciateci liberi di dire e scrivere quello che vogliamo, senza fare il gioco di questo o quel candidato.

      • Soviet says:

        Caro Vito la libertà d’opinione è sacrosanta, ma chi ha avuto responsabilità politiche, chi ha fatto politica, chi ha contribuito nel bene e nel male allo stato di cose attuale, forse dovrebbe usare maggior prudenza e toni più sfumati.
        Ma si sa che la gente dà buoni consiglio se non può più dare cattivo esempio…meglio il nostro Luigi il rosso, che almeno è un vero gladiatore della politica e qualche trofeo in bacheca può sicuramente vantarlo!

  4. Banana says:

    non so voi, ma io ne ho le tasche piene di questi “vecchi” tromboni che pontificano rifilandoci corbellerie e banalità…

  5. Alessandro Mongili says:

    Scusate, con tutto il rispetto, provo a googlare Giuseppe Marci e non trovo nulla:
    qualcuno può indicarmi qualche suo libro oltre quelli pubblicati da CUEC (in genere, a pagamento e senza nessun tipo di refereeing, di reviewing e spesso anche di editing)? Per favore, di che cosa stiamo parlando? Un intellettuale è chi ha svolto un lavoro intellettuale, non solo chi occupa cattedre o scrive sull’Ugnone-Pravda. Quello che mi risulta sempre incomprensibile è come mai i giornalisti non sappiano misurare il mio lavoro. Oggi, con google, è facilissimo capire che cosa ha fatto un intellettuale, distinguerli fra di loro perfino, e infine anche approfondire l’argomento, ad esempio sviluppando la ricerca scaricandosi un semplice programmino che consente di calcolare l’indice H. Cose da cinque minuti. Però nei giornalisti ho smesso di sperare da tempo.

    • Come crede, professore. Però Google non è tutto e per me Marci è un intellettuale, come dimostrano i suoi studi sulla letteratura sarda contemporanea. Ed è anche un bravo scrittore. Il suo romanzo “Bingia” è secondo me uno dei più interessanti degli ultimi anni. Sulla fiducia nei giornalisti sfonda una porta aperta.

    • Ho cercato su google sia Marci che Mongili e ho tirato una sommetta. L’intellettuale sono io.

    • Elisabetta says:

      A prescindere dalle presenze su Google, non troppo attendibili per gli studi umanistici italiani per problemi diversi sui quali non ci si soffermerà qui, Marci è (stato?) un ottimo professore di Letteratura italiana, amatissimo dagli studenti non per i suoi voti o per le procedure d’esame più o meno vantaggiose ma per la generosità e la passione con cui diffondeva autori meno noti insieme ai grandi, la capacità di ascoltare e di dare spazio, nei suoi seminari, alle voci di tutti; per l’ironia sottile, la cultura vasta ma non esibita, il baffo sornione e l’intelligenza acuta. Cose che Google difficilmente commisura e che fanno – decisamente – un intellettuale.

      Per questo è triste (per noi che l’abbiamo conosciuto così, dico) leggerlo oggi mediocremente pago di scrivere sciocchezze sull’Unione, di fare il fantoccio di sinistra (?) per il padrone delle ferriere.

      PS: La CUEC, animata proprio da Marci e da lui stesso coltivata con amore insieme ad altri soci, che tante cose egregie ha pubblicato, non è la sola casa editrice «a pagamento e senza nessun tipo di refereeing, di reviewing e spesso anche di editing», come ben sa chi, alla ricerca di un serio editore per il proprio saggio, si vede chiedere migliaia di euro (da Giuffrè, da Carocci e molte altre nazionali) per un’edizione senza più alcuna garanzia di qualità.

      • Soviet says:

        Credo si sia vittima di quello che nella psicologia applicata alla valutazione è definito “effetto alone”. L’effetto alone si produce quando sono attribuite a persone anche molto esperte in un campo competenze su campi diversi. Un ottimo storico e bravissimo professore può anche capirne poco o nulla di strategia politica. Questo però non mi pare il problema dell’articolo di Marci, che era carente nell’analisi e banale nella proposta. E’ probabile che per la stesura dello scritto non abbia sfruttato appieno la “scatola degli attrezzi” professionali di cui è certamente dotato. Gli accenni a Baudi di Vesme o al retaggio fenicio punico sono specchietti per le allodole, di fatto lo scritto non è all’altezza.

      • A. Mongili says:

        Giusto per precisare: a) ho pubblicato i risultati di una ricerca, finanziata da un Interreg (cioè dalla UE attraverso la Regione) che comprendeva la pubblicazione del libro a pagamento (la Regione imponeva la pubblicazione del libro, e noi abbiamo scelto CUEC). Per cui, conosco questo sistema e ha ragione a linkare a quel libro l’ottimo Lucio-l’intellettuale sono io. Per chi fosse interessato al mio contributo sul tema dell’informatizzazione e a un giudizio più sostantivo sul mio lavoro, consiglio di scaricarsi (è free o de badas che dir si voglia) un’ulteriore elaborazione di questo materiale, ma di dimensioni ridotte, all’indirizzo web http://spol.unica.it/dres/download.php?view.98. b) Ho pubblicato altri 3 libri, nessuno dei quali a pagamento, e le mie pubblicazioni sono passate normalmente attraverso un processo di valutazione. Questo vuol dire che ci ho dovuto lavorare molto. c) Il sistema dei libri a pagamento è scandaloso ed è stato denunciato già da Umberto Eco vent’anni fa e più (ad esempio, in “Come si fa una tesi di laurea”), e più recentemente da tanti (anche da me). Spesso è l’unico modo per pubblicare, come si dice, “a fini concorsuali”. L’aspetto più scandaloso è che nessuno verifica, distribuisce, legge questi testi che poi però possono essere considerati pubblicazioni nei concorsi accademici! Infatti la CUEC è solo una delle tante case editrici che sopravvivono grazie a questo genere di cose, e nessuno se la sente di biasimarla. Però è triste che i nostri intellettuali non ricerchino l’eccellenza (e il pubblico), non trovate?
        In linea di principio, trovo sorprendente e un po’ arcaico il fatto che la gente pensi che, siccome uno ha studiato il sarcoma di Karposi piuttosto che la beat generation, poi abbia qualcosa di interessante da dire sulle elezioni comunali di Cagliari.
        La scienza è fatta da persone normali ed è un’attività ordinaria. Credere che gli scienziati o gli studiosi siano persone straordinarie è coltivare una forma di superstizione che non fa certo onore allo spirito scientifico..
        Per quanto riguarda “Bingia”, ti prendo sulla parola, ma, scusatemi, non mi viene voglia di leggerlo, magari proverò con “Bidatzone”.
        Firmato: il professore (abbastanza tarocco nel mio caso, visto che sono solo un ricercatore)

      • è lo spirito che fa un professore, non il titolo. e fustei ndi ténit fintzas po ndi bendi…

  6. Un appunto, Vito: Giuseppe Marci è preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Quello di Lettere è Roberto Coroneo.

  7. L’innovazione culturale degli intellettuali cagliaritani citati (ad esclusione di uno o due) si misura in euro, quelli delle convenzioni e contributi che questa giunta regionale in carica ha elargito e promette di elargire. Il resto è cortina fumogena per fare in modo che la cittadinanza se ne accorga.

  8. Mossad says:

    Per la verità, un modo per vincere Zedda lo avrebbe, anche se non molto elegante.
    Puntare alla grande maggioranza silenziosa dei quartieri più difficili di Cagliari. Lì dovrà buttare via idee e ideali e fare una cosa che i suoi rivali da sempre fanno: fornirsi di un po’ di denaro e andare a regalare abbonamenti a Sky e Mediaset Premium, ricariche di cellulari e altri servizi di questo tipo. La vittoria sarebbe assicurata!…
    Fa rabbia, ma purtroppo ha ragione Albanese: i sogni non servono, soprattutto a quel tipo di cittadini. Ci vuole concretezza estrema e purtroppo oggi la concretezza estrema è quella roba là.

    • Soviet says:

      Non è esatto: per vincere, secondo i precetti di Sun Tzu, devi conoscere te stesso ed il tuo avversario. La potenzialità di spesa di Zedda, misurata in termini di quantità di risorse e di know how in materia di compravendita di voti, resta molto limitata rispetto a quella dei candidati del centrodestra, che hanno una competenza costruita in anni di esperienza. Zedda non sarebbe comunque in grado di offrire di più, né di farlo con sufficiente spregiudicatezza (il ragazzo è fondamentalmente onesto e non lo si può riconvertire in tempi brevi).
      La mia proposta è che Zedda punti invece in maniera decisa sull’elettorato “progressista” (di sinistra, di centro e di destra, ipotizzando che anche al centro e a destra ci siano elettori stanchi della non gestione di questa città e liberi da clientele) e facendo il pieno nei quartieri dove la sinistra ha storicamente maggiori consensi. I quartieri più popolari naturalmente non devono essere abbandonati nelle mani degli oscuri babbi natale pronti a pagare abbonamenti tv, bollette o rate di finanziaria (o peggio, a quanto si mormora), senza però aspettarsi nessun riscontro. Sarebbe un investimento per il futuro e in caso di vittoria delle elezioni, sarebbe necessario investire in quei quartieri per contrastare la subalternità culturale che oggi vi domina.

  9. Secondo me, Vito, la questione non é posta in termini costruttivi.
    Non posso pensare che persone del calibro di Marci, Accardo, Ortu, Pubusa, Raggio, non possano essere più considerate di sinistra perché non si schierano con Zedda.
    Rosselli, a suo tempo, avrebbe subito la stessa sorte, avendo assunto posizioni liberal socialiste, o democratiche, e non marxste leniniste.
    Prendiamo l’esempio di Pubusa. Chi ha letto i suoi articoli dell’ultimo periodo sa che ha scritto note profonde e chiaramente di sinistra, religiose e disperate, sulla condizione sociale “del suo Sulcis” e sul degrado delle istituzioni e della partecipazione alla politica. Però lo classificate conservatore perché non si schiera con Zedda!
    Accardo, il curatore del libro” Storia di Cagliari” (mi pare Bompiani) sembra partecipi al polo civico e si definisca liberal socialista ex comunista.
    Ortu, tace. Come sempre.
    Ci sarà una ragione. Perché non indagarla? Perché tu, Vito, non ti fai carico di sentirli e di far sviluppare il dialogo che invece sarebbe oltremodo necessario per capire?
    L’unità della sinistra ha bisogno di dialogo logico, razionale, altrimenti sarà difficile capire cosa migliorare attraverso il rumore dei bloggers internetiani, spesso banali e volgari, puri strali privi di contenuto e fondamenti culturali.

    • Ma infatti io non accuso Marci di non essere di sinistra perché non vota Zedda! Dico solo che il professore si fa portatore di valori propri dello schieramento conservatore. La visione che liu dà di Cagliari non è certo di sinistra. E’ da questi valori di conservazione che discende il suo no a Zedda. Diverso è il caso di Pubusa, che supera Zedda a sinistra.
      L’unità della sinistra ha bisogno innanzitutto di gente che si riconosca nei valori della sinistra. Se uno non è più di sinistra nessun problema, per carità: ma stia con i suoi simili e non faccia la vittima, l’estromesso, l’escluso o, peggio ancora, l’epurato.

      • Neo Anderthal says:

        @ Nino: “L’unità della sinistra ha bisogno di dialogo logico, razionale, altrimenti sarà difficile capire cosa migliorare attraverso il rumore dei bloggers internetiani, spesso banali e volgari, puri strali privi di contenuto e fondamenti culturali.”
        Mi iscrivo per principio alla schiera dei blogger inconcludenti.
        Quello che però vorrei sapere, in conclusione, è se tra il candidato che esprime la continuità degli assetti di potere e il candidato che rappresenta la voglia di cambiare aria e di restituire dialogo con la città, tra il candidato che si pone in rappresentanza agli interessi generali, e quello che impersona la composizione degli interessi privati delle varie categorie e lobbies, insomma tra Massimo Zedda e Massimo Fantola, chi si dichiara di sinistra chi dovrebbe scegliere o sostenere?
        Chi vota a destra è di destra, specie in occasioni come questa.
        Zedda è il candidato del centrosinistra, un ottimo candidato per me, chi è o si dichiara di sinistra non dovrebbe esitare.

      • Va beh! mi rendo conto che in questo momento le posizioni si radicalizzano.
        Ne riparleremo più in là.

      • Neo Andhertal says:

        E certo, ne riparleremo magari quando la profezia della sconfitta si sarà autoavverata, tra i compiaciuti “velavevodettoio” dei vari Marci e di molti altri ancora più marci.
        Lo spazio per una assunzione di responsabilità anche di anime critiche c’è tutto, ma assolutamente non vedo come chiunque si voglia dire di sinistra possa, per scrupolo critico, fare una scelta differente dal sostegno a una possibile svolta, una rinascita di Cagliari su basi nuove e collettive.
        Massimo Zedda non è solo, rappresenta un movimento e una esigenza di reale cambiamento, può rappresentare un passo in avanti enorme per Cagliari.
        Cosa abbiamo da perdere?

    • Marcello says:

      Per l’appunto, migliorare. Non mi sembra che nell’editoriale di Marci ci sia nulla che migliori e neppure un dialogo né logico, né approfondito. Piuttosto un monologo. Monologo che accomuna molti intellettuali “di sinistra”, complici per aver fatto o per aver omesso di fare della situazione attuale che si ergono a Soloni e pretendono di spiegare come va il mondo. Pubusa supererà anche Zedda a sinistra, qualsiasi cosa questo voglia dire, ma mi pare faccia parte anche lui di quella generazione di politici sardi, che hanno avuto incarichi rilevanti, ma si sono dimostrati sterili.
      Il paragone con Carlo Rosselli mi pare piuttosto fuori luogo, posto che è morto a 38 anni e ha vissuto in un tempo e in uno spazio dove non era certo il comunismo a preoccuparlo.
      Però, chissà se le analisi di Rosselli sarebbero simili a quelle di Marci o anche di un Pubusa. Chissà se Rosselli si sarebbe iscritto al polo civico per sostenere Fantola.
      Il “rumore dei blogger internettiani”, forse è il caso che sia chiaro, smaschera chiunque e non perdona nessuno, tutto può essere discusso ed non c’è principio di autorità che tenga. Su internet non esistono rendite di posizione, non vale il passato, conta solo quello che affermi e come lo argomenti.
      Non sarà colto forse, ma questo è discutere.

      • Neo Anderthal says:

        Eccome, Marcello, eccome.
        Internet o se vuoi la blogosfera o come si chiama, è discutere ed è -in suo modo, anche fallace e confuso- un bello strumento in cui tutti sono uguali, conta quello che dici.
        Posizione scomodissima per chi si aspetta, posto a cavallo dei propri veri o presunti meriti passati, che ogni passante si inchini alla statua equestre.
        Non c’è troppo spazio per i tromboni, e non mi dispiace.

  10. Marco P says:

    La città evolve, quella di oggi non è uguale alla città che votò per Delogu. In 15 anni qualcosa è successo.. Il mondo è cambiato e anche la città si adegua, non è immobile, come vorrebbe Marci: la disoccupazione e il disagio sono aumentati, è arrivato internet, è passato il ciclone Soru che non ha lasciato solo macerie, si è esaurita la speranza nel berlusconismo, si è rafforzata l’ idea di uno sviluppo autocentrato, è aumentato il numero di immigrati stranieri, si viaggia di più, c’è una consapevolezza diversa su molti temi. E la seconda amministrazione Floris è stata obbiettivamente la peggiore delle 4 di centrodestra..
    Spesso ho la sensazione che le differenze maggiori nel modo di intendere e vivere la città si distribuiscano più tra blocchi generazionali che tra opposti schieramenti. Un trentenne di centrodestra ha più da condividere con un zedda che con un edoardo usai.. C’è la caglairi dei sessanta/settantenni, e la cagliari dei 20 30 40 enni. I cinquantenni si ripartiscono.. Io credo che questa partita sia proprio tutta da giocare.

  11. Mossad says:

    Eppure c’è del vero nele parole di Marci. Cagliari conserva ancora una sua aria cartaginese e una notevole quantità di cagliaritani ragiona effettivamente nel modo squallido descritto dallo studioso. E’ vero però che Cagliari non è tutta lì, che c’è una città che non si arrende, che vuole vivere meglio, che non ci sta alla disgustosa deriva alla quale stiamo assistendo e dalla quale siamo travolti. Il problema è che questa città “altra” non riesce ad avere i numeri per essere maggioranza. Vedrete, alle elezioni comunali Zedda prenderà il suo dignitosissimo 40-45%, che è comunque un bel passo avanti rispetto agli ultimi trascorsi. Ma comunque a governare saranno sempre i soliti, che potranno dire: “I have no dream”…
    Quanto a Marci, forse sta semplicemente cercando di ricollocarsi.

  12. Alessandra says:

    Io credo che nessun insegnante è migliore dei nostri “nemici”.
    Grazie a Peppino Marci, che non so davvero chi è, perchè dalle sue parole traggo molta energia reattiva. Quella che da ragazza mi faceva trovare la forza per vivere secondo le mie regole e non secondo quelle che il sentire comune richiedeva. Che mi faceva sentire in pace con me stessa come tutti coloro che cercano di essere fedeli a ciò che credono e che sentono rispondente alla propria natura anche se rimanessi solo io a crederci.
    Grazie, perchè in tanta confusione mi fa capire ciò che NON voglio.
    Arrendermi.

  13. Stamattina c’era nebbia a Cagliari. Colpa di Soru, probabilmente…. 😉
    Contrariamente al professore, credo che stavolta la Cagliari cinica (e pure un pò bara) potrebbe essere smentita dall’altro volto della città, quello sinceramente stufo di questa spocchia intellettualoide (terribile quando viene da sinistra, poi arriva a destra, boh), e pronto a fare una scelta diversa. Staremo a vedere, io comunque non azzarderei certezze in prima pagina!
    firmato una cagliaritana acquisita e per niente “disincantata e un po’ cinica, pragmaticamente tesa agli affari” (!!!)

    • Anch’io sono stufo di questa spocchia intellettualoide da Marina Caffe Noir, Libarium, piazzetta Savoia Gente che di lavoro ed economia ne ha sempre compreso ben poco, che ha governato con risultati disastrosi e che ha la pretesa di essere portatrice della Verita senza mai leggere uno straccio di libro. Gente che da sinistra ha fatto le stesse clientele della peggiore destra ma che evoca gli ideali più puri e poi si incontrano tutti al Roxi Bar in versione più intelletuale, sinistra, però borghese

    • ita lastima!

    • Marco P says:

      ma si rende conto gregorini di quanto è velleitario ciò che auspica? Come si può pensare che Sindaco e Giunta potrebbero mai amministrare liberi dai vincoli posti dai partiti? Il pdl, pur ridimensionato – la lista non avrà il traino del sindaco – sarà comunque il partito di maggioranza realativa e pretenderà di dettare l’agenda al sindaco e alla giunta!

    • Massimo says:

      Polo Civico: game over.

    • Marcello says:

      Devo dire la verità, aldilà dell’ingenuità nel pretendere che Fantola possa imporsi sul Pdl (non mi pare che abbia dato segni di essere esattamente un maschio alfa in questi anni di presenza sulla scena politica), scegliendo tutti propri collaboratori ed assessori, a me proprio non piace questa idea di “città IMPRESA” (scritta cosìnella nota, con le maiuscole).
      Credo che il concetto di impresa come metafora della città non solo sia superato, ma dannoso.
      A me sembra che sia proprio questa idea ad aver creato problemi: dietro Tuvixeddu, dietro l’Anfiteatro, dietro molte delle offese arrecate a questa città cìè l’idea che il risultato economico giustifica qualsiasi mezzo: Elio e Vito hanno replicato lo spettacolo sull’Anfiteatro, ma qual è la ragione per cui questo monumento non è stato ripristinato? PErché con i tavoloni ha più capienza e quindi economicamente più redditizio. Con buona pace dell’archeologia, della cultura e del paesaggio. Valutare ogni cosa in termini economici, la colonizzazione completa da parte dell’economia di ogni spazio della polis, questo sta distruggendo quel poco di buono che come sardi e italiani abbiamo.
      Altro che polo civico, qui si parla di gente nella migliore delle ipotesi capace di marchiare ogni cosa con un codice a barre!

    • Neo Anderthal says:

      Veni, vidi, e i civici?
      L’idea della proposta “civica” di sostegno al centro destra si rivela quindi velleitaria prima ancora di essere messa alla prova, per divieto del PDL e acquiescenza del Candidato, che dovendo scegliere tra incassare il sostegno del centrodestra -pena il profilarsi di altre candidatura- e quello dei “volenterosi” non avrà scelta.
      Un secco “No’r aggreghisi” viene da quelli che contano, e che sanno accumulare, e che quindi hanno computato il consenso reale della parte nobilmente né destra né sinistra -e anche né sopra né sotto- riunita dai volenterosi urbanocentrici.
      Il risultato è che non contano, e non conteranno.
      Se verranno ammessi, dopo adeguata anticamera, sarà al massimo -senza maiuscola- per la sempre utile, ma quasi mai nobile, funzione di foglia di fico.
      Questo è l’esito probabile, e per quanto mi riguarda il più netto e il meno ambiguo.
      Il centro destra è un blocco di interessi, composito al suo interno quanto il calcestruzzo, ma coeso, impermeabile a qualsiasi intrusione di materiale “ecocompatibile”, che sarebbe sostanzialmente alieno.
      Il Polo Civico è -stata?- una idea volenterosa, che si infrange con la realtà dei Conti e dei Marchesi di un centrodestra riunificato dalla prospettiva non remota di perdere Cagliari.
      I Notabili devono piazzare il loro seguito di seconde file, cui affidare un incarico di contatto e rappresentanza in sede locale, altro che distribuire posti e magari assessorati a “meritevoli” tecnici illuminati.
      D’altra parte il Fantola Civico era ed è una pia illusione, dato che al di là delle stesse intenzioni programmatiche esposte dall’illustre Massimo Su Becciu (senza offesa, solo per distinguerlo dall’altro Massimo in corsa, Su Giovunu), i vincoli sono dati dai voti che lo schieramento fornirà e dalla relativa agenda che imporrà.
      Al netto delle intenzioni, Fantola sarà obbligato a pagare il conto dell’appoggio ricevuto dai potentati che decidono a Cagliari e che governano i flussi elettorali indispensabili.
      Il Polo Civico, che non mi ha convinto neanche per un secondo, sarà messo alle strette e sopportato al più come Guardia Indigena, addetta alla mediazione con le minoranze illuminate ma ragionevoli.
      Tutte prospettive entusiasmanti come una minestrina di dado.
      E deu non midda buffu.

  14. Gianluca says:

    Peppino Marci una cosa l’ha capita.
    Che mettere la firmettina sull’editoriale gli consente di essere riconosciuto ormai quanto meno come “quello che scrive per l’Ugnone…”. Ché se vai al bar o in strada o al poliambulatorio, al circolo Pd o a quello di Rifondazione e chiedi chi è Peppino Marci, ti rispondono: “chini è?”.
    Anche oggi il quotidiano cagliaritano si esercita nelle analisi di ciò che accade a sinistra e sul peccato originale dei sardi che scelsero Soru. Su ciò che accade a destra vasellina e narcotico.
    Io spero che i Peppini Marci continuino così. E’ la volta che vinciamo.

    • supresidenti says:

      c’è del marci in danimarca… poveri studenti.. ayo ca binceusu de diarerusu…

    • stefano says:

      penso che gli editoriali di marci se li leggan bene poca gente il cagliaritano se lo compra per altre pagine soprattutto d’estate. Comunque c’è un altro passaggio che mi ha colpito per falsità il fatto che destra e sinistra che hanno governato Cagliari non ha saputo MA COSA? eravamo al governo e non lo sapevamo?

      oh Marci cosa hai sul gomito ? e bbaiiiiiiiiii

  15. marghe says:

    ci dev’essere qualche morbo alla facoltà di lettere, ogni tanto ne colpisce qualcuno.

  16. Muttly says:

    Si compra e si vende quando soldi girano, ma a parte i mungitori e i costruttori che ricevono in varie forme sostegni pubblici, gli altri 290.000 cagliaritani cosa è che vendono e costruiscono con la crisi di questi anni dieci?
    Neppure i risparmi lasciati in banca sono più tanto certi come investimento per la pensione.
    L’unica scelta vincente quando c’è crisi è avere idee nuove per riutilizzare meglio le poche risorse.
    Costruire e vendere senza produrre è una idea suicida di sviluppo, ma è l’unica che hanno i sessantenni/settantenni da cui il centro destra è governato.
    Prendete le statistiche riguardanti la produzione di ricchezza e le sue modalità in Europa e anche l’età dei goveranti e avrete la cartina tornasole sul perchè in Italia siamo sempre più poveri grazie a chi non si accorge del tempo che passa e sopratutto ha smesso di imparare.
    A Cagliari qualcuno crede che lo sviluppo sia vendere case ai cinesi…

  17. Marcello says:

    Vito, credo che tu abbia proprio ragione: è ora di valutare le persone per quello che fanno e dicono piuttosto che per quello che sono stati. Il passato non garantisce né per il presente, né per il futuro.
    Secondo il prof. Marci la destra ha vinto ma avrà problemi a governare per “gli errori commessi da entrambi gli schieramenti” (sic), come se le responsabilità di chi governa e di chi si oppone fossero divise esattamente a metà.
    Inoltre, per essere di sinistra dà una visione della città molto classista: chi fa gli affari? Chi può permettersi di “comprare o fabbricare case, impegnare capitali ad interesse e il commercio”? Le moltitudini di poveracci sfruttati ed oppressi?
    Mi pare che confonda l’élite borghese, quella sì disincantata, cinica e pragmatica ed anche un po’ maneggiona, con tutta Cagliari.
    Contro il cinismo l’unico antidoto è la poesia e tutto il progresso fatto dagli esseri umani è ascrivibile al sogno di un mondo migliore.
    Questi intellettuali spesso si arrogano il diritto di critica nei confronti della politica, senza essere meglio, spesso sedendosi alle mense imbandite dai politici e soprattutto senza svolgere la funzione per cui avrebbero una qualche utilità: la critica dell’esistente e la proposta del futuro.

  18. spigolo says:

    E’ con vero dispiacere che leggo, sempre più spesso, le analisi di Giuseppe Marci.

    Più dei cambi di opinione, mi amareggiano i ragionamenti portati avanti a ginocchiate e gomitate, perché certo non si tratta di ragionamenti in punta di fioretto. Fa male la sua totale mancanza di ironia e, mi si consenta, ancor di più l’assenza di qualsiasi traccia di autoironia. Eppure la sua generazione – che in questo Paese tutti i semiquarantenni come me dovrebbero guardare con spietata severità – ne avrebbe davvero bisogno.

    Mi atterrisce il linguaggio rozzo che sceglie (hai ragione Vito!). Mi atterrisce ancora di più perché Peppino Marci è uno che ha passato la vita a studiare “le parole” degli altri, e sa benissimo che scegliere un tratto così greve ha il potere di rendere indigesto qualsiasi argomento. A chi parla Marci? Ai lettori o ai suoi ex amici? Soprattutto perché un uomo con la sua storia accetta di interpretare il ruolo della foglia di fico (la voce “da sinistra”) per l’Unione Sarda? Invecchiare è difficile…

    • Elisabetta says:

      grandissimo Spigolo! sottoscrivo ogni virgola. Pena e rabbia (non so cosa prevalga) nel leggere questi interventi da un uomo che ho stimato e che i ha fatto leggere bei libri. Ma si renderà conto di essere questa “foglia di fico” o prevarrà il suo antico e accresciuto narcisismo?

  19. matteo murgia says:

    un atru chi deppiri iscriri unu libru?

  20. Neo Anderthal says:

    Come si dice? Si nasce incendiari, ma si muore pompieri.
    Bisognerebbe spiegare perché allora candidati “concretissimi” come Ciotti, Cao, Rita Carboni Boi, Mistretta (Lui sì concreto al massimo grado, di autentico cemento armato) e Selis -dimentico qualcuno?- hanno fallito.
    Sarebbe stato meglio candidare Antonello Cabras, privo di una base reale di consenso a Cagliari, ma rassicurante per il ceto imprenditorial-commerciale? Per avere -GARANTITO- lo stesso squallido ma rassicurante risultato?

    Il Professore aggiunge “Un qualunque cagliaritano direbbe: sciraisì, piccioccusu”.
    E un Laqualunque cagliaritano cosa direbbe? Cemento per tutti?

    Sempre di più mi convinco che provarci sul serio è un dovere per tutti, per tutti quelli che ne hanno abbastanza e che hanno anche solo una vaga idea di interesse pubblico, di diritti generali e di cittadinanza.
    E bisogna davvero suonare la sveglia, e chiedere a chi pensa di avere strameritato in gioventù i galloni di capitano o almeno di alfiere della Sinistra: sei con la destra, che è quella di Berlusconi DOVUNQUE, o da che parte stai?
    Io sono di sinistra, non seu unu piccioccu (non più), credo che Cagliari possa e debba cambiare, e per me Massimo Zedda è un candidato di prima qualità, che può guidare una svolta VERA.

  21. “Ma questo capita agli ex comunisti quando iniziano ad invecchiare: pensano che la rivoluzione che loro non hanno fatto, non riusciranno a farla neanche i giovani di oggi. E così si ritrovano irrimediabilmente nel campo che una volta avrebbero definito “avverso”.” santa verità!
    seu jai timendi candu apu a tenni 50 annus! m’apu a furriai conservadori!!! 🙁

    scireisí, o piciocus! ayó tutti a votare Zedda, ché sarebbe già una piccola rivoluzione se fosse eletto sindaco (o sìndico, come direbbero alcuni casteddayus, non certo Marci, uomo di lettere…)

    • Neo Anderthal says:

      Genti, io li ho passati, e non sono diventato di destra manco un po’. Ma sono un sognatore, mica un saggio con pipa e pantofole…

  22. Forse ho sentito male ma poco fa Settimo Nizzi al TG ha dichiarato che Fantola sarà appoggiato esclusimante da liste dei partiti della coalizione… senza liste civiche…

    se tutto cio fosse confermato il Polo Civico che farà? si attaccherà al tram?

    • Neo Anderthal says:

      Il Polo Civico?
      Il Polo Civicchis!

      • Calmezza. Le liste civiche sono in realtà liste, come “Lavoro e Quartieri”, che fanno capo ad esponenti del Pdl. Anche il sindaco Floris pensava di farne una. Evidentemente il Pdl teme di perdere tantissimi consensi e quindi vuole far convergere tutti i voti sulla sua lista. Il Polo Civico non è promosso da nessun consigliere quindi secondo me non dovrebbe rientrare nelle liste civiche così come le intende Nizzi. Certo, poi se vogliono limitare Fantola, allora tutto è possibile…

      • Marcello says:

        Ho visto in manifesto con la scritta “Lavoro e Quartieri” ed il logo del Comune di Cagliari. Ma è cosa lecita?

  23. pubblicato a vil prezzo per dire che nulla può cambiare nella mitica “capitale del Mediterraneo”. Che noia. Mi chiederei piuttosto: quanti voti “muove” ‘sto Marci a Cagliari oltre al suo?

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