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Bimbi rom morti a Roma: e a Cagliari il Comune fa di tutto per non spendere i soldi già stanziati per la risistemazione del campo nomadi sulla 554

Vogliamo affrontare un tema scomodo? Approfittiamo della tragedia di Roma e parliamo del campo nomadi di Cagliari sulla 554. Ci siete mai stati? Io sì, un anno fa, chiamato da una volontaria perché il Comune, con la scusa di fare non so quali lavori (che poi ovviamente non ha fatto) aveva lasciato il campo senza corrente elettrica nei giorni più freddi dell’anno. Risultato: sette persone in camera iperbarica all’ospedale Marino, intossicate dai fumi di un braciere portato dentro una baracca. Poteva finire in tragedia, esattamente come a Roma l’altro giorno.

 

Da anni le condizioni in cui versa il campo sulla 554 sono vergognose e la responsabilità è in gran parte dell’amministrazione Floris. A pagarne le conseguenze non sono però solo gli abitanti del campo ma anche i residenti del vicino quartiere di Mulinu Becciu. Perché, in una situazione ormai ingovernabile, i nomadi di notte bruciano di tutto e il fumo acre invade il vicino quartiere. Esposti e denunce finora non sono servite a nulla.

È inutile ricordare che nella vicina Monserrato il campo nomadi funziona benissimo e non è allo sbando come quello gestito dall’amministrazione Floris.

Ora pare che il Comune di Cagliari stia facendo di tutto per rimandare indietro i 600 mila euro stanziati dalla Regione (gestione Soru) per il rifacimento del campo che, ripeto, è in condizioni vergognose, da terzo mondo. Si dice che nessuno voglia firmare il progetto: così alla fine le risorse verranno perse e il campo resterà in condizioni pazzesche.

Da anni contro i rom il centrodestra sperimenta campagne di odio razziale e di vera e propria segregazione. A Cagliari ogni tentativo di integrazione è reso vano dall’attivismo di alcuni consiglieri comunali che sono su posizioni apertamente razziste, roba da fare invidia alla Lega Nord.

I partiti, gli schieramenti e i candidati che si preparano alle prossime comunali hanno qualcosa da dire in merito? Perché non è una questione di destra o di sinistra: è una questione di civiltà.

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13 Comments

  1. Giancarlo says:

    Tutti coloro che invocano la sistemazione del campo nomadi per ragioni di decenza sono degli ipocriti. Che cosa c’è di decente nel fare vivere delle persone in un ghetto in spazi ristrettissimi ?
    In realtà tutti Voi ipocriti volete solo allontanare il problema lontano dalla vostra vita e dalle vostre case. Io conosco bene il campo nomadi di Cagliari perché ho una attività proprio di fianco a loro. I media non hanno nessuna idea della realtà, o comunque fanno finta di non sapere. Come si può pensare di risolvere la questione dell’integrazione dei nomadi con dei recinti, dei campi sostanzialmente dei ghetti. I finanziamenti europei vanno spesi con un progetto serio di integrazione e non con la sistemazione una tantum del ghetto. Intanto va detto che la presenza massiccia di persone , tra l’altro di diverse etnie (montenegrini e Bosniaci), all’interno di uno spazio ristretto rappresenta un rischio per l’ordine pubblico. Credo che anche gli italiani, nelle stesse condizioni ambientali, diventerebbero aggressivi e pericolosi. Quasi ogni sera arrivano i pompieri per spegnere i fuochi accompagnati dai carabinieri da quando uno dei vigli del fuoco fu minacciato con la pistola se avesse spento il rogo. Come ampiamente dimostrato da filmati e foto presenti su internet, il campo nomadi di Cagliari è una vera e propria discarica abusiva, dove quotidianamente confluiscono tonnellate di materiali plastici e sintetici da smaltiti con enormi roghi che sviluppano colonne di fumo nero carico di tossine. Questa attività è tollerata dai politici e dai mass media che non hanno il coraggio di parlarne chiaramente e che sostanzialmente sono responsabili con la loro ipocrisia del fatto che gli abitanti della zona, di Mulinu Becciu di Su Planu della Z.I di Elmas, tutti sono costretti a sopportare questo odore rivoltante e respirare l’aria carica di tossine. I politici nonostante le innumerevoli denunce si girano dall’altra parte e fanno finta di niente. Bisognerebbe portare questi odori ,questo fumo e tutte le tossine sotto i loro uffici ed abitazioni, certamente capirebbero di cosa si lamentano gli abitanti intorno al campo nomadi di Cagliari., Poi c’è un altro aspetto a cui i politici e i mass media non accennano mai, si tratta dei numerosi furti e incendi che i “vicini” dei nomadi subiscono da 15 anni a questa parte. Sono andato a trovare alcuni imprenditori del circondario e bisogna sapere che questi vivono nel terrore di subire altri furti o altri incendi e pertanto si rifiutano di parlare del problema. Ci rendiamo conto? Questa gente subisce in silenzio per la paura di ritorsioni e la ragione? Tutti dicono che i nomadi di Cagliari sono protetti dai politici e dalla Chiesa quindi è inutile protestare, continuiamo a subire furti , incendi e respirare tossine sino a quando il cancro non ci darà il colpo di grazia con la benedizione dei politici della Chiesa e dei giornalisti. Per tornare al Progetto di integrazione dei nomadi, la soluzione è gia stata sperimentata in Europa , in Spagna per l’esattezza dove sono presenti 700 mila “zingari” contro i 150 mila presenti in Italia. Guardatevi la puntata di Report sugli zingari e capirete come la Spagna ha risolto il problema degli zingari senza campi lager. Io mi chiedo se questi politici, questi clericali , questi giornalisti , la cui attività dovrebbero essere una missione , mi chiedo se veramente si preoccupino di lasciare un Paese migliore dopo il loro passaggio terreno ….

  2. antonio says:

    un campo senza decoro ,dove non è possibile garantire i diritti minimi essenziali,dove si cerca di colpevolizzare i nomadi per scatenare la rabbia dei cittadini .chi si scaglia contro di loro ottiene consenso e voti ,l’assessore che dà la colpa ai nomadi della loro condizione e attacca la burocrazia con chi ce l’ha? contro sè stesso? forte con i deboli e debole con i forti… la pagina di radiopress sull’argomento è veramente desolante per i commenti razzisti .

  3. andiuarol says:

    il campo sulla 554 ha anche dei problemi interni. C’è chi brucia di tutto e c’è chi è costretto, anche tra i rom, a respirare il fumo. Chi brucia è il “ras”. Gli altri devono subire, pena ritorsioni. Il ras è quello che puntò una pistola in faccia a un caposquadra dei vigili del fuoco intervenuti per il solito fumo nero che arriva sino alle case di Mulinu Becciu e spesso finisce pericolosamente sulla 554 . Il Comune avrà le sue colpe, ma questo è un problema di ordine pubblico, visto che evidentemente questo ras ha tutto l’interesse a mantenere il campo in queste condizioni, senza guardiania e senza assistenti sociali.

  4. Elisabetta says:

    I commenti al tema sulla pagina di Radio Press (inutile copiare e incollare qui, ve li potete immaginare) sono intrisi di ignoranza, razzismo alo stato puro, superficialità e menefreghismo. Ma quale interesse si pretende che abbia per il politico sardo medio questo tema: tutt’al più avrà paura di perdere elettorato a pacchi, a parlare di diritti degli zingari. Veramente spaventoso.

  5. Stefano says:

    E’ su temi cosiddetti spinosi, come questo, che si misura la reale volontà di affrontare e risolvere problemi. L’esempio dato dalla uscente amministrazione comunale è degno di Adro -a dire poco-, non voler spendere neppure i soldi offerti da Regione e Stato per interventi urgenti -e doverosi- è assurdo oltre che ingiusto.
    Come esattamente riportato infatti i soldi ci sono, non sono altrimenti spendibili e se viene accantonata questa possibilità è per una scelta precisa, di bassa, bassissima propaganda.
    Si tratta di persone, di esseri umani -e di tanti minori e bambini- che soffrono la condizione di rifiutati, di espulsi. Una integrazione sarà possibile, e richiederà tempo ma soprattutto rispetto e attenzione, ma è un dovere ineludibile: moltissimi, la maggior parte forse, sono nati qui o sono in Sardegna da decenni, non sono stranieri, e chi si illude di “rimandarli a casa loro” non vuole capire che “loro” una casa non l’hanno più, se mai la hanno avuta.
    Esistono esperienze, più diffuse di quanto si crede, che hanno avviato in molte città un processo di integrazione e responsabilizzazione delle comunità Rom, come dei singoli individui e gruppi familiari.
    Rintracciare le buone pratiche, gli esperimenti riusciti, per trovare idee da applicare per avviare una soluzione non è difficile, e deve essere uno dei compiti di un programma di progresso per la città.
    Stefano Fratta

  6. Signora Banks says:

    Mi viene in mente Jagoda, la mia amica Rom sposa a 15 anni di un suo coetaneo violento per scelta della famiglia, picchiata dalla suocera perchè studiava sui libri di scuola dei figli anzichè lavorare come una schiava venduta. Ricordo le sue file al reparto pediatrico per salvare il figlio con una broncopolmonite, e la sua fuga dal campo durante una resa dei conti a colpi di coltello.
    Riesce ancora a sorridere quando le carezzo il viso.

  7. matteo murgia says:

    ricordo le parole di andrea, il ragazzino che hai intervistato in quell’occasione. il suo commento non meritava nessuna aggiunta.. se la ritrovi riportala sul sito. vale più di mille commenti.. razzisti e scimprusu, per fortuna hanno i giorni contati…

  8. Ismaele says:

    Sul tema ci sarebbe tanto da dire. Voglio solo ricordare che la legge regionale che in Sardegna stanzia i fondi per i campi prende il nome di “Legge Tiziana”, dalla piccola che morì qualche anno fa in un campo rom sardo in circostanze orribili. L’utilizzo della parola razzista in questo caso è quanto mai azzeccato. I rom sono considerati, anche dai più illuminati, razzialmente portati al furto (magari di bambini, come vuole la più diffusa leggenda metropolitana) e alla sporcizia. Quando si parla di loro o si espime odio oppure paternalistica sopportazione, per cui o si sgomberano oppure li si lascia marcire nei campi dando di tanto in tanto qualche soldo per rimuovere i rifiuti che si accumulano ai bordi. I rom sono difficili da approcciare per vari motivi, naturalmente non di natura razziale. Forse per cercare una via d’uscita bisogna smetterla di trattarli o da ratti o da anime geneticamente perse o ancora da persone incapaci di comportamenti civili e quindi da tollerale e assistere e basta, e invece di cominciare a trattarli da cittadini italiani (quali sono), chiedendo in cambio un comportamento da cittadini. Questo nella consapevolezza che la comunità rom sta vivendo una fase di profonde mutazioni, perchè da nomade si sta trasformando in stanziale. I soldi per il campo della 554 servono e spero che per una volta qualcuno voglia guardare oltre i propri pregiudizi, ma servono anche persone e politiche capaci di garantire ai rom uno loro spazio civico di responsabilità.

    • Ismaele says:

      Sono perfettamente d’accordo, Ismaele. Uguali diritti e uguali doveri per i cittadini e per le donne e gli uomini che sono sul territorio italiano. E’ incredibile quanto siano radicate le sacche di pregiudizio che arriva sino al razzismo, ma pochi sono consapevoli che di razzismo si tratta. La nostra classe politica è incapace di gestire tutto questo.

      • Marieclaire says:

        Sono perfettamente d’accordo, Ismaele. Uguali diritti e uguali doveri per i cittadini e per le donne e gli uomini che sono sul territorio italiano. E’ incredibile quanto siano radicate le sacche di pregiudizio che arriva sino al razzismo, ma pochi sono consapevoli che di razzismo si tratta. La nostra classe politica è incapace di gestire tutto questo.

  9. Marieclaire says:

    La vicenda di Roma è terribile, chiama tutti ad una grande assunzione di responsabilità. E’ giusto e doveroso ricordare a chi si lamenta per la presenza dei rom (sinti, khorakhanè) che le risorse per gestire e tenere i campi in condizioni umane ci sono! Sono risorse pubbliche, sono soldi inseriti regolarmente nei bilanci degli enti, spesso risorse europee specificamente destinate a questo. NON sono soldi presi agli “italiani”, ammesso che questo ragionamento possa essere accettabile. L’amministrazione comunale di Cagliari che non spende le risorse previste per sistemare il campo è politicamente e amministrativamente responsabile; non è solo una questione umanitaria: è una questione politica.

  10. cernio says:

    Se tutto va come in passato, tra dieci anni mi ritroverò in un piccolo auditorium a ridere, sghignazzare, piangere e incazzarmi mentre tu e Elio Turno Arthemalle mettete in scena “oggi smontiamo il campo nomadi”.
    Cassandro

    PS: a parte il tema per niente divertente, bellissimo spettacolo. Ritmo giusto, le giuste pause di riflessione musicale, pathos e risata facile. Da rivedere.

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