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Pratobello24, una mobilitazione imponente che rischia (tecnicamente) di non servire a nulla: ecco perché

Unione Sarda, 5 settembre 2024

Oggi settantamila e tra due settimane (ovvero quando la raccolta di firme finirà) forse centomila: un numero straordinario per una mobilitazione impressionante, con pochi uguali nella recente storia della Sardegna e che merita di essere indagata a fondo. 

Chi ha sottoscritto la proposta di iniziativa popolare Pratobello24? Tutti lettori dell’Unione Sarda plagiati da Sergio Zuncheddu e Mauro Pili? Tutti indipendentisti? Tutti elettori di centrodestra? Gli stessi comitati hanno diverse anime, ma un risultato del genere non può essere né minimizzato né semplificato. Perché è una straordinaria dimostrazione di volontà di partecipazione democratica.

L’analisi andrà fatta ma la domanda che però oggi bisogna porsi è un’altra: che esito avrà questa mobilitazione? 

Un articolo pubblicato oggi dall’Unione Sarda (che di questa campagna è quantomeno il principale motore mediatico, e dunque le parole riportate sono fedeli del pensiero espresso dagli intervistati) ci consente di porre alcuni punti fermi. 

Il primo: al momento tra la posizione dei Comitati e quello della presidente Todde e della maggioranza che rappresenta non c’è alcun punto di mediazione possibile. 

Se il sindaco di Orgosolo Pasquale Mereu afferma che “deve essere il Consiglio regionale a deliberare che nell’Isola non esistono aree idonee. L’assemblea sarda deve compiere questo atto di coraggio e adottare la Pratobello 24”, in un incontro con la stampa questo pomeriggio la presidente Todde ha escluso che anche solo alcune parti della legge di iniziativa popolare possano essere prese in considerazione e incorporate nella legge sulle aree idonee (“Non dobbiamo cedere al populismo e alla demagogia”).

Quindi, contrapposizione totale. Da una parte i comitati dicono “non ci sono aree idonee”, dall’altra la Regione afferma “le aree idonee esistono ma le scegliamo noi”.

Questa posizione a me appare pragmaticamente più lineare, posto che (come sta ripetendo da giorni la presidente), non basta dire genericamente che un’area non è idonea perché di fatto lì non venga piazzata né una pala né un pannello fotovoltaico. Bisogna motivare il diniego ed è quello che la Regione sta chiedendo ai comuni di fare.

Ecco dunque il secondo punto fermo: se da una parte la Regione sta invitando le amministrazioni locali a collaborare soprattutto per identificare con precisione le aree da tutelare a tutti i costi, i comitati chiedono “a tutti i consigli comunali di adottare una delibera in cui si evidenzi l’assenza di aree idonee nel proprio territorio”, come spiega sempre sull’Unione di oggi Luigi Pisci, del Comitato Sarcidano. Ma evidentemente una delibera in questa situazione non ha alcun valore concreto.  

Risultato: i Comitati stanno finendo nelle acque basse della politica perché, posto che l’azione della Regione sull’identificazione delle aree idonee non può essere bloccata, è chiaro che ai sindaci in questo momento, anche strumentalmente, converrebbe interloquire con le strutture tecniche dell’amministrazione. Peccato però che Mauro Pili (la cui voce non può essere certo ignorata) dalle colonne dell’Unione Sarda ha definito questa richiesta di collaborazione “una trappola”, diffidando dunque i sindaci dal rapportarsi con la Regione.

E infatti sono curioso di capire cosa farà ad esempio il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis (da sempre impegnato nella lotta contro la speculazione energetica), che ha convocato i suoi cittadini per capire come comportarsi (segno probabilmente che fosse per lui all’incontro con la Regione ci andrebbe, altroché se ci andrebbe).

I Comitati comunque continuano nella loro straordinaria mobilitazione e continuano a macinare firme su firme. Ma ora con uno sforzo di fantasia facciamo un salto nel tempo e spostiamoci al 25 settembre, quando i Comitati porteranno la Pratobello24 in consiglio regionale, forti delle centomila sottoscrizioni raccolte. A quel punto cosa succederà?

La strada è segnata: come sempre avviene in questi casi, prima di un suo arrivo in aula la proposta di legge verrà assegnata a una o più commissioni per essere esaminata. Tempo previsto per l’analisi del testo: settimane. 

In una situazione normale questa tempistica sarebbe stata anche accettabile. Ma c’è un però: a breve il consiglio sarà impegnato anche nell’esame della legge sulle aree idonee, la cui tempistica è invece molto più stringente: entro novembre infatti deve essere approvata. 

Quindi che succederà? Una cosa semplice: che la Pratobello24 (anche se sostenuta da centomila sardi) finirà in un binario morto, sostanzialmente superata dagli eventi nel momento stesso in cui dovesse entrare in aula.

Ecco perché Forza Italia (che, a differenza del sindaco di Orgosolo, conosce i regolamenti consiliari) qualche giorno fa ha chiesto che, attraverso una procedura speciale, la Pratobello24 arrivi subito in aula senza passare dalle commissioni. 

Una proposta pertinente che però non è piaciuta a uno dei capi della mobilitazione, l’avvocato Michele Zuddas, che subito si è scagliato contro Pietro Pittalis, accusandolo di voler “strumentalizzare” la mobilitazione dei sardi.

Argomentazione curiosa. Perché va da sé che se chiedi le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, sai che questa verrà sottoposta a una assemblea elettiva dove sono presenti forze politiche che quella proposta la devono sostenere e votare. E nel momento in cui la tua proposta si contrappone platealmente alle posizioni della maggioranza, se non accetti il sostegno dell’opposizione non si capisce bene da chi pensavi di essere sostenuto. 

Questo Zuddas dovrebbe spiegarlo ai cittadini a cui sta chiedendo una firma per una legge che invece, per scelta sua e dei suoi compagni di viaggio, a questo punto rischia di diventare carta straccia, al massimo uno strumento per fare pressione sulla presidente Todde e sulla maggioranza di centrosinistra che governa la Regione. Strumento spuntato, anche perché a pochi mesi dalle elezioni non c’è un solo consigliere di opposizione che vorrebbe tornare alle urne.

I Comitati puntano solamente ad andare allo scontro frontale con la Regione e non sembrano avere un piano b o soltanto una strategia diversa da questa che, fatti due ragionamenti, sembra al momento però essere perdente. Centomila firme o meno.

Quindi, che si fa?

“La politica deve capire che la Pratobello ha un mandato popolare talmente vasto da non poter essere ignorata”, ha detto oggi all’Unione sempre Luigi Pisci. Che ha aggiunto: “Il rischio, in quel caso, sarebbe di ordine pubblico”. 

Una dichiarazione inquietante, che dopo gli episodi di Mamoiada e Villacidro, forse Pisci dovrebbe spiegare meglio.

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25 Comments

  1. La domanda che tu poni “Che esito avrà questa mobilitazione?” è il nocciolo della questione. La risposta, a mio parere, è: nessuno. Perchè? Perchè siamo in una democrazia rappresentativa, dove chi abbiamo votato per rappresentarci, una volta eletto, risponde solo a logiche di potere e spartizione di poltrone, incarichi, consulenze e via elencando. E poi perchè, purtroppo, abbiamo una stampa che, salvo poche eccezioni, non sa cosa vuol dire fare del giornalismo. Una stampa seria avrebbe chiesto a qualche politico che ora si erge a difensore del nostro territorio come mai nellla passata legislatura ha votato a favore di questa che ora chiama “colonizzazione delle multinazionali”? A prescindere da questo, il tema è troppo importante per lasciare che diventi oggetto di propaganda giornalistica e faziosità politiche. Siamo arrivati tardi ad affrontare la questione (già due anni fa in piazza del Carmine nel palazzo delle poste c’era una scritta con lo spary rosso “non diventeremo la vostra colonia energetica”), ma occorre affrontarla con serietà e competenza. Chi ha le competenze (ingegneri, giuristi, esperti nel settore energetico) deve confrontarsi con la popolazione per spiegare le proprie ragioni, favorevoli o contrarie. Abbiamo bisogno di capire, perchè allo stato attuale, regna la confusione.

  2. Giovanni says:

    La vicenda è la dimostrazione del dilettantismo politico della Todde e del suo consigliere Caschili (del quale farebbe bene a sbarazzarsi nel più breve tempo possibile se non vuole fare la fine della Raggi). Che il tema dell’eolico sarebbe stato protagonista dei primi mesi di legislatura era plastico dalla campagna elettorale (nel caso avesse vinto la Todde, ovviamente). Un qualsiasi politico un minimo scafato, quindi, si prepara affrontando immediatamente il tema anche per sminare ogni tipo di strumentalizzazione. Ora, lavorando duro, una mappa delle aree idonee si produce in due massimo tre mesi. Se così fosse stato, non ci sarebbe stato Pratobello (strumentalizzazione sminata) e oggi il Consiglio avrebbe già approvato la legge con buona pace dell’Unione. E invece non c’è la legge, non c’è il disegno di legge e non c’è neanche un’idea su cosa portare in Aula. Altrimenti l’Assessore degli Enti Locali (a proposito, ma l’energia non è competenza dell’Assessore dell’Industria??) non avrebbe spedito ai 377 comuni della Sardegna un file excel (nel 2024! sic!) sul quale indicare le proprie aree idonee!

  3. Beh, però prima si dice che i comitati che raccolgono le firme sono sotto l’ala della destra, poi quando si smarcano non va bene.
    Ottimo Zuddas, l’intento della dichiarazione era chiaramente quello di rimarcarne l’autonomia, i politici non provino a mettere cappelli ai comitati, devono portarla in aula, discuterla e prendersi le responsabilità di fronte ai cittadini.
    Il resto è polemica inutile e sterile

  4. Ascoltavo la rassegna stampa di radio radicale (che sta diventando sempre più faziosa e governativa, sia nella scelta degli articoli da leggere che nella scelta dei giornalisti conduttori). A un certo punto, parlando della “crisi” dei 5* (“scontri” tra Grillo e Conte), hanno parlato del “ticket” Todde – Conte perché la “Todde è impegnata in una scelta progressista dei 5* col PD”.
    In tutto questo, dobbiamo leggere gli attacchi che da destra fanno alla Todde. Ricordiamoci che, quando il polverone sarà cessato o diminuito, vedremo che la destra si intesterà le scelte di gas, petrolio, eolico e nucleare in Sardegna!
    Io ho imparato che, al netto degli errori che commettono tutti, la destra è sempre peggiore della sinistra perché tende a privatizzare e liberalizzare a senso unico e aumenta la pressione poliziesca e militare (che contribuisce notevolmente alla crescita, invece della risoluzione dei problemi) al posto di cercare soluzioni verso una società più giusta e più equa, dove tutti lavorino per uno stipendio che consenta di vivere invece di fare tre lavori precari per sopravvivere… Etc. Etc. Etc.
    Pratobello? Inutile e dannosa.

    • Gabriele says:

      ALTRO CHE GAS ALTRO CHE METANIZZAZIONE!!! In Spagna, le rinnovabili al 2030 faranno crollare la bolletta del 50%
      7 Settembre 2022
      I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica in Spagna potrebbero scendere del 50%, rispetto alla media dello scorso anno, se entro il 2030 il Paese raggiungesse gli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili

      Non lo sostiene qualche think tank ambientalista. A mettere in stretta correlazione la crescita della potenza installata di energie rinnovabili con la discesa dei prezzi dell’energia è la Banca di Spagna.

      In un report appena pubblicato, l’istituto iberico è molto netto nel suo giudizio. “Oltre a contribuire alla transizione climatica – si legge nel documento – le energie rinnovabili hanno un ruolo molto rilevante nella riduzione dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità e questa rilevanza aumenterà prevedibilmente in futuro“.

      La Banca di Spagna: “Sul prezzo dell’energia le rinnovabili avranno un impatto crescente”
      In altre parole, “l’impatto dell’energia eolica e solare sui prezzi all’ingrosso dell’elettricità “aumenta più che proporzionalmente all’aumentare del peso delle energie rinnovabili”.

      Nel report si fa un esempio: “Un aumento della quota di energia verde nel mix elettrico dal 50% al 60% porterebbe a un calo di circa il 25% dei prezzi dell’energia elettrica“.

      Un segnale molto preciso anche all’Italia dove il peso ancora eccessivo del gas sul mix energetico ha portato il nostro Paese ad avere il prezzo dell’energia più alto d’Europa.

      Gli analisti della Banca di Spagna hanno fatto anche un esempio al contrario. Cosa sarebbe stato se non ci fosse stata la crescita delle rinnovabili degli ultimi anni? La risposta è netta anche in questo caso.

      Partendo da una media di prezzo di 39,12 euro/MWh nel primo semestre dell’anno, le quotazioni dell’elettricità all’ingrosso sarebbero state il 40% più elevate se non ci fossero state nuove installazione di energia eolica e solare dal 2019.

      Ma servono una rete più efficiente e nuove installazioni di sistemi di accumulo
      Tuttavia, il calcolo dalla banca centrale spagnola è stato fatto tenendo conto delle migliori condizioni possibili. In buona sostanza, la crescita deve essere accompagnata da uno sviluppo costante dei nuovi impianti, da una rete sempre sempre più efficiente e un’adeguata potenza installata di sistemi di accumulo e batterie.

      Attualmente i costi energetici in Spagna sono inferiori del 90% rispetto a quelli italiani ancora troppo legati al gas.

  5. Gabriele says:

    La Pratobello è assolutamente incostituzionale in quanto tutte le Regioni ( compresa la Sardegna)non hanno
    il potere di vietare ex ante la realizzazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile su un lunghissimo elenco di aree indicate in generale comportando di fatto, la concreta inutilizzabilità ( per le energie rinnovabili) di rilevanti estensioni del territorio ( addirittura il 99% del territorio sarebbe preclusoben spiegato il Unione sarda). I Divieti urbanistici generali della Pratobello sono incompatibili con la riserva di procedimento amministrativo e della relativa istruttoria volta a comporre gli interessi pubblici coinvolti e garantirne una corretta valorizzazione (cfr. ex multis Corte Cost., sentenza n. 77 del 2022), ne possono imporre preclusioni assolute che inibiscano a priori ogni accertamento in concreto in sede autorizzativa (cfr. Corte Cost., sentenza n. 106 del 2020).

    La normativa della Pratobello in altri termini, viola l’articolo 117 della Costituzione, in materia di legislazione concorrente di “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia” ( anche la regione Sardegna ha solo competenza concorrente in materia energetica) e l’articolo 41 della Costituzione in materia di libertà di iniziativa, e si pone infine palesemente in contrasto con il principio di massima diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, in quanto ostativa al conseguimento degli ambiziosi obiettivi nazionali ed europei ed internazionali di decarbonizzazione. Da ultimo si veda la Sentenza della Corte Costituzionale 3 aprile 2023 n 58 sulla impossibilità di una competenza legislativa primaria di un ente autonomo a porsi in conflitto con i principi generali della legislazione statale in materia energetica (in buona sostanza la competenza primaria della Sardegna in materia urbanistica non può in ogni caso porsi in conflitto con i principi fondamentali stabiliti dal legislatore statale in materia energetica su cui detiene la competenza concorrente).

  6. Come giustamente precistato nell’articolo, i “comitati hanno anime diverse” e ciascuno produce proprie valutazioni ed elaborazioni: affinchè questa progettualità venga raccolta e unificata in una visione comune ci vuole un reale e praticato raccordo tra di essi, e ciò non è avvenuto.
    In sostanza è un falso che tutti i comitati hanno promosso la legge d’iniziativa popolare (non tutti sono o si rendono strumentalizzabili dalla politica, ma fanno politica), non tutti affermano che non ci sono aree idonee, non tutti propongono le stesse strategie, e pochi hanno ben chiaro quanto la Regione chieda ai comuni e anche in cosa consista il processo per addivenire alla pianificazione richiesta.

  7. Michele says:

    Caro Vito,
    grazie della tua puntuale informazione. Da sardo emigrato leggo tutti i giorni i due principali quotidiani sardi, che come riporti tu hanno delle posizioni che ormai sembrano diametralmente opposte ( anche ieri La Nuova Sardegna ospitava un intervento a favore dell’eolico) mentre L’Unione comunica che i Comitati ritengono che in Sardegna non esistano aree idonee all’eolico (posizione nichilista, secondo me).

    Sinceramente, cosa pensi a riguardo? L’informazione in Sardegna sta facendo un buon lavoro oppure in un caso o nell’altro si potrebbero veicolare messaggi quantomeno fuorvianti?

    Grazie, un saluto

  8. Antonio says:

    @Efix di antiscientifico e autolesionista c’è soltanto il pensiero unico dei sardi che ragionano come lei. Pendono dalle labbra della vulgata governativa e pensano sia giusto accettare il carico energetico da bestie da soma deciso da terzi. La presidente di regione che si affretta a firmare in conferenza Stato Regioni, pochi giorni dopo la sua elezione, un assurdo impegno di 6,2 gigawatt di nuovi impianti senza fiatare e senza nemmeno consultare il consiglio regionale e’ sintomatico di tale atteggiamento. Pensi che alla Toscana, regione con il doppio dei nostri abitanti, il triplo dei nostri consumi e un decimo di impianti eolici già esistenti rispetto alla sardegna, con lo stesso provvedimento sono stati assegnati solo 1,6 gigawatt. Ora si chieda da che parte stiano gli analfabeti funzionali fermi agli anni 60.

    • Gabriele says:

      I 6 gw saranno anche pochi

    • Continuiamo pure a sparare numeri a caso, paragoni campati per aria e ovviamente accuse gratuite. Non si vuole o non si riesce a comprendere, ma si alza la voce.
      Beata ignoranza..finché non ci si sbatte il muso

      • Stefano Lai says:

        Quello che è sconcertante è che in tutto questo viene ignorata “Sardegna Rinnovabile”. Come se WWF, Legambiente e Italia nostra non avessero a cuore la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Se i comitati non vogliono essere strumentalizzati devono aprire un tavolo immediato con “Sardegna Rinnovabile” per capire le loro proposte e soprattutto quale possa essere un alternativa alle rinnovabili. Perché questo è un punto fondamentale. Tutto il resto è noia.

      • ma le rinnovabili sono già un’alternativa, quindi quale sarebbe l’alternativa della alternativa?
        Certo che Sardegna Rinnovabile sarebbe un valido interlocutore, ma questi comitati evidentemente non hanno intenzione di trattare l’argomento, bensì di innalzare una barriera al fine di polarizzare il dibattito portandolo sul piano dell’appartenenza..tipo “io sto con i pastori sardi”.
        Tutta roba già vista.
        Burattini di Solinas e Zuncheddu

  9. Supresudenti says:

    Tante parole e due commenti su due, anzi tre, hanno ad oggetto un rappresentante dei comitati, davanti al cui impegno mi tolgo il cappello. Potevi evitarlo.

    • Nessuno mette in discussione l’impegno. Anche Mauro Pili si sta impegnando moltissimo, ad esempio.

      • Supresidenti says:

        Potevi evitare di giocarti un articolo con una frase che ha catalizzato l’attenzione dei tuoi commentatori distogliendola dalle cose intelligenti che hai scritto. Intendevo questo, la battuta su Mauro pili te la concedo. Per il resto ribadisco la mia stima per Luigi pisci.

      • L’attenzione l’ha catalizzata lui, noi io. Quella frase l’ha detta lui, non io.

      • Suoresidenti says:

        Non deludermi, hai capito quello che ho scritto ma lo metto ancora più in chiaro. Quando hai scritto questo articolo il tuo obiettivo era valutare la partecipazione popolare o evidenziare quella che secondo te è un’affermazione grave, mentre per me è un ovvietà, di uno dei rappresentanti dei comitati? Nel secondo caso i miei commenti sono inutili e chiedo al pubblico di ignorarli.

  10. Giampaolo Masia says:

    (sensazione profana) – Pisci probabilmente ritiene che non ce ne sia bisogno, confidando che proprio i tempi brevi rendano lampante il senso della dichiarazione. Del resto se la frase è stata usata come chiosa dell’articolo, ciò lascia intendere che si tratti dell’unico aspetto che valesse la pena riportare: troppo facile intuire come fra le file dei centomila sostenitori siano praticamente già arruolabili migliaia di futuri manifestanti, sparsi in tutta la Regione!! Abbastanza per allarmare chiunque si occupi di ordine pubblico in Sardegna.

    • Chiusura dell’articolo dell’Unione, sia chiaro però.

      • Giampaolo says:

        Ottima la precisazione, anche se sembra una scelta editoriale poco discutibile. Terminando la sensazione, è bene, per gli interessati comprendere che il seguito avuto dall’iniziativa va molto oltre il numero, già considerevole dei firmatari, ed ha riguardato almeno altre tanti cittadini non firmatari, fra sardi emigrati e turisti non residente nell’isola (grazie anche alla complicità della stagione turistica) che hanno esplicitato un totale disaccordo con quanto richiesto dagli investitori green energy. Una delle rare volte in cui si è verificata (e quasi registrata) una reale e forte opinione pubblica. Un vero test per la classe politica sarda.

  11. Inquietante come il pensiero antiscientifico e autolesionista faccia così tanti proseliti.
    Ci si scandalizza che chi produce energia in modo ecosostenibile faccia dei guadagni mentre si accetta passivamente che si facciano i milioni occupando la battigia a canoni irrisori e con concessioni ottenute in modo poco trasparente.
    Forse una spiegazione di tutto ciò la troviamo nei dati OCSE su analfabetismo funzionale o conoscenze Stem.
    Forse non si sbagliava Pasolini quando diceva che quello italiano è il popolo più analfabeta con la borghesia più ignorante d’Europa..ma erano gli anni ’60

    • Giampaolo Masia says:

      Quella dell’analfabetismo (specie se funzionale) è da sempre una coperta troppo corta, specie se consideriamo che la Sardegna, in tanti aspetti si può considerare atavicamente votata all’ecosostenibilità. Per di più il paragone non è direttamente applicabile: I gestori balneari, per motivi di vile pecunia e nonostante il lucro evidente, non solo non subiscono il fascino dell’investimento stabile (zero rischio di modifiche alla morfologia dell’ambiente circostante), ma tendenzialmente attenti a monetizzare anche le fasi conclusive dell’attività, lasceranno ben pochi reperti da smaltire a carico della comunità.

    • Riccardo says:

      Il problema non è chi faccia i guadagni o per lo meno non è il problema più importante. Il problemi sono diversi:
      1) l’essere stati soggetti a decisioni “calate dall’alto” senzanessuna preventivaconsultazione;
      2) la deturpazione del paessaggio in un’isola a forte vocazione turistica;
      3) l’inquinamento diretto delle pale che vengono erose dal vento, lasciando cadere nelle zone circostanti, quintali di polveri di materiali compositi altamente inquinanti;
      4) lo smaltimento delle pale che, per via dell’erosione di cui sopra, devono essere sostituite e non vengono mica portate via ma sotterrate (questa è la pratica che vine fatta attualmente).

      • Ma una strada asfaltata -chè però non svetta, è “sdraiata”- non fa danni e crea impatti anche più rilevanti? E quanto a microplastiche diffuse, che fine pensiamo che facciano i materiali dei pneumatici mentre si usurano? Le centrali a carbone o a fossile vanno sempre bene, fanno parte del pesaggio da tutelare?
        Questo per dire che questa opposizione totale agli aerogeneratori mi pare fuori dalla realtà. Consideriamo semplicemente il fatto che la corrente elettrica non solo serve per tutti, ma la rivendichiamo come diritto.

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