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Transizione ecologica: oltre le speculazioni e l’isteria ribellista, la Sardegna che ruolo vuole avere?

Saccargia, 15 giugno 2024

Sarà la Storia a dirci se a Saccargia sabato scorso si è fatta effettivamente la Storia. Per il momento, molto più umilmente, la cronaca ci dice che davanti alla basilica c’era poca gente. Un fallimento? Le idee non falliscono, sia chiaro: ma le manifestazioni sì. E dunque, al di là della grancassa suonata senza requie dal maggior gruppo editoriale isolano, quello dell’Unione Sarda, possiamo dire serenamente che la Grande Manifestazione Contro La Speculazione Eolica e Fotovoltaica Ai Danni Del Popolo Sardo Da Parte Dei Signori Del Vento E Del Sole (scusate le maiuscole alla Mauro Pili) in termini meramente numerici ha avuto un esito deludente.

A Codrongianos c’erano i professionisti della protesta in servizio permanente effettivo e poco più. Troppo poco per una battaglia che merita effettivamente il sostegno di tutti i sardi. Dunque, cosa non ha funzionato?

Probabilmente, a non convincere le persone normali sono i toni urlati, un eccesso di retorica (lasciate stare Pratobello e le chiudende, per favore), la confusione nelle argomentazioni e un pizzico di strumentalità politica. Come se la campagna elettorale delle ultime regionali non fosse ancora finita.

Negli ultimi giorni gruppo Unione Sarda ha gettato la maschera, attaccando frontalmente la presidente della Regione Alessandra Todde, ritenuta responsabile della situazione venutasi a creare fin dai tempi in cui faceva parte (con ruoli importanti ma sicuramente limitati) del Governo Draghi.

Il curioso asse creatosi tra i comitati territoriali contro l’eolico e il gruppo Unione Sarda ritiene dunque che Todde stia facendo sostanzialmente il doppio gioco: a parole afferma di volere difendere la Sardegna dall’assalto degli speculatori, ma in realtà continua ad esserne complice. Dopo aver avallato il famigerato Decreto Draghi (contro cui però non ricordo barricate quando fu adottato, segno che la nostra opinione pubblica è debole e agisce sempre in maniera strumentale), ora la Todde è accusata di non voler mettere in campo le strategie giuste contro l’assalto eolico e fotovoltaico.

L’ideologo della protesta è senza dubbio l’ex presidente della Regione Mauro Pili. Leggere i suoi pezzi sull’Unione Sarda è interessante perché, una volta schivati i Blitz, le Carte Segrete, gli Scempi, gli Assalti, sempre compiuti chiaramente dai Signori del Vento e del Mare contro il Popolo dei Nuraghi, con un profluvio di maiuscole che stordirebbe anche un antico redattore dell’Istituto Luce, si capisce qual è la sua linea: solo l’applicazione di una norma urbanistica può fermare l’installazione degli impianti. Per l’ex deputato di Forza Italia ogni altra azione aiuterebbe gli speculatori. 

Compreso l’ampliamento alle zone interne del Piano Paesistico Regionale chiesto dal Comitato per l’insularità guidato da Maria Antonietta Mongiu. Anche l’intellettuale ed ex assessora alla cultura nella Giunta Soru è ben presente da tempo nelle colonne del quotidiano cagliaritano, ma è chiaro che ora tra la sua e quella di Pili il dominus Sergio Zuncheddu ha scelto di appoggiare la linea dell’ex deputato di Forza Italia.

Che, sia detto con grande chiarezza, sbraita contro lo scempio provocato da impianti per l’energia rinnovabile ma è sempre stato a favore di uno scempio ancora più grande, ovvero la realizzazione della dorsale del metano. Questo i comitati sembrano non ricordarselo, oppure fanno buon viso a cattivo gioco perché forse pensano di poter cavalcare la tigre (di carta) che oggi li sostiene.

Quindi, per i comitati e l’Unione Sarda la presidente Todde è inaffidabile perché su di lei grava un peccato originale da cui mai potrà essere mondata. Non c’è nessuna possibilità di redenzione. Lo scontro è totale. Nessuna mediazione: dunque, nessuna possibilità di affrontare la questione con le armi della politica. Ma solo con quelle dell’ideologia e della contrapposizione frontale.

Ora, è chiaro che sulla presidente qualche ombra grava di sicuro: al di là del su ruolo quando era al governo e del suo silenzio sul decreto Draghi (di cui lei però ha sempre negato l’esistenza), lascia inquieti la nomina ad assessore all’Industria di Emanuele Cani, esponente del Pd di cui si vocifera (diciamo così) una vicinanza al gruppo Sorgenia.

Tuttavia, se non si vuole cadere nella trappola delle contrapposizioni ideologiche, un minimo di fiducia agli strumenti della politica bisogna concederla. E dunque pretendere che tutti ci si confronti su questioni concrete.

Ora, per settimane lo scontro si è focalizzato sul tema delle aree idonee. Il governo non aveva ancora delegato le regioni a individuarle e solo alla vigilia delle elezioni europee, grazie soprattutto all’impegno della Giunta Todde, questo risultato è stato raggiunto.

A questo punto l’attenzione si è spostata sulla quantità di energie da fonti rinnovabili che la Sardegna è chiamata a produrre: 6,2 Gigawatt. Chi ha stabilito questa cifra? Perché regioni più popolose della nostra hanno cifre più basse?

Secondo i comitati questa quota già eccede il nostro fabbisogno, ma secondo Lorenzo Tecleme di Fridays for Future, la Sardegna già oggi consuma più energia. Chi ha ragione?

La presidente Todde inoltre ricorda l’esistenza di due centrali a carbone che devono essere dismesse, verità che non piace ai sindacati (la Cgil è sempre stata per la dorsale del metano) ma con la quale bisognerà fare i conti.

Dunque, la domanda è questa: al netto delle speculazioni e degli scempi ambientali che devono essere in tutti i modi evitati, in che misura la Sardegna deve contribuire alla sacrosanta transizione ecologica? 

Perché l’impressione è che a leggere l’Unione Sarda, tra nuraghi e domus de janas da difendere, la nostra isola non possa e non debba accogliere nessun impianto eolico e fotovoltaico, e a mio avviso il motivo è chiaro: Mauro Pili non vuole le rinnovabili ma la dorsale del metano, suo vecchio pallino di quando era presidente della Regione.

Ma i comitati, i comitati cosa vogliono? Accettano l’idea che anche la Sardegna contribuisca alla transizione ecologica? E se sì, in che modo? Si può accettare l’idea che anche nell’isola verranno realizzati impianti eolici e fotovoltaici o questi andranno sempre e comunque a devastare il nostro paesaggio e a distruggere la nostra cultura? L’eolico off shore è così dannoso come una pala di fronte Saccargia?

La transizione ecologica è una necessità ineludibile. E non la chiede l’Italia, la chiede il pianeta. La Sardegna vuole fare la sua parte? E se sì, in che modo? 

Domande che nascondono la riproposizione del tema eterno della nostra identità: siamo quelli che siamo o siamo ciò che vogliamo essere in relazione ai problemi che cambiano e al mondo che ci circonda?

Bisogna alzare il livello del ragionamento, non abbassarlo. La speculazione non si batte con il ribellismo ma con la politica. E soprattutto bisognerebbe iniziare a diffidare di chi usa troppe maiuscole.

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39 Comments

  1. Cristina says:

    Esiste un piano energetico ambientale della Sardegna (PEARS) aggiornato al 2024 sul quale poter ragionare e protestare (se necessario) ?!?
    Domanda retorica ovviamente.

  2. Oh Vito, i comitati sono in movimento da un anno e mezzo e la Todde pare una che non sa che pesci pigliare…
    Meriteresti le pale eoliche non al largo di Cagliari ma sulla battigia del Poetto… Visto che non capisci la devastazione in corso del paesaggio della Sardegna

  3. Alessandro says:

    Ho appena scritto a un caro amico che non vedo , proteste a parte, una vera proposta di cambiamento della politica energetica della Sardegna. Siamo passati dal si alla piu’ grande (e malsana) raffineria del mediterraneo (per il lavoro) allo sventramento dell’isola per il metanodotto (che avrà pochi anni ancora di diffusione) all’eolico o fotovoltaico senza né capo né coda…ma, da qualche parte, ci sarà pure qualcuno con una proposta realistica, sostenibile, senza ideologie da cavalcare e con una idea precisa di cosa possiamo permetterci, senza sprecare le risorse (poche) e senza mettere tutto in mano a gente che viene qui solo in ferie o per portare via contributi o profitti a costo zero?

  4. Valeria Putzu Putzu says:

    Delusa da questo articolo che trovo superficiale e semplicistico. Il problema non é che i comitati rifiutino le rinnovabili tout court. Il problema é che manca una pianificazione che affronti una serie di temi fondamentali: 1) d’accordo che la Sardegna produca l’energia che serve per il consumo regionale, ma perché deve farsi devastare il territorio per produrre per altre regioni energivore? Oltretutto prima di concedere permessi per nuovi impianti bisognerebbe assicurarsi che la rete elettrica sia in grado di reggere tale produzione, e che l’eventuale quota destinata all’esportazione (che dovrebbe comunque venire attentamente delimitata in modo da evitare il colonialismo energetico non venga autorizzata prima della realizzazione di adeguati cavidotti per portarla oltre Tirreno (non vogliamo riempirci di pale ferme) 2) perché la produzione energetica deve essere lasciata nelle mani di speculatori di fuori che neppure si occuperanno della dismissione dei parchi eolici (si dovrebbero esigere fidejussioni per lo smantellamento) e non si possono fare cooperative energetiche che diano energia a chi la usa con sistemi di produzione di minor impatto (fotovoltaico sui tetti invece che in terreni agricoli, minieolico invece che le pale giganti)? 3) collegato alla precedente, perché i proventi della produzione dell’energia rinnovabile devono finire nelle mani di speculatori e non servire al benessere degli abitanti della Sardegna? In Catalogna hanno programmato che entro 5 anni tutti gli edifici pubblici siano autonomi, producano l’energia che serve per farli funzionare e questo lo fanno usando gli incentivi Europei per la produzione di energie rinnovabili, noi lasciamo tali incentivi in mano agli speculatori. Dov’è la programmazione della produzione di energia per gli edifici pubblici sardi? Oppure perché non si puó esigere che una parte della produzione serva per fini sociali (elettricità gratis per le famiglie meno abbienti, o per i paesi che si spopolano in modo da incentivare che vi si installino nuovi abitanti o attività)? La questione non é solo dove mettiamo le pale, ma un attenta valutazione di che sistemi usare per produrre l’energia e a chi devono andare i proventi di tale produzione. Serve che questa rivoluzione energetica venga pianificata, non si puó passare di punto in bianco al totale disinteresse per la questione a lasciare tutto in mano agli speculatori, altrimenti, come giustamente fanno notare i comitati, ci riempiremo di pale ferme di cui ci toccherà oltretutto accollarci il costo della dismissione.

    • Gabriele says:

      Si fanno proteste senza neanche sapere le cose.Le fideiussioni a garanzia della dismissione sono obbligatorie se non depositi una fideiussione trentennale in Regione non puoi realizzare alcun impianto e già questa condizione normativa taglierà fuori tanti soggetti richiedenti con capitali poco credibili( sappia benissimo quanto sia difficile ottenere una fideiussione di grosso importo).Altra frase ricorrente dei signori del no : i pannelli vanno messi sui tetti e non sui terreni.Ma qualcuno può veramente credere che si possa fare una rivoluzionaria ed epocale conversione energetica con i tetti privati e pubblici? In primis l installazione sui tetti costa il triplo, in secondo luogo ci vorrebbero tempi biblici, in terzo luogo che paga per mettere i pannelli sui tetti? Il privato proprietario del tetto sarebbe d accordo solo se paga lo Stato invece lo Stato non ha più un euro dopo il disastro Superbonus

  5. Gabriele says:

    Riguardo alle famigerate 800 richieste di connessione la gran parte non ha ottenuto neanche una soluzione tecnica idonea o economicamente sostenibile .Quindi molte di quelle richieste sono già morte in partenza …ma fa più effetto dire che ci sono 800 richieste !!!

  6. alisandru says:

    Trovo questo pezzo interessante perché mette in luce delle criticità e alcune contraddizioni. Il gruppo unione editoriale quotato in borsa e posseduto dal consumatore di suolo con la bandierina quattro mori ( che fa tanto esotico ) ci ha messo sopra il cappello e ci mancava solo che, con il giornale, dessero in regalo anche la bandierina made in china. I comitati, che vanno rispettati e sostenuti, dovrebbero organizzarsi meglio, coordinarsi e avere un team competente che si occupa della comunicazione interna ed esterna. Credo che tutti gli attori in campo si daranno da fare per dividere e quindi far cadere la protesta-proposta nell’oblio totale. E’ successo molte volte in passato. IRS, ricordo occupò una pala eolica anni e anni fa, evidenziando che questo problema viene da lontano. L’attacco speculativo esiste. La Sardegna è da sempre terra occupata, terra di sperimentazioni di ogni tipo e nessun governo è mai riuscito a adottare politiche concrete che possano fermare questo scempio. Esistono le carte, esistono i dati e bisogna leggerli e analizzarli, bisogna organizzarsi. Che Saccargia sia la nuova Pratobello non ci credo per niente almeno per ora. Quando il popolo e ci vorrà tanta e tanta gente… metterà il proprio corpo davanti alle gru e le ruspe beh allora forse, potremo avvicinarci a quella storica pacifica sommossa popolare. L’energia alternativa pulita è un percorso doveroso ma caro Vito mi verrebbe da chiederti in quale modo? Che vantaggi ? Questi vantaggi poi sono reali per le nostre attività e le famiglie che pagano prezzi salatissimi qui nell’isola? Ed anche se ci lastricassero le strade d’oro che danno farebbero al nostro paesaggio e quindi al sistema turismo? Credo che questo pezzo è stato utile per fare delle riflessioni nel bene e nel male. Bisogna non farsi strumentalizzare e cercare forme di lotta consapevoli e mirate nelle quali si inserisca anche il dialogo con le istituzioni fino all’ultimo. Un imprassu mannu a totus

  7. Alessandra Murru says:

    il signor Roberto, ambientalista che contestava (tra le mille cose) agli organizzatori di Saccargia la sostenibilità della giornata di lotta, presente a Saccargia con la sua bici, e presentissimo nei commenti sulle pagine dei comitati, ha contato oltre mille macchine e 4 bus.
    Commento leggibile al link https://www.facebook.com/share/p/hUfiEHJpUg9x7BDT/
    “La manifestazione di Saccargia del 15 giugno, ha visto arrivare 1.061 automobili (di cui 93 SUV..) e 4 autobus da tutta la Sardegna. Le ho contate una ad una, ci ho messo quasi 1 ora. Solo 4 auto ibride e nessuna auto elettrica. Nessuno è venuto in treno e/o bicicletta, nonostante la stazione di Ploaghe disti solo 4.5 km dalla chiesa. Nessuno da Ploaghe o Codrongianus è venuto in bicicletta. Tutti in auto.”

    Vito, lei l’ha vista in tv, non credo che lei ci fosse, e sia per chi c’era e sia da questi numeri, non é sembrata una manifestazione fallita. Due o tremila persone in piena campagna, con oltre trenta gradi di temperatura, senza i bus dei partiti o dei sindacati, a me, sinceramente, non sembrano un fallimento.

    • GPiero says:

      Parole al vento, chi parla di fallimenti ha ragione, non è bello sentirsi dare del servo della giuntatodde, ma questo è ciò che appare, lui vede Saccargia con le lenti colorate in tricolore e forse non trova neppure strano che monumenti come quello di Codrongianos possa essere circondato da mostri alti 200 metri a beneficio di multinazionali, di aziende energivore del continente senza benefici per questa terra depredata di ogni possibilità di sviluppo economico. Caro Vito, ti ho seguito per un tratto, ma hai scelto una strada impercorribile da chiunque abbia un minimo di amore per quest’ isola martoriata da innumerevoli ingiustizie politiche e sociali e non parlo di discriminazione ma di vera e propria dominazione prepotente e criminale.

  8. Stefania Podda says:

    Lancio una proposta pubblica a tutti, per mettere d’accordo tutti quanti:
    che ne dite se cominciamo a rendere pubblici i nomi dei tanti “consulenti” locali che hanno prestato opera per la redazione dei più astrusi progetti?
    Sono del resto atti pubblici, non si infanga nessuno se si fa il nome dell’ingegnere o della guida ambientale che hanno firmato perizie strumentali.
    Nero su bianco, per leggere che cosa hanno scritto e chi l’ha scritto. Ne vedremo delle belle!

  9. Supresidenti says:

    Ps. Essendo no social se non fosse per vito non avrei mai letto il comunicato dei comitati. Eppure la mia mail ce l’hanno diversi commentatori di questo post. Ecco una bella domanda per voi. Depu ligi mauro pili?

  10. Supresidenti says:

    Anni fa quando non eravamo nati qualcuno decise che la Sardegna era perfetta come portaerei del mediterraneo. Sessant’anni dopo qualcun’altro ha detto, ma in questa portaerei perché non ci mettiamo pure una dinamo per fare la batteria del mediterraneo? A noi hanno lasciato solo una cosa, anzi due. Due pedali. E allora pedalate sardignoli imbecilli. In sintesi, analisi corretta sul ruolo ambiguo del gruppo unione. Analisi troppo cattiva sul ruolo dei comitati. Reazione infantile da parte di alcuni membri dei comitati. Bastava scrivere, o vito, e baccagai. Aggiungo grazie che ti ostini a fare l’ intellettuale. Ma soprattutto grazie ai comitati che fanno i comitati perché finirla a pedalare é da scemi.

  11. Quando si parla di comitati, sarebbe bene non fare di tutta l’erba un fascio, visto che personalmente faccio parte di comitati e assemblee che da sempre si sono occupate del problema energetico nella sua interezza (rinnovabili non sostenibili, metano e gasdotti, nonché altre azioni d’impatto territoriale). In estrema sintesi bisogna andare verso le fonti di energia rinnovabili, con adeguata pianificazione, programmazione e progettazione e contestualmente abbandonare le fossili.

  12. Vincent says:

    La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023 e nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

    L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare in concerto con il ministero dell’Università e della ricerca ha espresso parere negativo riguardo al parco eolico Ce Nuoro Sud in data 03.04.24. Nelle motivazioni si sottolinea che “la realizzazione di questo parco eolico risulta incompatibile con la proposta europea supportata dal Governo italiano di realizzare l’osservatorio Europeo di onde gravitazionali di terza generazione chiamato Einstein Telescope (ET)” e che “la Sardegna, ed in particolare la Barbagia, sono un sistema ambientale, geologico e sismico unico in Italia e probabilmente in Europa. Autorevoli e rigorosi studi scientifici, nazionali ed internazionali concordano sul fatto che per poter rilevare il passaggio delle onde gravitazionali sia fondamentale avere poche vibrazioni ambientali di origine umana e che la silenziosità non debba essere perturbata da installazioni industriale e/o produttive quali ad esempio le centrali eoliche, pena la perdita di sensibilità dell’esperimento e di conseguenza delle sue performance scientifiche. Queste considerazioni hanno portato alla definizione di una zona di rispetto attorno al centro del triangolo di Einstein Telescope identificata nei territori comunali indicati nell’Allegato 2 del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 4. È fondamentale che le condizioni di silenzio ambientale di questo territorio vengano preservate non solo se si vuole portare avanti la candidatura ad ospitare il Laboratorio Einstein Telescope e garantirne l’operatività, ma anche per tutelare gli investimenti già effettuati nell’area”. Sempre nello stesso documento si ribadisce che “Il sito scelto per l’installazione di questo parco eolico rientra all’interno della zona di rispetto già definita e l’installazione di questi aerogeneratori rappresenterebbe un rischio inaccettabile per Einstein Telescope. Le torri degli aerogeneratori di così elevata potenza nominale vibrano, durante il funzionamento degli aerogeneratori e a causa delle loro elevate altezze, a frequenze contenute nell’intervallo di sensibilità di Einstein Telescope. Queste vibrazioni, trasmesse al terreno circostante, diventano una sorgente di rumore ambientale con possibili effetti devastanti sia sulle performance dell’apparato di Einstein Telescope che sulla sua stabilità di funzionamento, rappresentando un potenziale danno strategico per la politica scientifica italiana e certamente un danno economico per la Regione Sardegna e per l’Italia, dato l’impatto socio economico aspettato di Einstein Telescope.“
    Anche questi organi istituzionali sono animati da “isteria ribellista” e seguono “l’ideologo della protesta Mauro Pili”?

  13. Giampiero says:

    sono un (ex) elettore di A Innantis, deluso.
    Ma non é certo la prima delusione post elezioni, poco male.
    L’idea dell’indipendentismo che entra nelle istituzioni mi piace ancora, ma a parte che stavolta non ci siamo entrati affatto, non pensavo che l’idea fosse in realtà quella di affiancarci alla presidentessa per sostenerla anche quando é palesemente in torto.
    Sono andato anche io a Saccargia, sapendo di incontrare vecchi amici della Cgil, dei tempi in cui ero delegato Filt, ed é stato bello vederli ancora impegnati in prima linea. Sarò presente anche alle prossime iniziative, si respira una bella aria nuova in questo movimento e la differenza coi miei tempi é che in una mezza giornata ho ricevuto più informazioni dai Comitati di Lotta di quante ne trovo quotidianamente sui media.
    Non c’é altra strada per impedire questa nuova colonizzazione, che quella di sostenere i Comitati. Sicuramente infangarli non aiuta, semmai la controparte.

  14. Giovanni says:

    1) Partire dal decreto Draghi è un errore. E’ come studiare la storia d’Italia saltando il Risorgimento. Bisogna invece partire da 3 provvedimenti: il primo è il decreto che ha centralizzato la competenza per il rilascio delle valutazioni di impatto ambientale degli impianti di taglia grande dalle regioni allo stato. E’ stato adottato sotto il governo Renzi. Il secondo è la strategia energetica nazionale adottata sotto il governo Gentiloni su proposta del ministro Calenda. Il terzo è il Piano nazionale energia e clima adottato dal primo governo gialloverde Conte. Questi provvedimenti hanno in comune due cose: la prima è che non è mai stata coinvolta l’Ing. Todde in quanto priva di incarichi governativi, la seconda è che hanno avuto tutti i pareri favorevoli delle Regioni, istruiti in Conferenza dall Regione Sardegna regione capofila, durante il governo regionale Pigliaru.
    2) I 6 GW non sono certo il fabbisogno della Sardegna ma il contributo della Sardegna alla strategia energetica nazionale e al raggiungimento degli obiettivi europei fissati a COP21. Da dove arriva questo fabbisogno? Facile: la Regione Sardegna è la regione europea con il maggiore irraggiamento solare annuo (cioè ore di sole sul totale annuo) assieme alla Sicilia e alle regioni del sud della Spagna e Portogallo. Con la differenza che, rispetto a queste regioni, presenta anche un’alta ventosità costante durante tutto l’anno. Le condizioni perfette. Non credo servano altre spiegazioni.
    3) Quanto alla dorsale del metano, si tratta di un progetto fallito in partenza e non per questioni politiche o sindacali ma per questioni meramente economico-finanziarie. Chi paga? Non sicuramente la Regione che si potrebbe accollare tali e neanche i fondi comunitari che dal terzo millennio non finanziano più opere del genere. L’unica soluzione è accollare i costi sulla tariffa nazionale ma per fare questo ARERA (l’autorità nazionale per l’energia) pretende che sia rigorosamente rispettato il criterio costi/benefici. Non credo ci voglia un genio dell’economia per capire che questo criterio non potrà mai e poi mai essere rispettato.
    4) Vado off topic per parlare di un argomento di cui nessuno parla. La multinazionale Vittol ha comprato la Saras dalla famiglia Moratti. La Saras è da decenni in perdita sulla raffineria e fino al 2020 le perdite sono state abbondantemente compensate a bilancio con la produzione di energia sfruttando gli incentivi del CIP6. Ora tutto questo non è più possibile, i Moratti vendono e una multinazionale compra. Tutto ok? Nessun problema all’orizzonte, Presidente Todde, Assessori Manca, Laconi e Cani?

  15. Antonio Muscas says:

    Oh Vito, est ca calincun’orta tocat a lìgi puru, no sceti a iscriri

    COMUNICATO STAMPA del 10 giugno 2024
    Apprezziamo la disponibilità al dialogo della presidente che nel lungo confronto di ieri ci ha permesso di approfondire molti aspetti e comprendere la strategia da loro messa a punto sulla vertenza energia. Ma non c’è stata, come dichiarato dalla presidente, nessuna presa d’atto da parte dei comitati che questo percorso sia l’unico possibile. La nostra posizione su questo aspetto è infatti esattamente contraria, così come restano in piedi numerosi punti oscuri.
    In un confronto durato più di tre ore abbiamo affrontato numerose questioni e dobbiamo purtroppo constatare di essere molto lontani da una soluzione che possa definirsi ragionevole e, anzi, su alcune questioni, di soluzioni al momento non se ne intravedono proprio.
    Allo stato attuale delle cose:
    – I siti di Barumini e Saccargia sono compromessi perché i progetti di Fer nelle loro prossimità sono stati definitivamente autorizzati;
    – i 6,2 GW di rinnovabili assegnati alla Sardegna non sono stati argomento di discussione col Governo e non emergono da alcuna analisi dei fabbisogni dell’isola;
    – non è stato richiesto al Governo né ottenuto un tetto massimo alla potenza installabile,
    – l’eolico a mare resta totalmente fuori dalla competenza della regione e non è stato messo in discussione;
    – restano in piedi tutte le oltre 800 richieste di connessione complessive tra fotovoltaico, eolico a terra e a mare per quasi 58 GW di potenza complessiva;
    – sui progetti già autorizzati e quelli che lo saranno da qui alla pubblicazione delle linee guida non vi potranno essere interventi, salvo cercare un confronto col Governo per analizzarli uno per uno
    – sul tyrrhenian link non c’è alcuna presa di posizione;
    – sul metano le versioni della presidente sono discordanti: mentre durante il confronto ha affermato che sarebbe servito per i caseifici (tesi subito smontata) e per convertire le centrali a carbone, alla stampa ha detto invece che saranno i 6,2 GW di Fer che il coordinamento contesta a essere utili per la sostituzione delle centrali a carbone “di cui nessuno parla” (?).
    Siamo consapevoli della gravissima situazione ereditata dalla presidente e da questa maggioranza, conseguenza di atteggiamenti complici e remissivi da parte delle giunte precedenti e frutto delle continue e ripetute prevaricazioni da parte dei governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia, ma oggi la Sardegna si trova a un bivio e sta rischiando di imboccare una strada senza possibilità di ritorno con conseguenze permanenti e devastanti sul territorio e il futuro dei sardi, e per far fronte a quest’emergenza abbiamo necessità di coraggio, determinazione e preparazione. Proprio in merito a quest’ultimo aspetto, contestiamo i proclami entusiastici e ci attendiamo invece un atteggiamento più rispettoso della nostra posizione che, nella piena volontà di collaborare attivamente alla risoluzione di questa complicata vertenza e con la promessa ottenuta di consultarci prima di ogni snodo fondamentale del processo decisorio, rimane molto critica sulla posizione della giunta e sul suo atteggiamento nei confronti del Governo centrale. Governo non amico e verso il quale, possiamo constatare, si sta riponendo probabilmente troppa fiducia, rinunciando a rivendicare pienamente i nostri diritti e a far valere le nostre specificità. Rimaniamo pertanto molto critici in merito all’atteggiamento di questa Giunta nei confronti del governo centrale verso il quale percepiamo un atteggiamento di subordinazione o comunque di soggezione. Non si intende infatti mettere in discussione il decreto Draghi attraverso il quale sono state sottratte le competenze costituzionalmente riconosciute alla Sardegna, ma si punta ad aggirarlo attraverso un piano urbanistico: secondo noi si tratta di una strategia debole e dai risvolti dubbi che può dar luogo a esisti disastrosi. La Todde ha inoltre espresso l’intenzione di avviare una vertenza con lo Stato esclusivamente per le autorizzazioni già concesse ma, a nostro avviso:
    – va rivendicata con fermezza la nostra autonomia statutaria negli artt. 3, 4 e 5 nei temi urbanistico e paesaggistico e la nostra competenza concorrente, ovvero di pari dignità e potere decisionale, in materia energetica;
    – va aperta con urgenza una vertenza per ridefinire, in base al nostro fabbisogno, non solo il limite minimo ma soprattutto quello massimo di produzione;
    – tutti i procedimenti in corso per impianti di taglia industriale devono essere sospesi e bloccata la realizzazione di quelli già approvati, inclusi il repowering e l’eolico a mare: il confronto col Governo non può prescindere da queste ultime tipologie di impianti;
    – il tyrrhenian link va respinto e devono essere immediatamente bloccate le attività di Terna;
    – i diversi progetti di metanizzazione hanno giustificazioni ambigue e non trovano ad oggi nessun riscontro tecnico, economico e ambientale plausibile e pertanto devono essere bloccati.
    La presidente, come dichiarato, è perfettamente in linea con le nostre posizioni? Bene, allora questi sono i punti che anche lei dovrebbe condividere

    COORDINAMENTO DEI COMITATI SARDI CONTRO LA SPECULAZIONE ENERGETICA

    • Grazie Antonio.
      Sulla stampa si parlava però di due vostri comunicati dopo l’incontro con la presidente. Questo è il primo o il secondo?

      • Antonio Muscas says:

        Questo è Il secondo. Perché la Todde all’uscita dall’incontro ha fatto delle dichiarazioni che noi non abbiamo sentito essendo impegnati a produrre un nostro documento, dichiarazioni che non corrispondono al vero, perciò abbiamo dovuto smentire. Lei, inoltre, un’ora prima dell’incontro con noi aveva già depositato un suo emendamento, ma di questo non ha fatto parola. Ci ha anzi inviato a far parte di un tavolo con cui condividere ogni loro proposta.
        Questi atteggiamenti come si definiscono dalle tue parti?
        Se vuoi ti mando tutte le carte a evidenza di quanto sto dicendo

      • Antonio Muscas says:

        Voglio anche aggiungere che i comitati sono composti per la maggior parte da persone comuni che si stanno ribellando ad un assalto alla Sardegna senza precedenti. Tu chiedi quanti sono i GW necessari e sentirai tante risposte diverse, ma una posizione invece è comune per tutti e cioè che questi 58 GW di richieste sono una follia e rappresenterebbero una devastazione senza precedenti e senza possibilità di recupero. Inoltre, sebbene potresti sentire pareri e opinioni diverse in merito alle proposte, i documenti del coordinamento rappresentano la linea condivisa. In tutti i casi, la domande che ti rivolgo sono:
        1 – abbiamo secondo te un problema, l’ennesimo, in Sardegna che si chiama assalto speculativo?
        2 – è importante il colore delle mutande di chi protesta, o è più importante la ragione della protesta?
        3 – tu da che parte stai?

      • Caro Antonio, in queste ore sono oggetto di critiche da parte dei comitati, di cui mi sorprende però una pochezza argomentativa diffusa. E anche tu, perdonami, con queste tre domandine non ti mostri all’altezza di un ragionamento che ho provato, evidentemente senza riuscirci, a rendere più alto.
        Ma cosa vuol dire “Da che parte stai?”. Ma che domanda è? Ma veramente ti permetti di eludere le mie domande e di trascinarmi verso il basso in questo modo? Non ci riuscirai. Non sto dalla parte degli speculatori, ma non sto neanche dalla parte dei retori e di chi affronta ideologicamente non politicamente il tema delle rinnovabili.
        Io sto dalla parte di chi ragiona, di chi prova a farsi domande e non vuole farsi strumentalizzare da nessuno. Nemmeno da voi.
        Nessuno mette in dubbio che 58 GW di richieste siano una follia. Ma ora il numero è un altro: 6,2. Troppo alto? Troppo basso? Entrate nel merito, dite chiaramente in che modo la Sardegna deve contribuire alla transizione ecologica. C’è scritto nei vostri documenti? Qualcuno l’ho letto e ti dico che non ho trovato le risposte alle mie domande.
        Ma sono pronto a cambiare idea perché non ho posizione precostituite da difendere. E forse è questo che più vi infastidisce: aver dovuto leggere che la manifestazione di Saccargia non è andata come vi aspettavate. E voi lo sapete benissimo.

      • Antonio Muscas says:

        Un giornalista solitamente le domande le fa prima di scrivere un articolo, non durante, né dopo. Soprattutto, non riprende le sintesi degli altri giornalisti e le fa apparire come posizione dei comitati; non sminuisce l’enorme sforzo di comuni cittadini che volontariamente e con le sole proprie forze stanno dedicando il loro tempo e parte della loro esistenza a condurre una lotta impari contro le multinazionali. A Saccargia eravamo pochi? molti? Eravamo quelli che eravamo. Non c’erano consiglieri regionali né parlamentari, questo è certo.
        6,2 GW sono troppi?
        Una domanda di questo genere è un’offesa alla tua persona. Ma davvero il problema si riduce a quanti giga? Ci stanno portando via la terra, Vito. Vengono e, dove non raggiungono un accordo coi proprietari, espropriano. Stanno attaccando i nostri beni più preziosi, certo, con la complicità di molti sardi, inclusa buona parte della stampa, di partiti e movimenti “ecologisti”.
        Ma, se uno viene e ti dice mi devi concedere una stanza, dopodiché ti porta via la casa e il terreno interi e te li fa pure pagare, la domanda è davvero: una stanza è troppo?
        E, a proposito dell’Unione, una cosa la voglio dire: meno male che Zuncheddu e Pili ci sono, perché se aspettavamo gente come te stavamo freschi.
        E comunque, restiamo a disposizione per ogni chiarimento che non sia, per ovvie ragioni, nei commenti di questa pagina

    • Gabriele says:

      Il tyrrenian link bloccato? Ma stiamo scherzando? Un opera di enorme valore pubblico definitivamente approvata e finanziata del valore di 2 miliardi interamente italiana non la può bloccare nessuno tanto meno i due gatti dei comitati che non hanno alcuna legittimazione popolare…riguardo alle famigerate 800 richieste di connessione le faccio presente che la stragrande maggioranza di queste richieste non ha ottenuto neanche una soluzione tecnica di connessione idonea o economicamente sostenibile….quindi stiamo parlando del nulla

      • Caro Gabriele…
        Il “magnifico” Tyrrenhian Link, costa 1,9 + 1,9 G€ in combinazione “Full”, cui vanno aggiunti gli oneri per a realizzazione di impianti termo-elettrici (a gas se in Sicilia o… a gasolio se realizzati in Sardegna, visto che gas non ne abbiamo) per una potenza variabile da 550 a
        1250 MW , che la stessa TERNA reputa “indispensabili per l’equilibrio della Rete elettrica Sarda e Siciliana, in conseguenza dell’operatività del Tyrrhenian Link”
        Il tutto per oneri stimati dalla stessa TERNA variabili da 2,9 a oltre 3,5 G€, che chiaramente si assommano a quelli del solo, Meraviglioso Tyrrhenian Link…
        Ops… dimenticavo… impianti termoelettrici con TANTI CARI SALUTI alla “decarbonizzazione” , alla “svolta green”… alla “transizione ecologica” e simil-smenate…
        Ops-2…
        Quasi dimenticavo di dire che i 511 km di cavo Sardegna-Sicilia e e due stazioni di conversione di Selargius e Termini Imerese butteranno letteralmente a mare (dati da ricerche di Consulenti- UE, da ENTSO-E e da Divisione R&D di ASEA BROWN BOVERI) circa il 33% dei teorici 1000 MW trasportati…
        Se poi dalla Sicilia vogliamo trasferire i 1000 Mw fino a Battipaglia, in Campania, per gli ulteriori 470 km bisogna considerare una ulteriore perdita di circa il 23,5%…
        Per un TOTALE PERDITE di OLTRE il 56%…
        Ovvero buttando a mare circa 560 Mw dei 1000 inizialmente immessi e regolarmente retribuiti dal GSE pescando direttamente dalle bollette dei malcapitati Utenti del Sistema Elettrico Nazionale…
        In ogni caso… tu stai tranquillo…. non saranno certo i “quattro gatti dei Comitati a bloccare un’opera tanto “fondamentale “…
        No… saranno i Cittadini Italiani TUTTI… non appena verrà diffuso come stanno realmente le cose OLTRE le TROMBONATE e… occhio che qualcuno ha pure il “forcone facile”

  16. Alessandro Murgia says:

    Una precisazione doverosa. Nel governo Draghi la sottosegretaria Todde ha avuto la delega alle vertenze sindacali, e di queste si è occupata con risultati molto apprezzabili: circa 60 vertenze risolte su un centinaio. I risultati sarebbero potuti essere migliori se il suo incarico fosse durato più a lungo. Non avendo avuto deleghe in campo energetico, che invece ha avuto come sottosegretaria del governo Conte2, non ha partecipato alla filiera decisionale che ha generato il rischio di speculazione energetica nel territorio sardo. Chiarito questo punto e fatta salva la buona fede dei Comitati per la difesa del nostro territorio, mi sembra che si stia facendo un processo alle intenzioni (di Alessandra Todde), invece che un’analisi puntuale di quanto lei ha dichiarato di voler fare: individuare le aree idonee ad ospitare gli impianti di produzione di energie rinnovabili, promuovere le comunità energetiche rinnovabili (CER), organizzare una fase transitoria di fornitura energetica ai tre poli industriali energivori di Cagliari, Porto Vesme e Porto Torres in attesa di poter mettere in campo la produzione di energia rinnovabile necessaria. Si tratta di un provvedimento transitorio che consenta di chiudere le centrali a carbone e a ridimensionare drasticamente la produzione di energia da fonti fossili in Sardegna. Anche il Tyrrhenian Link va visto come uno strumento di accompagnamento alla transizione energetica sarda. L’obiettivo finale è la “sovranità energetica” nella produzione e nella proprietà diffusa dei mezzi di produzione. Nel programma di governo regionale sono previsti anche il potenziamento del sistema degli accumuli idroelettrici e delle reti di distribuzione, la definizione dei criteri per l’agrivoltaico, le mini-centrali idroelettriche e gli impianti fotovoltaici galleggianti sui bacini artificiali. Condivido tutte le preoccupazioni dei Comitati, ma Alessandra Todde non va identificata come la loro controparte, ma come l’interlocutrice privilegiata per realizzare in Sardegna una transizione energetica progressiva, democratica e veramente efficace.

  17. Giorgio Galleano says:

    Mi sto un po’ stufando di veder ricondotto ogni problema alle miserie della politica (o dell’editoria) locale: siamo di fronte ad un’offensiva estrattivista che dietro la maschera della “transizione” farà piazza pulita (in Sardegna come nel Mugello o in Salento) di paesaggio, cultura, biodiversità, sorgenti e relative tutele legali-costituzionali. In questo scenario è indifferente chi sia il titolare del governo locale pro tempore, visto che le decisioni sono prese a livello sovranazionale.
    Che poi a Saccargia -al netto dei comitati locali giunti da tanti paesi- ci fossero soprattutto “professionisti della protesta” (qualunque cosa ciò voglia dire) è la conferma di quanto gli attuali partiti (a partire dalla cd sinistra) e purtroppo anche sindacati e associazioni di categoria abbiano abdicato al proprio ruolo, cosa del resto consona allo status coloniale della Sardegna (e dell’Italia).

  18. Vincent says:

    5-6000 persone da tutta l’isola in un sabato di inizio estate non sono tantissime ma neanche poche. La questione è complessa e non è facile da liquidare in poche righe, ma i comitati hanno già detto più volte che transizione energetica vogliono, basterebbe assistere a qualche assemblea pubblica in tutta l’isola o leggere qualcuna delle centinaia di osservazioni che vengono presentate ai progetti. Comunità energetiche, produzione nei luoghi di consumo così come scritto nelle direttive europee e nel rispetto di ambiente, archeologia, peculiarità economiche del territorio e paesaggio. Sostenere che migliaia di persone tra comitati, cittadini e associazioni si limitino a seguire la linea di Mauro Pili o a dire che la Todde è inaffidabile è una visione estremamente miope. C’è una fetta di società che si oppone alla speculazione energetica da anni, oltre ai comitati si pensi ai comuni che si ritrovano sommersi da decine di progetti, o alle soprintendenze che faticosamente provano a bloccare questo scempio. Mai letto ad esempio qualche documento della soprintendenza speciale per il pnrr? Dai Vito, rileggi quello che hai scritto e impegnati un po’ di più, ce la puoi fare

    • Evita la facile ironia, anche perché temo che cinquemila persone a Saccargia ci fossero sono nella fantasia di qualcuno.
      Ho posto delle domande, attendo delle risposte.

      • Vincent says:

        Va bene, mettiamo anche che ci fossero dieci persone. Cambia la portata della questione? Il rischio della devastazione del territorio sparisce? Si parla di oltre 800 progetti con richieste per produrre energia per 50 milioni di persone. E qua si vuole ridurre la questione a una bega tra i comitati, Pili e la Todde. È un’analisi che francamente dimostra una scarsa conoscenza della questione, altro che alzare il livello del ragionamento. È sufficiente andare sul sito del Mase, leggere prima i progetti relativi alla Sardegna e poi le osservazioni presentate dai comuni, dalle associazioni e dei comitati che si oppongono a questa follia. Troverai tante delle risposte che cerchi. Alcune te le hanno già date nei commenti, le altre come giornalista non dovresti avere troppe difficoltà a trovarle.

      • Forse non hai letto il post. Ho scritto in apertura questo: “Un fallimento? Le idee non falliscono, sia chiaro: ma le manifestazioni sì”.
        Dopodiché, io ho posto delle domande. Se qualcuno vorrà rispondere, ringrazierò.

  19. Gabriele says:

    Esattamente la dorsale del gas è l obiettivo finale…opera ad oggi totalmente inutile e anacronistica che tra l altro comporterebbe una marea di espropri privati..il gas algerino deve rimanere in Algeria non dobbiamo più dipendere da paesi stranieri sotto il profilo energetico…e inoltre il gas è inquinante e non si concilia con gli obblighi comunitari e internazionali assunti dall Italia (obblighi che per qualcuno innamorato del gas sono irrilevanti)…trovo poi raccapricciante la contestazione del
    tyrrenian link opera di altissimo valore strategico e di elevata ingegneria interamente italiana completamente finanziata (anche dalla Europa )

  20. Ci sono diverse inesattezze in questo articolo, leggi l’ultimo comunicato dei comitati e troverai che hanno preso posizione sul metano, ma non è l’unico documento in cui se ne parla.
    Troverai, nella carta dei valori, condivisa dal coordinamento e che qualsiasi comitato che entra deve accettare, che non sono contrari alla transizione.
    Leggendo i dati, e non la disinformazione ideologica che alcuni esponenti di fff contribuiscono a diffondere, scoprirai che sì, le centrali a carbone inquinano, ma esportiamo il 35-40%. Dunque, iniziamo a ridurre l’export, chiudendo una centrale a carbone. I consumi privati sardi sono molto bassi, è l’industria (decotta) di Portovesme, ad essere energivora. D’altro canto abbiamo un’altra industria che produce ed esporta energia petrolifera, tanto che l’80% circa dell’export sardo riguarda petroli petroliferi. Insomma, delle due industrie, se una è energivora, l’altra la produce, se sommiamo tutte le esportazioni energetiche, le conclusioni non lascerebbero dubbi. Dunque inquiniamo non perché siamo sporchi e cattivi, ma perché paghiamo il prezzo di vecchie e nuove servitù. Cornuti e mazziati.

    • Antonio Pinna says:

      Le posizioni dei comitati, delle associazioni e dei comuni sono chiare da tempo e pubblicate non solo sui social, ma anche sul sito del ministero dell’ambiente in risposta ai vari progetti. Rispondono già alle domande dell’articolo, per cui presentare la protesta in questo modo vuol dire non aver fatto neanche un minimo di ricerca e/o essere in malafede. Entrambe cose inaccettabili per un giornalista degno di questo nome, ma anche per un blogger. Mi sa che non è Mauro Pili (che ha assolutamente ragione sulla norma urbanistica, perché l’estensione del PPR alle zone interne avrebbe bisogno di anni di lavoro per essere fatta come si deve, quindi troppo in questa fase di emergenza) quello in campagna elettorale, qui. Le migliaia di comuni cittadini presenti erano tutti “professionisti della protesta”? Bisognerà informarli, allora, magari le signore orgolesi presenti a Pratobello potranno richiedere un’integrazione alla pensione. Ma stiamo scherzando?

      • Io però posso rispondere di quello che scrivo, non di quello che non scrivo. Se mi vengono attribuite affermazioni che non ho mai fatto, le strade sono due: 1) mi sono spiegato male. 2) C’è un serio problema di comprensione da parte dei lettori.
        Inoltre, ancora con Pratobello? Ma veramente?

      • Antonio Pinna says:

        No, c’è anche la strada 3: si capisce benissimo ciò che c’è scritto nell’articolo, nonostante i tentativi di nascondersi dietro a un dito. E sì, Pratobello. Perchè la situazione è la stessa, con lo stato e chi lo supporta dalla parte sbagliata della storia e nemici del popolo sardo. Cos’è, la verità brucia?

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