Dopo un mese di proclami, festeggiamenti, buoni propositi e solenni promesse, da qualunque parte si guardi la nuova giunta Todde non si può che restare un po’ perplessi. L’elenco degli assessori scorre davanti ai nostri occhi una, due , tre volte: e poi il sopracciglio si inarca, lo sguardo diventa dubbioso e cerca complice gli occhi di qualcuno a cui chiedere: “Ma questo chi è? Tu lo conosci?”. Anche per chi bazzica negli ambienti della politica, un terzo della giunta è composto da perfetti sconosciuti. Questo un limite o un valore? Non saprei.
Dopo settimane in cui nei giornali sono circolati nomi di tutti i tipi, l’impressione, è che si sia passati dallo slogan “uno vale uno” a quello “uno vale l’altro”. La ruota della fortuna ha smesso di girare e come per incanto Rosanna Laconi sarà assessora all’Ambiente, Barbara Manca ai Trasporti, Ilaria Portas alla Pubblica istruzione, in attesa di una fra Sabina Bullitta o Luisa Giua Marassi agli Affari generali (ma si fa il nome anche di tale Maria Elena Motzo, che confesso non avere mai sentito nominare).
Capisco bene che per fare una giunta si debba tenere conto di tanti fattori (e una analisi la avevo già proposta nel post “Come comporre una giunta regionale? Viaggio nella giungla dei criteri possibili”): stavolta però a me sembra che prevalere sia stato prepotentemente quello dell’appartenenza partitica : la competenza è passata evidentemente in secondo piano.
Le richieste della politica sono state tutte accontentate. Subito Todde ha derogato alla richiesta di limitare il numero di consiglieri indicati come assessori. Dovevano essere al massimo tre e invece saranno cinque: il Pd Giuseppe Meloni al Bilancio, il Progressista Gianfranco Satta all’Agricoltura, la grillina Desirè Manca al Lavoro, Antonio Piu di Avs ai Lavori pubblici e Franco Cuccureddu di Orizzonte Comune al Turismo.
Poi ci sono scelte che lasciano perplessi. Dopo avere annunciato la sacra battaglia contro l’eolico, è opportuno aver accettato dal Pd l’indicazione di Emanuele Cani all’Industria, essendo l’ex segretario regionale del partito ed ex deputato impegnato professionalmente nel settore delle energie rinnovabili?
Mentre appare coerente la nomina del docente Francesco Spanedda all’Urbanistica, l’altra indicazione presidenziale, quella della ex assessora a Quartu Barbara Manca ai Trasporti, non è facilmente spiegabile, se non forse che (ma potrei sbagliarmi) siamo davanti alla concessione mascherata del quarto assessore al Pd.
Quindi, solo la logica di una lottizzazione neanche tanto troppo soft aiuta forse a capire in pieno il criterio che ha guidato la presidente Todde per la composizione della sua giunta. E dopo le poltrone assessoriali, ora ci saranno i posti di sottogoverno da assegnare (ai Cinquestelle, ad esempio, andranno i capi di gabinetto degli assessorati al Bilancio e ai Trasporti), tutti col bilancino partitocratico.
Ecco perché a me sorprende molto la nomina dell’assessore alla Sanità il romano Armando Bartolazzi. La neo presidente oggi ha affermato di averlo voluto soprattutto per provare a spezzare quelle logiche politiche che soffocano la sanità. Le stesse logiche però che hanno determinato la nomina di quasi tutti gli assessori.
C’è dunque qualcosa che non torna, da qualunque parte la si guardi la giunta Todde sembra avere concesso troppo ai partiti (che hanno premiato in alcuni casi anche delle figure impalpabili, forse per poterle controllare meglio) e troppo poco alla voglia di rinnovamento di cui la Sardegna ha disperatamente bisogno.
Ma potrei sbagliarmi.
Buon lavoro alla nuova giunta regionale.
La montagna ha partorito il topolino. Se fossimo negli anni settanta, si definirebbe Giunta balneare ma purtroppo ce la dovremmo tenere almeno due anni. Mi ricorda molto la prima Giunta Pigliaru con pochissimo spessore politico (allora tenuto su da Paolo Manichedda, oggi da Franco Cuccureddu) e tanti buoni propositi che, in buona fede, pacificamente naufragarono. La nomina più preoccupante è quella sanità perchè dimostra in maniera lampante due cose: la prima: la Presidente non è quella figura indipendente tutta di un pezzo che non si lascia scalfire da nulla e da nessuno; la seconda: la Presidente non ha capito che si gioca tutto, da subito, sulla sanità e che, da questo momento, ogni minimo disservizio verrà imputato non all’Assessore Bartalazzi ma direttamente a Lei, incrinandone di volta in volta la buona nomea che finora possiede, ancora per poco. Peccato.
Bentornato, Vito! Si sentiva la mancanza di una voce con un minimo di indipendenza!
Che si sia delusi o perplessi è normale. Da quando il bipolarismo all’anglosassone è stato surrettiziamente introdotto nell’assetto istituzionale italiano, finendo nella sostanza per sfasciarlo quasi completamente, i due principali schieramenti affrontano le elezioni come se all’eventuale vittoria dell’avversario dovessero seguire sfracelli, dai famosi cosacchi che abbeverano i cavalli in piazza San Pietro fino alle sette piaghe d’Egitto.
Invece, verosimilmente, saremo di fronte all’ennesima giunta tra il mediocre e il sufficiente, più tendente al mediocre e non del tutto conforme ai criteri di competenza tanto strombazzati dalla Todde.
Per esempio, con tutto il rispetto per il consenso popolare ottenuto in quel di Sassari, sicuramente ben maggiore di quello del “simpaticissimo” coordinatore grillino Ettore Licheri che a suo tempo non riuscì neanche a farsi eleggere consigliere comunale, Desiré Manca al Lavoro rispetto ad Ada Lai mi sembra un deciso downgrading quanto alle competenze.
E anche il “papa straniero” piazzato alla Sanità, sembra essere lì soprattutto perché persona di stretta fiducia del Movimento 5 Stelle nazionale, tanto da essere stato sottosegretario del governo Conte I, quello in cui lo straordinario, imprescindibile riferimento della sinistra, non ricordo alla lettera le stronzate di Zingaretti riguardo a “Peppiniello Apulo”, governava fianco a fianco con Salvini.
Per giunta, rischiamo di nuovo Zedda come sindaco di Cagliari, come se Truzzu non avesse fatto abbastanza danni.
E vabbeh.
Molti si sono risolti a votare per la Todde proprio per il timore di un’eccessiva dominanza postfascista nel centrodestra a trazione FdI, quando, invece, nello schieramento di destra c’è stato un significativo riequilibrio a favore delle forze moderate e a discapito dei Meloni boys.
Il che non è successo nell’altro schieramento, dominato dai 5 stelle e dalla sinistra radicale, al netto del “papa straniero” Cuccureddu, giunto direttamente dal centro destra, che quanto a giravolte può dare lezioni a Maninchedda.
Non ci resta che piangere. E sperare, chissà, nel TAR …
Oggi non posso che augurarti un felice compleanno e mandarti un abbraccio.
Grazie cara! Un abbraccio forte!
Cumbida
Mi stupisco dello stupore.
Per vincere ha messo su 11 liste, e quelle hanno fame.
Tutto come da aspettativa
Aspettiamo la prova dei fatti, per esempio a partire dalla moratoria sull’eolico
Aspettiamo di vederli all’opera, soltanto dopo potremo esprimere dei giudizi compiuti sul loro operato e la coerenza programmatica della coalizione. Detto ciò, credo che in tanti di coloro che li hanno votati, i dubbi che vengono evidenziati, fossero ben presenti, proprio per le ragioni esposte. Aspettiamo tutti di essere smentiti dai fatti. Buon lavoro alla nuova giunta.