Politica / Sardegna

Come comporre una giunta regionale? Viaggio nella giungla dei criteri possibili

Li avete riconosciuti?

Dopo l’attesa del voto, l’attesa della giunta. Che arriverà almeno fra un mese: ma questo non significa che la neo presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde non stia già facendo le sue valutazioni. Come si compone, infatti, un esecutivo? Quali sono i criteri che portano alla scelta di dodici assessori?

Sia chiaro: l’esperienza ci ha insegnato che non bisogna aspettarsi un Dream Team. Nemmeno la tanto osannata giunta Soru lo fu, ed è un errore pensare che ora la politica divida con altri un potere che già ha reclamato per sé, ad esempio decidendo di non coinvolgere i cittadini nella scelta del candidato alla presidenza della Regione.

Quella guidata da Alessandra Todde sarà dunque prima di tutto una giunta politica. Dimentichiamoci la società civile, gli esperti, i professori. Per loro non ci sarà posto nella lista dei dodici, che saranno tutti esponenti dei partiti che hanno contribuito alla vittoria del 25 febbraio.

La giunta dovrà poi essere composta tenendo conto di due ferrei criteri. Il primo è quello (sacrosanto) di genere: sei uomini e sei donne. E già questo sarà uno scoglio da affrontare, posto che di donne nei partiti ce ne sono poche e che nessuno (a parte il Pd, che sa già che almeno due assessore dovrà indicarle) vorrà cedere potere a chi potere ne ha sempre avuto poco.

L’altro criterio è poi quello della provenienza territoriale: tutte le grandi aree della Sardegna dovranno essere equamente rappresentate. È giusto? È sbagliato? È così. E già solo questi due criteri (genere e territorio) complicano un gioco già di per sé non semplice.

Poi ci sono i giochi politici in senso stretto. A chi va la presidenza del Consiglio regionale? Consuetudine e buonsenso vorrebbero che ad esprimerla fosse il Pd, in quanto primo partito della coalizione vincente, guidata da una esponente del Movimento Cinquestelle. Ma siamo sicuri che il Pd voglia questa poltrona? E se la cedesse alla grillina Desirè Manca, in cambio di un assessorato di peso? 

Chissà. Sta di fatto però che reclamare la carica di presidente del Consiglio potrebbe essere il segretario del Pd Piero Comandini. A quel punto si dovrebbe dimettere dalla carica del partito. E la Manca cosa farebbe? Le darebbero un assessorato? 

Ma se invece Comandini volesse candidarsi a Cagliari? Pretesa legittima, che si scontrerebbe però con le aspirazioni dell’ex sindaco Massimo Zedda che ha già detto di volersi presentare alle primarie. Ma siamo sicuri che le primarie nel capoluogo si faranno? Il coordinatore del M5S Ettore Licheri ha già detto di non volerle, e così Sinistra Futura. Dunque, come se ne esce? Magari trovando un posto in giunta per Zedda? Il puzzle è sempre più complicato.

Poi c’è l’annosa questione dell’incarico assessoriale affidato a consiglieri eletti: che si fa? Comandini, in una recente intervista all’Unione Sarda, è stato salomonico: “Si decide a seconda dei casi”. Che vuol dire tutto e niente.

E i “trombati”, ovvero i candidati consiglieri rimasti fuori dall’aula di via Roma per un pugno di voti? Potrebbero essere ricompensati con una poltrona assessoriale?

Andiamo avanti. Cosa ci sarebbe di sbagliato se Todde volesse premiare chi ha organizzato con grande fatica e competenza la sua vittoriosa campagna elettorale? Sono persone di provate capacità e di cui la presidente si fida: perché rinunciare al loro apporto? Ma la loro nomina sarebbe in quota presidenziale o sarebbe imputata ai partiti a cui sono iscritti? Bella domanda.

Dopodiché, Todde ha annunciato di voler agire seguendo anche i criteri di competenza e di discontinuità. Due termini scivolosi, sui quali è bene intendersi.

La competenza, ad esempio, deve essere principalmente tecnica o politica? Perché l’esperienza ci ha insegnato che non basta sapere tutto di un certo argomento se poi non si conoscono le regole della politica e si pretende di imporre, ad esempio al Consiglio, provvedimenti calati dall’alto. Una competenza richiesta deve essere anche quella dell’ascolto, spesso assente in chi pensa di sapere tutto (vi ricordate i professori della giunta Pigliaru?).

E discontinuità, cosa significa? Non certo “rottamazione”, posto che la classe dirigente del centrosinistra è quella che è e non possiamo certo permetterci di mettere ai posti di comando dei perfetti (per quanto onestissimi) sconosciuti. Forse la vera discontinuità la deve segnare la presidente, chiedendo ai suoi assessori (che magari avranno già mangiato pane da sette forni, come dice il saggio) di agire diversamente rispetto al passato. Con un nuovo approccio, una nuova consapevolezza.

In tutto questo poi non abbiamo ancora tenuto conto della rivoluzione annunciata, cioè quella della ridefinizione delle deleghe assessoriali, che saranno completamene stravolte. Quello che ci attende non riusciamo neanche a immaginarlo.

Insomma, le variabili di cui la presidente Todde e i partiti dovranno tenere conto per scegliere gli assessori sono circa una decina e sfido chiunque a provare anche solo per gioco a comporre una giunta tenendone conto. 

Per questo sono sicuro che quando l’esecutivo verrà presentato in tanti storceremo il naso e in molti avranno una crisi di rigetto. Non facciamoci illusioni, sappiamo come va il mondo.

Una cosa però è certa: le persone prescelte potranno essere anche non di primo pelo, ma nuovo dovrà essere il loro approccio ai problemi. Serve una nuova responsabilità, una nuova consapevolezza. Con questa speranza i sardi hanno votato Alessandra Todde. A garantire sarà lei. E buona fortuna: ne abbiamo tutti disperatamente bisogno.

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5 Comments

  1. Antonio Casini says:

    Non mi hanno ancora chiamato per l’Assessorato alle Varie ed Eventuali.
    E non capisco ancora quale criterio mi abbia fregato.

  2. Passami la battuta, più che un articolo sembra un antiemetico, propedeutico al mercato delle vacche che (come fece Solinas) ci apprestiamo ad assistere.

    • Non si tratta di mercato delle vacche o di spartizione di poltrone. Ma la formazione della Giunta significa che si deve tenere conto dei voti degli elettori perché devono essere rappresentati dalle persone che hanno votato, dai partiti che hanno votato. Votare i candidati di partiti significa indicare da chi si vuole essere rappresentati

  3. Francesco says:

    Ci tocchera’ riassistere all’assalto dei “professori” di Dirindinmemoria.
    Con un piddi nazionale assetatissimo di poltrone date le innumerevoli sconfitte in tutti i campi questa occasione sarda ottenuta per una migliaiata di voti della Todde non se la lasceranno scappare. Personalmente mi auguro venga affidato l’assessorato alla Sanità alla Manca perchè i pop corn son pronti.
    saluti

  4. Giovanni says:

    Bisogna saper resistere al richiamo della giunta delle “competenze” perché è l’anticamera della giunta dei professori di pigliariana memoria e il finale sarebbe scritto (vedasi esiti delle elezioni regionali 2019). E non solo perché questi non sanno ascoltare e non hanno il polso del paese reale ma anche perché non sanno comunicare con la complessa macchina amministrativa regionale che è quella che da attuazione agli indirizzi politici. La giunta Todde dovrà essere una giunta politica, con una massimo due caselle dedicate ai tecnici, perché ora più che mai in Sardegna c’è bisogno di buona politica. Sarà poi ogni assessore a doversi circondare di uno staff di competenze che deve essere a supporto della politica e non il contrario.

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