Antonio Piras è un elettore di Tiana e in questo suo intervento risponde alla lettera aperta di Peppino Mura. Il blog attende altre riflessioni.
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Gentile Vito,
accogliendo il suo invito alla discussione, mi permetto di rispondere alla lettera di Peppino Mura e, in particolare, ad alcune considerazioni ivi esposte.
Viene detto, in primis, che l’operazione di Soru accresce la confusione tra gli elettori. Credo, invece, che si possa affermare l’esatto contrario: ossia, che – finalmente – si sta facendo chiarezza su tanti aspetti della politica regionale. Innanzitutto, sul fatto che i principali partiti operanti in Sardegna rispondano pedissequamente a richieste provenienti dai dirigenti nazionali (le dichiarazioni di Fassino riportate da Repubblica confermano quanto la stampa ha anticipato già in primavera). La scelta non è maturata in Sardegna ma a Roma, da tempo; ed essendo in gioco equilibri nazionali, non può essere messa in discussione. Va accettata senza se e senza ma.
Dall’equilibrio nazionale così delineato, che vede in gioco altre regioni nonché le Europee, possono essere spiegate, a cascata, numerose questioni: l’utilizzo delle primarie a seconda delle convenienze del momento (nel 2014 sì, oggi no); l’accettazione delle contraddizioni dei Cinquestelle (dal “mai al tavolo col Pd” del 2022 a un’alleanza imprescindibile un anno dopo); soprattutto, l’ambiguità su tematiche fondamentali per l’Isola: non si può, contemporaneamente, perseguire l’interesse della Sardegna e quello nazionale, in materia di energia (il Thyrrenian Link, promosso dalla Todde, è la conferma che quelle pale eoliche in eccesso servono al Nord e non a noi, come confermato da Terna); il dimensionamento scolastico, che non tiene conto delle peculiarità delle nostre zone interne; le esercitazioni militari utili alla Nato e non certo ai sardi; l’individuazione di aree sarde poco abitate per impiantarci depositi di scorie; l’esodo dei nostri giovani migliori nelle Università del continente; le scelte sui trasporti e così via.
La lettera di Peppino Mura, come altre posizioni del medesimo tenore, non colgono come sia in atto, in Sardegna, un evento epocale: per la prima volta nasce dal basso una convergenza di forze interamente sarde, che mette pienamente in luce queste contraddizioni. E poiché questa alleanza ha testa e cuore in Sardegna, tali incoerenze vengono, finalmente, introdotte nella campagna elettorale con decisione e senza ipocrisie; senza, soprattutto, la mediazione di chi, da Cagliari, deve rendere conto anche a Roma.
Come si sarebbe svolta questa campagna elettorale senza l’ingresso di Soru? Sonnolenta e inconcludente; come, del resto, il dibattito politico degli ultimi anni, pressoché assente e ravvivato solo da piccole beghe che guardavano al dito anziché alla luna. Da qui nasce l’astensionismo; da qui nasce l’emarginazione di fette vitali di popolazione nonché lo spegnimento di energie vitali provenienti da movimenti e associazionismo, tenute ai margini da partiti che operano in un sistema autoreferenziale, rivolto solo a se stesso e a una ristretta cerchia, per questo incapace di aprirsi alla società e di comprendere i bisogni di chi vive certe problematiche tutti i giorni. Coadiuvato, in ciò, dalla stampa.
Quante volte sono state sollevate queste istanze? Troppe volte si è replicato con l’argomento del voto utile. Arriva, a un certo punto, il momento di squarciare il velo. Il momento è arrivato adesso: non si può continuare all’infinito ad accontentarsi del meno peggio.
A questo sarebbero servite le primarie. Ad aprire un dibattito vero che ora, finalmente, sta nascendo esclusivamente grazie alla mossa dirompente di Soru. Dove e in che modo ha avuto luogo, prima d’ora, il coinvolgimento dei giovani, degli intellettuali, delle associazioni? Dov’era la visione di una Sardegna non limitata a febbraio 2024 ma in grado di guardare ad una distanza di venti o trent’anni? Quali sono stati, da parte di chi ora cerca di rivestirsi di novità utilizzando l’immagine della Todde, i temi di bandiera di questa sinistra che non è saputa andare oltre una sterile opposizione in consiglio regionale? Quando si è svolto un dibattito aspro ed effettivo col coinvolgimento di tutti, sul modo migliore per spendere le ingenti risorse a disposizione in questi anni e, non a caso, rimaste in cassa per incapacità e mancanza di idee?
Ecco perché si rivela sbagliata la conclusione di Mura secondo cui l’intervento di Soru facilita il percorso della destra. La destra viene favorita – anzi, incoronata – a livello sia regionale che nazionale, da una sinistra che da troppo tempo ha smarrito se stessa, che da decenni non è più degna di chiamarsi tale; assente nella sua funzione vitale di presenza effettiva nei territori, nelle battaglie sociali, nella richiesta – aspetto troppo sottovalutato – di una legge elettorale che non sia quella antidemocratica con cui si voterà a febbraio.
Una sinistra che non sa far sognare i giovani e che li lascia scappare all’estero come se non fossero il capitale più importante di questa terra; che si occupa di ordinaria amministrazione, di accontentare pochi fortunati e che continua a proporre agli elettori il solito refrain da vent’anni: sceglieteci, altrimenti vince la destra. La stessa a cui Conte ha regalato il governo nazionale poco più di un anno fa (dopo averlo guidato con Salvini), perdendo credibilità nel momento in cui si propone, egli stesso, come antidoto ai medesimi avversari ai quali ha irresponsabilmente aperto praterie.
La destra si batte proponendo una società migliore, diversa, moderna. Non certo adottando le loro stesse tattiche.
Davanti a queste contraddizioni, non è sufficiente utilizzare, come argomentazione, il curriculum di Alessandra Todde. Renato Soru, a differenza del Campo Largo, sta proponendo un percorso completamente nuovo, con scenari del tutto inesplorati. E chi, davanti al mondo nuovo che sta nascendo in termini di innovazione e modernità, continua a parlare di mere alleanze e calcoli elettorali, di una fredda somma algebrica tra mondi che hanno in mente visioni e scenari diversi, non coglie che il 25 febbraio si scontreranno non due coalizioni, ma due modi diversi di immaginare il futuro della Sardegna.
Antonio Piras
Elettore di Tiana
Molto bella la lettera del sig. Piras che mi pare, non si limita semplicemente ad dare un suo parere positivo sulla candidatura di Soru, ma parla di questioni più alte che hanno a che vedere con il nodo ( questo si centrale ) della Autodeterminazione dei sardi e della speranza di far nascere una classe politica sarda in grado di avere realmente voce in capitolo quando si tratta di temi come il Tyrrhenian Link ( e in generale di gestione delle risorse energetiche ) oppure ad esempio per quando attiene la annosa questione dei collegamenti aereo/navali tra la Sardegna e il resto del mondo………..ciò premesso, e lo dico da elettore che ha sempre detestato Soru e che non lo voterà ( per tutta una serie di ragioni umane e politiche che non mi pare il caso di riepilogare in questa sede )
neppure se mi mettessero sotto tortura, bisogna anche essere intellettualmente onesti e ricordare un piccolo particolare che mi pare sia sfuggito ( o forse sarebbe meglio dire ” lasciato scappare volontariamente dalla porta spalancata ) da tutti i commentatori ostili a Soru che mi hanno fin qui preceduto : ovverossia che Renato Soru sin dal primo giorno in cui è sceso in campo nell’arena politica di queste elezioni regionali, non ha mai detto/preteso una sola volta di voler essere per forza lui il CANDIDATO da opporre alle destre, ma ne ha fatto al contrario una questione di METODO chiedendo fino allo spasimo di scegliere questo nome in maniera collegiale, e dichiarando sin da subito che lui avrebbe accettato qualsiasi altro nome diverso dal suo ( lo ha ribadito anche pochi giorni fa che lui sarebbe disposto a rinunciare alla sua candidatura se anche la Todde lo facesse per ripartire da zero con una metodo condiviso ) se questo fosse scaturito da un confronto vero tra le varie anime del centrosinistra, e non da una imposizione di Segreterie romane ( come ormai anche i bambini dell’asilo hanno capito che sia avvenuto ) nonostante i patetici tentativi della Todde e dei suoi fans sardi di negare l’innegabile…… 🙂 la domanda sorge spontanea…….cosa mai potranno aspettarsi di buono gli elettori sardi, da una aspirante Presidente di Regione che da mesi mente spudoratamente al suo Popolo quando ancora non ha messo le terga in quella poltrona, se davvero questa vincerà la competizione elettorale e potrà fare e disfare quello che vuole…..?????
Pare che sfugga anche un altro piccolo particolare. La candidatura della Todde è stata discussa e approvata in Sardegna dai partiti del Campo Largo Sardo. Che sia stata proposta in continente o meno, cosa tutta da dimostrare, è assolutamente ininfluente. Quello che conta è che sia stata discussa e accettata in Sardegna.
Condivido e sostengo in pieno quanto scritto da Antonio Piras ; la discesa in campo di Renato Soru e’ l’unico baluardo serio alla destra che si presenta per confermare la disastrosa esperienza che ha messo in ginocchio la Sardegna .Dovremo non solo combattere perche’ la campagna di Renato Soru abbia successo ,ma avremo necessita’ che programmi la sua permanenza per almeno un’,,ulteriore legislatura ; i disastri esistenti sono evidenti e cosi’ ampi che una sola legislatura non sara’ sufficiente .Sosteniamolo in tanti perche’ solo lui ha la stoffa di serio amministratore ed illuminato politico che puo’ fare risorgere la nostra Regione ed emarginare il deleterio populismo Contiam-grillino .solo lui ,gia’cifondstore del PD puo’ riuscire a rifondare un partito seriamente di sinistra sardo ,dargli sli e gambe perche’ resista alle forze concentriche nazionali e di noti potentati isolani .
Questi stucchevoli interventi “partigiani” dimostrano come il cosiddetto “centro-sinistra” riesca a dissipare inutilmente tempo & risorse nella ricerca di fratture, anziché di convergenze veramente utili allo Sviluppo della Sardegna
Il tuo commento, a sostegno di un’unitá che esiste solo nella testa dei tifosi della Todde, è un chiaro esempio di stucchevole intervento partigiano, con cui, peraltro, i grillini stanno intasando le bacheche di mezza Sardegna
Mettiamo da parte, almeno per un po’, i miraggi ideologici , le visioni del mondo e i buoni propositi . Possiamo parlare di scelte che si riflettono nella vita quotidiana di tutti? Il mio voto, oltre alla rabbia e alla disperazione ,alla delusione e alla disillusione, dipenderà dalla risposta a semplici domande: 1 cosa si fa per evitare l’estinzione dei ricci. 2 cosa si fa per superare l’illusoria industralizzazione a partire da Portovesme. 3 cosa si fa per le spiagge sottratte alla fruizione libera da balneari e militari. 4 cosa si fa per i centri storici ostaggi di tavolini, musica e maleducazione. 4 cosa si fa perché la scuola torni a insegnare ai ragazzi a pensare con la propria testa. Si potrebbe continuare all’infinito o quasi, tanto sappiamo tutti che a queste domande risposta da queste cosiddette classi dirigenti non verrà mai data, o forse chi lo sa, soffiata nel vento sarà.
Le consiglierei, chiunque vinca, di interpellare la persona che riceverà il suo voto, perché si faccia parte attiva in Consiglio Regionale per avere risposte ai problemi che propone. Sono temi importanti, molto sentiti dalla popolazione, ma i nostri politici vanno spesso risvegliati dal letargo. La scuola ed i suoi programmi vanno rivisti a fondo: da questo punto di vista la Regione gode di una certa autonomia legislativa, di cui finora non si è avvalsa: è ora di riprendere in mano le redini e ripristinare il ruolo educativo e formativo del sistema scolastico, privilegiando proprio l’acquisizione di quegli strumenti critici che formano cittadini consapevoli e attivi nel gestire la propria vita, il proprio territorio, la propria economia – senza farci per l’ennesima volta incantare da industrializzazioni eterodirette e a vantaggio dei soliti potentati economici – la propria cultura e storia. La questione delle piazze invase da bar e ristoranti qui a Nuoro è di grande attualità. Praticamente tutti gli spazi urbani, che nei decenni scorsi sono stati “riqualificati” come luoghi di incontro pubblici, sono stati di fatto privatizzati da esercenti vari. La prima cosa da fare è pretendere che i titolari di questi bar e ristoranti espongano la planimetria degli spazi per i quali è stato autorizzato l’uso, in modo da poter denunciare eventuali abusi. La seconda cosa da fare è fare un’interpellanza in Consiglio Comunale per ridiscutere l’opportunità che gli spazi pubblici, che dal punto di vista sociologico hanno una loro funzione specifica, divengano di fatto aree private utilizzate a scopo di lucro. Per fare questa fine sarebbe stato meglio non “riqualificare” niente. Stendo un velo pietoso su come certe piazzette siano state letteralmente violentate da architetti troppo creativi e fantasiosi. Vicino a casa mia campeggia persino una fantastica piramide di vetro. Anche il discorso della gestione delle spiagge e delle concessioni balneari, in proroga da tempo immemorabile, per le quali l’Unione Europea minaccia sanzioni, è un problema anche di cittadinanza attiva; come pure le tante servitù militari, le industrie inquinanti o, come a Domusnovas, belliche (in barba alle nostre normative costituzionali e ordinarie). Per la questione dei ricci immagino che si riferisca ai troppi ricci di terra che muoiono nell’attraversare le strade: a monte c’è un problema di progettazione delle strade stesse, che dovrebbero prevedere delle zone di attraversamento per gli animali selvatici, come avviene da anni in altre nazioni più sensibili della nostra; a valle sta anche il nostro senso civico nel moderare notevolmente la velocità delle nostre auto, cercando di rispettare e, se necessario, proteggere tutti gli animali che attraversano le strade. Immagino che l’elenco di problemi che avrebbe da proporre sia molto più lungo di quello appena esposto, ma per questo la inviterei a contattare il gruppo territoriale dei 5 stelle più vicino a casa sua per discuterne insieme. Da parte mia lo faccio già anche in famiglia, con gli amici, nel mio luogo di lavoro, in parrocchia e in tutti i luoghi dove, a diverso titolo, c’è una comunità.
Toni forse troppo encomiastici, ma è vero che Soru resta il solo candidato in campo che ha una visione chiara della Sardegna e una capacità di elaborazione programmatica e ideale da cui gli altri competitor sono lontani anni luce.
Qualche giorno fa, tale Marcello (che non so se sia Marcello Cadeddu, Soviet, che ricordo militante di SEL ai tempi d’oro di Massimo Zedda) espresse il concetto che Soru è stato uno dei migliori presidenti della Regione, e dalle sue idee e dalla sua visione si può ripartire, ma senza di lui perché poco convertibile al “gioco di squadra”, per cui avrebbe dovuto generosamente fare un passo indietro a favore della Todde.
Se ci fosse in campo una persona che fosse in grado di portare avanti quello di buono che c’è del “sorismo”, secondo quanto evidenziato da Marcello, forse questa sarebbe una soluzione, e lo stesso Soru aveva affermato che non necessariamente il candidato doveva essere lui. Il guaio è che non c’è, e se non c’è non è certo la Todde. Forse con un po’ più di tenacia avrebbe potuto essere Andrea Murgia, ma ignoro le sue attuali posizioni dopo la candidatura presidenziale per Autodeterminatzione.
Quindi, dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo. E allo stato, l’atteggiamento intransigente e tetragono del “campo largo”, che per quanto si tenti di intorpidire le acque è funzionale soprattutto all’attuazione di accordi romani (non dimentichiamo che la Sardegna è sempre stata un laboratorio politico, e che la segreteria di Veltroni, reduce da una performance non così scadente contro un Berlusconi imbattibile nel 2008, naufragò proprio sulla sconfitta di Soru del 2009, propiziata da tanto voto disgiunto di area PD), non mi sembra che consenta alternative.
Semplicemente e banalmente, se si condivide la visione di Soru, si vota la sua coalizione, che tra l’altro permetterà un range di scelte particolari politico-ideologiche piuttosto ampio, passando da Liberu, dalle posizioni spesso vicine alla sinistra radicale, a +Europa, nettamente filoisraeliana.
Altrimenti, vuol dire che non la si condivide. Il che è chiaramente legittimo, ma politicamente poco onesto se ci si maschera dietro la summa divisio ottocentesca destra-sinistra che spesso nasconde il vuoto e perlopiù personale di sottogoverno pronto ad avventarsi su poltrone e prebende. Anche se quelli di sinistra sono sicuramente più simpatici di quelli di destra, la politica vista come ufficio di collocamento ha decisamente rotto le scatole, specie in un momento di crisi profonda i cui nodi devono ancora davvero venire al pettine.
Alessandra Todde è in grado di realizzare il programma della coalizione, fino a prova contraria. E’ Soru che già ampiamente dimostrato di non saperlo fare.
Oh Vito ma ti credi la Aspesi? Pari la posta del cuore. Te la scrivo io una letterina. Parla di tradimenti e unioni contronatura
Condivido l’analisi, anche se non è esatto che sia la prima volta che nasce un proposta interamente sarda. Nel 2013 c’è stata Sardegna Possibile.
Un’opinione come un’altra senza dati, riferimenti concreti o basi solide, e piena di omissioni. Dove la vede la politica dal basso? Di cosa si può vantare di aver fatto Soru in tutti gli anni passati per la Sardegna? Da chi e da cosa nasce la sua candidatura? Come può dire che non c’erano altre forze in campo quando invece si stava preparando un secondo polo? Mi fermo e lascio aperte le domande a cui, naturalmente, potrei rispondere se non fosse che è un dibattito che non mi interessa.
Gentile Ninni,
non ho capito di quali dati si sarebbe dovuto parlare, visto che avrà capito, se ha letto l’articolo, che questa è una risposta a una riflessione politica generale, e non tecnica su singoli aspetti, pubblicata da Peppino Mura. Il c.d. Secondo Polo, tranne, sistanzialmente, i Rossomori e pochi altri, è confluito nella Coalizione Sarda. Lei, invece, in questa situazione, cosa propone? L’ennesimo partitino dei “purissimi” da 0,1% che alla fine favorisce i partiti nazionali? La Todde? Solinas? L’astensione? Criticare tutto e tutti è facilissimo, ci dica quale sarebbe, secondo lei, la scelta migliore per migliorare le cose e ci indichi chi, secondo lei, sarebbe opportuno sostenere. Grazie
Gentile Antonio Piras, dopo aver letto il suo intervento, ho avuto la sensazione che Renato Soru non avesse mai fatto politica e non avesse mai governato la Sardegna. Sono stato a suo tempo uno dei suoi sostenitori, perché lo vedevo, come lei adesso, come il portatore di un progetto alternativo di sardità. Ci ho creduto e ancora adesso riconosco i suoi ideali e la sua buona fede. Il problema è che alla prova dei fatti Soru si è rivelato completamente inadeguato a gestire la complessità della politica e i rapporti dialettici con la coalizione che lo ha sostenuto; e niente mi fa pensare che, da questo punto di vista, qualcosa sia cambiato. Ricorda quanti suoi assessori si sono dimessi per l’impossibilità di gestire in maniera condivisa, paritaria e – diciamolo – dignitosa l’azione politica all’interno della stessa maggioranza? O abbiamo dimenticato come sia stato azzerato il sistema di formazione regionale, che avrà sicuramente avuto molto da emendare, ma che aveva molti motivi di esistere. Stessa sorte ebbero anche altri Enti Regionali come l’Isola o Enti di promozione dell’agricoltura. Nonostante il perpetuarsi della leggenda metropolitana che la candidatura di Alessandra Todde sia stata decisa a Roma e non al tavolo della trattative del cosiddetto Campo Largo, ci si straccia le vesti come se la prassi di selezionare i candidati sia nata adesso, con la candidatura di Alessandra Todde. Anche quando si ricorre alle primarie i candidati antagonisti vengono comunque scelti tra correnti opposte dalle medesime segreterie del partito o della coalizione. Davvero siamo convinti che siano i cittadini a scegliere i candidati e che questi non siano il frutto – primarie o non primarie – dei rapporti di forza tra correnti o tra partiti? Renato Soru ha tutto il diritto, se lo ritiene giusto e opportuno, di candidarsi dove gli pare. Ci mancherebbe. Ma ha pensato che, con questa sua “discesa in campo” di Berlusconiana memoria, sta solo favorendo la riconferma di questa armata Brancaleone che abbiamo al governo regionale? E’ questo che vuole? Io non credo; e per questo continuo a sperare che la sua innegabile intelligenza abbia la meglio sul suo innegabile orgoglio. In ogni caso, primarie o meno, decideranno gli elettori e anche per questo spero che questo bailamme pre-elettorale non invogli ulteriormente all’astensionismo. Anzi, spero che la competenza, la freschezza e il progetto politico, incarnato da Alessandra, che nasce da un NOI e non da un autoreferenziale IO, possa convincere i tanti astenuti a rimettersi in gioco e a far valere il proprio diritto-dovere di scegliere da chi farsi rappresentare: Anno Nuovo, Politica Nuova. Buon Anno.
Gentile Alessandro,
come può definire “leggenda metropolitana” che la scelta della Todde sia avvenuta a Roma se è stato lo stesso Fassino, che di Piemonte se ne intende, ad affermare su Repubblica che la candidatura 5S in Sardegna è stata la chiave per l’appoggio 5S al PD in Piemonte? Già a maggio la stampa riportava anche i dettagli; ben prima, dunque, del tavolo sardo di luglio. Vorrei ricordare, inoltre, che i 5S, fino a poco tempo fa, consultavano la base per le decisioni importanti; per non parlare del PD: Elly Schlein, diventata segretario grazie alle primarie, ora nega le primarie dappertutto. La verità è che le primarie sono state negate per il timore che saltassero gli intoccabili accordi nazionali
Gentile Antonio, non mi sembra che Fassino se ne intenda molto di questioni sarde; forse neanche di quelle piemontesi e nazionali. Fu lui che, a suo tempo, disse a Beppe Grillo di fondare un partito se avesse voluto fare politica; “e vediamo quanti voti prende…” Il fatto che il nome di Alessandra Todde, circolasse molto prima della sua candidatura ufficiale da parte del tavolo di luglio, secondo me, non dimostra che sia il frutto di accordi nazionali. Tra l’altro, questi accordi avrebbero interessato solo il PD e i 5Stelle e non tutta la coalizione sarda. A mio parere è un falso problema, dato che, comunque, la candidatura è stata proposta al tavolo sardo del c.d. Campo Largo, è stata discussa ed è stata approvata a larga maggioranza. Buona vita.
Aldilà del perorare la candidatura soriana,deve scusarmi : ma in questa lettera ,non trovo nulla di nuovo rispetto ad argomenti ,pro o contro, un candidato o l’altro.Niente che mi convinca a votare Soru in particolare.Bene inteso ,neanche la Todde mi convince,ma almeno è più pacata.Limite personale ,magari non so valutare le persone..Che Soru sia l’alfiere di movimenti,associazioni e della cosiddetta società civile sarda,mi lascia dubbioso .La “Base”è stata la prima cosa che ha messo da parte ,quando è stato eletto nel 2004.Cosi come ha messo da parte, “Progetto Sardegna”,partito tutto sardo in cui molti ,come me, hanno creduto e votato.
Soru ,dovrebbe almeno chiarire questo suo atteggiamento del passato. Rischia di non essere credibile agli occhi del profano elettore.
Beato lei che ha delle certezze Personalmente, penso che questa volta i nostri politici locali,si siano cacciati in un vicolo cieco.E non credo ci saranno dei veri vincitori.Ma magari dal fallimento/disfatta, della politica isolana (tutta),nascerà qualcosa di nuovo ,migliore , disinteressato e esclusivamente legato agli interessi del suo popolo . il tempo stringe.
Mi scusi, ma come fa a dire che La Base è stata messa da parte da Soru quando fu eletto nel 2004 se è stata fondata nel 2010, ossia quando il mandato di Soru era terminato e persino dopo le Regionali 2009?
???guardi che io mi riferivo a una base elettorale in generale non al partito.Mi ha frainteso.
L’analisi, assolutamente lucida, ci pone di fronte ad una scelta, che non puoi che essere basata su tentativi – realistici – di soluzione dei nostri infiniti problemi. Uno su tutti, la fuga dei cervelli, ai quali non siamo stati in grado di dare un futuro. Credo di poterne parlare con cognizione di causa, avendo laureato alcune centinaia di giovani, finiti poi a fare, nelle migliore delle ipotesi, il vigile urbano in Ogliastra. Soru for Presidente!
Francamente questa narrazione di Soru come paladino insostituibile dell’autonomia e del buongoverno lascia perplessi. Non discuto le buone cose fatte ( ma ce
ne sino state anche di meno buone, dettate dalla furia iconoclasta di chi sente di avere in sé tutta la verità), vorrei discutere però anche del modo autocratico con cui ha governato. Contro i partiti (o quel che già allora ne restava) che l’avevano subìto: lui si che è stato imposto da Roma tanto che il segretario regionale del maggior partito della sinistra si dimise.
E dopo quei 5 anni (meno qualche mese, perché anche il fatto che votiamo a febbraio dipende dalle sue dimissioni, ancora una volta divisive), se non ricordo male, gli elettori dichiararono di averne abbastanza! E gli preferirono Cappellacci. Quindi anche quest’aria vincente che gli viene attribuita è, semplicemente, falsa.
Ha una visione? Si, può darsi. Ce l’ho anch’io, e provo a confrontarla con amici e compagni, non cerco di imporla comunque.
Infine, da militante della sinistra, continuo a credere che Soru con la sinistra abbia a che fare poco e che le primarie siano una moderna “corazzata Potemkin” inventata per far credere all’elettorato di avere in mano le sorti della politica.
Poi anche l’elettorato ha capito di essere stato ingannato e non va più a votare.
No. La narrazione che si fa di Soru non mi convince affatto…
Cordialmente
Per carità: che argomentazioni complicate, quasi tutte perfettamente rovesciabili. Pensate che Romina Mura, una dirigente del Pd neo convertita per Soru, invoca l’intervento chiarificatore della Direzione Nazionale del Pd, tanto per ricordarci quanto conta l’istanza nazionale italiana! Sapete una ragione tra le più importanti perché voto per Alessandra Todde? Perché lei vinca o perda, ci sarà per 5 anni a costruire insieme ai partiti e ai movimenti di sinistra politiche per i sardi e la Sardegna. Non altrettanto credo di Soru, che dopo poco tempo lascerebbe il Consiglio: o primo o niente. Spero e credo che gli elettori ragionino con più semplicità di quanto facciano molti intellettuali della sinistra e diano fiducia a una donna, preparata e disponibile al dialogo e all’ascolto. La politica non si fa solo in campagna elettorale, anzi, la di costruisce giorno per giorno sulla base di una visione collettiva, che credo la coalizione di centro sinistra possa attendibilmente assicurare. Saludos
Definisce le argomentazioni complicate e rovesciabili ma non prova a rovesciarne neanche una. Lei si dice certo che, anche in caso di sconfitta, la Todde si occuperà della Sardegna per 5 anni. Ma è a conoscenza che la Todde, se arrivasse terza, sarebbe esclusa dal Consiglio Regionale, esattamente come il candidato 5S del 2019 di cui nessuno ricorda più nome e volto? Se la Todde ha questa certezza, come mai non si dimette da parlamentare fin da ora?
La lettera di Piras coglie con perfezione il momento storico: è vero, è la prima volta di un campagna elettorale di autentico conflitto e non di facciata o peggio formalistica.
Con un dato che, sottotraccia, lo stesso Piras adombra e che getta nello sconcerto, la compiuta Grillizzazione non solo del partito democratico ma di parte Dell o stesso indipendentismo.
Proprio al riguardo è notizia fresca che quello che è il partito più centralista della storia(Gestione Conte) attraverso la sua
satrapia regionale si appropria di “letti” non suoi e ha la pretesa di dare addosso non già al governo Solinas ma a chi gli dice NO.
Non hanno potuto acquisire SORU e questo che gli affastidia!