Caro Diario,
mancano 71 giorni alle elezioni. Voteremo domenica 25 febbraio e penso di avere capito anche il perché. In quella data si festeggia infatti la giornata mondiale della commedia dell’arte, in ricordo del 25 febbraio 1545 quando a Padova si costituì la prima compagnia di comici di professione al mondo.
L’alterativa era andare alle urne il 3 marzo, giornata mondiale della fauna selvatica, ed è chiaro che i nostri decisori si sono sentiti più affini alla nobile arte di chi ha iniziato a recitare sull’improvvisazione o sui canovacci, cambiando battute, personaggi, situazioni, che non al destino di folaghe e cinghiali.
Certo, avvicinare il nostro famoso “teatrino della politica” alla commedia dell’arte è sacrilegio. Ma mi ricordo di quando conobbi un anziano videomaker che molti anni fa, mentre guardavamo una sua modesta opera, continuava a citare un tale Federico (“Perché Federico dice… Perché ha fatto… Federico qui e Federico qua”), con cui sembrava essere in grande confidenza e intimità, finché non gli chiesi: “Scusi, ma Federico chi?”. E li: “Ma come chi? Federico Fellini!”. Che chiaramente il nostro non aveva mai conosciuto di persona il Maestro, ma si sentiva legato a lui da una intima colleganza e lo citava come se fosse uno di casa.
Allo stesso modo, io immagino il presidente Solinas chiuso nel suo bunker sotterraneo di Villa Devoto, compulsare il calendario e davanti al dilemma proposto dai funzionari (“Si vota il 25 febbraio o il 3 marzo?”), prende la sua scelta, e prorompere, con una leggera inflessione veneta, in un deciso “Votiamo il 25 febbraio!”, in onore a personaggi leggendari quali Arlecchino e Pulcinella.
Commedia dell’arte e i suoi epigoni (che vuol dire “che ripetono in maniera superficiale, e senza elaborazione autonoma, le idee o i modi di un predecessore importante”). Leggo i giornali e scopro che l’ex assessore legista alla Sanità Mario Nieddu è in procinto di passare all’Udc. Ma scopro anche che l’assessore alla Pubblica Istruzione Biancareddu (da sempre nell’Udc) ora vorrebbe passare alla Lega. Lo scambio delle parti, in effetti, è una trovata efficace in tutte le commedie.
E che dire dei Riformatori, che come spiega bene Indip, con alcuni loro nobilissimi e altissimi dirigenti (presidente il consigliere regionale Pierpaolo Vargiu, presidente onorario nientemeno che Massimo Fantola) sono alla guida dell’associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, la quale è stata beneficiata da un congruo contributo regionale la bellezza di mezzo milione di euro? Che meraviglia l’amore disinteressato per la cultura!
Sì, l’elenco potrebbe continuare. Quanti Arlecchino e Pulcinella ci sono nella politica sarda? Quanti servi sciocchi e bugiardi ora sono in campagna elettorale?
Ecco perché il 25 febbraio è la scelta gusta. E Christian Solinas ne ha azzeccato un’altra, mannaggia a lui!
Grazie Paolo, ma da dove è estratto quello che hai postato, ho cercato sul sito del PD o di M5St. ma non ho trovato… cosi come non ho trovato un qualcosa di “Campo Largo” con programmi o bozze di programmi… comunque ti ringrazio e l’ho letto.
Più che altro si nota un gran numero di personaggi autoreferenziali. Gente di cui la politica farebbe a meno con gioia, ma che non possono fare a meno di infliggerci la loro presenza in politica, per giunta dandoci a bere che è stato loro richiesto a gran voce di scendere in campo.
Il problema, as usual, è la pagnotta, troppo dura da guadagnarsi lavorando, mentre per altri si tratta di fare politica come evasione dalla noia di esistenze borghesucce trascorse a guadagnare troppo per lavorare ben poco, specie nel pubblico, ma anche in certi settori del privato e delle professioni ben foraggiati da sovvenzioni e indotto creati dalla politica.
E con tutto questo che c’entrano i sardi? Ben poco. Infatti portarli a votare è diventata un’impresa.
A meno di 70 giorni dal voto , non mi sono ancora chiari quanti siano i candidati Presidente, ma soprattutto con quali programmi si vorranno presentare agli elettori , per ora ho potuto leggere solamente quello del Campo Largo, con candidata Presidente Alessandra Todde. Sulle “Servitù Militari” il programma mi sembra abbastanza chiaro e dettagliato ; gli schieramenti e gli altri candidati cosa propongono in merito?
paolo io sono rimasto all’articolo di Biolchini del 3 dicembre con Todde a Nuoro…
“neanche una parola è arrivata sul tema della tutela delle coste e delle servitù militari”.
Qual’è invece la posizione chiara e dettagliata che hai letto, potresti sintetizzarla oppure postare il link al documento.
I rapporti con lo Stato devono, in primo luogo, essere improntati al rispetto e alla piena applicazione dello Statuto autonomistico sardo e praticare un’effettiva co-partecipazione alle decisioni, anche quelle relative ai beni culturali e ambientali e ad aree parco, portuali e aeroportuali e, se necessario, si apriranno vertenze con lo Stato per il rispetto dello Statuto autonomistico su materie come la localizzazione di impianti e di scuole.
Allo stesso modo, la Regione dovrà attuare il principio di sussidiarietà, riconoscendo la pari dignità costituzionale degli Enti Locali secondo la riforma del Titolo V della Costituzione.
Dovrà essere negoziata la gestione dei canoni e dei bandi per le concessioni demaniali e dovranno, per questo, essere rafforzate le strutture locali deputate alla gestione dei beni.
Rispetto alle servitù militari, che in Sardegna ricadono per oltre il 60% del totale in Italia, va restituito il ruolo al Comitato paritetico ed è necessario aprire un tavolo di concertazione per: rendere le servitù più sostenibili, ristabilire i rapporti con le comunità locali e gli usi civici sottratti, coniugare le attività per scopi militari con la ricerca e le produzioni per usi civili, concordare il ritorno all’uso pubblico delle aree militari non utilizzate e le risorse economicofinanziarie per la loro riconversione, elaborare strategie locali per la bonifica e la rigenerazione.
I risultati dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito della XVI legislatura chiedevano la chiusura di poligoni di Capo Frasca e di Teulada, con la riperimetrazione e riqualificazione del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ).
Oggi le intenzioni espresse dal Governo italiano manifestano tutt’altro indirizzo: è dunque necessario restituire al Comitato paritetico il suo ruolo e le sue funzioni, per definire i nuovi assetti delle servitù militari alla luce delle mutate esigenze della Difesa e del progresso tecnologico nelle attività militari.
Deve essere dunque aperto un tavolo di concertazione Stato-Regione per la ri- perimetrazione delle servitù, per il ritorno delle terre civiche all’uso comunitario, per il ritorno all’uso pubblico delle installazioni militari non utilizzate, per coniugare le attività per scopi militari con la ricerca e le produzioni per usi civili.
Al tavolo di concertazione dovranno essere definite le risorse economico-finanziarie per la bonifica e la riconversione delle aree inquinate, sulla base dei dati di inquinamento ante lege 91/2014, che ha innalzato i livelli soglia di contaminazione equiparando i tre poligoni sardi alle aree industriali.
Quanto agli indennizzi, questi dovrebbero costituire una quota fissa agganciata alla spesa complessiva della Difesa e riguardare non solo i Comuni in cui le servitù ricadono, ma essere distribuiti su tutto il territorio sul quale si riversano le esternalità negative delle attività militari. I maggiori indennizzi non dovranno riguardare solo una compensazione per i mancati guadagni, ma dovranno essere utilizzati da comunità locali e Regione per elaborare progetti e alternative socio economiche alle attività militari e alla dipendenza da queste ultime.
Dichiarazione Sardegna come “terra di pace e di disarmo” da parte del Consiglio Regionale, che preveda il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione di controversie, la denuclearizzazione di tutto il territorio sardo e la progressiva riduzione delle esercitazioni militari. Un’azione conseguente è la proposta politica di riconversione dell’industria bellica dislocata in Sardegna.
Monitoraggio permanente delle attività militari sul suolo sardo e delle relative ricadute socioeconomico-ambientali e l’istituzione di “Osservatori Ambientali Indipendenti” ai sensi del Codice dell’Ambiente, per monitorare e avviare alla bonifica i territori coinvolti.
Apertura di un tavolo negoziale Stato-Regione per:
▪ interdizione degli usi civili non concordati con le comunità locali e regionale, definizione degli indennizzi per quelli concordati e predisposizione di un programma di armonizzazione tra attività militari ed esigenze della popolazione civile e delle attività produttive locali, territoriali e regionali;
▪ dismissione dei beni demaniali militari inutilizzati, da destinare ai fini civili e sociali alle comunità territoriali;
▪ definizione puntuale e territoriale dei danni arrecati dalle attività militari, adozione di Piani di risanamento e recupero ambientale e stanziamento di risorse statali per la riconversione del patrimonio ex militare ai fini civili e di solidarietà sociale;
▪ definizione di un programma di riduzione delle servitù militari e delle interdizioni sul territorio regionale, che tenga conto del peso delle attività militari in Sardegna rispetto al territorio italiano;
▪ definizione degli indennizzi come quota della spesa complessiva della Difesa.forse si può anche migliorare?
Bellissimo articolo
Rassegniamoci ad altri 5 anni di “sgoverno” del centro destra leghista e sardista, probabilmente ancora a guida Solinas. Ce lo meritiamo tutti
Elike, a nai ca tenis arrexioni est pagu.