Ed ecco che sotto i nostri occhi si consuma dunque la tragedia della politica sarda, ovvero di un centrosinistra (ma chiamatelo pure come volete) che si avvia a perdere le prossime elezioni regionali, al termine di una legislatura in cui il centrodestra ha commesso tali e tanti disastri che non dovrebbe, per decenza, neanche presentarsi. Invece, con molta probabilità, vincerà.
La chiamo tragedia perché siamo davanti all’ineluttabilità degli eventi. Tutto corre verso un finale terribile che nessuno sembra in grado di modificare. Gli elettori-spettatori vorrebbero intervenire e orientare l’azione verso un finale diverso ma loro, i politici-attori in scena, non possono sentirli.
Renato Soru e Alessandra Todde sono i due protagonisti principali di questa tragedia, costretti a recitare la loro parte senza avere la possibilità di cambiare neanche una parola del loro copione. Rigidi, immobili nelle loro certezze, non possono concedere nulla all’avversario.
Per questo non era difficile pronosticare il fallimento dell’incontro tra i due programmato per oggi: perché non hanno in realtà niente da dirsi, ovvero nessuna volontà di ascoltare le ragioni dell’altro. La dimostrazione? Soru ha sentito la Todde dire in tv che non avrebbe accettato le primarie e dunque ha fatto saltare l’incontro: lo ha affermato lui stesso. Ma poi è andato oltre, aggiungendo una serie di volute provocazioni che rendono ancora più incolmabile la distanza tra i due schieramenti.
L’incomunicabilità è totale. Anche perché le ragioni dell’uno non corrispondono ai torti dell’altra, e viceversa.
Soru poi è un abile manipolatore, parla come se non avesse alle spalle vent’anni di carriera politica e come se questo disastro non fosse anche, in parte, responsabilità sua. Ma ha buon gioco a inserirsi nelle contraddizioni e dei limiti del centrosinistra e dei Cinquestelle. E soprattutto per lui le mancate primarie sono solo un pretesto perché la vera volontà che lo anima è di natura distruttiva. Ma ora, non pago di aver già disarticolato il centrosinistra, punta a distruggere anche il Pd regionale.
Soru poteva infatti limitarsi a costituire uno schieramento alternativo a quello della Todde e presentarsi alle elezioni. Invece con la conferenza stampa di oggi si propone come vero leader del Partito Democratico, pur avendone annunciato l’abbandono. D’altra parte, non ha forse contribuito con i suoi voti a fare in modo che Piero Comandini diventasse segretario regionale del Pd? Ora è come se quella golden share la facesse valere e dicesse a tutti: “Il vero centrosinistra lo rappresento io, il Pd in Sardegna vuole me”.
Una guerra di potere e di poteri. Todde e Soru, Soru e Comandini: chi è il rappresentante legittimo del centrosinistra e chi è l’usurpatore? Chi è il Papa e chi l’Antipapa? Chi rappresenta l’ortodossia del centrosinistra in Sardegna? Una guerra civile, praticamente.
Che è scoppiata, e qui occorre dirlo, per la doppia debolezza, sia del segretario regionale del Pd Piero Comandini, che di Alessandra Todde. Il primo ha condotto i lavori del tavolo con una lentezza esasperante, indebolendo la coalizione in maniera fatale. La seconda invece ha accettato la candidatura sia ignorando colpevolmente il tentativo di rientro di Soru, sia soprattutto senza avere alle spalle un partito solido e compatto al suo fianco. Appena due mesi fa i consiglieri regionali dei Cinquestelle erano stati convocati a Roma dal segretario Giuseppe Conte, proprio perché la loro insofferenza nei confronti della candidatura della deputata nuorese stava superando il livello di guardia.
E poi c’è la questione di Sassari, dove il Movimento ha governato il comune insieme a un sindaco di destra e siccome ora la contraddizione è troppo evidente, sia Todde che il coordinatore regionale, il senatore Ettore Licheri (che di quell’accordo fu il promotore) adesso chiedono ai consiglieri comunali di togliere l’appoggio al sindaco Campus. Risultato: richiesta rigettata, consiglieri presto espulsi, Movimento Cinquestelle azzerato nella seconda città della Sardegna proprio alla vigilia delle elezioni regionali.
Ecco: prima di accettare la candidatura, Alessandra Todde avrebbe dovuto prevedere queste situazioni, e invece è andata avanti pensando forse di poterle ignorare. Ma Soru ora è in campo e il Movimento Cinquestelle sembra essere un partito sfilacciato, inconsistente, incapace di governare le proprie contraddizioni.
Soru da parte sua ha percepito la debolezza dei due principali partiti del centrosinistra e dei loro rappresentanti e si è scagliato sulle sue prede.
Il resto è cronaca di queste ore. I protagonisti di questa tragedia continuano imperterriti a recitare la loro parte. Ma se qualcuno non cambia il copione, il finale è già noto.
Caro Biolchini
Capita che i Beatles, a oltre mezzo secolo dal loro scioglimento e vari lustri dopo la scomparsa di metà delle risorse umane, siano primi in classifica con “Now and then” (mai traduzione letterale fu più appropriata). Grazie all’intelligenza artificiale: utile, dunque, anche a procrastinare indefinitamente l’elaborazione del lutto. Roba da boomers.
Capitava nel 1952 che Charlie Chaplin chiamasse Buster Keaton a interpretare assieme in un film un duo di vecchi comici. L’effimero successo della rentrée davanti alle “Luci della ribalta” finiva con Chaplin/Calvero che cadeva nella buca dell’orchestra: nel buco nero della morte. Alla ballerina salvata tempo prima da un tentativo di suicidio, aveva detto: “La vita è meravigliosa, se non se ne ha paura. Tutto quello che ci vuole è coraggio, immaginazione e un po’ di soldi”.
Roba da padri analogici che, al momento giusto, sapevano come elaborarlo, il lutto.
Coraggio, immaginazione e un po’ di soldi.
Li aveva tutti e tre, vent’anni fa, Renato Soru, e non gli difettano tuttora. Ma era allora uno dei principi della rete digitale, vincente nel mettere al mondo una creatura/movimento soffocato poi nella culla a favore delle magnifiche sorti additate da Uòlter Marzulloni Veltrullo. Delle quali sorti fu protagonista nazionale, e regionale perdendo le elezioni. Agitandosi poi per ripetute e appassionanti dispute (digitare su google “rissa pd sardegna”) e riuscendo nella proibitiva impresa di farsi eleggere al Parlamento Europeo (chapeau).
La rentrée cui assistiamo è iniziata con una tournèe in varie, gremite piazze dell’isola; poi la sortita dal PD e il diuturno, operoso contributo alla vittoria del centrodestra.
Sì, sono monotematico: ma sento afrore di mancata elaborazione di un qualche lutto.
D’accordo: non è poi chiarissimo cosa abbiano in testa i nemici del campo largo (vedi ad esempio/contrasto le limpide considerazioni di Soru sull’energia nell’intervista concessa a Lorenzo Tecleme). Mentre vagano in giro per i campi temibili personaggini che sanno bene come far politica per fare affari.
Ma, insomma, la domanda alla fine si riduce a: che cosa ha fatto di male il povero elettore di centrosinistra per meritarsi tutto questo?
Chissà. Magari, in epoca di intelligenza artificiale, avevamo bisogno di una plastica, rassicurante esibizione di stoltezza naturale.
La saluto
Ripeto… meglio Soru che male accompagnati…
Condivido la riflessione di Biolchini con relative dure reprimende contro Soru. Ma l’analisi è parziale: manca quella concernente gli altri soggetti in questione, contro cui le reprimende devono essere essere persino più dure. Parlo dei Partiti. italici in Sardegna. Essi hanno la lingua biforcuta, segnatamente in occasione delle elezioni: per ottenere il consenso, parlano demagogicamente un lessico filo sardo.
È addirittura successo che la candidata a Presidente della Regione per il centro-sinistra, ha modificato il suo profilo Facebook contornando la sua immagine con i Quattro Mori; a Roma ne parlano uno contrapposto: centralista, filo italico e filo romano. Ma non si tratta di un semplice malvezzo bensì di una precisa scelta e strategia elettorale, segnatamente in occasione delle elezioni regionali.
Il linguaggio filo sardo, parlato nell’Isola serve loro per accalappiare i voti dei sardi; il linguaggio centralista per ottenere l’investitura neofeudale da parte degli imperatori di turno e dei loro pretoriani : romani o milanesi poco importa.
La condizione per avere l’investitura a emissari e amministratori delle succursali locali o la nomina a parlamentari (nel caso di elezioni politiche) e la candidatura per le elezioni regionali (e persino a sindaco, per le grandi città) è una fedeltà canina. Una obbedienza ac cadaver. Senza neppure batter ciglio.
Sanno infatti che, poiché non contano niente, il loro potere, i loro privilegi, le loro prebende, i loro benefici derivano esclusivamente dalla loro “investitura” dal centro. Non contano niente a tal punto che i Partiti, con i loro capi, a Roma decidono persino chi deve essere il candidato a Presidente della Regione (nel cosiddetto centro-sinistra come centrodestra) in base alle “spartizioni” dei singoli Partiti a livello italiano.
Ripeto: il meccanismo è quello della fedeltà canina, in una sorta di condiviso criterio medievale: a chi procura truppe da combattimento sul territorio delle periferie dell’impero, vanno le candidature per le elezioni oltre i benefici e le prebende.
Già letto sui libri di storia: per chi ha studiato. Naturalmente. E i bisogni dei Sardi? E gli interessi della Sardegna? Cestinati. Interrati. Dimenticati. E la Sardegna con i suoi immani problemi? Cancellata, derubricata dalle agende dei Governi italiani: da sempre. Da sempre considerata e utilizzata come una colonia d’oltremare: base di servizio per industrie nere e inquinanti; per basi e servitù militari e oggi come servitù energetica.
La vicenda delle pale eoliche ha più di un’analogia con l’industrializzazione, segnatamente quella petrolchimica, imposta dallo Stato con la complicità e, talvolta persino col consenso aperto, delle classi dirigenti sarde: come quella, anzi più di quella viene imposta dall’alto, senza il coinvolgimento né consenso delle popolazioni: anzi, spesso contro la loro volontà.
L’industrializzazione – peraltro clamorosamente fallita, anche rispetto ai fini principali che diceva di proporsi: l’occupazione – significò devastazione e inquinamento del territorio. E con esso esportazione dei semilavorati nel Nord per produrre là ricchezza profitti e lavoro, con le seconde e terze lavorazioni e la chimica fine: proseguendo con quel meccanismo coloniale dello scambio ineguale. Con cui la Sardegna continua a esportare nel Nord materie prime e semilavorati, pagati pochissimo, mentre continua a importare dallo stesso Nord prodotti finiti pagati moltissimo. Di qui il nostro impoverimento progressivo da una parte, e dall’altra l’arricchimento ulteriore dello stesso Nord. Aumentando il divario e la forbice nello sviluppo.
In maniera , per così dire per molti versi analoga, succede con le Pale: alla Sardegna rimane sa palla e issos si pigant su ranu. Calchi sisinu, pocos soddos alle popolazioni che ospitano i mostri di ferro e profitti milionari agli speculatori, segnatamente a quelli delle multinazionali.. Alla Sardegna fra 20/30 anni tonnellate di ferro arrugginito da smaltire e al Nord energia bella, pronta e pulita. Perché occorre ribadirlo l’energia prodotta dal vento (e dal sole) sardo non è per noi ma per loro. Come i semilavorati della chimica. Per creare, ancora una volta, la loro ricchezza. Alle nostre spalle.
Una Sardegna dunque ridotta allo sottosviluppo, macellata economicamente e socialmente. Ma anche, culturalmente e linguisticamente.
C’è da chiedersi: usque tandem? Fino a quando potranno abusare della nostra pazienza, che viepiù sta diventando stupidità e autolesionismo?
Ciao Vito,
però ometti di dire una cosa importante, ovvero che Soru si sarebbe ritirato e sarebbe entrato in coalizione facendo semplicemente le primarie. Si son fatte a livello nazionale suvvertendo la preferenza degli iscritti su Bonacini e su base regionale dove Comandini ha prevalso di poco. Perchè non farle? Perchè? Dai, Vito, anche una persona saggia e di massima autorevolezza come Pietrino Soddu oggi le ha richieste. Se il csx – campo largo è così convinto che la Todde sia la scelta migliore e maggiormente aggregante “da ben 12 sigle” cosa ci sarebbe stato da temere? In realtà erano quasi certi di perderle…ma non per colpa di Soru….ma per la loro debolezza rappresentativa. Esattamente questa vogliono celare. E in ogni caso, in tanti sostengono che non avrebbe vinto nè Soru nè Todde, ma Milia e questo per il PD (soprattutto in salsa Quartese) sarebbe stato peggio che avere Soru nella competizione elettorale.
Gli elettori, se vogliono intervenire, vanno a votare in massa o Soru o Todde. La scheda elettorale ce l’hanno. La tragedia è pensare che sarà una tragedia.
Io e la mia famiglia andremo a votare tutti quanti e così faranno altri nostri parenti e conoscenti.
Si deve andare a votare, comunque. Anche in una situazione penosa come questa. Per non avere rimpianti. Per non pensare che tutto è tragedia. Per non pensare che la Todde sarà peggio di questa destra. Per non pensare che Soru sarà peggio di questa destra.
È poca roba certo, ma di meglio non c’è. E non c’è perché qui è tutto da ricostruire, ma dalle basi della convivenza civile.
E le elezioni sono fra tre mesi.
Non ho alcuna intenzione di accodarmi al pianto e alla tragedia sulla fine del centrosinistra, chi se ne frega, se muore è perché quella roba là evidentemente non può vivere.
Intanto si va a votare
il mio ex sindaco, attuale consigliere regionale nonchè consigliere comunale e metropolitano ha già inviato la lettera a tutte le famiglie della nostra bidha.
Troppo catastrofismo
Infatti.
Non è una tragedia se quel mondo muore. Cercheremo di costruirne uno migliore. Magari meno ideologico e dogmatico. Il compito dei nostri figli, che non sono tutti una informe burrumballa di tamarri