E quindi adesso c’è chi vuole le primarie del centrosinistra. Che le invoca. Che le pretende. Adesso. A quasi sette mesi dal primo incontro di coalizione. Politici e forze che erano presenti alle Saline di Cagliari all’incontro fondativo dello scorso 7 luglio e che finora avevano sostenuto che “No, le primarie non si fanno”, adesso si stracciano le vesti e gridano alla democrazia tradita, alla libertà di scelta mortificata. Posizione interessante: ma perché dichiarata solo adesso?
Sia chiaro: anche io, nel mio piccolissimo (non sposto niente, rappresento solo me stesso, i miei post sono letti da poche centinaia di persone e purtroppo l’unico effetto che hanno, oltre che farmi stare bene, è quello di rinnovare vecchie ostilità o di garantirmi nuovi nemici), sono favorevole alle primarie. Ma il mio parere l’ho espresso in un post pubblicato lo scorso 23 luglio: più di tre mesi fa. Eccolo: “Elezioni regionali, solo le primarie ci salvano dai giochi di potere del centrosinistra”.
Il tempo, in politica come nella vita, non è una variabile indipendente. E le primarie non sono un’arma contundente da brandire contro gli avversari: “Non le voglio perché mi conviene non farle”, “No, aspetta, le cose non stanno andando come speravo: sì alle primarie!”.
In una situazione così variegata, con la necessità di fare in modo che le forze politiche si ricollegassero agli elettori, le primarie dovevano essere da subito la via maestra. Invece il tavolo del centrosinistra, tutto il tavolo, ha da subito deciso che non erano lo strumento adatto per scegliere la leadership, e lo hanno ribadito fino a poche settimane fa.
Solo una forza politica tra quelle presenti al tavolo in realtà ha chiesto le primarie: Liberu. Ma era un assist segreto alla candidatura di Soru (che ora Liberu sostiene) o una convinzione sincera? Chissà.
Sia come sia, ora i Progressisti di Uras e Zedda chiedono apertamente le primarie, però in una versione “mini”, quasi a ribadire la loro evanescenza politica, perché i Progressisti stanno al centrosinistra un po’ come i Riformatori (con uguale sfacciataggine) stanno al centrodestra: grandi proclami per mascherare piccole ambizioni personali.
La questione è dunque molto semplice: di vincere le regionali al Progressisti non importa sostanzialmente nulla, la vera emergenza è trovare un posto a Massimo Zedda. Che, dopo cinque anni da fantasma in consiglio regionale, ora rischia di restare disoccupato.
Per mascherare questo poco nobile intento, da subito i Progressisti hanno chiesto che al tavolo si discutessero contestualmente le candidature alla presidenza della Regione e quelle per i sindaci di Cagliari e Sassari. In questo modo, avrebbero potuto barattare il loro impegno regionale con la candidatura nel capoluogo. Ma la richiesta non è stata accolta (anche perché questo avrebbe messo in ponte i Cinquestelle, che al comune di Sassari oggi governano col centrodestra, per chi se lo fosse dimenticato…) e così a un certo punto, per non rischiare di non portare a casa nulla, si sono visti costretti a lanciare in solitaria la candidatura cagliaritana di Zedda.
Soru, in questa situazione, si è subito buttato a pesce, garantendo sostegno a Zedda per le comunali e ricevendo in cambio (ora, a tre mesi dall’apertura del tavolo del cosiddetto Campo largo), la richiesta di primarie. Richiesta che, avanzata con questa tempistica e con questi reptropensieri, ora contribuisce a rendere il quadro ancora più confuso. Ma, ripeto, vincere le regionali non è la prima preoccupazione del Progressisti.
In questo gioco di scambi non dichiarati, Renato Soru sguazza che è una bellezza. E infatti, con la stessa disinvoltura con cui pretende di entrare e uscire dalla politica senza rendere conto delle sue scelte, ora non si riconosce più nel Pd ma nei Progressisti! Non l’avete letta l’intervista al Corriere della Sera?
Ma lei è candidato?
«Io mi sono candidato nella mia area politica (i Progressisti, ndr). Ho proposto una visione e un programma e cercato di aggregare consenso».
Il perché di questa mossa è facile da intuire. C’è un limite di ragionamento alla base della pretesa di Soru di imporre le primarie e con questa mossa l’ex presidente della Regione cerca di sanarlo.
Se Soru è, come è, un esponente del Pd, dovrebbe accettare le decisioni del suo partito, tanto più che proprio lui è stato uno dei massimi sostenitori dell’attuale segretario regionale Piero Comandini, in carica da appena sette mesi.
Dunque, se Soru non accetta la linea del suo partito può fare solo una cosa: non riconoscersi nel centrosinistra e candidarsi da indipendente. Questo lo può fare. Ma non può pretendere, sulla base di una sua autocandidatura, che il centrosinistra ora indica le primarie dopo aver detto ripetutamente che non erano il metodo adatto. Allontanandosi strumentalmente dal Pd, rinvangando prima Progetto Sardegna e ora mascherandosi da Progressista, Soru sta forzando la mano perché il suo obiettivo non è quello di vincere le regionali ma di farle perdere al centrosinistra. E adesso, con la sponda di Luciano Uras e Massimo Zedda, ha fatto un ulteriore passo in avanti.
Infine, visto che ci siamo, due parole anche su Alessandra Todde. Il Movimento Cinquestelle non vuole le primarie e si rimetterà alla decisione del tavolo. Ma Todde vuole essere candidata per vincere le elezioni o per perderle? Perché se ci dovesse essere in campo anche Soru, per motivi meramente aritmetici la deputata sarebbe destinata alla sconfitta.
Io al posto della Todde Soru lo avrei sfidato in campo aperto alle primarie, perché è proprio quando lo si affronta direttamente che l’ex presidente della Regione mostra tutti i suoi limiti e le sue ambiguità. Ma se questo Todde non lo vuole fare, allora che vada dal segretario del Pd Comandini e gli dica “Guarda che c’è un tuo grande sostenitore, tale Soru, che con la sua condotta sta portando il centrosinistra alla sconfitta sicura. Che volete fare?”.
Perché è questa la domanda: in assenza di primarie, chi e come convincerà Renato Soru a non candidarsi?
Io una soluzione l’avevo proposta. Ma più di tre mesi fa, non ora. Ora lasciatemi fare due lavatrici che oggi c’è un bel sole e ho già perso troppo tempo con le pochezze della politica sarda.
Buongiorno Dott. Biolchini,
Ci riprovo perché sicuramente in occasione del mio primo commento devo aver combinato qualche pasticcio! Queste tastierine diaboliche non aiutano!
Ad ogni modo, le chiedevo da dove si evince questo perentorio no detto alle primarie da parte di Zedda e Soru nei mesi passati? In quale occasione è stato pronunciato? Credo che lei abbia centrato un argomento molto importante.
Grazie in anticipo per la sua risposta.
Cordiali saluti.
P.
Soru non ha mai detto no alla primarie, ma le ha chieste ad aprile. I progressisti le hanno chieste… ad ottobre.
“Politici e forze che erano presenti alle Saline di Cagliari all’incontro fondativo dello scorso 7 luglio e che finora avevano sostenuto che “No, le primarie non si fanno”.
Dott. Biolchini,
lo ha scritto lei però.
Grazie per la risposta.
Saluti.
Paolo.
Tutta questa dietrologia non la condivido.
Per me Soru ha fatto un calcolo semplicemente realista: le regionali le vince chi prende un voto in più degli altri candidati.
Di fronte alla evanescenza di una Todde, la frana di Solinas o il poco appeal di Truzzu, un Soru può tranquillamente giocarsela con simili “campioni”.
Se dovesse vincere potrebbe facilmente convincere le altre forze di sinistra che non lo hanno votato a far buon viso a cattiva sorte.
Poi c’è il fattore personale, che tu stesso hai esplicitato più volte: hai un conto aperto con Soru e Zedda. Oggi per te questi due sono due vecchi volponi della politica, immeritevoli di guidare la politica sarda.
E ci può stare, lo capisco e non te ne faccio una colpa.
Ma questa è la gente che abbiamo: da una parte loro, oppure la Todde, oppure Solinas o Truzzu… Siamo lì, comunque.
A me non viene in mente un nome o una forza abbastanza competente, smaliziati e tosta che possa perlomeno provare ad affrontare dapprima una imminente campagna elettorale, quindi il governo di un’isola disastrata Ome la nostra.
E non sono un fan di Soru o Zedda
Continuiamo così, facciamoci del male”.
5 anni di Solinas non sono bastati, per tutti per capire che è necessario cambiare.
La politica sarda é finita in Calabria e nessuno fa una piega!
Non vedo la Politica ma solo personalismi variamente assortiti.
Sono degli irresponsabili.
Compreso Soru, che dopo avere avuto tutto ed essere stato zitto per 5 anni adesso si sveglia, fischiettando come se nulla fosse, armato del suo ego ipertrofico da bravo profeta del passato.
Ah dimenticavo, Soru ha dichiarato
di far più parte del PD ma di riconoscersi nel Partito Progressista di Zedda ed al tempo stesso di voler rispolverare Progetto Sardegna.
Se avesse messo tutta questa energia contro la Destra in questi anni -mai mezza dichiarazione contro Solinas ed i suoi- Solinas sarebbe andato a casa ben prima!
La voglio proprio vedere una sua candidatura alla Mauro Pili……..
Compreso Massimo Zedda, che dopo aver abbandonato il Comune di Cagliari alla Destra con le sue improvvide dimissioni, quando si poteva gestire l’amministrazione con la vice sindaco fino alla naturale scadenza delle elezioni, adesso pensa che tutti aspettino lui quando è lui che aspetta qualcosa.
E poi perché lui e non Francesco Agus che almeno
in questi anni si è sentito in Consiglio Regionale ?
E poi sembra strano che Massimo pretende le primarie per la Regione mentre pone la sua autocandidatura, per chiara fama e quindi senza primarie per il Comune di Casteddu!
Primarias pro totus foras pro mene!
A torto o a ragione, pur non condividendo molte delle cose cose del PD, mi chiedo se oggi un un partito può fare il partito, stringendo anche legittimi accordi con altri partiti, per di più con la quasi unanimità del consenso dei suoi organismi dirigenti?
E poi queste primarie cosa sono ?
In Sicilia ed in Lazio quando le hanno fatte è finita a scorrio!
Serve maturità politica e, aggiungo, generosità che qui, hai ragione Vito, manca del tutto.
Mi sfugge qualcosa?
https://www.latestata.it/editoriale/primarie-si-primarie-no-chi-vogliono-i-sardi/ ciao
ma la’ chi ses abbettiosu candu bolis…ma non ti stracciavi anche tu le vesti per Massimo Zedda un tempo e ( almeno le mutande) per Soru ?
Tutti nella vita si cambia e chi ha già governato,tutto sommato bene al Comune e alla Regione ndi sciri calincuna gosa prus de mei e tui imparisi.
Primarie o no, io mi accorderei sotto banco per un fat-ticket vincente Soru-Todde, magari Lei primo Presidente donna e Lui da buon saggio finto vice o Presidente del Consiglio che detta l’agenda. E i restanti del PD, se fanno da buoni operai, assessori e sottoboschi governativi vari.
Non succederà mai ma sarebbe la mossa vincente contro la melensa Melonianería.
“Pocos ….Locos…y Malos Unidos….”
Sarà anche espressione qualunquistica; ma “Carlo” ci aveva preso in pieno su noi Sardi. Se tutto va bene,siamo fregati.
Continui così con quella locuzione fasulla che il suo Carlo non ha mai pronunciato.
Giusta o sbagliata, era una citazione calzante secondo me, alla situazione politica in Sardegna. Come tale va presa. Di questo si parla nell’articolo e non di certezze/incertezze storiche più o meno fasulle. Magari sbaglio, siamo moltissimi ,unitissimi ,fortissimi e non Io diamo a vedere. Chi lo sa; Io, non ho la pretesa ,di fare le pulci alla storia e non ho neanche diritti di proprietà su “Carlo”…non mi appartiene…non lo conosco….lo giuro.
Sogni d’oro.
Pensavo che fosse il candidato chi non scriveva un libro…..cioè la Todde
sei un antiecologista, lava i panni sporchi a mano e lascia perdere la lavatrice…
Ben detto: “… le pochezze della politica sarda”. Solo sarda?