Nelle ultime settimane, uno dei passatempi preferiti dei giornali italiani è stato quello di chiedere ai politici di destra come avrebbero festeggiato il 25 aprile.
I giornali sardi non hanno avuto questa curiosità ma io almeno al deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Trasporti della Camera (e non sottosegretario, come avevo inizialmente e erroneamente scritto) Salvatore Deidda lo avrei chiesto. Anche perché lui a Cagliari nel 2012 il 25 aprile lo aveva celebrato. E sapete come? Portando una corona di fiori al monumento ai caduti di via Sonnino. Non però per onorare la Resistenza, ma per rendere omaggio alla Repubblica di Salò. Lo raccontai, senza essere mai smentito, in un post pubblicato proprio su questo blog.
Allora Deidda era un esponente di Alleanza Nazionale con l’incarico di vicecoordinatore provinciale del Pdl e partecipò a una manifestazione che non fu bloccata dal prefetto di Cagliari e che era solo una delle ultime organizzate in città ogni 25 aprile con la complicità dell’amministrazione comunale di centro destra, la quale consentiva una vera e propria parata neofascista per le vie del centro.
Questa vergognosa consuetudine poi fu bloccata grazie all’iniziativa dell’Anpi di Cagliari, che non esitò ad andare dal procuratore della Repubblica per chiedere un intervento deciso contro quella ignominia. E infatti la destra smise di sfilare per le vie di Cagliari il giorno della Liberazione.
Dal 2012 arriviamo al 2019. Salvatore Deidda abbandona il bomber indossa giacca e cravatta perché adesso è diventato deputato della Repubblica. Un ruolo importante che non gli impedisce però di dichiarare all’Unione Sarda (allora evidentemente animata da una maggiore curiosità) che ricordare il 25 aprile non serve “perché è una festa che divide”.
Ieri Gianfranco Fini, intervistato da Lucia Annunziata, ha detto: “Spero che Giorgia Meloni colga questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatto fino in fondo quando è nata An”.
È evidente che Fini volgeva lo sguardo altrove quando in tanti territori e anche a Cagliari (città che esprimeva negli anni 90 diversi parlamentari di An che il segretario stimava e conosceva molto bene) gli esponenti del suo partito, in prossimità del 25 aprile, continuavano a comportarsi come se fossero ancora iscritti all’Msi.
La svolta di Fiuggi che Fini ama ricordare fu solo formale e non sostanziale. Una conversione in articulo mortis fatta solo per potersi presentare in tempo con l’abito buono al Quirinale e giurare sulla Costituzione (nata dalla Resistenza) e assumere così incarichi di governo con la coscienza fintamente a posto.
Quella di Fiuggi è stata una farsa. Ciò che è avvenuto in quegli anni a Cagliari lo dimostra, compreso l’uso strumentale della toponomastica che è arrivato perfino a eternare il nome di chi è passato alla storia per essere stato il finanziatore delle squadracce fasciste.
E intanto lo stesso Salvatore Deidda che nel 2003 commemorava la Repubblica di Salò e che nel 2019 dichiarava che il 25 aprile “è una festa che divide”, ora nel 2023 ce lo ritroviamo presidente di commissione. Al governo.
Senza che nessuno neanche gli abbia fatto due domande in croce, tipo: onorevole Deidda, ma lei come la celebrerà la festa che celebra la liberazione dell’Italia dal nazifascismo? Perché, per usare le parole del suo ex segretario, ha così tanta reticenza nel parlare di antifascismo? E oggi la porterebbe ancora una corona di fiori per commemorare la Repubblica di Salò?
Buona festa della Liberazione a tutti. Viva il 25 aprile.
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Domande che cadranno nel vuoto, anche perché è pieno di fascisti e se fai notare questi particolari o ricordi loro gli atteggiamenti avuti dai loro rappresentanti (i fratelli La Russa ne sono un esplicito esempio) ti prendono in giro e ti dicono che non hai altri argomenti per attaccare il governo democraticamente eletto.
Finché la sinistra non dirà e farà cose di sinistra sarà tutto tempo sprecato.
Detto questo, ora e sempre Resistenza!
Non sarei così pessimista: Fiuggi è stato l’inizio di un processo di liberazione della destra (una parte) dalle scorie ideologiche e simboliche del nostalgismo. ricordo che Berlusconi non andò alle celebrazioni all’Altare della Patria nel 2002. Poi, la destra italiana ha sempre faticato a liberarsi dalla sua componente neofascista, che era scomoda e sapeva di morto ma dava anche un apporto di voti e di militanza: vale per Michelini, Almirante, Fini, e vale anche per la leadership attuale. Ma il processo va avanti. Vorrei ricordare che, appena pochi mesi prima di Fiuggi, Fini dichiarò solennemente che con la vittoria del Polo sarebbero finite le celebrazioni del 25 aprile. Mi pare che strada ne si stata fatta (per fortuna).
L’orgoglio di essere Sardo ed Italiano passa per la consapevolezza di non essere annichiliti a parole in sequenza come ‘Credere-Obbedire-Combattere” privi di potersi esprimere e soprattutto reagire! W il 25 Aprile liberazione d’Italia da nazisti, fascisti e “con gli Oni” similari…
“Quanto al Sig Deidda lo riporterei con uno Stargate al 1930!!! Kisi…”