Politica

Guerra in Europa, il vero pericolo non è la forza ma la debolezza di Putin

24 febbraio 2022

A meno che non si voglia dare ragione a Putin quando afferma che l’operazione in Ucraina è stata “imposta dalle circostanze”, è chiaro che la Nato e i paesi europei non hanno alcuna responsabilità nella sconsiderata decisione del presidente russo di invadere uno stato sovrano nel cuore dell’Europa. 

Certo, altrettanto chiaramente bisogna dire che la Nato e gli Usa non sono esenti da gravi responsabilità nell’aver creato in questi anni una situazione difficile, soprattutto delegittimando lentamente Putin. Ma ciò non toglie che la decisione scellerata di utilizzare carri armati e bombe quale strumento di risoluzione di tensioni covate da tempo sia e resti solamente in capo al presidente russo. Putin aveva altri strumenti per far valere quelle che riteneva essere le sue ragioni. Ora invece la sua reazione eccede spaventosamente qualunque provocazione.

Inoltre, ricordare le nefandezze compiute negli ultimi vent’anni della Nato e degli Stati Uniti in varie parti del mondo non serve assolutamente a nulla. Da tempo, con logiche chiaramente imperialistiche, tre stati (Usa, Russia e Cina) vogliono allo stesso modo imporre la loro egemonia al resto del mondo. Lo fanno in tanti modi (imposizione di modelli culturali, guerre finanziarie, commerciali o cibernetiche), non ultimo con conflitti locali o guerre per procura, finora però ben attenti a non fare in modo che i conflitti sfuggissero di mano e si allargassero pericolosamente. Ora invece Putin ha fatto ciò che nessun altro finora aveva osato fare: la guerra, quella vera. In prima persona. Ad un paese europeo che confina con paesi che aderiscono alla Nato, quindi mettendo in conto di far scoppiare realmente in conflitto di proporzioni inimmaginabili. Perché?

Una mossa del genere rivela una estrema debolezza. Delle tre superpotenze, la Russia è quella chiaramente più in difficoltà. E la storia insegna che nulla quanto una guerra può rinsaldare una leadership traballante. Quale evidentemente, a dispetto di ogni narrazione, quella di Putin è.

Ma saranno le prossime ore a dirci se quello del presidente russo è stato un rischio calcolato o meno. Perché o la guerra in Ucraina si chiude in tempi rapidissimi oppure, pur di evitare una disfatta (di cui sarebbe immediatamente chiamato a dare conto in patria), Putin non potrà far altro che allargare pericolosamente il conflitto.

Paradossalmente, a rendere più difficile la situazione è stato il presidente ucraino Zelensky. Dopo lo scoppio delle ostilità gli Usa gli avevano offerto di lasciare in sicurezza il paese, segno che non avevano nessun interesse a far salire il livello dello scontro e che erano anche pronti a far diventare l’Ucraina una nuova Bielorussia, uno stato fantoccio controllato dalla Russia.

Le cose sono andate diversamente e la resistenza ucraina ora scombina pericolosamente i giochi di Putin e degli Stati Uniti: della prima perché la guerra lampo potrebbe fallire (e nulla è più pericoloso di guerre che devono durare pochi giorni), dei secondi perché ora sono costretti a rispondere per loro in maniera inusuale, cioè senza inviare truppe sul campo.

Che succederà? Se Putin non pone fine al conflitto in pochi giorni, ottenendo una vittoria con poche vittime e danni da una parte e dall’altra (frutto magari di un golpe dell’esercito ucraino, che però finora non ha risposto all’invito del presidente russo), non potrà far altro che estendere la guerra. Perché altrimenti per lui l’avventura ucraina rappresenterebbe una sconfitta così cocente da porre a rischio la sua stessa vita politica, una sconfitta che aprirebbe una fase di instabilità in Russia, con una lotta per la successione dalle conseguenze imprevedibili (come ad esempio, una guerra civile).

Quindi cosa conviene fare? Depotenziare il conflitto abbandonando gli ucraini al loro destino o armarli, rischiando però che la Russia consideri questa come una ingerenza in grado di giustificare l’allargamento della guerra?

Cosa è più saggio fare? Isolare la Russia economicamente (sperando che la società russa si ribelli a questa guerra) o provare ad offrire subito a Putin una via d’uscita? Ma quanto è credibile il leader di una superpotenza che invade uno stato sovrano con una azione pianificata evidentemente da mesi (se non da anni), e dunque portata avanti a prescindere da tutti i tentativi fatti nelle ultime settimane in sede internazionale per evitarla, e che ora addirittura evoca l’uso di armi nucleari?

Di sicuro con questa sua mossa Putin ha ridato vigore alla Nato (chi oserebbe oggi affermare che l’Ucraina e tutti i paesi pericolosamente vicini alla Russia non hanno bisogno della protezione dell’occidente?) e messo in difficoltà le destre europee (prime fra tutte, quelle dei paesi usciti dal Patto di Varsavia, che ora temono di fare la stessa fine dell’Ucraina).

La situazione è terribilmente complessa e dunque, terribilmente pericolosa. Perché, comunque vada a finire la guerra in Ucraina, nulla sarà come prima. Prepariamoci.

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5 Comments

  1. Andrea Fabrizi says:

    Eja… La mamma non gli ha voluto abbastanza bene, a Putin

  2. Ospitone says:

    Le alternative non ci sono: l’Europa, dovrà prendersi le sue responsabilità e opporsi in tutti i modi a questa situazione senza senso. L’Ucraina è parte di un piano più ampio. Putin (non il popolo russo) è una minaccia permanente. Impossibile prevedere sviluppi futuri ,quando hai a che fare con un pazzo.

  3. Vladimiro Lecca says:

    La verità è che la Russia è un colosso con un’economia sostanzialmente debole. Tolte le materie prime e l’industria militare e aerospaziale, non ha un ruolo internazionale competitivo in nessun campo dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi. Nonostante la sua estensione geografica e i suoi 200 milioni di abitanti, la Russia è fortemente indietro rispetto a USA, Cina, Europa, Canada, Australia, Giappone, Corea, Regno Unito, India, Brasile, Indonesia. Il tenore di vita del cittadino russo medio è penoso e il sistema politico è oligarchico e autoritario. In questo senso è vero che Putin sia debole e molto pericoloso, anche perché ha un serio problema di disturbo della personalità di tipo narcisistico (come i suoi amici Trump, Bolsonaro e, nel piccolo, i nostri Berlusconi e Salvini)

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